ItaEventi n. 8

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eventi ITA

n.87

CINEMA

Le leggi del desiderio di Silvio Muccino

FOOD

AIMO E NADIA ◗ JOE BASTIANICH ◗

INTERVISTE

Foto Settimio Benedusi

MANUEL AGNELLI ◗ ANTONIO BALDAN ◗ VINICIO MARCHIONI ◗

SATURNINO Musicista e designer, il lato inedito di








Sommario

in questo numero 10

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10 Notes 10. Ospitalità napoletana 12. Per donne brillanti 14. Spring 2015

16 Copertina 27 Speciale Pitti 37 Arte 37. La grande moda italiana/Roma 38. Viaggio intorno a Miró/Mantova 40. Un’arte da mangiare/Brescia 42. Appuntamenti

45 Musica 45. Successo made in UK 46. A teatro con una nuova identità 50. Appuntamenti

53 Classica 53. Eternamente Figaro/Torino 54. Ricordando Richter 56. Appuntamenti

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Sommario

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eventi

ITA

Iscritta con l’autorizzazione del Tribunale di Milano al numero 335 del 25/10/2013 n.8 gennaio/febbraio

Direttore Responsabile Maurizio Costanzo Caporedattore Cristiana Zappoli

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59 Teatro 59. È proprio un gran pasticcio 60. Uno spettacolo da premio Pulitzer 62. Appuntamenti

65 Cinema

65. Storie di amicizia e camorra 66. Attenzione ai propri desideri 70. Leoni / Italiano medio 71. Sei mai stata sulla luna 71. La ragazza con l’orecchino di perla

72 Televisione

74 Videogame

76 Food

Art Director Laura Lebro Redazione Alberto Aitini, Biagio Costanzo, Iole Costanzo, Angelo Conte, Clara Dalledonne, Francesco Boari, Andrea Giusti, Valerio Rispoli, Andrea Salerno, Gianluca Scarano Editore MediaAdv srl Via A. Panizzi, 6 - 20146 Milano Tel. +39 02 43986531 info@mediaadv.it www.mediaadv.it - www.itaeventi.it Pubblicità MediaAdv srl (concessionaria) Via A. Panizzi, 6 - 20146 Milano Tel. +39 02 43986531 info@mediaadv.it www.mediaadv.it - www.itaeventi.it Stampa Mediaprint Srl Via Brenta, 7 37047 San Giovanni Lupatoto (Vr) finito di stampare in gennaio 2015

76. Joe Bastianich restaurant man 80. Il rigore e la continuità

86 Viaggiare

86. Il fascino di una città misteriosa e senza tempo

90 Benessere

Via Antonio Panizzi, 6 - 20146 Milano Tel. 02.43986531 - 02.45506260 www.mediaadv.it

90. All’avanguardia nella cosmesi

94 Leggere

94. Quando la tata diventa cantastorie 95. Biologico è bello

KOrE E D I Z I O N I

Via F. Argelati, 19 - 40138 Bologna Tel. 051.343060 - www.koreedizioni.it



Notes

OSPITALITÀ NAPOLETANA Nel cuore di Napoli l’Hotel Santa Brigida accoglie i propri ospiti in un ambiente esclusivo ma raccolto. Per un soggiorno dal comfort a quattro stelle e dal calore squisitamente familiare

Q

ual è il vero lusso quando si viaggia per piacere oppure per lavoro? Sentirsi a casa e, nello stesso tempo, potersi abbandonare al relax senza preoccuparsi di nulla. Ed è proprio questa la mission dello staff dell’Hotel Santa Brigida, a Napoli: offrire agli ospiti un’accoglienza tutta italiana e, in qualche modo, familiare, farli sentire a casa senza invadere i loro spazi. «Il Santa Brigida è un boutique hotel a quattro stelle – spiega il direttore Guido Bifulco – cioè un hotel in cui gli ospiti trovano il comfort di un hotel di lusso ma, essendo una struttura di dimensioni ridotte, vengono coccolati in maniera speciale». Ogni camera è diversa, in

linea con la personalizzazione del servizio che caratterizza i boutique hotel. Ognuna ha la sua personalità ma tutte hanno servizi di lusso. «Non esistono camere standard ma solo superior e deluxe. Ognuna è stata pensata dal nostro architetto che ha disegnato tutti gli arredi, tranne le sedute, che sono poi stati realizzati in ferro e legno da artigiani locali. Ogni pezzo è unico, comfort e design si fondono». «I nostri bagni sono molto particolari, – prosegue Bifulco – giocano con il ‘vedo non vedo’: sopra i lavandini ci sono tagli nel muro che si affacciano sulla camera da letto, ci sono docce a vista, una delle camere deluxe

ha la vasca da bagno con la doccia per la cromoterapia in mezzo alla stanza da letto». Il fiore all’occhiello dell’Hotel Santa Brigida è la colazione, la finger food breakfast: pietanze tipiche della tradizione napoletana servite in chiave moderna, ovvero in versione finger food. Le materie prime utilizzate sono solo di primissima qualità, come spiega il direttore: «utilizziamo solo prodotti campani a km 0; le uova le prendiamo dai contadini, il formaggio dagli allevamenti del casertano, i salumi dall’alto avellinese. Non serviamo niente di industriale». Chi sceglie il Santa Brigida lo fa per il comfort e l’ospitalità ma anche per la location: l’hotel si trova in pieno centro a Napoli, a 100 metri da Piazza del Plebiscito, 50 metri dalla galleria Umberto, è vicino alle vie dello shopping e al Teatro San Carlo, tutte le più importanti attrazioni della città sono raggiungibili a piedi. PER INFORMAZIONI Hotel Santa Brigida Via Santa Brigida, 6 - 80133 Napoli Tel. 081.19338206 / 081.19338207 www.hotelsantabrigida.it

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Notes

Salvini A destra, collier collezione Frammenti d’Autore disponibili a forma di cuore o di farfalla, in ceramica, oro bianco o rosa 9 kt e diamanti: ogni ciondolo è personalizzabile con un’incisione esclusiva. Sotto, anello in oro bianco con diamanti della collezione Constellations

Salvatore Ferragamo Jewels Due collane della collezione Miniature Preziose: Rainbow in oro giallo 18 kt e pietre dure e Red in oro giallo 18 kt e diamanti neri

PER DONNE BRILLANTI Collier, anelli, bracciali, orecchini e orologi di una certa… caratura. Gioielli di tutti i tipi: dai più classici ai più irriverenti

Merù Bracciale in cuoio e oro 18 kt con pin up smaltata. Sopra, orecchini in argento brunito 925 con rifiniture in oro 18 kt e pavé di diamanti wit wit

Stroili Orecchini e bracciale in argento dorato e glitter

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Federico Primiceri Due gioielli della collezione LEVEL 256 Collection: un bracciale in oro bianco e giallo 18 kt con diamanti, zaffiri blu e tzavorite e degli orecchini in oro bianco e giallo 18 kt con diamanti e zaffiri blu


Marco Bicego Bracciale in oro giallo 18 carati inciso a mano con l'antica tecnica del bulino e bracciale in oro giallo 18 carati realizzato a mano con la tecnica della corda di chitarra: monta 0,26 carati di diamanti taglio brillante

Mattioli Orecchini Elefante in oro rosa con moonstone grigia e kogolong e orecchini ad anella in oro rosa

IGregori Diamante trilogy

Chopard Orologi della collezione Imperiale in oro bianco o rosa con diamanti e cinturino in raso. Anelli Happy Curves della collezione Happy Diamonds in oro e diamanti

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Notes

SPRING 2015 La primavera non è poi così lontana. Meglio mettersi avanti con i lavori dando un’occhiata agli accessori più trendy della prossima stagione

Coccinelle Pochette rigide in vitello colori pastello

Coccinelle Collana ottone/vetro colorato/plexy Elisabetta Franchi Ginevra Bag, borsa in pelle con manici e maxi accessori logati oro

American Vintage Secchiello in pelle foderato in cotone, tracolla e coulisse per chiuderlo

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Scarpe & Scarpe Sandali Alesya con frange beige, tacco11 cm. Stringate Marina Seval bicolor e coda di rondine


Saturnino eyeliner Occhiali unisex prodotti in Italia con materiale italiano

Scarpe & Scarpe Due borse della linea Alesya: secchiello bianco laserato con disegni floreali e laccetto tipo frange e shopping piatta con manici in cuoio, tasca sul quadrante anteriore e chiusura con cerniera lampo

Pas de Rouge Borsa in pelle color talpa con illustrazione e dĂŠcolletĂŠ in suede con inserto in rete

Barbieri Bracciale viola con filo intrecciato e pietre in vetro e girocollo in metallo fumè con castoni verdi, topazio e rubino

Felisi A sinistra, zaino a due portate in pelle stampa cocco. A destra, Hobo Bag grande con esterno in nylon Camouflower

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Copertina

L’UNIVERSO DI SATURNINO Storico bassista di Lorenzo Jovanotti, dj richiestissimo per gli eventi più glamour e oggi affermato designer della sua linea di occhiali. In questa intervista ci racconta come la creatività è al servizio della necessità, di un giorno in cui voleva quasi smettere di suonare e del suo nuovo sogno molto… particolare di Guido Biondi


Saturnino Celani, 45 anni, bassista, compositore e produttore discografico. A ottobre Saturnino ha presentato la sua nuova collezione di occhiali Saturnino Eye Wear Planet Collection durante la seconda edizione di DaTE a Milano (per tutte le foto Michele “Maikid� Lugaresi)


Copertina


aturnino Celani è prima di tutto una persona ottimista, allegra e incredibilmente stimolante. Battuta sempre pronta, look curato nei minimi particolari, adora gestire l’ironia e il sarcasmo a seconda di chi ha davanti. È l’incontrastato re delle notti milanesi: i suoi dj set occupano una parte molto importante della sua agenda; la moda da sempre gli strizza un occhio, i designer se lo contendono. Il centro della sua vita professionale resta però l’indissolubile rapporto con Lorenzo Jovanotti: è rimasto al suo fianco dal primo giorno a differenza di molti altri musicisti “durati” un paio di stagioni. A volte co-autore di canzoni popolarissime, Satu – come lo chiamano gli amici – è raggiante per due buoni motivi: a febbraio uscirà il nuovo album Lorenzo 2015 CC, anticipato dal singolo Sabato. Inoltre la sua linea di occhiali Saturnino Eye Wear sta ottenendo un successo oltre ogni aspettativa e in questa intervista ci racconterà - in ogni dettaglio - come è nata questa avventura. Una delle cose più interessanti di questo suo nuovo exploit nella moda e nel design con la sua collezione di occhiali è il vanto di poter contare su una filiera tutta italiana. «Non solo la filiera, ma anche tutto il team che lavora alla mia linea di occhiali, è completamente italiano. L’esempio pratico è il consulente esterno della mia società Saturnino69: Gabriele Evangelisti, originario di Mondovì, si è sempre occupato di occhiali e ha tre negozi in Italia, quello di Milano è L’osservatorio in Corso Porta Ticinese. La valigia degli agenti è stata realizzata da chi mi produce i flycase che uso quando sono in tour con Jovanotti e sono italiani. Tutta la manodopera è italiana, anche nella fabbrica degli occhiali. L’eccellenza è in Italia. Poi non siamo bravi come gli anglosassoni a fare gioco di squadra ma singolarmente l’eccellenza non manca. Faccio un esempio: quando Lou Reed ha visto la chitarra di Lorenzo Palmeri, designer italiano e docente all’Istituto Marangoni, l’ha baciata e l’ha voluta comprare. E Palmeri è riuscito a creare questa chitarra con artigiani italiani».

Montatura e lenti tutte italiane, non c’è nulla fabbricato in Asia? «Tutto nostrano. Potrebbe essere definito un occhiale bio, di origine controllata (ride, ndr)». Un dettaglio vincente potrebbe essere il fatto che da sempre lei indossa un paio di occhiali, è un valido user. «Difatti io sono un cosiddetto user! Ho iniziato a indossare gli occhiali semplicemente perché ero invidioso di mia sorella maggiore, la quale ha sempre avuto una miopia abbastanza grave, oggi corretta da un intervento laser. I miei genitori le compravano sempre gli occhiali e io – non avendone bisogno – ne ho acquistato solo un paio ad Ascoli con i filtri trasparenti perché vedevo che molte delle persone interessanti che frequentavo indossavano occhiali». È in qualche modo un accessorio che ha a che fare con la personalità… «Il primo occhiale serio l’ho acquistato a Parigi seguendo l’esempio di Elton John e individuando il negozio dove li aveva comprati. Elton è un altro user iconico. Avevano la particolarità di essere rivestiti di tartaruga con una piccola armatura di ottone». Nel video-animato di Hold Me, Kiss Me, Thrill Me degli U2 a un certo punto il cantante Bono mette un paio di occhiali per difendersi dalla notorietà dei flash dei giornalisti, quasi un filtro; è così anche per lei? «È un’armatura. Ad esempio, quando entro in un locale indossare un paio di occhiali mi regala sicurezza. È un piccolo filtro che crea una distanza e mette a proprio agio. È come guardare il mondo da una cornice privilegiata». Partecipa attivamente al design della sua linea? «Ho un gusto molto preciso riguardo alle forme e agli elementi. Sviluppato attraverso la mia vita e le mie frequentazioni - privilegiate -, persone che mi hanno insegnato anche dei canoni estetici nella forma. Ovviamente la cosa più bella è che tutto questo trova riscontro negli altri». Ognuno rispecchia attraverso la forma la sua personalità: se ho un paio di occhiali rettangolari da intellettuale non significa che voglio

Saturnino solista

➔ 1995 Testa di basso ➔ 1996 Zelig

➔ 1997 SaTOURnino ➔ 2000 Clima

Dal 1991 Saturnino collabora con Lorenzo Jovanotti come bassista e coautore. Nel 1995 esordisce come solista con l’album Testa di basso ITA EVENTI 19


Copertina

assomigliare a Wim Wenders ma comunico una mia essenza. Lei indossa un paio di occhiali particolari, sono un mix tra Elton John e i Devo, comunica un pizzico di follia. «In cinque secondi hai dato dei riferimenti molto precisi. E questa è stata la causa scatenante di tutta la mia idea degli occhiali. Io portavo un paio di RayBan e il mio nome era associato a quel paio di occhiali. Ho collaborato con altri brand e ho iniziato a capire come si lavora alla realizzazione di un modello e la filosofia dietro ogni dettaglio». Dall’idea del disegno alla realizzazione ci sono molte difficoltà da affrontare. Come si concilia la parte economica nella realizzazione di un’idea? «Al tatto l’effetto che mi dava una lastra grezza da sei o da otto era un’altra cosa, eppure parliamo di due millimetri di differenza. Quando abbiamo visto il campionario la prima volta, Gabriele comprendeva che questo dettaglio potesse piacermi maggiormente ma mi metteva in guardia: può far alzare i costi di produzione. Quindi c’è un continuo confronto tra l’idea e i costi, soprattutto perché sono rimasto scottato dal mio primo esperimento: avevo fatto 250 paia di occhiali per il primo lancio sul mercato a 250 euro ognuno; sono stati tutti venduti ma ho capito che il prezzo era troppo elevato. Un segno meraviglioso e incoraggiante, avevano un potenziale. Ma io desidero che il mio occhiale sia ineccepibile. Se un esperto di occhialeria lo guarda, lo osserva, lo prende in mano, lo indossa, non deve avere dubbi. Può averli sulla forma ma non sulla sostanza». L’hardware deve essere a prova di critica quindi. «Esatto. Niente “fuffa” dentro. Però ho capito che il prezzo deve essere accessibile. Visto che l’occhiale che impone il prezzo è il Ray-Ban bisogna trovare il giusto equilibrio per chi vuole scegliere. Ovviamente sulla distribuzione ci saranno sempre delle differenze ma in questo modo si potrà scegliere più serenamente un Saturnino Eye Wear. Selezioniamo con cura anche i negozi». Ogni quanto rinnova “la flotta”? «Le stagioni non sono come nella moda; l’occhiale non diventa vecchio.

Si può rompere o usurare o semplicemente viene voglia di cambiarlo. Non capisco perché se cambiamo una giacca non possiamo farlo con gli occhiali. O una cintura. Puoi anticipare ciò che ritorna». È anche da vista? «L’occhiale Saturnino nasce soprattutto per chi ha necessità. Nel senso che l’occhiale è imprescindibile. Io ad esempio sono diventato astigmatico ed è un problema se guido di notte. Quindi pensato per chi ha necessità, non solo per capriccio. Ogni montatura può ospitare una lente oftalmica anche importante. Questo è uno dei risultati più significativi». Ha sempre avuto la volontà di creare loghi, timbri, gadget, persino un plettro personalizzato. La sua è una passione. «Lo è e occupa molto del mio tempo libero. È una sorta di evoluzione e di estensione della mia persona. L’ho fatto anche con gli strumenti che suono. Ma in fondo è sempre stato il mio campo. Adesso, dopo un anno e mezzo di studio, posso affermare che sono un esperto di occhialeria. Gabriele mi ha aiutato a sviluppare una collezione di occhiali. Ha iniziato dicendomi di partire con otto modelli e io ho “sbottato”: otto come i pianeti! Abbiamo creato la famiglia con il ponte, quella stondata, etc. Una gamma di indossabilità per la diversa fisiognomica. Ho scoperto, grazie al dj Matteo Ceccarini, che in indonesiano il modello dei miei occhiali chiamato Satu significa numero uno, ed è stato il primo che ho disegnato. L’ho chiamato così perché gli americani mi chiamano Satu, non riescono a pronunciare il nome esteso. E mi piace il suono. È il modello classico e ha nel finale della stanghetta un plettro. Non mi interessa che sia eccentrico perché penso che sia più importante chi lo indossa piuttosto che l’occhiale in sé. Il confine tra farsi notare ed essere eccentrici è molto sottile, Lady Gaga insegna (ride, ndr). Jean Paul Gaultier o Paul Smith conoscono bene questo confine».


Negli album di Saturnino sono percepibili le influenze classiche derivate dagli studi di violino quando era giovanissimo, ma anche rock, jazz, hip hop e funk

Potrebbe fare anche una cintura, una borsa e ogni altro accessorio. «Gabriele per aiutarmi a fare la mia prima collezione mi disse che doveva conoscermi meglio: venne a casa mia, guardò i miei strumenti e la mia collezione di occhiali. Inoltre abbiamo depositato il marchio per ogni categoria merceologica. Ad esempio ho fatto un anello come quello papale. Arianna Alessi (la compagnia di Renzo Rosso, producer di gioielli, ndr) quando l’ha visto, mi ha chiesto se l’avevo pensato anche per una donna. Le feci vedere immediatamente quello regalato alla mia fidanzata Wanna: la linea era già pronta; ovviamente il suo era esclusivo con una incisione dentro! Tutto ciò che pensi e realizzi ti lascia spazi aperti per sviluppare altre idee. Amo raccontare la case-history di Marcelo Burlon, persona che conosco e stimo da sempre. Grazie a lui ho iniziato a fare dj set. Fu lui a chiedermi di fare una serata chiamata I Pretend To Be A Dj, al Rocket di Milano. E mi sono ritrovato a mettere i dischi senza mixarli o senza tener conto dei bpm (la velocità del brano, ndr). Ho iniziato a sviluppare questa cosa bellissima e oggi è diventato il 40% del mio volume di affari. Spesso suono anche il basso durante i dj set o collaboro con un altro nome della scena. Io amo dire che il mio dj set è un The best Of tra tutti quelli ascoltati nella mia vita: ad esempio di Claudio Coccoluto magari prendo tre, quattro pezzi e li metto nella mia playlist. Posso suonare dai Bee Gees all’ultima tendenza techno». Lei fa il dj prima di tutto perché si diverte… «Assolutamente, io ballo dietro alla consolle! Manco ci penso ai soldi. E spesso suono anche ai compleanni dei diciotto anni per semplice sfida». Cosa si prova a suonare con Lorenzo Jovanotti allo stadio davanti a oltre sessantamila persone venute da chilometri di distanza? Come si fa a smaltire quell’adrenalina? «Subito dopo ho necessità di fare l’amore con la mia compagna altrimenti faccio da solo (ride, ndr). È una cosa incredibile. Soprattutto il fatto che queste sessantamila persone sanno chi sono. Per un musicista è anche una cosa inusuale». È l’unico musicista ad accompagnare Lorenzo da sempre, un motivo ci sarà. «Nel mio caso, infatti, è una posizione di estremo privilegio. Comunque non è per niente normale questa sensazione! Senti come una sorta di eccesso di gioia… che è pericolosa. Sembra che tu abbia il controllo su tutto ma è una illusione. Il terrore è che a un certo punto le cose non funzionino più».


L’ultimo tour di Jovanotti accompagnato da Saturnino è stato il Backup Tour - Lorenzo del 2013. Questa estate i due artisti saranno nuovamente in tournée negli stadi per promuovere il nuovo disco in uscita a febbraio

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Chissà quante piccole cose il pubblico non percepisce durante i concerti, per esempio litigi fra di voi… «A volte in camerino ci azzanniamo per una piccolissima forma tecnica su un suono! Cose da pazzi. Comunque sono sempre situazioni inerenti alla musica, al suono, mai personali». Nell’ultimo tour aveva un vestito che possiamo definire lunare. Ma sudava molto con quell’abito? «È una domanda che mi fanno tutti! In realtà è quasi di carta tanto che ne hanno fatti cinque perché si rompevano spesso. È un’idea di Ennio Capasa, meravigliosa. Tutti gli outfit che mi hanno fatto per i tour se li ricordano ancora oggi. Su ogni abito di scena ci sono trentacinque anni di vita. Gabriele ha voluto vederli tutti e da ciascuno ha preso elementi per riportarli negli occhiali». Secondo lei chi è l’acquirente medio di Saturnino Eye Wear? «Chi è incuriosito da qualcosa. Posso essere io, la mia storia, l’occhiale che indosso. Una forma. Ho incontrato un ragazzo metà inglese e metà italiano, con un occhio molto chiaro e un naso pronunciato; aveva i miei occhiali appena comprati. Se dovessi fare un servizio su un magazine vorrei lui, davvero un “figo spaziale”. Era perfetto nel suo essere imperfetto». Si emoziona a vedere qualcuno che indossa una sua creazione? «Una delle volte che ho goduto di più in vita mia è stato al compleanno di due anni fa di Eros Ramazzotti. Gli ho re-

galato la mia tracolla per la chitarra, fatta fare da Tramontano con il mio logo. Eros l’ha messa sulla sua Stratocaster, l’ha suonata a un concerto e mi ha spedito la foto. Vedere un oggetto ideato e pensato da me indossato da Eros mi ha fatto veramente piacere e ho pensato che forse si poteva andare oltre. Daru Jones, il batterista di Jack White, è impazzito per i miei occhiali. A me non piace fare il placement forzato, ma se vedo che qualcuno si esalta glieli regalo volentieri. Lo dico io che sono vittima del placement, nella migliore accezione del termine. Anche dal regalo si capisce lo stile della persona». Come musicista è al top della carriera e suona insieme all’artista più innovativo in Italia, è un dj affermato e richiesto, ha successo con la sua linea di occhiali. Cosa le manca ancora? «Devo dire che nel 2013, dopo il concerto di Torino con Lorenzo Jovanotti, ho pensato addirittura che forse fosse il caso di smettere. Come quando il pugile lascia il titolo vagante. Più di questo cosa potrei fare? Ho visto una foto di Michele Lugaresi pubblicata sul suo libro Ti porto via con me: mostrava quelle facce del pubblico così gioiose, 60.000 persone felici viste dal palco; cosa si poteva fare di più? Ma è così stimolante fare cose con Lorenzo che è impossibile smettere. E infatti siamo pronti ad uscire con il nuovo album a febbraio e un tour per tutta la prossima estate. Quindi cosa mi manca? Un figlio? Ecco».




MILANO

HOTEL NHOW MILANO / www.nh-hotels.it HOTEL PRINCIPE DI SAVOIA / www.dorchestercollection.com ARMANI HOTEL / www.milan.armanihotels.com PARK HYATT / www.milan.park.hyatt.com CHATEAU MONFORT / www.chateau-monfort-milan.hotel-rn.com THE GRAY / www.hotelthegray.com SEVEN STARS GALLERIA / www.sevenstarsgalleria.com BULGARI MILANO HOTEL / www.bulgarihotels.com MELIÀ HOTEL / www.melia.com STARHOTELS ROSA GRAND / www.starhotels.com BRUNELLESCHI HOTEL / www.hotelbrunelleschi.com HOTEL MICHELANGELO / www.michelangelohotelmilan.com HOTEL DEI CAVALIERI / www.hoteldeicavalieri.com MAISON MOSCHINO / www.theuniqcollection.com

ROMA

TORINO

PRINCIPI DI PIEMONTE / www.atahotels.it GOLDEN PALACE / www.golden-palace-turin.hotel-rez.com NH LINGOTTO / www.nh-hotels.it HOTEL VILLA SAVOIA / www.hotel-rn.com

BOLOGNA

GRAND HOTEL MAJESTIC /www.grandhotelmajestic.duetorrihotels.com ROYAL HOTEL CARLTON / www.royalhotelcarltonbologna.com HOTEL COSMOPOLITAN BOLOGNA / www.hotelcosmopolitanbologna.com AEMILIA HOTEL BOLOGNA / www.aemilia.hotelsbologna.it SUITE HOTEL ELITE / www.suitehotelelite.it

FIRENZE

GRAND HOTEL VILLA CORA / www.villacora.it THE WESTIN EXCELSIOR / www.westinflorence.com RELAIS SANTA CROCE / www.baglionihotels.com THE ST. REGIS FLORENCE / www.stregisflorence.com UNA HOTEL VITTORIA / www.unahotels.it

NAPOLI

SANTA BRIGIDA / www.hotelsantabrigida.it HOTEL VICERE NAPOLI / www.lestanzedelvicere.it HOTEL EXCELSIOR 4* / www.hotelexcelsiornapoli.com HOTEL VESUVIO 5* / www.vesuvio.it HOTEL MAJESTIC 4* / www.majestic.it HOTEL ROYAL NAPOLI / www.royalgroup.it HOTEL SAN FRANCESCO AL MONTE NAPOLI 4* / www.sanfrancescoalmonte.it HOTEL RAITO VIETRI SUL MARE SALERNO 4* / www.hotelraito.it HOTEL EXCELSIOR VITTORIA SORRENTo 4* / http://www.exvitt.it HOTEL LLOYDS BAIA SALERNO 4* / www.lloydsbaiahotel.it

DOVE TROVARE ITAEVENTI

PARCO DEI PRINCIPI GRAND HOTEL & SPA / www.parcodeiprincipi.com JUMEIRAH GRAND HOTEL VIA VENETO / www.jumeirah-grand-via-veneto.h-rez.com HOTEL SPLENDIDE ROYAL / www.splendideroyal.com ALDROVANDI VILLA BORGHESE / www.aldrovandi.com HOTEL MAJESTIC ROMA / www.it.hotelmajestic.com HOTEL D’INGHILTERRA / www.niquesahotels.com THE FIRST LUXURY ART HOTEL ROMA / www.thefirsthotel.com THE WESTIN EXCELSIOR ROME / www.westinrome.com HOTEL RAPHAEL / www.raphaelhotel.com EXEDRA BOSCOLO LUXURY HOTEL / www.boscolohotels.com GRAND HOTEL DE LA MINERVE / www.grandhoteldelaminerve.com



FIRENZE 13-16 GENNAIO 2015

SPECIALE PITTI

aa oodd MM Cable wax sweater Dolcevita in pregiata lana merino: il trattamento applicato solo alla treccia concorre a un effetto di grande potenza con divertenti giochi di luce sul collo e al suo interno


di Bruno Quiriconi

SPECIALE PITTI

S

i svolgerà a Firenze presso la Fortezza da Basso, dal 13 al 16 gennaio 2015 la manifestazione Pitti uomo, arrivata all’edizione numero ottantasette. Il sottotitolo è ambizioso: “Global platform per la moda di domani”. L’evento internazionale è diventato, nel tempo, il riferimento per la moda maschile e il lifestyle: qui si misura l’eccellenza delle aziende, la ricerca spasmodica dei dettagli, le novità per gli accessori, – oggi più che mai decisivi per ogni brand che si rispetti - le nuove tendenze luxury e sportswear. Non mancheranno i progetti dei migliori designer di tutto il globo e le anteprime sulle nuove collezioni donna. Ma la cifra sti-

listica del Pitti resta la scoperta di nuovi talenti, spesso supportati dai brand più famosi. Quest’anno si è raggiunto un nuovo record di partecipanti internazionali, oltre il 40% del totale, da oltre trenta paesi. Sono 1090 i marchi presenti incrementati dalle settanta collezioni donna di Pitti W. Durante la scorsa edizione i visitatori sono stati oltre 30.000 e in questo numero di ItaEventi sono rappresentati tutti i player dei migliori brand e negozi di tutto il mondo. Abbiamo scelto di presentare una vetrina di quello che vedrete alla manifestazione: le nuove collezioni, gli accessori e un focus su un innovativo stilista, Asaf Ganot.


ASAF GANOT LO STILISTA-ATLETA

A

saf Ganot presenta la sua linea omonima fondendo l’eleganza del maschile con innovativa tecnologia e costruzioni sartoriali del mondo classico. L’ispirazione nasce dal suo passato di atleta e si combina con il suo trascorso nell’industria tessile. Ganot apporta movimento e funzionalità al cuore della sua sofisticata linea uomo. Dettagli e finiture sono il punto focale di una nuova collezione di lusso discreto che non si formalizza, e all’occorrenza si rimbocca le maniche. Asaf si ispira a «un tipo di uomo, Daniel Craig in versione James Bond; una persona con una marcia in più, ma mai supponente», dice lui stesso. E ancora: «La magia è nel bilanciamento di tutte le diverse sfaccettature del capo. Dal filato, la tensione dello stesso, fino alla ceratura della creazione per un bilanciamento perfetto di una estetica maschile. La mia parte preferita è sicuramente l’elemento di artigianalità dove ogni dettaglio diventa unico grazie al diverso assorbimento della fibra che reagisce ogni volta in maniera diversa. Nella treccia del maglione, ad esempio, l’assorbimento del colore assume effetti 3D».

Metallic sweater La caratteristica costa della maglia ottenuta grazie al perfetto equilibrio fra colore e asciugatura, prevede anche un passaggio in un forno industriale per il corretto effetto tono su tono della delicata costa nera a contrasto del filato metallico. A sinistra, Asaf Ganot, stilista americano emergente


Pit ti

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1. Alto Milano Calze uomo in lana merinos extra fine intercalata dalle righe in lana bouclè e calze donna in lana strech con lavorazione jacquard dai disegni cachemire 2. Chopard Valigetta Houston in pelle nera a grana, finitura in palladio spazzolato

3. Bagutta Camicia da cerimonia bianca shaped fit, plastron piĂš sportivo con collo guru e giubbino zippato in tessuto indaco pesante con interno in velluto 4. American Vintage Un pull e un cardigan pull realizzati in uno speciale cachemire cotton, il Supima 30 ITA EVENTI


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5. Bogner Giacca-piumino grigio lunare marezzato, 100% made in Italy, con collo in volpe Blu Frost finlandese

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6. Tintoria Mattei Camicia in tartan giapponese, caratterizzata da una lavorazione su telaio tradizionale che conferisce una mano ricca ma una leggerezza unica 7. Desigual Giacca imbottita con inserti patch in lana e quadri madras e t-shirt con simpatici sketches ispirati al mondo animale 8. Giozubon Pantaloni slim tinti in filo in tartan black watch e in fantasia tartan scozzese

9. La Martina “Cortos� in pelle lavorata con effetto graffiato sulla tomaia e sul fondo, linguetta con timbro personalizzato all’esterno, zip centrale ed elastico laterale ITA EVENTI 31


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4. Gant Maglia collo alto 100% lana lavorazione a trecce e maglia in 100% lana merinos effetto grisaglia con ampio collo e toppe applicate in suede 5. Husky Per lui, parka multitasche chiuse da bottoni, cappuccio con bordo in pelo; per lei, cappottino in tessuto tecnico trapuntato, tasche apoblique, collo di pelo. A fianco, giacca blazer in tessuto trapuntato a rombi, due bottoni, tasche applicate 1. Eton Camicia in prezioso Soho popeline proposta con stampa a fantasia di macchine, mentre un mosaico di betulle si impadronisce della seconda camicia

6. Superga Polacchino invernale da uomo con tomaia in pelle scamosciata, fodera in cotone e suola in gomma naturale vulcanizzata e un’originale versione della Superga 2750 unisex con tomaia in PU stampato a rilievo effetto micro piramidi

3. Brooksfield Giacca decostruita con rever a lancia e ticket pocket e mezza fodera in chambray. Gilet con bottoni in lambswool microdisegno jacquard. Pantalone sartoriale in flanella di lana melange

8. Luigi Bianchi Mantova Travel coat in lana/cashmere, effetto maglia disegno optical, morbido e avvolgente, con scaldacollo in flanella, dai dettagli preziosi e giacca madras in lana/seta, frisè, a filato grosso/fine

2. Lubiam Giacche della linea L.B.M. 1911: giacca Jack Wool, madras in lana bouclé sovratinto in capo e Car coat bouclé, alpaca e mohair, tinto in capo

7. Circle of Gentlemen Giacca in tessuto trapuntato, doppia chiusura, zip e bottoni, tasche applicate e ticket pocket chiusa da zip, cinturino salvagola

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Pit ti

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1. Manuel Ritz Picot doppiopetto in lana degradĂŠ jacquard, fondo in check a contrasto e giacca doppio petto in lana check a contrasto grigio e bluette, accoppiata con neoprene 2. Chopard Orologio L.U.C XPS in platino con cinturino in alligatore blu opaco

3. Paoloni Cappotto monopetto 3 bottoni, con rever a lancia, in tessuto misto cashmere blu gessato e giacca completamente sfoderata realizzata in un tessuto di cotone double mano cashmere grigio mĂŠlange con interno blu 4. Massimo Rebecchi Abito in lana micro fantasia con giacca a due bottoni, pantaloni a sigaretta, tasche alla carrettiera, maglione girocollo in lana con parte anteriore fantasia scozzese 34 ITA EVENTI




Arte Arte

ANDARE PER MOSTRE NEI MUSEI PIÙ IMPORTANTI D’ITALIA

KANDINSKY • AMELIO • VAN GOGH • PETTENA • MALEVICH Alcuni modelli Sarli e Gattinoni

GLI ABITI DEI PIÙ IMPORTANTI STILISTI ESPOSTI AL MAXXI

LA GRANDE MODA ITALIANA Attraverso l’allestimento essenziale e contemporaneo dell’architetto Maria Giuseppina Grasso Cannizzo, questa mostra mette in scena una selezione di 80 abiti di designer che hanno costruito l’identità della moda italiana, evidenziandone temi e tratti distintivi. Dalle creazioni spettacolari che hanno illuminato i grandi balli e i foyer dei teatri del secolo scorso, accompagnate dalle abbaglianti espressioni dell’alta gioielleria, all’eleganza trattenuta degli abiti da mezza sera, dal grafismo rigoroso del bianco e nero all’esplosione cromatica tipica degli anni Sessanta; dalle invenzioni per le attrici della Hollywood sul Tevere (con gli abiti disegnati per Ava

Gardner, Anita Ekberg, Ingrid Bergman, Lana Turner, Kim Novak, Anna Magnani) agli esiti della sofisticata ricerca formale frutto di alcune intense collaborazioni fra sarti e artisti. E poi i completi da giorno, i tailleur e i cappottini che raccontano di un lusso ricercato anche nel quotidiano. Accanto agli abiti in mostra anche gli accessori - bijoux, scarpe, cappelli, borse - che hanno completato l’immagine della moda italiana e che hanno lanciato il nostro alto artigianato nel panorama internazionale. ◗ Bellissima. L’Italia dell’alta moda 1945-1968 MAXXI, Roma - Fino al 3 maggio 2015

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Arte

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VIAGGIO INTORNO A MIRÓ Ben 53 opere dell’artista catalano sono in mostra a Mantova fino all’inizio di aprile. Arazzi, olii, sculture, disegni che propongono diverse chiavi di lettura del maestro. E in più la fedele ricostruzione dei suoi due atelier a Maiorca di Biagio Costanzo

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n tempi di spending review è davvero difficile organizzare, allestire o persino parlare d’arte in Italia. Ma evidentemente questo non deve essere stato proprio un ostacolo per l’amministrazione del Comune di Mantova che ha promosso e organizzato, alle Fruttiere di Palazzo Te, la mostra: Miró. L’impulso creativo. Un allestimento che richiedeva fin dall’inizio ampi spazi espositivi che ospitano cinquantatre fra le opere più significative, altrimenti considerate come capolavori del maestro catalano. E non sarà difficile, anche per un occhio inesperto, apprezzare appieno la bellezza di quei colori vivacissimi degli arazzi, cosi come degli olii, ma anche 38 ITA EVENTI

delle terrecotte, dei bronzi e dei disegni, fra cui l’enorme Senza titolo del 1974, il Personaggio e uccello del 1976, gli arazzi come La lucertola dalle piume d’oro, diverse sculture fra cui L’uccello si nasconde tra le dita in fiore del 1969 e il Progetto per un monumento del 1972. Nicola Sodano, sindaco della Città di Mantova, entusiasta dell’iniziativa, ha organizzato a latere una rete di esercizi commerciali che accoglieranno i visitatori con iniziative ad hoc, pacchetti e addirittura una Miró Card a misura di turista. L’esposizione propone diverse chiavi di lettura dell’opera di Joan Miró che accompagnano il visitatore attraverso un viaggio ideale nella passione, nel-

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1. Joan Miró, Josep Royo, La lucertola dalle piume d’oro, 19891991; Archivo Successió Miró. 2. Senza titolo, 1974 circa; Fundació Pilar i Joan Miró a Mallorca, foto © Joan Ramon Bonet & David Bonet. 3. Senza titolo, 1973-1978 circa; Fundació Pilar i Joan Miró a Mallorca, foto © Joan Ramon Bonet & David Bonet. 4. Progetto per un monumento, 1972; Archivo Successió Miró, foto © Gabriel Ramon

la forza interiore e nel desiderio dell’artista catalano. Emozioni, sensazioni e sentimenti che hanno dato vita poi a una delle produzioni più feconde e che inevitabilmente hanno lasciato un segno inconfondibile nell’arte del Novecento. A ben vedere l’iconografia di Miró si rifà a una serie piuttosto ridotta di temi e di motivi ricorrenti, come la donna, gli uccelli, le costellazioni, la testa. Il genio dell’artista sta nell’alterarne la forma, la simbologia e la sua rappresen-

tazione, ottenendo sempre diversi risultati come un’opera mai completa, sempre in divenire. Ma c’è una chicca a cui nessun visitatore potrà sottrarsi, e che da sola varrebbe una visita alla mostra. La fedele ricostruzione dei due atelier in cui a Maiorca Miró diede vita alle sue creazioni: il primo, lo studio Sert, un ampio salone dove regnava incontrastato un disordine tanto apparente quanto geniale, fatto di cavalletti sparsi ovunque, tele di ogni dimensione, terrecotte e piccoli ninnoli, ritagli di giornali appesi alle pareti; e il secondo, lo studio Son Boter. A differenza del primo uno spazio dalle dimensioni più modeste e dall’aspetto più spartano, voluto da Miró per la ricerca dei materiali. Dedicato soprattutto alla scultura e alla realizzazione di tele di grande formato, conserva gelosamente i graffiti disegnati dall’artista sulle pareti, una sorta di storyteller sul modo di lavorare di Miró. La mostra si articola in ben cinque sezioni: Il gesto, La forza del nero, Il trattamento dei fondi, L’eloquenza della semplicità, e infine La sperimentazione con i materiali. Nella sezione Il gesto è possibile cogliere una sorta di linguaggio del corpo del maestro, il tentativo di dipingere con le mani e con i piedi, stendendo le tele sul pavimento e utilizzando le dita come pennelli, che qualcuno ha voluto vedere come il progressivo avvicinarsi dell’artista all’Espressionismo astratto americano. E ancora, ne La forza del nero, una presa di possesso del nero come colore fondamentale, sebbene l’opera di Miró venga associata ai colori primari blu, rosso e giallo; ne Il trattamento dei fondi l’uso di materiali non convenzionali come la carta vetrata e il cartone ondulato; e infine L’eloquenza della semplicità, una sorta di autobiografia perché in fondo un artista è prima di tutto un uomo semplice. Miró. L’impulso creativo Palazzo Te, Mantova Fino al 6 aprile 2015 ITA EVENTI 39


Arte

UN’ARTE DA MANGIARE Un grande evento che segna il forte legame che unisce il cibo alle arti figurative in un arco temporale di oltre quattro secoli di Cristiana Zappoli

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l 2015, per l’Italia, è senza dubbio l’anno dell’Expo, che ha come tema Nutrire il Pianeta, Energia per la Vita. Pienamente coerente con questo tema, la mostra bresciana Il cibo nell’arte. Capolavori dei grandi maestri dal seicento a Warhol si posiziona proprio nella scia dell’Expo milanese. L’esposizione offrirà al pubblico l’occasione di compiere un viaggio alla scoperta della rappresentazione del cibo e degli alimenti nelle varie epoche storiche, attraverso oltre 100 opere di maestri dell’arte antica quali Campi, Baschenis, Ceruti, Figino, Recco, e di quella moderna e contemporanea, da Magritte a de Chirico, da Manzoni a Fontana, a Lichtenstein, fino a Andy Warhol. Il percorso espositivo, ordinato secondo un criterio iconografico e cronologico, rivelerà quanto i pittori attivi tra XVII e XIX secolo amassero dipingere i cibi e i piatti tipici delle loro terre d’origine, e farà scoprire pietanze e alimenti oggi completamente scomparsi di cui è difficile immaginare anche il sapore. Tra i capolavori in mostra: i Mangiatori di ricotta di Vincenzo Campi, il Piatto di pesche di Ambrogio Figino (la prima natura morta della storia dell’arte italiana), e L’Ultima Cena di Andy Warhol, un acrilico su tela che reinterpreta in chiave pop il Cenacolo di Leonardo. Inoltre, grazie alla collaborazione con alcuni dei più rinomati dipartimenti di Scienze Alimentari delle uni-

Sopra: Andy Warhol, Velvet Underground, serigrafia su carta, pezzo unico, 63 x 31 cm. Collezione privata. Sotto: Luciano Ventrone, Ciotola di ceramica con ciliegie, olio su tela, 50 x 50 cm. Collezione privata

versità italiane, che analizzeranno in maniera scientifica le tavole imbandite e le dispense immortalate nelle tele del ‘600 e ‘700, si potranno attingere preziose informazioni sull’alimentazione e i gusti dell’epoca. La mostra prevede dieci sezioni: L’allegoria dei cinque sensi, Mercati dispense e cucine, La frutta, La verdura, Pesci e crostacei, Selvaggina da pelo e da penna, Carne salumi e formaggi, Dolci vino e liquori, Tavole imbandite, Il cibo nell’arte del XX secolo. La visita sarà chiusa dalla Piramide alimentare, installazione appositamente realizzata per l’occasione dall'artista Paola Nizzoli. Il cibo nell’arte. Capolavori dei grandi maestri dal Seicento a Warhol Palazzo Martinengo, Brescia Dal 24 gennaio al 14 giugno 2015

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Arte

DISEGNARE VENEZIA

Più di 130 disegni provenienti dalla National Gallery of Art di Washington ripercorrono l’arte e il mito di Venezia, dal Rinascimento all’Ottocento. In mostra i grandi maestri da Mantegna, Bellini, Giorgione e Tiziano fino a Veronese, Tiepolo, Piazzetta e Canaletto; e poi gli stranieri innamorati di Venezia come Callow e Sargent. Disegni preparatori, schizzi rapidi a fermare l’idea, modelli e studi per la bottega ma anche composizioni finite, opere autonome capaci di proporre una poetica diversa, fatta di linee, ombre, chiaroscuri, lumeggiature, definizione di forme e movimenti, esplorazione delle infinite possibilità della luce.

UNA COLLEZIONE ASTRATTA

Oltre ottanta opere, principalmente olii e disegni, appartenenti a una collezione privata tedesca, per la prima volta esposte in Italia. Le opere illustrano le tendenze artistiche dell’Europa orientale e centrale durante la prima metà del XX sec., con attenzione alla nascita della pittura astratta. Astrattismo in Europa da Malevich a Kandinsky Forte di Bard, Bard - Dal 31 gennaio al 2 giugno 2015

DAL 1914 A OGGI

In mostra un centinaio fra disegni, acqueforti, xilografie e litografie acquistate a Firenze nel 1914 in occasione di una celebre esposizione della Società di Belle Arti dedicata esclusivamente alla grafica. Fra gli artisti esposti, Antonio Fontanesi, Gaetano Previati, Adolfo De Carolis. Il colore dell’ombra - Galleria d’arte moderna di Palazzo Pitti, Firenze Fino all’8 marzo 2015

La poesia della luce Museo Correr, Venezia Fino al 15 marzo 2015

ANIME NOTTURNE

DINAMITE

La mostra presenta un’ampia ricognizione fotografica compiuta sui siti SIPE-Nobel (una società di prodotti esplodenti) del territorio italiano da Robert Pettena. Pochi sanno che Nobel, noto come l’ideatore dell’omonimo premio, fu soprattutto l’inventore della dinamite.

Robert Pettena. Noble Explosion - Palazzina dei Giardini, Modena - Fino all’1 marzo 2015

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La notte in questa mostra non è solo fascino del naturalismo ottocentesco, da Turner e Friedrich fino agli impressionisti e poi Mondrian e Klee all’inizio del nuovo secolo. Non è solo il luogo in cui meravigliose storie sacre si raccontano, da Giorgione a Tiziano, da Caravaggio a El Greco. Ma è anche una notte fortemente spirituale, interiore, che giustifica così la presenza di straordinari pittori astratti da Rothko a De Staël, da Noland a Morris Louis. In mostra 115 opere, spesso rare, divise in sei sezioni e provenienti da musei e collezioni di tutto il mondo. Tutankhamon Caravaggio Van Gogh. La sera e i notturni dagli Egizi al Novecento Basilica Palladiana, Vicenza Fino al 2 giugno 2015


UNO SGUARDO CHE VA OLTRE

L’esposizione vuole presentare il lavoro di Steve McCurry in una nuova prospettiva, che, a partire dai suoi ritratti, si spinge “oltre lo sguardo”, alla ricerca di una dimensione quasi metafisica dello spazio e dell’umanità che lo attraversa o lo sospende con la sua assenza. Oltre le porte e le finestre, oltre il dolore e la paura. Oltre a presentare un’inedita selezione della produzione fotografica di McCurry, la rassegna intende raccontare l’avventura della sua vita e della sua professione, anche grazie a una ricca documentazione e a una serie di video costruiti intorno alle sue “massime”.

LUCIO AMELIO

La mostra ripercorre la storia di Lucio Amelio, uno dei protagonisti della storia dell’arte contemporanea, che ha contribuito a rendere Napoli uno dei centri più importanti della produzione e della riflessione artistica degli ultimi decenni a livello nazionale e internazionale. Ma è anche la storia dei tanti artisti, collaboratori e compagni di strada che hanno condiviso la loro ricerca con Amelio. La mostra si concentra sugli anni dal 1965 al 1982, ovvero gli anni fondativi di un metodo e di una visione dell’arte culminati appunto con la costituzione della Fondazione Amelio e la genesi di Terrae Motus.

Steve McCurry oltre lo sguardo Villa Reale, Monza - Fino al 6 aprile 2015

Lucio Amelio. Dalla modern art agency alla genesi di Terrae Motus Madre, Napoli Fino al 9 marzo 2015

DAL SEME FINO AL PIATTO

L’800 IN MOSTRA

Le opere, tutte realizzate da artisti di nascita e tradizione ottocentesca, raggiungono, in parte, il secolo successivo. La varietà dei pezzi esposti, non soltanto dal punto di vista iconografico e tecnico, ma anche per le dimensioni da minime a molto grandi, offre una panoramica “a volo d’uccello” sui vari aspetti della cultura artistica dell’epoca. Artisti dell’Ottocento: Temi e Riscoperte - Galleria d’Arte Moderna di Roma Capitale, Roma Fino al 14 giugno 2015

Per la prima volta in Italia una mostra che affronta il tema del cibo dal punto di vista scientifico, svelandone tutti i segreti dall’origine al piatto finito. Affronta il complesso tema del cibo con metodologia scientifica: i singoli elementi che arrivano ogni giorno nei nostri piatti vengono “sezionati” negli elementi principali e poi analizzati nel dettaglio: un percorso che si snoda tra scenografiche immagini al microscopio, video didattici e giochi interattivi. Food | la scienza dai semi al piatto Museo di Storia Naturale, Milano - Fino al 28 giugno 2015

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Musica Musica

PRINCIPALI CONCERTI DI MUSICA POP ROCK JAZZ IN ITALIA

RICHIE • CONTE • PERRY • VANONI • AFTERHOURS • VIOLETTA FA TAPPA IN ITALIA IL TOUR EUROPEO DI ED SHEERAN

SUCCESSO MADE IN UK A pochi mesi dal concerto del 20 novembre all’Alcatraz di Milano, che ha registrato il soldout in poche ore, Ed Sheeran tornerà nel nostro paese per due ulteriori show a gennaio 2015. I tre concerti italiani fanno parte del nuovo tour europeo dell’artista britannico, che è partito l’ottobre scorso per far tappa nei palazzetti delle più importanti città d’Europa. Il tour europeo ha seguito le date estive che lo hanno portato nei maggiori festival europei e negli Stati Uniti. L’album di debutto del 2011, “+”, contenente anche la hit Lego House, ha venduto oltre due milioni di copie ed è sei volte disco di Platino; i singoli, quattro dei quali in top 10, hanno venduto oltre 2.8 milioni di copie. Con queste cifre Ed Sheeran è ufficialmente l’artista emergente maschile con i mag-

giori dati di vendita nel Regno Unito. E ha inoltre vinto due Brit Awards come “Migliore Artista Maschile” e “Migliore Artista Emergente”, e un prestigioso Ivor Novello Award per The A Team. Nel 2013 Sheeran ha portato il suo successo oltreoceano: ha accompagnato Taylor Swift nel suo tour negli Stati Uniti, e sempre con lei ha registrato il brano Everything Has Changed. Ha inoltre registrato il tutto esaurito per ben tre serate al Madison Square Garden. Il nuovo album, ”x”, ha debuttato al numero uno della classifica di vendita nel Regno Unito e si è piazzato al vertice della classifica di iTunes in 83 paesi, compresa l’Italia.

CONCERTI ◗ 26/01 Palalottomatica, Roma

◗ 27/01 Mediolanum Forum, Assago (Mi)

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Musica

A TEATRO CON UNA NUOVA IDENTITÀ Manuel Agnelli, 48 anni, musicista, cantante, autore e produttore, forma gli Afterhours nel 1986 insieme a Paolo Cantù, Lorenzo Olgiati, Alessandro Pellizzari. Nel 1987 il gruppo pubblica il 45 giri My bit boy e, successivamente, il primo album, All the good children go to hell (tutte le foto Andrea Samonà, tratte dal booklet del dvd Hai paura del buio? - il film)

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Hanno da poco finito un tour e ne cominciano subito un altro. Manuel Agnelli e gli Afterhours non si fermano mai. Dopo il successo di “Hai paura del buio?” suoneranno ancora dal vivo calcando i palcoscenici teatrali in tutta Italia di Cristiana Zappoli

cambi di formazione sono sempre occasioni per un rinnovamento. È così che bisogna interpretarli». A parlare in questo modo è Manuel Agnelli, leader e anima degli Afterhours. La band indie rock italiana si è formata nel 1986 proprio da un’idea di Agnelli e da allora ha attraversato diversi cambiamenti di formazione, di cui i più recenti sono stati l’abbandono del gruppo da parte di Giorgio Prette, che era con la band da 25 anni, e quello di Giorgio Ciccarelli, dopo 15 anni di collaborazione. «Quando si forma un gruppo fra giovanissimi - prosegue Agnelli - la componente personale, l’amicizia, è parte integrante del progetto stesso. Crescendo le cose cambiano. Noi siamo

tutti ultraquarantenni ed entrano in gioco molte altre componenti. Per esempio lo stimolo a livello intellettuale, la serenità della propria famiglia, i diversi obiettivi da raggiungere. Io credo che i cambiamenti all’interno di una formazione siano sempre un’importante occasione di miglioramento musicale ma anche personale: “rimescolare le carte” e riorganizzare le cose con lo scopo di sentirsi meglio. Non è facile fare il nostro mestiere, soprattutto in Italia, però non possiamo negare che sia comunque un mestiere da privilegiati, potenzialmente meraviglioso, quindi ogni volta che si presenta l’occasione per poterne godere al massimo bisogna farlo». Gli Afterhours sono re-


duci dal grande successo di pubblico e critica che ha accompagnato il tour Hai Paura del Buio? che doveva comprendere alcune date nei club a marzo 2014 ma che, viste le tantissime richieste, è proseguito anche durante l’estate. Il tour ha seguito la riedizione dell’omonimo album, un successo del 1997, ripubblicato in una nuova versione che comprende un doppio cd. Finito un tour ne comincia subito un altro: gli Afterhours partiranno infatti per una nuovissima tournée, questa volta nei teatri, a fine gennaio. Manuel Agnelli, il tour Hai paura del buio? ha avuto un grande successo. Ve lo aspettavate? «In verità no. Perché le operazioni come questa di solito non sono viste di buon occhio, si pensa sempre che un artista faccia un revival per raschiare il fondo del barile quando non ha idee, per trovare una scusa per andare in tour. Il nostro è un ambiente che prima critica e poi magari si accorge che le cose sono fatte bene, quindi pensavamo che per tanti commenti entusiasti ci sarebbero stati altrettanti detrattori. In realtà abbiamo preparato sia i cd che il tour molto bene, come tutte le cose che abbiamo fatto in passato. Il tour aveva un senso anche filologico nei suoni, nei vestiti, nella scaletta, nell’organizzazione dell’immagine promozionale. E credo che dopo il primo giro nei club la gente si sia accorta che era una cosa bella, una cosa speciale, sia per chi ci segue da 20 anni sia per chi non ci aveva visto quando è uscito Hai paura del buio? perché era troppo giovane». Presto comincerete un nuovo tour, questa volta nei teatri. Quali caratteristiche avrà? «La tournée teatrale seguirà il concept dell’identità: la perdita di identità ma anche trovarne una nuova, e mai come in questo periodo il tema ci si adatta visti i cambiamenti ci hanno interessato. L’idea del tour comunque è nata prima di questi avvenimenti, pensavamo da tempo di dare un seguito teatrale a Padania, il nostro ultimo album. Non suoneremo solo i pezzi di quest’album ma anche

tutti i pezzi del nostro repertorio e qualche cover scelta ad hoc. In più ci saranno delle letture che naturalmente saranno coerenti con l’argomento: sarà una specie di pièce teatrale sull’identità vista da tutti i punti di vista, quella nazionale, quella sociale, quella personale, quella spirituale. L’identità persa e ritrovata. Sarà uno spettacolo di musica, letture e anche di performance teatrali». Com’è suonare nei teatri rispetto ai club o ad altre location? «C’è una differenza enorme. Suonare nei club è una delle cose più emozionanti che ho fatto in vita mia, perché c’è una prossimità fisica con il pubblico tale che è come farci l’amore. Suonare nelle grandi arene o nei festival estivi all’aperto è molto celebrativo, c’è il fascino delle grandi folle che cantano i tuoi pezzi, è più divertente da un certo punto di vista però è anche meno intenso. Suonare in teatro è un po’ la somma di queste due cose perché il teatro ti costringe un po’ ad abbassare i volumi, a lavorare maggiormente sui particolari, sulle sfumature. E allo stesso tempo costringe anche il pubblico ad avere un certo tipo di attitudine nei tuoi confronti, a essere più attento. Ma la cosa più importante di tutte quando si parla di teatro è il tipo di tensione che si crea e che è veramente molto intima. Anche i silenzi nei teatri diventano parte dello spettacolo e sono impossibili da riprodurre nelle grandi arene o nei club». Nel 2013 ha dato vita al festival itinerante Hai paura del buio?. Qual è il senso di questa iniziativa? «Il festival ha tante motivazioni di cui la principale è quella artistica. Fare interagire artisti provenienti da

Gli Afterhours saranno in tour nei teatri con una nuova formazione dopo l'abbandono di Prette e Ciccarelli: Manuel Agnelli (voce e chitarra), Rodrigo D’Erasmo (violino), Roberto Dell’Era (basso), Xabier Iriondo (chitarra), Fabio Rondanini (batteria), Stefano Pilia (chitarra)

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Musica

Nel 2013 l’album Hai paura del buio? ha vinto la classifica di preferenza degli album italiani indipendenti degli ultimi 15 anni in un referendum tra il pubblico

◗ 31/01 ROMA ◗ 1/02 COMO ◗ 6/02 MILANO ◗ 7/02 BERGAMO ◗ 8/02 TORINO ◗ 12/02 UDINE ◗ 13/02 BOLOGNA ◗ 14/02 SCHIO (VI) ◗ 16/02 NAPOLI ◗ 17/02 CIVITANOVA MARCHE ◗ 21/02 CREMONA ◗ 26/02 MESTRE (VE) ◗ 27/02 FIRENZE ◗ 28/02 SENIGALLIA (AN) CONCERTI

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ambiti diversi: teatro, letteratura, arti visive, video art, danza e musica naturalmente. Per cercare di promuovere sempre di più l’interazione fra le arti e gli artisti. Il festival nasce anche con l’intento politico di attirare l’attenzione, soprattutto dei media, su un po’ di problematiche che riguardano il nostro ambiente ma più in generale quello della cultura, nell’accezione più ampia del termine. Da questo punto di vista abbiamo fatto cose anche molto concrete per sollecitare le istituzioni. Ci siamo incontrati in diverse occasioni con l’allora ministro dei beni culturali Bray e abbiamo collaborato alla rete “Più musica live” per l’approvazione di un emendamento all’interno della legge sulla cultura che il ministro Bray aveva fatto approvare l’anno scorso. Un emendamento a carattere semplificativo, uno snellimento burocratico che permette l’autocertificazione a chi organizza concerti al di sotto delle 200 persone, per promuovere l’apertura di nuovi locali che possano accogliere questa quantità di persone. L’ultimo progetto su cui ci stiamo concentrando riguarda la creazione di una rete fra Comuni, che potremmo definire virtuosi, perché utilizzano le deroghe di legge per incrementare le attività a indirizzo culturale. E parlo di attività imprenditoriali, non vogliamo fare assistenzialismo, vogliamo ingolosire gli imprenditori che vogliono investire nella cultura in maniera allargata, dall’enogastronomia alla musica. È un tipo di progetto che soprattutto all’estero ha già avuto qualche esempio di buona riuscita: a New York il quartiere di Williamsburg a Brooklyn da ghetto in pessime condizioni è diventato, in meno di dieci anni, uno dei quartieri più costosi dove comprare casa. Non è solo un progetto importante perché diffonde idee e creatività ma perché bonifica i territori e mette in moto l’economia a tutti i livelli. È ora di smettere di

considerare la cultura solo come un diritto: sicuramente lo è, ma è anche una risorsa fondamentale per il nostro paese, una delle pochissime su cui possiamo fare affidamento per il futuro». Come giudica la qualità della proposta musicale italiana? «Nel dettaglio ottima. I musicisti italiani sono eccezionali, e non sto esagerando. Sono poco conosciuti all’estero ma quando gli artisti stranieri li ascoltano spesso poi li scelgono per i loro progetti. Il problema è che l’Italia non ha una tradizione a livello strutturale che ci può permettere di avere forza quando andiamo all’estero. Questo dipende anche da un complesso di inferiorità che abbiamo solo noi e che purtroppo ci frena tantissimo e, certamente, anche le istituzioni non ci aiutano: pensiamo sempre a promuovere la nostra storia ma non il nostro presente quando invece abbiamo delle eccellenze. Se parliamo di progetti, invece, purtroppo procedono un po’ tutti con il freno a mano, anche per provincialismo, perché siamo i primi a non crederci. Siamo il paese del “vola basso” e psicologicamente è molto difficile sperimentare. I circuiti dove invece si sperimenta sono circuiti molto chiusi perché sono sulla difensiva, hanno paura di essere “sporcati” da quello che c’è intorno: producono poco anche loro perché la realtà è che se non c’è contaminazione non si cresce né professionalmente né artisticamente». Lei è anche un produttore, cosa cerca in un artista? «Sicuramente l’emozione. Molti parlano di originalità ma a me interessa fino a un certo punto. Ho visto e sentito progetti originali non emozionarmi. Ho visto lavori anche geniali, o comunque molto intelligenti, dove però mancava la “pancia”, mancava quel pizzico di follia, mancava l’essere al di fuori dagli schemi. Quello che cerco è una persona che mi sorprenda e mi emozioni».



Musica

Lionel Richie

Paolo Conte

ALL NIGHT LONG

UNA TOURNÉE SNOB

Dopo il suo grande Tuskegee Tour con cui ha deliziato il pubblico Europeo nel 2012, Lionel Richie ritorna nel Vecchio Continente con un tour di 31 date che lo vedrà esibirsi in 12 paesi da febbraio 2015. Parlando dell’approdo del suo tour in Europa Lionel dice: “Non vedo l’ora di tornare in Italia. Il pubblico è fantastico e sto sempre benissimo quando sono in Italia. Lo spettacolo è fatto per cantare insieme quindi non vedo l’ora di cantare di nuovo insieme al pubblico italiano!”. Lo show di Lionel comprende le canzoni di uno dei repertori più amati nella musica internazionale, spaziando per la sua intera carriera. Le sue performance sono riconosciute per essere molto più che un concerto grazie all’atmosfera di festa che riesce a creare con canzoni come Dancing On The Ceiling, Say You, Say Me, Hello, Three Times A Lady, Easy e All Night Long. Lo show davvero mantiene le promesse del titolo All the Hits All Night Long.

Dopo una lunga serie di concerti che hanno preso il via ufficialmente il 30 e 31 ottobre con la prima nazionale al Teatro Europauditorium di Bologna, e dopo aver fatto registrare il tutto esaurito nelle tre date milanesi al Conservatorio, Paolo Conte prosegue il suo tour in giro per l’Italia e l’Europa anche nel 2015. Durante il tour, accanto ai più grandi successi dell’artista, Conte presenta per la prima volta dal vivo i brani del nuovo album Snob. Il cantante piemontese è accompagnato sul palco da un’orchestra di dieci elementi composta da Nunzio Barbieri, Claudio Chiara, Daniele Dall’Omo, Daniele Di Gregorio, Luca Enipeo, Massimo Pitzianti, Piergiorgio Rosso, Jino Touche, Luca Velotti.

CONCERTO ◗ 13/02/2015 Mediolanum Forum, Assago (Mi)

CONCERTI ◗ 12/02 Teatro dell'Opera, Firenze

◗ 27-28/02 Theater Carré, Amsterdam ◗ 14/03 Alte Oper, Frankfurt ◗ 16/03 Konzerthaus, Vienna ◗ 30/03 Teatro Carlo Felice, Genova ◗ 17/04 Gran Teatro Geox, Padova

UNA SUPERSTAR INTERNAZIONALE

Dopo l’enorme successo dei suoi recenti concerti nel Regno Unito che hanno ottenuto critiche entusiasmanti sia dai fan che dai media, la pop star internazionale Katy Perry tornerà in Europa nel 2015, e farà tappa in 18 paesi con il suo Prismatic World Tour. Prism, pubblicato nell’ottobre 2013, è il terzo lavoro discografico di Katy Perry. L’album ha debuttato al vertice della classifica di iTunes in 97 paesi, registrando il miglior dato di vendita della sua carriera, e diventando l’album di un’artista femminile più venduto nella prima settimana, negli Stati Uniti nel 2013. CONCERTO ◗ 21/02 Mediolanum Forum, Assago (Mi)


IL TÙUR TEATRÀAL

È partito a settembre il tour teatrale di Davide Van De Sfroos e continuerà fino a febbraio. Privilegiando la versione acustica dei brani, Van De Sfroos è accompagnato dal violino di Angapiemage Galliano Persico, dalle chitarre di Maurizio “Gnola” Glielmo e dal polistrumentista Andrea Cusmano. Il Tùur Teatràal, come lo ha battezzato il cantante tramezzino, è una rievocazione delle canzoni che nel passato hanno fatto la storia di Davide Van De Sfroos unita a una rivisitazione in chiave acustica di alcuni dei brani di Goga e Magoga, l’album campione di vendite pubblicato lo scorso 15 aprile. CONCERTI ◗ 30/01 Teatro Auditorium Santa Chiara,

Trento ◗ 31/01 Teatro Comunale, Belluno ◗ 7/02 Teatro Nuovo, Verona

Ornella Vanoni

L’ULTIMO TOUR Dopo il successo della scorsa stagione teatrale, a ottobre è ripartito lo spettacolo Un filo di trucco un filo di tacco… l’ultimo tour, lo show a metà tra un concerto e un recital che ripercorre il mito di Ornella e che sarà l’ultima tournée della sua carriera. Durante lo spettacolo la Vanoni interpreta i suoi grandi classici, alcune cover e i brani del suo ultimo album Meticci (Io mi fermo qui) e, fondendo musica e teatro, racconta con sincera ironia tutto ciò che ha vissuto in 80 anni di vita, la sua visione dei sentimenti e dell’amore e l’arte della seduzione. L’artista è accompagnata sul palco dalla sua band: Eduardo Hebling (basso e contrabbasso), Paolo Vianello (pianoforte e tastiere), Placido Salamone (chitarra) e Eric Cisbani (batteria e percussioni). ◗ 7/02 Teatro Geox, Padova ◗ 10/02 Teatro Dal Verme, Milano ◗ 20/02 Teatro Alessandrino, Alessandria ◗ 9/03 Teatro Augusteo, Napoli ◗ 26/03 Teatro Olimpico, Roma CONCERTI

COME IN TV Il tour live della star Disney Violetta vedrà esibirsi sul palco gli attori del cast originale della serie TV, guidati dalla protagonista Martina Stoessel (Violetta). Il cast sarà affiancato da un gruppo di ballerini e da una band musicale, in un'esibizione live emozionante che riproporrà le musiche e le canzoni delle prime tre stagioni della serie televisiva. Lo show sarà arricchito da coreografie avvincenti, con costumi e scenografie spettacolari che faranno di Violetta Live un’esperienza indimenticabile per tutti i fan. Violetta è una telenovela argentina prodotta da Disney Channel che viene trasmessa in 45 nazioni e ha raggiunto un gran successo specialmente in America Latina, Italia, Spagna, Francia e Israele. Il primo tour di concerti Violetta - Il Concerto ha debuttato ad Asuncion, Paraguay, nel settembre 2013, prima di sbarcare in Europa con sessantadue spettacoli in quindici città di Spagna, Italia e Francia. In totale il tour ha venduto quasi un milione di biglietti, con oltre duecento spettacoli in dodici paesi. Il tour è stato poi seguito dal lancio cinematografico dedicato al concerto, che ha ripreso interamente le esibizioni proposte dai giovani artisti sul palco, regalando ai fan l’opportunità di osservare ciò che è accaduto dietro le quinte durante il tour di concerti dal vivo.

CONCERTI ◗ 28/01 Pala Alpitour, Torino ◗ 30/01 Mediolanum Forum, Assago (Mi) ◗ 1/02 Unipol Arena, Bologna ◗ 3/02 Mandela Forum, Firenze ◗ 6-7-8/02 Palalottomatica, Roma



Classica Classica

RG ANDI INTERPRETI: MUSICA DA CAMERA, CLASSICA, OPERA

GUTMAN • BUSUIOC • BATIASHVILI • D'ESPINOSA • PAPPANO Carmela Remigio, interpreta la contessa ed è oggi uno dei soprani più richiesti per il repertorio belcantistico

UN NUOVO ALLESTIMENTO AL TEATRO REGIO DI TORINO

ETERNAMENTE FIGARO Dopo Così fan tutte del 2012 e Don Giovanni del 2013, il Teatro Regio completa la trilogia Mozart - Da Ponte con la commedia per musica Le nozze di Figaro scritta nel 1786, su libretto tratto da Beaumarchais. Il nuovo allestimento della regista Elena Barbalich vanta un cast di altissimo livello internazionale e le scene e i costumi sono di Tommaso Lagattolla, le luci di Giuseppe Ruggiero. Il libretto di Da Ponte, tratto dalla commedia di Beaumarchais La folle journée, ou le mariage de Figaro, che suscitò clamori e scandali per le rivendicazioni contro l’aristocrazia e il clero, sublima gli accenti politici conferendo alla vicenda la profondità psicologica di un’appassionante commedia umana. L’opera ha conosciuto un successo straordinario fin dalle prime esecuzioni del 1786, scriveva Mozart: «Non si parla che del Figaro, non si

suona, non si strombetta, non si canta, non si fischia che il Figaro, non si va a sentire altra opera che il Figaro. Eternamente Figaro!». Motivo scatenante è la ricerca dell’amore e della felicità che accomuna con modi e percorsi diversi tutti i personaggi: Susanna e Figaro cercano di fugare qualsiasi intralcio al loro imminente matrimonio, la contessa vuole recuperare le attenzioni del marito, il paggio Cherubino è il paradigma dell’adolescente che straripa di amore ma non sa ancora a chi rivolgerlo. LE NOZZE DI FIGARO ◗ Dal 12 al 24 febbraio, Teatro Regio, Torino

Yutaka Sado (direttore), Elena Barbalich (regia), Ildebrando D’Arcangelo (Conte d’Almaviva), Carmela Remigio (contessa), Mirco Palazzi (Figaro), Ekaterina Bakanova (Susanna), Paola Gardina (Cherubino))

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Classica

RICORDANDO RICHTER 54 ITA EVENTI


Il 26 gennaio si esibirà per Musica Insieme la grande violoncellista russa formatasi con Rostropovicˇ, alle spalle una carriera straordinaria sulle scene di tutto il mondo

vjatoslav Richter, universalmente annoverato fra i massimi artisti del XX secolo, è stato illustre ospite dei Concerti di Musica Insieme per due indimenticabili recital. In occasione del 100° anniversario della nascita dello straordinario pianista russo, Natalia Gutman gli dedicherà idealmente il suo recital per Musica Insieme del prossimo 26 gennaio, sul palco dell’Auditorium Manzoni di Bologna. Fra i grandi nomi della storia dell’interpretazione a cui il percorso della Gutman è strettamente legato, figurano infatti due maestri assoluti del Novecento, quali Mstislav Rostropovicˇ e Svjatoslav Richter, con cui si esibiva regolarmente in un duo divenuto leggendario. Che il sodalizio con Richter fosse particolarmente profondo, lo rivela una celebre dichiarazione dello stesso pianista. Richter ebbe, infatti, ad affermare, parlando di Natalia Gutman, che ella rappresentava l’incarnazione dell’onestà nell’arte. «Da parte mia, posso dire cosa penso fosse davvero caratteristico di Richter. Molto probabilmente si tratta proprio di ciò che separa il genio dalla gente comune. Un tratto che potrei così sintetizzare: la capacità di esprimere qualsiasi pensiero, qualsiasi idea nel modo più conciso e insieme più preciso possibile». Sempre restando in tema di consolidati sodalizi artistici, quello col pianista Viacheslav Poprugin, al fianco della Gutman per questo Natalia Gutman, leggendaria violoncellista russa da quasi cinquant’anni protagonista della storia dell’interpretazione, dedicherà il suo recital per Musica Insieme alla memoria di Svjatoslav Richter, nel 100° anniversario della nascita

recital per Musica Insieme, dura ormai dal 1999. Poprugin, che a sua volta ha studiato con Svjatoslav Richter, è lui pure un appassionato camerista, senza disdegnare però l’attività solistica. Insomma, un musicista che s’inserisce appieno nel grande solco della scuola russa. «Viacheslav – ci conferma Natalia Gutman – è sia uno straordinario solista, sia un eccellente musicista da camera. Dopo tanti anni trascorsi insieme, oramai ci comprendiamo con uno sguardo: non c’è più bisogno delle parole. E credo anche che il pubblico, soprattutto gli ascoltatori più attenti, avranno la medesima sensazione e comprenderanno lo speciale legame che ci unisce». I brani che Natalia Gutman ha scelto di presentare in questo suo concerto con Viacheslav Poprugin appartengono tutti non a caso al repertorio che la celebre violoncellista russa affrontava assieme al grande pianista. Un omaggio, dunque. Un tributo non solo alla memoria dell’interprete, ma anche, e forse soprattutto, un tributo a una vicenda artistica che tanti e così straordinari frutti ha dato. Peraltro si tratta di opere tra le maggiori dell’intera produzione per violoncello e pianoforte, che segnano l’evoluzione di quel repertorio lungo tre secoli di storia. In apertura di programma, la Sonata in si bemolle maggiore op. 45 di Felix Mendelssohn, dedicata dal compositore nel 1838 al fratello Paul, che era un abile violoncellista. Come Mendelssohn, anche Edvard Grieg aveva un fratello violoncellista, e a lui fu dedicata, una cinquantina d’anni più tardi, la Sonata in la minore op. 36 per violoncello e piano-

forte, vero gioiello della sua esigua, ma notevole, produzione cameristica. Il programma si concluderà con un ‘ritorno a casa’, la Russia di Rachmaninov, del quale il duo eseguirà l’unica Sonata per violoncello e pianoforte, dove il dialogo fra gli strumenti (scritta com’era da un virtuoso del pianoforte per un virtuoso del violoncello) è di assoluta parità. (Biglietti da 10 a 55 euro, in vendita presso la Biglietteria dell’Auditorium Manzoni il pomeriggio del concerto dalle 15 alle 20.15, oppure online sui siti www.musicainsiemebologna.it o www.vivaticket.it e nei punti vendita autorizzati di Vivaticket. Info: Musica Insieme 051 271932 info@musicainsiemebologna.it). NATALIA GUTMAN (violoncello) VIACHESLAV POPRUGIN (pianoforte)

◗ 26/01/2015 Auditorium Manzoni, Bologna, musiche di Felix Mendelssohn, Edvard Grieg, Sergej Rachmaninov

gennaio - febbraio 2015

I CONCERTI DI MUSICA INSIEME

LEONIDAS KAVAKOS (violino) ENRICO PACE (pianoforte)

◗ 19/01/15 Auditorium Manzoni, Bologna musiche di Poulenc, Fauré, Stravinskij, Schubert QUARTETTO PROMETEO SANDRO CAPPELLETTO

(voce recitante) ◗ 09/02/15 Auditorium Manzoni, Bologna musiche di Haydn, D’Amico, Schubert HAGEN QUARTETT

◗ 23/02/15 Auditorium Manzoni, Bologna musiche di Mozart, Brahms

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Classica

UN BUFFONE A CORTE Opera in tre atti di Giuseppe Verdi, su libretto di Francesco Maria Piave, del 1851. La storia di Rigoletto è tratta dal dramma di Victor Hugo Le roi s’amuse. Con Il trovatore e La traviata fa parte della trilogia verdiana chiamata “popolare”. L’opera è ambientata nel ducato di Mantova in epoca rinascimentale. I personaggi principali sono il duca, libertino e incostante, il buffone di corte, Rigoletto, Gilda, la figlia del buffone, Sparafucile e la sorella Maddalena. Rigoletto fu inizialmente oggetto della censura austriaca così come nel 1832 era successo a Le roi s'amuse, bloccata dalla censura e riproposta solo 50 anni dopo la prima. RIGOLETTO ◗ dal 4 all’8 febbraio, Teatro Costanzi, Roma

Gaetano d'Espinosa (direttore), Leo Muscato (regia), Ivan Magrì/ Yosep Kang (il Duca di Mantova), George Petean/ Giovanni Meoni (Rigoletto), Irina Lungu/ Claudia Boyle (Gilda), Marco Spotti (Sparafucile), Anna Malavasi (Maddalena), Marta Torbidoni (Giovanna), Marco Camastra (Marullo), Pietro Picone (Matteo Borsa)

L’APPRENDISTA STREGONE

Primo omaggio in stagione a Jean Sibelius, in occasione dei 150 anni dalla nascita, con una delle sue più celebri composizioni e tra le poche familiari al pubblico italiano il Concerto per violino, occasione anche per riascoltare una delle violiniste più rinomate della scena mondiale, la georgiana Lisa Batiashvili, che è alla sua seconda apparizione a Santa Cecilia dopo il successo avuto nel 2011 con il Concerto di Šostakovič. Pappano invece propone due pagine brillanti e di caleidoscopica varietà timbrica, l'arcinoto Apprendista Stregone di Dukas e l’orchestrazione realizzata da Ravel dei pianistici Quadri di una esposizione di Musorgskij. ORCHESTRA DELL'ACCADEMIA DI SANTA CECILIA ANTONIO PAPPANO (direttore) LISA BATIASHVILI (violino) ◗ 24-25-27 gennaio, Accademia di Santa Cecilia, Roma

Dukas, L’apprendista stregone; Sibelius, concerto per violino; Mussorgsky/Ravel, Quadri di una esposizione

TRAGEDIA GIAPPONESE

Madama Butterfly di Giacomo Puccini racconta il dramma dell’adolescente Cio Cio San, presto sposa, secondo usanza nipponica, dello spregiudicato e libertino Pinkerton, che esplode in tutta la sua drammatica e dolorosa evidenza dentro uno spazio scenografico asciutto e rarefatto. Lì, amplificata da uno spazio vuoto ma fortemente evocativo, si materializza la contrapposizione inconciliabile tra il mondo femminile e intimo della protagonista, destinata al sacrificio finale, e quello maschile e opportunista di Pinkerton, sordo a ogni possibile umanità.

Foto ©C.M. Falsini

MADAMA BUTTERFLY ◗ 14-15-20-21-22-26-27-28 febbraio Teatro Comunale, Bologna

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Hirofumi Yoshida (direttore), Valentina Brunetti (regia) Olga Busuioc/ Mina Tasca Yamazaki (Cio Cio San), Elena Traversi/ Antonella Colaianni (Suzuky), Paola Francesca Natale (Kate Pinkerton), Luciano Ganci/ Alessandro Liberatore (F. B. Pinkerton)




Teatro Teatro

C ABARET COMMEDIE TRAGEDIE SUI PALCOSCENICI ITALIANI

BISIO • PREZIOSI • LILLO & GREG • PROVASIO • MICHELI SABRINA FERILLI PROTAGONISTA DI SIGNORI…LE PATÉ DE LA MAISON

È PROPRIO UN GRAN PASTICCIO L’occasione è quella di una cena in famiglia con la padrona di casa e il marito, l'amico del cuore della padrona di casa, single convinto, la madre di lei che, esperta e pignola, ha aiutato tutto il giorno la figlia a cucinare, e il fratello di lei con la compagna che colgono al volo l’opportunità di annunciare un lieto evento: aspettano un bambino. Sembrerebbe la cena modello, la cena del secolo, la cena per antonomasia. Ma il nome da scegliere per il nascituro scombina gli equilibri della serata… Le sorprese non mancano e uno scherzo innocente e goliardico può rivelare realtà inaspettate e imbarazzanti e allora anche la più gustosa delle pietanze come il paté che dà il nome al titolo può cambiare sapore e diventare un vero pasticcio, e la padrona di casa pentirsi di aver passato tante ore ai fornelli e magari dare sfogo a rabbie e frustrazioni per troppi anni represse. Signori… le paté de la maison è la versione tea-

trale italiana della commedia francese Prenom, di Matthieu Delaporte e Alexandre de la Patellière, interpretata da Sabrina Ferilli, Maurizio Micheli e Pino Quartullo. Una commedia brillante, a tratti grottesca dai risvolti amari che porta i protagonisti alla consapevolezza che, finita la cena, niente sarà più come prima.

SIGNORI… LE PATÉ DE LA MAISON ◗ 23/01 Teatro Gentile, Fabriano ◗ 24 - 25/01 Teatro Dell’Aquila, Fermo ◗ 28/01 Teatro Politeama Greco, Taranto ◗ dal 29 all’1/02 Teatro Verdi, Salerno ◗ 2/02/2015 Teatro Don Bosco, Potenza ◗ 3/02/2015 Teatro Duni, Matera ◗ 6 - 7/02/2015 Teatro Imperiale, Guidonia ◗ 21/02/2015 Teatro Accademia, Conegliano Veneto ◗ 24/02/2015 Teatro Giacosa, Ivrea ◗ 25/02/2015 Teatro Odeon, Biella ◗ 28/02/2015 Teatro Coccia, Novara (altre date su www.sabrinaferilli.it)

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Teatro

UNO SPETTACOLO DA PREMIO PULITZER Di nuovo a teatro uno dei capolavori di Tennessee Williams, La gatta sul tetto che scotta, diretto da Arturo Cirillo e interpretato da Vittoria Puccini e Vinicio Marchioni. Quest’ultimo nei panni di Brick, un personaggio complesso e dalle molte sfaccettature di Cristiana Zappoli opo aver lavorato insieme sul set di Tutta colpa di Freud, la commedia di Paolo Genovese uscita nelle sale a gennaio dell’anno scorso, Vinicio Marchioni e Vittoria Puccini si ritrovano a teatro dove indossano i panni di Brick e Maggie, i protagonisti de La Gatta sul tetto che scotta, una produzione della compagnia Gli Ipocriti in tournée dalla fine di dicembre. Grazie a quest’opera il drammaturgo statunitense Tennessee Williams vinse, nel 1955, il suo secondo Premio Pulitzer, il primo lo aveva vinto nel 1948 con Un tram che si chiama Desiderio. La storia è quella di una donna, Maggie, che per alleviare la cocente situazione familiare in cui si trova, imbastisce una rete di bugie. Di bassa estrazione sociale, Maggie teme di dover lasciare la casa e il marito, se non riesce a dare alla famiglia di lui un erede. Il marito di lei, Brick, è un ex giocatore di pallone che affoga le sue delusioni nell’alcol. Tra giochi passionali e abili caratterizzazioni, affiorano sensualità cariche di sottintesi e di contenuti inespressi o inesprimibili; all’ideale della purezza dei sentimenti si contrappone la dura realtà di un mondo familiare e sociale pieno di ipocrisie. «La famiglia è ancora il luogo dove Williams fa risuonare le sue parole, - spiega il regista, Arturo Cirillo - il luogo dove, grazie alla sua capacità di narrare i sentimenti dei personaggi, un gruppo di attori possono dare vita a una coralità di conflitti. È difficile trovare in questo autore dei personaggi non risolti, dei personaggi di cui sia difficile trovare una propria emotività, sarà anche perché lui non sembra avere paura del melodrammatico, dell'eccesso, del melò, anzi li usa come parte della nostra vita. Forse proprio perché non ha paura del falso e dell’esagerato riesce, per contrasto o completamento, a trovare il vero». Già nel 2012 Vinicio Marchioni si era cimentato con un testo di Tennessee Williams, interpretando Stanley in Un tram che si chiama De60 ITA EVENTI

siderio diretto da Antonio Latella, ottenendo un ottimo successo di critica e pubblico. Vinicio Marchioni, pensa che il testo di Tennessee Williams La gatta sul tetto che scotta sia ancora attuale? «I testi di Williams possono risultare a una prima lettura datati per via delle ambientazioni e i riferimenti al sud degli Stati Uniti negli anni Cinquanta, ma andando ad approfondire i temi e le dinamiche che muovono i personaggi in questo testo, si capisce che sono temi e dinamiche universali: l’omosessualità, la paura della povertà, l’amore, il rapporto padrefiglio o tra fratelli, il rapporto madre-figlio, o il rapporto della famiglia con una donna che è “estranea” (Maggie) al quel mondo familiare sono temi e dinamiche presenti nelle vite di ogni essere umano, di qualsiasi epoca. La spietatezza, l’ironia e la poesia con cui ha scritto questi temi e queste dinamiche rendono questo autore unico nel suo genere». Il tema dell’omosessualità è un tema importante: come viene affrontato? «Non è il tema principale ma è uno dei temi centrali. Più che l’omosessualità credo che il problema di Brick sia la sua identità, sessuale e generale. Ritrovarsi a essere un alcolizzato quando poteva diventare una stella dello sport, ritrovarsi accanto una donna di cui non sa più se fidarsi o no, se è stata la causa del suo malessere o se può essere l’unico punto fermo per tentare di iniziare nuovamente a vivere, ritrovarsi all’interno di una famiglia di cui piano piano scopre le ipocrisie e le falsità e comprendere pian piano che di tutto questo forse lui è una delle cause principali; tutto questo mina la sua identità alla Vinicio Marchioni, 39 anni, ha raggiunto la notorietà grazie al ruolo de il Freddo nella serie televisiva Romanzo criminale. Nella pagina a fianco, insieme a Vittoria Puccini (tutte le foto Fabio Lovino)


base, la domanda se sia omosessuale o no è una conseguenza di questa serie di fattori». Esiste una morale sottesa a La gatta sul tetto che scotta? «Non credo in un teatro che deve cercare o fare una morale. Williams racconta una storia, complessa, sta agli spettatori portarsi a casa le riflessioni che scaturiranno dalla nostra messa in scena». Cosa l’ha più colpita del personaggio che interpreta, Brick? «La complessità. Essere un protagonista nascosto per molta parte dello spettacolo. Il suo quasi non volerne fare parte, la sua testarda volontà di seppellire nel silenzio e nell’alcol tutto». Quali sono, invece, le caratteristiche principali della protagonista, Maggie? «La volontà. Che a volte è testardaggine, altre amore allo stato puro. E Il desiderio di amore, da dare e da ricevere». Le difficoltà di Brick nell’accettare se stesso sono le stesse di ognuno di noi? «Credo sia la vita (e quindi le scelte fatte) che porta Brick a questo punto della sua esistenza (o rifiuto dell’esistenza), come credo che ognuno di noi ogni tanto abbia la sensazione di essere prigioniero in una gabbia esistenziale senza rendersi conto di come ci sia finito». La purezza dei sentimenti è destinata a restare solo un ideale? «Credo che siano gli ideali a muovere le azioni di tutti, almeno le grandi azioni della vita. Un ideale che non si trasforma in azione rimane solo un ideale. Gli ideali devono spingere alle azioni per essere messi in pratica, altrimenti sono o finti gli ideali o finte le persone che ci si nascondono dietro». Il pubblico deve aspettarsi un testo fedele all’originale?

«Di “originali” abbiamo scoperto esisterne varie versioni, soprattutto dell’ultimo atto. Noi abbiamo scelto l’originale che più ci convinceva e a parte qualche taglio siamo rimasti il più possibili fedeli». Tennessee Williams ha vinto due premi Pulitzer. Secondo lei quali sue caratteristiche lo hanno reso un drammaturgo così speciale? «A parte quello che ho già detto, credo che i personaggi femminili siano i capolavori di Williams. Ritratti di femminilità in ogni suo aspetto come nessuno mai credo sia riuscito a fare». Cinema, televisione, teatro: quale palcoscenico preferisce? «Sono un attore fortunato che riesce a portare avanti le tre cose ad altissimo livello, e non ho una preferenza. Il teatro è la mia formazione, la mia palestra, il punto di partenza e di arrivo, la casa nativa; la tv mi ha dato popolarità e lavoro, il cinema grandissime possibilità espressive, conoscenza di persone straordinarie e ruoli meravigliosi. Spero di riuscire a continuare nell’alternanza». Progetti per il dopo tournée teatrale? «Ho dei film in ballo da girare prima dell’estate, un mio grosso progetto teatrale su cui c’è ancora molto da lavorare e una cosa che non si può proprio dire. In sostanza, niente di concreto e tutto in divenire, come sempre in questo mestiere».

◗ dal 20 al 25/01 Teatro della Pergola, Firenze ◗ 6/02 Teatro dell’Aquila, Fermo ◗ 7/02 Teatro Persiani, Recanati (Mc) ◗ 8/02 Teatro Gentile, Fabriano (An) ◗ 10/02 Teatro Giuseppetti, Tivoli (Rm) ◗ 13/02 Teatro Comunale, Corato (Ba) ◗ 14-15/02 Teatro Carlo Gesualdo, Avellino ◗ 19-22/02 Teatro Verdi, Salerno ◗ 27/02 Teatro Bucci, San Giovanni Valdarno (Ar) (altre date su www.ipocriti.com) LA GATTA SUL TETTO CHE SCOTTA

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Teatro

Nell’allestimento di Khora.teatro, Don Giovanni è interpretato da Alessandro Preziosi, reduce dai successi teatrali, impegni televisivi e premi cinematografici, che raccoglie la sfida tutta teatrale nel mettere in scena un personaggio, che, come qualcheduno ha felicemente definito, è “il carattere più teatrale che abbia attraversato la scena”, prototipo del seduttore senza scrupoli, che fa dell’inganno ai danni delle donne da lui disonorate un vero e proprio vanto, non si cura delle classi sociali e dei ruoli precostituiti ed è spinto da un desiderio di conquista inesauribile e mai sopito. Il Don Giovanni comprende, tra attori e tecnici, una compagnia di circa 20 elementi che portano in giro uno spettacolo complesso, ma in grado di realizzare anche i debutti, con l’obbiettivo di ricreare un vero e proprio ambiente spettacolare, caleidoscopico e camaleontico, tutto stretto tra teatro barocco e opera moderna.

Foto di Bepi Caroli

L’ULTIMO DON GIOVANNI

PADRI E FIGLI Ispirato ai libri di Serra Gli Sdraiati e Breviario comico, lo spettacolo, che ha come protagonista Claudio Bisio, racconta il rapporto padre/figlio radiografato senza pudori e con un linguaggio in continua oscillazione tra l'ironico e il doloroso, tra il comico e il tragico. È una riflessione sul nostro tempo inceppato e sul futuro dei nostri figli, sui concetti di libertà e di autorità. La forza satirica di Serra si alterna a momenti lirici e struggenti, con la musica in continuo dialogo con le parole. ◗ 19-20/01 Teatro Colosseo, Torino ◗ 21-23/01 Teatro Nuovo, Verona ◗ 24-25/01 Teatro Creberg, Bergamo ◗ dal 27/01 all’1/02 Teatro Bellini, Napoli ◗ dal 17 al 22/02 Teatro della Pergola, Firenze ◗ 23/02 Teatro Excelsior, Empoli ◗ 25-26/02 Teatro Nuovo, Udine ◗ dal 27/02 all’1/03 Teatro Verdi, PN FATHER AND SON

◗ dal 21/01 all’1/02 Teatro Diana, Napoli ◗ dal 3 al 15/02 Teatro Nuovo, Milano ◗ dal 17 al 22/02 Teatro Comunale, Imola ◗ dal 24/02 all’1/03 Teatro Donizetti, Bergamo DON GIOVANNI

L’ARTE DI IMPROVVISARE

Oblivion.Zip è l’archivio portatile e compresso degli Oblivion ma con un nuovo “sesto incomodo”: il pubblico. Ogni spettatore a inizio spettacolo sarà invitato, infatti, a lasciare il nome del suo cantante preferito in mano al temibile quintetto. E l’imprevedibilità diverrà spettacolo. Grazie a un’infernale estrazione sotto gli occhi di centinaia di testimoni, i cinque madrigalisti cialtroni metteranno mano a tutto il loro sconfinato repertorio combinando per le feste i big della canzone italiana e internazionale. Uno spettacolo sempre diverso e una scaletta che si rinnova e si compone a ogni replica secondo i gusti e i suggerimenti del pubblico. OBLIVION.ZIP

◗ dal 21/01 all’1/02 Salone Margherita, Roma ◗ dal 12 al 15/02 Teatro Manzoni, Milano

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Foto di Maurizio Pizzighini

UNA FINESTRA SUL MONDO I Legnanesi sono tornati! Le divertenti avventure della famiglia Colombo - la Teresa (Antonio Provasio), la Mabilia (Enrico Dalceri) e il Giovanni (Luigi Campisi) - regalano agli spettatori che già li conoscono, ma anche ai neofiti, due ore di risate senza sosta, all’insegna di una comicità pulita e intelligente, densa di spunti di attualità che si coniugano con la tradizione. Il titolo richiama subito alla mente l’hitchcockiano La finestra sul cortile del 1954: il riferimento è proprio alla finestra da cui James Stewart vede cosa succede dall’altra parte del cortile ma per i Colombo vuole dire vedere cosa succede nella nostra Italia, affacciandosi dalla finestra su ringhiere e ballatoi, su scale consunte da saliscendi di generazioni che conservano un fascino tutto loro, dove dietro ogni porta c’è una stanza - spesso l’unica - e il vicino è così vicino che… praticamente vive con te! Le finestre sono uno schermo virtuale che permette di vedere quello che succede nel mondo dei “pover crist!”, fatto di gioie, amori, discussioni e anche furti. ◗ fino al 22/2 Barclays Teatro Nazionale, Milano LA FINESTRA SUI CORTILI

C’È MAGIA

A Roma arriva la grande magia dal vivo: un viaggio emozionale tra continue sorprese, momenti inattesi e straordinari, per riscoprire la capacità di lasciarsi stupire. Un’occasione unica per ammirare otto grandi stelle della magia provenienti da tutto il mondo. È la 12ª edizione del festival internazionale della magia, un vero e proprio evento che negli anni ha visto esibirsi più di cinquanta grandi artisti di fama mondiale con eccezionale successo di pubblico. ◗ dal 29/01 all’8/02 Teatro Olimpico, Roma SUPERMAGIC 2015 “MERAVIGLIA”

UNIVERSI PARALLELI

Lillo & Greg ci trascinano con loro per vivere una rocambolesca vicenda in uno spazio-tempo “ai confini della realtà”. Protagonista di questa avventura è Mister Starr che nel giorno del suo cinquantesimo compleanno riceve in regalo dal nonno, famoso e bizzarro archeologo, un misterioso libro in codice. Da quel momento inizia il suo viaggio attraverso universi paralleli e sconosciuti, tra incontri assurdi e situazioni paradossali. Un viaggio straordinario nel metateatro più estremo, tra luci e proiezioni che immergeranno lo spettatore in universi paralleli, dove non esistono confini tra reale e surreale e dove il tempo è un luogo e lo spazio un sogno.

◗ 21/01 Teatro Mancinelli, Orvieto ◗ 22-23/01 Teatro Lyrick, Assisi ◗ 24-25/01 Teatro Politeama, Prato ◗ 26/01 Teatro Giovanni da Udine, UD ◗ 27-28/01 Teatro Toniolo, Mestre ◗ dal 29/01 all’1/02 Teatro Verdi, Firenze ◗ 3-4/02 Teatro Politeama, Genova ◗ 6-7-8/02 Teatro Duse, Bologna ◗ dal 10/02 all'8/03 Teatro Olimpico, Roma LA FANTASTICA AVVENTURA DI MR. STARR

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SFIZIO LEMONCIOK Ingredienti: 250 ml di panna fresca 350 ml di latte 100 gr di zucchero semolato 10 ml di limoncello “La costiera” La buccia di 1 limone 1 rosso d’uovo 6 fogli di colla di pesce Per la salsa al cioccolato: 150 gr di cioccolato fondente 170 ml di panna fresca 1 noce di burro

Utensili necessari: Uno stampo in silicone “wonder cake”

Procedimento: Riunite in un pentolino capiente, tutti gli ingredienti per il lemonciock tranne la colla di pesce e il rosso d’uovo, e riponete il tutto in frigo per 1 ora. Grattugiate un po’ di scorza di limone per la decorazione. Fate rinvenire la colla di pesce in abbondante acqua, strizzatela e tenetela da parte. Mettete il pentolino sul fornello a fiamma bassa e prima che raggiunga il bollore to-

gliete la scorza di limone e unite il rosso d’uovo. Girate bene il tutto e portate dolcemente a bollore. Tirate via il pentolino dal fuoco e unite la colla di pesce. Aspettate che la gelatina sia sciolta, girate con un cucchiaio e riempite gli stampi di silicone. Lasciate raffreddare in frigo per 4 - 5 ore. Per la salsa al cioccolato: Portate a bollore la panna, versatela sul cioccolato precedentemente tritato, unite un pezzetto di burro e girate.

Finitura e presentazione del piatto: Diluite se necessario la salsa al cioccolato con poca panna bollente. Coprite il fondo del piattino con la salsa, fate cadere la buccia di limone grattugiata sui bordi e sul cioccolato. Sformate il lemonciock su un altro piattino, prelevatelo con una paletta e sistematelo al centro del piatto. Decorate con qualche fetta di limone e completate facendo colare in maniera irregolare un po’ di salsa sul lemonciock e servite.

By Chef Tiziano Muccitelli www.cookstyling.com

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porzioni


Cinema Cinema

I FILM CHE PRESTO ARRIVERANNO SUL GRANDE SCHERMO

MUCCINO• MARCORÈ • RUBINI • FRASSICA • CAPATONDA

STORIE DI AMICIZIA E CAMORRA Diego (Luca Argentero), Fausto (Edoardo Leo) e Claudio (Stefano Fresi) sono tre quarantenni insoddisfatti e in fuga dalla città e dalle proprie vite, che da perfetti sconosciuti si ritrovano uniti nell’impresa di aprire un agriturismo. A loro si unirà Sergio (Claudio Amendola), un cinquantenne invasato e fuori tempo massimo, ed Elisa (Anna Foglietta), una giovane donna incinta decisamente fuori di testa. A ostacolare il loro sogno arriverà Vito (Carlo Buccirosso), un curioso camorrista venuto a chiedere il pizzo alla guida di una vecchia Giulia 1300. Questa minaccia li costringerà a ribellarsi a un sopruso in maniera rocambolesca e lo faranno dando vita a un’avventura imprevista, sconclusionata e tragicomica, a una resistenza disperata, quella che tutti noi vorremmo fare… se ne avessimo il coraggio. «Noi e la Giulia è il mio terzo film da regista - spiega Edoardo Leo - e avevo voglia di raccontare una storia con un tema sociale sensibile, volevo affrontare un argomento “importante”. L’occasione è venuta traendo la sceneggiatura dal formidabile libro di Fabio Bartolomei Giulia 1300 e altri mira-

coli». Attore e regista, Edoardo Leo esordisce nel 1994 come attore e alterna ruoli da protagonista in grandi produzioni televisive e fiction e gli impegni sul palcoscenico. Nel 2010 debutta come regista con il film Diciotto anni dopo da lui scritto, diretto e interpretato. «Noi e la Giulia - prosegue Leo - potrebbe sembrare, all’inizio, un classico film su una grande storia di amicizia, e in parte lo è. Ma è il tipo di ‘sopruso’ contro il quale combattono i protagonisti che porta la storia oltre la commedia. La grande avventura di questi cinque sconfitti è riuscire a fare qualcosa di ‘bello’, come quell’agriturismo, in un posto brutto, deprimente, pericoloso, da cui tutti scappano. Una bellezza che, in qualche modo, cambierà il destino di tutti… anche degli stessi camorristi». ◗ Produzione Warner Bros. Entertainment Italia, Italian International Film - Regia Edoardo Leo Sceneggiatura Edoardo Leo, Marco Bonini Cast Luca Argentero, Edoardo Leo, Stefano Fresi, Claudio Amendola, Anna Foglietta, Carlo Buccirosso Uscita nelle sale 19 febbraio 2015

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Cinema

ATTENZIONE AI PROPRI DESIDERI A febbraio sarĂ al cinema il nuovo film diretto e interpretato da Silvio Muccino. La storia di tre persone con un sogno da realizzare che affidano la propria vita a un life coach molto convinto delle proprie capacitĂ di Clara Dalledonne


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iovanni Canton è quello che oggi si chiama comunemente life coach, un funambolico trainer motivazionale tanto convinto di essere il migliore che per dimostrare la veridicità delle sue teorie accetta la sfida di portare tre “fortunate” persone, scelte fra centinaia di candidati, al successo, realizzando così i loro più profondi desideri. Qualunque essi siano: lusso, potere, piacere, amore, oppure semplicemente un lavoro o una casa… È il protagonista di Le leggi del desiderio, l’ultimo film diretto da Silvio Muccino, che interpreta anche Canton. Con lui Maurizio Mattioli, un venditore porta a porta ormai in pensione che vuole rimettersi in gioco; Carla Signoris, moglie e madre di famiglia, che vuole diventare una scrittrice famosa nel campo dei romanzi hard; e Nicole Grimaudo, che è Matilde, una donna alla ricerca dell’amore, il cui rapporto con Canton prenderà una piega inaspettata. Il film è una commedia decisamente movimentata, un grande show alla maniera anglosassone, e fotografa in pieno il momento che sta vivendo l’Italia: in mezzo alla crisi dilagante le persone hanno dei desideri e vogliono realizzarli ma non sanno come fare. Il life coach è colui che sa come fare. È una figura che ancora non è stata spesso raccontata al cinema ma che nella realtà si sta facendo strada velocemente. Ma non tutto è facile come potrebbe sembrare e se questo film avesse un sottotitolo, ha detto Silvio Muccino, sarebbe “attenti a quello che desiderate perché potreste ottenerlo”. Silvio Muccino, di questo film è regista, interprete e co-sceneggiatore. È proprio in tutto e per tutto una sua creatura: è soddisfatto? «Ammetto di esserne pazzamente orgoglioso. E lo sono perché non è un one man show, perché è stato un vero e proprio lavoro di squadra. Io ho fatto solo da direttore d’orchestra: Carla Vangelista mi ha fornito una storia e una sceneggiatura terribilmente stimolanti che mi hanno dato la possibilità di giocare come attore nel vestire i panni di un funambolico life coach e di divertirmi come regista nel costruire un grande spettacolo intorno ai tre veri protagonisti di questa storia, - Nicole Grimaudo, Maurizio Mattioli e Carla Signoris - che interpretano meravigliosamente le tre “cavie” che si sottopongono alle cure del mio personaggio». In che modo il film rispecchia l’Italia di oggi? «I life coach o “motivatori professionali” sono la diretta conseguenza dello spaesamento di oggi, sono i veri figli della crisi: in un mondo in cui nessuno sa più come arrivare a fine mese o come realizzare i propri sogni, loro si propongono come coloro che hanno la risposta. Il segreto della felicità.

In apertura, Silvio Muccino, 32 anni, è attore, regista e sceneggiatore. Nel 2006 ha pubblicato il suo primo romanzo, Parlami d’amore, scritto a quattro mani con Carla Vangelista. Sopra, insieme a Nicole Grimaudo, una delle protagoniste del film

Il film è critico nei confronti di questa categoria. «Non li salva né li condanna. Li osserva e pone delle domande. Domande a cui sarà lo spettatore a rispondere. Domande come: “qual è il prezzo del successo?”, “fino a che punto sei disposto a spingerti per raggiungere i tuoi obiettivi?”, “cosa significa essere vincenti?”. Credo che i life coach siano figure molto affascinanti ma i veri protagonisti di questa storia sono i personaggi che ruotano attorno a loro. Cioè noi». Se fosse per lei i life coach sarebbero una categoria in via di estinzione? «L’ideale sarebbe che ognuno di noi imparasse autonomamente a scoprire che cosa desidera e di cosa ha bisogno per essere felice. I life coach hanno sicuramente un merito, quello di spronare le persone all’ottimismo, che è quello che in assoluto ci manca. Per dirla con Woody Allen in Whateverworks: “Se funziona, perché no?”. L’importante è avere sempre un alto e vigile spirito critico». Perché ha scelto questo tema? «Perché per me questo è il tema del momento. Vincenti, perdenti, successo, fallimento, e soprattutto desiderio. Non c’è programma televisivo, campagna pubblicitaria o propaganda elettorale che non faccia leva sul nostro desiderio di essere o di diventare qualcuno, e tutti ci propongono dei modelli vincenti a cui assomigliare. Ma è proprio in questo paragone costante con un modello irreale ITA EVENTI 67


Cinema

Oltre a essere il protagonista de Le leggi del desiderio, Silvio Muccino ne è anche il regista. Con lui, oltre a Nicole Grimaudo, recitano Maurizio Mattioli e Carla Signoris: entrambi sono anche doppiatori e comici

che si costruisce la nostra infelicità, che perdiamo di vista noi stessi, ciò che siamo davvero, ciò che vogliamo davvero». La morale de Le leggi del desiderio è che non è tutto oro quello che luccica? «Non c’è morale, e se c’è è tutta in quella frase che il mio personaggio urla nel trailer del film: “attenti a quello che desiderate perché potreste ottenerlo”». Cosa si deve aspettare il pubblico dal film? «Ho cercato di costruire un film che fosse spettacolare e divertente come gli show dei grandi life coach. Volevo un film che fosse un vero spettacolo per gli occhi, un’ora e mezzo di vero intrattenimento per ridere di noi e di questo momento. Ma è soprattutto una commedia romantica dove il cuore e le emozioni vere alla fine soppiantano le pirotecniche acrobazie del mio personaggio…». Vedremo Silvio Muccino ballare e cantare? «Ballare senz’altro, cantare ancora no. Però ho fatto qualcosa per cui ci vuole molta faccia tosta… ma non voglio anticipare altro». Si è divertito? «Come mai in vita mia. Sono stati mesi di puro divertimento. Entusiasmanti, leggeri, e coinvolgenti, 68 ITA EVENTI

mesi in cui ho riscoperto il vero motivo per cui amo tanto questo lavoro: perché è un grande gioco». È assente dal grande schermo da molto tempo, quattro anni. Perché questo periodo sabbatico? «Ho sempre fatto passare del tempo tra un film e l’altro. Infatti in ormai quasi sedici anni che faccio questo lavoro Le leggi del desiderio è solo il mio nono film. Il motivo per cui lo faccio è perché mi piace scegliere con attenzione i progetti a cui mi dedico, perché credo che, soprattutto quando inizi a lavorare a 15 anni come è successo a me, hai bisogno di vivere e di crescere per portare sullo schermo personaggi diversi e più complessi e perché questo lavoro è una benedizione quando credi in quello che fai ma può essere anche molto triste se lo fai da mercenario. Io per fortuna non l’ho mai fatto. Sono innamorato e fiero allo stesso modo di tutti i film che ho fatto, di quelli più o meno fortunati. E questo è l’unico vero lusso che mi concedo». ◗ Produzione Medusa, Lotus production - Regia Silvio Muccino - Sceneggiatura Silvio Muccino, Carla Vangelista Cast Silvio Muccino, Nicole Grimaudo, Maurizio Mattioli, Carla Signoris - Uscita nelle sale 26 febbraio 2015



Cinema

LEONI NELLE SALE DAL 5 FEBBRAIO 2015 Gualtiero Cecchin, veneto, non ha mai avuto problemi di soldi: fino a poco tempo fa era un vero figlio di papà, arrogante e viziato ma simpatico. Ma adesso la crisi si fa sentire e i soldi sono finiti. Cecchin decide di agire nel minor tempo possibile e senza porsi troppi problemi. La sorella Elisa, professoressa di matematica, e suo marito, il sovrintendente di polizia Alessio Leopardi, sono una coppia problematica: lei estranea alla realtà perché cresciuta in una campana di vetro, lui un insicuro cronico che mette la divisa davanti alle sue debolezze. «Facciamo un salto indietro nel tempo - spiega il regista Pietro Parolin - e andiamo a pensare al sapore di una certa commedia al-

l’italiana. Ripensiamo all’opera di Germi, Signore e signori, a quando Vincenzoni gli mise in mano il copione. Ripensiamo a chi ebbe la fortuna di vedere quel film al cinema, magari in Veneto, uscire dalla sala e andare al bar con gli amici a bere qualcosa e parlare di quello che avevano appena visto. È quel mo-

mento che ci interessa: la quotidianità di tante persone che si ritrovano in piazza, ieri come oggi, per parlare di qualcosa, nel bene e nel male».

◗ Produzione CSC Production - Regia Pietro Parolin - Sceneggiatura Pietro Parolin Cast Neri Marcorè, Piera degli Esposti, Stefano Pesce, Anna Dalton, Antonio Pennarella, Cristina d’Alberto

ITALIANO MEDIO NELLE SALE DAL 29 GENNAIO 2015

Giulio Verme è un ambientalista convinto in crisi depressiva, che alla soglia dei 40 anni si ritrova a fare la differenziata in un centro di smistamento rifiuti alla periferia di Milano. Avvilito, furioso, depresso è ormai totalmente incapace di interagire con chiunque: con i colleghi di lavoro, con i vicini, con la famiglia e con Franca, la compagna di una vita. L’incontro con l'agguerrita, anche se poco credibile, associazione ambientalista dei “Mobbasta” lo convince a combattere fervidamente contro lo smantellamento di un parco cittadino, ma per Giulio è l’ennesimo fallimento. Non ci sono più speranze per il nostro protagonista fino a quando incontra Alfonzo, un suo vecchio e odiato amico di 70 ITA EVENTI

scuola che ha però un rimedio per tutti i suoi mali: una pillola miracolosa che gli farà usare solo il 2% del proprio cervello anziché il 20%, come si dice comunemente. Ed è così che Giulio supera la depressione: non pensa più all’ambiente ma solo a se stesso, alle donne, ai vizi, passioni e virtù di ogni italiano medio. Una battaglia senza esclusioni di colpi si consuma nel cervello e nella vita di Giulio tra l’italiano medio e quello impegnato

ma inconcludente che lo porterà non solo a diventare il vip più famoso d’Italia ma anche a cambiare gran parte della sua vita… ◗ Produzione Medusa Film, Lotus Production - Regia Maccio Capatonda (Marcello Macchia) - Sceneggiatura Marcello Macchia, Marco Alessi, Sergio Spaccavento, Daniele Grigolo, Danilo Carlani, Luigi Luciano - Cast Maccio Capatonda, Herbert Ballerina, Ivo Avido, Lavinia Longhi, Barbara Tabita, Rupert Sciamenna, Gabriella Franchini


Cinema

SEI MAI STATA SULLA LUNA NELLE SALE DAL 22 GENNAIO 2015

Guia ha 30 anni, lavora in una prestigiosa rivista internazionale di moda, guida una spider di lusso, viaggia in jet privato e vive tra Milano e Parigi. Ha tutto, o almeno credeva di avere tutto, fino a quando si ritrova in uno sperduto paese della Puglia dove si imbatterà in Renzo, un affascinante contadino del posto che le farà capire che l’unica cosa che le manca è l’amore, quello vero. Ma quando la felicità sarà a un passo, lei non saprà come raggiungerla. “Sei mai stata sulla luna?” è una commedia sentimentale sospesa tra città e campagna che racconta l’incontro tra due mondi diversi. Da un lato il caos della cit-

tà dove si muovono con disinvoltura la nostra protagonista, il suo fidanzato e la sua assistente. Dal altro un piccolo paese della Puglia stravolto dall’arrivo della bella giornalista, dove troveremo un carosello di personaggi esilaranti e originali: il barista avanguardista e quello tradizionalista, la bancaria sognatrice, la veteri-

naria misteriosa, la mucca Celestina e tanti altri. ◗ Produzione Pepito Produzioni, Rai Cinema - Regia Paolo Genovese Sceneggiatura Paolo Genovese, Gualtiero Rosella, Pietro Calderoni Cast Raoul Bova, Liz Solari, Sabrina Impacciatore, Neri Marcorè, Nino Frassica, Giulia Michelini, Sergio Rubini, Pietro Sermonti, Emilio Solfrizzi

LA RAGAZZA CON L’ORECCHINO DI PERLA NELLE SALE IL 13 GENNAIO 2015

Un tour cinematografico che guiderà gli spettatori tra le sale del museo dell’Aia che ri-accoglie il suo dipinto più celebre dopo due anni di restauri. Il tour al cinema “La Ragazza con l’orecchino di perla di Vermeer e altri tesori dal Museo Mauritshuis” esplorerà i legami tra arte e letteratura, pittura e cinema, immagini e immaginario, anche grazie alle interviste ad esperti e a scrittori, tra cui la stessa Tracy Chevalier. Oltre all’opera di Vermeer il pubblico scoprirà anche la “Lezione di anatomia del dottor Tulp” di Rembrandt e “Il Cardellino” di Carel Fabritius (reso celebre dal romanzo best

seller di Donna Tartt), venendo poi trasportato dalle parole di Proust nel cuore dei più bei dipinti del XVII secolo olandese. I lavori per restaurare e ampliare l'elegante edificio in cui risiede il museo, situato nel centro della città, si sono ispirati al Louvre di Parigi. Percorrerne le sale grazie alle videocamere significherà esplorarlo in lungo e in largo, nella consapevolezza che le opere che vi sono racchiuse raccon-

tano storie che da secoli alimentano l’immaginazione di scrittori e registi. Realizzati per lo più per committenti privati, più che parlare al pubblico del tempo i quadri del Museo Maurithuis si rivolgono a singoli individui e per questo risultano spesso indecifrabili e misteriosi. ◗ Produzione Nexo Digital - Regia David Bickerstaff - Elenco sale di proiezione www.nexodigital.it ITA EVENTI 71


Televisione

È ARRIVATO IL 2015 ED È ANCORA TELEFILM - MANIA

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I mesi di gennaio e febbraio non lasceranno a bocca asciutta i maniaci seriali. Tra le nuove stagioni delle serie più amate e serie tv inedite, troveranno senza dubbio pane per i loro denti

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THE HONOURABLE WOMAN

Una miniserie tv composta da otto episodi, trasmessa originariamente dalla Bbc; la vedremo su Sky Atlantic a partire dal 17 febbraio. La serie è scritta, prodotta e diretta da Hugo Blick, già autore di The Shadow Line. Protagonista è Maggie Gyllenhall, volto noto e apprezzato del cinema, che interpreta la baronessa Nessa Stein, donna coraggiosa e determinata che viene nominata alla Camera dei Lord come parlamentare indipendente. Dopo aver assistito in giovane età all’assassinio del padre, procacciatore di armi sionista, ne ha ereditato la società di produzione di armamenti insieme al fratello Ephra (Andrew Buchan) e, pur portando avanti in modo chiaro gli interessi israeliani, cerca di aprire al dialogo e alla convivenza con i palestinesi.

OLIVE KITTERIDGE

La vincitrice dell’Academy Award Frances McDormand (Fargo, North country) e Richard Jenkins (The Visitor) sono i protagonisti della miniserie in quattro puntate prodotta da Hbo e in arrivo in esclusiva su Sky cinema1 a gennaio. Diretta dalla regista Lisa Cholodenko, è tratta dall’omonimo romanzo capolavoro di Elizabeth Strout, vincitore del premio Pulitzer nel 2009 (pubblicato in italia da Fazi editore). Nel cast spicca su tutti il grande Bill Murray (Lost in translation) nel ruolo di Jack Kennison, oltre a John Gallagher jr. e Peter Mullan.

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HOUSE OF CARDS (STAGIONE 3)

Non ha bisogno di presentazione la terza stagione di House of Cards, sicuramente la serie TV più vista tra quelle di Sky Atlantic, con un successo sui social network senza precedenti. Arriverà sugli schermi il 27 febbraio in contemporanea al debutto negli Stati Uniti.

FORTITUDE

Una nuova serie creata da Simon Donald (autore dell’originale Low Winter Sun) composta da 13 episodi, in onda in Italia dal mese di gennaio su Sky Atlantic Hd. Fortitude è l’essenza stessa del proprio nome, una fortezza che racchiude la bellezza del paesaggio del circolo polare artico. Uno dei posti più sicuri al mondo, almeno fino ad oggi. La storia segue le indagini dello sceriffo Dan Anderssen (Richard Dormer), affiancato dal nuovo detective Morton Baldwell (Stanley Tucci), sull’omicidio brutale di un ricercatore scientifico. Un assassinio che da un lato preoccupa il sindaco della città (Sofie Gråbøl), che teme di vedere compromesso il suo progetto di trasformare Fortitude in una località turistica, dall’altro sconvolge la quotidianità di una comunità fino a quel momento unita e compatta.

BOARDWALK EMPIRE (STAGIONE 5)

È l’ultima stagione per la serie ideata da Terence Winter, conosciuto attraverso il racconto dei Soprano – tratta dall’omonino libro di Nelson Johnson – incentrato sulla storia del crimine organizzato di Atlantic City. La produzione di questa serie è affidata a Martin Scorsese e dello stesso Winter. Boardwalk Empire si è imposto subito nel panorama televisivo americano come il fenomeno di serie autoriale: Variety ha scritto nella recensione “le aspettative erano altissime ma i produttori sono riusciti a superare ogni previsione con una serie che migliora episodio dopo episodio”. Anche People ha commentato positivamente: “uno spettacolo da non perdere”. Costumi impeccabili, scenografie mozzafiato, bravura degli attori: sono i classici elementi ai quali ci ha abituato Scorsese. Da vedere su Sky Atlantic Hd dal 14 gennaio sino a fine febbraio 2015.

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Videogame

ADULTI E BAMBINI SI DIVERTONO ALLA CONSOLE Temperature fredde e neve? Il tempo perfetto per i videogiochi. Dai classici, come Super Mario, fino ai Pokémon e allo sport, in questa vetrina vi proponiamo le ultimissime novità SUPER SMASH BROS. + Mario Amiibo (WII U) Dopo il successo della versione 3DS con oltre 2.800.000 copie vendute in tutto il mondo è arrivato il lancio della versione per Wii U in HD. Il tutto accompagnato da una serie di statuine interattive (il modello è quello degli Skylander) con dodici iconici personaggi Nintendo. La versione pack include il primo dei personaggi e non poteva essere che Mario. Esiste anche una versione pensata per collegare quattro controller per Nintendo GameCube o WaveBird a una console Wii U. Oltre a Mario arriveranno nei negozi i seguenti amiibo: Peach, Yoshi, Donket Kong, Link, Fox, Samus, Trainer di Wii Fit, Abitante, Pikachu, Kirby e Marth. Ulteriori amiibo saranno lanciati nel corso del 2015. Le statuine amiibo saranno compatibili con Super Smash Bros. for Wii U, Super Smash Bros. for Nintendo 3DS, Mario Kart 8, Captain Toad: Treasure Tracker, Mario Party 10, Yoshi’s Woolly World per Wii U, ed altri a venire.

NBA2K15 (PS 4, PS 3, XOne, X360, Pc) Questo nuovo videogioco è l’ultimo capitolo della simulazione sportiva dedicata al basket; il titolo campione di vendite è il più amato dai fan: è un’esperienza incredibilmente realistica. L’atleta MVP 2014, Kevin Durant, essendo un grande appassionato di videogame, ha dato a Visual Concepts dei suggerimenti in grado di migliorare il loro prodotto sia dal punto di vista tecnico, sia da quello del realismo. Sono presenti tutte le squadre della Eastern e Western Conference. La colonna sonora è di Pharrel Williams.

WWE 2K15 (PS3, PS4, X360, Xone) Sviluppato da Visual Concepts e Yuke's, WWE 2K15 fornisce, grazie ai miglioramenti di grafica, audio e gameplay e alle nuovissime modalità di gioco, l'esperienza di wrestling WWE più autentica, completa e ricca d'azione di sempre. Grazie alla nuovissima tecnologia per il motion capture, ai progressi nelle animazioni e a un gran numero di novità, WWE 2K15 porterà la simulazione sportiva a nuovi livelli d'eccellenza e non avrà niente da invidiare alle competizioni della WWE viste dal vivo o in televisione.

POKÉMON RUBINO OMEGA E POKÉMON ZAFFIRO ALPHA (Nintendo 3DS) Escono i nuovi giochi Rubino Omega e Zaffiro Alpha esclusivamente per console Nintendo 3DS e Nintendo 2DS. I fan della serie potranno collezionare i Pokémon, scambiarli e lottare insieme a loro nel corso di un fantastico viaggio alla scoperta delle bellezze naturali della regione di Hoenn. Sulle copertine dei giochi sono raffigurati ArcheoGroudon e ArcheoKyogre, forme completamente nuove dei famosi Pokémon leggendari Groudon e Kyogre.

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Food

JOE BASTIANICH RESTAURANT MAN

Ama definirsi l’ambasciatore del cibo italiano in America. Ha aperto 30 ristoranti ed è diventato uno showman: libri, tv e adesso anche un percorso musicale. Ironico, spontaneo, simpatico: molto più di un masterchef. di Guido Biondi

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Joe Bastianich insieme agli chef Carlo Cracco e Bruno Barbieri: sono i tre i giudici del talent show culinario di Sky Uno MasterChef, giunto alla quarta edizione

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oe lo incontriamo alla Salumeria della Musica a Milano. Tra una pausa di Masterchef, programma di punta di Sky (conduceva anche l’edizione americana), un libro appena pubblicato per Utet, Giuseppino, e la registrazione di un programma cult chiamato On The Road, Joe ha trovato il tempo di esibirsi con la sua band. Un ensamble di talenti ma soprattutto amici e compagni di viaggio. Suona i classici della canzone italiana, canzoni in dialetto e la gente si lascia coinvolgere. Più che un concerto è un happening: Bastianich si racconta, suona alcuni refrain di Neil Young, Bob Dylan, Steely Dan e non manca di offrire un calice del vino da lui prodotto al suo pubblico. È un misto di cabaret e canzoni, condotto con grande maestria: socializzare per lui è assolutamente come respirare. «Sono appena stato a trovare Jovanotti, sta facendo gli ultimi ritocchi al nuovo disco, è favoloso», racconta Joe. «Nella vita ci sono tante cose che succedono. Io ho esplorato il cibo, il vino, il mondo dei ristoranti, la televisione e adesso, a 46 anni, accendo la mia passione nella musica con serietà, senza pensare alle conseguenze economiche; faccio quello che mi piace e cerco di farlo bene». Nel suo nuovo libro Giuseppino e ancora prima in Restaurant Man utilizza la musica come una timeline: ogni fatto che descrive è spesso associato a una canzone o a un artista, ad esempio cita moltissimo i Grateful Dead. «Per me la musica è quasi più reale del cibo e del vino. La musica colpisce il cuore, il sentimento e la mente più di ogni altra cosa nella vita». Sta pensando di incidere un album? «Non ho ambizioni commerciali. È un hobby fatto bene, e meno male che ho i mezzi per poterlo fare. E mi diverto! Questo è davvero il mio full-

time hobby. Altri amano costruire case in montagna, io amo la musica. Sto pensando di sviluppare un disco On The Road, dal mio programma. Potrebbe diventare un album. Abbiamo appena girato Sicilia e Friuli Venezia Giulia, siamo andati nel cuore dei posti dove abbiamo girato la trasmissione. Sarà sugli schermi a partire da marzo; sono molto orgoglioso di quello che abbiamo fatto. L’idea che mi ha ispirato è stata Buena Vista Social Club: ovvero come uno straniero (Ry Cooder) possa capire una realtà non familiare e avere un racconto molto potente non facendo parte del tessuto che racconti. È un po’ il mio vantaggio: avere una prospettiva sulla cultura italiana di uno che non è del tutto italiano. Questo può funzionare anche nella musica. Quella tradizionale italiana è molto ricca, poco ricordata, poco suonata. In America la musica moderna riprende tutto dal blues, dal gospel mentre in Italia si fa poco riferimento alla tradizione. La sfida è raccontare agli italiani la loro storia della musica». Nel libro scrive di artisti con i quali si è confrontato al bar del suo ristorante… «Ho passato delle serate con Keith Richard, Jimmy Page… Per me Jimmy Page è il Beethoven di questo secolo. Ha composto un suono che in qualche modo definisce il nostro tempo. A me personalmente viene la pelle d’oca quando lo ascolto. Quando ho la possibilità cerco sempre di confrontarmi con persone dall’animo artistico. Mi piace circondarmi di amici, di persone creative. Ci ho messo quarantacinque anni per capirlo. Se avessi compreso davvero chi volevo essere a vent’anni avrei fatto una vita molto diversa. Meglio o peggio non lo so, sicuramente diversa». Ci racconti, ad esempio, il suo incontro con l’ex presidente Clinton.

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Foto di Emanuela Bottanelli

Food

«È un grande politico, tra i migliori nella storia americana, ed è un grande uomo. Avrà fatto anche le sue “cazzate” ma per me è un vero statista. Pochissimi presidenti come lui». Nel libro si evince che in passato la sua vita non è stata molto facile, descrive molti particolari con una sincerità disarmante. La spontaneità è un po’ la sua cifra stilistica. «Racconto momenti difficili, ad esempio quando non avevo soldi. Sono un figlio di immigrati che sono partiti dopo la guerra senza niente, arrivati a New York senza un centesimo. Sono andati in America perché in Istria non si mangiava, avevano fame. È una storia che inizia da zero. Le persone che hanno fatto questo percorso hanno una vita diversa dagli altri. Ti cambia in modo profondo. Io penso a quando non riesci a dare da mangiare ai tuoi bambini: questo fatto ti segna con grande severità. L’unico problema che sento è come trasmettere tutto questo ai miei figli». A proposito, in Giuseppino scrive che sua figlia la definisce loser (perdente, ndr). Forse è solo la fisiologica irriverenza dell’adolescenza? «Ovvio, è una teenager. Arriverà a capire che sono un padre fantastico». (ride, ndr) In Restaurant Man descrive - uno ad uno – la nascita e lo sviluppo di ogni singolo ristorante che ha creato ma sembra particolarmente legato al Babbo, è così? «Si è vero. È la prima volta in cui io mi sono sentito cambiato: non più il ristoratore immigrato, schiavo dei clienti. Attraverso il rapporto con il

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mio socio Mario Batali abbiamo costruito un ambiente pieno di cultura, ricco di frequentazione di artisti. Quindi per la prima volta noi eravamo sullo stesso piano dei clienti, degli artisti, questa è la differenza di Babbo. E questo è stato un grande passo». Si sente innamorato della ristorazione, della gastronomia? «Io mi sono innamorato del cibo usato dalle donne della mia vita: amore, famiglia, oscurità… Torno a parlare degli immigrati: quando non ne hai abbastanza il cibo diventa la tua religione. Per mio padre poter mangiare bene era la sfida contro tutto ciò che aveva passato. Per lui mangiare il caviale, le ostriche era definire un punto di arrivo. E queste sono cose molto semplici ma anche molto belle, reali. Mi piace il cibo anche se il vino è più emozionale per me». In Giuseppino emerge un suo approccio più formale, elegante; sua mamma dice che la vorrebbe più educato. In Restaurant Man lei – invece – ha scritto di getto, con passione e con grande ritmo: ne deriva uno stile più sanguigno ma decisamente più appassionante; il modo migliore per raccontarsi… «Beh in Giuseppino mi sono appoggiato a Sara Porro, c’è più forma. In più è un libro dedicato alla mia nonna, non volevo scrivere parolacce. Restaurant Man l’ho scritto in un periodo in cui ero molto arrabbiato. Comunque ne farò un altro come Restaurant Man: quella è la mia mente, il suo approccio naturale; scrivo così». Una svolta importante in Giuseppino è la riconciliazione con suo padre. «Come dicevo, nel libro precedente ero molto arrabbiato: ho paura a raccontarlo perché ero pieno di rabbia nei suoi confronti. Lo odiavo perché non era il padre che volevo avere. Anche se è stato una brava persona. È un po’ complesso il discorso: il rapporto con mio padre sarà il tema per un altro libro. Credo di essere un buon osservatore di me stesso dall’esterno, forse è un difetto ma molte persone non ci provano neppure». Una delle cose che colpiscono a livello narrativo è questa forza incredibile nel descrivere stati d’animo, idee, entusiasmo e rabbia; addirittura cose sconvenienti. Il risultato è di grande autenticità. «Senza dubbio è molto da americano. È l’unica maniera che conosco di gestire le situazioni: non pensare troppo alle conseguenze. È quello che mi riesce meglio».



Food

Dall’alto a sinistra, il team: Fabio Pisani, Stefania Moroni, Alessandro Negrini, Aimo e Nadia. A pag. 84 insieme al maître Nicola Dell’Agnolo 80 ITA EVENTI


IL RIGORE Stefania Moroni, figlia di Aimo e Nadia, prosegue l’attività di ricerca e sperimentazione trasformando il celebre ristorante in un luogo di arte, cultura e convivialità. Da qui la gastronomia italiana ha iniziato a elevarsi a livello internazionale di Guido Biondi

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uando Aimo è arrivato a Milano da Pescia, un piccolo centro toscano vicino a Lucca e Pistoia aveva un sogno: aprire un ristorante e trasformare il cibo in un mezzo per esprimere la sua filosofia di vita. Attraverso un piatto di carne o di pesce, una pasta o un dessert anelava al desiderio di trasmettere le sue emozioni, la sua ricerca costante delle migliori materie prime presenti nel territorio italiano, il rigore nel considerare la cucina un luogo per sperimentare, accogliere il visitatore e conquistarlo con il suo gusto. Col passare degli anni, anche grazie all’aiuto fondamentale della moglie Nadia (anche lei toscana, di Chiesina Uzzanese) il suo ristorante ha iniziato il decollo verso le alte sfere della gastronomia internazionale: è stato – in assoluto – il più premiato, venerato e citato dai critici specializzati con riconoscimenti dalle guide più rinomate. C’è qualcosa di diverso nell’animo di Aimo rispetto alla lunga ondata generazionale di ristoratori toscani: la volontà di trasformare il pranzo o la cena in un’esperienza quasi mistica. Provare per credere. Ogni ingrediente è selezionato da una lunga filiera controllata e aggiornata quotidianamente, cucinato con impegno e dedizione, con un riguardo verso le ultime scoperte della scien-

za alimentare e con l’impegno di esaltare i sapori e la presentazione sul piatto del cibo. Tutto questo poteva essere una parabola discendente, diventando un ricordo per chi ha assaporato almeno una volta le pietanze di Aimo e Nadia. E, invece, grazie alla figlia Stefania, la storia continua e si evolve in un canovaccio di installazioni d’arte, seminari culturali, presentazioni e conferenze, musica, letteratura uniti alla tradizione dei genitori. Il risultato, oggi, è Il luogo di Aimo e Nadia, ubicato sempre nella periferia milanese per scelta di Stefania; con due giovani chef all’altezza del mentore e uno staff di prim’ordine. Non è stato facile, come ci racconterà in seguito Stefania, portare avanti un progetto rinnovandolo e agganciandolo alla contemporaneità: lei è riuscita grazie ai suoi studi, alla sua intraprendenza e alla volontà di inserire la sua personalità e i suoi interessi all’interno dell’attività dei genitori. L’esempio più significativo è l’installazione-composizione presente all’interno e la facciata esterna del “luogo”, “una stratificazione di emozione e pensiero” curata dall’artista e scienziato Paolo Ferrari, parte integrante dell’esperienza cibo-mente. Con Paolo Stefania ha immaginato ogni dettaglio all’interno del locale, piccoli frammenti

studiati per impreziosire lo sguardo e lo stato d’animo del commensale. Gli spunti artistici e letterari sono elaborati al Centro studi Assenza coordinato dallo stesso Ferrari. “Chi siamo oggi?”, inizia così l’intervista a Stefania, «Questo è il luogo, lo spostamento del nome è significativo: un raro esempio di continuità nell’ambito della ristorazione. Siamo la terza generazione, sempre nella stessa location – e non ci muoveremo mai da qui per scelta -, perché qui c’è una storia, un radicamento, un humus. Siamo inseriti nell’attualità della cucina contemporanea pur con le nostre radici. Oggi siamo un team - ci ho lavorato dieci anni per ottenerlo -, ho dovuto dimostrare sul campo che potevo farcela. Fabio Pisani e Alessandro Negrini sono i nostri due chef, Nicola Dell’Agnolo è il maître in sala. La sfida vinta è stata quella di poter dare uno spazio a dei giovani e nello stesso tempo non perdere l’identità che i miei genitori avevano costruito. Questa identità è spesso confusa con tradizione, un termine abusato e non congruo per descrivere la cucina di Aimo: ogni piatto veniva – ed è tutt’oggi - preparato sempre con una novità, mai uguale al precedente; anche la trippa, ad esempio, veniva arricchita con un nuovo ingrediente oppure cuci-

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nata a seconda della fantasia del momento. Così alziamo sempre l’asticella: convincere il cliente a variare le sue aspettative rispetto al piatto tradizionale». Quando è stato aperto Aimo e Nadia? «Nel 1962. I miei rilevano un posto semplice, un bar: i primi anni c’era anche mia nonna e facevano da mangiare per gli operai della zona. All’epoca non esistevano le grandi scuole per gli chef, qualcuno studiava in Svizzera o all’estero. Per dieci anni Aimo e Nadia hanno passato il pomeriggio nel ristorante a studiare il cibo con dedizione e passione; la sera lo preparavano ai clienti. Pur con un legame particolare con la loro terra, si recavano in ogni angolo d’Italia provando i prodotti, riconoscendone il valore tecnico, umano e organolettico: cacciagione, selvaggina, legumi, olio, vino, farro, le verdure e la carne. 82 ITA EVENTI

Nessuno è ciò che produce ma sicuramente il prodotto rivela chi lo ha fatto, ne è una emanazione. Più che di amicizia avevano rapporti di complicità gastronomica: gran parte del cibo veniva preparato apposta per loro (ad esempio il prosciutto stagionato)». Chi tra i suoi genitori aveva maggior passione? «Mio padre, senza dubbio. Mia madre è l’esempio di una grande dedizione e condivisione di certi principi saldi. Oggi si parla molto di etica: bene, loro l’hanno sempre avuta». Rigore nella migliore accezione del termine. «In questo rigore c’era anche una grande libertà: il lascito dei miei genitori non è solo tecnico, di impostazione: si vedono molto bene quelli che hanno seguito quella scuola. Questo stile, in cucina e fuori, ti impone di metterti in gioco fino in fondo come essere

umano e allora puoi diventare un cuoco, un sommelier: le persone passate da noi hanno imparato una modalità del fare». Qual è il vostro piatto storico? «Il principale è lo spaghetto al cipollotto e peperoncino. È un piatto semplice. I miei genitori sono stati bravi a far mangiare pasta e cipolla a tutti: stranieri e italiani. Oggi può avere anche un senso ma negli anni Settanta e Ottanta la cucina gourmet era proteica. Derivava dalla storia della Francia: carni, pesci, i ragù, le creme, l’olio; una cucina sontuosa. E noi, per converso, la zuppa e una serie di dolci con le verdure. La verdura nei dolci resta tale, insegnamento dei miei genitori l’ingrediente non deve perdere la sua qualità che arriva a noi già talmente lavorata che è un peccato distruggerla. Oggi è di moda destrutturare; noi, invece, facciamo un’operazione diversa».


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Quando si compra un filetto dai fornitori bisogna quindi rispettarne la conformazione? «Esatto. Ci arriva un maialetto di cinta senese al quale è stato fatto un lavoro di asciugatura e frollatura da parte del macellaio, dell’allevatore. Se cambia una cosa anche minima nella filiera noi ce ne accorgiamo subito». Suo padre è famoso anche per una grande dialettica con i clienti… «Lo scambio con il cliente per me è fondamentale: una volta era mio padre che raccontava i propri

1. Spaghettoni di Benedetto Cavalieri al cipollotto e peperoncino (foto Brambilla Serrani); 2. Ravioli di rabarbaro (foto Brambilla Serrani); 3. Risotto Carnaroli con capperi di Pantelleria, limoni della costiera, acciughe di Monterosso e succo di cime di rapa (foto S. Barbagallo per Riso Gallo); 4. Consommé di cappone di Morozzo con bottoni di prosciutto affumicato (foto Brambilla Serrani); 5. Quasi un raviolo (di seppia) (foto P. Barata)

territori con il suo vissuto e mentre lo faceva li riattraversava nuovamente. Oggi lo faccio io e unisco la loro voce alla mia conoscenza del prodotto, alla dietologia, alla competenza scientifica che spesso i cuochi ignorano». Quando sono arrivati i primi successi? «I primi riconoscimenti sono arrivati con Luigi Veronelli ed Edoardo Raspelli che hanno scritto di questo posto quando ancora era una trattoria. Poi, a mano a mano, è arrivata una prima stella e articoli in Francia e in Giap-

pone. In particolare i giornalisti giapponesi ci hanno scoperto con grande anticipo: riconoscono da subito il valore della materia prima non troppo lavorata, la freschezza e la naturalezza del cibo. Il massimo riconoscimento è stato il primo articolo uscito sul quotidiano milanese Corriere d’informazione: mio padre se lo ricorda ancora perché titolava “Una trattoria toscana ma non è la solita musica”; credo fosse il 1978. Certamente poi la guida Michelin. I miei genitori erano tra i pochissimi che facevano una cuciITA EVENTI 83


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na senza influenza francese perché non era la loro storia. Si sono inventati qualcosa di diverso. Quando loro hanno iniziato a nessuno importava del prodotto italiano. Alcuni cibi sono addirittura scomparsi per disinteresse. Poi - anche grazie all’Europa e ai suoi paletti -, alcuni prodotti hanno trovato la loro identità». Se fossero due cuochi emergenti accetterebbero la spettacolarizzazione dello chef in tv? «Lo spettacolo non è gastronomia. Ma ha smarcato la figura del cuoco dall’essere identificato per anni come un lavoro degradante. Quindi ben vengano i Masterchef. Il cuoco è una delle poche professioni in cui c’è ancora un ascensore sociale: a prescindere da quello che è il background familiare uno può sperare di raggiungere una certa qualità». 84 ITA EVENTI

Ci racconta come si è realizzata grazie alla continuità del luogo? «Io lavoro qui da tantissimi anni: ho iniziato facendo delle cose in cucina. “Un figlio di” non è detto che abbia le competenze: io le ho guadagnate sul campo. Ho fatto moltissimi corsi. Mi piace la cucina ma non è il mio unico mondo. Io sto bene in mezzo alle persone, mi piace la cultura, ho trasformato questo posto in una installazione artistica-architettonica, ho portato altri piani culturali: della conoscenza, corsi interni alle persone che lavorano con me: ad esempio per imparare come funziona il nostro cervello con i sapori. Adoro la cultura gastronomica, il suo mondo sociologico, l’attualità, l’arte contemporanea: ho portato qui un mondo-pensiero. La realtà po-

trebbe avere un piano non evidente, magari ha bisogno di quel silenzio in più perché si possa rivelare. Darti un pane e pomodoro, sorprenderti di riuscire a trovarlo in un ristorante noto: poi lo assaggi e resti sorpreso, la velatura del pomodoro viene svelata, ogni ingrediente resta se stesso ma si svela; è uno stile. E si declina in modi diversi». Questo impegno di ricerca e rigore si coniuga con una corretta amministrazione? In altre parole si riesce a guadagnare? «Queste attività ad alto livello, proprio per la quantità di “labour”, cura, servizio, attenzione, con altissimi costi è come la haute couture nella moda: hai bisogno di persone, di impegno. Sono vent’anni che gestisco questa attività, è una scelta non fatta in termini economici: sarebbe


stato più conveniente fare altro. C’è sicuramente una buona gestione. E devo fare in modo che funzioni. Questa attività, per sopravvivere, deve diversificarsi, espandersi, non basta pensare solo alla somministrazione del cibo. C’è stato, da parte mia, uno studio sul futuro di questo luogo, per cambiare approccio mentale e inventare qualcosa di nuovo. Non esistono formule preconcette: ci si prova, è anche una sfida della vita. Ho costruito un team building da sette persone: io, i miei genitori, Fabio, Alessandro, Nicola e Federico. Credo molto nel team: i due cuochi sono presenti da dieci anni. Non sono semplicemente dei cuochi, sono insieme a me in questa avventura. Abbiamo moltissime richieste di persone che vorrebbero lavorare con noi».

Come hanno reagito i suoi genitori quando hanno realizzato che avrebbe preso il timone? «Diciamo che è avvenuto non a tavolino ma con gradualità. Io ho cercato di capire a 360 gradi questo mondo, ho lavorato qui a lungo. Poi, a un certo punto, ho iniziato a organizzare eventi all’estero: i miei erano refrattari e stanziali, venendo da altre culture. Li ho costretti a uscire e fare piccole cose e hanno scoperto che poteva funzionare. Poi ho cercato di trasmettere gli elementi culturali: per anni mi sono occupata della comunicazione. Il passaggio dai miei genitori al team della terza generazione è durato circa tre anni». Ha avuto la percezione del loro orgoglio per la scelta di continuare un percorso intrapreso? «Tutto il mio lavoro, il “sottola-

voro”, l’attenzione alle criticità non si vede spesso. Però, quando per qualsiasi motivo viene meno, allora gli altri si accorgono che manca qualcosa. Anche il mondo della ristorazione mi considerava una fuori di testa: io stavo poco dentro il sistema. Sono una persona che ha guardato avanti: ho creato e ancora oggi creo una tessitura per permettere agli altri di lavorare in un modo migliore e più gratificante. Per mia madre è stato facile capire il mio lavoro, mio padre ha avuto bisogno di più tempo». Ha un po’ glissato, le hanno detto “brava”? «Adesso sì. Non me l’hanno sempre detto. Adesso dicono brava, ma soprattutto me lo dico io. Si fidano ciecamente di me. Anche perché non possono fare diversamente». ITA EVENTI 85


Viaggiare

IL FASCINO DI UNA CITTÀ MISTERIOSA E SENZA TEMPO La capitale della Repubblica Ceca è un luogo dalle mille sfaccettature. È romantica e frenetica, antica ma anche moderna. Senza dubbio cosmopolita di Alberto Aitini

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i dice che Praga sia magica. Secondo la tradizione esoterica fa parte del triangolo di magia bianca che ha Torino e Lione agli altri due vertici. Ogni angolo della città racconta miti e leggende e qui, cinque secoli fa, Rodolfo II riunì i migliori alchimisti e proprio durante il suo regno Praga veniva considerata la città più magica d’Europa. Una leggenda racconta che la città fu fondata dalla regina Libussa, strega e veggente, che ne predisse la nascita e il futuro splendore. Le diede il nome Prah (soglia) perché ebbe la visione di un uomo che tracciava la soglia della sua casa. La leggenda più nota legata alla città è senza dubbio quella della

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nascita del Golem, un fantoccio d’argilla destinato a difendere gli ebrei dalle persecuzioni, che secondo la leggenda sarebbe stato creato dal Rabbi Jehuda Löw bar Bezalel nel ‘500. Leggende a parte, di magico Praga ha veramente qualcosa, ed è l’atmosfera. Situata nel cuore della Boemia, su una serie di alture che fiancheggiano le rive della Moldava, Praga è una delle città storiche meglio conservate d’Europa. Capitale e contemporaneamente la più grande città della Repubblica Ceca, deve il suo aspetto attuale a undici secoli di storia. I primi insediamenti risalgono al IX secolo, quando si sviluppò un mercato da cui ebbe origine la Città

Vecchia (Stare Mesto), a cui seguirono il Piccolo Quartiere (Mala Strana) e la Città Nuova (Nove Mesto). Dominata dall’imponente Castello, il più grande complesso del genere al mondo, la capitale ceca raccoglie preziose architetture, dal gotico al liberty fino al modernismo, che ne fanno una delle più belle città d’Europa. Nel 1992 il suo centro storico è stato dichiarato Patrimonio mondiale e posto sotto la tutela dell’UNESCO perché, miracolosamente sfuggito alle distruzioni della seconda guerra mondiale, conserva numerosi edifici di grande pregio artistico, testimonianza delle culture slava, tedesca ed ebraica.


Sopra, una panoramica del castello di Praga. A destra, in alto, l’entrata alla Città Vecchia dal Ponte Carlo e, a fianco, il ponte che venne edificato per sostituire il Ponte di Giuditta distrutto da una piena della Moldava

Praga è anche una città dalla ricca vita culturale con numerosi musei, gallerie e sale espositive, teatri stabili e sale da concerto, i cui eventi di portata internazionale riempiono ogni anno il calendario delle manifestazioni della città boema. Il Castello di Praga Castelli e fortezze rappresentano la grande ricchezza culturale della Repubblica Ceca. Tutto il paese è costellato di manieri, fortificazioni e ruderi di svariate epoche storiche che raccontano il passato della grande potenza politicoculturale dell’Europa centrale. Attraversando il paese non c’è niente di più facile che imbatter-

si in antiche torri gotiche, moli gotiche e barocche, romantici profili rinascimentali che si innalzano maestosi su colline e promontori o sono racchiusi tra storiche mura cittadine. Il Castello di Praga è il più grande complesso fortificato al mondo: palazzi, cortili, musei, giardini dominati dalla monumentale cattedrale gotica di San Vito, fra le più belle d’Europa. Gli interni della cattedrale sono riccamente decorati dai maestri dell’epoca medievale e sono attraversati dai raggi del sole che penetrano attraverso le ve-

trate delle finestre. Bellissimo l’imponente mosaico del Giudizio Universale situato sopra la Porta d’oro e la salita sul campanile principale dal quale si gode di una splendida vista di Praga, città dalle cento torri. Tappa obbligata della visita al castello è il pittoresco Vicolo d’oro: la leggenda racconta che nelle piccolissime casette che lo caratterizzano vivessero gli alchimisti al servizio di Rodolfo II, impegnati nella ricerca dell’elisir della giovinezza e della pietra filosofale. Al n. 22 ha vissuto per un periodo Franz Kafka. ITA EVENTI 87


Viaggiare

L’orologio astronomico Si trova nella Città Vecchia ed è senza dubbio una delle attrazioni più conosciute di Praga. Ogni ora, davanti al lato meridionale del Municipio, si radunano centinaia di turisti per fotografare le figure che si affacciano dalle due finestrelle del tetto: i dodici Apostoli, lo Scheletro che suona la campana, il Turco che gira la testa, l’Avaro con un borsellino pieno di soldi e la Vanità che si rimira nello specchio. Lo spettacolo termina con il canto di un gallo d’oro e con un potente suono di campana dall’alto della torre. Il quadrante dell’orologio indica il giorno corrente e la sua posizione nella settimana, nel mese e nell’anno. Contemporaneamente, l’orologio mostra il calendario europeo, babilonese e quello astronomico. Il Ponte Carlo Uno storico ponte di pietra sul fiume Moldava che collega la città vecchia al quartiere di Malá Strana. Misura 515 metri di lunghezza e 10 metri di larghezza ed è molto frequentato dagli artisti di strada, musicisti e venditori di souvenir. L’entrata dalla Città Vecchia è sorvegliata da un’elegante torre in cima alla quale si gode di un panorama bellissimo. Tra le 30 statue del ponte Carlo emerge soprattutto quella di San Giovanni Nepomuceno; si dice che colui 88 ITA EVENTI

che tocca il rilievo in bronzo, può essere sicuro di portarsi via da Praga un po’ di fortuna. Il quartiere ebraico L’edificio più antico del quartiere Josefov, l’ex ghetto ebraico, è la Sinagoga vecchia - nuova (Staronovà Sinagoga) che si trova alla confluenza tra la Parizska e la Via Maslova: una leggenda dice che la sinagoga è stata costruita con le pietre provenienti dal Tempio di Gerusalemme, mentre un’altra che era già costruita ma sotterrata e che fu un rabbino a indicarla agli ebrei. Fondato nel 1478, il cimitero ebraico di Praga è stato per oltre 300 anni l’unico luogo dove gli ebrei di Praga potevano seppellire i loro morti: per secoli le tombe si sono accumulate, fino a dodici strati per circa 12.000 corpi.

Sopra, il Teatro Nazionale, il più famoso teatro d’opera boemo. In alto, la Piazza della Città Vecchia e l’orologio astronomico. Sotto, il castello di Konopiste

Nei dintorni La capitale è circondata da mete turistiche che consentono interessanti escursioni. Da non mancare assolutamente la visita a quello che forse è il più famoso castello ceco, il castello di Karlstejn, fatto costruire nel 1328 da Carlo IV nelle vicinanze della capitale, probabilmente il più bello tra i castelli boemi. Si raggiunge facilmente in treno con un viaggio di circa un’ora. Molto affascinanti anche il romantico castello di Konopiste, la città medioevale mineraria di Kutna Hora e il santuario sul Monte Santo presso Pribram. A nord di Praga si trova il monte Rip. La leggenda vuole che, dalla sua cima, il progenitore del popolo ceco, non a caso chiamato “Cech” (il Ceco), dopo aver contemplato la bellezza del paesaggio circostante, abbia deciso di installarsi qui con il suo popolo.



Benessere

ALL’AVANGUARDIA NELLA COSMESI Leader nel settore in Italia, Antonio Baldan ha lavorato tenacemente investendo soprattutto nel marketing, sul rapporto diretto e personale con i clienti. Ha rilevato importanti aziende e riesce a essere sempre un passo avanti nella scelta e nella cura dei prodotti. Con una determinazione fuori dal comune di Guido Biondi

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na delle caratteristiche fondamentali di Antonio Baldan è quella di investire sulla propria immagine, di comunicare il suo essere indomito, di essere egli stesso il motore di tutta la sua attività. Basta vedere una qualunque delle sue pagine pubblicitarie. Baldan prende come esempio Giorgio Armani: quando pubblicizza un profumo si vede la sua immagine in bianco e nero, una bellissima fotografia accompagnata dall’oggetto da far conoscere; ma è la sua immagine che propone, se stesso. Forse è un atteggiamento molto americano rispetto a ciò a cui siamo abituati in Italia ma il messaggio è forte ed è soprattutto una manifestazione di fiducia, quello che in gergo si dice “metterci la faccia”. L’intervista parte da qui, dalla scelta di Baldan di stare in prima linea. «Questa idea nasce tanti anni fa - racconta Baldan viaggio molto e mi confronto spesso con i miei clienti; sanno che mi espongo personalmente e lo gradiscono. E ovviamente mi riconoscono perché sono l’immagine delle mia azienda. Vendiamo tanti prodotti e abbiamo tanti brand ma alla fine sono conosciuti come Baldan. Dal make up alle tisane, ai macchinari per l’estetica, sino alle creme solari. Sono diventato indirettamente il testimonial della mia azienda: significa che sto attento, che ho cura del prodotto. È capitato

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nella mia storia che ho fatto campagne per alcuni prodotti e in seguito ho deciso di ritirarli perché ho avuto un feedback negativo». Il percorso di Antonio Baldan parte da lontano, precisamente dalla figura del padre: «Era nel mondo dei parrucchieri, io partecipavo ad alcune riunioni e a qualche evento e ascoltavo. Un giorno mi ha mandato ad Asti per sostituire un agente e in quel momento mi sono reso conto che ero un bravo venditore, che non ero fatto per stare in ufficio. Tornai a Milano con grandissimi risultati e decisi di continuare in questo settore. Ho iniziato a diversificare, a capire il marketing. Avevo un negozio che ho affittato a un centro di abbronzatura, il Rhino Beauty Center. Ho avuto l’idea di fare io stesso i prodotti, di venderli e di fare altri centri di abbronzatura». Erano non solo gli anni del boom dei centri di abbronzatura ma addi-

rittura a Milano era il momento dei cosiddetti “paninari”: la lampada era d’obbligo e il ritrovo era proprio il Rhino Beauty Center. «In seguito i centri di abbronzatura sono diventati tantissimi. Andavo in giro, lavoravo sodo: oggi sono settemila i centri estetici. Poi è stata la volta dei centri di dimagrimento, conosciuti anche attraverso Figurella. E ho commercializzato i macchinari per l’estetica. Ho acquistato la Jean Klebèrt e la Gil Cagné, aziende di cosmetica». Baldan le ha comprate in un momento di grande crisi e le ha reinventate e con lui funzionano: «Oggi nel settore dell’estetica sono il leader del mercato in Italia. Per l’estero dico sempre che ci penserà mio figlio. Noi siamo all’avanguardia: osserviamo la tendenza del momento, analizziamo ogni novità sul mercato. Benetton guardava la nuova linea di Armani e poco dopo tingeva i suoi maglioni con il colore scelto proprio da Giorgio. Io faccio più o meno la stessa cosa. Perché ho voluto il centro Mességué? Perché ho visto un’azienda che stava vendendo le tisane». Baldan ha le idee chiare


In un’atmosfera di totale relax, Borgonuovo Luxury Spa del Baldan Group aiuta a migliorare la condizione fisica in modo piacevole e a ritrovare pace ed equilibrio interiore. La beauty farm è affidata all’esperienza di un team tecnicamente all’avanguardia, attento nell’accogliere e ascoltare le esigenze di ogni cliente in uno spazio esclusivo nel cuore di Milano. Nella pagina a fianco, Antonio Baldan ITA EVENTI 91


Benessere

anche su quale segmento vorrebbe sviluppare: «Quattro anni fa ho spostato l’asticella dall’estetica alla farmaceutica: dal trucco alla dieta, alle tisane, al viso, ai capelli». C’è da chiedersi qual è la cosa che più lo inorgoglisce: «In assoluto la consapevolezza di essermi creato un mondo. Oggi tutti cercano di copiarmi. Spesso sostengo che la crema Antonio Baldan vale zero, le creme Mességué, Jean Klebèrt e la Gil Cagné valgono. Questi sono i miei 54 anni di storia. Ho avuto un dono da mio padre: mi ha dato carta bianca ed è quello che oggi cerco di fare io con mio figlio. Mio padre mi disse di intestarmi l’azienda, sosteneva che era giusto perché l’avevo creata io. Era molto orgoglioso. Quando è uscita una mia intervista su un magazine l’ha portata a far vedere a tutti i suoi conoscenti. Lui mi ha dato la possibilità di fare: se gli dicevo di firmare un documento lui si fidava e firmava». Baldan ha un’idea precisa sull’etica del lavoro e pure sul divertimento: «Lo dico sempre ai miei agenti: se lavori con la massima concentra92 ITA EVENTI

zione i risultati arrivano. Io inizio alle sette di mattina e la sera crollo. Mi piace lavorare e anche divertirmi: il fine settimana mi rilasso con la famiglia e spesso vado anche a ballare. Ma quando lavoro sono totalmente concentrato, senza distrazioni. Spesso sto via molti giorni perché osservo il Una delle caratteristiche di BaldanGroup sono i trattamenti altamente specifici e gli esclusivi cosmetici Centro Mességué Baldan Group, oltre all’ampia offerta, costantemente rinnovata, di apparecchiature all’avanguardia

lancio di un prodotto: magari funziona sulla carta ma ha necessità di aggiustamenti in corso d’opera. Insomma sono “sul pezzo” come si dice». L’ultimissima novità di Antonio Baldan? «Sto per lanciare sul mercato un prodotto studiato per dare la sensazione di sazietà. Ho una sezione scientifica guidata dal Dott. Sandro Sansoni: quando arriva il suo ok io inizio a pensare come posso farla conoscere e invento una campagna specifica. Io vesto un input, lo spettacolarizzo, lo rendo un messaggio, lo espongo nel migliore dei modi». Baldan si diverte lavorando, la sua è una missione; c’è una scintilla nei suoi occhi a significare una grande ambizione personale. Un grande imprenditore con un immenso fiuto per affari e per scelta dei collaboratori. Non è mai un caso essere i leader di un settore come il suo, eppure sta già cercando di capire quale altro prodotto potrà attrarre, quale insidia arriverà dal mercato, come preparare il prossimo show per i suoi prodotti. Lui ci crede, sarà questo il segreto?



Leggere

QUANDO LA TATA DIVENTA CANTASTORIE Nel suo nuovo libro Lucia Rizzi esplora, con gusto e saggezza, le migliori storie da raccontare ai bambini e agli adolescenti, senza mai “vestirsi” da maestra a conosciamo tutti come la tata per antonomasia, la protagonista del programma in onda su La7D ogni lunedì, S.O.S Tata. Lucia Rizzi non è solo colei che risolve i problemi delle famiglie con una serie di regole e di suggerimenti, è anche una collaudata scrittrice (i suoi libri sono spesso tra i più venduti). La sua ultima fatica, pubblicata da Rizzoli, si chiama Leggi con me! ed è – volutamente – un compendio, o meglio una guida ragionata, alle letture da consigliare, scegliere e soprattutto condividere in famiglia. Il libro – molto divertente e leggero nella migliore accezione del termine – si rivolge a quattro fasce d’età: la prima sino a 3 anni, poi dai 3 ai 6, dai 6 ai 10 e l’ultima dai 10 in poi. La speranza è quella di aiutare e invogliare soprattutto i genitori a raccontare ai bambini alcuni frammenti di testi celebri e a sostituire i protagonisti trasformando tutto in una favola interattiva. Interagire è lo scopo dichiarato della protagonista di S.O.S. Tata. Intera-

gire perché i bambini si annoiano alla lettura imposta di un libro che non riescono a comprendere e sentire vicino alle loro esigenze; un racconto, seppur breve, con i protagonisti trasformati nei genitori e nel bambino, rende più interessante e fantasioso il classico momento in cui bisogna addormentarli. Lucia ha una grandissima esperienza nell’ambito dell’educazione e dell’insegnamento ai bambini, ha frequentato anche corsi all’estero prima di entrare a far parte della popolare trasmissione televisiva. «Tutto inizia grazie agli insegnamenti di mia madre, - racconta Lucia - è stata lei a fare capire a noi figli che la vita non è sempre facile; ricordo che ci faceva vedere una busta bianca con i soldi guadagnati dal lavoro. Una volta aperta li contava e ci diceva cosa avremmo potuto mangiare e se avanzava qualcosa per un giocattolo o una gita. Se un mese guadagnava pochi soldi ci diceva, affettuosamente, che avremmo dovuto fare economia. Rim-

piango un po’ quel periodo perché non c’era questo consumismo esasperato, c’era maggior attenzione ai valori della vita. Per esempio i giochi dei nostri figli oggi: dico sempre che ogni cosa che regaliamo o compriamo deve avere una corrispondenza con la realtà. Noi giocavamo a fare finta di preparare il cibo con qualche coccio o un paio di sassi. Adesso vedo troppi Gormiti in giro: questi mostri e questi personaggi sono lontani dalla realtà delle cose. I videogiochi, in particolare, hanno un difetto: a differenza di un buon libro, che richiede concentrazione, puntano tutto sul lato emotivo, creando un’inutile tensione nei bambini che rischia di esasperarli. Molto meglio coinvolgerli nelle fiabe immortali e nelle prime animazioni di Walt Disney: ogni situazione parte dalla fantasia ma con grande spirito costruttivo. Mary Poppins, ad esempio, è un personaggio incredibile». La nostra tata nazionale Lucia Rizzi le assomiglia davvero: grazie alle sue regole e ai suoi consigli intere famiglie hanno imparato a uscire dal corto circuito generato dai capricci dei bambini attraverso qualche semplice cambiamento e un pizzico di buona volontà. Come sostiene la Rizzi «la famiglia è una squadra: si vince tutti insieme». Lucia Rizzi ha alle spalle più di trent’anni di insegnamento; si è specializzata presso il Child Development Center dell’Università della California (foto Jacopo Farina)


Lucio Cavazzoni, laureato in Sociologia a Bologna, inizia a fare l’apicoltore nel 1978. Cofondatore della cooperativa apistica Valle dell’Idice, poi di Conapi, dal 2004 è presidente di Alce Nero

BIOLOGICO È BELLO Un solo libro per tante storie. Storie di contadini, panificatori, cuochi, accomunati dall’aver fatto la stessa scelta, quella di intraprendere un percorso nuovo, in sintonia con la natura n titolo senza dubbio evocativo, I semi di mille rivoluzioni, per un libro che racconta in qualche modo la storia, ma soprattutto la filosofia e i valori del marchio Alce Nero, come evidenzia il sottotitolo, Alce Nero: storie di ulivi, uomini e api. Scritto da Lucio Cavazzoni, presidente di Alce Nero, insieme a Gaia De Pascale, ed edito da Ponte alle Grazie, il libro racconta in sei capitoli diverse storie che hanno come comune denominatore la scelta di un percorso nuovo, di cambiamento, di economie differenti, di relazione con la terra ma anche con il mondo che ci circonda. Ripercorre, attraverso la simbologia di api, ulivi e grano, alcuni dei quasi quarant’anni di storia del gruppo Alce Nero che oggi conta oltre mille soci agricoltori e apicoltori biologici in Italia e nel mondo, impegnati dagli anni Settanta nella produzione di alimenti sani e naturali, frutto di un’agricoltura che rispetta la ter-

ra, l’uomo e l’ambiente. «Questo libro - spiega Lucio Cavazzoni percorre quasi quarant’anni di una diversa storia agricola contadina del nostro paese che si intreccia con la storia di Alce Nero. Narra vicende di territori e di uomini, di sfide nuove e lungimiranti. Abbiamo deciso di scrivere I semi di mille rivoluzioni come un contributo alla battaglia

per un cibo biologico e un ambiente pulito, ma anche, in modo trasversale, come elemento di equità fondamentale per migliorare la qualità della vita sulla terra. Per tutti. Abbiamo riportato episodi di rivoluzioni e fatica, di visioni e opportunità, di terre e contadini che preferiscono il sentiero più stretto di un’agricoltura ‘artigianale’ rispetto a un modello industriale che toglie senso e identità. Un percorso di generosità e partecipazione attiva che punta a far crescere una profonda cultura del cambiamento». Sono storie, quindi, che parlano di cibo: un cibo che racchiude in sé i semi di mille rivoluzioni perché si fa messaggero dei racconti dei territori che abitiamo e degli uomini che li coltivano, e soprattutto perché è ancora in grado di nutrire davvero. Si parte dal miele e dagli anni Settanta, quando in Emilia Romagna un gruppo di giovani di città decide di inventarsi un lavoro imparando ad amare le api grazie a un eclettico professore di disegno. E si arriva a parlare del biologico in maniera trasversale e delle nuove sfide di chi decide di abbandonare la strada che appare come l’unica per aprirsi a nuove opportunità. In mezzo si affronta il tema del conflitto in essere fra due agricolture, una di piccola dimensione rispettosa e volta alla sostenibilità, la seconda che ha mutuato i processi industriali, arricchiti da chimica e OGM; si parla delle esperienze dei produttori latinoamericani riuniti nell’associazione Cooperativas Sin Fronteras e dell’equità del fairtrade; infine, un intero capitolo è dedicato a Don Luigi Ciotti e alla straordinaria esperienza di Libera Terra. ITA EVENTI 95


Leggere

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in libreria 1. L’amore che ti meriti, Daria Bignardi, Mondadori

Il quarto romanzo dell’autrice di Ferrara spiazza il lettore: il canovaccio è un thriller “di provincia” ambientato proprio nella sua città natale. I capitoli sono equamente divisi tra il racconto delle protagoniste Antonia (la figlia) e Alma (la mamma) con l’ombra sempre presente di Maio, fratello di Alma, morto in seguito a una brutta storia di droga. Antonia decide di seguire le sue tracce, raccoglie indizi, testimonianze e riscopre le sue origini e le radici della sua genesi. Un grande romanzo, commovente.

2. Una lacrima color turchese, Mauro Corona, Mondadori

Il pretesto è stato il periodo natalizio appena trascorso: Corona racconta un incantesimo bizzarro, una festa al contrario, un corto circuito dell’ipocrisia dei benpensanti. La sparizione della statuina di Gesù dai presepi diventa un caso internazionale: Corona ne approfitta per bersagliare personaggi celebri con l’irriverenza di un grande maestro. 3. Guarda che non sono io, Francesco De Gregori, SVpress

Raramente l’artista De Gregori, schivo e riservato, si è prestato – come in questo caso – a partecipare attivamente alla realizzazione di un libro fotografico. Grazie al 96 ITA EVENTI

fotografo Alessandro Alianti e all’editrice Silvia Viglietti, sono state raccolte interviste, racconti di viaggi, dischi, concerti per mettere a fuoco uno dei più grandi cantautori della nostra epoca. 40 anni di storia accompagnati dalle note di Francesco e, soprattutto, dalle immagini in bianco e nero.

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4. Inventare la pace, Wim Wenders/Mary Zournazi, Bompiani

Accompagnato dall’amica e filosofa Mary Zournazi il nuovo saggio del regista tedesco esalta, attraverso la dialettica, il disprezzo della guerra, il valore dell’immagine rispetto all’abuso quotidiano attraverso smartphone e social network, l’elogio della profondità attraverso il cinema di Yasujiro Ozu, la danza di Pina Bausch e gli angeli immaginari de Il cielo sopra Berlino. 5. Il libro di Morgan, Marco Castoldi, Einaudi

Ecco la Spoon River del personaggio “Morgan”, alter ego di Marco Castoldi, più volte scisso nel racconto in prima persona dell’artista icona degli anni Novanta. Con i suoi Bluvertigo ha sperimentato l’elettronica, da solista ha riscoperto i classici della musica italiana. Preferisce scrivere di Bach, del suo ex amore Asia Argento, di sua figlia e di chi l’ha ferito.

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