L'Anima Fa Arte n.13

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Zaira Cestari apparentemente contraddittori e dall'impegno a, grazie a questi vissuti, superare se stessi, invece che a regredire, a chiudersi, ad irrigidirsi. Nello specifico parlerò di parto come esperienze in cui l'intelletto, le dottrine, gli insegnamenti, i precetti, la morale vengono spazzati via dalla voce tonante del mistero della natura e dove il concetto che ognuno ha la propria via, diviene sempre più necessariamente vero. Codesta natura è presente ed è la base di tutte le cose, anche quelle culturali create dalla technè dell'essere umano, dal suo avere il pollice opponibile e dall'archetipo psichico che gli corrisponde, ovvero la cultura, l'intelletto, i valori, la società. Ma nella gravidanza e nel parto, questa natura si palesa, a mio vedere, in modo più manifesto, fino a far tacere, almeno momentaneamente lo spirito, ciò che è alla natura terrena, opposto. Quel che segue è il frutto di un recente approfondimento fatto grazie al racconto del vissuto di amiche mamme, di pazienti e dall'esperienza personale, sia in prima persona, che indirettamente per mezzo della vicinanza con le dirette interessate. Non ha perciò la presunzione di essere un articolo di psicologia scientifica, ma un discorso nutrito dall'intuito che vuole penetrare nella profondità di eventi terreni, naturali, e quotidiani e osservarne i processi ad essi sottesi, motore invisibile del loro accadere. Non di rado si legge e si sente dire che partorire è un'esperienza legata per analogia alla morte. Il nascituro passa da un mondo ad un altro e saluta il vecchio stato con un passaggio spesso lungo, difficile e misterioso nel suo esito. La luce è visibile solo con il buio intorno. La nascita è una festa, dopo un periodo di attesa e quindi dell'essere all'oscuro dell'imminente futuro. La medicina occidentale ha trovato delle soluzioni abbastanza efficienti a tale imprevedibilità: soluzioni come le ecografie, i test statistici per prevedere le trisomie, il cesareo, l'ossitocina, l'epidurale... E così il rischio biologico e fisico trova abbastanza frequentemente, grazie al progredire della scienza, una soluzione che tranquillizza. E per il piccolo cucciolo il pericolo insito in questo passaggio sembra scampato, almeno temporaneamente.

Ma questa esperienza che (dal nostro punto di vista) rimanda simbolicamente alla morte, riguarda forse sopratutto, l'imminente mamma e, forse, andando ad interessare funzioni psichiche diverse, anche il padre. In questa sede il processo psichico del padre, di per sé, non è affrontato, ma si accenna solo a ciò che concerne la relazione con quel femminile che vede, spesso a stretto contatto e quotidianamente, mutare profondamente. Si trova, spesso senza averne acquisito precedentemente alcuna esperienza, a vivere i cambiamenti dell'Altra e trovarsi a doversi confrontare, con esito incerto, con ciò che queste trasformazioni psicofisiche suscitano in lui, e così ad avvicinarsi, o ad allontanarsi, al/dal proprio femminile interiore. Una gravidanza, un parto, può essere dunque un occasione per prendere coscienza, dell'essenza più profonda della femminilità, e ciò potrà maturare il suo rapporto con un femminile interno ed esterno e ad essere un importante crocevia che porta alla crescita dell'intera personalità. Dice Donatella Peruzzo Bortolotti “più di ogni altro aspetto della vita l'attesa si qualifica come quel momento in cui psicologico e biologico si fondono, la fusione di due identità, quella femminile e quella maschile. (…) La possibilità del neonato di definirsi come individuo autonomo dipenderà dall'identità psicosomatica che la coppia ha raggiunto nel momento in cui vive l'evento, dei desideri univoci o non della coppia di entrare in un ruolo paterno e materno, del ruolo di contenimento e di protettività che infonde il partner per l'andamento di una gravidanza serena della donna.” (estratto da L'attesa come esperienza globale. Aspetti psicologici della gravidanza in Nascita e Società, di Ivano Spano e Flavia Flacco Pp.197-199). Un bellissimo passo del Liber Novus di C.G.Jung ci illumina su quanto sopra abozzato: “ Voi cercate il femminile nella donna e il maschile nell'uomo. E così esistono sempre e soltanto uomini e donne. Ma dove stanno gli esseri umani? Tu uomo non cercare il femminile nella donna, ma cercalo e

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