Burocrazia: perché le regole ci perseguitano e perché ci rendono felici

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c’erano ancora nel XIX secolo: ho una copia del certificato di nascita di mio nonno, rilasciato a Springfield, Illinois, nel 1958, ed è una pergamena piena di colori, caratteri gotici e cherubini (e interamente scritta in tedesco). Quello di mio padre, invece, rilasciato nel 1914 a Lawrence, Kansas, è monocromatico e del tutto spoglio, solo linee e caselle, anche se compilate con una bella scrittura fiorita. Il mio, rilasciato a New York nel 1961, non ha neanche quella: è scritto a macchina e timbrato e manca completamente di personalità. Le interfacce informatiche che si usano oggi per quasi tutti i documenti sono ancora più noiose. È come se ci fosse la volontà di spogliarli gradualmente di qualsiasi tratto vagamente profondo o lontanamente simbolico. Non c’è da sorprendersi che gli antropologi si disperino per questo. Siamo attirati dalle aree di densità. Gli strumenti interpretativi a nostra disposizione ci fanno orientare attraverso reti complesse di senso e significato: cerchiamo di interpretare complicati simbolismi rituali, drammi sociali, forme poetiche e reti di parentela. Tutti questi elementi sono accomunati dal fatto di essere infinitamente ricchi e, allo stesso tempo, aperti. Per esaurire tutti i possibili significati, le motivazioni o i collegamenti di un rito del raccolto romeno, o di un’accusa di stregoneria nella società zande, o di una saga familiare messicana ci vorrebbe una vita intera – o anche più di una, in realtà, a voler ricostruire l’intero ventaglio di relazioni con gli elementi sociali e simbolici che questo lavoro inevitabilmente porta alla luce. La documentazione cartacea, invece, è pensata per essere il più possibile semplice e chiusa. Anche quando si parla di moduli complessi (magari incredibilmente complessi), la complessità deriva da una stratificazione di elementi molto semplici ma apparentemente contraddittori, come un labirinto formato dalla giustapposizione infinita di due o tre motivi geometrici elementari. E, come un labirinto, la documentazione cartacea è chiusa in se stessa. Quindi non c’è molto da interpretare. Clifford Geertz è diventato famoso per la sua «descrizione densa» dei combattimenti dei galli a Bali: osservando ciò che succede in un singolo incontro, scrive, è possibile capire l’intera società balinese, dalla concezione della condizione umana, della società, della gerarchia e della natura ai dilemmi e alle passioni fondamentali dell’esistenza. Tutto questo semplicemente non si può fare con un modulo di richiesta di mutuo, per quanto «denso»; e anche se qualche temerario si mettesse a scrivere un’analisi del genere – magari solo per provare


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