MYTH(E)OS. From the Myth to God

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ART DIRECTION Kronos Gallery GRAPHICS Margherita Secchi MAIN TEXT Denis De Paoli CRITICAL ESSAY Margherita Secchi © 2021 KRONOS GALLERY

KRONOS GALLERY Via S. Marco, 21 — 38122 Trento, Italy P.I. 02581220221 | T. +39 0461 1993315 info@kronosgallery.com | www.kronosgallery.com


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MYTH(E)OS FROM THE MYTH TO GOD

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2021 MYTH(E)OS. From the Myth to God Allestimento espositivo, Kronos Gallery, Trento


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MYTH(E)OS.

QUANDO L’ ARTE ANTICA ISPIRA L’ ARTE CONTEMPORANEA Denis De Paoli

ATPKO (“atipico”) nasce a Trento nel 1988 e già all’ età di 15 anni inizia ad avvicinarsi al mondo dei graffiti. Nelle periferie della città, prendendo pratica con la tecnica dello spray, ATPKO muove i primi passi e inizia a delineare un suo stile. ATPKO non si ispira ad alcun artista in particolare, ma trova spunto da un’insieme di differenti situazioni ed esperienze del personale background che ne delimitano la scelta del soggetto. Intorno alla metà del primo decennio del nuovo secolo l’artista decide di provare una tecnica diversa, lo stencil, rappresentando soggetti quotidiani e rappresentativi dal suo particolare punto di vista. Negli anni ha realizzato diverse opere pubbliche ricercando sempre di

più una propria appartenenza ed un proprio stile comunicativo. Nel 2016, all’età di 28 anni, ATPKO raggiunge una maturazione importante e inizia a gettare solide basi per una futura evoluzione: la tecnica principale utilizzata, come detto, è quella dello stencil dove varia dalle classiche composizioni multi livelli fino ad utilizzare mezzitoni con visuali prospettiche particolari ed innovative. Uno dei punti di forza di ATPKO è la sperimentazione effettuata su supporti differenti; la sua manualità realizzativa gli permette di poter adattare la sua arte a differenti lavorazioni. L’uso sapiente di stucchi in cemento, gesso, pasta di ferro, cartongesso e polistirolo viene mescolato sapientemente con il soggetto


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per poter poi ottenere un risultato finale d’impatto, estrapolando un’opera d’arte legata tanto al contesto urbano quanto alla bellezza di figure mitologiche ed opere d’arte antiche. È importante evidenziare l’approccio molto metodico dell’artista: dopo una prima fase di ricerca sul soggetto, che deve essere di impatto e con un significato profondo, quasi esoterico, tale soggetto viene poi sviluppato e impreziostito accentuando un dettaglio oppure utilizzando una figura intera. L’artista inoltre gioca con inserti e dettagli, quali crateri o ossidazioni, in modo tale da spiegare a chi osserva come anche un deperimento dato dal tempo, dalle intemperie o da agenti esterni possa impreziosire e valorizzare l’opera rendendola di fatto un pezzo unico. Le matrici degli stencil vengono utilizzate una sola volta eliminando la riproducibilità dell’opera, in controtendenza con gli stencil artist moderni. La non riproducibilità dell’opera obbliga ATPKO a dover sempre ricercare composizioni differenti che abbiano significati profondi o che rappresentino dettagli di particolari della vita quotidiana.

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Nel suo recente corpus ATPKO decide di rappresentare scene mitologiche del passato dell’umanità. Soggetti conosciuti, opere antiche presenti nei maggiori musei mondiali e statue greche sono infatti rappresentati tramite una propria essenza. L’obiettivo di ATPKO è quello di valorizzare antichi miti e leggende, rivisitandoli in chiave moderna. La collezione esposta in mostra segue un percorso espositivo ben preciso; comincia con il S. Michele Arcangelo, colui che rappresenta la milizia celeste dove la bellezza e la ricchezza spirituale risultano ancora un valore dei giorni nostri. Il nome del Santo deriva dall’espressione Mika-El che significa “chi è come Dio?” e che rappresenta uno dei trait d’union del percorso espositivo. San Pietro, Ares, Apollo fanno da contrapposizione ad Atlante, Poseidone ed Hercules, mentre una serie di Madonne va a chiudere il percorso espositivo. Il contrasto realizzativo ci indica che il trascorrere del tempo lascia il segno nelle persone senza però sminuirne il valore ed è infatti questo l’obbiettivo del percorso di Myth(e)os.


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| MYTH(E)OS. Quando l’arte antica ispira l’arte contemporanea

Myth(e)os. From the Myth to God ha come obiettivo quello di confrontare l’ultima serie di opere dell’artista contemporaneo ATPKO con alcuni capolavori realizzati da grandi maestri del passato. L’allestimento espositivo si propone di accompagnare il visitatore attraverso un percorso che trascende lo spazio e il tempo e che si focalizza sul sacro, inteso nella sua tradizionale accezione come qualcosa che è extraordinario (dal latino extra, ovvero “fuori” e ordinario, cioè “normale”), connesso all’esperienza di una

realtà totalmente diversa da quella ordinariamente percepita e indicata come profana. Il mito (dal greco Mythos) racchiude in sè un valore sacro, che racconta di esseri divini, eroi e dei, e questo si osserva nelle opere realizzate da ATPKO. L’arte sacra dal valore più prettamente religioso si ammira invece nei capolavori dei grandi maestri antichi, dove vi sono rappresentati soggetti che esprimono la bellezza del creato, del creatore e quindi di Dio (dal greco Theos).


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2020 Art by ATPKO Trento, Italia

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2021 Principe della Milizia Celeste Spray e stencil su gesso e stucchi 83,5 x 113,5 cm (90 x 120 cm)



2021 L’Arcangelo Spray e stencil su gesso e stucchi 166 x 119 cm (171,5 x 124,5 cm)



2021 Medusa Spray e stencil su gesso e stucchi 45 x 60 cm (50 x 65 cm)



2021 Giasone Spray e stencil su gesso e stucchi 21 x 31,5 cm (30 x 40 cm)



2021 Marco Aurelio Spray e stencil su gesso e stucchi 31,5 x 37,5 cm (37 x 43 cm)



2021 Petrus Spray e stencil su gesso con foglia d’oro e stucchi 151 x 47 cm (157 x 53 cm)



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2021 Petrus (Dettaglio)


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2021 Humana Libra Spray e stencil su gesso e stucchi 39,5 x 57,5 cm (66,5 x 76,5 cm)



2021 Eusebeia Spray e stencil su gesso e stucchi 61,5 x 51,5 cm (73,5 x 63,5 cm)



2021 Atlante Spray e stencil su gesso e stucchi 61,5 x 81,5 cm (67 x 87 cm)



2021 Ares Spray e stencil su gesso e stucchi 84 x 74 cm (95 x 85 cm)



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| Approfondimento su ATPKO: i supporti

ATPKO utilizza, fra i diversi supporti, pannelli di gesso. Tali pannelli vengono utilizzati ispirandosi a pezzi di muro antichi, a frammenti del passato del genere umano. L’artista, in questo frangente, intende creare una sorta di capsula del tempo, fermando un istante ed una rappresentazione storica in un opera d’arte. L’utilizzo degli stencil, in background, come i vecchi motivi di pregio delle abitazioni nobiliari, conferisce profondità al soggetto. Questi creano uno stacco

aumentando la leggerezza dell’opera stessa. ATPKO, al fine di ricercare un realismo compositivo e sintetizzare un decadimento materico, è solito impreziosire la tela con fori e crateri. Tali crateri creano una sensazione di usura, di anticato, donando all’opera un aspetto vissuto, all’interno dei quali l’artista utilizza diverse tecniche per aumentare la sensazione di passato. Ossidazioni, finta ruggine e foglia oro sono materiali ben padroneggiati dall’artista.


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2021 L’Arcangelo (Dettaglio)


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| Approfondimento su ATPKO: i supporti

In queste tele, ATPKO intende replicare l’effetto corten. Corten è una parola composta che trae origine dall’inglese corrosion resistance e tensile strenght: resistenza alla corrosione e proprietà meccaniche superiori. La peculiare matericità di questo effetto acciaio brevettato nel lontano 1933 dalla United States Steel Corporation è oggi particolarmente in voga grazie al suo caratteristico cromatismo tipico dell’ossidazione controllata. L’artista utilizza un primer sulla tela con lo scopo di utilizzarlo come aggrappante per la successiva fase di produzione. Di conseguenza applica una pasta di ferro che rende il supporto di un colore

tendente al grigio. A tale pasta applica in seguito degli acidi non tossici che innescano una reazione particolare, ossidandola. L’artista ora ha una tela molto piatta e senza sfumature, che rende caratteristica ed equilibrata la composizione finale. Come ultimo processo, ATPKO applica, tramite colatura con delle siringhe differenti, una gradazione di colore come il giallo, l’ottanio o l’arancione, che rendono maggiormente realistico questo effetto e ampliano la gamma di colori presenti sull’opera. La ricerca dell’artista è focalizzata sul conferire un aspetto vivo, vissuto e pregiato.


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2021 Apollo (Dettaglio)


2021 Apollo Spray e stencil su tela lavorata con ossidazione di pasta di ferro effetto corten 170 x 150 cm



2021 La Giovinezza Spray e stencil su tela lavorata con ossidazione di pasta di ferro effetto corten 40 x 40 cm



2021 Hercules Spray e stencil su tela lavorata con ossidazione di pasta di ferro effetto corten 30 x 40 cm



2021 Afrodite Spray e stencil su tela lavorata con ossidazione di pasta di ferro effetto corten 30 x 30 cm



2021 Il fantino di Artemision Spray e stencil su polistirolo lavorato con ossidazione di pasta di ferro effetto corten 50 x 100 x 22 cm



2021 Asteria Spray e stencil su gesso e stucchi 27 x 10 cm (55 x 37 cm)



2021 Neptuno Spray e stencil su tela trattata con stucchi e cuciture 100 x 120 cm



2020 Omero Pannello in legno intagliato a laser e retroilluminato con led 48 x 66,5 cm (53,5 x 73 cm)



2020 Castor Pannello in legno intagliato a laser e retroilluminato con led 48 x 66,5 cm (53,5 x 73 cm)



2020 Atena Spray e stencil su cuoio trattato, fili, cuciture e cornice d’artista in ferro smerigliato 78,5 x 78,5 cm



2021 Arkì Spray e stencil su drappo di tessuto 52,5 x 104,5 cm (58,5 x 110,5 cm)



2019 Madonna con Bambino Spray e stencil su portoncino in legno antico 79,5 x 171,5 cm



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2021 Madonna con Bambino (Dettaglio)


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IL TEMPERAMENTO DECISO E TRAVOGENTE DI RUBENS Margherita Secchi

Quando Pieter Paul Rubens, nell’ottobre del 1608, rientra ad Anversa dopo un soggiorno di otto anni in Italia, il suo stile pittorico si considera evoluto e caratterizzato dalle influenze della lezione di Tiziano, Tintoretto, Raffaello, Michelangelo e Caravaggio. La sua pittura barocca è ora grandiosa, le composizioni sono trionfali. Nelle sue opere traspare una grande teatralità e le scene sono impetuose, dinamiche, i colori sono ricchi e vibranti. Sempre più richiesto, per far fronte all’intensa attività l’artista crea una bottega organizzata secondo i metodi dell’industria e impiega un gran numero di collaboratori e allievi scelti considerando le singole specializzazioni, sulla base di parame-

tri razionali. Tra le personalità più di spicco vanno menzionati Jan Brueghel il Vecchio, Jan Wildens, Martin Ryckaert, specializzati nella pittura di paesaggio e Antoon Van Dyck e Jacob Jordaens delle figure, Frans Snyders, Paul de Vos degli animali. È del 1614-1615 la realizzazione del dipinto Il Banchetto d’Achelous, oggi al Metropolitan Museum di New York, eseguito in collaborazione con Jean Brueghel il Vecchio; la mano del Maestro Rubens si può vedere nella realizzazione dei personaggi, mentre il suo collaboratore realizzò lo scenario. I corpi di Rubens sono corpi carnosi, i ritmi della composizione sono dinamici: si rivela lo stile rubensiano barocco che introdusse nella pittura


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fiamminga al ritorno dal viaggio in Italia. Il soggetto è tratto dalle Metamorfosi di Ovidio, Libro XIII Capitolo V, versi 547-576, dove si narra del viaggio di Teseo di ritorno da Creta e la sosta nei pressi del fiume Achelous; il Dio di tale fiume offrì ospitalità agli eroi e, durante il banchetto che si apprestò ad organizzare in loro onore, narrò a Teseo dell’isola che si vedeva in lontananza. Archelous raccontò di avere amato Perimele, che venne gettata nel fiume dal padre. A seguito di tale drammatico fatto, Archelous si rivolse a Nettuno ed ottenne che la sua amata fosse mutata in un’isola. Solo qualche anno più tardi, l’artista

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trattò lo stesso soggetto nel dipinto Il Banchetto d’Achelous, realizzato fra il 1617 e il 1618 e ritrovato solo intorno agli anni ‘60 presso una collezione privata di Milano, in precedenza proveniente da una collezione inglese. Il dipinto presenta le caratteristiche specifiche dello stile e della tecnica rapida proprie delle opere dell’artista databili verso la fine del primo decennio del Seicento. Le forme e i movimenti sono più vigorosi e vivaci rispetto a quelli realizzati nel precedente dipinto, la composizione d’insieme è anch’essa grandiosa e trionfale, ma più unita ed equilibrata. Vi è un cromatismo intenso, i colori utilizzati sono vivi, brillanti, vi sono violenti colpi di luce che definiscono


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| Il temperamento deciso e travolgente di Rubens

una teatralità impetuosa. La tecnica e l’esecuzione rispondono propriamente agli impulsi del temperamento dell’artista: il tocco deciso, nervoso, le sfumature vive ed accentuate, i tratti energici ed incisivi manifestano tutta la sua personalità. Come detto in precedenza, l’artista si affidava a dei collaboratori e vi

sono molte supposizioni sulla parziale esecuzione degli accessori da parte di uno di essi, in particolare venne evidenziata l’ipotesi che Rubens si valse di Snyders per la realizzazione delle nature morte. Tuttavia, la tecnica dello Snyders risulta essere molto meticolosa e meno decisa di quella che appare in questo dipin-


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1617 - 1618 Att. Pieter Paul Rubens Il Banchetto d’Achelous olio su tela, 122 x 96 cm (dettaglio)


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| Il temperamento deciso e travolgente di Rubens

to: la natura morta è stata realizzata con pennellate larghe e si riscontra la medesima sicurezza e il medesimo dinamismo che caratterizzano l’intera fattura pittorica, così come anche le magnifiche nature morte esistenti, ad esempio quelle custodite nel museo di Karlsruhe. È quindi

accettato dalla critica il convincimento che l’opera in questione sia stata realizzata esclusivamente dal Rubens senza avvalersi dell’intervento di assistenti. Lo stile audace, l’intenso e travolgente dinamismo e la salda fattura si manifestano in tutta composizione d’insieme.


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1617 - 1618 Att. Pieter Paul Rubens Il Banchetto d’Achelous olio su tela, 122 x 96 cm (dettaglio)


1617 - 1618 Att. Pieter Paul Rubens Il Banchetto d’Achelous olio su tela, 122 x 96 cm



L’INEGUAGLIABILE FORZA CREATIVA DELLA PRIMA MATURITÀ DEL GUERCINO Margherita Secchi

Nello stesso anno in cui Ludovico Carracci definisce Giovan Francesco Barbieri, detto il Guercino (Cento, 1591 – Bologna 1666) “un mostro di natura”, questi esegue un dipinto su rame intitolato San Sebastiano soccorso da due angeli, conservato, fino a tempi recenti, a Sudeley Castle. Il tema di notevole successo narra gli ultimi attimi di vita di San Sebastiano, ufficiale dell’esercito romano che, convertitosi alla fede cristiana, venne condannato a morte, legato ad un albero e trafitto dalle frecce scagliate dai soldati. Il santo venne curato da una nobildonna romana di nome Irene, tuttavia vi è un’altra tradizione che vuole che furono gli angeli, grazie ad un intervento miracoloso, a salvarlo. Poco dopo il 1617, l’artista proporrà

una rivisitazione dello stesso soggetto e ne realizzerà una seconda versione, considerata una replica autografa di sofisticata fattura, che mostra una qualità pittorica più elevata e matura rispetto alla versione precedente. La modellazione chiaroscurale subisce delle variazioni profonde, le sfumature dei giochi di luce e di ombra sono sapientemente riproposte; la resa plastica dei panneggi li rende pienamente volumetrici e si può notare come l’artista abbia meticolosamente presentato ogni dettaglio nei minimi particolari. Il cromatismo spiccatamente intenso e la capacità di plasmare la luce attraverso un sapiente gioco chiaroscurale, suggerisce che l’opera abbia subìto l’influenza della pittura vene-


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“ QUÀ VI È UN GIOVANE DI PATRIA DI CENTO, CHE DIPINGE CON SOMMA FELICITÀ D’INVENZIONE. È GRAN DISEGNATORE, È FELICISSIMO COLORITORE: È MOSTRO DI NATURA, È MIRACOLO DA FAR STUPIRE CHI VEDE LE SUE OPERE. NON DICO NULLA: EI FA RIMANERE STUPIDI LI PRIMI PITTORI... ” LUDOVICO CARRACCI, 25 OTTOBRE 1617


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| L’ineguagliabile forza creativa della prima maturità del Guercino

ziana. Proprio nel 1618 il Guercino soggiornò nella città lagunare, e la lezione dei maestri veneziani si vede nei capolavori realizzati dall’artista da quell’anno in poi, come l’opera San Bernardino e San Francesco adoranti la Madonna di Loreto, oggi alla Pinacoteca di Cento: in entrambi i dipinti vi è una grande sensibilità cro-

matica, i colori sono ben compartiti e le atmosfere sono calde, il senso della luce che il Guercino conferisce alla composizione è qualcosa di poetico ed elegiaco. Si può notare una profonda correlazione anche con l’opera Cristo morto compianto da due angeli, realizzato anch’esso nel 1618 ed oggi alla Nat-


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1618 Giovan Francesco Barbieri, detto il Guercino San Sebastiano soccorso da due angeli olio su tela, 37 x 47,5 cm (dettaglio)


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| L’ineguagliabile forza creativa della prima maturità del Guercino

ional Gallery di Londra, in particolar modo nella forte plasticità formale e in alcuni dettagli, come la pennellata larga dei panneggi e i tocchi sulla cima delle ali. La seconda versione del San Sebastiano soccorso da due angeli, in-

sieme alle due opere sopra citate, vanno a definire il periodo giovanile dell’artista e quindi la sua prima maturità come caratterizzata da una ineguagliabile forza creativa.


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1618 Giovan Francesco Barbieri, detto il Guercino San Sebastiano soccorso da due angeli olio su tela, 37 x 47,5 cm (dettaglio)


1618 Giovan Francesco Barbieri, detto il Guercino San Sebastiano soccorso da due angeli olio su tela, 37 x 47,5 cm

ESPOSIZIONI: - “Vocazioni d’amore; Tracce della pittura del Seicento”, Terni, 1997 (pp. 30-31 cat); - “Guercino ed il trionfo del Barocco”, Muzeum Narodowe, Warsaw, 20 Sett. 2013 – 12 Gen. 2014; - “Guercino la luce del Barocco”, MUO Zagreb, 28 Ott. 2014 – 31 Gen. 2015; - Richiesto per “Guercino e il Barocco”, National Museum of Western Art, Tokyo, 3 Mar. 2015 – 31 Mag. 2015. PUBBLICAZIONI: - “Arte / Documento”, Giuseppe Maria Pilo, Università Cà Foscari Venezia, pp. 65-68, 1996; - “A tu per tu con la pittura, Studi e ricerche di Storia dell’Arte”, Liber Extra X, 2002, pp.86/109; - “Capolavori in proscenio, Dipinti del Cinque, Sei e Settecento”, pp. 86-11, fig. 18, 2006; - “Guido Cagnacci Hypòistas”, pp. 27-49, fig. 16, 2009”. Opera dichiarata di interesse storico-culturale nazionale dal Ministero dei Beni Culturali.



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LA MADDALENA DELLA BOTTEGA DI GUIDO RENI Margherita Secchi

Una delle più celebri raffigurazioni di Guido Reni è quella della Maddalena, icona di devozione e pentimento realizzata in più di un’occasione, sia su tela sia su rame. Richiesta da numerosi committenti, l’invenzione iconografica che vede la Santa con lo sguardo rivolto verso il cielo e le mani incrociate sul petto, è stata più volte riproposta ed utilizzata anche dai suoi allievi praticanti nella sua bottega, ubicata in Piazza Maggiore a Bologna. Negli anni di maggiore successo, questa contava più di un’ottantina di scolari, provenienti sia dall’Italia sia dal resto d’Europa. Non sorprende quindi che all’epoca circolassero molte copie di tale soggetto che non presentavano la firma

dell’artista, però, in quanto copie di allievi di bottega, assumevano un valore storico e documentale non meno importante. Prendendo in esame il dipinto qui proposto, si può notare come la resa cromatica sia eseguita con grande maestria: le sfumature di colore e il gioco di luci rendono la composizione equilibrata ed armoniosa. È possibile che il Reni sia intervenuto in alcune parti del dipinto, in particolare nella stesura delle ciocche di capelli vicino alle mani e del viso; d’altronde il capo di bottega era solito correggere alcuni dettagli delle opere dei suoi allievi con qualche colpo di pennello.


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Prima metà XVII sec. Bottega di Guido Reni Maddalena olio su tela, 58 x 70 cm (dettaglio)


Prima metà XVII sec. Bottega di Guido Reni Maddalena olio su tela, 58 x 70 cm



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GIOVAN BATTISTA MORONI: L’ ALLIEVO DEL MORETTO Margherita Secchi

Giovan Battista Moroni è uno dei più illustri allievi di Alessandro Bonvicino, detto il Moretto, e realizza la Madonna con il Bambino e i santi Bartolomeo e Girolamo ispirandosi alla Madonna delle pere del Maestro, oggi conservata presso la Pinacoteca Vaticana. L’artista di origini bergamasche dimostra una capacità di resa cromatica straordinaria, che si può ammirare nella maggior parte delle sue opere sacre; il gioco chiaroscurale è sapientemente reso al fine di creare una volumetria profonda e ben definita, le luci colpiscono le superfici

in modo da renderle fortemente plastiche. Vi è una peculiare attenzione alla struttura e alla composizione del disegno, e questo si deve all’insegnamento impartito dal Moretto. I dipinti dell’artista, sia della fase giovanile sia di quella tarda, sono caratterizzati da un’impronta naturale, sono veritieri, dignitosi. Dopo la formazione presso il Moretto, il Moroni si occupò principalmente di ritrattistica, ricevendo committenze di elevato rango sociale, per poi ritornare, nel sesto decennio e negli inizi del settimo, a realizzare opere di soggetto sacro.


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1545 ca. Giovan Battista Moroni Madonna con il Bambino e i santi Bartolomeo e Girolamo olio su tavola, 42 x 56 cm (dettaglio)


1545 ca. Giovan Battista Moroni Madonna con il Bambino e i santi Bartolomeo e Girolamo olio su tavola, 42 x 56 cm



1758 ca. Louis-Michel van Loo Ritratto di Pierre Fauchard e della sua terza moglie Catherine Louise Rousselot olio su tela, 135 x 98 cm






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