Ricerche
IL NOSTRO DIALETTO
NOI...E IL TEDESCO
CAPOSELESE
ORIGINE
SIGNIFICATO
Z'ZZA'
SETZEN
sedersi
GRIENZI
GRENZEN
confine
NIX
NICHT
niente
SCIAMMARIA
SCHOMBERG
giaccone
SCIARRA'
ZARR
litigare
SPRUOCCULU
SPROCK
legnetto
TACCARIA'
TAIKKEN
spezzare
VRENZ'LA
VRANDLE
straccio
ZEPPA
DIOPEL
turacciolo
SPASSU
SPASS
gioco
SPARAGNA'
SPAREN
risparmiare
TRINCA'
TRINKEN
bere
UALL
WALD
bosco
ABBRUCA'
ABRUKEN
danno
ACCURCIA'
ABKURZEN
ridurre
PRESS'CA
PFIRSICH
pesca
TOFE
TOFFEN
pelato
AIMU
HAIM
azimo
ATTANU
ATTANIS
padre
BRAIDA
BRAIDEN
terreno
GAVITONI
GAVAH
sorgente
UARDIA
WARDH
guardia
di Alfonso Merola
IL TEDESCO ovvero LA LINGUA SMARRITA
À
meno che una lingua non sia base e struttura di un dialetto, gli idiomi legati ad eventi storicamente circoscritti ad un ' epoca molto remota lasciano scarse tracce nelle parlate locali. È il caso delle cosiddette lingue germaniche che a partire dalle invasioni barbariche una qualche influenza l'hanno avuta nei dialetti meridionali. Ne consegue,perciò,che la sua presenza nel nostro dialetto è rarefatta ,cioè ridotta a scarsissimi elementi lessicali, per lo più arcaici . In genere una lingua dominante si radica in un dialetto solo se la sua attestazione non è eccessivamente datata e si insinua attraverso un continuum di lingue affini. D'altronde la storia (non solo medievale) ci attesta che lo dominazioni germaniche in senso lato si sono stabilizzate in forma statuale prevalentemente nel Nord-Nord/Est d' Italia (dove il tedesco conserva ancora vivacità) A Sud ,invece,il germanico non si è del tutto estinto e sopravive nei toponomi e nell'onomastica.
Uno scorcio di Caposele centro storico risalente agli anni '50
Tradizioni Folclore e Superstizioni
Q
uesto simpatico, o antipatico, spiritello è presente in Irpina e in tutta l’Italia meridionale, con molti nomi simili, a seconda dei dialetti. Il “Ciantotero” di Sturno a Lioni è “lo Scazzamaurieddo”. La probabile etimologia del termine deriva dal verbo “scazzà”: schiacciare dal latino “captare” - e dall’antico germanico “mara”: fantasma. Risalendo alle origini, Petronio Arbitro, Plinio, ed altri hanno scritto di uno spirito chiamato “Incubo”, ed in francese lo ritroviamo nel termine “cauchemar”: incubo - fantasma A Calitri si chiama “Scazzamauriegghi”, a Montecalvo Irpino “Scazzamauriello”. In Abruzzo “Mazzamauriello”: ammazza Mori - dal Latino Mauri – A Caposele si chiama “Scazz’marieddu”, scorazza nei sottotetti facendo dispetti ed incutendo paura e spavento. Un’altra variante è “Scazzamurrieddhru". In Puglia troviamo "Lu Laurieddhu”, nome che potrebbe provenire dai “Lari”, protettori della casa, ma potrebbe discendere anche dal termine "laure": grotte e cavità naturali, un tempo abitate da mo-
naci anacoreti orientali che, per sfuggire alla persecuzione iniziata da Leone III, tra l'VIII e XI secolo si insediarono nel Salento - anche nelle grotte dell'Irpinia - e ciò potrebbe spiegare perché questo folletto era chiamato anche Munaciello o Monacieddhru. A Napoli ‘O Munaciello, o Monaciello si arricchisce di colore e superstizione. Matilde Serao scrisse in “Leggende napoletane” (1881): «Chiedete ad un vecchio, ad una fanciulla, ad una madre, ad un uomo, ad un bambino se veramente questo munaciello
esiste e scorazza per le case, e vi faranno un brutto volto, come lo farebbero a chi offende la fede. Se volete sentirne delle storie, ne sentirete; se volete averne dei documenti autentici, ne avrete. Di tutto è capace il munaciello…» Secondo la Serao il munaciello era un personaggio realmente esistito. Durante il regno di Alfonso V d'Aragona (1445) da un amore impossibile tra la figlia di un ricco mercante ed un garzone, in un convento della zona nacque un bambino piccolo e deforme. La madre per voto lo vestì con un abito da monaco, e questo diede origine al suo nome. Il suo aspetto con corpo piccolo e testa grande destava stupore e disprezzo, e si aggirava per le strade di Napoli ricevendo derisione e repulsione. La superstizione e l'ignoranza contribuì ad attribuirgli poteri soprannaturali benevoli o malevoli. Il munaciello scomparve misteriosamente, forse assassinato, e restò la convinzione che fosse stato portato via dal diavolo. Nel folclore di un vasto territorio cambiano origini e nome di questo spiritello, ma restano punti in comune: l'aspetto deforme, i vestiti strani, e la convinzio-
di Milena Soriano ne che a volte abiti le case, spaventando le persone cattive con dispetti, o facendo regali, anche in denaro, a quelle buone, ed ancora oggi, a Napoli e zone limitrofe, c’è la convinzione che alcune abitazioni siano infestate dal munaciello. Il folletto ha interessato letteratura, cinema, teatro ed altre forme d’arte, anche straniere, e nei negozi di souvenir dei luoghi turistici si può trovare la sua rappresentazione in ceramica o terracotta, riprodotta secondo la tradizione del posto. Ma la sua immagine più appropriata è espressa in “Questi fantasmi!”, commedia teatrale di Eduardo Di Filippo, in cui la cruda realtà della vita è fusa con sarcasmo con la superstizione, e regali ed apparizioni di un amante segreto sono giustificati dalla presenza di un improbabile munaciello! Anche la letteratura, film di animazione e giochi interattivi per bambini, popolati da Gnomi, Fauni, Folletti, Puffi, Trolls...contribuiscono a tenere in vita antiche tradizioni in forme moderne ed adeguate ai nostri giorni.
Anno XLV - Dicembre 2018 N. 97
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