Raccolta di argomenti e o agenzie riguardanti la tutela della salute 23 gennaio 2018

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TUMORI OSSEI, ADROTERAPIA: IN ITALIA PRIMO STUDIO CLINICO AL MONDO (1) TUMORI OSSEI, ADROTERAPIA: IN ITALIA PRIMO STUDIO CLINICO AL MONDO (1) (9Colonne) Pavia, 18 dic - Per curare alcuni tumori ossei particolarmente aggressivi, come il cordoma dell'osso sacro, quando è più efficace la chirurgia, oggi ampiamente utilizzata, e quando lo è invece l'adroterapia, cura anti-cancro di recente applicazione, che sfrutta fasci di ioni carbonio, particelle pesanti capaci di spezzare il DNA delle cellule maligne? Per rispondere a questa domanda è stato promosso in Italia il primo studio clinico al mondo finalizzato a confrontare l'efficacia e gli effetti collaterali di chirurgia e adroterapia con ioni carbonio nel trattamento del cordoma dell'osso sacro.Lo studio, avviato dalla Fondazione CNAO, Centro Nazionale di Adroterapia Oncologica, e dall'Istituto Nazionale dei Tumori di Milano, è promosso dall'Italian Sarcoma Group, associazione di medici impegnata nelle ricerca e nel miglioramento delle cure per il sarcoma, e vede coinvolti 25 centri di cura di tutto il mondo, tra cui diverse nazioni europee, come Francia, Spagna, Austria, Germania, Norvegia, Inghilterra, Svizzera, e centri giapponesi e nordamericani. Il coordinatore internazionale dello studio è Alessandro Gronchi, chirurgo specializzato nella cura dei sarcomi dell'Istituto Nazionale dei Tumori di Milano. I cordomi sono tumori rari, ne è affetta in media 1 una persona ogni 100.000 (sono più colpiti gli uomini e l'età media della diagnosi è intorno ai 60 anni), che crescono in aree dell'organismo molto sensibili e associate a funzioni vitali (osso sacro, colonna vertebrale, base del cranio,…). In particolare il cordoma del sacro, al centro dello studio, è attiguo alle formazioni nervose che regolano l'attività sfinteriale dell'intestino e della vescica nonché la potenza sessuale, particolarmente nei pazienti di sesso maschile. (SEGUE) 181002 DIC 17 LUNEDÌ 18 DICEMBRE 2017 10.04.44 TUMORI OSSEI, ADROTERAPIA: IN ITALIA PRIMO STUDIO CLINICO AL MONDO (2) TUMORI OSSEI, ADROTERAPIA: IN ITALIA PRIMO STUDIO CLINICO AL MONDO (2) (9Colonne) Pavia, 18 dic - Per questa ragione gli interventi chirurgici, che rappresentano oggi la soluzione terapeutica più utilizzata, implicano in diversi casi effetti collaterali anche gravi che


possono riguardare, oltre a vescica, intestino e retto, anche le attività motorie e le funzioni sessuali. In oltre il 50% dei casi, l'intervento chirurgico non può rimuovere completamente le cellule tumorali e sono necessari ad esempio cicli di radioterapia. Più recentemente è stata introdotta per il trattamento di questi tumori l'adroterapia con ioni carbonio, a partire dalla metà degli anni '90 in Giappone e dal 2011 anche in Italia al CNAO, Centro Nazionale di Adroterapia Oncologica, unico centro italiano in grado di trattare tumori radioresistenti e non operabili con fasci di ioni carbonio. Con i fasci di ioni carbonio è possibile colpire il tumore con una potenza tre volte superiore ai raggi X e con grande precisione, poiché queste particelle rilasciano la loro energia solo in prossimità delle cellule malate, riducendo molto l'impatto e gli effetti collaterali sui tessuti sani. Al CNAO sono già stati trattati oltre 360 pazienti con cordomi e condrosarcomi e la terapia si è rivelata efficace nel fermare la malattia in circa l'80% dei casi. I fasci di ioni carbonio sono generati da un acceleratore di particelle, simile a quelli del CERN. (SEGUE) 181003 DIC 17 LUNEDÌ 18 DICEMBRE 2017 10.05.15 TUMORI OSSEI, ADROTERAPIA: IN ITALIA PRIMO STUDIO CLINICO AL MONDO (3) TUMORI OSSEI, ADROTERAPIA: IN ITALIA PRIMO STUDIO CLINICO AL MONDO (3) (9Colonne) L'adroterapia è stata recentemente inserita dal Ministero della Salute nei Nuovi Livelli Essenziali d'Assistenza (LEA), ovvero nelle cure rimborsabili dal Sistema Sanitario Nazionale. Alessandro Gronchi, chirurgo oncologo specializzato nella chirurgia dei sarcomi della Fondazione IRCCS Istituto Nazionale dei Tumori di Milano, spiega: "La chirurgia dei cordomi del sacro è potenzialmente curativa, ma spesso è gravata da sequele funzionali rilevanti, che limitano la vita di relazione dei pazienti in maniera importante, andando a compromettere le loro funzioni fisiologiche più delicate. La disponibilità di nuove tecnologie radioterapiche rappresenta un'opportunità per cercare di limitare questi danni. Il trattamento radiante esclusivo con adroni infatti non è gravato dalle stesse sequele della chirurgia e potrebbe ottenere risultati di cura per lo meno confrontabili." Maria Rosaria Fiore, medico radioterapista della Fondazione CNAO e principal investigator " per lo CNAO della parte dello studio riguardante l'adroterapia, spiega: "Vogliamo confrontare l'adroterapia con ioni carbonio e la chirurgia in base alla loro capacità di curare il cordoma del sacro, alla sopravvivenza del


paziente, alla tossicità delle cure e alla possibilità di preservare intestino, vescica e funzioni motorie che sono minacciate dalla malattia e dagli effetti collaterali delle terapie chirurgiche. Ad oggi non esiste nella letteratura scientifica un confronto così preciso e dettagliato tra queste soluzioni terapeutiche". Stefano Bandiera, chirurgo ortopedico della Struttura complessa chirurgia vertebrale oncologica e degenerativa all'Istituto Ortopedico Rizzoli, tra i principali centri che partecipano allo studio spiega: "Ogni anno nella sola nostra divisione abbiamo circa 100 diagnosi di tumori ossei dello scheletro, come il cordoma del sacro, che devono essere trattati con chirurgia o con adroterapia con ioni carbonio. Questo studio ci darà informazioni preziose per poter scegliere quali tipi di tumori maligni dovranno essere trattati con chirurgia o con adroterapia con ioni carbonio. L'Italia è tra i pochi Paesi che possono offrire questo tipo di radioterapia nella cura di questi tumori insieme a Giappone e Germania". (PO / red) 181004 DIC 17 VENERDÌ 22 DICEMBRE 2017 12.03.46 Salute, studio: fegato grasso può degenerare in danno epatico Salute, studio: fegato grasso può degenerare in danno epatico Nuovi metodi non invasivi per riconoscere la presenza del danno Roma, 22 dic. (askanews) - Al via un pionieristico progetto di ricerca europeo che vedrà protagonisti gli scienziati dell'Università Cattolica e della Fondazione Policlinico Universitario A. Gemelli di Roma; obiettivo è sviluppare nuovi test diagnostici non invasivi per valutare i pazienti con steatosi epatica non alcolica (Nafld, il fegato grasso) e identificare quelli più a rischio di sviluppare grave danno del fegato legato a infiammazione e fibrosi (ovvero un accumulo di cicatrici nel fegato che conduce alla cirrosi e può favorire il cancro). Il progetto, intitolato Liver Investigation: Testing Marker Utility in Steatohepatitis (Litmus), finanziato nell'ambito della European Innovative Medicines Initiative 2, riunisce medici e scienziati di 47 importanti centri accademici in tutta Europa e aziende della Federazione europea delle industrie e delle associazioni farmaceutiche (Efpia). Litmus, che durerà 5 anni e ha ottenuto un finanziamento di 34 milioni di euro, punta quindi a superare la biopsia (un esame invasivo) per diagnosticare l'evoluzione patologica del fegato grasso.(Segue) red/Rus 20171222T120348Z VENERDÌ 22 DICEMBRE 2017 12.03.58


Salute, studio: fegato grasso può degenerare in danno epatico -2Salute, studio: fegato grasso può degenerare in danno epatico -2Roma, 22 dic. (askanews) - "L'Università Cattolica e il Policlinico A. Gemelli", spiega il dottor Luca Miele dell'Area Gastroenterologia - Polo Scienze Gastroenterologiche ed Endocrino-Metaboliche del Policlinico, "è partner del progetto coordinato dalla Università di Newcastle (Prof. Q. Anstee)". Fino a qualche anno fa il fegato grasso era considerato una condizione benigna e sinonimo di benessere, mentre oggi i medici sanno che può evolvere (nel 2-3% dei casi) verso malattie più importanti come la fibrosi o precedere l'insorgenza del tumore del fegato. I fattori di rischio per il peggioramento della salute del fegato, in assenza di danno da alcol o da virus o da autoimmunità, sono la iperalimentazione, l'eccesso di fruttosio industriale, la vita sedentaria, il diabete, il sovrappeso/obesità e alcuni fattori genetici. "L'alta prevalenza del fegato grasso nella popolazione generale (20-30% delle persone ha fegato grasso) e la stretta associazione con il diabete e con l'obesità (il 70% degli obesi, oltre l'80% dei diabetici hanno il fegato grasso) fanno sì che la steatosi epatica rappresenti attualmente la prima causa di malattia cronica del fegato, con conseguente incremento dei costi in sanità pubblica", sottolinea il professor Antonio Gasbarrini, Ordinario di Gastroenterologia alla Cattolica e direttore dell'Area Gastroenterologica della Fondazione Policlinico Gemelli. "Nei prossimi anni il fegato grasso diventerà la principale indicazione al trapianto di fegato, fenomeno che stiamo già osservando in USA", afferma il professor Antonio Grieco, responsabile della Unità di Medicina del Trapianto di fegato del Gemelli. "Anche in Italia stiamo osservando un importante incremento dei casi di tumore del fegato in assenza di malattie virali o dei noti fattori di rischio in soggetti che hanno un fegato grasso", aggiunge il professor Gianludovico Rapaccini, direttore della Unità di Medicina Interna e Gastroenterologia del Gemelli. L'elevata prevalenza e la possibile evoluzione verso la cirrosi e il tumore del fegato impongono una stretta osservazione del paziente con fegato grasso. Attualmente la biopsia epatica è considerata la migliore tecnica diagnostica invasiva per capire se il paziente con steatosi ha una malattia potenzialmente progressiva. "Il progetto LITMUS unirà 47 centri europei coinvolgendo ospedali, università e industria e permetterà, grazie al supporto della comunità europea, di identificare e convalidare nuovi test diagnostici in grado di migliorare le capacità di diagnosi non invasiva attraverso le analisi del sangue e le tecniche di imaging (radiologiche e ecografiche) e personalizzare quindi


i percorsi di diagnosi e cura consentendo di identificare le persone che hanno un maggior rischio di sviluppare una malattia più severa", dichiara il dottor Miele, responsabile del progetto presso l'Università Cattolica, sede di Roma, e dell'ambulatorio dedicato alla steatosi epatica presso il Gemelli.(Segue) red/Rus 20171222T120355Z VENERDÌ 22 DICEMBRE 2017 12.04.10 Salute, studio: fegato grasso può degenerare in danno epatico -3Salute, studio: fegato grasso può degenerare in danno epatico -3Roma, 22 dic. (askanews) - "Il nostro - afferma il dottor Miele - è uno dei centri clinici che si occuperà di reclutamento e gestione dei pazienti". I centri clinici coinvolti, continua il dottor Miele, "avranno la possibilità di testare i biomarcatori non invasivi che si basano su nuove tecnologie. Questo consentirà di sviluppare metodiche diagnostiche non invasive (esami del sangue e/o tecniche ecografiche e radiologiche) in grado di identificare le persone con steatosi che hanno un danno significativo e fibrosi del fegato senza dover ricorrere, in futuro, alla necessità di una biopsia. L'implementazione dei biomarcatori permetterà in futuro anche di ottimizzare e personalizzare i trattamenti farmacologici". "In passato molti pazienti arrivavano nei nostri ambulatori con una cirrosi epatica anche in assenza di storia di uso inadeguato di alcolici - prosegue Miele -, di malattie virali e/o autoimmunitarie. Oggi sappiamo che una parte consistente di queste persone avevano, qualche anno prima, un fegato grasso. In futuro grazie al progetto LITMUS potremmo essere in grado di capire con l'uso di biomarcatori non invasivi quali pazienti avranno maggiori probabilità di sviluppare malattie gravi del fegato e questo consentirà un uso più appropriato delle risorse e una ottimizzazione delle terapie mediche". red/Rus 20171222T120408Z

++ Scoperta droga dei tumori,apre a farmaci antagonisti ++

GIOVEDÌ 11 GENNAIO 2018 16.32.31 Trovato nel Dna il motorino d'avviamento della rigenerazione


ZCZC6288/SXB XSP86874_SXB_QBXB R CRO S0B QBXB Trovato nel Dna il motorino d'avviamento della rigenerazione Set di geni conservato negli animali, cruciale per sopravvivenza (ANSA) MILANO, 11 GEN - Scoperto nel Dna il 'motorino d'avviamento' della rigenerazione di organi e tessuti: si tratta di un set di geni cruciali per la sopravvivenza, che nel corso dell'evoluzione sono rimasti conservati in animali anche molto diversi fra loro, dagli invertebrati fino ai mammiferi. Descritti dai ricercatori dell'Universita' di Milano sulla rivista NPJ Systems Biology and Applications, potrebbero portare allo sviluppo di nuove terapie utili nella medicina rigenerativa e nella lotta alle malattie causate da un eccesso di fibrosi. Nello studio "ci siamo concentrati sui geni coinvolti nella rigenerazione in diversi animali, per cercare di capire come mai i mammiferi hanno perso la capacita' di far ricrescere arti amputati", spiega Maria Rita Fumagalli, ricercatrice presso il Centro della Complessita' e i Biosistemi dell'ateneo milanese. Insieme al suo gruppo di ricerca, Fumagalli ha selezionato tre organismi noti per le loro capacita' rigenerative (l'idra, la planaria e il cetriolo di mare) e poi e' andata a verificare quali geni attivassero nelle varie fasi della rigenerazione dei tessuti danneggiati. I risultati sono stati poi confrontati con quelli ricavati da studi precedenti sul fegato di topo. E' cosi' emerso che, fra i geni attivati nella prima fase della rigenerazione, ce ne sono alcuni che sono simili anche fra animali molto diversi. Cio' suggerisce che nel corso dell'evoluzione tutti gli organismi (mammiferi inclusi) potrebbero aver conservato una parte primordiale di questo processo. Nella fase piu' tardiva della rigenerazione, i geni coinvolti sono invece specifici dell'organismo e del tessuto in riparazione. I ricercatori hanno inoltre studiato i geni coinvolti nella risposta infiammatoria, cruciale nella ricostruzione del tessuto: hanno cosi' scoperto che nei mammiferi la perdita della capacita' rigenerativa potrebbe essere stata compensata da una complessa reazione immunitaria che entra in gioco durante la riparazione.(ANSA). Y25-CR 11-GEN-18 16:31 NNNN \\

GIOVEDĂŒ 11 GENNAIO 2018 15.06.49


RICERCA: L'ESPERTO, PROMETTENTE MOLECOLA ANTIALZHEIMER = Agisce sul controllo della neuroinfiammazione Roma, 11 gen. (AdnKronos Salute) - Nonostante l'allarme suscitato dall'annuncio di Pfizer, che abbandona la ricerca sull'Alzheimer, gli studi nei laboratori di tutto il mondo vanno avanti. E un nuovo trattamento promette di bloccare i sintomi iniziali della malattia, ritardandone l'avanzamento. Un intervento innovativo che agisce sul controllo della neuroinfiammazione e del connesso stress ossidativo localizzato, rallentando il loop di sofferenza neuronale e l'esordio conclamato della patologia. "Sulla malattia di Alzheimer la ricerca sta facendo grandi progressi e in questo senso il controllo della neuroinfiammazione costituisce la punta di diamante, un filone di grandissimo interesse che e a breve darĂ importanti risultati - spiega Carlo Caltagirone, professore di neurologia all'UniversitĂ di Roma Tor Vergata e direttore scientifico della Fondazione Santa Lucia - Alcune molecole che agiscono come mediatori nei sistemi endocannabinoidi, come la Pealut (palmitoiletanolamide co-ultramicronizzata con luteolina), si stanno rivelando promettenti nella riduzione dell'infiammazione e del contemporaneo controllo dello stress ossidativo localizzato e quindi nel ritardo dell'avanzamento della malattia". La neuroinfiammazione perfettamente controllata costituisce un efficace meccanismo di autodifesa per mantenere l'equilibrio omeodinamico cerebrale. Sebbene non costituiscano causa primaria di malattia, neuroinfiammazione non controllata e stress ossidativo localizzato determinano segni e sintomi iniziali di neurodegenerazione, contribuendo in maniera rilevante all'evoluzione progressiva in patologia conclamata. Le ultime strategie terapeutiche puntano proprio al controllo della neuroinfianmmazione, modulando l'interazione tra le cellule non-neuronali disregolate (microglia, astrociti, mastociti) per preservare l'integritĂ funzionale del 'neurone centrale'. (segue) (ComMal/AdnKronos) ISSN 2465 - 1222 11-GEN-18 15:06 NNNN


GIOVEDÌ 11 GENNAIO 2018 15.06.55 RICERCA: L'ESPERTO, PROMETTENTE MOLECOLA ANTIALZHEIMER (2) = (AdnKronos Salute) - "Cellule come la microglia hanno la capacità di rispondere agli eventi lesionali producendo meccanismi di limitazione degli effetti negativi - spiega l'esperto - In qualche caso questi effetti sono cronici e producono a distanza di tempo effetti generalizzati sulle cellule del sistema nervoso centrale, portando alla riduzione del numero di neuroni, al deposito di proteine patologiche, e quindi a demenza. Studi pilota dimostrano che queste molecole, se assunte tempestivamente all'evidenza dei primi sintomi della malattia, riducono la risposta infiammatoria acuta della microglia e i fenomeni ossidativi localizzati. La terapia - osserva ancora Caltagirone - si assume per via orale, viene assorbita rapidamente e non ha effetti collaterali. Deve durare diversi mesi e, nel corso del tempo, si ripetono più cicli". Lo scenario della ricerca scientifica sulle malattie neurodegenerative in Italia "è molto confortante - osserva ancora lo specialista - La decisione di Pzifer di disinvestire nella ricerca sull'Alzheimer non deve preoccupare: questa azienda è solo uno degli stakeholder e sono già anni che ha diminuito gradualmente i suoi investimenti: adesso lo ha reso ufficiale. Per fortuna ci sono molte altre aziende ancora attive nella ricerca in neuroscienze, esistono altre case farmaceutiche che stanno lavorando, oltre a molti programmi finanziati da Comunità europea, Miur e ministero della Salute". (Com-Mal/AdnKronos) ISSN 2465 - 1222 11-GEN-18 15:06 NNNN

GIOVEDÌ 11 GENNAIO 2018 15.22.22 SALUTE: GIOVANI ALCOL E CANNABIS, I CONSIGLI DEGLI ESPERTI DEL BAMBINO GESU' = Nel nuovo numero del magazine 'A scuola di salute' le indicazioni per


fronteggiare i rischi Roma, 11 gen. (AdnKronos salute) - Il 20% dei giovani italiani tra i 15 e i 34 anni consuma frequentemente alcolici, il 16% fra 15 e 24 anni fuma e il 19% ha consumato cannabis nell'arco di un anno. Inoltre, il 49% dei giovani tra i 14 e i 19 anni ha giocato d'azzardo almeno una volta all'anno. A tracciare questo quadro sulle dipendenze giovanili è il magazine digitale 'A scuola di salute' curato dall'Istituto Bambino Gesù di Roma. Il nuovo numero, che riporta statistiche di Osservatorio europeo sulle droghe, Doxa, Istat, Nomisma e Unipol, offre una serie di informazioni sui danni dalle dipendenze dando alcuni consigli su come fronteggiare i rischi a cui si può andare incontro. L'alcol ha un ruolo di facilitatore - spiegano i medici - perché i suoi effetti, apparentemente, possono aiutare il ragazzo a superare ansie e paure. Recenti indagini hanno mostrato che il consumo è frequente già tra gli 11 e i 15 anni di età, nonostante in ambito medico se ne raccomandi il "divieto almeno fino ai 16 anni, poiché solo a partire da questa età - ricordano gli esperti del Bambino Gesù - l'organismo sarà in grado di metabolizzarlo in modo corretto. Genitori e insegnanti dovranno mettere al corrente i ragazzi sui rischi legati all'uso dell'alcol ribadiscono - e nei casi più gravi ci si dovrà rivolgere a uno specialista". Sul fumo in adolescenza gli esperti dell'Istituto capitolino consigliano di "non giudicare o rimproverare il ragazzo, ma ascoltare e capire se si tratta di un gesto per emulare i compagni oppure una richiesta di aiuto o di automedicamento per alleviare un disagio". In seguito "sarà opportuno cercare insieme strategie alternative che permettano di sperimentare una sensazione di benessere, avvalendosi di specialisti. Per essere ascoltati - ricordano - è necessario dare il buon esempio". (segue) (Gia/AdnKronos) ISSN 2465 - 1222 11-GEN-18 15:21 NNNN GIOVEDÌ 11 GENNAIO 2018 15.22.22 SALUTE: GIOVANI ALCOL E CANNABIS, I CONSIGLI DEGLI ESPERTI DEL BAMBINO GESU' (2) = (AdnKronos Salute) - Per quanto riguarda il consumo di cannabis "genitori e insegnanti devono essere consapevoli che l'abuso è tra i


principali fattori di rischio di malattia psichiatrica, e devono sapere riconoscere alcuni segnali indicatori - avvertono i medici del Bambino Gesù - Tra questi troviamo modificazioni del comportamento e arrossamento oculare. Sono inoltre chiamati a mettersi al fianco degli adolescenti e a mettere da parte toni giudicanti e atteggiamenti repressivi. E' bene suggerire loro modalità più sane per rilassarsi e far passare il messaggio che per essere accettati dagli altri non sempre bisogna essere euforici o disinibiti". I giochi online sono classificati come dipendenze senza sostanze e rientrano in quella più ampia da internet. "In generale - osservano i medici - sono tre i sintomi fondamentali su cui si basa ogni forma di dipendenza, compresa anche quella da gioco: il craving, il desiderio improvviso di assumere una sostanza, l'astinenza e la tolleranza, intesa come un aumento progressivo del tempo di gioco con disinteresse verso gli hobby precedenti". La perdita del senso di realtà, lo sviluppo di sintomi dissociativi, il ritiro sociale e spesso anche l'obesità sono le prime conseguenze causate dall'assorbimento nei mondi virtuali. "Per fronteggiare la dipendenza è fondamentale non sottovalutarne l'entità e avviare interventi terapeutici specifici in strutture che forniscano servizi psicologici a sostegno del giocatore e del suo nucleo familiare". Infine il gioco d'azzardo, una dipendenza sempre più allarmante "che diventa pericolo quando si perde la capacità di stabilire e rispettare un determinato limite di tempo e denaro da impiegare. Tra i segnali indicatori da osservare troviamo l'interesse continuo per il gioco, disinteresse verso attività scolastiche e ricreative, frequenti assenze ingiustificate, disturbi del sonno e furti in casa. Anche in questo caso concludono gli esperti - l'attenzione da parte della famiglia è fondamentale". (Gia/AdnKronos) ISSN 2465 - 1222 11-GEN-18 15:21 NNNN

GIOVEDÌ 11 GENNAIO 2018 16.22.17 SALUTE: APP CONTRO GLI ACUFENI, 'GIOCO TERAPEUTICO' PUO' ANCHE GUARIRLI =


Presentata al Ces di Las Vegas da start-up francese Roma, 11 gen. (AdnKronos Salute) - Un'applicazione per smartphone che, attraverso un gioco basato su suoni 'terapeutici', permette di controllare gli acufeni e, in alcuni casi, guarirli. Si chiama 'Diapason' ed è stata messa a punto da una start-up francese che l'ha presentata al Ces (Consumer Electronics Show), in corso a Las Vegas fino a domani. La App, dopo un test diagnostico incluso, avvia una sessione di 'gioco terapeutico' personalizzato. L'obiettivo è inviare un segnale sonoro su misura, in grado di rendere l'acufene sopportabile. In alcuni casi, hanno spiegato gli ideatori ai media d'oltraple, si ottiene una guarigione, anche se ancora non è chiaro il perché. La parte diagnostica dell'applicazione è gratuita, mentre per il gioco terapeutico, consigliato per 3 o 4 mesi, è previsto un pagamento di circa 50 euro al mese. (Ram/AdnKronos) ISSN 2465 - 1222 11-GEN-18 16:21 NNNN

VENERDÌ 12 GENNAIO 2018 13.50.35

RICERCA: LO STUDIO, SCOPERTO MECCANISMO CHE ATTIVA MEMORIA LINFOCITI KILLER =

Ricercatori Iigm di Torino spiegano come viene regolata la risposta immunitaria Roma, 12 gen. (AdnKronos Salute) - Il nostro sistema immunitario, grazie all'azione dei linfociti della memoria, sa come rispondere a un aggressione nel caso si ripresenti lo stesso pericolo. Il corpo umano quindi, oltre ad attivarsi immediatamente in presenza di virus o batteri è anche in grado di riconoscere in maniera specifica questi agenti patogeni e di imparare dall'esperienza. Ma qual'è il meccanismo che regola questa risposta? Grazie allo studio coordinato da Luigia Pace, biologa ricercatrice all'Italian Institute for Genomic Medicine (Iigm) di Torino, finalmente siamo capaci di comprendere per la prima volta il meccanismo biologico su cui si basa questa


fondamentale proprietà di memoria, con dei risultati che aprono a nuove prospettive nello sviluppo di terapie contro il cancro. (segue) (Gia/AdnKronos) ISSN 2465 - 1222 12-GEN-18 13:50 NNNN VENERDÌ 12 GENNAIO 2018 13.50.35

RICERCA: LO STUDIO, SCOPERTO MECCANISMO CHE ATTIVA MEMORIA LINFOCITI KILLER (2) =

(AdnKronos Salute) - I linfociti T naive (ovvero quelli che fanno la guardia al nostro organismo e non hanno mai incontrato antigeni) quando il nostro organismo viene attaccato proliferano in maniera esponenziale, e la maggior parte si trasforma nei cosiddetti linfociti effettori, cellule killer programmate con l'unica missione di uccidere le cellule infettate dal patogeno. "Queste cellule - spiega Pace, appena rientrata in Italia dopo 10 anni in Germania e Francia - diventano super soldati, ma pochi giorni dopo il processo di differenziazione muoiono. Infatti, quando l'infezione è terminata, i linfociti effettori non tornano più indietro e non possono riprogrammarsi: hanno un 'destino condannato', che permette così anche di ripristinare il numero di linfociti precedente all'attacco patogeno". (segue) (Gia/AdnKronos) ISSN 2465 - 1222 12GEN-18 13:50 NNNN VENERDÌ 12 GENNAIO 2018 13.50.41

RICERCA: LO STUDIO, SCOPERTO MECCANISMO CHE ATTIVA MEMORIA LINFOCITI KILLER (3) =

(AdnKronos Salute) - "Non tutti i linfociti però seguono questo destino continua - Durante il processo di differenziazione, un piccolo numero di queste cellule si trasforma in linfociti della memoria, che hanno caratteristiche in comune con le cellule staminali, diventano quiescenti dopo la fine dell'infezione e possono restare a difesa del nostro


organismo anche 100 anni. E poiché derivano da una cellula che è stata in precedenza attivata dall'antigene, ereditano uno specifico programma epigenetico, che permette loro di riattivarsi in presenza dello stesso antigene, e quindi di proliferare e riattivare i geni coinvolti nel differenziamento degli effettori". (segue) (Gia/AdnKronos) ISSN 2465 - 1222 12-GEN-18 13:50 NNNN VENERDÌ 12 GENNAIO 2018 13.50.41

RICERCA: LO STUDIO, SCOPERTO MECCANISMO CHE ATTIVA MEMORIA LINFOCITI KILLER (4) =

(AdnKronos Salute) - Ma cosa determina se un linfocita avrà un destino da effettore o della memoria? Il processo di differenziazione - hanno scoperto Luigia Pace e il suo team - implica un controllo epigenetico di geni chiave: alcuni saranno attivati, altri disattivati o repressi. Il team di ricercatori ha dimostrato che il differenziamento dei linfociti effettori è regolato dall'enzima Suv39h1, un enzima epigenetico che svolge un ruolo chiave nel modificare l'organizzazione del nostro Dna all'interno del nucleo delle cellule, compattando o de-compattando regioni dell'intero genoma, con conseguenze sull'espressione dei geni localizzati in queste regioni del Dna. Una volta che il programma dei geni che guidano il differenziamento degli effettori è stabilito, i geni della memoria vengono definitivamente spenti, e il destino degli effettori è definitivamente concluso. (segue) (Gia/AdnKronos) ISSN 2465 - 1222 12-GEN-18 13:50 NNNN VENERDÌ 12 GENNAIO 2018 13.50.41

RICERCA: LO STUDIO, SCOPERTO MECCANISMO CHE ATTIVA MEMORIA LINFOCITI KILLER (5) =

(AdnKronos Salute) - L'epigenetica si è rivelata fondamentale nello


studio perché a differenza della sequenza del Dna, che è unica ed identica in ogni cellula, i processi epigenetici sono modificabili e reversibili: un aspetto cruciale rispetto alle potenziali applicazioni cliniche della ricerca. Infatti in alcune patologie, come il cancro osservano i ricercatori - i linfociti effettori non sono numerosi e dopo un po' smettono di essere funzionali: si parla in questo caso di 'cellule esauste', che di fronte ad attacchi al sistema immunitario particolarmente potenti perdono la loro capacità di difesa contro il tumore. (segue) (Gia/AdnKronos) ISSN 2465 - 1222 12-GEN-18 13:50 NNNN VENERDÌ 12 GENNAIO 2018 13.50.41

RICERCA: LO STUDIO, SCOPERTO MECCANISMO CHE ATTIVA MEMORIA LINFOCITI KILLER (6) =

(AdnKronos Salute) - Il meccanismo biologico scoperto potrebbe essere sfruttato per 'invertire la freccia', ovvero per manipolare i linfociti effettori, aumentandone il numero, anche sfruttando la reversibilità a linfociti della memoria. In questo modo si potrebbe riprogrammare e potenziare la risposta immunitaria per sconfiggere i tumori. Questa scoperta - sottolinea il team di studiosi - apre quindi a nuove prospettive nella manipolazione dei fattori epigenetici nell'ambito dei nuovi e promettenti trattamenti di immunoterapia del cancro. "Il problema delle precedenti terapie contro il cancro - spiega Luigia Pace - è che, oltre a colpire altre cellule dell'organismo, sono basate su farmaci efficaci solo per il periodo in cui vengono somministrati. Se invece manipoliamo anche il sistema immunitario, con i nuovi protocolli di immunoterapia possiamo intervenire direttamente sui linfociti in maniera specifica, modulando quindi cellule ad hoc per ogni particolare tipo di cancro". "Inoltre, aver identificato uno dei meccanismi chiave della differenziazione dei linfociti ci permetterà nei prossimi anni di condurre nuove ricerche per adattare la risposta immunitaria, andando ad esempio ad accendere o spegnere i linfociti in tempi diversi e in


diversi compartimenti: nel sangue, nei linfonodi o direttamente nel sito tumorale. Infine la comprensione dei meccanismi di differenziamento dei linfociti della memoria ci consentirà di potenziare la memoria immunologica, in modo che dei linfociti rimangano come sentinelle anche una volta sconfitto il tumore", conclude Pace. (Gia/AdnKronos) ISSN 2465 - 1222 12-GEN-18 13:50 NNNN

VENERDÌ 12 GENNAIO 2018 12.35.09 Scoperto meccanismo che regola memoria cellule contro malattie Scoperto meccanismo che regola memoria cellule contro malattie Grazie allo studio della biologa Luigia Pace Roma, 12 gen. (askanews) - Il sistema immunitario rappresenta una componente fondamentale del nostro organismo: ci protegge sia contro le aggressioni esterne, come batteri e virus, sia contro le cellule malate del nostro organismo, come nel caso del cancro. Il nostro sistema immunitario è composto dai linfociti, un esercito di cellule efficiente e ben organizzato, che oltre ad attivarsi immediatamente in presenza di virus o batteri è anche in grado di riconoscere in maniera specifica questi agenti e di imparare dall'esperienza: dopo aver vinto una battaglia contro un particolare agente patogeno, i linfociti della memoria ricordano come rispondere in caso lo stesso pericolo si ripresenti. Questa fondamentale proprietà di memoria era nota, ma ora grazie allo studio coordinato da Luigia Pace, biologa ricercatrice all'Italian Institute for Genomic Medicine (IIGM) di Torino, siamo capaci di comprendere per la prima volta il meccanismo biologico su cui si basa. I risultati pubblicati sul numero di Science del 12 gennaio sono frutto di anni di ricerca di Pace, rientrata in Italia a gennaio grazie al doppio finanziamento della Fondazione Armenise Harvard e della Compagnia di San Paolo, dopo 10 anni di lavoro prima in Germania e poi all'Institut Curie di Parigi. (segue) Red/Cro/Bla 20180112T123506Z VENERDÌ 12 GENNAIO 2018 12.36.28


Scoperto meccanismo che regola memoria cellule contro malattie -2Scoperto meccanismo che regola memoria cellule contro malattie -2Roma, 12 gen. (askanews) - La scoperta è arrivata grazie a uno studio multidisciplinare comprendente l'epigenetica - che studia modificazioni dell'espressione dei nostri geni che non coinvolgono la variazione della sequenza del Dna - l'immunologia e le moderne tecnologie di genomica molecolare. Si tratta di un approccio completamente nuovo, che ha permesso di individuare con un dettaglio senza precedenti il ruolo di nuovi fattori molecolari coinvolti nel differenziamento della risposta immunitaria. Come le sentinelle a difesa di una fortezza, esistono prima di tutto alcuni linfociti che fanno la guardia al nostro organismo: si tratta dei cosiddetti linfociti T naive, che non hanno mai incontrato antigeni (ovvero molecole in grado di essere riconosciute dal sistema immunitario, ad esempio virus o batteri). Quando il nostro organismo viene attaccato, la popolazione di linfociti naive risponde e prolifera in maniera esponenziale: in una sola settimana, da circa 100 cellule specifiche per l'antigene, si può arrivare anche a un milione. Durante il processo di attivazione e proliferazione, i linfociti esprimono dei geni specifici per l'eliminazione del patogeno che li ha attivati. Grazie all'attivazione di questi geni, la maggior parte dei linfociti T si trasforma nei cosiddetti linfociti effettori, cellule killer programmate con l'unica missione di uccidere le cellule infettate dal patogeno. "Queste cellule", spiega Pace, prima firma dell'articolo "diventano super soldati, ma pochi giorni dopo il processo di differenziazione muoiono. Infatti, quando l'infezione è terminata, i linfociti effettori non tornano più indietro e non possono riprogrammarsi: hanno un 'destino condannato', che permette così anche di ripristinare il numero di linfociti precedente all'attacco patogeno". (Segue) Red/Cro/ 20180112T123626Z VENERDÌ 12 GENNAIO 2018 12.36.34 Scoperto meccanismo che regola memoria cellule contro malattie


-3Scoperto meccanismo che regola memoria cellule contro malattie -3Roma, 12 gen. (askanews) - Non tutti i linfociti però seguono questo destino. Durante il processo di differenziazione, un piccolo numero di queste cellule si trasforma in linfociti della memoria, il cui compito è quello di ricordare l'identikit dell'intruso che ha scatenato la reazione immunitaria e riconoscerlo in caso si ripresenti in futuro. "A differenza dei linfociti effettori", continua la ricercatrice dell'IIGM di Torino "i linfociti della memoria hanno caratteristiche in comune con le cellule staminali, diventano quiescenti dopo la fine dell'infezione e possono restare a difesa del nostro organismo anche cent'anni. E poiché derivano da una cellula che è stata in precedenza attivata dall'antigene, ereditano uno specifico programma epigenetico, che permette loro di riattivarsi in presenza dello stesso antigene, e quindi di proliferare e riattivare i geni coinvolti nel differenziamento degli effettori". Ma cosa determina se un linfocita avrà un destino da effettore o della memoria? La scoperta di Luigia Pace e del suo team di collaboratori è che il processo di differenziazione implica un controllo epigenetico di geni chiave: alcuni saranno attivati, altri disattivati o repressi. (Segue) Red/Cro/ 20180112T123633Z VENERDÌ 12 GENNAIO 2018 12.36.39 Scoperto meccanismo che regola memoria cellule contro malattie -4Scoperto meccanismo che regola memoria cellule contro malattie -4Roma, 12 gen. (askanews) - Come dimostrato dalla ricercatrice dell'Iigm di Torino, il differenziamento dei linfociti effettori è regolato dall'enzima Suv39h1, un enzima epigenetico che svolge un ruolo chiave nel modificare l'organizzazione del nostro Dna all'interno del nucleo delle cellule, compattando o de-compattando regioni dell'intero genoma, con conseguenze sull'espressione dei geni localizzati in queste regioni del DnaA. Una volta che il programma dei geni che


guidano il differenziamento degli effettori è stabilito, i geni della memoria vengono definitivamente spenti, e il destino degli effettori è definitivamente concluso. Perché l'epigenetica è così importante? A differenza della sequenza del DNA, che è unica ed identica in ogni cellula, i processi epigenetici sono modificabili e reversibili: un aspetto cruciale rispetto alle potenziali applicazioni cliniche dello studio. Infatti in alcune patologie, come il cancro, i linfociti effettori non sono numerosi e dopo un po' smettono di essere funzionali: si parla in questo caso di 'cellule esauste', che di fronte ad attacchi al sistema immunitario particolarmente potenti perdono la loro capacità di difesa contro il tumore. Il meccanismo biologico scoperto da Luigia Pace e colleghi potrebbe essere sfruttato per 'invertire la freccia', ovvero per manipolare i linfociti effettori, aumentandone il numero, anche sfruttando la reversibilità a linfociti della memoria. In altri termini, si potrebbe riprogrammare e potenziare la risposta immunitaria per sconfiggere i tumori. Questa scoperta apre quindi a nuove prospettive nella manipolazione dei fattori epigenetici nell'ambito dei nuovi e promettenti trattamenti di immunoterapia del cancro. (Segue) Red/Cro/ 20180112T123640Z VENERDÌ 12 GENNAIO 2018 12.36.51 Scoperto meccanismo che regola memoria cellule contro malattie -5Scoperto meccanismo che regola memoria cellule contro malattie -5Roma, 12 gen. (askanews) - Questi risultati aprono a nuovi scenari di ricerca nell'ambito dei nuovi trattamenti terapeutici di immunoterapia del cancro. "Il problema delle precedenti terapie contro il cancro", spiega Luigia Pace, "è che, oltre a colpire altre cellule dell'organismo, sono basate su farmaci efficaci solo per il periodo in cui vengono somministrati. Se invece manipoliamo anche il sistema immunitario, con i nuovi protocolli di immunoterapia possiamo intervenire direttamente sui linfociti in maniera specifica, modulando quindi cellule ad hoc per ogni particolare tipo di cancro. Un altro vantaggio è


l'adattabilità dei linfociti: aver identificato uno dei meccanismi chiave della differenziazione dei linfociti ci permetterà nei prossimi anni di condurre nuove ricerche per adattare la risposta immunitaria, andando ad esempio ad accendere o spegnere i linfociti in tempi diversi e in diversi compartimenti: nel sangue, nei linfonodi o direttamente nel sito tumorale. Infine la comprensione dei meccanismi di differenziamento dei linfociti della memoria ci consentirà di potenziare la memoria immunologica, in modo che dei linfociti rimangano come sentinelle anche una volta sconfitto il tumore". Questa è esattamente la direzione in cui continueranno gli studi di Luigia Pace e del suo nuovo laboratorio nei prossimi anni. Una grande risorsa che è potuta rientrare in Italia grazie alla Fondazione Armenise Harvard e della Compagnia di San Paolo. Red/Cro/ 20180112T123647Z

Aging E-book, il Libro d'argento su invecchiamento e lavoro (fonte CIIP)

Direttiva UE: Il 17 gennaio 2018 è entrata in vigore la nuova direttiva cancerogeni

Cancro alla prostata, senza lipidi cellule non proliferano

INFLUENZA: L'ESPERTO, COME COMBATTERE 'VIRUS CUGINI' E FORME INTESTINALI


Malattie ereditarie cellulari, a Bari scoperto gene-malattia

Diabete e cuore: con piu' beta-bloccanti diminuite morti ZCZC7336/SX4 XSP32640_SX4_QBKN R CRO S04 QBKN Diabete e cuore: con piu' beta-bloccanti diminuite morti Studio inglese sui pazienti con insufficienza cardiaca cronica (ANSA) - ROMA, 15 GEN - Il diabete aumenta la mortalita' nei pazienti con insufficienza cardiaca cronica. Ma se viene inibito il beta-adrenocettore, questa diminuisce. E' la conclusione a cui sono arrivati i ricercatori dell'Universita' di Leeds al termine di un lavoro pubblicato su Diabetes Journal, rivista dell'American Diabetes Association. Lo studio ha concentrato la propria attenzione sui beta-bloccanti e sugli ace-inibitori che sono stati prescritti con dosi maggiori ai pazienti con diabete rispetto a quelli che non avevano la stessa patologia. I ricercatori hanno potuto notare come la mortalita' fosse minore tra chi aveva il diabete. I lavori dell'ateneo inglese sono stati effettuati tra il 2006 e il 2014, con i pazienti seguiti per 4 anni. Hanno partecipato 1.797 pazienti con insufficienza cardiaca cronica. Del totale delle persone che hanno preso parte, quasi uno su tre (il 28%) era affetto da diabete. Non e' la prima volta che viene realizzato una ricerca sul rapporto tra diabete e malattie cardiache. Secondo uno studio italiano presentato lo scorso anno all'Easd, l'Associazione europea per lo studio del diabete, sono le donne colpite da questa patologia ad essere piu' colpite da infarto (+34%), ma anche da ictus e insufficienza cardiaca congestizia. Nell'analisi sono stati confrontati i dati dei ricoveri degli ospedali della Regione Toscana. Anche uno studio cinese, presentato sempre all'Easd, faceva emergere come su 11 milioni di pazienti controllati in 19 studi diversi le donne diabetiche avevano il 40% in piu' delle possibilita' di avere una sindrome coronarica acuta. Y33 15-GEN-18 18:14 NNNN


SALUTE: POCA LUCE SOLARE, ECCO PERCHE' SI INGRASSA D'INVERNO = La ricerca pubblicata su 'Scientific Reports' Roma, 15 gen. (AdnKronos Salute) - Spesso inverno fa rima con indulgenza a tavola. Ma la colpa dei chili di troppo potrebbe non essere solamente dell'alimentazione 'permissiva' dei mesi freddi: secondo una nuova ricerca dell'università di Alberta, in Canada, la motivazione risiedere nel limitato numero di ore di luce di cui si può beneficiare in questo periodo. Gli studiosi, che ne parlano sulla rivista 'Scientific Reports', spiegano infatti che le cellule del grasso appena sotto lo strato cutaneo possono effettivamente ridursi se esposte alla luce blu emessa dal sole. "Quando le lunghezze d'onda di questo tipo di luce, cioè quella che possiamo vedere con i nostri occhi - sottolinea Peter Light, autore principale dello ricerca penetrano nella nostra pelle e raggiungono le cellule grasse appena sotto la pelle, le goccioline lipidiche si riducono di dimensioni e vengono rilasciate dalla cellula. In altre parole, le nostre cellule immagazzinano meno grasso". Questa scoperta ha portato Light e il suo team a credere che potrebbe essere vero anche il contrario: quando l'esposizione alla luce solare è limitata, cioè durante le brevi giornate d'inverno, si 'smaltirebbe' meno grasso. (segue) (Bdc/AdnKronos) ISSN 2465 - 1222 15-GEN-18 17:07 NNNN SALUTE: POCA LUCE SOLARE, ECCO PERCHE' SI INGRASSA D'INVERNO (2) = (AdnKronos Salute) - Un effetto particolarmente diffuso per coloro che vivono in un clima nordico. "L'insufficiente esposizione alla luce solare per 8 mesi in media in quei Paesi potrebbe favorire lo stoccaggio del grasso e contribuire al tipico aumento di peso che molti di noi sperimentano durante l'inverno", spiega il docente di farmacologia. Ora, avverte, saranno necessarie ulteriori ricerche per determinare quanta esposizione alla luce è necessaria per attivare un adeguato consumo di queste cellule di grasso. "Sono scoperte di fase precoce - precisa Light - ma si tratta di un balzo gigantesco: stiamo supponendo che la luce,


che regola il nostro ritmo circadiano attraverso i nostri occhi, possa avere lo stesso impatto anche attraverso le cellule di grasso vicine alla nostra pelle". (Bdc/AdnKronos) ISSN 2465 - 1222 15-GEN-18 17:07 NNNN

SALUTE: L'INDAGINE, 3 ADULTI SU 5 BEVONO PER GESTIRE LO STRESS = Roma, 15 gen. (AdnKronos Salute) - Colloqui con i professori, figli da scarrozzare tra corsi di nuoto e danza, incombenze domestiche, scadenze di lavoro e conti in rosso per via delle spese natalizie. Così, per gestire lo stress della vita quotidiana, tre adulti su cinque confessano di chiedere aiuto alla bottiglia. L'indagine di YouGov su 6.000 persone in Gran Bretagna svela che il 58% confessa di bere per gestire la pressione della vita quotidiana, il 47% lo fa per tirarsi su e il 38% per dimenticare i propri problemi. E il timore, si legge sulla stampa britannica, è che queste persone non siano consapevoli dei pericoli legati al consumo eccessivo di alcol per la Salute. "Gennaio può essere un mese difficile dell'anno per molte persone, costrette a fare i conti con le preoccupazioni economiche" legate alle spese natalizie e alle scadenze, nota Elaine Hindal, direttore esecutivo di Drinkaware, associazione finanziata dall'industria degli alcolici. "Si può pensare che un drink dopo una giornata dura aiuta a rilassarsi, ma a lungo andare questo può contribuire a sentimenti di ansia e depressione" e a problemi di dipendenza, ammonisce. (segue) (Mal/AdnKronos) ISSN 2465 - 1222 15-GEN-18 17:01 NNNN SALUTE: L'INDAGINE, 3 ADULTI SU 5 BEVONO PER GESTIRE LO STRESS (2) = (AdnKronos Salute) - A confermare una particolare vulnerabilità in questo periodo è anche una ricerca della Croce Rossa britannica, secondo cui più di un quarto degli intervistati si sente solo a gennaio. E a preoccupare gli esperti sono le persone di mezza età: circa il 45%


degli arrivi in ospedale per problemi collegati all'alcol è formato da persone di 55-74 anni, si legge sul 'Daily Mail'. "La popolazione deve essere informata meglio sui rischi associati al consumo di alcolici", conclude Katherine Brown, responsabile dell'Institute of Alcohol Studies. (Mal/AdnKronos) ISSN 2465 - 1222 15-GEN-18 17:01 NNNN

SALUTE: ALLE MOLINETTE DIAGNOSI PRECOCE ALZHEIMER CON OCCHIALI E SMARTPHONE

Troppo sale nella dieta puo' aumentare rischio di Alzheimer

Grassi 'cattivi' aiutano diffusione del cancro alla prostata

VACCINI: CONSULTA, LEGGE SU OBBLIGO NON E' IRRAGIONEVOLE

Corte Costituzionale gennaio 2018: Legge su obbligo vaccini non è irragionevole http://www.laboratoriopoliziademocratica.it/index.php? option=com_content&view=article&id=22176:corte-costituzionalegennaio-2018-legge-su-obbligo-vaccini-non-eirragionevole&catid=12&Itemid=109


App contraccettiva sotto accusa, 37 gravidanze indesiderate

Salute, Cnr: nuova tecnica per curare i disturbi neurologici

MEDICINA: ALZHEIMER, CON 'MINI-SCOSSE' AL CERVELLO MIGLIORA LA MEMORIA

INFLUENZA: ALCUNE MUTAZIONI RENDONO IL VIRUS PIU' AGGRESSIVO =

Da italiani uno spray che imita lo smog e 'ripara' il cuore

Influenza: vaccino cambia 'abito', spray e da virus mutante


INFLUENZA: SCIENZIATI USA VERSO 'SUPER VACCINO' IN SPRAY NASALE

La metodologia per la valutazione e gestione del rischio stress lavorocorrelato. Manuale ad uso delle aziende in attuazione del d.lgs. 81/2008 e s.m.i.

Tumori: polmone,funziona combinazione immunoterapia e chemio

Il melanoma spesso e' già negli occhi di chi si ammalerà

Dal dentifricio arriva un farmaco anti-malaria

MARTEDÌ 23 GENNAIO 2018 18.18.31 SALUTE SALUTE: DOLORE CRONICO, NUOVO APPROCCIO PER SCONFIGGERLO IN 20 GIORNI = Roma, 23 gen. (AdnKronos Salute) - Buone notizie dalla lotta al dolore cronico. La nuova frontiera della neuromodulazione si chiama StimRouter, un sistema di ultimissima generazione che riduce al


minimo costi e tempi di recupero, colpendo in modo mirato, e con un impegno minimo per il paziente, la fonte del dolore. "La percentuale di riuscita è pressoché totale - spiega Pier Vittorio Nardi, presidente del Cismer, Associazione di chirurgia italiana spinale mini-invasiva e robotica e responsabile della Chirurgia vertebrale dell'ospedale Cristo Re di Roma - Dei pazienti trattati tutti hanno avuto esito positivo, con una risoluzione del dolore quasi completa in alcuni casi, e mai inferiore al 70%". Il tutto in circa 20 giorni. La terapia, spiega l'esperto, gestisce il dolore causato da lesioni traumatiche o patologie croniche dei nervi periferici dell'adulto, intercettando il nervo dolente prima che il messaggio raggiunga il cervello. "Il trattamento richiede un intervento chirurgico mininvasivo in anestesia locale - assicura - Poi viene redatto un programma di stimolazione personalizzato. Se il paziente lo segue in modo accurato in 20 giorni andrà incontro alla risoluzione del dolore. Inoltre non ci sono controindicazioni, è diretto nell'area precisa in cui si sente il dolore, sostituisce farmaci o iniezioni, e non ha durata permanente". (segue) (Mal/AdnKronos) ISSN 2465 - 1222 23-GEN-18 18:17 NNNN MARTEDÌ 23 GENNAIO 2018 18.18.31 SALUTE SALUTE: DOLORE CRONICO, NUOVO APPROCCIO PER SCONFIGGERLO IN 20 GIORNI (2) = (AdnKronos Salute) - Il sistema funziona attraverso un connettore, un microelettrodo che viene impiantato sottocute con un intervento chirurgico ambulatoriale in anestesia locale. Il connettore eroga impulsi elettrici di bassa intensità direttamente al sito del dolore. Un trasmettitore di impulsi esterno genera il segnale di stimolazione e lo trasmette mediante un piccolo cerotto monouso, indossato all'esterno, con batteria ricaricabile, al connettore impiantato. Infine, un programmatore portatile comunica in modalità wireless con il trasmettitore di impulsi. Il paziente può accendere e spegnere la stimolazione, regolare l'intensità e selezionare tra programmi di terapia


preimpostati dal medico. "La procedura ambulatoriale impiega meno di 30 minuti e non richiede grandi incisioni: non è infatti necessario l'impianto di un generatore di impulsi, eliminando così anche la necessità di effettuare successivi interventi chirurgici per sostituire la batteria. Due settimane dopo la procedura il paziente riceve il programma di stimolazione personalizzato e può proseguire la terapia a casa propria. Il trattamento dura una ventina di giorni, tutti i giorni, con un orario giornaliero a scalare, a seconda del programma. Una volta terminato, se necessario si può ripartire con un altro tipo di programmazione finché il dolore persiste", afferma Nardi. "E' un'innovazione straordinaria ma, a fronte dei grandi numeri registrati in America, finora in Italia sono state trattate poche decine di persone spiega l'esperto - L'inconveniente è che ha un costo elevato e i Drg regionali non lo coprono, quindi nelle strutture pubbliche è utilizzato pochissimo. Finché non verrà fatto un apposito Drg per questo tipo di stimolazione, StimRouter non potrà essere passato dal servizio sanitario e non potrà essere utilizzato su larga scala", conclude. (Mal/AdnKronos) ISSN 2465 - 1222 23-GEN-18 18:17 NNNN

MARTEDÌ 23 GENNAIO 2018 12.51.30 SALUTE RICERCA: CNR, SOSTANZE ESTRATTE DA PIANTE EFFICACI CONTRO LA CEFALEA = Roma, 23 gen. (AdnKronos Salute) - Sostanze estratte dalle stesse piante usate ai tempi di Ippocrate efficaci contro la cefalea, uno dei disturbi del sistema nervoso che, secondo l'Organizzazione mondiale della sanità, è tra i più diffusi, con conseguenti gravi problemi di Salute e disabilità. I ricercatori del Consiglio nazionale delle ricerche - Istituto per i sistemi agricoli e forestali del Mediterraneo (Isafom-Cnr) e Istituto di scienze neurologiche (Isn-Cnr) - si sono interessati all'argomento con uno studio sui rimedi vegetali usati dalla medicina popolare italiana tra il XIX ed il XX secolo, verificandone l'efficacia. La ricerca è stata


pubblicata sul 'Journal of Ethnopharmacology'. "Alla luce delle attuali conoscenze farmacologiche, circa il 79% delle piante utilizzate nel passato presenta metaboliti secondari (composti organici che non hanno una funzione diretta sulla crescita e lo sviluppo delle piante) con azione anti-infiammatoria e analgesica e comunque in grado di contrastare i meccanismi ritenuti alla base delle principali forme di cefalee", spiega Giuseppe Tagarelli dell'Istituto per i sistemi agricoli e forestali del Mediterraneo (Isafom-Cnr). (segue) (Red-Ram/AdnKronos) ISSN 2465 - 1222 23-GEN-18 12:50 NNNN MARTEDÌ 23 GENNAIO 2018 12.51.30 SALUTE RICERCA: CNR, SOSTANZE ESTRATTE DA PIANTE EFFICACI CONTRO LA CEFALEA (2) = (AdnKronos Salute) - "Componenti organici quali flavonoidi, terpenoidi, fenilpropanoidi sembrano poter bloccare, in vivo, i mediatori chimici coinvolti nell'insorgenza delle cefalee. Ad esempio, i diterpeni estratti dal girasole, dal sambuco e dall'artemisia agiscono sulle cavie come i fans, i farmaci antiinfiammatori non steroidei che solitamente si assumono contro le cefalee, oltre che per ridurre lo stato infiammatorio in patologie articolari, reumatologiche e muscolo-scheletriche. Questi metaboliti secondari sono infatti in grado di bloccare la produzione degli enzimi che favoriscono la biosintesi delle prostaglandine, mediatori dell'infiammazione". (segue) (Red-Ram/AdnKronos) ISSN 2465 - 1222 23-GEN-18 12:50 NNNN MARTEDÌ 23 GENNAIO 2018 12.51.36 SALUTE RICERCA: CNR, SOSTANZE ESTRATTE DA PIANTE EFFICACI CONTRO LA CEFALEA (3) = (AdnKronos Salute) - Lo studio ha rivelato anche altro. "È stato evidenziato che circa il 42% delle piante utilizzate dalla medicina


popolare italiana per la cura della cefalea era già in uso nel periodo tra il V secolo a.C. e il II d.C., come testimoniano Ippocrate, Plinio il Vecchio, Dioscoride, Galeno e Sereno Sammonico. Lo studio testimonia, dunque, uno straordinario trasferimento di conoscenze empiriche, per circa 2.000 anni", aggiunge il ricercatore. Un significativo bagaglio di sapere per lo sviluppo di nuovi farmaci. "Youyou Tu, Premio Nobel per la Medicina nel 2015, ha 'riscoperto' l'artemisina, estratta dall'Artemisia annua, pianta storicamente usata dalla medicina tradizionale cinese per la cura della malaria e oggi considerata la molecola più efficace per guarire da tale parassitosi", conclude Tagarelli. (Red-Ram/AdnKronos) ISSN 2465 - 1222 23-GEN-18 12:50 NNNN

MARTEDÌ 23 GENNAIO 2018 13.54.14 SALUTE SALUTE: FREDDO E ALTITUDINE, ARRIVA DECALOGO SALVACUORE IN MONTAGNA = Roma, 23 gen. (AdnKronos Salute) - Freddo e altitudine possono insidiare la Salute dei cardiopatici amanti della montagna. Cosa fare, allora, se si soffre di malattie cardiovascolari e non si vuole rinunciare alla settimana bianca? Fra le prime raccomandazioni degli esperti emerge la necessità di valutare insieme al medico le proprie condizioni fisiche. Ora arriva un decalogo 'ad hoc' dal gruppo di ricerca di Gianfranco Parati, professore di Medicina cardiovascolare all'Università di Milano-Bicocca e direttore dell'Unità operativa di cardiologia dell'Auxologico San Luca di Milano, che studia questa problematica dal 2004 con spedizioni in quota in varie parti del mondo, compreso l'Everest. Le 'Raccomandazioni cliniche per l'esposizione ad alta quota di individui con condizioni cardiovascolari preesistenti' sono state pubblicate sull'European Heart Journal. "Si tratta di raccomandazioni estratte da numerosi studi - spiega Parati - che abbiamo analizzato grazie ad una estesa ricerca nella letteratura del settore, per dare


raccomandazioni che non fossero semplicemente opinioni personali ma consigli basati su evidenze scientifiche, incluse quelle ricavate dai nostri progetti HighCare sul campo in alta quota. Ne emerge un ventaglio di raccomandazioni che tengono in considerazione da un lato aspetti ambientali come velocità di salita, quota raggiunta, temperatura o il fatto di dormire in quota, e dall'altro aspetti personali come allenamento, storia clinica, stabilità dei problemi cardiovascolari, terapia in corso, esami diagnostici recenti, training precedente, preparazione fisica e clinica". (segue) (Mal/AdnKronos Salute) ISSN 2465 - 1222 23GEN-18 13:53 NNNN MARTEDÌ 23 GENNAIO 2018 13.54.14 SALUTE SALUTE: FREDDO E ALTITUDINE, ARRIVA DECALOGO SALVACUORE IN MONTAGNA (2) = (AdnKronos Salute) - Dallo studio pubblicato si evidenzia quindi la necessità di personalizzare quanto più e meglio possibile le raccomandazioni e gli accorgimenti medici per il paziente cardiopatico amante dell'alta montagna. Ma quali sono le indicazioni generalizzabili, valide per tutti? "Occorre prepararsi fisicamente - risponde Parati - e valutare con il proprio medico la propria condizione, per individualizzare il consiglio. Bisogna effettuare una precisa stima del livello di rischio cardiovascolare individuale prima di avventurarsi, anche perché alcuni problemi possono essere subclinici, cioè ancora non manifesti. Occorre inoltre prevedere un adeguamento della terapia nei soggetti più a rischio". "In altre parole, vi sono raccomandazioni generali sulle procedure e sulla prudenza da esercitare, ma poi i consigli debbono essere individuali, basati sulle condizioni del singolo, e devono prevedere un'interazione con il medico e con lo specialista esperto di medicina di montagna. Il paziente cardiologico - sottolinea - non deve necessariamente privarsi del piacere della montagna, ma la deve affrontare con serietà, consapevolezza, prudenza e preparazione, basandosi su dati scientifici e sulla propria storia personale". Ma in


cosa consiste e come si manifesta il rischio d'alta quota in chi è portatore di problematiche cardiovascolari? "L'esposizione ad alta quota, definita come una quota maggiore di 2.500 metri sul livello del mare - spiega Camilla Torlasco, co-autrice dello studio, che si occupa di ricerca all'Auxologico di Milano e all'Università di Milano-Bicocca comporta uno sforzo da parte dell'organismo per adattarsi. Ciò dipende dalla serie di modificazioni ambientali di intensità progressiva che si osservano all'aumentare dell'altitudine. Fra queste, la più rilevante è la riduzione della pressione barometrica o atmosferica, cioè la pressione determinata dal peso della colonna d'aria presente al di sopra del punto di misura: al ridursi della pressione barometrica si osserva una rarefazione delle molecole presenti nell'aria (azoto, ossigeno, anidride carbonica), che porta all'ipossia ipobarica". (segue) (Mal/AdnKronos Salute) ISSN 2465 - 1222 23-GEN-18 13:53 NNNN MARTEDÌ 23 GENNAIO 2018 13.54.14 SALUTE SALUTE: FREDDO E ALTITUDINE, ARRIVA DECALOGO SALVACUORE IN MONTAGNA (3) = (AdnKronos Salute) - In sostanza, l'organismo registra una carenza di ossigeno e deve mettere in atto delle misure per contrastarla. "In una persona esposta a ipossia ipobarica, durante il soggiorno in alta quota possiamo osservare un aumento della frequenza cardiaca, della frequenza respiratoria, della pressione arteriosa e polmonare; si osserva inoltre una riduzione dell'ossigeno e dell'anidride carbonica nel sangue e, talvolta, la comparsa di apnee del sonno", continua Torlasco. La buona notizia è che "dopo un periodo di tempo variabile in base alle condizioni di partenza del soggetto e alla quota a cui ci si espone, l'organismo raggiunge un nuovo punto di equilibrio nel quale si è 'adattato' alla quota a cui si trova. Questo processo è noto come 'acclimatamento'. Nel caso di persone con pregresse patologie cardiache, vascolari o polmonari - ammonisce - l'esposizione ad alta quota può essere pericolosa, perché all'organismo, già indebolito dalla


patologia di base, viene richiesto uno sforzo importante di adattamento". "Da qui la necessità di valutare caso per caso il grado di stabilità del quadro clinico e la capacità di adattamento del cuore e dell'apparato vascolare. Questo - conclude - può comportare la necessità di rivalutare la terapia in atto, in collaborazione con il proprio medico e con uno specialista adeguatamente preparato su questi temi". (Mal/AdnKronos Salute) ISSN 2465 - 1222 23-GEN-18 13:53 NNNN

MARTEDÌ 23 GENNAIO 2018 14.03.41 SALUTE Infezioni sessuali trasmissibili,al via campagna prevenzione ZCZC4073/SX4 XSP39412_SX4_QBKN R CRO S04 QBKN Infezioni sessuali trasmissibili,al via campagna prevenzione Promossa da Federazione ordini medici e ministero Salute (ANSA) - ROMA, 23 GEN - Un milione di nuove infezioni al giorno: e' questa, secondo l'Organizzazione Mondiale della Sanita', a livello globale, l'incidenza delle IST, le infezioni sessualmente trasmissibili. In Italia, la fascia d'eta' piu' a rischio e' quella dei giovani tra i 15 e i 24 anni, che spesso non sono informati sulla possibilita' di contrarre queste infezioni, sulle piu' efficaci modalita' di prevenzione, sulle possibili terapie. E proprio ai giovani si rivolge la campagna di Comunicazione 'IST, conoscerle per prevenirle', messa in campo dal Ministero della Salute insieme alla Fnomceo, la Federazione nazionale degli Ordini dei Medici Chirurghi e Odontoiatri. Tre le fasi della campagna: primo step, la stampa di pieghevoli e locandine da distribuire negli studi dei pediatri, dei medici di medicina generale, degli specialisti, presso gli Ordini dei medici, nelle farmacie e presso le ostetriche. Sette le patologie trattate, quelle a maggior incidenza, e per ciascuna le modalita' di contagio, i possibili sintomi (spesso le Ist sono asintomatiche), gli strumenti di prevenzione, diagnosi e terapia: HIV/AIDS, Papilloma Virus, Epatiti virali, Sifilide,


Uretriti e cerviciti da Chlamydia, Gonorrea, Herpes genitale. Inoltre, le modalita' di prevenzione valide per tutte le Ist e l'invito a rivolgersi al medico o a chiamare il Telefono Verde Aids/Ist dell'Istituto Superiore di Sanita' 800861061. Il secondo passo della campagna consistera' in una App scaricabile gratuitamente dai principali store; a conclusione, la trasmissione di uno spot-video. "Verso le malattie sessualmente trasmissibili c'e' a volte, nei giovani, un meccanismo di 'rimozione', come se la possibilita' di essere contagiati non li riguardasse - spiega Roberta Chersevani, presidente Fnomceo e responsabile del progetto -. Da qui l'intento di diffondere, su un argomento tanto delicato quanto attuale, informazioni basate sull'evidenza medica, al fine di promuovere, soprattutto presso la popolazione giovanile, la cultura di una consapevole sessualita' e l'adozione di abitudini salutari e di atteggiamenti responsabili".(ANSA). CR 23-GEN-18 14:02 NNNN

MARTEDĂŒ 23 GENNAIO 2018 14.27.41 SALUTE Cnr, contro le cefalee efficaci sostanze estratte da piante ZCZC4350/SX4 XSP39693_SX4_QBKN R CRO S04 QBKN Cnr, contro le cefalee efficaci sostanze estratte da piante Dal girasole al sambuco all'artemisia. Il 40% usate da 2000 anni (ANSA) - ROMA, 23 GEN - Sostanze estratte dalle piante sono efficaci contro la cefalea. Emerge da uno studio dell'Istituto per i sistemi agricoli e forestali del Mediterraneo e dell'Istituto di scienze neurologiche del Cnr sui rimedi vegetali usati nella medicina popolare tra il XIX e il XX secolo. Circa l'80% presenta componenti in grado di contrastare i meccanismi alla base del mal di testa. Il 40% di queste piante era in uso gia' da circa 2000 anni. La ricerca e' stata pubblicata sul Journal of Ethnopharmacology. Secondo l'Organizzazione mondiale della sanita', la cefalea e' tra i disturbi del sistema nervoso piu' diffusi, con conseguenti gravi problemi di salute e disabilita'. I ricercatori del Consiglio nazionale delle ricerche-Istituto per i sistemi agricoli e


forestali del Mediterraneo (Isafom-Cnr) e Istituto di scienze neurologiche (Isn-Cnr) si sono interessati all'argomento con uno studio sui rimedi vegetali usati dalla medicina popolare italiana. Alla luce delle attuali conoscenze "circa il 79% delle piante utilizzate nel passato presenta metaboliti secondari (composti organici che non hanno una funzione diretta sulla crescita e lo sviluppo delle piante) con azione anti infiammatoria e analgesica e comunque in grado di contrastare i meccanismi ritenuti alla base delle principali forme di cefalee", spiega Giuseppe Tagarelli dell'Isafom-Cnr. Componenti organici quali flavonoidi, terpenoidi, fenilpropanoidi, afferma, "sembrano poter bloccare, in vivo, i mediatori chimici coinvolti nell'insorgenza delle cefalee. Ad esempio, i diterpeni estratti dal girasole, dal sambuco e dall'artemisia agiscono sulle cavie come i FANS, i farmaci antiinfiammatori non steroidei che solitamente si assumono contro le cefalee, oltre che per ridurre lo stato infiammatorio in patologie articolari, reumatologiche e muscolo-scheletriche". Lo studio ha rivelato anche altro. "E' stato evidenziato che circa il 42% delle piante utilizzate dalla medicina popolare italiana per la cura della cefalea era gia' in uso nel periodo tra il V secolo a.C. e il II d.C., come testimoniano tra gli altri Ippocrate e Plinio il Vecchio. Un significativo bagaglio di sapere per lo sviluppo di nuovi farmaci.(ANSA). CR 23-GEN-18 14:26 NNNN

MARTEDĂŒ 23 GENNAIO 2018 14.57.24 SALUTE Anoressia e bulimia, calendario e mostra per sensibilizzare ZCZC4780/SX4 XSP40841_SX4_QBKN R CRO S04 QBKN Anoressia e bulimia, calendario e mostra per sensibilizzare Da Israelitico campagna e un centro ascolto su questi disturbi (ANSA) - ROMA, 23 GEN - "Stop anoressia e bulimia. Uniti per la salute del corpo e dell'anima". Questo il titolo di una campagna di sensibilizzazione, che comprende un calendario sociale e una mostra, presentata a Roma all'ospedale Isreaelitico. L'iniziativa si focalizza su un tema delicato e


complesso, quello dei disturbi del comportamento alimentare. In particolare, il calendario, realizzato da Donna donna onlus insieme all'ospedale, in 12 scatti raffigura personaggi della comunita' ebraica che hanno prestato la propria immagine a sostegno di queste tematiche. "Questi temi sono una piaga attuale che riguarda soprattutto le donne - spiega Ruth Dureghello, presidente della Comunita' ebraica di Roma - siamo stati entusiasti di poter dare il nostro contributo. L'ospedale e' stato promotore di questo, ci occupiamo di sanita' in questa struttura ormai da piu' di cento anni. E' un calendario pieno di vita". Altre versioni del calendario riguardano donne rappresentanti delle forze dell'ordine e dirigenti ministeriali. Direttrice artistica e' Nadia Accetti, una ragazza che ha sofferto di anoressia e che ha subito una violenza. "Ho sofferto per anni di anoressia e bulimia, un cancro dell'anima che ti ruba tutto, e a 16 anni ho subito una violenza evidenzia Nadia - ho deciso una volta guarita, uscita da questo tunnel, di urlare la mia gioia di vivere". "L'Ospedale Israelitico e' da sempre impegnato nelle battaglie che pongono la dignita' della vita al centro dichiara il presidente Bruno Sed -. La mostra e il calendario non solo hanno contribuito a mettere in risalto i nostri valori comuni, ma hanno acceso l'Ospedale di passione. Per questo ho deciso di promuovere un centro di ascolto sulla bulimia e sull'anoressia, affinche' questa iniziativa abbia un nuovo e concreto sviluppo". "Rappresentera' un'occasione preziosa - ha detto il ministro Beatrice Lorenzin in un messaggio - per soffermarsi e riflettere sul tema dei disturbi alimentari che, come ben sappiamo, costituisce un problema di particolare rilievo sociale". (ANSA). Y09-NAN 23-GEN-18 14:56 NNNN

MARTEDĂŒ 23 GENNAIO 2018 15.10.51 POLIZIASALUTE SALUTE: 3 MLN ITALIANI CON DISTURBI ALIMENTARI, DA ENTI EBRAICI CALENDARIO SOCIALE = Lorenzin, problema di grande rilevanza Roma, 23 gen. (AdnKronos


Salute) - Un calendario 'sociale' contro i disturbi alimentari. Presentata oggi all'ospedale Israelitico di Roma l'iniziativa 'Stop anoressia e bulimia. Uniti per la Salute del corpo e dell'anima', realizzata insieme all'Associazione DonnaDonna Onlus e promossa da tutti gli Enti Ebraici, dalla Polizia di Stato, dall'Arma dei Carabinieri e dalla Marina Militare. "Un'occasione per soffermarsi e riflettere sul tema dei disturbi alimentari, che costituisce un problema di rilevanza sociale", ha scritto in un messaggio il ministro della Salute, Beatrice Lorenzin. Nella conferenza stampa che si è tenuta nei locali della Sinagoga dell'Israelitico, in via Fulda, è stato inoltre presentato il calendario ebraico 'L'Amore Salva'. Nel mondo oltre 70 milioni di persone, e solo in Italia circa 3 milioni, fanno i conti con i Disturbi del comportamento alimentare, senza considerare il 'sommerso' di casi non evidenti o non dichiarati. Problemi che rappresentano la prima causa di morte, dopo gli incidenti stradali, tra gli adolescenti e gettano nel dolore migliaia di famiglie. La maggior parte degli individui che ne soffrono sono di sesso femminile, tra i 12 e i 25 anni, ma in aumento sono i sintomi tra le bambine dagli 8 anni e donne in età di menopausa. Sempre più numerosi, infine, sono i casi maschili. Gli scatti d'autore di Salvatore Arnone con una pioggia di rose rosse, simbolo di questa battaglia, testimoniano attraverso la mostra e il calendario la gioia di vivere e la bellezza di riconoscersi unici e irripetibili. "Ero intrappolata nella malattia -racconta Nadia Accetti, fondatrice dell'Associazione- nella vergogna, nella paura, nella sofferenza e nei sensi di colpa. Per oltre dieci anni ho vissuto così. Ora sono rinata, finalmente sono libera e ho deciso di dedicare la mia vita alla prevenzione raccontando a quante più persone possibili che vincere si può. Non è il cibo il nemico da combattere, è fame d'amore e di vita". (segue) (Bdc/AdnKronos) ISSN 2465 - 1222 23-GEN-18 15:10 NNNN MARTEDÌ 23 GENNAIO 2018 15.10.57 SALUTE SALUTE: 3 MLN ITALIANI CON DISTURBI ALIMENTARI, DA ENTI EBRAICI CALENDARIO SOCIALE (2) =


(AdnKronos Salute) - "L'Ospedale Israelitico - dichiara il presidente della struttura sanitaria, Bruno Sed - è da sempre impegnato nelle battaglie che pongono la dignità della vita al centro. Siamo felici di aver collaborato con l'Associazione DonnaDonna Onlus, che ha portato nelle nostre strutture un importante messaggio che noi vogliamo diffondere il più possibile. La mostra e il calendario non solo hanno contribuito a mettere in risalto i nostri valori comuni, ma hanno acceso l'Ospedale di passione. Per questo ho deciso di promuovere un centro di ascolto sulla bulimia e sull'anoressia, affinché questa iniziativa abbia un nuovo e concreto sviluppo". "Sono molto fiera di questa iniziativa -ha commentato il presidente della Comunità ebraica di Roma Ruth Dureghello- che ci ha consentito di dare il nostro contributo su questi temi, che rappresentano una piaga soprattutto fra le donne. In questa struttura ci occupiamo di sanità con dedizione da oltre 100 anni, e questa iniziativa lo conferma". (Bdc/AdnKronos) ISSN 2465 - 1222 23GEN-18 15:10 NNNN

MARTEDÌ 23 GENNAIO 2018 16.12.11 SALUTE Salute: dolore cronico, nuova terapia lo sconfigge in 20 giorni

Salute: dolore cronico, nuova terapia lo sconfigge in 20 giorni L'esperto: stop a farmaci e risoluzione completa Roma, 23 gen. (askanews) - Niente più farmaci o fastidiosi pacemaker per dire addio alle neuropatie. Il dolore cronico dei nervi periferici può essere


finalmente sconfitto in meno di un mese e direttamente da casa. La nuova frontiera della neuromodulazione si chiama StimRouter, un sistema di ultimissima generazione che, rispetto ad altri trattamenti più invasivi, riduce al minimo costi e tempi di recupero, colpendo in modo mirato, e con un impegno minimo per il paziente, la fonte del dolore. "La percentuale di riuscita è pressoché totale - spiega Pier Vittorio Nardi presidente del Cismer, Associazione di Chirurgia Italiana Spinale Mini-invasiva e Robotica e responsabile della Chirurgia Vertebrale dell'ospedale Cristo Re di Roma - Dei casi trattati tutti hanno avuto esito positivo, con una risoluzione del dolore quasi completa in alcuni casi, e mai inferiore al 70%". La terapia gestisce il dolore causato da lesioni traumatiche o patologie croniche dei nervi periferici dell'adulto, intercettando il nervo dolente prima che il messaggio raggiunga il cervello. "Il trattamento richiede un intervento chirurgico mininvasivo in anestesia locale - spiega l'esperto - poi viene redatto un programma di stimolazione personalizzato. Se il paziente lo segue in modo accurato in 20 giorni andrà incontro alla risoluzione del dolore. Inoltre non ci sono controindicazioni, è diretto nell'area precisa in cui si sente il dolore, sostituisce farmaci o iniezioni, e non ha durata permanente". Il sistema funziona attraverso un connettore, un microelettrodo che viene impiantato sottocute con un intervento chirurgico ambulatoriale in anestesia locale. Il connettore eroga impulsi elettrici di bassa intensità direttamente al sito del dolore. Un trasmettitore di impulsi esterno genera il segnale di stimolazione e lo trasmette mediante un piccolo cerotto monouso, indossato all'esterno, con batteria ricaricabile, al connettore impiantato. Infine, un programmatore portatile comunica in modalità wireless con il trasmettitore di impulsi. Il paziente può accendere e spegnere la stimolazione, regolare l'intensità e selezionare tra programmi di terapia preimpostati dal medico. "La procedura ambulatoriale impiega meno di 30 minuti e non richiede grandi incisioni: non è infatti necessario l'impianto di un generatore di impulsi, eliminando così anche la necessità di effettuare successivi interventi chirurgici per sostituire la batteria. Due settimane dopo la procedura il paziente riceve il programma di stimolazione personalizzato e può proseguire la terapia a casa propria. Il trattamento dura una ventina di


giorni, tutti i giorni, con un orario giornaliero a scalare, a seconda del programma. Una volta terminato, se necessario, si può ripartire con un altro tipo di programmazione finché il dolore persiste". "E' un'innovazione straordinaria ma, a fronte dei grandi numeri registrati in America, finora in Italia sono state trattate poche decine di persone spiega l'esperto - l'inconveniente è che ha un costo elevato e i drg regionali non lo coprono, quindi nelle strutture pubbliche è utilizzato pochissimo. Finché non verrà fatto un apposito drg per questo tipo di stimolazione, StimRouter non potrà essere passato dal servizio sanitario e non potrà essere utilizzato su larga scala". Red/Cro/Mpd 20180123T161159Z

MARTEDÌ 23 GENNAIO 2018 16.21.31 SALUTE Sordita' infantile, pubblicato il bando per studiare in Usa ZCZC5979/SX4 XSP42927_SX4_QBKN R CRO S04 QBKN Sordita' infantile, pubblicato il bando per studiare in Usa Borsa di studio Fulbright-Roberto Wirth (ANSA) - ROMA, 23 GEN - Nuova opportunita' per chi aspira a diventare un professionista nell'ambito della sordita' infantile. Anche quest'anno, infatti, Roberto Wirth, Presidente del Centro Assistenza per Bambini Sordi e Sordociechi Onlus (CABSS), e la Commissione Fulbright per gli Scambi Culturali tra l'Italia e gli Stati Uniti hanno annunciato la pubblicazione del bando per l'anno accademico 2018/2019 per studiare nell'ateneo Usa Gallaudet University. I candidati devono essere cittadini italiani iscritti almeno al secondo anno di universita' o in possesso di un titolo di Laurea. Il vincitore studiera' presso la Gallaudet University, Washington D.C., primo ateneo al mondo bilingue (Lingua dei Segni Americana e Inglese) accessibile anche agli studenti sordi e sordastri. La borsa di studio "Fulbright - Roberto Wirth" offre l'opportunita' di specializzarsi in un'area inerente la sordita' e di contribuire, una volta tornati in Italia, al benessere dei bambini sordi in eta' prescolare. "Nel corso di 25 anni -


dichiara Roberto Wirth, presidente di CABSS - molti brillanti giovani sordi hanno avuto l'opportunita' di formarsi negli U.S.A. e, una volta rientrati in Italia, hanno messo in pratica le loro conoscenze a vantaggio dei bambini sordi italiani. Ogni ex borsista e', quindi, un fiore all'occhiello per il settore della sordita' infantile e questo e' per me motivo di grande orgoglio". Secondo Stefania Fadda, Direttore di CABSS, "favorire una buona salute mentale, e un benessere psicologico, significa collaborare con professionisti adeguatamente formati negli ambiti psicologico ed educativo. E', quindi, un valore aggiunto quando ad occuparsi dell'educazione dei bambini sordi sono professionisti essi stessi sordi, in grado di comprendere i bisogni dei piccoli empaticamente". La borsa di studio ha origine nel 1992 per volonta' di Roberto Wirth, sordo profondo dalla nascita e da sempre sensibile alle particolari esigenze dei bambini sordi. Nel corso di questi 25 anni, molti giovani studenti sordi hanno avuto la possibilita' di specializzarsi negli Stati Uniti e di diventare professionisti d'eccellenza nell'ambito della sordita' infantile in Italia. La borsa di studio fa parte del Programma Fulbright, ideato nel 1946 dal Senatore statunitense J. William Fulbright e oggi ritenuto il piu' antico e vasto programma governativo nell'ambito degli scambi culturali nel mondo. Per candidarsi alle selezioni e' necessario compilare la domanda di partecipazione, scaricabile dal sito web www.fulbright.it e inviarla alla Commissione Fulbright entro e non oltre il 28 febbraio 2018. (ANSA). CR 23-GEN-18 16:21 NNNN

MARTEDĂŒ 23 GENNAIO 2018 11.44.28 SICUREZZA In Cina gia' 86 persone curate con il 'copia-incolla' del Dna ZCZC2260/SX4 XSP36873_SX4_QBKN R CRO S04 QBKN In Cina gia' 86 persone curate con il 'copia-incolla' del Dna Ricercatori 'aiutati' da assenza controlli, primi test nel 2015 (ANSA) - ROMA, 23 GEN Mentre nel mondo occidentale solo ora stanno arrivando le prime


autorizzazioni per i test sull'uomo in Cina, la tecnica Crispr, che permette un 'taglia e incolla' del Dna, e' gia' stata usata su almeno 86 pazienti con diverse malattie. Lo rivela il Wall Street Journal, secondo cui i primi esperimenti sono stati fatti nel 2015, appena tre anni dopo le prime pubblicazioni sulla metodologia. Nei test, di cui solo pochi hanno dato vita a pubblicazioni su riviste internazionali, i ricercatori cinesi hanno prelevato cellule dei pazienti per poi modificarle e reiniettarle. Nel 2016 Nature aveva dato notizia di un esperimento su 10 pazienti con tumore ai polmoni, ma secondo il Wsj il primo tentativo e' stato condotto un anno prima dalla Anhui Kedgene, una start up che collaborava con alcuni ospedali militari. La differenza sostanziale con quello che avviene in occidente e' ovviamente l'assenza di regole in cui operano i ricercatori, che stanno provando a curare diverse patologie, dai tumori al diabete. Mentre in occidente ci vogliono anni di test sugli animali e richieste a comitati etici e agenzie regolatorie, in Cina puo' succedere di ottenere l'autorizzazione ad un esperimento sull'uomo in un pomeriggio. "La Cina non avrebbe dovuto essere la prima a fare questi esperimenti - afferma al quotidiano Wu Shixiu, un medico cinese -, ma qui ci sono meno restrizioni". Questo boom della ricerca preoccupa i ricercatori occidentali, sottolinea l'inchiesta. Non si hanno ancora certezze sull'efficacia e sulla sicurezza a medio-lungo termine della tecnica, ed eventuali fallimenti potrebbero avere ripercussioni anche sul resto del mondo. (ANSA). Y91-NAN 23-GEN-18 11:43 NNNN

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