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“Francesco ha rivendicato il diritto del Vaticano di dire la parola pace”

L’analisi dello storico Alberto Melloni a Lumsanews

di MARTINA VIVANI

Alberto Melloni, professore ordinario di Storia del cristianesimo nell Università di Modena-Reggio Emilia, in un intervista rilasciata a Lumsanews, ripercorre il primo decennio di pontificato di Papa Francesco, analizzando il pensiero e le azioni del Pontefice Bergoglio può essere considerato un Papa rivoluzionario?

“Papa rivoluzionario è una definizione che a me sembra un po’ semplice In occidente si è talmente disabituati a un cristianesimo radicale che il cristianesimo di Bergoglio non lo si riesce a definire tale e bisogna dunque trovare un altro aggettivo Più che un rivoluzionario è un cristiano ed è un uomo risoluto Non ha paura delle cose che fa e sa cambiare direzione senza farsi notare troppo”

Tra le questioni prioritarie vi è il ruolo dei laici nella Curia La riforma della Curia come può integrare nel governo della Chiesa laici, donne e religiosi e religiose, senza sconvolgere la sua struttura gerarchica, ma attualizzandola?

“C’è una cronologia da tenere a mente La Curia romana è un’istituzione mai toccata fino al 1908, poi dalla riforma di Pio X tutti i pontefici l’hanno rimaneggiata, con risultati molto effimeri Secondo me l’aspetto più qualificante della riforma di Francesco, e anche il più inquietante, non è tanto la ridislocazione di mansioni ma è l’argomento con cui si è voluta creare la possibilità di nominare in Curia delle persone non consacrate vescovi Per fare ciò, presumo fidandosi di Padre Ghirlanda che poi ha fatto cardinale, Francesco ha restaurato la distinzione tra potestà d’ordine e potestà di giurisdizione Sono aspetti di una sottigliezza assoluta ma decisivi, infatti la distinzione delle due potestates conferisce al Papa tutta la giurisdizione Tuttavia, in questo modo ha diffuso una visione diversa dell’episcopato, secondo me molto più debole di quella del Concilio Non serve a dire che abbia scelto dei consiglieri non particolarmente avveduti o conciliari, ma vuol dire che probabilmente il problema della riforma della Curia non è organizzativo

A seguito di questa riforma, hanno ragione coloro che lo accusano di aver accentrato eccessivamente i poteri su di sé?

“C’è una cosa che mi ha fatto impressione Nella bolla di costituzione della Curia romana del 1588 di Sisto V, il Romano pontefice è citato una dozzina di volte, in quella di Papa Francesco un centinaio di volte Corrisponde perfettamente al meccanismo di governo della Compagnia di Gesù per cui tutti ascoltano tutti e poi decide uno solo Lo abbiamo imparato in questi 10 anni: i due papi non erano Benedetto e Francesco ma Francesco e Francesco C’è un Francesco dal pulpito, che fa risuonare la parola biblica con una forza unica e diretta

E c’è il Francesco di governo, un gesuita di una verticalità assoluta che non solo non ha paura di prendere decisioni, ma non ha paura di castigare e di fare quello che vuole senza consultare nessuno L’andata all’ambasciata russa la mattina dello scoppio della guerra in Ucraina è stata l’apoteosi di tutto questo”

Il giornalista vaticanista ed ex direttore di TV2000 Lucio Brunelli ha avuto modo di approfondire la conoscenza di Bergoglio attraverso più di quindici anni di frequentazione Nel suo libro dal titolo Papa Francesco come l ho conosciuto io, descrive la figura di Bergoglio attraverso un ritratto inedito In un intervista a Lumsanews racconta alcuni retroscena Per fare una citazione diretta al titolo che ha scelto per il suo libro, lei Papa Francesco come lo ha conosciuto?

“Nel 2005 a Roma quando era ancora cardinale a Buenos Aires Lo conobbi in occasione del Sinodo mondiale dei vescovi Ero molto curioso di incontrarlo perché ero rimasto affascinato dai racconti che avevo sentito sul suo conto Mi parlavano di questo cardinale atipico, che non aveva autista e si muoveva con i mezzi pubblici Inizialmente mi ero fatto un’immagine di lui come di un uomo molto severo dal punto di vista spirituale, ma poi conobbi una persona mite e timida con un notevole umorismo A tal proposito lui una volta mi disse: ‘L’umorismo è l’espressione umana più vicina alla grazia di Dio'”

C’è un viaggio apostolico che ha avuto modo di affrontare con Papa Francesco e he le ha lasciato un profondo ri- cordo?

Nella mia carriera ho avuto modo di seguire maggiormente Giovanni Paolo II e Benedetto XVI nei loro viaggi Ricordo però di essere andato a trovare Bergoglio a Buenos Aires prima che diventasse Papa Fu una bellissima esperienza ed ebbi modo di approfondire la sua conoscenza” Francesco ha reso la comunicazione il tratto distintivo del suo pontificato Pensa che il suo modo di rapportarsi con i fedeli sia cambiato rispetto ai primi anni?

“Certamente è stato rivoluzionario nel rapportarsi con i media e con i giornalisti Non ho notato grandi cambiamenti nel suo modo di comunicare ai fedeli Però rispetto ai primi anni di pontificato, la sua forte timidezza iniziale è andata a sparire, probabilmente dettata dai ritmi frenetici della vita papale”

C’è un’innovazione comunicativa che l’ha colpito maggiormente in qualità di giornalista?

“All’inizio di ogni viaggio apostolico, prima della partenza, si teneva la conferenza stampa con i giornalisti sull’aereo Io, così come anche i miei colleghi, avevamo il dovere di presentare in anticipo le domande alla sala stampa vaticana, le quali venivano poi vagliate e selezio- nate Papa Francesco, invece, fin dal suo primo viaggio all estero, introdusse la novità di tenere la conferenza stampa al ritorno Oltre a ciò, introdusse la libertà assoluta per quanto riguarda le domande da poter porre Ricordo che ci rivolgemmo tutti a Padre Lombardi, il direttore della sala stampa della Santa Sede, chiedendo che tipo di domande potessimo fare Lui ci rispose: ‘Il Papa mi ha detto che potete chiedergli qualsiasi cosa per tutto il tempo che ritenete opportuno ” Quanto l’eredità lasciata da Ratzinger ha influito sulle scelte di Francesco?

“C’era molta stima reciproca Credo anche che alla luce delle ultime dichiarazioni di Papa Francesco in merito alle motivazioni che lo potrebbero portare ad una possibile rinuncia, l’eredità lasciata da Ratzinger abbia svolto un ruolo importante Nonostante Bergoglio abbia detto che al momento la rinuncia non è un’opzione contemplabile, in questo il suo predecessore ha aperto una strada, in realtà già esistente Francesco ha commentato la decisione di Benedetto XVI, parlando di un’eventualità che oggi è molto più concreta; nel senso che apparirà più facile per tutti i successori di Ratzinger praticare questa stessa via”

In merito alla guerra in Ucraina, si è detto aperto a incontrare i presidenti di tutti e due i Paesi coinvolti. Considerate le spinte ideologiche molto forti da entrambe le parti, qual è la posizione di Bergoglio?

Per capire la posizione del Papa sulla guerra bisogna fare un passo indietro Quando lui andò in Messico, al muro che lo separa dagli Stati Uniti, e disse del presidente Trump che “chi fa muri non è cristiano”, Francesco toccò un taboo della cultura politica americana In quel momento, secondo me, lui ha acquisito un’ostilità non repubblicana o democratica ma americana Una seconda questione riguarda la bomba atomica Francesco nella “Fratelli Tutti” nel capitolo più dimenticato e meno letto, condanna la deterrenza atomica Le armi atomiche al mondo non le hanno in tanti, anche questo ha aumentato il numero degli antagonisti che trovano questa presa di posizione irresponsabile Quando la Russia ha invaso l’Ucraina l’idea del Papa è stata quella di rifiutare il principio per cui l’unica parola che non si potesse dire fosse la parola pace Secondo me, coraggiosamente, in questo non arretra di un millimetro E paradossalmente è più allineato alle Nazioni Unite e Israele di quanto non lo siano i Paesi occidentali Quando il Papa domanda la pace non sta affatto subendo influenze filo-putiniane, sta dove stanno i grandi organismi internazionali Però, nel clima che si è creato nell’informazione e nella propaganda sia occidentale che orientale, questa cosa non viene ammessa” Dunque, il Papa sta cercando un punto di equilibrio?

“Francesco rifiuta l’idea che l’unica prospettiva sia quella della vittoria A mio parere, in questo momento rappresenta una grande voce in quanto il rischio che la Chiesa cattolica venga kirillizzata, ossia arruolata in una logica di difesa delle ragioni di una parte, è molto forte, e lui si rifiuta Un altro aspetto importante legato alla guerra in Ucraina e che interessa molto alle Chiese è il fatto che questo conflitto sia iniziato prima davanti agli altari che sui campi di battaglia Una guerra che schiaffeggia ciò che è stato il percorso ecumenico Dunque, c’è un tentativo di equilibrio da parte del Papa, ma la cosa a cui lui guarda è soprattutto un’esigenza evangelica Si ha la sensazione che ci siano una linea politica della Santa Sede, ossia quella che domanda una nuova Helsinki per l’Europa, e una linea del Papa, che è quella che cerca di rivendicare il diritto della Chiesa di poter dire la parola pace” Quanto sono politiche le azioni e le dichiarazioni del Papa?

“Di sicuro il suo è un papato nel quale non c’è paura di risultare autoritario Francesco dà un messaggio politico: rappresenta una forma di verticalità del potere rispetto alla quale la sinodalità viene molto lodata ma non si vede quando entra in funzione Un messaggio politico oggettivo è rappresentato anche dalla sua origine: primo uomo del sud del mondo che arriva al vertice di una struttura di potere tipica del nord del mondo Lo si vede anche nel modo in cui guarda la politica italiana”

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