"La Bassa", marzo 2014; anno VI n. 54

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L'osservatorio

di Raffaele Giglietti

Il miscelatore

È un marchingegno che permette di immettere una quantità calibrata di una determinata sostanza in un'altra, il più noto è quello che miscela acqua calda e fredda. Qualcosa di simile è presente in ciascuno di noi e provvede a regolare il dosaggio di dignità e bassezza, egoismo e generosità, coraggio e vigliaccheria, onestà e corruzione.

I

sostenitori. Il razzista parla di poveri e di immigrati come fossero formiche e scarafaggi che infestano il territorio e che si possono schiacciare senza rimorsi.

Gli immaturi: nei giovani, ed in particolare negli adolescenti, le aree cerebrali della ricompensa sono più attive rispetto a quelle deputate alla valutazione dei rischi. È questo che rende questa età particolarmente vulnerabile e disponibile all’accettazione di sfide pericolose. I giovani enfatizzano la natura del premio a scapito della corretta valutazione dei pericoli.

L’impegnato sul fronte sociale e politico. Per costoro è particolarmente interessante la percezione della similitudine tra simpatizzanti di organizzazioni analoghe. Normalmente i conservatori sovrastimano le affinità reciproche e diventano acritici verso i sodali. I progressisti, invece, sono più inclini a credere alla propria unicità e, per questo motivo, a sinistra c’è sempre stata un’ampia diaspora. Per loro cercare di concordare una linea d’azione comune è un’impresa disperata; all’estero si adopera la frase idiomatica “è come cercare di addestrare i gatti (to try to herd cats)”.

l malfunzionamento del meccanismo di controllo della “miscela” porta alla mancanza di simmetria nella valutazione degli opposti. I motivi dell’eventuale staratura vanno dalla formazione allo stato di necessità, dall’alterazione emotiva alla percettività manipolata, dall’assunzione di droghe e alcol allo stato di salute e agli squilibri indotti da crescita e invecchiamento.

I senza vergogna: quelli che chiudono non uno ma tutti e due gli occhi sulla loro integrità ed azzerano la propria dignità quando sono in ballo obiettivi personali di particolare rilievo. E così, il politico voltagabbana abiura il suo mandato per una poltrona o, semplicemente, per soldi. L’imprenditore trasferisce le proprie attività dove può ottenere maggior profitto incurante delle difficoltà inflitte a quanti gli vivono intorno e, magari, hanno contribuito al suo successo. Il populista tende a raccontare gli “altri” come estranei che vogliono attentare al benessere dei suoi

I rampanti che vogliono conseguire il successo ad ogni costo. Si lanciano in ogni impresa, consapevoli della loro scarsa esperienza, ma con tanta fiducia nella buona stella. Essi confidano che l’esperienza arrivi prima che la fortuna si esaurisca del tutto. L’investitore maldestro. Alla persona comune, l’ansia per le incognite insite in ogni investimento comporta una errata ponderazione dei rischi e dei guadagni. La forte avversione alle perdite, abitualmente minime all’inizio, può determinare la pervicace insistenza negli

impieghi finanziari sbagliati; quelli che, se venissero alienati per tempo (stop loss), potrebbero permettere il reinvestimento in attività più proficue. Questo è uno dei principali motivi per cui i prezzi delle abitazioni non si aggiustano adeguatamente verso il basso durante i periodi di scarsa richiesta; così facendo si determina l’ulteriore scoraggiamento della domanda ed il prolungamento della crisi dell’intero settore. Per i sostenitori del liberismo questa considerazione dovrebbe far riflettere sulla validità della capacità autoadattiva del libero mercato. Il bue: inquietante è l’influenza delle referenze in rete sull’equilibrio e la terzietà delle nostre opinioni. Spesso si rinuncia al bisogno dell’esperienza diretta quando, su internet, sono reperibili tutti i dati che ci interessano. La mente abdica alla necessità di verifica e quelle informazioni assumono la valenza di raccomandazioni. Allora il tal dei tali è sicuramente degno di fiducia se, in rete, se ne parla bene o, viceversa, si può rovinare la reputazione di una persona. Risultato: nel primo caso si può portare in parlamento un “inadeguato” (se non peggio) e, nel secondo, si può indurre un innocente alla disperazione e al suicidio. ■

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GAZZETTA DELLA BASSA

Marzo 2014 | anno VI - n 54

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