Itaeventi n 2

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Foto di Fabio Iovino

eventi ITA SPORT

LE INTERVISTE ◗ Luca Carboni ◗ Filippo Nigro

L’identikit dell’enoturista E ANCORA... Stefano Accorsi e Marco Baliani in teatro con Giocando con l'Orlando

◗ Le Olimpiadi Invernali ◗ Sei Nazioni 2014

Elisa

L’ANIMA VOLA TOUR

n.2








Italo il treno più moderno d’Europa Italo è il nome di battesimo dei treni di Nuovo Trasporto Viaggiatori, il primo operatore privato italiano per il trasporto ferroviario di persone sull’Alta Velocità. Recentemente, il canale Discovery Channel lo ha inserito tra le cinque meraviglie del trasporto ferroviario a livello mondiale rimarcando la prodigiosa velocità di marcia.

www.italotreno.it


Gioiello della tecnica Italo è il treno con le tecnologie più moderne d’Europa. È stato costruito dalla società leader dell’Alta Velocità, Alstom, in parte nello stabilimento piemontese di Savigliano e in parte in quello francese di La Rochelle. Deriva dal prototipo AGV detentore del primato mondiale di velocità (574,8 km/h). È progettato per raggiungere i 360 km/h (ma in Italia il limite è di 300 km/h). Sfrutta le tecnologie più innovative, tra cui la trazione ripartita, una soluzione che garantisce meno oscillazioni e maggior sicurezza.

La piacevolezza di viaggio Italo offre ai suoi viaggiatori un nuovo modo di viaggiare: tre ambienti (Club, Prima e Smart) cui si aggiunge la carrozza cinema. In tutte gli ambienti le poltrone sono in pelle Frau e la connettività Wi-Fi è gratuita. Ricchissimo l’intrattenimento a bordo. Per la prima volta al mondo su Italo va in onda la televisione in diretta mentre si viaggia a 300 km all’ora: ciò è reso possibile dalla tecnologia satellitare e dalla partnership con Sky, che prevede la disponibilità a bordo di Italo del canale Sky TG24, e in un secondo tempo la possibilità di ulteriori estensioni e contenuti nel palinsesto di Sky. Italolive, il portale a bordo di Italo, è l’ambiente digitale dal quale è possibile assaporare non soltanto la TV in diretta, ma anche libri di RCS, i migliori film di Medusa e gli ulteriori contenuti di intrattenimento e notizie previsti da Italo, gratuitamente e comodamente seduti al proprio posto: quotidiani, aggiornamenti dell’ANSA, previsioni meteo. L’ampio palinsesto è accessibile dal proprio computer o, in ambiente Club, dai touch-screen individuali da 9 pollici. Nei vari ambienti è possibile fruire della ristorazione al posto. E in Smart i viaggiatori hanno a disposizione una comoda e fornita area snack.

Un network in crescita Il 28 aprile 2012 sono partiti i collegamenti lungo la dorsale Napoli-Roma-Firenze-BolognaMilano. A seguire, con l’intera flotta di 25 Italo a disposizione, il network si è allargato e attualmente NTV garantisce 52 collegamenti giornalieri tra 16 stazioni di 13 città: Salerno, Napoli, Roma, Firenze, Bologna, Reggio Emilia, Milano, Torino, Padova, Venezia, Rimini, Pesaro e Ancona. In meno di due anni, NTV ha raggiunto il 25% circa della quota di mercato dell’AV. Grazie alla concorrenza, il trasporto AV ha registrato un miglioramento dei servizi, un aumento dei passeggeri e un calo del prezzo medio dei biglietti a tutto vantaggio dei viaggiatori.


Sommario

in questo numero 14

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14. Atmosfere vintage 16. Per una cultura del cibo.../Parma 18. Gaetano Pesce a Parigi/Parigi 20. Design, socialitĂ e divertimento/Barcellona 22. La seconda vita del dj Boy George/Milano 24. Accessori da regalare 26. Visti al Pitti...

29 Arte

29. Leonardo da Vinci in 3D/Milano 30. Non solo scultura/Foligno (Pg) 31. Artista senza confini/Rovereto 32. Il seicento olandese a Bologna/Bologna 34. Appuntamenti

37 Musica

37. Un grande ritorno al passato 38. La nuova anima italiana di Elisa 42. Depeche Mode ancora sul palco 44. 30 anni una festa un tour ma anche tanti amici 48. Appuntamenti

53 Classica

53. Intramontabile Beethoven/Venezia 54. Classico popolare/Bologna 56 In nome del classicismo/Venezia 57. Due maestri a confronto/Roma 58. Appuntamenti

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Sommario

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eventi

ITA

Iscritta con l’autorizzazione del Tribunale di Milano al numero 335 del 25/10/2013 n.2 febbraio/marzo

Direttore Responsabile Maurizio Costanzo Caporedattore Cristiana Zappoli

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61 Teatro 61. La tragica vita di Don Giovanni 62. Michelangelo il suo mondo interiore 64. Giochi d’amore e gelosia 66. Parlare di bellezza è pericoloso 68. Appuntamenti

70 Musical 70. Appuntamenti

73 Cinema 73. Surreali atmosfere horror 74. Il sogno olimpico di quattro perdenti 76. Sotto una buona stella / Storia d’inverno 77. Una donna per amica / Allacciate le cinture

78 Sport

Art Director Laura Lebro Redazione Alberto Aitini, Iole Costanzo, Angelo Conte, Clara Dalledonne, Andrea Giuliani, Francesco Boari, Andrea Salerno, Valerio Rispoli Editore MediaAdv Srl Via A. Panizzi, 15 - 20146 Milano Tel. +39 02 43986531 info@mediaadv.it www.mediaadv.it - www.itaeventi.it Pubblicità MediaAdv Srl (concessionaria) Via A. Panizzi, 15 - 20146 Milano Tel. +39 02 43986531 info@mediaadv.it - www.mediaadv.it Centri Media Massimiliano Favari 388.1132324 Turismo Luca Laura 338.2715774 Moda Lori Solimeno 335.6750955 Stampa Grafiche Baroncini - Via U. La Malfa, 48 40026 Imola (BO) finito di stampare in gennaio 2014

78. 6 Nazioni. Here we go 84. Speranze azzurre

90 Tempo libero 90. Seguiamo le strade del vino

94 Angolo dei consigli 94. Vivere senza lavorare. Da sogno a incubo

96 Leggere

Via Antonio Panizzi, 15 - 20146 Milano Tel. 02.43986531 - 02.45506260 www.mediaadv.it

KOrE E D I Z I O N I

Via F. Argelati, 19 - 40138 Bologna Tel. 051.343060 - www.koreedizioni.it




Editoriale

UN BEN TORNATO... ELISA E LUCA CARBONI

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a nostra idea è sempre la stessa: mettere in fila, secondo un percorso quasi certamente arbitrario ma logico, mostre, spettacoli, concerti, interviste. Proponendo ogni singolo evento, piccolo o grande che sia, come tappa fondamentale di un viaggio culturale che attraversa virtualmente l’Italia. Forniamo suggestioni e consigli, incatenati gli uni agli altri, secondo una certa idea di quello che vi vogliamo raccontare o vorremmo raccontarvi. Itaeventi è come un treno: si sale, si scende, ci si ferma, si va avanti. Non è luogo, né il momento per la profondità (ognuno di voi sa dove trovarla e quando cercarla, servendosi di altri strumenti). Chi sale su Itaeventi capisce subito l’intento: selezionare e suggerire evitando l’esaustività di un argomento. Importante è andare veloci. Come un treno. E allora, innanzitutto partiamo da un benvenuto a Elisa, che ritorna, dopo tre anni, con un nuovo album e un giro di concerti per l’Italia. Ci racconta (pag. 38) le idee e la ricerca impiegati nella scrittura del nuovo disco, le collaborazioni con importanti artisti del nostro panorama musicale e soprattutto la sua straordinaria esperienza come compositrice della colonna sonora dell’ultimo film di Giovanni Veronesi. Con L’anima vola Elisa sfrutta tutte le invenzioni che la tecnologia mette a disposizione, e riesce ancora una volta a vestire con sonorità calde e originali le sue canzoni. Sviluppa il suo canto in lente e morbide volute, l’appende su per lunghissime spirali e ritorna sempre al punto di partenza in modo dolce, senza traumi. Una voce, la sua, che non sfrutta i vantaggi di una tecnica trascendentale, né tantomeno le doti possenti e virtuosistiche di molte sue colleghe italiane (retaggio sanremese di cui difficilmente si riesce a far a meno... chissà perché!). Elisa sfrutta, invece, la sua capacità di non ripetersi mai, percorrendo nuove strade e proponendo soluzioni (quasi sempre) inedite. Non accetta i tempi convulsi di una iperproduzione finalizzata

soltanto alle esigenze di mercato, così, tanto per lucrare 5 minuti di visibilità e quel minimo di riconoscibilità-gratificazione che alimenta l’ego dei personaggi del mondo dello spettacolo. Lei rispetta il suo tempo. Il tempo necessario per maturare nuove cose da dire. Diverso è il benvenuto che diamo, invece, a Luca Carboni (pag. 44). Il suo ritorno non si riferisce a una lontananza temporale dalle scene, ma a un modo di scrivere e intendere la musica che da qualche anno il cantautore bolognese aveva abbandonato e che rappresenta la sua cifra stilistica da quell’ormai lontano ...intanto Dustin Hoffmann non sbaglia un film. «Faire et non pas subir, tel est le fond de l’agréable» ha scritto il filosofo Alain. Fare e non subire è il fondamento di ogni piacere. E Carboni nasce come cantautore senza subire niente, senza emulare nessuno, se non seguire l’ardita intuizione di spingersi contemporaneamente verso due realtà diametralmente opposto, trasferendo il linguaggio cantautorale nell’ambito della musica pop, e segnando un punto a favore della contaminazione. Ha cantato le gioie dell’amore, i drammi della droga, la solitudine, l’emblema di una mafia mai sconfitta e perfino la caducità esistenziale dei mezzi di locomozione. E lo ha fatto inserendoli in contenitori musicali progressive, dance, a volte rockeggianti. Con spostamenti e rovesciamenti della forma, del contenuto e delle sonorità. La sua presa diretta nei confronti del reale non era uno sterile derivato della canzone-impegnata o del testo-poetico-d’autore, quanto una dissertazione poetica vissuta in prima persona e in grado di interrogare attraverso la canzone tout-court il suo e il nostro presente. Per questo diamo un bentornato a Carboni e al suo nuovo brano Fisico & politico che fa un passo indietro, ritorna nell’ambito della metafora musicale senza indugiare su piroette scoppiettanti di non sense. di Maurizio Costanzo


Notes

ATMOSFERE VINTAGE Un libro che rievoca mezzo secolo di cultura femminile del denim, dal 1920 fino agli anni ’70. La pubblicazione è realizzata dal maestro della fotografia inglese Nick Clements

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intage Girls, prodotto in collaborazione con Roy Roger’s e presentato in occasione di Pitti Uomo, fa parte della collana edita da Men’s File Archive e curata dal fotografo e fondatore della rivista Men’s File, Nick Clements. Attraverso la produzione di complessi tableau vivant, Nick Clements ripercorre in questo volume il periodo centrale del ventesimo secolo (dagli anni Venti agli anni Settanta), cogliendo la natura libera dell’universo femminile, che ha

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proprie regole di condotta. Sugli sfondi di una casa d’epoca stile ranch, i modelli/attori indossano capi Roy Roger’s, repliche di modelli storici degli anni 70, per parlarci di uno stile che mette in risalto la femminilità, spogliata del superfluo. Vintage Girls, in edizione limitata, 1000 copie, è in vendita in tutti i monomarca Roy Roger’s, nelle migliori boutique di ricerca di tutto il mondo e nello shop on line www.sevenbell.com. Il Gruppo Sevenbell, fondato a Firenze nel 1949, è il primo produttore italiano di denim e dal 1952 Sevenbell introduce anche il brand

Roy Roger’s. Guido Biondi, direttore creativo del gruppo, ha commentato così il progetto Vintage Girls: «Da grande estimatore dei lavori di Nick Clements, quando mi ha proposto questo progetto, sono stato molto onorato di farne parte. Anche perché ci accomuna la passione per il mondo del vintage per cui l’approccio è stato immediato».



Notes

PER UNA CULTURA DEL CIBO... A Parma, un ciclo di eventi con esperti sul tema dell’alimentazione, per stimolare una nuova responsabilità individuale verso il cibo. Un’iniziativa organizzata dall’azienda L’Isola d’Oro

Serena Mercadante

Lucia Camporesi

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l progetto Alchimia=Vita: Trasformati che il cibo ti trasforma nasce dalla sensibilità di un’azienda che sceglie di trattare in maniera innovativa e consapevole una tematica fondamentale e di ampio respiro come quella dell’alimentazione. L’Isola d’Oro, azienda alimentare di conserve e semiconserve ittiche in vaso di vetro, opera sul mercato nazionale e all’estero tramite i maggiori operatori del trade. Il core business è rappresentato dai 16 gennaio 2014 Renato Giordano Dal dolce incanto degli dei alla cena di Trimalcione: mitologia, dietologia e letteratura 23 gennaio 2014 Antonio Bertoli Biologia, antropologia e genealogia. L’equilibrio del maschile e del femminile come Grande Opera alchemica 30 gennaio 2014 Jlenia Cericola Alimentazione Intuitiva. Nutrire Corpo, Mente, Spirito

6 febbraio 2014 Camporese Lucia Le trappole del corpo: anoressia e bulimia, cosa sono e chi colpiscono

13 febbraio 2014 Vincenzo Puntillo Il cibo come medicina

20 febbraio 2014 Serena Mercadante Cibo oltre la nutrizione: nella trasformazione la magia d’anima 16 ITA EVENTI

Antonio Bertoli

Renato Giordano

Vincenzo Puntillo

Ylenia Cericola

filetti di tonno e dai filetti di ali- psicoterapeuti. Figure che posci in vaso di vetro, prodotti e con- sono offrire informazioni e spunfezionati in Italia, anche se il ti di grande interesse, passando punto di forza è la vasta gamma così dalla biologia alla mitologia, dall’alimentazione intuitiva di conserve di mare che va al cibo come medicina dai sughi pronti ai profino ad approfondire dotti gourmet. patologie come la L’iniziativa si artibulimia nervosa e cola attraverso un anoressia. Il desipercorso di confederio è di stimolarenze divulgative re una nuova refocalizzate sul tema sponsabilità indidell’alchimia come Auditorium del Carmine viduale verso il cibo processo di trasfora Parma e il modo di trasformarmazione di se stessi e del cibo per crescere sani e felici, così lo dentro di noi grazie a un giro contribuendo a una visione oli- virtuoso di informazione che, in stica di benessere relazionale e col- modo alchemico, sublimi il camlettivo. «Si tratta di conferenze mino di ognuno di noi. aperte e gratuite che si terranno L’Isola d'Oro ritiene che il camall’Auditorium del Carmine a biamento non possa che partire Parma», afferma Donatella Za- da un nuovo modo di vedere le rotti, Responsabile relazioni ester- cose, per ricostruire un’armonia ne L’Isola d’Oro. «Un impegno le- con il proprio sé interiore, che gato alla nostra mission azienda- nasce prima di tutto dalla conole. Siamo da sempre attenti a ini- scenza del cibo di cui ci nutriamo. ziative di taglio sociale e cultura- Il ciclo di incontri, che sono cole, per citarne alcune: il progetto minciati a gennaio e prosegui“no al bullismo” nelle scuole me- ranno nei giovedì di febbraio, ha die inferiori di Parma o il soste- ottenuto il patrocinio del Cogno all’Emporio solidale di Par- mune e della Provincia di Parma, ma». Il ciclo di conferenze coin- oltre al plauso del mondo delle asvolge esperti di tutta Italia che af- sociazioni che da anni si occupano fronteranno diverse tematiche. di questi argomenti e vivrà un ulMedici, filosofi, antroposofi,na- teriore esclusivo appuntamento in turopati, scrittori, mental coach, occasione di CIBUS 2014.



Notes

GAETANO PESCE A PARIGI Figura chiave del design italiano, l’architetto ligure torna a esporre nella capitale francese creazioni realizzate nell’arco di quarant’anni. Una pura sintesi della sua filosofia progettuale 2

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er la prima volta dopo 15 anni, una mostra in Francia dedicata a Gaetano Pesce si terrà presso Sotheby's a Parigi, con il supporto di B&B Italia (dal 4 al 15 febbraio 2014). Dopo la grande retrospettiva dell’artista, Le Temps des Questions, presso il Centre Georges Pompidou nel 1996, e una mostra per la presentazione dei gioielli in resina presso la Galleria Basia Embiricos nel dicembre 2012, Pesce è presente nella capitale francese con una mostra retrospettiva multidisciplinare.

Lavori dal 1969 ai giorni nostri, pezzi unici, la maggior parte ine-

diti, che illustrano in una quarantina di opere il suo talento

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1. Disegno della Green Street chair per Vitra, 1984 2. Airport lamp, 1986 3. Moloch lamp, 1970 4. Gaetano Pesce 5. Disegno della UP5 vestita, 1969

multidisciplinare in architettura, design e arte. «Non è mistero il mio amore per Parigi, - racconta Gaetano Pesce - la città dove ho trascorso molti anni. Ho già avuto in passato occasione di presentare qui il mio lavoro. Oggi ho il piacere di esporre una varietà di opere che penso esprima molto bene l’essenza della mia ricerca e illustri la convinzione che l’attività artistica non conosce confini ed è quindi multidisciplinare. L’opportunità che mi offre Sotheby's mi rende particolarmente lusingato. È la mia prima collaborazione con alti esponenti del mercato dell’arte, sono sicuro che sapranno valorizzare le mie opere». Designer, architetto, artista multidisciplinare italiano, Gaetano Pesce sperimenta da sempre idee, materiali e metodi di produzione al fine di creare oggetti portatori di significato per il futuro. Lungo tutta la sua vita gioca a trasformare un materiale industriale - la materia sintetica - che gli piace manipolare e lasciare agire in maniera casuale, esprimendo secondo lui un’altra idea di bellezza. Cyrille Cohen, vice presidente di Sotheby’s Francia, ha commentato così l’evento: «Una mostra dedicata a questo grande personaggio italiano è un’occasione per presentare il lavoro di un artista vivente che da molti anni incarna, tramite le sue creazioni, lo spirito di un’epoca.

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Gaetano Pesce non ha mai smesso di rinnovare lungo il suo percorso il linguaggio, la tecnologia e i materiali della cultura».



Notes

DESIGN, SOCIALITÀ E DIVERTIMENTO Inaugurato a Barcellona un nuovo ostello della catena Generator. Musica, cultura, design, arte, sono le eccellenze della struttura. Pensata per i giovani e con prezzi economici

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Generator Urban Design Hostels sono una catena di ostelli progettati, con particolare attenzione al design, da Anwar Mekhayech, socio dello studio canadese The Design Agency. Offrono sistemazioni comode e alla moda e ognuno è caratterizzato da uno stile unico che riflette lo spirito e la cultura della città, pur mantenendo un comune stile estetico e un importante accento sugli spazi sociali audaci ed emozionanti. È possibile trovare ostelli Generator a Dublino, Copenhagen, Amburgo, Londra e Berlino e, nel maggio del 2013, ne è stato inaugurato uno a Barcellona. L’ostello sorge in un ex edificio degli anni Sessanta restaurato seguendo un concept pensato per i giovani e con prezzi economici. Gli spazi interni, che vogliono essere uno specchio della stessa Barcellona, sono diventati un arazzo di livelli e stili, in cui è possibile ritrovare lo spirito di Gràcia, il distretto in cui si trova. Le

aree in comune sono state decorate con cenni alla cultura popolare di questo quartiere, mixata con mobili di design spagnolo contemporaneo e vari oggetti riciclati, trovati o creati appositamente per il Generator. Le stanze sono accoglienti e alcune hanno terrazze private con vista sulla città. Gli spazi comuni sono pensati per invitare gli ospiti a passarci il tempo, non sono solo luoghi di passaggio ma ospitano musica, cultura, design e arte locale. Dalla hall a doppia altezza si accede a sinistra alla reception dell’albergo e al bar, mentre a destra si entra nell’ostello. Nel bar dove “galleggiano” 300 lanterne di carta che si ispirano all’annuale Festa Major de Gràcia, che si svolge a Barcellona, le pareti sono decorate da un patchwork di opere di street artist locali che, tra gli altri, hanno anche riprodotto le importati piastrelle del pavimento di Paseo de Gràcia disegnate da Gaudì. La parte della hall che conduce all’ostello è caratterizzata dalla presenza di una struttura in legno che rende omaggio alla storia nautica di Barcellona. Le travi di legno riproducono lo scheletro di una nave e nascondono una scala che conduce a una balconata vetrata che si affaccia verso l’ingresso dove si trovano una biblioteca e una sala: qui gli ospiti conversano e si rilassano prima di accedere alle camere. Mix di texture, pavimenti in calcestruzzo ungherese, metalli grezzi e legno terroso, caratterizzano l’arredamento dell’hotel. I posti letto sono semplici e confortevoli

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Notes

LA SECONDA VITA DEL DJ BOY GEORGE L’ex leader dei Culture Club infiamma l’aftershow di Bikkembergs a Milano. L’evento più discusso della settimana della moda

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ella settimana infuocata delle sfilate di moda presentate a Milano la musica è stata protagonista assoluta. John Varvatos ha portato i gloriosi Kiss a un party all’hotel Westin Palace, con un dj set rock’n’roll con Paula Maugeri e Saturnino. Bikkembergs ha puntato su un aftershow al Superstudio con un ospite d’eccezione: l’ex leader dei

Culture Club, Boy George. L’istrionico artista (vero nome George Alan O’Dowd) è, da anni, uno dei dj più richiesti nei club

e, grazie al suo passato glamour, è sempre stato legato a doppio filo al mondo della moda. Una volta atterrato si è fatto accompagnare al negozio di via Manzoni e ha scelto sneakers e pashmina griffate, giusto in tempo per assistere alla

sfilata come ospite d’onore. Tra due immensi vidwall è stata presentata al pubblico la nuova collezione; stessa location per il party serale. Tutti colpiti da una dozzina di modelli dal fisico scolpito, “serviti” come antipasto prima di sorseggiare una vodka. Boy George ha infiammato la plaCantante, disc jockey, fotografo e stilista, Boy George è leader dei Culture Club dall’82 all’86, esordisce come solista nel 1987

tea mixando elettronica ricercata con alcuni classici degli anni Ottanta. Vestito con un enorme cappello, assomigliava a un vero lord. Detesta i jeans e i talent show, adora Lana Turner e non esclude di recitare in futuro in un film. Salutista e vegano, eliminati tutti gli eccessi della sua passata vita da rockstar, Boy George pubblica un nuovo album di ballad, This Is What I Do, fortemen-

te autobiografico. Eppure il vestito su misura oggi, per lui, è la figura del dj. «Oggi è quello che mi diverte di più - racconta George spesso chi viene a un dj set non conosce il mio passato e questo mi procura adrenalina e motivazione per dare il massimo, con una libertà espressiva totale. Cerco di far ballare e a volte anche di far pensare, anche se a volte ti capiscono al massimo due persone tra il pubblico. Tra le popstar di oggi adora Lana Del Rey. Ammette che le assomiglia molto più di Lady Gaga. Ha il pieno controllo di ogni sua attività e una sua etichetta discografica; il successo, oggi, è soprattutto autocontrollo. «Quando sono emerso con i Culture Club giravo il mondo come su un ottovolante, fregandomene della salute e di prendermi cura di me stesso. Oggi prendo tutte le decisioni sulla mia vita artistica e riesco sempre a fare quello che mi sento. Non tornerei mai indietro. Ho fatto un grande lavoro e oggi mi godo la vita». (di Guido Biondi)



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1. Borsone da viaggio stile bowling della linea Sea Cotton di Felisi, realizzato in canvas “sottovetrato”.

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2. Borsa di Twin-Set Simona Barbieri della collezione PE 14: color corallo in pelle con tracolla, arricchita da applicazione fiocco e charms. 3. Orecchini fatti a cuore Heart, una fra le linee classiche di lola and grace, un brand del gruppo Swarovski lanciato nel 2012.

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ACCESSORI DA REGALARE Borse, gioielli e bijoux, guanti. Dallo stile retrò o dal design moderno. Originali ed eleganti, semplici o sofisticati. Ce n’è per tutti i gusti e per tutti i tipi di donne. Anche perché San Valentino si avvicina…

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4. Bracciale OPS! Lux Damier, prodotto da Opsobjects, che sostiene la campagna Love Roots per supportare il progetto “Di pari passo” focalizzato sulla prevenzione alla violenza contro le donne. 5. Bracciale della linea B Tring di Brosway, in acciaio 316L e cristalli indian pink Swarovski® Elements.

6. Bracciale in acciaio 316L, pvd nero e cristalli indian pink Swarovski® Elements, linea B Tring di Brosway.

7. Guanti Gant in morbida pelle, caratterizzati da imbottitura interna in pelo. Il logo Gant è cucito a filo del polso.

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8. Rosario di Tuum, un omaggio alla bellezza simbolica del “Rosarium”, che in latino indicava una “Corona di Rose”.

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VISTI AL PITTI... A Firenze le anteprime moda uomo (con qualche eccezione dedicata alle donne) A/I 2014. Come ci vestiremo il prossimo autunno? Con stile e attenzione ai dettagli. Ecco alcune anticipazioni Sun68 “Largo alla femminilità” è il claim della collezione FW2014-15. Gli abitini sono il tema principale per la nuova stagione, realizzati in un’infinita varietà di tessuti, dalla felpa alla maglia

Bugatti Colori discreti e materiali innovativi sono la base della collezione A/I 2014. Le parole d’ordine “leggermente trapuntato” e “urban style” riassumono due essenziali orientamenti per le giacche

Bugatti Sia nel business sia nel settore casual, i sobri look dei pantaloni mostrano qualità e modernità. A divertire sono materiali dalle lavorazioni moderne e modelli dai tagli slanciati 26 ITA EVENTI

Roy Roger’s Dominante nelle giacche l’ispirazione proveniente dal mondo outdoor. In particolare i parka in lana con toppe su i gomiti in tessuto oleato, che ricordano i modelli usati dagli sherpa negli anni 60. Hanno un gusto più classico le giacche in lana doppiata piumino o in shetland, da indossare sopra gilet piuma con cappuccio in nylon. I colori A/I 14 ricordano i verdi e i brown dei sottoboschi, interrotti da punti di luce colore arancione

Digel Le diverse linee Digel sono state realizzate ognuna con una propria autonomia di colori, modelli e stile. Un abbigliamento casual ma di classe caratterizza la linea Notting Hill. I look guadagnano una particolare ricercatezza grazie alla combinazione di materiali di alta qualità. Toni di grigio sono combinati con il nero, con il color cammello e con il color brandy

President’s La collezione presenta jeans e pantaloni, giacche, cappotti e altri capi spalla. Giacche e blazer vengono prodotti con cashmere e le lane pregiate di Angelico, Jamieson’s of Shetland e Loro Piana; pantaloni e jeans sono in tessuto resistente cimosato, gabardine colombiano, cotone e lane italiani




Arte Arte

N A DARE PER MOSTRE NEI MUSEI PIÙ IMPORTANTI D’ITALIA

KANDINSKY • DEPERO • MUNCH • ARAD • SIRONI • PISANI Modello fisico della Libellula Meccanica di Leonardo da Vinci, progetto disegnato sul foglio 1051v del Codice Atlantico

GRANDE SUCCESSO PER LA MOSTRA DEDICATA AL GENIO ITALIANO

LEONARDO DA VINCI IN 3D La mostra si è imposta fin dai primi giorni come una delle principali offerte culturali della città di Milano. I visitatori possono ammirare (in anteprima mondiale) il modello fisico gigante della Macchina Volante ricostruito in scala reale, in tutta la sua apertura alare di ben 8 metri. La ricostruzione di questo modello fisico è iniziata un anno fa ed è stata svelata al mondo proprio in occasione dell’annuncio della proroga della mostra fino al 28 febbraio 2014. Leonardo3 - Il Mondo di Leonardo rappresenta un appuntamento importante per fa-

miglie, studenti, turisti e per chiunque sia interessato a scoprire Leonardo da Vinci. Vengono presentate oltre 200 macchine interattive in 3D, oltre a ricostruzioni fisiche, ricreate nel rigoroso rispetto del progetto originale, che si ritrova nelle migliaia di pagine, appunti e disegni contenuti nei più importanti manoscritti arrivati fino ai nostri giorni.

‣Le Sale del Re, Piazza della Scala, Milano. Fino al 28/2/2014

ITA EVENTI 29


Arte

NON SOLO SCULTURA La ricerca di Luciano Fabro non si è limitata alla scultura. A Foligno in mostra disegni che non solo hanno un valore autonomo, ma sono una parte rilevante nel corpus dell’opera dell’artista

Sopra: Macchie di Rorschach, 1976, acrilico su carta a mano, carta e inchiostro. A fianco: Computer paesaggio per Cosimo, 19942006, acquerello su serigrafia Computer (1994). Sotto: L’alba, 1994, acrilico e grafite, collezione privata. A destra: Fanciulla, non accettare i miei fiori, 1992, acrilico e grafite su carta

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uciano Fabro è uno tra i massimi esponenti del movimento Arte Povera ed è presente sulla scena artistica internazionale dall’inizio degli anni Sessanta. Nato a Torino nel 1936, dopo aver completato i suoi studi classici in Friuli Venezia Giulia si trasferisce nel 1959 a Milano, dove conosce Piero Manzoni ed Enrico Castellani e si interessa alla ricerca condotta da Lucio Fontana sullo spazio al di là della tela. L’esposizione di Foligno accoglie per la prima volta in Italia un ricco nucleo di disegni dell’artista, lavori che godono di un’autonomia e di un grado di libertà particolari anche rispetto la stessa disciplina e che si confermano parte integrante e irrinunciabile del corpus dell’opera di Fabro. Oltre 100 disegni che presentano tipologie e funzioni differenti: essi, infatti, non sono strettamente progettuali, ovvero preliminari alla realizzazione di opere, bensì disegni intesi come pratica alla base del processo creativo che conduce alla genesi di un’idea; disegni in cui è esplicito il riferimento alla scultura e disegni come campo di indagine. E ancora disegni come forme - aperture, buchi e fori - grazie alle quali Fabro indaga lo spazio aperto da Lucio Fontana, che in quegli anni era punto di riferimento per gran parte dei giovani artisti.

Luciano Fabro. Disegno In-Opera CIAC Centro Italiano Arte Contemporanea, Foligno (Pg), dal 15/2 al 4/5 2014

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Arte

A fianco: Pelikan, 1923. Sopra: URSS in costruzione, n°2-3, 1940. Sotto: Proun 43, 1922. In basso: Padiglione sovietico dell’esposizione internazionale Pressa, Colonia, 1928

ARTISTA SENZA CONFINI Pittore e designer, ma non solo. Architetto, grafico, fotografo. Il russo El Lissitzky è tra gli artisti più controversi dei primi decenni del XX secolo

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a mostra ripercorre l’evoluzione dell’attività di El Lissitzky attraverso tutti i linguaggi sperimentati per costruire una nuova arte, collettiva e rivoluzionaria. In esposizione oltre 100 opere provenienti da importanti istituzioni e musei internazionali, dipinti, progetti tipografici, illustrazioni di libri e riviste, studi architettonici, fotografie, fotomontaggi e fotogrammi come Corridore nella città del 1926 o l’iconico autoritratto Il costruttore del 1924. Pittore, designer, architetto, grafico, fotografo e soprattutto rivoluzionario: una

vita al limite, anzi, consacrata al superamento dei limiti, quella di El Lissitzky, il geniale artista russo a cui il Mart di Rovereto dedica una grande mostra a cura di Oliva María Rubio. Eliezer (Lazar) Markovicˇ Lisickij (Pocˇinok, Smolensk, Russia, 1890 Mosca, 1941), detto El Lissitzky è tra gli artisti più influenti, sperimentali e controversi dei primi decenni del XX secolo. Creativo e innovatore, aspirava a mescolare nel suo lavoro paesi e culture, arte e design, Oriente e Occidente. L’arte è per lui un processo di ricerca eterogeneo nel quale porre in relazione le differenti discipline: l’architettura, l’edilizia, il design, la grafica, l’illustrazione. Come altri artisti dell’Unione Sovietica, El Lissitzky porta avanti una concezione dell’arte politica che contribuisce ad accrescere il senso di appartenenza e la partecipazione alle idee staliniste per comunicarne, visivamente, il messaggio ideologico. Come i costruttivisti russi, utilizza l’energia creativa per concepire una nuova struttura sociale in cui il nuovo ingegnere-architetto-artista sia in grado di attraversare e cancellare i vecchi confini. L’esperienza della totalità di El Lissitzky Mart, Rovereto, dal 15/2 all’8/6 2014 ITA EVENTI 31


Arte

IL SEICENTO OLANDESE A BOLOGNA Il famosissimo dipinto di Vermeer La ragazza con l’orecchino di perla e altri capolavori della Golden Age olandese potranno essere ammirati a Bologna. Prima di tornare definitivamente al Mauritshuis Museum de L’Aia di Cristiana Zappoli 2

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n evento non raro, ma assolutamente unico. Poter ammirare La Ragazza con l’orecchino di perla di Jan Vermeer nel nostro Paese è un evento che presumibilmente non si ripeterà e per questo imperdibile. Il quadro sarà esposto a Bologna, nella bella location di Palazzo Fava, per alcune settimane e il suo arrivo in Italia è il frutto di una trattativa durata un paio di anni, a partire dal momento in cui il Mauritshuis, il museo de L’Aia che lo ospita, è stato chiuso per importanti lavori di restauro e ampliamento, che ne vedranno la riapertura all’inizio dell’estate 2014. Sarà la star indiscussa di una raffinatissima mostra sulla Golden Age della pittura olandese, curata da Marco Goldin e, tra gli altri, da Emilie Gordenker, direttrice del Mauritshuis Museum. L’occasione di ammirarla nasce dalla collaborazione tra Fondazione Carisbo e il suo presidente, Fabio Roversi-Monaco, e Marco Goldin, storico dell’arte e amministratore di Linea d’ombra. «Sarà l’unica occasione per ammirarla in Europa - spiega Roversi-Monaco - al di fuori della sua sede storica da dove, conclusa la mostra bolognese, probabilmente non uscirà mai più, essendo l’opera simbolo del museo riaperto». La ragazza con l’orecchino

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1. Frans Hals, Aletta Hanemans, 1625 2. Pieter Claesz, Natura morta con candela, 1627 3. Jan Vermeer, La ragazza con l’orecchino di perla, 1665 4. Gerrit van Honthorst, Il violinista, 1626 5. Harmenszoon van Rijn Rembrandt, Cantico di Simeone, 1631 5

di perla non sarà l’unico capolavoro di Vermeer in mostra. Ad affiancarla ci sarà il grande olio Diana e le sue ninfe. E ancora, quattro Rembrandt e poi Frans Hals, Ter Borch, Claesz, Van Goyen, Van Honthorst, Hobbema, Van Ruisdael, Steen, ovvero tutti i massimi protagonisti della Golden Age dell’arte olandese. Accanto a questa mostra, la Fondazione Carisbo e Genus Bononiae proporranno anche Attorno a Vermeer, omaggio tributato da una quindicina di grandi artisti italiani contemporanei, da Guccione a Sarnari, da Olivieri a Verna, scelti da Marco Goldin per il senso della loro adesione all’intima idea specialmente del medium luminoso vermeeriano, senza distinzione tra figurativo e astratto. Nessuno conosce l’identità della donna rappresentata da Vermeer con l’orecchino di perla: «Il suo volto, - spiegano i curatori - intensamente illuminato, è messo magnificamente in risalto dallo sfondo scuro e dal panno azzurro intorno alla fronte, indossato come parte di quel copricapo, quasi un turbante, che le conferisce un’aria esotica». Intorno al 1665 Vermeer dipinse diverse “tronie”, ovvero ritratti raffiguranti il volto di personaggi convenzionali, delle quali questa fanciulla è sicuramente la più nota. «Il volto idealizzato della fanciulla e il suo insolito abbigliamento - proseguono i curatori - conferiscono al dipinto un carattere di atemporalità. Un’aura di pace e di armonia pervade l’immagine, che sembra cogliere un momento arrestato nel tempo. Il modo in cui la giovane donna porge il suo sguardo volgendo il capo suscita in noi quasi la sensazione di aver disturbato i suoi sogni». La ragazza con l’orecchino di perla Palazzo Fava, Bologna, dall’8/2 al 25/5 2014 ITA EVENTI 33


Arte

VISIONI ARTISTICHE, TRA IRONIA E SACRALITÀ L’ARTE IN GUERRA

La mostra apre le riflessioni sul centenario della prima guerra mondiale (1914-1918). Comprende 50 opere e documenta come gli artisti, da Balla a Carrà, da Léger a Grosz, hanno rappresentato l’esperienza del conflitto. Al centro la figura di Sironi, di cui vengono analizzati gli anni 191518 e la tematica della guerra. Sironi e la Grande Guerra Palazzo de’ Mayo, Chieti, dal 22/2 al 25/5 2014

La prima e la più completa retrospettiva mai dedicata a uno dei più importanti artisti italiani contemporanei. Vettor Pisani (Bari, 1934 - Roma, 2011) si è rivelato come uno dei testimoni e più importanti esponenti della ricerca artistica in Italia a partire dagli anni Settanta, nonché un autore fra i più visionari nel panorama artistico della sua generazione. Vettor Pisani. Eroica/antieroica: una retrospettiva Madre, Napoli, fino al 24/3/2014

CAPPELLI, CHE PASSIONE

La prima mostra monografica dedicata al cappello, le cui collezioni, patrimonio del museo, ammontano a mille unità, e solo una parte sarà destinata alla mostra. Il cappello diviene opera d’arte, con una sua armonia estetica cui contribuiscono la conformazione scultorea, la componente cromatica e quella ornamentale. Il Cappello fra Arte e Stravaganza Galleria del Costume di Palazzo Pitti, Firenze, fino al 18/5/2014

AUTO(DISTRUZIONI)

Arad è uno dei designer più influenti al mondo. Ha fornito un contributo fondamentale al mondo dell’arte, del design e dell'architettura. La mostra si concentra su un nuovo progetto che, attraverso esperimenti fisici e simulazioni digitali, esplora il modo in cui le carrozzerie delle auto, soprattutto Fiat 500, si comportano sotto compressione. In Reverse di Ron Arad Pinacoteca Agnelli, Torino fino al 30/3/2014

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La mostra celebra il bicentenario della nascita di Giuseppe Verdi attraverso l’esposizione dei costumi di quattro protagoniste femminili di altrettante celebri edizioni scaligere, ricostruiti dagli studenti del corso di sartoria dell’Accademia del Teatro alla Scala, partendo dai figurini originali: Violetta, per “La traviata” del 1859, Desdemona per la prima esecuzione assoluta di “Otello” del 1887, quello di Elisabetta per l’edizione del 1884 di “Don Carlo” e quello di Amelia per “Un ballo in maschera” del 1903. A corredo della mostra un ricco percorso fotografico. Accanto alle immagini di backstage spicca un tributo ai grandi miti del teatro milanese e a quei registi e costumisti che hanno creato dei veri capolavori. Prime donne. Le eroine di Verdi: amanti, vittime e traviate Centro Diagnostico Italiano (CDI), Milano, fino al 31/3/2014

Foto di Adele Neotti

COSTUMI VERDIANI IN SCENA


IL MAESTRO DELL’ARTE ASTRATTA

I 150 ANNI DI MUNCH

Genova celebra Edvard Munch con una scelta espositiva che intende presentare al pubblico il cuore dei capolavori dellʼartista, le opere che egli stesso prediligeva, i temi a lui cari, le tecniche preferite. I visitatori possono vedere Munch con gli occhi di Munch. Vedono quello che lʼartista ha più amato e su cui ha concentrato la sua produzione: le opere grafiche rappresentate con le incisioni su legno, o la prestigiosissima e inedita collezione Linde (dal cognome del medico che ospitò Munch nella sua casa di campagna), e gli olii più intimi, dai ritratti ai paesaggi.

Una grande retrospettiva che presenta oltre 80 opere fondamentali dell’arte di Kandinsky in ordine cronologico. Le sezioni della mostra sono organizzate secondo i periodi principali della vita di Kandinsky, dagli esordi in Germania agli anni in Russia e in Francia. Il percorso espositivo comincia in modo sorprendente, immergendo il visitatore in un ambiente che avrà “il potere di trasportarlo fuori dallo spazio e dal tempo”: una sala con pitture parietali. Ricreata nel 1977 dal pittore restauratore Jean Vidal queste pitture sono state concepite rispettando fedelmente i cinque guazzi originali, eseguiti da Kandinsky per decorare un salone ottagonale della Juryfreie Kunstausstellung, una mostra senza giuria che si svolse annualmente a Berlino tra il 1911 e il 1930. Vassily Kandinsky. La collezione del Centre Pompidou Palazzo Reale, Milano, fino al 27 aprile 2014

Edvard Munch Palazzo Ducale, Genova, fino al 27/4/2014

TUTTO DEPERO

REALTÀ PIRANDELLIANE A documentare uno degli snodi più rilevanti della ricerca dell’artista Fausto Pirandello (1899-1975) sono circa 60 opere. Agli oltre trenta dipinti, s’affianca una scelta di opere su carta, per lo più inedite, provenienti dalla collezione degli eredi di Antonio Pirandello. Fausto Pirandello. Il tempo di guerra (1939-1945) Fabbriche Chiaramontane, Agrigento fino al 25/2/2014

La mostra focalizza l’attenzione su Fortunato Depero, una delle figure maggiormente significative del secolo scorso che ha saputo proporre una visione dell’arte totale ancora oggi di straordinaria attualità. Un personaggio a tutto tondo, attivo per quarant’anni. Un artista che ha sfidato le convenzioni attraverso un processo linguistico e ha coinvolto sia il contesto pubblico sia quello privato. Ad Aosta sono esposte oltre novanta opere tra dipinti, arazzi, tarsie, mobili, sculture, bozzetti, progetti, libri (tra cui il celebre libro bullonato del 1927) e schizzi. È un’esposizione che ripercorre l’iter creativo di Depero dai suoi primissimi esordi in ambito simbolista alla sua adesione al futurismo, giungendo sino alle realizzazioni degli anni Quaranta e Cinquanta quando appare evidente il recupero dell’arte popolare. La rassegna è divisa in ordinate sezioni che delineano le fasi salienti della sua esperienza artistica: Esordi e Futurismo, Il Teatro, La Casa del Mago, La Pubblicità, Il buxus e la riscoperta del folklore. Universo Depero Museo Archeologico Regionale, Aosta, fino all’11/5/2014

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RP INCIPALI CONCERTI DI MUSICA POP ROCK JAZZ IN ITALIA

ELISA • CARBONI • VANONI • VENDITTI • BAGLIONI • BRITTI Puro rock italiano Gli Afterhours sono nati da un’idea di Manuel Agnelli. Gli altri componenti sono: Giorgio Prette, Giorgio Ciccarelli, Roberto Dell'Era, Rodrigo D'Erasmo e Xabier Iriondo

GLI AFTERHOURS DI NUOVO IN TOUR CON HAI PAURA DEL BUIO?

UN GRANDE RITORNO AL PASSATO In occasione dell’uscita di un’edizione speciale di Hai Paura del Buio?, storico disco degli Afterhours del 1997 che verrà rivisitato in collaborazione con diversi nomi di spicco della musica italiana e internazionale e pubblicato da Universal nella primavera 2014, la band milanese partirà per un nuovo tour, a un anno di distanza dall’ultimo, che toccherà la penisola da nord a sud. Gli Afterhours riproporranno nella sua interezza Hai Paura del Buio?, un album che ha lasciato un segno indelebile nella storia della musica indipendente italiana. «Dopo il riconoscimento come miglior disco indipendente degli ultimi 20 anni da parte dei giornalisti e come miglior album indipendente

degli ultimi 15 anni da parte del pubblico spiega Manuel Agnelli - abbiamo deciso di fare festa con tutti quelli che questo disco l’hanno amato. E lo suoniamo per intero dal vivo così come lo eseguivamo nell’anno di uscita. Una performance che vogliamo rimanga un evento speciale. Per questo motivo si limiterà esclusivamente ai nove appuntamenti di marzo 2014».

CONCERTI ◗ 14/3 Mantova, Palabam

◗ 15/3 Rimini, Velvet ◗ 18/3 Torino, Teatro della Concordia ◗ 21/3 Bologna, Estragon ◗ 22/3 S.Biagio Callalta (Tv), Supersonic Arena ◗ 24/3 Milano, Alcatraz ◗ 26/3 Firenze, Obihall ◗ 28/3 Roma, Orion ◗ 29/3 Bari, Demodè

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Per tutte le foto Š Fabio Iovino

Elisa 36 anni, è cantautrice e polistrumentista. Scoperta da Caterina Caselli, pubblica a 19 anni il suo primo album Pipes & Flowers

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LA NUOVA ANIMA ITALIANA DI ELISA l’ottavo album ma è come se fosse il primo. È un esordio, niente di più e niente di meno. Perché un’Elisa “tutta” in italiano non si era mai vista. L’anima vola è il primo disco con brani solo in lingua italiana della cantante che, se con l’inglese ha da sempre un’affinità elettiva, con l’italiano ha al contrario sempre avuto un rapporto decisamente conflittuale. Almeno fino a questo album. «È stato un percorso lunghissimo, - racconta Elisa - ci ho messo tantissimo tempo anche solo per trovare il coraggio di accettare questa sfida, probabilmente avevo paura di non riuscire. Dovevo trovare il mio linguaggio, non è stato facile». Ma gli sforzi alla fine sono stati ripagati: il disco, da settimane in testa alle classifiche, ha ricevuto la certificazione di platino per le oltre 60mila copie vendute. Dal 28 gennaio, inoltre, è su iTunes e tutte le piattaforme digitali l’EP remix de L’Anima vola, che include 3 remix di Gabry Ponte, Fish e Latino Pellegrini. Il disco ospita collaborazioni importanti: Ligabue, Tiziano Ferro, Giuliano Sangiorgi e contiene Ancora Qui, brano il cui testo è stato scritto da Elisa sulla musica del Maestro Ennio Morricone e che è stato incluso nella colonna sonora dell’ultimo film di Quentin Tarantino

Dopo il successo del suo ultimo album, il primo in italiano, la cantante sarà in tournée nel mese di marzo. Con lei abbiamo parlato di Morricone, Ligabue e dell’esperienza come autrice di musica per il cinema di Cristiana Zappoli

Django Unchained. «Conoscere Ennio Morricone è stato molto emozionante, racconta Elisa - lui per me è un genio, un’istituzione, un’icona. È stata una tale fortuna poterlo incontrare, sentirlo suonare, che ancora faccio fatica a credere che sia successo. Mi ricordo che mentre ero in casa sua pensavo a quanti milioni di persone avrebbero voluto essere lì al posto mio». A marzo la cantautrice italiana sarà nei palasport con L’Anima vola tour, dopo essere mancata dalla scene per diverso tempo, complice la nascita del suo secondo figlio, Sebastian, nel maggio del 2013. Elisa, per usare le sue stesse parole è “carichissima” per questi concerti che, spera, «saranno emozionanti». Elisa, L’Anima vola è il suo primo disco interamente in italiano. Perché adesso? «Un anno e mezzo fa, quando ho scritto le canzoni del disco, mi sentivo finalmente pronta. Fino a quel momento, tutte le volte che ho provato a farlo non veniva come volevo, non aveva l’onestà che cercavo. Dovevo trovare il mio linguaggio, dovevo capire chi era Elisa che cantava in italiano un album intero. Fino ad ora avevo cantato in italiano solo canzoni singole, alcune mie e alcune cover, facevo qualcosa ogni due o tre anni, dovevo arrivare a una profondità diversa.

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Musica

Mi sono avvicinata a questo album con calma, passo dopo passo. La mia formazione è totalmente basata sulla musica inglese e americana, e non mi ero mai soffermata su ciò prima di cimentarmi con questo album». È stato un percorso difficile? «Decisamente. Ho iniziato a fare un po’ di brainstorming, ovvero andavo in studio a cantare e suonare senza una meta, lasciavo uscire le parole e la musica come venivano e osservavo i risultati, cercavo il mio linguaggio. Per mesi sono andata avanti così ed è stato veramente bello regalarmi il lusso di avere tanto tempo. È un po’ quello che succede all’inizio di una carriera: da esordiente non hai pressioni di alcun genere, nessun contratto, nessuna scadenza, ti prendi il tempo che ti serve per mettercela tutta. Un tipo di lavoro e di ricerca diversi rispetto a quelli che fai dopo. È come quando un aereo deve decollare e bisogna mettere il motore al massimo. Io con questo disco ho fatto così, mi sono comportata da esordiente. E quando ho sentito che avevo trovato quello che cercavo mi sono galvanizzata e da lì tutto è andato in discesa, ogni giorno scrivevo una canzone nuova, era come se si scrivessero da sole. È stato meraviglioso e molto emozionante». Nel disco ci sono canzoni scritte da Ligabue, Tiziano Ferro e Giuliano Sangiorgi. Come sono nate queste collaborazioni?

«Con tutti e tre ho un rapporto molto bello anche se differente. Giuliano Sangiorgi è un mio carissimo amico. È anche il padrino di mia figlia. Siamo coetanei e abbiamo influenze musicali molto affini, abbiamo le stesse radici, eccezion fatta per il suo background di musica italiana che a me manca completamente. La sua voce mi piace tantissimo e mi piace molto anche cantare insieme a lui perché penso che le nostre voci siano complementari, come se lui fosse la mia parte maschile e io la sua parte femminile. Ligabue l’ho conosciuto nel 2006, quando mi ha chiesto di ascoltare Gli ostacoli del cuore. Da quel momento è nato un rapporto di amicizia e di grande stima. Mi ha colpito tantissimo la sua umanità e il suo modo di lavorare. Sono affascinata dalla sensibilità con cui vive il suo mestiere. Io lo considero in qualche modo un poeta, ha una capacità incredibile di raccontare la realtà con poesia. Con Tiziano Ferro, invece, non avevo mai lavorato. Avevamo solo cantato una canzone insieme in occasione di un concerto di Natale in Vaticano. Entrambi desideravamo fare qualcosa insieme, solo non avevamo mai trovato qualcosa di giusto. La canzone che c’è nell’album, E scopro cos’è la felicità, l’abbiamo scritta insieme, io ho scritto la musica e lui le parole e mi è da subito sembrata la canzone giusta per noi. Perché è un pezzo molto

GLI OSPITI DI ELISA L’anima vola, ottavo album di Elisa, è il primo interamente italiano ed è disco di platino per le oltre 60mila copie vendute. La cantante è autrice di musica e testi, con alcune eccezioni: A modo tuo, scritto da Ligabue; E scopro cos’è la felicità, con la firma e un incontro vocale con

Tiziano Ferro; Ancora Qui, con testo di Elisa sulla musica di Morricone (incluso nella colonna sonora di Django Unchained di Tarantino) ed Ecco che, scritto da Giuliano Sangiorgi su musica di Elisa. La produzione artistica è stata curata da Elisa, insieme a Davide Rossi, Andrea Rigonat e Christian Rigano.


Fin da piccola Elisa mostra interesse nei confronti di diverse forme d’arte che spaziano dalla danza, alla pittura, alla scrittura di brevi racconti

soul e penso che l’anima di Tiziano sia in parte soul. È il ponte che ci unisce perché è uno dei generi che più mi ha influenzato». Ha composto la colonna sonora de L’Ultima ruota del carro di Giovanni Veronesi. Che esperienza è stata? «È stata un’esperienza molto interessante. Un lavoro impegnativo e profondo, proprio come affrontare un album. È stata anche un’esperienza molto stimolante. Il meccanismo di creazione di un album è un meccanismo diverso rispetto a quello della colonna sonora, paradossalmente nel fare quest’ultima c’è più libertà, nel senso della pura scrittura musicale, nel modo in cui scrivi le note. Ha altre logiche, molto più libere». Tra i nuovi talenti musicali italiani, quale la convince di più? «Un cantante che secondo me ha un grandissimo carisma è Marco Mengoni. Penso che sia un vero animale da palcoscenico».

E tra le voci femminili? «Ce ne sono più di una. Mi è sempre piaciuta la grinta vocale di Francesca Michielin, ed è per questo che ho scelto di darle alcuni miei brani». Cosa dobbiamo aspettarci dal suo nuovo tour? «Non voglio creare aspettative eccessive ma io non vedo l’ora di salire sul palcoscenico perché sono stata assente per un po’ e sono “carichissima”! Sto cercando di mettere insieme tutta la musica che mi rappresenta di più. Sto creando una scaletta con le canzoni che mi piace cantare, sto facendo scelte molto emotive. Spero che intorno al tour si crei una buona energia, che i concerti abbiano un bel flow. Vorrei che fosse un reale momento di condivisione. Mi piace tantissimo vedere le persone che cantano e che ballano ai miei concerti, quando riesco in qualche maniera ad “accenderli” per me è il massimo».

◗ 7/3 Conegliano (Tv) ◗ 8/3 Padova ◗ 10/3 Torino ◗ 11/3 Genova ◗ 13/3 Firenze ◗ 15/3 Roma ◗ 16/3 Bari ◗ 18/3 Napoli ◗ 19/3 Pescara ◗ 21/3 Perugia ◗ 22/3 Bologna ◗ 24, 25/3 Milano ◗ 27/3 Montichiari (Bs) ◗ 29/3 Trieste CONCERTI

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Da sinistra: Martin Gore, Dave Gahan e Andy Fletcher, i 3 componenti storici dei Depeche Mode


Negli anni ‘80 hanno dato dignità alla musica elettronica. Rivoltato i canoni compositivi della forma-canzone. Inventato suoni mai sentiti prima. E adesso, dopo l’album Delta Machine, un nuovo tour per la band inglese di Alberto Aitini

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opo un intenso tour estivo che ha registrato date sold out in tutta Europa, i Depeche Mode tornano in Italia per la seconda tranche del loro Delta Machine World Tour. Delta Machine, uscito a marzo dell’anno scorso, è il tredicesimo album della band britannica formata da Martin Gore, Dave Gahan e Andy Fletcher, ed è stato definito dalla critica come l’album più potente, gotico ed elettronico da Violator. Il disco celebra oltre tre decenni di incredibile carriera al top della scena musicale con oltre 100 milioni di album venduti, concerti negli stadi più importanti del mondo e oltre 50 hit solo negli USA e nel Regno Unito. «Abbiamo trascorso metà della nostra vita a suonare insieme», spiega Martin Gore. «Arrivati a questo punto conosciamo i nostri reciproci punti di forza e di debolezza, e sappiamo che insieme le cose funzionano molto bene. Abbiamo avuto i nostri alti e bassi, peraltro ampiamente documentati, ma ora sfruttiamo le nostre qualità, cosa che non sempre abbiamo fatto». Il disco è uscito in due differenti versioni: standard e deluxe, quest’ultima accompagnata da un disco aggiuntivo contenente quattro bonus track e un libro fotografico realizzato da Anton Corbijn. Registrato tra Santa Barbara e New York, è prodotto da Ben Hillier e mixato da Flood. Hillier aveva già prodotto i loro ultimi due album, Playing the Angel e Sounds of the Universe. «Sapeva dove eravamo arrivati e certamente non potevamo ripeterci. Dovevamo fare

DEPECHE MODE ANCORA SUL PALCO qualcosa di stimolante, che rappresentasse una sfida. Abbiamo scelto Ben perché volevamo crescere e fare un disco meno cinematografico e più diretto», continua Gore. E aggiunge Andy Fletcher: «Storicamente con i Depeche Mode abbiamo cambiato tanti produttori, ma quando ci siamo incontrati per decidere cosa fare con questo disco, abbiamo pensato che Ben Hillier sarebbe stato perfetto. È stata sua l’idea di far mixare il disco a Flood, e il risultato è meraviglioso». Delta Machine ha senza dubbio centrato il bersaglio, aprendo una nuova strada per una delle band più importanti al mondo e fonte di ispirazione per artisti di ogni genere, da Shakira ai Coldplay, dai Killers agli Mgmt. Sono andati in una direzione leggermente diversa rispetto ai lavori precedenti. «Una volta ordinate le idee - precisa Dave Gahan - abbiamo aspettato che le canzoni avessero una qualche forma prima di tentare di dare un titolo all’album. Stavolta avevano una chiara influenza blues, il Delta blues: canzoni striscianti, un po’ ambigue e sporche». «Non è che sia un disco blues», chiarisce Gore, «ma è il blues alla nostra maniera. Da un po’ di tempo ormai abbiamo il nostro personalissimo stile blues». E prosegue: «Scrivere quest’album è stata una bella sfida, perché volevamo che i brani avessero un sound molto moderno. Voglio che la gente si senta bene quando lo ascolta, che provi un senso di pace, perché ha qualcosa di magico».

BAND DA 100 MILIONI (DI DISCHI) Pionieri dell’era postpunk, i Depeche Mode sono diventati uno dei gruppi più importanti della storia della musica moderna, vendendo oltre 100 milioni di dischi nel mondo. Formatisi nel 1981, continuano a raccogliere consensi di pubblico e critica a livello globale. I loro tredici album da studio hanno raggiunto la Top 10 in oltre 20 paesi, tra cui gli USA e il Regno Unito. Il disco precedente a Delta Machine, Sounds of The Universe, è uscito nel 2009 debuttando al numero 1 delle classifiche di 14 paesi nel mondo.

CONCERTI

◗ 18 febbraio PALAOLIMPICO, TORINO ◗ 20 febbraio MEDIOLANUM FORUM, MILANO ◗ 22 febbraio UNIPOL ARENA, BOLOGNA

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30 ANNI UNA FESTA UN TOUR MA ANCHE TANTI AMICI uca Carboni ha compiuto trent’anni (1983-2013)… di carriera. Aveva 21 anni quando è entrato negli studi Fonoprint di Bologna per registrare il suo primo album …intanto Dustin Hoffman non sbaglia un film. E nel 2013 è uscito Fisico & Politico, l’album che celebra questi 30 anni, con tre inediti, di cui uno dà il titolo al disco ed è cantato con Fabri Fibra, e alcune delle sue canzoni più belle eseguite insieme ad altri artisti. Tiziano Ferro, Elisa, Jovanotti, Cesare Cremonini, Biagio Antonacci, Miguel Bosè, Franco Battiato, Alice, Samuele Bersani. Ci sono tutti più uno, Ligabue, che non ha cantato ma ha voluto regalare al cantante bolognese uno dei tre inediti, C’è sempre una canzone. Prima della tournée teatrale di febbraio, Carboni ha regalato ai suoi fan una grande anteprima, una festa che si è svolta il 20 dicembre proprio nella “sua” Bologna, al Paladozza, il palazzo dello sport che, come lui stesso ha voluto precisare, si trova nel quartiere dove è cresciuto. Un concerto durato tre ore, a cui hanno partecipato i suoi amici e i suoi colleghi (da Tiziano Ferro a Jovanotti, da Elisa a Biagio Antonacci, passando da Ron, Andrea Mingardi, Gianni Morandi, e la lista sarebbe ancora lunga). «Ogni momento di quel concerto è stato emozionante e devo dire che già dietro le quinte, prima di salire sul palco, ero emozionatissimo. Sapevo che quello che stavamo per fare sarebbe stato un

Un nuovo disco e tantissimi duetti. Un concerto-evento a Bologna. Una tournée nei teatri. È così che Luca Carboni festeggia la sua carriera. Iniziata nel 1983 e non ancora finita. Infatti il cantautore sta già lavorando a un nuovo album di soli inediti di Cristiana Zappoli

evento irripetibile, unico nel suo genere». Un evento che poteva svolgersi solo a Bologna perché, ha detto dal palco del Paladozza, «non ci sarebbe stato nessun Luca Carboni senza Bologna». Cosa significa per lei Bologna e Bologna, invece, cosa le deve? «Bologna mi ha dato tantissimo. Dal punto di vista delle opportunità, mi ha dato la possibilità di vivere e fare musica in una città che, negli anni 80 quando io ho iniziato, era al centro della scena musicale italiana. Non solo perché grandi artisti come Dalla, Guccini o Vasco Rossi vivevano e gravitavano su Bologna, ma anche perché c’era lo studio di registrazione più importante e tutte le grandi produzioni erano lì. Per un ragazzo che sognava di fare musica e di vivere di musica, nascere in un contesto così era il massimo. Inoltre Bologna è una città piccola dove è facile incontrarsi e conoscersi. Per incontrare Dalla mi è bastato andare a mangiare da Vito una sera. Oltre a questo, la mia città mi ha dato una caratteristica imprescindibile del mio essere uomo e artista: la “bolognesità”. Tutte le mie canzoni parlano di Bologna, anche quelle che non ne parlano apertamente. Bologna è ovunque nella mia musica. E credo che quello che ho dato io a Bologna stia proprio in questo concetto. Probabilmente la mia musica ha contribuito a riaccendere nelle nuove generazioni l’amore per questo luogo che io

Luca Carboni 51 anni, ha pubblicato il primo album da solista nel 1984. L’album Fisico & Politico è uscito il primo ottobre 2013 e Carboni lo ha fatto debuttare in anteprima streaming su iTunes, cosa mai fatta da un artista italiano

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«Ho avuto la fortuna di fare musica a Bologna, che, negli anni 80 era al centro della scena musicale»

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sentivo e sento sulla mia pelle. Andando in giro per l’Italia a fare concerti sentivo che attraverso le mie canzoni anche gli altri amavano Bologna. Mi ha regalato un carisma maggiore rispetto a quello che avrei avuto senza di lei, perché mi sono sempre portato dietro una città, non solo una storia individuale». Ha citato Lucio Dalla, quanto le manca come uomo e come artista? «Lucio non manca artisticamente, perché ci ha lasciato un patrimonio artistico tale che sarà ancora vitale per un secolo. Quello che mi manca è la possibilità di incontrarsi, di commentare, di ascoltare, la sua sensibilità, la sua intelligenza e le sue intuizioni». Dopo il 20 dicembre una cosa è chiara a tutti e diversi giornalisti l’hanno sottolineata: Luca Carboni è molto amato dai suoi colleghi. Lo ha dimostrato la presenza di tanti di loro per festeggiare i suoi 30 anni di carriera. Secondo lei perché? «Ho letto anch’io commenti di questo genere e mi hanno fatto molto piacere. Ho affrontato il mondo della musica, che spesso è duro, difficile, controverso, in maniera spontanea, senza invidie, senza voler essere a tutti i costi al centro dell’attenzione. In trent’anni sono diventato amico di tanti artisti e ho cercato di essere sempre disponibile anche al di là delle apparizioni pubbliche. Sono stato spesso affascinato da altri artisti. Mi piace non solo stare sul palco ma anche giù dal palco e ascoltare gli altri. Probabilmente mi si riconosce questa mia apertura». Dopo 30 anni di carriera ha dei rimpianti? «Sinceramente direi di no. Sono stato fortunato perché la mia casa discografica mi ha sempre lasciato la massima autonomia, quindi io, artisticamente, ho fatto veramente tutto quello che sentivo, nel bene o nel male. Quando ho rallentato l’ho fatto perché sentivo di doverlo fare. Ho potuto scrivere la mia storia come ho voluto». Archiviata la data zero del tour, cosa dobbiamo aspettarci dai prossimi concerti?

«Naturalmente la data di Bologna è stata speciale e unica, una festa che ho voluto vivere nella mia città con i miei amici e colleghi. Ma in realtà non si allontana poi molto da quello che succederà negli altri concerti. Lo stile sarà quello, non ci saranno così tanti ospiti ma avremo sempre delle sorprese, a ogni data penso che qualche amico farà capolino. Inoltre, suonando nei teatri, avrò la possibilità di raccontare la mia storia in modo un po’ più intimo». Come ha deciso i duetti dell’album? «I duetti sono nati in modo molto spontaneo, ogni cantante ha deciso quale canzone interpretare. Per Fisico & Politico sono stato io a pensare di coinvolgere Fabri Fibra, volevo un rapper. Da lì è nata l’idea di raccontare la mia carriera con gli occhi di altri artisti che reinterpretassero le mie parole. In poco tempo ho avuto talmente tante adesioni che sono rimasti fuori anche tanti amici. Non finirò mai di ringraziarli non solo perché hanno accettato ma anche per la stima e il rispetto con cui si sono avvicinati alle mie canzoni». C’è sempre una canzone è uno dei tre inediti e l’ha scritto Ligabue. Per lei è un’esperienza particolare, perché è prima di tutto un autore. «Questa collaborazione è nata dietro le quinte del concerto che abbiamo fatto a Bologna per raccogliere fondi per le persone colpite dal terremoto in Emilia. Con Ligabue ci conosciamo da tanti anni ma era molto tempo che non ci incontravamo. Mi ha chiesto cosa stavo preparando e gli ho parlato dell’album e dei duetti. Mi ha detto che avrebbe voluto esserci anche lui, ma come autore. Mi è piaciuta la sfida di cantare un brano scritto da qualcun altro, così ho sentito alcune canzoni e questa mi è piaciuta subito». Ha già dei progetti per il dopo tour? «Sì, vorrei mettermi subito al lavoro. Sto scrivendo e mi piacerebbe uscire con un album di soli inediti, ho molte idee e non vorrei far passare troppo tempo. Inoltre questa nuova esperienza dal vivo mi sta dando molta energia anche per il disco nuovo».


LUCA E FRIENDS Il 20 dicembre al Paldozza c’erano praticamente tutti, gli amici vecchi e quelli nuovi. Carboni ha duettato con Jovanotti, Tiziano Ferro, Biagio Antonacci, Elisa, Samuele Bersani, Alice, sulle note delle canzoni inserite nell’ultimo album. Sul palco sono saliti anche gli Stadio, Ron, Saturnino. Il cantante bolognese ha cantato in dialetto con Andrea Mingardi, e ha ricordato Lucio Dalla con Gianni Morandi e Pierangelo Bertoli con il figlio del cantautore scomparso.

◗ 30/1 Rimini, Teatro Novelli ◗ 3/2 Napoli, Teatro Augusteo ◗ 5/2 Roma, Auditorium Parco della Musica ◗ 9/2 Padova, Gran Teatro Geox ◗ 10/2 Milano, Teatro degli Arcimboldi ◗ 12/2 Torino, Teatro Colosseo ◗ 13/2 Cremona, Teatro Ponchielli CONCERTI

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Foto di Marinetta Saglio

Musica

Patty Pravo

Ornella Vanoni

MUSICA SULLA LUNA L’ADDIO AL PALCO Dopo un’estate ricca di concerti in tutta Italia, Patty Pravo è tornata a esibirsi in teatro, in dicembre, sul palco del Teatro dal Verme di Milano e lo farà di nuovo, a Roma, in febbraio, con Sulla Luna tour. I due live segnano il grande ritorno in teatro per una delle più importanti icone della musica italiana che, nonostante la lunga carriera, è sempre pronta a rinnovarsi e mettersi in gioco con nuovi progetti. Lo dimostra il successo del singolo estivo Non Mi Interessa che vede la collaborazione di Ermal Meta e che è stato presentato al MIAMI Festival di Milano, la vetrina più importante della giovane musica indipendente. Accompagnata dalla sua band - Roberto Procaccini (pianoforte, tastiere, programmazioni), Nicola Costa (chitarra elettrica e acustica), Gabriele Bolognesi (chitarra acustica, fiati, percussioni), Donald Renda (batteria), Edoardo Massimi (chitarre) e Adriano Lo Giudice (basso) - Patty Pravo riporterà in scena le sue più belle canzoni e le emozioni di una lunga carriera. Non mancheranno quindi i “grandi classici” della cantante: da “La bambola” a “Pensiero stupendo”, da “Se perdo te” a “Pazza idea”, canzone che quest’anno ha festeggiato i 40 anni; e ancora, “Parole”, “La luna” (scritta per lei da Vasco Rossi), “Les étrangers”, la canzone frutto della collaborazione con Lucio Dalla, l’omaggio a Lou Reed con “I giardini di Kensington”, e tanti altri ancora. CONCERTO ◗ 10/2 Auditorium Parco della Musica, Roma 48 ITA EVENTI

Dopo la pubblicazione del disco, Meticci (io mi fermo qui), Ornella Vanoni presenterà un nuovo spettacolo musicale, Un filo di trucco, un filo di tacco, l’ultimo della sua carriera. Viaggerà nel tempo, inseguendo il suo mito, e descriverà nello spettacolo la sua visione dei sentimenti e dell’amore. Una band l’accompagnerà nel presentare alcuni brani del nuovo lavoro discografico, che ha esordito al 6° posto della classifica dei dischi più venduti. ◗ 27/2 Teatro Condominio Vittorio Gassman, Gallarate (Va) ◗ 28/2 Teatro Carani, Sassuolo (Mo) ◗ 1/3 Teatro Alighieri (Ra) ◗ 3/3 Teatro Sistina (Rm) ◗ 6/3 Teatro Politeama (Ge) ◗ 7/3 Teatro Civico (Sp) ◗ 13/3 Teatro Colosseo (To) ◗ 24/3 Teatro Filarmonico (Vr) (altre date www.ornellavanoni.it) CONCERTI

40 ANNI DI CANZONI

In occasione del nuovo tour nei più importanti teatri italiani, 70 - 80: ritorno al futuro, Antonello Venditti ripercorrerà le sue canzoni più importanti. «Ci sono momenti nella vita - spiega il cantante - in cui il presente diventa passato e il passato futuro». CONCERTI ◗ 3/2 Bologna ◗ 5/2 Ber-

gamo ◗ 11/2 Trieste ◗ 24/2 Milano ◗ 3/3 Firenze ◗ 8/3 Roma ◗ 11/3 Napoli ◗ 19/3 Genova ◗ 28/3 Padova (altre date www.fepgroup.it)


LE CHITARRE DI ALEX

Il tour di Alex Britti, Chitarra Voce piede sarà nei teatri, luoghi ideali per raccontare Bene così, un disco immediato nella scrittura e intessuto di cose quotidiane. Britti si servirà di chitarre acustiche, elettriche, classiche, 12 corde, a doppio manico. Inoltre percussioni e campionatori per un concerto che lo vede solo in scena a rileggere il repertorio tra improvvisazioni elettroniche e acustiche. CONCERTI

◗ 27/2 Teatro Verdi (Br) ◗ 6 marzo Teatro della Conciliazione (Rm) ◗ 10 marzo Teatro Augusteo (Na) ◗ 21 marzo Teatro Geox (Pd) ◗ 22 marzo Teatro Novelli (Rn) ◗ 25 marzo Teatro Colosseo (To) ◗ 27 marzo Teatro del Verme (Mi) (altre date: www.alexbritti.com)

Skunk Anansie

DIMENSIONE INTIMA Dopo il successo del tour estivo, gli Skunk Anansie tornano in Italia in una nuova veste acustica nei teatri. Una nuovissima avventura per la rock band capitanata da Skin, ideatrice di questo tour acustico, partito da un ragionamento rispetto alla "confidenza" che la singer ha con la sua voce: «Molti cantanti non amano la propria voce e in qualche modo sono anch’io molto insicura e ho timore a esporre la mia voce senza che sia accompagnata da un suono. Mi sono chiesta: ok sono in grado di cantare forte, ma potrei farlo ugualmente cantando piano?». Sono queste le premesse che hanno portato la band a esibirsi in An Acoustic Skunk Anansie - Live In London lo scorso 15 aprile, esperienza sfociata in un disco e DVD usciti a settembre 2013 per Carosello Records. Uno show coinvolgente, ritratto intimo di una band che ha coraggiosamente giocato con la propria storia illustre, riuscendo a mantenere il potere di provocare e stupire anche in versione acustica. Il tour italiano sarà dunque un nuovo passaggio di questa avventura acustica: inedita per gli ascoltatori e anche per la stessa rock band. ◗ 18/3 Creberg Teatro (Bg) ◗ 19/3 Gran Teatro (Rm) ◗ 20/3 Teatro Auditorium Manzoni (Bo) ◗ 22/3 Gran Teatro Geox (Pd) CONCERTI

DI NUOVO IN ITALIA

I Backstreet Boys in Italia per promuovere il nuovo album In A World Like This. In seguito al grandioso successo del NKOTBSB Tour del 2011 alla band si riunirà Kevin Richardson. Nick Carter, Howie Dorough, Brian Littrell, J McLean e Kevin Richardson insieme come Backstreet Boys hanno celebrato quest’anno il loro ventennale. CONCERTO ◗ 22/2 Milano, Mediolanum Forum

UN TOUR SENZA TEMPO

Da Natale 2013 Claudio Baglioni è impegnato in una serie di concerti dal vivo. Denominatore comune degli eventi è il rapporto diretto tra uno dei più grandi protagonisti della musica italiana e quanti amano l’energia di una voce che non ha eguali. ◗ 27/2 PalaSojourner (Ri) ◗ 1,2/3 Pala Giovanni Paolo II (Pe) ◗ 4,5/3 PalaMaggiò (Ce) ◗ 8,9/3 Pala Florio (Ba) ◗ 18,19/3 Pala Lottomatica (Roma) ◗ 26,27/3 Pala Olimpico (Torino) ◗ 29/3 Unipol Arena (Bo) ◗ 31/3,1/4 Nelson Mandela Forum (Fi) (altre date:www.baglioni.it) CONCERTI


Jazz

LA MIGLIOR VOCE DEL JAZZ Kurt Elling, uno dei cantanti jazz più acclamati tra quelli in attività, con una voce e una personalità interpretativa davvero debordanti, farà parte dell’edizione 2014 di Crossroads (28 febbraio - 24 maggio 2014), il festival di jazz che si svolge sull’intero territorio della regione Emilia-Romagna: circa 200 musicisti chiamati a esibirsi, oltre 40 sere di spettacolo nell’arco di tre mesi, una ventina di città coinvolte. Grandi maestri, star affermate e star emergenti, artisti che hanno segnato un’epoca del jazz e altri che si apprestano a fare lo stesso nel futuro della musica improv-

visata, giovani talenti e nomi ancora di nicchia ma dalla personalità musicale di forte impatto: il cartellone di Crossroads 2014 fornirà una visione a 360° sugli stili del jazz moderno. Kurt Elling, vincitore per tre anni di seguito dei sondaggi delle riviste Down Beat e JazzTimes come miglior voce maschile, suonerà a Rimini insieme a Laurence Hobgood al pianoforte, John McLean alla chitarra, Clark Sommers al contrabbasso e Kendrick Scott alla batteria. CONCERTO

◗ 5 marzo, Rimini, Teatro degli Atti

Kurt Elling

VIRTUOSISMI STRUMENTALI

L’unica tappa italiana per i Jazz Passengers sarà il teatro Manzoni a Milano, all’interno della rassegna “Aperitivo in concerto”. Il sassofonista Roy Nathanson e il trombonista Curtis Fowlkes hanno da molti anni creato un gruppo entusiasmante e fuori della norma come Jazz Passengers, imbevuto di commistioni fra linguaggi diversi, acuto senso della teatralità e dell’ironia, grande conoscenza di tutta la tradizione musicale americana. CONCERTO ◗ 2 marzo, Milano, Teatro Manzoni

NON SOLO CULTURA EBRAICA

Personaggio di spicco nel mondo musicale ed estetico di John Zorn, a Shanir Blumenkranz si devono appassionanti riletture della tradizione musicale ebraica in chiave modernissima, così come affascinanti commistioni fra cultura ebraica e antropofagia culturale brasiliana nei gruppi di Cyro Baptista. Abilissimo bassista e raffinato quanto efficace arrangiatore, Blumenkranz rilegge con il suo gruppo, gli Abraxas, una serie di composizioni di John Zorn, conferendo loro corruschi colori, dinamiche volutamente esacerbate, squarci di improvviso e ineffabile lirismo, perennemente in bilico fra la cultura della metropoli e un arcaismo che trasforma l’ascensionale cantillazione ebraica in un inno a una modernità cui non è estranea anche la tensione del rock più contemporaneo. Tutto questo grazie anche al contributo del giovanissimo batterista Kenny Grohowski e di due straordinari, stupefacenti chitarristi come l’israeliano Eyal Maoz e l’armeno-americano Aram Bajakian. CONCERTO ◗ 16 febbraio, Milano, Teatro Manzoni

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Classica Classica

RG ANDI INTERPRETI: MUSICA DA CAMERA, CLASSICA, OPERA

PAPPANO • LANG LANG • HARDING • MULLOVA • MARSHALL András Schiff Dal 2004 ad oggi il pianista ungherese ha eseguito l'intera serie delle trentadue sonate di Beethoven in più di 20 città

A VENEZIA ANDRÁS SCHIFF SI CIMENTERÀ CON 3 CAPOLAVORI

INTRAMONTABILE BEETHOVEN Grande pianista e direttore d’orchestra ungherese naturalizzato britannico, András Schiff continua a diffondere il verbo musicale di Beethoven in giro per il mondo. A Venezia, presso la Scuola Grande di San Rocco, eseguirà tre delle 32 sonate del compositore tedesco: la n.30, 31e 32. Ritenute come la massima espressione dal punto di vista tecnico e compositivo all’interno di una sterminata letteratura pianistica che copre circa tre secoli, le sonate beethoveniane rappresentano una sfida titanica e un’attrazione irresistibile per tutti i grandi pianisti. Schiff è considerato da molti anni uno dei più interessanti interpreti di Beethoven, svela tutti i segreti del suo approccio alle sonate, guidando il lettore lungo l’evoluzione straordinaria del linguaggio musicale.

Tempo, suono, dinamica e timbrica trovano un’applicazione originale e ben misurata, dando spazio e caratterizzazione alle diverse linee melodiche che contrappuntisticamente si intersecano indissolubilmente tra di loro. András Schiff nasce a Budapest nel 1953, inizia lo studio del pianoforte con Elisabeth Vadász proseguendo con Pál Kadosa, György Kurtág e Ferenc Rados. Nella primavera 2011 esprime il suo dissenso per gli sviluppi politici in Ungheria. Da quel momento decide di non dare più concerti nella sua nazione.

ANDRÁS SCHIFF (pianoforte)

◗ 2 marzo, Scuola Grande di S. Rocco, Venezia L. V. Beethoven: Sonata n. 30 Op. 109, Sonata n. 31 Op. 110, Sonata n. 32 Op. 111

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Classica

CLASSICO Torna regolarmente a Bologna, ospite di Musica Insieme, Viktoria Mullova, la straordinaria violinista russa, e sempre con progetti originali. Il 10 febbraio l’ascolteremo impegnata in un mélange di repertorio e folklore

ei è il cuore pulsante intorno al quale ruota tutto». Così ha definito Viktoria Mullova il pianista Julian Joseph, che ascolteremo insieme a lei a Bologna in The Peasant Girl, lunedì 10 febbraio presso l’Auditorium Manzoni. Una collaborazione più che rodata quella tra Musica Insieme e la violinista russa, che nell’originale programma di questo nuovo concerto dimostra di essere sempre vivace e produttiva, esibendosi con il Matthew Barley Ensemble. Violoncellista di talento che si perfeziona al Conservatorio di Mosca, Matthew Barley condivide la medesima curiosità della sua celebre collega. Lo dimostra proprio il programma di questo concerto, che agli archi unisce due percussionisti e un pianista: al centro Bartók e Kodály, entrambi capaci di trovare linfa vitale per le loro opere proprio nelle tradizioni musicali delle loro terre, come quelle melodie e ritmi di sapore magiaro che risuonano al meglio nei loro duetti per soli strumenti ad arco. Ma accanto a Bartók e Kodály c’è molto altro, e di diversissima provenienza. Emblematico ad esempio è il confronto tra due gruppi - il Modern Jazz Quartet e i Weather Report - che nella storia della musica afro-americana hanno avuto un ruolo protagonistico. E poi le tradizioni russe, come in Yura, che s’intrecciano al Mediterraneo del DuOud, ossia un duo di autori e virtuosi di oud tunisini (da cui l’eccentrico nome). E poi le sonorità gypsy di Django e il riferimento popolare di The Peasant. Insomma, la personalità di una grande interprete come Viktoria Mullova ha qui la possibilità di mettere a frutto sia quelle

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straordinarie doti tecniche e musicali che l’hanno già inserita di diritto nel novero delle grandi star dell’archetto, e insieme rendere omaggio alle proprie origini ‘paesane’ (la sua famiglia proviene da un villaggio ucraino), nel senso più profondo di una serena semplicità e di una struggente espressività. Ma il cartellone di febbraio e marzo dei Concerti di Musica Insieme prevede altri importanti appuntamenti. Al debutto bolognese del Belcea Quartet (il 3 febbraio) compagine inglese che si presenterà sul palco del Manzoni con un programma che rende omaggio alle proprie origini culturali, farà seguito quella, il 24 febbraio, di un astro già più che brillante del firmamento pianistico, Federico Colli, aggiudicatosi la vittoria al Concorso “Leeds” 2012, che affronterà la grande Sonata, da Mozart a Beethoven e Schumann. Importanti compagini si susseguiranno poi a marzo: il 10 si potranno ascoltare i Solisti della Mahler Chamber Orchestra in un repertorio che unisce classico e klezmer, mentre il 17 dello stesso mese I Solisti di Mosca capeggiati da Yuri Bashmet, oggi il violista più celebre del panorama internazionale, proporranno un gemellaggio musicale fra Italia e Russia. (Biglietti da 10 a 55 euro, in vendita presso la biglietteria dell’Auditorium Manzoni il pomeriggio del concerto dalle 15 alle 20.15, oppure online ai siti www.musicainsiemebologna.it o www.vivaticket.it e nei punti vendita autorizzati di Vivaticket.)

Viktoria Mullova e il Matthew Barley Ensemble, insieme a Bologna con un originale programma che riscopre l’anima gitana della musica

THE MATTHEW BARLEY ENSEMBLE, VIKTORIA MULLOVA (violino)

The Peasant Girl ◗ 10/02/ 2014, Auditorium Manzoni, Bologna musiche di Lewis/Bratsch, Bartók, Kodály, Weather Report, Barley, DuOud

STAGIONE MUSICA INSIEME concerti febbraio/marzo BELCEA QUARTET

◗ 03/02/2014, Auditorium Manzoni, Bologna musiche di Purcell, Britten, Mozart FEDERICO COLLI (pianoforte)

◗ 24/02/2014, Auditorium Manzoni, Bologna musiche di Mozart, Beethoven, Schumann

SOLISTI DELLA MAHLER CHAMBER ORCHESTRA

◗ 10/03/2014, Auditorium Manzoni, Bologna musiche di Mozart, Bruch, Stravinskij, klezmer I SOLISTI DI MOSCA, YURI BASHMET (viola)

◗ 17/03/2014, Auditorium Manzoni, Bologna musiche di Britten, Paganini, Čajkovskij


Classica

IN NOME DEL CLASSICISMO Nella cornice del Teatro La Fenice il Trio di Parma, prestigioso complesso italiano di musica da camera, eseguirà tre capolavori della letteratura cameristica viennese di Nicola Turrini occasione musicale della Fenice ci conduce direttamente al cuore di un filone, quello cameristico per pianoforte, violino e violoncello, le cui radici si innervano in quella illustre tradizione musicale viennese che costituisce il filo rosso del programma del concerto. Anche se, è bene ribadire, le composizioni in cartellone appartengono a Beethoven e Brahms, due non-viennesi (che nondimeno nella capitale austriaca trovarono asilo e ispirazione). Dei due trii di Brahms, rispettivamente in si maggiore (op.8) e si bemolle maggiore, il primo (datato tra il 1853 e il 1854 quando il compositore era appena ventenne) è probabilmente il più celebrato. Il successo del trio n.8 fu immediato e Brahms, che era appena stato “scoperto” da Schumann in un appassionato articolo, rivelò in questa intuizione giovanile, un talento indiscusso ma secondo molti foriero di un intento restauratore di forme classiche ormai desuete. Il trio, soprattutto nel genuino primo tema dell’allegro, promana esuberanza, passionalità, ma anche una certa prolissità. Caratteristiche queste che un tempo furono ritenute insieme eccessive e inadeguate dallo stesso compositore così da indurlo a una revisione ultimata nel 1899. Alcune parti, apparse eccessivamente ridondanti, furono alleggerite, e per accontentare l’editore si “limarono” alcune arditezze tecniche che ne Da sinistra a destra: Ivan Rabaglia (violino), Alberto Miodini (pianoforte), Enrico Bronzi (violoncello)

limitavano la diffusione. L’opera n.8 in ogni modo si impone a tutt’oggi sulla restante produzione brahmsiana per questo organico, restando stabilmente in repertorio, così come il trio beethoveniano detto dell’ “Arciduca” in omaggio all’Arciduca Rodolfo d’Austria amico e mecenate del compositore che occupa la prima parte del concerto. Beethoven lo eseguì per la prima volta nel 1814 e fu una delle sue ultime apparizioni pubbliche. Si tratta di una composizione ambivalente che non sempre ha incontrato il favore della critica, anche se come ricordato è entrata stabilmente in repertorio. Così al tema iniziale dell’Allegro riconoscibilissimo anche ad un primo ascolto e quasi solenne nella fisionomia si antepone un efficace Andante considerato un vero capolavoro. Sul palco un ensemble collaudatissimo, il Trio di Parma, che vanta un’assidua frequentazione dei trii di Brahms e Beethoven (dei quali ha registrato l’integrale) riscuotendo un ininterrotto successo di pubblico e critica a far data dal 1994 quando fu insignito del prestigioso Premio Abbiati quale miglior complesso di musica da camera. TRIO DI PARMA

◗ 27 marzo, Teatro La Fenice, Venezia L.V.Beethoven: Trio in si bemolle maggiore Arciduca J.Brahms: Trio in si maggiore Op.8; Trio in si bemolle maggiore


Classica

A sinistra: Antonio Pappano, dal 2005 direttore musicale dell’orchestra dell'Accademia di Santa Cecilia. Sotto: Lang Lang, 32 anni, uno degli artisti più richiesti sulla scena internazionale. Steinway and Sons gli ha intitolato un modello di pianoforte

DUE MAESTRI Attesissimo l’appuntamento di Lang Lang e Antonio Pappano insieme in un programma ricco di suggestioni di Nicola Turrini alutato da Time magazine come “una delle cento personalità più influenti del mondo” e sicuramente il musicista cinese al momento più richiesto, Lang Lang eseguirà con l’Orchestra dell’Accademia Nazionale di Santa Cecilia, diretta da Antonio Pappano, il concerto per pianoforte n.3 di Prokofiev. Dismessi da tempo i panni dell’enfant prodige Lang Lang è oggi tra i pianisti più acclamati della sua generazione, con una miriade di premi vinti e numerosissime collaborazioni con le maggiori orchestre. La tecnica impeccabile, accompagnata ad una certa teatralità, che a dire il vero suscita un qualche disappunto nella critica più autorevole, realizzano un

mix di indiscutibile appeal, così che l’appuntamento con l’Orchestra di Santa Cecilia sotto la direzione di Antonio Pappano si preannuncia come un evento imperdibile. Opera della maturità, il concerto di Prokofiev n.3, esemplifica i tratti migliori dell’arte del compositore russo, che sa unire a un profondo lirismo

una scrittura ritmicamente vivacissima e spettacolare. A Giacomo Meyerber, invece, nel centocinquantenario della morte, è dedicato il pezzo di apertura del concerto, con l’Ouverture Dinorah o Le pardon de Ploermel, estratta dall’opera omonima del 1859, una delle due operas-comique del maestro tedesco noto soprattutto come il creatore del grand-opera. Il brano conclusivo, ovvero la sinfonia n.3 in do minore di Camille Saint Saens (soprannominata la sinfonia con l’organo per l’irrituale presenza di tale strumento) rappresenta in un certo senso il testamento artistico del compositore che in questo impegno profuse tutte le sue energie. Commissionata dalla Società Filarmonica inglese, e dedicata all’amico Listz, la sinfonia venne eseguita per la prima volta a Londra nel 1886 e fu diretta dal compositore stesso. Oltre all’organo, già menzionato, e presente solo in due movimenti, anche il pianoforte si inserisce nella tessitura orchestrale tanto che si può parlare di questa come di una sinfonia per le tastiere. Notevole la varietà del discorso sinfonico con il ricorso nella sezione conclusiva ad un corale, un interlude pastorale e passi di pregevole scrittura polifonica. Il finale riunisce e assomma i vari spunti della sinfonia con un piglio grandioso e potente. ORCHESTRA ACCADEMIA NAZIONALE DI SANTA CECILIA ANTONIO PAPPANO (direttore) LANG LANG (pianoforte)

◗ 1, 3, 4 marzo, Accademia Nazionale di Santa Cecilia, Roma Meyerbeer: Dinorah Ouverture Prokofiev: Concerto per pianoforte n. 3 Saint-Saëns: Sinfonia n. 3 ITA EVENTI 57


Classica

PER VIOLINO SOLO Conosciuta e stimata per il suo rigore tecnico e la precisione del fraseggio, Sonig Tchakerian approda al Teatro La Fenice di Venezia per eseguire Bartòk e Bach. Un programma che abbraccia due secoli di distanza tra un autore e l’altro. Ma sarà un unico violino a coglierne tutte le analogie e le peculirità compositive, ma allo stesso tempo a evidenziarne le differenze sostanziali. Sonig Tchakerian inizia a suonare il violino piccolissima, sotto la guida del padre. Trasferitasi in Italia, si diploma a 16 anni con il massimo dei voti e la lode con Giovanni Guglielmo e si perfeziona per alcuni anni con Salvatore Accardo, Franco Gulli e Nathan Milstein. Suona un magnifico violino di Gennaro Gagliano, costruito a Napoli nel 1760. In occasione delle Colombiadi del 1992 ha avuto l’onore di tenere un concerto con il violino di Paganini, il Guarneri del Gesù detto “Il Cannone”. SONIG TCHAKERIAN (violino)

◗ 9 febbraio, Teatro La Fenice, Venezia Béla Bartòk: Sonata (1944) J.S. Bach: Partita in re minore BWV 1004 (1720)

CONCERTO DI BENEFICENZA

DEDICATO A GIUSEPPE VERDI

È Verdi il filo conduttore della programmazione di questo concerto diretto dalla cinese Zhang Xian, 40 anni, per la quinta stagione direttore dell’Orchestra laVerdi di Milano e prima donna direttore di un’orchestra sinfonica italiana. Il suo sarà un omaggio al maggior rappresentante del melodramma italiano, compositore conosciuto e celebrato in tutto il mondo. ORCHESTRA SINFONICA DI MILANO GIUSEPPE VERDI ZHANG XIAN (direttore) ERINA GAMBARINI (Maestro del Coro)

◗ 6, 7, 9 febbraio, Auditorium di Milano Giuseppe Verdi: brani tratti da Giovanna d’Arco, Macbeth, La traviata, I Lombardi alla Prima Crociata, Nabucco 58 ITA EVENTI

Un concerto straordinario al Teatro alla Scala per festeggiare i quindici anni di Children in Crisis Italy Onlus. Il pluripremiato direttore d’orchestra, scoperto giovanissimo da Claudio Abbado, Daniel Harding tornerà sul palco del Piermarini per guidare l’Orchestra della Filarmonica che, a fianco del giovane pianista Jan Lisiecki, si esibirà nel Concerto op.54 di Robert Schumann e nella Sinfonia Dal Nuovo Mondo di Antonìn Dvorˇák. Un appuntamento musicale d’eccezione e al tempo stesso un’opportunità per sostenere le attività e i progetti di Children in Crisis, Onlus impegnata nella tutela dell’infanzia e nella creazione di opportunità d’istruzione in contesti difficili, sia in Italia che nei paesi in via di sviluppo. FILARMONICA DELLA SCALA DANIEL HARDING (direttore) JAN LISIECKI (pianoforte)

◗ 10 febbraio, Teatro alla Scala, Milano Robert Schumann: Concerto in la min. op.54 per pianoforte e orchestra Antonìn Dvorˇák: Sinfonia n. 9 in mi min. op.95 Dal Nuovo Mondo


DIAMO SPAZIO AI GIOVANI INTERPRETI Forte della sua cultura e di una carriera internazionale, Emanuele Arciuli affronterà a Milano, sotto la guida di Mayne Marshall (nella foto) il Concerto per pianoforte e orchestra op.16 di Edvard Grieg. È una delle opere più popolari del compositore norvegese, un tempo suonato da grandi pianisti come Benedetto Michelangeli e oggi in attesa di essere onorato dai maggiori interpreti della tastiera. Il concerto proseguirà con la Sinfonia n.2 di Franz Schmidt, un’opera che richiede una grande massa orchestrale in grado di eseguire una partitura impegnativa, e la Serenata in mi bemolle maggiore op.7 di Richard Strauss. Il programma si presta perfettamente alle letture di un direttore come Marshall, distaccato da ogni retaggio culturale legato alla tradizione. ORCHESTRA SINFONICA DI MILANO GIUSEPPE VERDI WAYNE MARSHALL (direttore) EMANUELE ARCIULI (pianoforte)

◗ 13, 14, 16 marzo, Auditorium di Milano R. Strauss: Serenata in mi bemolle maggiore op.7 Grieg: Concerto per pianoforte e orchestra op. 16 Schmidt: Sinfonia n. 2 in mi bemolle maggiore

IL BARBIERE... DI QUALITÀ!

Quarta opera in cartellone al Teatro La Fenice, Il barbiere di Siviglia è un’opera di Gioachino Rossini su libretto di Cesare Sterbini tratto dalla commedia omonima di Beaumarchais. Le peripezie amorose del Conte d’Almaviva, le pressioni di Don Bartolo e i consigli spericolati di Figaro sono considerati i personaggi teatrali meglio delineati da Rossini. IL BARBIERE DI SIVIGLIA

◗ 20, 22, 26 febbraio, 2, 5, 7, 9, 18, 20 marzo Teatro La Fenice, Venezia Giovanni Battista Rigon (direttore), Giorgio Misseri (Il conte d’Almaviva), Omar Montanari (Bartolo), Marina Comparato (Rosina), Julian Kim (Figaro), Luca Dall’Amico (Don Basilio)

OMAGGIO ALLA RUSSIA

Direttore d’orchestra riconosciuto dalla critica per la forza, la sensibilità e la profondità delle sue interpretazioni, Pinchas Steinberg dirigerà l’Orchestra del Teatro Regio di Torino in un suggestivo programma che lo vede alle prese con due capolavori della musica russa. Sia Sergej Prokov'ev che Pëtr Il'ič Čajkovskij, infatti, aprono e scandagliano la strada della modernità con la ricerca di nuove soluzioni armoniche e melodiche non sempre apprezzate dai loro contenporanei, ma ritenute oggi invece fondamentali testimonianze nell’evoluzione e crescita della storia della musica colta. ORCHESTRA E CORO DEL TEATRO REGIO PINCHAS STEINBERG (direttore) NATASHA PETRINSKY (mezzosoprano)

◗ 14 febbraio, Teatro Regio, Torino Prokov'ev: Aleksandr Nevskij, cantata per mezzosoprano, coro e orchestra op.78 Čajkovskij: Sinfonia n. 4 in fa minore op.36


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Teatro Teatro

C ABARET, COMMEDIE,TRAGEDIE SUI PALCOSCENICI ITALIANI

ACCORSI • BALIANI • NIGRO • RANIERI • TEDESCHI • GOZZI Filippo Timi 40 anni il 27 febbraio, è attore, regista, doppiatore e scrittore. In marzo di quest'anno sarà ancora a teatro con un nuovissimo spettacolo:"Skianto", ancora scritto e diretto da lui stesso

FILIPPO TIMI SI MISURA CON UN GRANDE CLASSICO DEL TEATRO

LA TRAGICA VITA DI DON GIOVANNI Dopo l’Amleto, col Don Giovanni Filippo Timi continua il suo percorso di riscrittura e di reintepretazione intervenendo su un testo classico con quella carica di humor nero che fa presagire la morte, tanto che il suo Don Giovanni sa già di dover morire, conosce la sua fine, deve semplicemente rincorrerla (il sottotitolo è “vivere è un abuso, mai un diritto”). Egli è il prototipo di una umanità volubile, che ha fame di potere, che ama la mistificazione e l’autoinganno, proprio perché sa che è condannata a estinguersi, che non potrà esimersi dal suo appuntamento con la morte. Egli ha capito che la vita è ingiusta, una farsa che si trasforma in tragedia. Questa consapevolezza lo trattiene essendo convinto che un desiderio morto non è più un desiderio. Il suo rapporto

con Donna Anna, Donna Elvira e Zerlina è molto teatrale, proprio perché la sua arte è tutta teatrale. Donna Elvira è l’amore vero, quello che appartiene al passato, Donna Anna è l’amore ingannatore e violento, Zerlina è l’amore della seduzione, del desiderio di purezza. Tutte hanno le loro storie, così come Don Giovanni ha la sua, proprio per questo non si sottrae all’essere se stesso.

IL DON GIOVANNI ◗ 4,5/2 Teatro degli Illuminati, Città di Castello (Pg) ◗ dal 7 al 9/2 Teatro Comunale, Civitavecchia (Rm) ◗ dall’11 al 16/2 Teatro della Pergola, Firenze ◗ dal 18 al 20/2 Teatro dei Rinnovati, Siena ◗ 22, 23/2 Teatro Verdi, Pisa ◗ dal 25/2 al 9/3 Teatro Franco Parenti, Milano

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Teatro

MICHELANGELO IL SUO MONDO INTERIORE Alessio Boni è il protagonista dello spettacolo La carne del marmo, che indaga Michelangelo Buonarroti e il suo rapporto con la fonte della sua ispirazione e materia della sua opera. Un viaggio musicale nelle sculture, nei sonetti, nelle idee dell’artista di Alberto Aitini

Alessio Boni 48 anni, si diploma all’Accademia Nazionale d'Arte Drammatica Silvio D'Amico. La svolta nella sua carriera arriva nel 2003 con La meglio gioventù, grazie al quale ottiene il Nastro d'argento

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ando voce e costruendo un percorso drammaturgico tra i sonetti di Michelangelo, lo spettacolo visita i luoghi più segreti dell’anima di questo genio dell’arte, del suo rapporto con la carne, con la bellezza, con il passare del tempo e il rapporto con l’amore trasgressivo, aspetto, quest’ultimo, assolutamente nevralgico. La propria condizione di omosessuale (aspetto sottolineato dalla critica più recente) pone Michelangelo in una posizione di isolamento di cui egli si fa portatore con le sue stesse parole; questo artista così novecentesco si scontra con il sistema valoriale del mondo che gli sta attorno e il suo fermento creativo lo racconta totalmente. Lo spettacolo La Carne del Marmo vuole esplorare il mondo e l’immaginario di Michelangelo Buonarroti e del suo rapporto intimo con la materia da cui scaturisce l’opera d’arte. Attraverso l’interpretazione di Alessio Boni, diretto da Alessio Pizzech, il pensiero dell’artista si intreccia con un viaggio musicale creato dal compositore Dario Arcidiacono, che per il cinema ha composto le musiche del film Riparo di Marco Puccioni presentato al Festival di Berlino nel 2007, e quelle di Fedra, presentato al Festival di Miami nel maggio 2007. Musica e parole ci parlano del fuoco e della sua simbologia, del fabbro (l’artefice, l’artista) che si lega alla centralità dell’occhio che vede, dell’immagine che come elemento materiale suscita la “reverie artistica” e poi Dio, la fede, il peccato e l’anima immortale. Questi aspetti del mondo oscuro di Michelangelo si incontrano, in un gioco tra musica e parole con la centralità dell’amore, dell’amato e dell’amante in uno struggimento continuo che si scontra appunto con la bruttezza, la vecchiaia e la morte. Le immagini delle opere di Michelangelo vengono sezionate, scomposte, a coglierne gli elementi corrispettivi di questo racconto, dall’artista visuale Giacomo Verde che ripercorre così il passaggio dalla materia grez-

za del marmo alla statua. Le coreografie di Walter Matteini sono interpretate da due bravissimi danzatori della compagnia Imperfect Dancers, i cui corpi rievocano la sensualità dei corpi maschili del Buonarroti per sondare quel limite tra corpo ed evocazione di esso, tra pelle e superficie marmorea, tra muscolo e venatura della materia grezza. Un viaggio estetico attraverso le arti della scena che riconduce a una bellezza ideale, antica, che in Michelangelo diventa atto di rivendicazione della propria originalità di fronte al mondo: l’artista afferma la pro-

pria condizione che si consuma nel rapporto carnale con il marmo. Musica, danza, arti visive, parola si rincorrono a cercare echi del mondo interiore del genio fiorentino; e quella poesia del lavoro umano, dello sforzo di “dare forma” diventano epopea e monito per il nostro presente meccanicistico e materialista. ◗ 12/2 Cascina (Pi), La città del Teatro ◗ 13/2 Bologna, Teatro Duse ◗ 14/2 Quarrata (Pt), Teatro Nazionale ◗ 15/2 Chiasso (Ch), Teatro Comunale ◗ 17,18/2 Sassari, Nuovo Teatro Comunale ◗ 19/2 San Gavino Monreale (Vs), Teatro Comunale ◗ 20/2 Carbonia (Ci), Teatro Centrale LA CARNE DEL MARMO

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Teatro

Stefano Accorsi e Marco Baliani tornano a teatro per recitare in Giocando con l’Orlando. La seconda parte di un percorso di interpretazione del testo dell’Ariosto iniziato due anni fa di Clara Dalledonne

GIOCHI D’AMORE E GELOSIA

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opo due stagioni sul palcoscenico dei teatri di tutta Italia con il Furioso Orlando, Stefano Accorsi e Marco Baliani non abbandonano Ariosto, e provano a esplorare il testo dell’Orlando Furioso in una direzione ancora più radicale con lo spettacolo Giocando con l’Orlando. Accorsi è ancora il protagonista, Orlando, ma anche il cantore che aggancia i vari episodi nel flusso della storia. Baliani, invece, non è più solo regista e curatore dell’adattamento, ma anche attore. È un folletto saltellante che commenta, insinua, interrompe, suggerisce e spiazza, entrando e uscendo dalla tessitura del racconto, un regista in scena. «Ma il Furioso Orlando sono già due stagioni che gira con Accorsi in scena e la regia di Baliani, - scrive Baliani nelle note di regia - che bisogno c’era di farne una nuova versione? È la stessa frittata rivoltata per riempire i teatri: perché intanto va detto che il Furioso Orlando è stato un successo di pubblico senza precedenti. Vabbè e allora? Allora succede che dopo due anni ti accorgi che quello che hai fatto era una scoperta interessante ma che si poteva fare di più». E prosegue: «Nell’Ariosto ci sono almeno sei o sette filoni narrativi diversi: c’è quello dell’amicizia, che è strepitosa, anche fra nemici; si può individuare anche il tema della figliolanza o quello della fedeltà... Ariosto, con le sue invenzioni narrative, è stato il primo autore, per così dire, seriale, e, con la figura di Orlando, è precursore anche del romanzo moderno, se oggi fosse vivente scriverebbe sceneggiature per le fiction, non ho dubbi!». L’idea per questo nuovo spettacolo ha cominciato a prendere forma in seguito a un imprevisto durante una delle tappe estive del Furioso Orlando, ad Asti, quando l’attrice, Nina Savary, non è riuscita a prendere l’aereo e le scenografie non sono partite da Napoli. «Con il produttore Marco Balsamo e gli organizzatori disperati, - spiega il regista - Stefano Accorsi

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Stefano Accorsi Nato a Bologna nel 1971, si diploma alla Scuola di Teatro della città felsinea nel 1993 e recita in diversi spettacoli classici da Pirandello a Goldoni. Nel 1994 lo spot pubblicitario di un noto gelato gli regala un’immediata popolarità. Si divide tra Italia e Francia, dove ha fondato una sua casa di produzione.

Marco Baliani Nato a Verbania nel 1950, è autore, attore e regista teatrale. Nel 1975 fonda la compagnia Ruotalibera con cui realizza alcuni spettacoli per ragazzi. Con Kohlhaas inventa il teatro di narrazione, seguendo la strada aperta da Dario Fo con il Mistero buffo e di cui è tutt’oggi uno dei massimi esponenti.

e io ci siamo messi a tavolino: siamo andati in scena così, senza costumi e luci, improvvisando. Io, che conoscevo a memoria il testo, ho recitato le parti femminili e ho riprodotto con il suono della voce tutti i rumori di scena. Lì è nata l’idea di creare una nuova messinscena, con soltanto noi due attori, tornando un po’ al fondamentalismo del mio Kohlhaas». Lo spettacolo prende il via dalle due storie d’amore principali, Orlando e Angelica e la guerriera cristiana Bradamante innamorata del cavaliere saraceno Ruggiero, per poi moltiplicare i personaggi e condurli a giocare sulla corrispondenza delle rime infilate in un ritmo galoppante. «Il centro è sempre il tema dell’amore, - prosegue il regista -corrisposto e non, violento e non, tradito e non, e noi due che entriamo e usciamo dai personaggi, creandone altri intorno. Il gioco del teatro nel teatro è vecchio come il mondo, l’arte è saperlo condurre in un precario equilibrio, a misura, senza intaccare mai la poesia del poema, senza deridere i personaggi, ma con tutta la compassione amorosa dei guitti che amano le loro creature perché ci si identificano». Sulla stessa lunghezza d’onda Stefano Accorsi, che racconta così le differenze rispetto al Furioso Orlando: «Quest’anno siamo io e Marco Baliani in scena, l’approccio è molto giullaresco e fisico, con un rapporto forse più maschile verso la materia narrativa. La traccia è simile, si racconta sempre la storia di Orlando e Angelica, così come quella di Ruggiero e Bradamante, ma il taglio è giocoso, quasi comico: il nostro è un modo di giocare con il testo e anche con le convenzioni del teatro, rendendo così il pubblico più partecipe dei nostri meccanismi scenici». Dando molta più importanza al senso del gioco teatrale e strutturando lo spettacolo in maniera più ludica, il regista si è rivolto, per le scene, a Mimmo Paladino che con i suoi cavalli realizza la giostra per i duelli, gli amori, gli scontri e gli incontri dei cavalieri. L’impianto scenico è firmato da Daniele Spisa, i costumi da Alessandro Lai e le luci da Luca Barbati. «Giocando con Orlando - conclude Baliani - sorprende lo spettatore, che, dopo esser stato condotto al campo da gioco, alla giostra e alla helzapoppiniana baraonda, si trova di fronte a qualcosa di antico, i sentimenti, ha appena il tempo per sentirli e provare qualcosa che assomiglia alla nostalgia, per poi essere trascinato di nuovo sulle montagne russe dell’Ippogrifo volante o dell’Orca ruggente». GIOCANDO CON L’ORLANDO ◗ 1,2/2 Teatro Coccia, Novara ◗ dal 4 al 9/2 Teatro Elfo Puccini, Milano ◗ dall’11 al 16/2 Teatro della Corte, Genova ◗ 19, 20/2 Teatro Ermanno Fabbri, Vignola (Mo) ◗ dal 21 al 23/2 Teatro Duse, Bologna ◗ dal 25/2 al 2/3 Teatro Nuovo, Napoli ITA EVENTI 65


Teatro Filippo Nigro 43 anni, è stato attore di cinema per tutta la sua carriera fino al debutto nel 2011 in teatro con Occidente solitario. La tournée ha avuto un grande successo ed è stata replicata nel 2012/2013

PARLARE DI BELLEZZA È PERICOLOSO


Filippo Nigro è il protagonista di Pretty. Un motivo per essere carini. Una commedia, ultima parte di una trilogia scritta da Neil LaBute, che si interroga su quanto conta essere belli. Nelle relazioni umane ma anche, più in generale, nella vita di Cristiana Zappoli

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ino ad oggi il palcoscenico principale di Filippo Nigro è stato il cinema. Dopo essersi diplomato al Centro Sperimentale di Cinematografia sotto la guida di Lina Wertmüller, esordisce sul grande schermo con la commedia Donne in bianco (1998), per la regia di Tonino Pulci. Nel 2001 è nel cast del film Le fate ignoranti di Ferzan Ozpetek, che due anni dopo lo vuole anche per La finestra di fronte, con cui l’attore ottiene la candidatura ai Nastri d’Argento come migliore attore non protagonista e vince il Globo d’Oro della Stampa estera come migliore attore. Nel frattempo approda in televisione, dove, tra le altre esperienze, diventa uno dei protagonisti della fortunatissima serie tv “R.I.S. - Delitti imperfetti” dal 2005 al 2007. «Credo che la serialità possa offrire molti stimoli da un punto di vista creativo», spiega Nigro. «A causa del mio carattere soffro la noia della ripetizione. Nel cinema spesso capita di preparare ruoli in poco tempo rispetto all’inizio effettivo della lavorazione. In questo senso la serialità ti concede il lusso di lavorare sul tuo personaggio in modo diverso e di portarlo avanti per un periodo più lungo». Attualmente l’attore romano è a teatro con uno spettacolo dell’americano Neil LaBute affidato alla regia di Fabrizio Arcuri, Pretty. Un motivo per essere carini, che ruota intorno al tema della bellezza. Protagonisti sono due coppie di amici: Greg (interpretato da Filippo Nigro) e Steph, e Kent e Carly. La commedia inizia con un furibondo litigio tra Steph e Greg colpevole di aver dichiarato, in una conversazione con il suo amico e collega Kent, che la sua fidanzata è “normale” ma che non

la cambierebbe per nulla al mondo. Ad ascoltare, per caso, questa conversazione è Carly che la riferisce parzialmente alla sua amica Steph. Ne scaturiscono gravi conseguenze perché Steph, dal carattere irascibile e polemico, non sopporta di stare con un uomo che non la considera bella sebbene lei stessa lo pensi. Anche il rapporto tra Kent e Carly subisce degli scossoni. Carly sa di essere attraente e di piacere agli uomini da cui riceve molte attenzioni e sa che da ciò le deriva il potere di “manipolare” le persone. Nonostante questo vive costantemente nel timore che Kent la tradisca. Filippo Nigro, com’è il suo personaggio in Pretty, un motivo per essere carini ? «Greg è un uomo “decente” che fa un grande errore. Descrive a un suo amico il viso della sua fidanzata come "normale". Greg realizza così come un commento apparentemente innocuo per un uomo viene visto come un insulto insopportabile per una donna. La colpa di Greg diventa la porta di ingresso per uno studio che gli uomini e le donne fanno nella ricerca della bellezza e dell’affermazione. Senza realizzarlo inizia ad ascoltare in modo diverso non solo quello che gli dicono gli altri ma anche quello che dice lui stesso e a realizzare quanto la comunicazione e il linguaggio vengano a volte usati come armi». È una commedia più divertente o più feroce? «È un gioco delle parti in cui nessuno si salva. Uno specchio dei nostri tempi in cui le relazioni sono costruite sull’immagine che abbiamo degli altri nella difficoltà di conoscersi. Forse il vero tema non è neanche la bellezza, quanto i danni che la nostra ricerca verso la bellezza possono provocare».

C’è un personaggio che le piacerebbe interpretare più di altri sul palco di un teatro? «Cerco sempre di trovare qualcosa che mi possa interessare in un testo a prescindere dal personaggio da interpretare. Mi attraggono di più i testi contemporanei». Ha fatto tanto cinema e tanta televisione prima di approdare all’esperienza teatrale. Dove si sente più a suo agio? «Il teatro c’era già stato subito dopo gli anni al centro sperimentale. Poche cose e poi subito esperienze televisive e di cinema. A teatro sto recuperando adesso il tempo perduto. Diciamo che mi diverto a fare tutto. Con tutte le differenze e sfumature che distinguono il teatro dal cinema. Forse il teatro in questo momento lo vivo con un entusiasmo diverso». Qual è l’esperienza o il regista che l’ha fatta crescere di più dal punto di vista professionale? «L’insieme di tutto quello che ho fatto fino ad ora. Ogni singolo lavoro e ogni singolo ruolo ha lasciato una traccia. Penso di aver preso qualcosa da ogni nuova esperienza ma, d’altra parte, credo anche di essere rimasto uguale a me stesso». Cosa farà da grande? «Ciò che non ho fatto da piccolo». PRETTY. UN MOTIVO PER ESSERE CARINI ◗ 5,6/2 Teatro Lauro Rossi, Macerata ◗ dall’11 al 23/2 Tetro Menotti, Milano ◗ 26/2 Teatro Remondini, B. del Grappa (Vi) ◗ 27/2 Teatro De André, Casalgrande (Re) ◗ 28/2 Teatro Dante, Campi Bisenzio (Fi) ◗ 1/3 Teatro Villa dei Leoni, Mira (Ve) ◗ 2/3 Teatro dei Rassicurati, Montecarlo (Lu) ◗ 4/3 Teatro Magnetti, Ciriè (To) ◗ 5,6/3 Teatro Municipale, Casale M. (Al) ◗ 7/3 Teatro La Fabbrica, Villadossola (Vb) ◗ 13/3 Teatro Garibaldi, Bisceglie (Bt) ◗ 14/3 Teatro Spadaro, Massafra (Ta) ◗ 15/3 Teatro Modugno, Aradeo (Le)

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Teatro

AMORE IN VOLO

Siamo negli anni Sessanta. Bernardo, un architetto di successo che vive e lavora a Parigi, si destreggia fra tre fidanzate che fanno le assistenti di volo. Tiene gli orari delle loro compagnie, in modo che le tre donne non si incontrino mai. Bernard è riuscito a convincere ogni donna che lei è l’unico amore della sua vita. Un vecchio compagno di scuola, Roberto, arriva dall’Italia e Bernardo gli spiega come il suo calendario funzioni perfettamente. Ma la tecnologia avanza e arriva un jet Boeing più veloce a scombinare gli orari. Boeing Boeing vede il ritorno sulle scene di Gianluca Guidi in coppia per la prima volta con Gianluca Ramazzotti. Sul palco anche Ariella Reggio, Marjo Berasategui, Ela Weber e Barbara Snellenburg. La regia è affidata a Mark Schneider. ◗ 11,12/2 Teatro Pax, Cinisello Balsamo (Mi) ◗ 14/2 Teatro Bonoris, Montichiari (Bs) ◗ dal 20/2 al 9/3 Teatro Manzoni, Milano ◗ 12/3 Teatro Ristori, Cividale del Friuli (Ud) ◗ 20/3 Teatro Verdi, Castel San Giovanni (Pc) ◗ 25/3 Teatro Comunale, Cormòns (Go) ◗ dal 28 al 30/3 Nuovo Teatro Pezzani, Parma (altre date: www.chiediscena.it) BOEING BOEING

DISSACRANTE BENNI Una donna qualsiasi, di nome V, nata un giorno qualsiasi in modo funambolico “e in quell’attimo per la gioia a tutti i parenti ricrebbero i capelli…” ripercorre, comicamente, la sua vita, alla ricerca del suo pezzo mancante W. V è perciò una parte che cerca il suo tutto e in questo monologo ridicolo e doloroso, cerca una spiegazione al suo senso di infelicità. Nel farlo si interroga su povertà e guerra, giustizia e amore. In questo testo di Stefano Benni, la parola è come sempre agile, paradossale e dissacrante, sostenuta dall’interpretazione di Ambra Angiolini. ◗ 5/2 Teatro Comunale, Carpi (Mo) ◗ 6/2 Teatro del Popolo, Rapolano (Si) ◗ 7/2 Teatro Comunale, Savignano (Mo) ◗ dal 13 al 16/2 Teatro Duse, Genova ◗ dal 18/2 al 2/3 Teatro Vittoria, Roma ◗ 4/3 Teatro Chiabrera, Savona LA MISTERIOSA SCOMPARSA DI W

COME TROVARE L’ABITO GIUSTO

Carla Gozzi, la style coach e fashion blogger più seguita d’Italia, grazie ai dati record delle sue trasmissioni su Real Time è approdata in teatro con lo spettacolo Carla Gozzi Show. Durante lo show dispensa consigli di stile per trovare l’abito giusto e racconta il mondo della moda. Momento clou dello show il restyling: dieci donne, di diversa età e tipologia fisica, vengono condotte sul palco, analizzate con tanto di immagine di loro prima e condotte nel backstage del teatro per una vera e propria trasformazione. CARLA GOZZI SHOW

◗ 24/2 Teatro Nazionale, Milano ◗ 8/3 Teatro Creberg, Bergamo ◗ 6/4 Palazzo dei Congressi, Lugano

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IL RECITAL DI RANIERI Sogno e son desto - Chi nun tene coraggio nun se cocca ch’ ‘e femmene belle un titolo provocatorio per uno spettacolo che è un inno alla vita, all’amore e alla speranza. Lo show di Massimo Ranieri, ideato e scritto con Gualtiero Peirce, è un recital dedicato ai mille significati del coraggio. Un viaggio affettuoso, spettacolare e sorridente attraverso grandi canzoni, racconti particolari e colpi di teatro. I protagonisti non sono i vincitori ma i sognatori e la vita di tutti noi. Nel duplice ruolo di attore e cantante, Ranieri porta in scena il teatro umoristico di Nino Taranto e Giorgio Gaber e interpreta, oltre al grande repertorio della canzone napoletana, brani dei più celebri cantautori italiani e internazionali: De Andrè, Parra, De Gregori, Tenco, Battisti, Aznavour, Modugno. Sul palco insieme a Ranieri un’orchestra composta da Massimiliano Rosati (chitarra), Flavio Mazzocchi (pianoforte), Mario Guarini (basso), Luca Trolli (batteria), Donato Sensini (sax). ◗ 24/2 Europauditorium (Bo) ◗ 2/3 Teatro Verdi (Br) ◗ 3/3 Teatro Team (Ba) ◗ 5/3 Teatro Verdi (Fi) ◗ 6/3 Teatro Goldoni (Li) ◗ 7/3 Pala Geox (Pd) ◗ 8/3 Palageorge, Montichiari (Bs) ◗ 9,10/3 Teatro Alfieri (To) SOGNO E SON DESTO

UN CLASSICO FRA I NOIR

Un testo teatrale che usa il pretesto del tono noir per descrivere l’avidità dell’uomo senza scrupoli alla continua ricerca del potere. Trappola mortale è un classico del giallo teatrale che si presenta come un gioco a incastri tra umorismo e suspence. Guidati dalla regia di Ennio Coltorti, Corrado Tedeschi ed Ettore Bassi, con Miriam Mesturino, sono i protagonisti di questa versione prodotta dall’Ass. Culturale Artù. ◗ dall’11 al 16/2 Teatro Alfieri, (To) ◗ 11,12,13/3 Teatro Michelangelo, (Mo) ◗ 14,15,16/3 Teatro Pezzani, (Pr) TRAPPOLA MORTALE

BATTISTON INTERPRETA AUSTER Tratto dall’omonimo romanzo di Paul Auster, L’invenzione della solitudine, con protagonista Giuseppe Battiston, ha debuttato in dicembre a Genova. Il regista Giorgio Gallione ha scelto di portare avanti la formula di contaminazione tra teatro e letteratura, confrontandosi con il libro, dichiaratamente autobiografico, che nel 1982 ha dato il via al successo dello scrittore americano. Ne ha tratto un monologo che racconta la difficoltà di essere figli e padri e come il caso governi le nostre vite. Giuseppe Battiston, attore di cinema e teatro, si cala nei panni di un uomo che deve affrontare la morte improvvisa di un genitore, con cui ha avuto sempre un rapporto conflittuale e distante. Si ritrova a occuparsi della grande casa in cui il padre si era ritirato a vivere, lontano dal figlio. Si imbatte così in oggetti, fotografie, ritagli di giornale, che gli restituiscono l’immagine di un estraneo.

◗ dal 5 al 9/2 Teatro Duse, Genova ◗ 11/2 Teatro Comunale, Magione (Pg) ◗ 12/2 Teatro Comunale, Faenza (Ra) ◗ 13,14,15/2 Teatro Comunale, Carpi (Mo) ◗ 17/2 Teatro Remondini, B. del Grappa (Vi) ◗ 21/2 Teatro Era, Pontedera (Pi) ◗ 22/2 Teatro del Popolo Rapolano (Si) L’INVENZIONE DELLA SOLITUDINE

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Musical

INQUIETO EROTISMO

Massimo Ghini ed Elena Santarelli sono i protagonisti di Quando la moglie è in vacanza, diretto da Alessandro D’Alatri, con musiche di Renato Zero. È una commedia sulle manie erotiche dell’uomo medio e al tempo stesso una feroce satira di costume contro il perbenismo di una certa “middle class” che sembra non avere epoche. ◗ Dall’1 al 16/2 Milano ◗ 18,19/2 Gallarate (Va) ◗ 4,5/3 Catanzaro ◗ Dal 7 al 9/3 Catania ◗ Dal 20 al 23/3 Ancona ◗ Dal 26/3 al 6/4 Napoli (www.facebook.com/quandolamoglieeinvacanza) QUANDO LA MOGLIE È IN VACANZA

NEL RICORDO DI MARILYN Sono passati 50 anni dalla sua morte, eppure Marilyn Monroe continua ad essere un’icona amata in tutto il mondo. Per ricordarla, Federico Bellone ha deciso di portare a teatro il film A qualcuno piace caldo. Bellone mette in scena la stessa emozione e allegria con importanti interpreti italiani (Justine Mattera, Christian Ginepro, Pietro Pignatelli). Una compagnia teatrale composta da 12 artisti tra interpreti e corpo di ballo, darà vita a questo scintillante musical dal titolo Sugar. Il musical. Questa nuova versione italiana dello spettacolo vuole riportare in primo piano i dialoghi e le situazioni comiche del film e la sensualità leggendaria del mito di Marilyn Monroe. L’espediente è una particolare tecnica illusionistica che permette a interpreti in carne e ossa di passare dalla proiezione su uno schermo alla realtà in palcoscenico e viceversa. ◗ 22/2 Bergamo, Teatro Creberg ◗ dal 25/2 al 2/3 Roma, Teatro Brancaccio ◗ dal 4 al 9/3 Milano, Teatro Nuovo ◗ 15,16/3 Prato (Fi), Teatro Politeama ◗ 20/3 Mestre (Ve), Teatro Corso ◗ 21,24/3 Trieste, Teatro Bobbio (altre date: www.aqualcunopiacecaldo.it) SUGAR. IL MUSICAL

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CENERENTOLA ANNI 50

Prodotto dalla Compagnia della Rancia, Cercasi Cenerentola è un musical scritto da Saverio Marconi e Stefano D’Orazio, che hanno voluto ambientare la loro rivisitazione negli anni Cinquanta, andando a ripescare le sensazioni e le emozioni della loro infanzia. Interpretata da Paolo Ruffini e Manuel Frattini, è una commedia musicale per tutta la famiglia. La storia, in cui ritroviamo i personaggi e i momenti clou della favola tradizionale - la carrozza, la matrigna, la scarpetta di cristallo che calza solo a una bellissima ragazza - è ricca di inediti e imprevisti.

◗ 8/2 Gran Teatro (Pd) ◗ dall’11 al 23/2 Teatro Brancaccio (Rm) ◗ dal 27/2 al 16/3 Teatro della Luna (Mi) ◗ Dal 18 al 23/3 Teatro Alfieri (To) ◗ dal 28 al 30/3 Rossetti (Ts) (www.cercasicenerentola.it) CERCASI CENERENTOLA




Cinema Cinema

I FILM CHE PRESTO ARRIVERANNO SUL GRANDE SCHERMO

MEMPHIS • FANTASTICHINI • VERDONE • SMUTNIAK • CASTA

SURREALI ATMOSFERE HORROR L’opera prima di Giuseppe Marco Albano, giovane regista lucano, già vincitore dei Corti d’Argento nel 2012 per il cortometraggio Stand by Me, è una commedia surreale che è anche un omaggio al mondo del cinema, tra momenti grotteschi e atmosfere horror. Antonio Colucci, il protagonista di Una domenica notte, da ragazzo sognava di diventare un grande regista horror. Il primo lungometraggio arriva a 26 anni: per tutti è un talento, ma le traversie produttive lo relegano al mercato dell’home video. Giunto a 46 anni, Antonio è deciso a fare un resoconto della propria vita. Il sogno non si è mai spento. Cerca i fondi per girare una sceneggiatura a basso budget. In questa ricerca scoprirà l’orrore che lo circonda, molto più impressionante del film

horror che vuole realizzare. Il film presentato a diversi festival tra cui Ciak d’Oro 2013, Lucania Film Festival 2013, Gold Elephant World - International Film & Musical Festival 2013, è stato accolto in maniera positiva dalla critica. Claudio Bartolini, di Film Tv, lo ha commentato così: «Musiche elettroniche dei Populous, stranianti carrelli sorrentiniani, zombie e cimiteri molto vicini ai nostri Eighties di genere. L’originalità di Una domenica notte è nell’insieme delle sue parti, felice compenetrazione di alto e basso». ◗ Produzione Camarda Film - Regia Giuseppe Marco Albano - Sceneggiatura Giuseppe Marco Albano, Antonio Andrisani - Cast: Antonio Andrisani, Francesca Faiella, Ernesto Mahieux, Adolfo Margiotta - Uscita nelle sale 20 febbraio

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Cinema

IL SOGNO OLIMPICO DI QUATTRO PERDENTI Non bisogna rassegnarsi al proprio destino. Si deve cercare il riscatto e soprattutto non smettere mai di crederci. È questa la morale de La mossa del pinguino, diretto da Claudio Amendola, il primo film che dirige per il grande schermo di Cristiana Zappoli uando ho letto il soggetto di questo film, ho subito pensato che chi me lo aveva portato mi conosceva bene. Era l’idea che cercavo. Raccontare un sogno, una speranza, un riscatto, una piccola rivincita di fronte alla propria fatica quotidiana. E tutto questo attraver-

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so lo sport. Lo sport al suo livello più alto. Le Olimpiadi». A parlare è Claudio Amendola che, con La mossa del pinguino, si trova a dirigere per la prima volta un film per il cinema. «Ho subito intuito i numerosi spunti di commedia che questa storia poteva offrire, ma allo stesso tempo ho col-

to anche la possibilità di toccare delle corde più amare. L’idea è quella di coinvolgere lo spettatore dal punto di vista emotivo attraverso tutto quello che lo sport, e ancor più lo spirito di squadra, rappresenta. Ma anche di raccontare la vita di quattro personaggi molto simili alle persone della nostra società. Quattro uomini di età diverse alle prese con gli stessi problemi: la casa, il lavoro, il futuro, i sentimenti e gli affetti». La mossa del pinguino racconta l’avventura verso il sogno olimpico di quattro uomini perdenti, che scoprono per caso il gioco del curling e si convincono di poter partecipare alle Olimpiadi Invernali di Torino 2006. Si ingegnano in allenamenti improbabili, trovano scappatoie alle regole, tentano l’impossibile pur di aggiudicarsi il titolo di cam-


Da sinistra: Ricky Memphis, che interpreta Salvatore, Antonello Fassari, Neno, Francesca Inaudi che è Eva, la moglie di Bruno, ed Ennio Fantastichini nella parte di Ottavio

pioni italiani, per acquisire il diritto di partecipare alle Olimpiadi. Per riuscirci dovranno però diventare uomini migliori. I quattro “perdenti”, Bruno, Salvatore, Ottavio e Neno, sono interpretati da Edoardo Leo, Ricky Memphis, Ennio Fantastichini e Antonello

Fassari: «Abbiamo, con Edoardo Leo, - prosegue Amendola - cucito i quattro protagonisti addosso agli attori che li interpretano potendo contare sulla loro disponibilità, sulla loro fiducia e amicizia, e queste sensazioni sono state confermate dopo la lettura del copione». I toni sono quelli della classica commedia italiana, la cui comicità è tipicamente alternata a momenti di amara consapevolezza. Tutto ha inizio da Bruno che non si rassegna a crescere e diventare adulto. Nonostante abbia una moglie e un figlio è un esempio da manuale di “Sindrome di Peter Pan”. Incapace di tenersi un lavoro per più di sei mesi e sempre alle prese con improbabili progetti che non vanno mai a buon fine, Bruno passa le sue giornate a giocare a calcio balilla con il suo migliore

amico dai tempi della scuola, Salvatore. Quando Bruno viene truffato e ridotto in miseria, perdendo tutti i risparmi, nel disperato tentativo di risollevare le magre economie di famiglia, trascina Salvatore nell’ennesimo, pazzo e strampalato progetto: partecipare con una squadra di curling alla Olimpiadi Invernali di Torino 2006. Una tragicomica avventura che vede il percorso di riscatto dei quattro personaggi maschili: uomini abbattuti dalla vita ma che hanno ancora voglia di vincere e sognare. Arrivare alle selezioni per le Olimpiadi rappresenta per la squadra dei “Pinguini d’Assalto” un viaggio accidentato e pieno di ostacoli. Ma nel corso dell’avventura i quattro uomini avranno la possibilità di maturare e di trovare la felicità, senza per questo perdere uno sguardo incantato e la volontà di sognare. «Mi piacerebbe raccontare - conclude Amendola - nei luoghi, nei colori, nelle atmosfere, la realtà delle persone normali, in apparenza rassegnate al proprio destino, ma pronte ad accendersi davanti a una possibilità. Questo vuole essere un piccolo film, ma con un grande cuore». ◗ Produzione Dap Italy - De Angelis Group - Regia Claudio Amendola Sceneggiatura Claudio Amendola, Edoardo Leo, Michele Alberico, Giulio Di Martino - Cast: Edoardo Leo, Ricky Memphis, Ennio Fantastichini, Antonello Fassari, Francesca Inaudi Uscita nelle sale 13 marzo 2014 ITA EVENTI 75


Cinema

SOTTO UNA BUONA STELLA NELLE SALE DAL 13 FEBBRAIO 2014

La storia è quella di un padre (Carlo Verdone nel ruolo di Federico Picchioni) che, quando i figli sono ancora piccoli, si separa dalla moglie. Nel corso degli anni, grazie a una brillante carriera in una holding finanziaria, non fa mancare nulla alla famiglia ma la sua totale assenza, anche affettiva, è imperdonabile. La morte della moglie e a seguire uno scandalo finanziario che lo riduce in rovina, cambieranno drasticamente la vita di Federico Picchioni. Non potendo più permettersi di pagare l’affitto ai figli, questi si vedranno malvolentieri costretti ad andare a vivere con lui. La convivenza è terrificante

ma l’arrivo di una nuova inquilina, Luisa (Paola Cortellesi), nell’appartamento accanto, riesce ad avere un effetto positivo nei rapporti tra padre e figli. Simpatica e spiritosa sarà lei ad appianare i violenti attriti tra i tre. Risanatrice di aziende, scopriremo che Luisa ha tanti problemi nella sua vita. Il suo carattere positivo e la sua generosità sono la sua

forza, quasi un riscatto dal “crudele” lavoro che svolge e che detesta. Come Luisa aiuterà Federico in tutti i suoi problemi, lui a sua volta aiuterà lei.

◗ Produzione Filmauro - Regia Carlo Verdone - Sceneggiatura C. Verdone, Pasquale Plastino, Gabriele Pignotta, Maruska Albertazzi - Cast Carlo Verdone, Paola Cortellesi, Tea Falco Lorenzo Richelmy, Eleonora Sergio

STORIA , D INVERNO NELLE SALE DAL 13 FEBBRAIO 2014

Storia d’inverno è la trasposizione cinematografica dell’omonimo romanzo di Mark Helprin e racconta una storia fantastica e ricca di romanticismo, in cui i destini dei protagonisti s’incrociano, tra passato e presente, sullo sfondo della New York del 1916 e di quella dei giorni nostri. La storia è incentrata su un ladro che entra nella villa di una donna per derubarla, ma se ne innamora prima che lei muoia. Il film segna l’esordio alla regia dello sceneggiatore Akiva Goldsman, premio Oscar per A Beautiful Mind e autore degli script di Cinderella Man, Io sono leggenda e Il Codice Da Vinci. Ne sono protagonisti Colin Farrell, Jessica Brown Findlay 76 ITA EVENTI

(Downton Abbey), il premio Oscar Russell Crowe, il premio Oscar Jennifer Connelly, il premio Oscar William Hurt, Eva Marie Saint (Fronte del porto) e le giovani esordienti Ripley Sobo e Mckayla Twiggs. Akiva Goldsman, che è anche produttore del film nonché autore della sceneggiatura, si è avvalso, dietro le quinte, di una squadra di grandi professionisti: il direttore della fotografia nominato a

ben cinque premi Oscar Caleb Deschanel (La Passione di Cristo, Il patriota), la scenografa Naomi Shohan, il costumista Michael Kaplan, i montatori Wayne Wahrman e Tim Squyres e il pluripremiato compositore Hans Zimmer (Il Re Leone).

◗ Produzione Warner Bros Pictures Regia Akiva Goldsman - Sceneggiatura Akiva Goldsman - Cast Colin Farrell, Jessica Brown Findlay, Jennifer Connelly, Russell Crowe, William Hurt


Cinema

UNA DONNA PER AMICA NELLE SALE DAL 27 FEBBRAIO 2014

cerca di dare una risposta difficile ma non impossibile. L’amore di solito in questi casi è a senso unico e nascosto e l’amicizia invece la fa da padrona, in bella vista, lì davanti a dimostrare che nei rapporti fra uomo e donna certe pulsioni sono assolutamente controllabili». Il re del divertimento Fabio De Luigi e la bella Laetitia Casta sono destinati a diventare la nuova coppia d’oro della commedia italiana. «Sono una coppia anomala - prosegue Giovanni Veronesi - ma assortita bene. Lei

selvaggia e indomabile, lui tranquillo e remissivo. Sono due personaggi a contrasto che fanno scattare una scintilla molto curiosa e divertente. Io cercavo proprio questo. Un’alchimia particolare che suscitasse un romantico divertimento».

gole del gioco dei loro sentimenti per capire a che punto sono i loro rapporti e soprattutto che cosa si può ancora chiamare amore. Allacciate le cinture è il decimo film di Ferzan Ozpetek, che torna dietro la cinepresa dopo Magnifica Presenza uscito nel 2012. Il film, scritto da Ozpetek insieme a Gianni Romoli, è stato girato in Puglia, tra Lecce e l’Oasi di Torre Guaceto, e vede come protagonisti Kasia Smutniak e Francesco Arca, al primo ruolo importante sul grande schermo.

In un’intervista pubblicata da “Il mattino”, il regista ha parlato del film spiegando che «C’è la commedia, ma anche il dramma, come capita nella vita. Quando si allacciano le cinture di sicurezza? Quando c’è una turbolenza… si parla di questo».

◗ Produzione Warner Bros. Entertainment Italia con Fandango e Ogi Films - Regia Giovanni Veronesi Sceneggiatura Giovanni Veronesi e Ugo Chiti - Cast: Fabio De Luigi, Laetitia Casta, Valentina Lodovini, Monica Scattini, Adriano Giannini

Foto di Romolo Eucalitto

Il nuovo film di Giovanni Veronesi ruota intorno al tema dell’amicizia fra uomo e donna. Francesco e Claudia sono belli, giovani e molto amici. Lui è un avvocato, impacciato e spiritoso. Lei fa la veterinaria, un’anima libera e anticonformista. Tra loro non ci sono segreti, ma quando nella vita di Claudia arriva Giovanni e lei decide di sposarlo, Francesco si accorge che l’amicizia fra uomo e donna è più complicata del previsto. «Questo film - racconta il regista - tratta il delicato rapporto di amicizia tra uomo e donna. In America hanno fatto una trasmissione apposta su questo argomento. E soprattutto i ragazzi sono interessati. Si chiama friend zone. Il mio film

ALLACCIATE LE CINTURE NELLE SALE DAL 6 MARZO 2014

Elena si divide tra Antonio e Fabio, due ragazzi che, in modo diverso, decidono di amarla. Antonio è la passione travolgente e proibita che sogna di diventare amore ma non sa se ne è degno, Fabio è l’amicizia totale che è già amore ma accetta i confini dettati dalle proprie scelte esistenziali. Due amori che non si escludono a vicenda ma che si sfidano in continuazione. In questa sfida ogni desiderio nascosto viene vissuto come una turbolenza da cui tutti hanno paura di essere travolti. Tredici anni dopo però le turbolenze della vita non sono più solo sentimentali. Elena, Antonio e Fabio si trovano a combattere una battaglia più drammatica e la lotta li costringe a ridefinire le re-

◗ Produzione R&C Produzioni e Faros Film - Regia Ferzan Ozpetek Sceneggiatura Ferzan Ozpetek e Gianni Romoli - Cast Kasia Smutniak, Francesco Arca, Filippo Scicchitano, Francesco Scianna, Carolina Crescentini, Elena Sofia Ricci

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Sport

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NAZIONI HERE WE GO

La competizione di rugby più conosciuta e seguita dal pubblico italiano è alle porte. Dopo l’ottima performance dello scorso anno, la nostra nazionale non vuole deludere i propri tifosi, anche se si presenta all’appuntamento con parecchi infortuni di Alberto Aitini


L

’RBS 6 Nazioni torna, puntuale come ogni anno, ad infiammare la scena del grande rugby internazionale. Seguo con passione questo sport da oltre trent’anni, e nessuna manifestazione ha la stessa capacità di calamitare l’entusiasmo e l’attenzione del grande pubblico che ha il torneo, un appuntamento imperdibile per

tutti coloro che amano la palla ovale», Alfredo Gavazzi, presidente della Federazione Italiana Rugby introduce così il Sei Nazioni 2014. Quest’anno l’Italia arriva a quest’importante appuntamento invernale dopo un tour estivo decisamente deludente e, soprattutto, con una lunga lista di infortunati. Nonostante questo, dopo il quarto

Il 16 marzo 2013, Sei Nazioni, Roma, stadio Olimpico: la squadra azzurra vittoriosa alla fine della gara contro l’Irlanda (per tutte le foto dell’articolo courtesy FOTOSPORTIT/FIR)


IRLANDA V SCOZIA

Aviva Stadium

Sabato 8 febbraio14:30 IRLANDA V GALLES

Aviva Stadium

Sabato 8 febbraio17:00

SCOZIA V INGHILTERRA

Murrayfield

Venerdi 21 febbraio 20:00 GALLES V FRANCIA

Millennium Stadium

Sabato 22 febbraio 13:30 ITALIA V SCOZIA

Stadio Olimpico

Sabato 22 febbraio 16:00

INGHILTERRA V IRLANDA

Twickenham

Sabato 8 marzo14:30 IRLANDA V ITALIA

Aviva Stadium

ROUND 4 ROUND 4

Stade de France

ROUND 5

Domenica 2 febbraio15:00

FRANCIA V ITALIA

ROUND 5

Stade de France

Domenica 9 febbraio15:00

ROUND 5

FRANCIA V INGHILTERRA

ROUND 3

Sabato 1 febbraio 17:00

ROUND 3

Millennium Stadium

ROUND 3

GALLES V ITALIA

ROUND 4

ROUND 2

ROUND 2

ROUND 1

ROUND 1

ROUND 1

CALENDARIO

Sabato 1 febbraio 14:30

ROUND 2

Sport

Sabato 8 marzo17:00 SCOZIA V FRANCIA

Murrayfield

Domenica 9 marzo15:00

INGHILTERRA V GALLES

Twickenham

Sabato 15 marzo12:30

ITALIA V INGHILTERRA

Stadio Olimpico

Sabato 15 marzo14:45 GALLES V SCOZIA

Millennium Stadium

Sabato15 marzo17:00 FRANCIA V IRLANDA

Stade de France


A sinistra: Martin Castrogiovanni allo stadio Olimpico di Roma durante la gara Italia - Francia in occasione del Sei Nazioni 2012. A destra, Sergio Parisse in occasione del Cariparma test match 2013, Cremona, stadio Zini, quando l’Italia ha affrontato le Fiji (foto Roberto Bregani). Sotto, la squadra azzurra impegnata nel match contro l’Argentina disputato nel novembre del 2012

posto raggiunto lo scorso anno e soprattutto dopo le importantissime vittorie casalinghe su Francia e Irlanda e quella sfiorata a Twickenham con l’Inghilterra, le aspettative non possono che essere alte: i tifosi si aspettano di vivere emozioni forti almeno quanto lo scorso anno. Gli azzurri giocheranno a Roma il 22 febbraio contro la Scozia e il 15 marzo contro l’Inghilterra: «Un anno fa - racconta Gavazzi abbiamo portato nell’impianto principe della Capitale, per le tre gare interne del torneo, quasi duecentomila spettatori. Quest’anno, per le due partite interne che ci attendono, l’obiettivo che ci siamo posti è di centoventimila: abbiamo una campagna efficace, spazi importanti a disposizione, due asset di alto livello come lo Stadio Olimpico e il 6 Nazioni, entrambi sinonimo di prestigio. Sono sicuro che anche il 2014 ci regalerà grandi sod-


Sport

disfazioni». Jacques Brunel, Commissario Tecnico della Nazionale Italiana Rugby, è stato costretto a rinunciare, per infortuni, alla convocazione dei trequarti Gonzalo Canale, Luca Morisi, Giovanbattista Venditti,

europei. Ci sono diversi atleti che avremmo voluto selezionare come Masi, Vosawai, Venditti, Tebaldi, Morisi e altri ancora, ma possiamo approfittare della loro indisponibilità per aumentare la competizione interna, inserendo

Tito Tebaldi e Andrea Masi, degli avanti Simone Favaro, Andrea Manici, Francesco Minto e Manoa Vosawai. Ma, spiega il CT azzurro, «Abbiamo comunque cercato, come sempre, di trovare un equilibrio che possa dare competitività alla squadra, mischiando l’esperienza di atleti da anni sulla scena internazionale alla voglia di mettersi in evidenza di alcuni giovani che stanno offrendo buone prestazioni in RaboDirect PRO12 e in Heineken Cup o negli altri campionati

alcuni giovani, come nel caso di Esposito o Palazzani». Le altre novità rispetto al gruppo visto a Torino, Cremona e Roma durante i test match autunnali, sono rappresentate dal ventiduenne seconda linea della Benetton Treviso Marco Fuser, visto in campo in azzurro per quattordici minuti contro il Canada a Toronto nell’estate 2012, dal centro delle Zebre Gonzalo Garcia e dal trequarti Mirco Bergamasco, unico atleta del Campionato d’Eccellenza a me-

È un appuntamento imperdibile per tutti coloro che amano la palla ovale

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rientro in rosa dopo la frattura della rotula riportata contro i Wallabies, di Mirco Bergamasco: «Avevo detto chiaramente a Mirco che se si fosse espresso ad un livello superiore alla media nell’Eccellenza italiana non avrei avuto difficoltà a convocarlo in Nazionale: è costantemente tra i migliori in campo con Rovigo, ha una media realizzativa interessante come piazzatore e senza dubbio è il più esperto dei trequarti in attività a livello internazionale». Il calendario di questo 2014 non è semplice, con l’esordio in casa del Galles campione in carica e una seconda trasferta in Francia otto giorni dopo, «ma come lo sport insegna - spiega Alfredo Gavazzi - è solo dal confronto con i migliori che è possibile progredire e non posso che augurare agli Azzurri e allo A sinistra: i giocatori azzurri in staff tecnico diretto dal CT Bruoccasione del test match contro l’Argentina nel 2012. Sotto: il nel di riprendere il cammino capitano Sergio Parisse guida il iniziato con il torneo giro di campo alla fine del match 2013». contro la Francia del Sei Nazioni 2012

ritare la selezione: per il minore dei fratelli Bergamasco la convocazione per il torneo arriva a oltre un anno dall’infortunio subito contro l’Australia, ultima sua apparizione in Nazionale. «Tra gli avanti abbiamo confermato in larga parte il gruppo utilizzato in novembre, - spiega Brunel - con il ritorno di Alberto De Marchi che già avrei voluto vedere in autunno e di Paul Derbyshire che una serie di infortuni ha tenuto a lungo lontano dalla Nazionale. Fuser sta giocando una stagione di livello in un ruolo in cui dobbiamo aumentare la profondità, lo seguiamo da anni e dopo averlo visto nel tour estivo del 2012 è tempo di valutarlo al massimo livello». Il CT ha commentato il

L’IDENTIKIT

Il CT azzurro

Nato il 14 gennaio del 1954 a Courrensan, paesino del Midi-Pirenei, Jacques Brunel ha militato come estremo nel Grenoble, nel Carcassonne e nell’Auch, dove ha concluso la propria carriera agonistica. Dal 1988 ha assunto la conduzione tecnica dell’Auch stesso, dove è rimasto sino al 1995 per poi passare al Colomiers con cui, nel 1998, ha conquistato il successo in Challenge Cup, trofeo che ha sollevato nuovamente due anni più tardi, questa volta sulla panchina del Pau. Nel 2001 è stato chiamato a ricoprire il ruolo di assistente del Commissario Tecnico della Francia Bernard Laporte. Al termine del mondiale transalpino e della gestione-Laporte è tornato a ricoprire il ruolo di capo-allenatore con il club catalano del Perpignan. Brunel ha assunto la guida della Squadra Nazionale italiana al termine della Rugby World Cup “Nuova Zelanda 2011” e nel suo primo Sei Nazioni alla guida dell’Italia ha chiuso in quinta posizione superando la Scozia all’Olimpico di Roma nell’ultima giornata.

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Sport

I Giochi stanno per cominciare. Dal 7 al 23 febbraio la Russia, e nello specifico Sochi, ospiterà i XXII Giochi Olimpici Invernali. 15 discipline per 98 titoli: quanti saranno conquistati dai nostri azzurri? di Cristiana Zappoli

SPERANZE AZZURRE

C

i siamo, ormai manca pochissimo. La fiamma olimpica arriverà a Sochi il 7 febbraio, in tempo per la cerimonia di apertura delle Olimpiadi Invernali 2014, 90 anni dopo la primissima edizione invernale dei giochi olimpici che si è svolta nel 1924 in Francia, a Chamonix. La torcia, quest’anno rossa per omaggiare il colore tradizionale dello sport russo, arriverà a Sochi dopo aver fatto 2900 tappe attraverso le 83 regioni che compongono la Russia. Dal 7 al 23 febbraio gli atleti si contenderanno 98 titoli divisi in 15 discipline: l’Italia non gareggerà solo in due di

esse, il curling e l’hockey su ghiaccio. Non sono molti gli azzurri che arrivano a questo importantissimo appuntamento con i favori del pronostico (considerando anche i brutti risultati della stagione ancora in corso) e, guardandosi indietro, i numeri non sono dalla nostra parte: l’Italia ha vinto 20 medaglie a Lillehammer 1994, 10 medaglie in Giappone, a Nagano, nel 1998, 13 a Salt Lake City 2002, 11 a Torino 2006, 5 a Vancouver 2010. Difficile individuare il motivo di questa parabola discendente, impossibile ignorarla. No-



Sport nostante questo, e nonostante l’Italia non abbia più trovato, dopo quell’Alberto Tomba che la teneva incollata davanti alla televisione con il fiato sospeso tutte le volte che gareggiava, un vero “eroe” della neve, milioni di italiani seguiranno (in diretta su Sky Sport) giorno dopo giorno i nostri atleti incitandoli, emozionandosi e credendoci fino in fondo. Grandi speranze sono riposte nel portabandiera azzurro, lo slittinista Armin Zoeggeler, che ha già all’attivo due medaglie d’oro olimpiche, un argento e due bronzi, “l'unico atleta in attività di qualsiasi sport di discipline olimpiche invernali - ha detto il presidente del Coni, Giovanni Malagò - che può aspirare a conquistare la sesta medaglia consecutiva”. Altra punta di diamante azzurra è la pattinatrice di short track 23enne Arianna Fontana, bronzo a Torino 2006 nella staffetta e a Vancouver 2010 nei 500: la valtellinese gareggia in più specialità e quindi potrebbe portare a casa più di una medaglia. Da seguire con attenzione anche il pattinaggio artistico: Carolina Kostner è, come sempre, fra le favorite e nel suo palmares manca giusto una medaglia olimpica; la coppia Anna Cappellini - Luca Lanotte ha appena vinto l’oro agli

Europei e l’idea che possano ripetersi alle Olimpiadi è più di una speranza. Anche lo snowboard potrebbe regalarci delle soddisfazioni, in particolare con Omar Visintin fra gli uomini, ma anche con Michela Moioli fra le donne, nonostante abbia subito uno stop di una ventina di giorni a causa di una lussazione alla clavicola sinistra. Per quanto riguarda lo sci alpino, la disciplina olimpica invernale per eccellenza, le speranze italiane sono riposte soprattutto negli uomini, in particolare Dominik Paris e Christof Innerhofer. Per permettere ai tifosi di seguire gli atleti italiani più da vicino possibile, il Coni ha messo online il sito http://www.sochi2014.coni.it interamente dedicato all’avventura italiana ai XXII Giochi Olimpici Invernali di Sochi 2014. L’iniziativa del Coni accompagnerà le atlete e gli atleti azzurri durante tutte le Olimpiadi e verrà aggiornata in tempo reale con tutte le gare degli italiani. Nel sito c’è anche una sezione dedicata a Casa Italia che, come a Vancouver 2010, si sdoppierà in due location: una verrà allestita nel Parco Olimpico a Sochi (dove si svolgeranno le competizioni degli sport del ghiaccio) e un’altra in montagna a Rosa Khutor (dove ci saranno gli sport della neve).

Sopra: la torcia olimpica a Joškar-Ola, città della Russia europea centrale. Sotto: la Shayba Arena che ospiterà le competizioni Olimpiche di hockey su ghiaccio e le competizioni paralimpiche di hockey su slittino. A destra, in alto: i trampolini di Nizhny Tagil, un’altra tappa della torcia olimpica. Di fianco: l’arrivo della torcia olimpica a Joškar-Ola


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Foto di Francesco Armillotta

Undici atleti italiani che, per diversi motivi, potrebbero regalarci una medaglia. La speranza è che dopo il 23 febbraio il nostro medagliere assomigli molto a quello di Salt Lake City 2002 e molto poco a quello di Vancouver 2010. Tra giovani e meno giovani, tra neve e ghiaccio, ecco gli azzurri su cui riporre le nostre speranze.

1. Omar Visintin Nato a Merano nel 1989, è uno snowboarder. Debutta in Coppa Europa nel 2004 a Mölltaler Gletscher in snowboard cross piazzandosi all’88º posto. Quattro anni dopo esordisce anche in Coppa del Mondo in Val Malenco, chiudendo 34º nella stessa disciplina. Oggi è il leader della Coppa del Mondo di snowboard cross, un ottimo biglietto da visita per le Olimpiadi.

2. Dominik Fischnaller Classe 1993, di Bressanone. È uno slittinista ed è fratello minore di Hans Peter e cugino di Kevin Fischnaller, entrambi slittinisti di livello internazionale. A livello assoluto ha esordito in Coppa del Mondo nella stagione 2010/11, e ha conquistato la prima vittoria nel 2012 nella gara a squadre. Quest’anno ha iniziato la stagione di Coppa del Mondo 2013/2014 vincendo la gara d’esordio.

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3. Dominik Paris Sciatore alpino, nato a Merano nel 1989, è la nostra speranza di medaglia per quanto concerne la discesa. Il secondo atleta più giovane, nella storia dello sci alpino, e il secondo italiano dopo Ghedina, a vincere la Streif di Kitzbühel.

4. Christof Innerhofer Sciatore alpino, ha i numeri per poter vincere una medaglia nel Super G. È nato a Brunico nel 1984, ed è uno degli azzurri più vincenti negli sport invernali degli ultimi anni. È il secondo sciatore italiano a essersi aggiudicato vittorie in Coppa del Mondo in tre diverse specialità.

5. Michela Moioli Bergamasca, 18 anni, compete nello snowboard cross. Ha vinto l’anno scorso la gara preolimpica di snowboard cross femminile di coppa del mondo disputata sull’impianto che ospiterà le gare dei giochi di Sochi 2014: erano tredici anni che un’italiana non vinceva una gara di questa specialità.


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6. Arianna Fontana Classe 1990, ha già vinto due bronzi olimpici, il primo come atleta italiana più giovane nella storia dei Giochi Invernali. Pattinatrice di velocità, il suo sport è lo short track e a Sochi potrebbe vincere più di una medaglia (nei 500 m e nei 1000 m, oltre che nella staffetta). 7. Federico Pellegrino Fondista, nato ad Aosta nel 1990. In Coppa del Mondo ha esordito l’11 marzo 2010 nella sprint a tecnica classica di Drammen e ha ottenuto il primo podio (un secondo posto) nel 2011 nella sprint a tecnica libera di Liberec.

8. Anna Cappellini e Luca Lanotte Iniziano a pattinare insieme nel 2005 e nel 2007 vincono la medaglia d’oro alle Universiadi di Torino, la prima medaglia d’oro per il pattinaggio italiano in un evento del genere. Hanno vinto la medaglia d’oro della danza agli Europei di figura di Budapest: sono tra i favoriti.

Foto di Alessandro Chlisovsky

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9. Carolina Kostner È prima nel ranking mondiale ISU generale. Nessun italiano ha vinto quanto lei nel pattinaggio artistico, tra Finali di Coppa del Mondo, Mondiali e Europei. Ha conquistato il bronzo agli Europei 2014: è la sua nona medaglia consecutiva ai campionati europei e il suo 23esimo podio consecutivo. Campionessa del mondo in carica, nella sua bacheca manca solo una medaglia olimpica. 10. Stefania Berton e Ondrej Hotarek Sono stati la prima coppia di artistico italiana a vincere una tappa del Grand Prix, in Canada. Si sono classificati quarti agli europei appena conclusi. Possono rifarsi alle Olimpiadi.

11. Armin Zöggeler Lo slittinista altoatesino è il nostro portabandiera. Ha partecipato a 5 edizioni dei Giochi ed è sempre andato a medaglia e, nonostante i 40 anni appena compiuti, anche quest’anno potrebbe ripetersi.

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Tempo

L’enoturismo è in continua crescita. È un fenomeno in assoluta controtendenza rispetto all’andamento generale del turismo nel nostro Paese. Gli italiani apprezzano le cantine e i vigneti del territorio di Clara Dalledonne

SEGUIAMO LE STRADE DEL VINO 90 ITA EVENTI

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nternauta, di età tra i 30 e i 50 anni e fai da te: è questo l’identikit dell’enoturista secondo l’ultima indagine dell’Associazione Movimento Turismo del Vino. Lo stesso ente conferma, inoltre, l’incremento costante, nonostante la crisi, del fenomeno dell’enoturismo in Italia che è cresciuto a un ritmo del 12% l’anno, tra il 2011 e il 2012, in controtendenza sull’andamento generale del turismo nel nostro Paese. Un fenomeno capace di generare un giro d’affari intorno ai 5 miliardi di euro e muovere dai 4 ai 6 milioni di turisti in giro per l‘Italia. Insomma, andar per cantine piace sempre di più e gli eventi legati al vino, uno su tutti Cantine Aperte, richia-

mano sempre più persone. «I dati del Censis confermano la crescita costante, - spiega Daniela Mastroberardino, presidente del Movimento Turismo del vino del fenomeno enoturismo in Italia, ma il comparto presenterebbe margini di crescita molto più ampi con una partecipazione più attiva delle istituzioni per un coordinamento unico, in grado di promuovere in maniera corale il brand Italia. L’obiettivo è affermare un’eccellenza alla pari di altre bandiere del made in Italy, come moda e cultura». Daniela Mastroberardino, perché l’enoturismo non conosce crisi? «L’enoturismo non conosce crisi perché fra i turismi tematici è de-


In questa foto: visita ai vigneti durante Cantine Aperte. A sinistra: degustazione sui Navigli in occasione di Calici di Stelle

stagionalizzato, di forte presa sul consumatore di oggi: la cantina è presidio sul territorio, i vigneti rappresentano la garanzia di un ambiente curato, preservato, quotidianamente difeso. In più, l’offerta turistica è particolarmente ampia, tante le opportunità per tutte le tasche. La vacanza enoturistica è, spesso, però abbinata alla visita giornaliera dei luoghi circostanti, a riprova che, oltre al turismo del vino come scelta esclusiva, esiste un importante segmento di pubblico che intercetta l’offerta integrata (cultura, eventi, sport) dei territori». Nonostante non conosca crisi, in Italia ci sarebbero ancora diversimarginidimiglioramento. Cosa si dovrebbe fare secondo

Daniela Mastroberardino Presidente del Movimento Turismo del Vino. È stata presidente del MTV Campania e vicepresidente nazionale

lei?Ilproblemaèanchenellacomunicazione? «I margini di miglioramento sono notevoli. L’enoturismo risponde a una delle grandi motivazioni di visita del Bel Paese, ma, nonostante tutto, il turista del vino è ancora in maggioranza con passaporto italiano. Perché continui il trend positivo, deve crescere sempre più la professionalità di noi operatori che apriamo le cantine ai visitatori, deve aumentare il numero delle persone che parlano le lingue straniere, deve diventare sistematica la ca-

pacità di creare rete con gli altri operatori sul territorio. Tutto questo è la premessa indispensabile per un turismo che generi ricadute economiche costanti e continuate, non solo nelle zone affermatesi come le grandi destinazioni enoturistiche italiane. La comunicazione è parte di tutto questo, tanto più che il turista del vino è “fai da te”, avvezzo all’uso delle nuove tecnologie e desideroso, talvolta, di sentirsi un talent scout di eccellenze enogaITA EVENTI 91


Tempo

stronomiche da riportare a casa». L’enoturista in Italia è, quindi, principalmente un italiano… «È ancora italiano e, specie, in autunno ed inverno è piuttosto residenziale. Il turista straniero è, però, quello più propenso a portarsi a casa i prodotti del territorio che ha visitato ed è, dunque, a lui che dobbiamo guardare con attenzione; dobbiamo offrire servizi e pacchetti adeguati anche alle esigenze di questa tipologia di turista che può garantire margini di guadagno più interessanti». All’estero ci sono esempi da seguire? «Di esempi da studiare per trovare la ricetta migliore ce ne sono. Basti andare al di là dei nostri confini, soprattutto in Francia, ne troviamo tanti: Bordeaux, la zona dello Champagne, l’Alsazia, ma non ne mancano in Germania, la Franconia, la Renania, in Spagna, la Ribera del Duoro, in Portogallo, Oporto. Se abbandoniamo il “vecchio mondo”, cambia completamente l’approccio. Il turismo

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del vino è concepito come l’industria del divertimento a tema enoico non solo in California, ma in Australia, in Cile, giusto per fare degli esempi. Dobbiamo prendere spunto dal successo altrui, senza dimenticare la nostra identità, la nostra unicità che è quella di essere un Paese che ha migliaia di campanili e tanti vitigni autoctoni. La diversità è la nostra ricchezza, a patto di riuscire a comunicarla con chiarezza».

In alto a sinistra: enoturisti durante una degustazione svoltasi in occasione di Cantine Aperte. Sopra: visita guidata all’interno di una cantina. A destra: lavorazione dell’uva in occasione dell’evento Benvenuta Vendemmia. Sotto: veduta di vigneti


APPUNTAMENTI Vini ad Arte

Faenza, 23 e 24 febbraio

Una "vetrina" dei vini della Romagna nella splendida location del MIC - il Museo Internazionale delle Ceramiche. Nel corso della manifestazione il pubblico potrà degustare alcuni dei migliori vini e fra questi, in anteprima, anche il Romagna Sangiovese Riserva. Nell’occasione di Vini ad Arte verranno tra l’altro presentate le prime bottiglie con menzione di sottozona: i cru del Romagna Sangiovese. Food&Wine Festival

Milano, 8-9-10 febbraio

Sono attesi cento vignaioli, selezionati da Helmuth Köcher, Presidente e Fondatore del Merano WineFestival, evento che da oltre 20 anni è considerato da professionisti e appassionati punto di riferimento nel mondo del vino. Ogni produttore presenterà 4 vini per un totale di 400 etichette in libera degustazione. Il pubblico potrà godere di un’eccezionale panoramica sulla migliore produzione italiana oltre ad avere il privilegio di incontrare e conoscere i produttori. Vinitaly

Verona, dal 6 al 9 aprile

Perché l’enoturista medio è un turista “fai da te”? «L’enoturismo è ancora una forma di turismo fatto in coppia o in piccoli gruppi ed è forte la voglia di costruire l’esperienza di viaggio quasi con un taglio sartoriale. Gli strumenti del web 2.0 aiutano tantissimo ed è per questo che con la modalità “fai da te” il turista non rinuncia, affatto, a procurarsi le necessarie informazioni per una vacanza piacevole,

solo preferisce ricercare pacchetti più personalizzati». Quali sono le regioni che offronodipiùall’enoturistaeperché? «Le mete di successo dell’enoturismo italiano sono Toscana, Piemonte, Friuli Venezia Giulia, Trentino Alto Adige, Umbria, ma ci sono regioni emergenti al sud: Sicilia, Puglia e Campania, con maggior successo laddove s’inserisce il viaggiar per cantine all’interno di altre offerte turistiche».

È il salone internazionale del vino e dei distillati, la principale manifestazione di riferimento del settore vinicolo. Nell’edizione 2013 ha ospitato oltre 4 mila espositori, registrando 148 mila visitatori. Quattro giorni di grandi eventi, rassegne, degustazioni e workshop mirati all’incontro delle cantine espositrici con gli operatori del comparto, assieme ad un ricco programma convegnistico che affronta e approfondisce i temi legati alla domanda e offerta in Italia, Europa e nel resto del mondo.

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Angolo dei consigli

Numeri per capire, scelte da realizzare e strategie da seguire: una guida per chi l’occupazione l’ha persa o teme di perderla di Ornella Giola

VIVERE SENZA LAVORARE DA SOGNO A INCUBO Purtroppo tanti italiani - complice la crisi - si trovano a confrontarsi con una situazione cui aspiravano in passato, ma in modo diverso, nelle “fantasticherie” da divano: “Ah, se smettessi di lavorare, saprei io che cosa fare!”. Oggi sono costretti in molti a convivere forzatamente con questa situazione. Dal punto di vista economico come si può ottimizzare il patrimonio di cui si dispone per fare in modo di sopravvivere di fronte alla perdita del posto di lavoro? Una risposta che valga per tutti è impossibile, poiché ognuno vive contesti differenti. Proviamo allora a ipotizzare una condizione standard, più vicina possibile alla media. Occorre innanzitutto stabilire il rendimento necessario per affrontare una criticità nella quale si trovano soprattutto persone di una certa età, cui le prospettive di pensione si sono allontanate, a causa delle troppe e successive riforme del sistema. Il fattore decisivo è la consistenza del gruppo familiare. Una coppia

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con tre figli oltre i 15 anni deve avere un reddito superiore del 286% rispetto a una persona non coniugata, per garantirsi lo stesso livello di vita, mentre la differenza è del 183% fra chi è scapolo e una coppia senza figli. Ma determinante è il disporre o meno di una casa di proprietà,

elemento risolutivo per consentire scelte più o meno tranquille (per quanto forzate!) rispetto a un impegno lavorativo. Il percorso Chi si trovi a dover vivere con quanto ha - in attesa o meno di una pensione che verrà - deve


SUL LUNGO SOLO DIVIDENDI E BOND Fare la scelta giusta per cavalcare i mercati finanziari consentendo al proprio patrimonio - tanto più se modesto - di crescere: le statistiche vengono in aiuto a chi si pone questo problema. E la risposta è netta: dal 1970 a oggi il migliore investimento in assoluto è stato l’azionario con titoli a elevato rendimento, applicando il reinvestimento dei dividendi sulle stesse azioni: questa strategia ha registrato una crescita in 43 anni del 7325%. Al secondo posto si collocano le obbligazioni con scadenze lunghe (+4436%) e al terzo i lingotti d’oro (+3328%). Il peggior investimento? Tenere liquidità sul conto corrente: nello stesso periodo ha reso solo il 581%. prima di tutto realizzare un’analisi approfondita del patrimonio disponibile, considerando ciascuna voce: la casa (se c’è), l’auto, i risparmi, eventuali polizze assicurative, i gioielli ereditati e ogni altra cosa che abbia un valore. È fondamentale trasformare tali cespiti in cifre. E calcolare quanto del totale produce reddito. Probabilmente il risultato

quella ordinaria, se ciò è possibile. Determinante è poi l’aspetto fiscale: ogni scelta va valutata con attenzione sentendo esperti di associazioni, Caf o altri professionisti.

sarà vicino a zero, o nel migliore dei casi, di qualche punto percentuale. È inevitabile che sia così, perché chi lavora magari risparmia ma non si occupa di mettere a rendita gli accantonamenti realizzati, tenendoli sul conto corrente o investendoli in prodotti a basso profitto. Bisogna capire se e in quale parte il patrimonio valorizzato, qualunque sia la cifra, possa essere messo a reddito. In presenza di eventuali assicurazioni costruite autonomamente o fondi pensione accumulati nel tempo, è consigliabile non smontarli e tenerli a riserva, una specie di gestione separata rispetto a

lievo di 1000 euro al mese. Logicamente se l’obiettivo posto è di ottenere un risultato equivalente su un termine temporale più lungo, la sfida diventa improba, non solo perché il capitale necessario è nettamente maggiore (su 20 anni si tratta di mettere in gioco 165.022 euro), ma per due altri fattori: l’incertezza di riuscire a ottenere un rendimento del 4% netto in un periodo lungo e il peso condizionante dell’inflazione, nemico di cui ci siamo dimenticati negli ultimi tempi, ma che potrebbe rientrare in scena fra qualche anno.

PER AVERE 1000 EURO AL MESE, PRESERVANDO IL CAPITALE

AL TASSO DEL...

2% 3% 4% 5% 6% 7%

La sintesi Con 54.300 euro, capaci di garantire un 4% netto annuo, ci vogliono 5 anni per esaurire il capitale eseguendo un pre-

BISOGNA DISPORRE DI…

600.000 400.000 300.000 240.000 200.000 171.428

€ € € € € €

Dal 1970 il migliore investimento in assoluto è stato l’azionario con titoli

(Tratto dal numero di gennaio di F Risparmio & Investimenti)

PER AVERE 500 EURO AL MESE CI VUOLE QUESTO CAPITALE TASSO

0% 2% 3% 4% 5% 6% 7%

5 ANNI

30.000 28.526 27.826 27.150 26.945 25.863 25.251

€ € € € € € €

10 ANNI

60.000 54.340 51.781 49.385 47.141 45.037 43.063

€ € € € € € €

15 ANNI

90.000 77.699 72.403 67.596 63.228 59.252 55.628

€ € € € € € €

20 ANNI

120.000 € 98.837 € 90.155 € 82.511 € 75.763 € 69.790 € 64.491 €

25 ANNI

150.000 € 117.965 € 105.438 € 94.726 € 85.530 € 77.603 € 70.743 €

30 ANNI

180.000 € 135.274 € 118.595 € 104.731 € 93.141 € 83.396 € 75.154 €

Per multipli superiori a 500 euro occorre moltiplicare i valori per la cifra corrispondente

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Leggere

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in libreria 1. Pietra è il mio nome, Lorenzo Beccati, Casa Editrice Nord

Genova, 1601. La chiamano la Tunisina. La disprezzano e la temono. Ma è a lei che i genovesi si rivolgono se hanno bisogno d’aiuto. Perché è una rabdomante: sa ritrovare gioielli rubati, persone scomparse; riesce a smascherare ladri, truffatori e assassini. Mentre Genova è in preda alla frenesia del carnevale, viene ritrovato il cadavere di una giovane e, lì accanto, c’è una bacchetta da rabdomante che sembra indicare Pietra come autrice del delitto. Per dimostrare la propria innocenza, Pietra inizia a indagare e riporta in superficie antichi rancori. 2. L’isola lontana, Annika Thor, Feltrinelli

Un romanzo per ragazzi sulla storia della persecuzione nazista, vincitore dello Jugendliteraturprei tedesco. Ispirato alla storia vera di un gruppo di bambini ebrei sfuggiti alle persecuzioni naziste e ospitati in Svezia per un lungo periodo. Le difficoltà del loro inserimento, il rapporto con le nuove famiglie, la relazione con i compagni e la nostalgia per i genitori sono i temi di un’opera di straordinaria sensibilità e forza. 96 ITA EVENTI

3. Dopo, Koethi Zan, Longanesi

Sono passati dieci anni da quando Sarah è scappata, dopo tre anni di prigionia e torture da parte di Jack Derber. Ha cambiato nome, ma ancora oggi vive in una prigionia autoimposta, in preda a mille fobie. Fino a quando l’FBI la informa dell’udienza per il rilascio di Jack Derber. L’uomo, accusato solo di rapimento, potrebbe davvero tornare libero. Sarah non può consentirlo, perché lei sa. Sa che Derber non è soltanto un rapitore, è un assassino. 4. Warhol come non lo hai mai visto, AAVV, Electa

Un’opera che offre un’immagine di Warhol inedita. Oltre alle illustrazioni, ci sono le riproduzioni più significative. Un approccio unico che fornisce una panoramica molto accurata sulla vita e sul lavoro di uno dei più grandi artisti del mondo. 5. Soufflé, Asli Perker, Sonzogno.

Da New York a Parigi a Istanbul, un meraviglioso libro di cucina unisce Lilia, Marc e Ferda, alla ricerca della ricetta magica in grado di fornire le istruzioni per ottenere un soufflé presentabile.

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