
8 minute read
la società La meglio gioventù
Quando la Generazione Z incontra attivismo e politica
tornate alla luce le battaglie contro le disuguaglianze sociali, prima accantonate Eppure, quella di oggi è una combinazione ancora differente perché concentrarsi sulle questioni civili non significa sempre perdere d’occhio quelle sociali “I temi ora sono diversi rispetto a quelli di 10 o 15 anni fa, quando le questioni relative a scuola e università principalmente erano quelle che attiravano la maggior parte delle potenzialità di mobilitazione, attivazione e azione collettiva”, conferma il sociologo Zamponi, ribadendo quanto ora i temi civili siano maggiormente legati ad una critica del sistema economico e delle società
La militanza oggi
Percentuale di giovani che negli ultimi 12 mesi hanno partecipato a riunioni in associazioni ecologiche, per i diritti civili, per la pace (2005-2021) Dati elaborati da Openpolis su fonte Istat teresse verso l’ambiente e i diritti civili e non verso le questioni sociali?
La risposta va ricercata a ritroso nella storia “Tra la fine degli anni Settanta e l’inizio degli anni Ottanta c’è un turning point, perché finisce il periodo delle ideologie egualitarie e si impone un'altra ottica, quella del neoliberismo”, afferma la storica Daniela Saresella, docente di Storia dei movimenti politici e sociali all’Università degli studi di Milano Un cambio di rotta che ha portato a prestare attenzione più all’individuo che alla società in cui vive Influenzando anche i movimenti giovanili, che hanno perso interesse per il problema della disuguaglianza e la questione sociale Questa inversione negli ultimi quarant’anni ha coinvolto indifferentemente tutti, dai gruppi di destra ai collettivi di sinistra, che hanno così perso quella spinta per le battaglie sociali, orientandosi al contrario verso un impegno oceanico per i diritti civili In effetti, i movimenti giovanili hanno subito una trasformazione importante soprattutto in termini tematici Solo con la crisi economica del 2008 - e in parte con l’emergenza Covid del 2020 - sono
Questa visione più sociale dei diritti civili è confermata in un certo senso anche dall'azione dei giovani militanti e attivisti del panorama studentesco Che, malgrado fazioni e sensibilità diverse, si ritrovano a combattere in alcuni casi per lotte simili declinate in modo differente Effettivamente per i diritti civili c è un livello maggiore di sensibilità, ma si tratta di questioni su scala globale, come il clima La nostra è una generazione globalizzata ma anche ancorata all attivismo sociale e politico , racconta a Lumsanews Leonardo Soffientini, coordinatore della Rete degli Studenti Medi Un nodo, quello ambientale, su cui tutti i movimenti giovanili si incontrano “Noi abbiamo sempre cercato di dare un'impronta sociale alle nostre battaglie Negli ultimi anni abbiamo assistito ovviamente al fenomeno dell'impegno eterodiretto, come nella questione del clima”, dice Sergio Filacchioni, responsabile di Blocco Studentesco, riconoscendo che “in ogni caso molte battaglie, per esempio sull'ambiente, sono più che condivisibili” Tuttavia, i movimenti giovanili continuano a differire profondamente tra di loro Infatti se è vero che sembrano non esserci più né i mezzi né i presupposti per un certo tipo di tensione politica, né per un ritorno della lotta armata, è vero anche che nel modus operandi di ciascuna compagine rimane latente un conflitto Spesso inasprito dall’uso dei social, che, come segnala Luigi Di Gregorio, professore di Comunicazione politica all’Università della Tuscia, “aiutano a polarizzare l’associazionismo giovanile” Ed è proprio la polarizzazione ad innescare il circuito dentro il quale si manifesta la violenza, come nel caso del Michelangiolo di Firenze Un episodio - e i suoi strascichi - che a dispetto delle botte testimonia però un risveglio Quello dello spirito di partecipazione, del confronto politico ma soprattutto della difesa della democrazia da parte della Gen Z
Il Ritorno In Piazza
GEN Z E PARTECIPAZIONE
Secondo l’Istat sono i ragazzi e le ragazze tra i 14 e i 24 anni ad essere i soggetti più coinvolti nella politica attiva Rispetto alla media della popolazione, sono infatti gli adolescenti e i giovani adulti a partecipare con maggiore frequenza a riunioni in associazioni per l'ambiente, i diritti civili o la promozione della pace Quindi non solo un'adesione formale a dei principi, ma una vera e propria mobilitazione per promuoverli e sostenerli
Lo Scontro A Firenze
LICEO MICHELANGIOLO
Sabato 18 febbraio 2023 sei ragazzi di Azione Studentesca hanno aggredito due studenti della scuola fiorentina, membri del collettivo antifascista Sum Un episodio simile a quanto accaduto davanti al liceo linguistico Pascoli di Firenze qualche giorno prima, quando durante un volantinaggio alcuni militanti di destra si sono scontrati con gli studenti dell’opposta fazione politica, brandendo cinghie e gueanti di pelle
La militanza giovanile non è morta. Anzi è più viva che mai Chi sono e come si muovono i movimenti 4.0 nelle scuole
I PARERI DEI MILITANTI
Leonardo Soffientini è il coordinatore della Rete degli Studenti Medi Studia Scienze Politiche alla Sapienza, ma si è avvicinato alla politica quando aveva solo 16 anni Ci ha raccontato che cosa significa essere militante oggi
Si parla spesso di poca partecipazione politica da parte dei giovani, ma i dati lo smentiscono
“Secondo la Rete Studenti Medi quando si parla di crisi della partecipazione giovanile, l’elemento non è tanto la mancanza di interesse politico Oggi attraverso i social network e Internet la nostra generazione è particolarmente informata su molti fatti Il nodo è invece quello della crisi della rappresentanza dei giovani cioè il fatto di non riuscire a mettere in collegamento la partecipazione giovanile alla vita pubblica e le idee dei ragazzi con l’attuale sistema partitico I giovani hanno perso quel tipo di riferimento, anche a causa di una sfiducia importante nella politica istituzionale Oggi il giovane esprime una politica più attraverso l’attivismo digitale con un post su Instagram o un Reels, piuttosto che attraverso il voto”
Come mai l’interesse dei giovani si è spostato su questioni più civili e globali?
“La nostra è una generazione che è molto globalizzata Tanti ragazzi, più che sentirsi appartenenti anche alla politica del proprio Paese, si sentono quasi più vicini a una politica mondiale Penso al movimento Fridays for Future, che per riempire le piazze senza nemmeno una call to action nelle scuole Effettivamente per i diritti civili c’è un tipo di sensibilità in più rispetto a quelli sociali, su cui comunque si rimane ancorati, probabilmente proprio perché si tratta di questioni su larga scala globale, e non semplicemente del nostro Paese all’attivismo sociale e politico Inoltre, il movimento ambientalista non ha avuto bisogno dell’appoggio di nessuna forza politica perché la sua visione è condivisa trasversalmente da tutti i partiti portavano”
Con l’inizio della guerra e la fine del Covid, c’è stato un risveglio dei movimenti giovanili e un avvicinamento da parte dei partiti?
C è stato un avvicinamento della politica alle realtà giovanili Forse però, oltre a qualche dimostrazione a livello di narrazione pubblica, in realtà non c’è stato nessun tipo di azione concreta per aprire le porte della politica ai giovani Questo perché politicamente si ragiona su schemi ancora legati alla prima o alla seconda Repubblica, o a un arco parlamentare ben definito da sinistra a destra Parliamo di generazione diverse Tra loro rimane una differenza importante proprio a livello di vedute, di temi e di narrazioni che vengono portati avanti e che non entrano in contatto con le esigenze specifiche dei giovani”
In che cosa i movimenti studenteschi di oggi differiscono concretamente da quelli del passato?
“Ancora oggi, sia a destra che a sinistra ci sono organizzazioni politiche studentesche molto ideologiche, con un forte legame con i miti del passato Però coesistono anche organizzazioni come la nostra, schierate chiaramente ma democraticamente Inoltre nel panorama giovanile c’è sempre un elemento di conflitto tra la compagine antifascista di sinistra e quella di destra E questo riprende sicuramente schemi di tipo novecentesco, riproposti nelle formule, nei modi e nei simboli Ma la differenza è chiara: sta nei mezzi, che non sono gli stessi Bisogna quindi attualizzare le attuali formule di espressione politica, tenendo a mente che però non c’è quella progettazione e quell’idea concreta di sovvertire l’ordinamento statale o di mettere in discussione la formula repubblicana o democratica del paese, che era invece l'elemento forte di quelle realtà novecentesche Sono elementi comunque che vanno attenzionati” (m s b )
Sergio Filacchioni ha 24 anni ed è il responsabile del Blocco Studentesco Nazionale A Lumsanewsi ha spiegato cosa spinge un giovane verso l impegno politico e che cosa è cambiato rispetto al passato Che cosa porta un giovane nel 2023 ad avvicinarsi alla militanza politica e qual è l’età dei vostri militanti?
“Io mi sono avvicinato alla politica quando avevo 16 anni L’ho fatto perché avevo voglia di impegnarmi nella mia scuola e di farlo con il blocco studentesco perché personalmente reputavo fossero quelli che meglio sapessero incarnare uno spirito giovanile Il blocco oggi conta su una fascia d’età che va dai 16-17 anni ai 25-26 anni, quindi non solo studenti ma anche universitari o addirittura giovani lavoratori La fascia d’età si è allungata”
Negli ultimi anni l’impegno politico dei giovani si è dedicato maggiormente alle battaglie civili La vostra invece è un’azione rivolta al sociale?
“Noi abbiamo sempre cercato di portare avanti una battaglia per gli studenti Ci definiamo sindacato studentesco Ci occupiamo della rappresentanza dentro le scuole o delle battaglie sull’edilizia scolastica, sui libri di testo o sugli affitti universitari Insomma cerchiamo sempre di dare un’impronta sociale alle nostre battaglie Negli ultimi anni la mobilitazione giovanile è stata un po’ eterodiretta, come nel caso dei primi scioperi dei Fridays for future, in cui l’impegno studentesco era accompagnato da un impegno istituzionale, facendo perdere di senso la protesta In ogni caso molte battaglie, per esempio sull’ambiente, sono più che condivisibili”
A proposito di battaglie, c’è stata una ripresa concreta dell’iniziativa politica dopo il lockdown?
“Il lockdown ha fermato un po’ tutto, ha ucciso lo spirito della comunità scolastica, allontanando ancora di più i ragazzi e portando a un disimpegno totale Ma noi di Blocco studentesco abbiamo tenuto viva l’attività Quando siamo tornati dentro la scuola, abbiamo cercato di spingere gli studenti a riscoprire l impegno e il valore della partecipazione alla politica studentesca È stato difficile ma siamo riusciti a tornare a fare politica, forse come facevamo prima Come movimento studentesco cercate di smarcarvi dal passato, evitando di scivolare nella spirale della violenza?
“Noi non siamo nostalgici, perché sono tempi che non abbiamo mai vissuto In Italia solo 40 anni fa ci sono state stagioni politiche ben più tese, ma oggi quel tipo di tensione politica non è più possibile perché non ci sono più i presupposti, in primis della lotta armata C’è un altro tipo di violenza però, quella burocratica, di chi cerca di bloccare il fermento giovanile rispetto ad alcune tematiche Nelle scuole e nelle università non ci si può esprimere liberamente perché ci sono presidi o rettori che sono commissari politici Quindi davanti a un impegno di studenti non conforme alle loro idee, si sentono autorizzati a esiliarli e stigmatizzarli come il male assoluto Questo genera tensione politica e violenza Ma soprattutto commette un grosso crimine contro la politica, perché invita i giovani a non impegnarsi”
Quindi è questa la ragione del vostro striscione appeso contro la preside a Firenze?
“In realtà non è stato uno striscione contro la preside Il messaggio che abbiamo cercato di mandare è che chiunque cerchi, tramite la propria carica pubblica, di orientare una scuola in un senso o nell’altro, deve essere combattuto Questo atteggiamento lede chiunque si voglia impegnare, perché basta non essere allineati con il pensiero della preside e si finisce per essere esiliati Ma questo è un grandissimo danno perché continuerà ad alimentare la tensione” (m s b )