Informa Condominio n.8

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gennaio 2019 anno 2 n.8

Condominio Periodico di Confabitare - Associazione Proprietari Immobiliari, iscritto con l’autorizzazione del Tribunale di Bologna al numero 8461 del 22 maggio 2017

Detrazioni per il bonus verde

La Legge di Bilancio 2019 contiene, oltre alle tradizionali detrazioni, la proroga del bonus verde. È una detrazione Irpef del 36% sulle spese sostenute nel 2019 per la sistemazione a verde di aree scoperte private di edifici esistenti, unità immobiliari, pertinenze o recinzioni, impianti di irrigazione e realizzazione di pozzi, di coperture a verde e di giardini pensili. La detrazione va ripartita in dieci quote annuali di pari importo e va calcolata su un importo massimo di 5.000 euro per unità immobiliare a uso abitativo, comprensivo delle eventuali spese di progettazione e manutenzione connesse all’esecuzione degli interventi. Il pagamento delle spese deve avvenire attraverso strumenti che consentono la tracciabilità delle operazioni. Può beneficiare della detrazione chi possiede o detiene, sulla base di un titolo idoneo, l’immobile oggetto degli interventi e che ha sostenuto le relative spese. La detrazione massima è di 1.800 euro per immobile (36% di 5.000). Il bonus verde spetta anche per le spese sostenute per interventi eseguiti sulle parti comuni esterne degli edifici condominiali, fino a un importo massimo complessivo di 5.000 euro per unità immobiliare a uso abitativo. In questo caso, ha diritto alla detrazione il singolo condomino nel limite della quota a lui imputabile, a condizione che la stessa sia stata effettivamente versata al condominio entro i termini di presentazione della dichiarazione dei redditi. (fonte: www.agenziaentrate.gov.it)

Nuovi contratti per vendere casa: i vantaggi del Rent To Buy Concedere l’utilizzo del proprio immobile al futuro (eventuale) acquirente, percependo intanto un canone di affitto. Una metodologia di vendita regolamentata che offre vantaggi a entrambe le parti

Il Rent To Buy è una tipologia contrattuale, introdotta nel nostro ordinamento dall’articolo 23 del Decreto Sblocca Italia, che permette al concedente/proprietario di consegnare subito l’immobile (inclusi i terreni) al conduttore/(eventuale) futuro acquirente, dietro il corrispettivo di un canone mensile. Una volta concluso il periodo di locazione fissato nel contratto, il conduttore può deciderese acquistare il bene e detrarre dal prezzo totale una parte dei canoni già versati. La convenzione alla base del Rent To Buy si articola in due momenti: il primo è quello di concessione dell’utilizzo dell’immobile, mentre il secondo è quello del trasferimento della proprietà. La regolamentazione non prevede l’obbligo per le parti alla conclusione del definitivo atto di vendita e nemmeno che il trasferimento del bene si verifichi automaticamente dopo la conclusione del periodo di utilizzo. Per quanto riguarda il canone, la somma pattuita è composta da due diversi coefficienti: quello destinato al pagamento per l’utilizzo e quello da imputare al prezzo della futura vendita, nel caso in cui il conduttore decida di esercitare l’acquisto. Il contratto di Rent To Buy è soggetto alla formalità della trascrizione proprio come un comune contratto preliminare e l’effetto detto “prenotativo” si

estende per tutta la durata del godimento dell’immobile e fino a un massimo di dieci anni, quindi ben più dei tre anni previsti dall'articolo 2645 bis del Codice Civile per il preliminare e questo aspetto offre così una tutela maggiore a entrambi i contraenti. La trascrizione produce altresì gli effetti dell’opponibilità ai terzi, ai sensi dell’articolo 2643, comma 1 n. 8 del Codice Ci-

Una volta concluso il periodo in affitto, il conduttore potrà acquistare o meno vile, estendendoli anche a quei contratti che prevedono un godimento del bene infranovennale. Il Rent To Buy può essere stipulato anche con lo schema del contratto cosiddetto “per persona da nominare”, il che significa lasciare al conduttore la facoltà di farsi sostituire da un’altra persona, la quale assumerà tutti i diritti e gli obblighi discendenti dalla pattuizione originaria. E nell’eventualità in cui il conduttore decida di non procedere all’acquisto? In questo caso il contratto cesserà di produrre qualsivoglia effetto alla scadenza del termine convenuto, con la conseguenza che il proprietario avrà diritto a vedersi restituito l’immobi-

le e a trattenere i canoni sino a quel momento percepiti per l’intera componente riferita all’utilizzo e, dal canto suo, egli dovrà restituire al conduttore la parte della componente da imputare a corrispettivo della vendita nellamisura stabilita nel contratto. Nel periodo di vigenza del contratto le imposte statali e locali legate al possesso dell’immobile (come ad esempio l’IMU) rimangono a carico del concedente/ proprietario. La TARI (la tassa suirifiuti) è invece a carico del conduttore, riproponendo sotto questo aspetto la disciplina dei più conosciuti e utilizzati contratti di locazione residenziale e commerciale. Quali sono i vantaggi del contratto di Rent To Buy? In un periodo di difficoltà nell’accesso al credito e di crisi del settore immobiliare, senza dubbio sia il proprietario sia il potenziale acquirente hannomolto da guadagnare. Per il compratore: il contratto comporta la possibilità di godimento dell’immobile senza dover pagare sin da subito l’intero prezzo e la facilitazione di poter richiedere, all'atto dell’acquisto, un finanziamento o un mutuo di minor importo. Per il venditore: la possibilità di occupare subito l’immobile ai fini della successiva alienazione, senza rischiare di rimanere senza acquirenti, oltre all’introito immediato prodotto dai canoni,

al pagamento complessivo finale e all’alleggerimento delle spese di gestione ordinaria dell’immobile che si addebitano al conduttore. Nella parte in cui disciplina la risoluzione del contratto e l’inadempimento delle parti, il comma 2 dell’articolo 23 prevede che: “il contratto si risolve in caso di mancato pagamento, anche non consecutivo, di un numerominimo di canoni, determinato dalle parti, non inferiore a un ventesimo del loro numero complessivo”. Nell’ipotesi di inadempimento si applica l’articolo 2932 del Codice Civile sull’esecuzione specifica dell’obbligo di concludere un contratto, in base al quale la parte non inadempiente può ottenere una sentenza che produce gli stessi effetti del

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contratto non concluso. Il successivo comma 5 stabilisce nell’eventualità di risoluzione per inadempimento del concedente/proprietario che: “lo stesso deve restituire la parte dei canoni imputata al corrispettivo, maggiorata degli interessi legali”; se poi la risoluzione per inadempimento dipende dal conduttore: “il concedente ha diritto alla restituzione dell’immobile e acquisisce interamente i canoni a titolo di indennità”. Il seguente comma 6, infine, si occupa del fallimento sia del proprietario/concedente sia del conduttore: nella prima ipotesi, il contratto prosegue, fatta salva l'applicazione dell'articolo 67, comma 3, lett. c L.F. sulla revocatoria fallimentare, mentre nel secondo caso, si applica l’articolo 72 L.F., per cui spetta al curatore decidere se sciogliere o meno il contratto. (di Raffaella Alcaro)

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Coloro che non dispongono della liquidità necessaria per acquistare un immobile all’asta, ma allo stesso tempo sono incentivati nel partecipare all’acquisto, oggi hanno la possibilità di rivolgersi a diversi istituti di credito per ottenere l’erogazione di un finanziamento finalizzato al saldo del residuo prezzo di aggiudicazione. Sono in atto delle convenzioni, tra i principali istituti di credito e i tribunali, con il supporto di ABI (Associazione Bancaria Italiana), ministero della Giustizia e Notariato, per la semplificazione delle procedure di erogazione di finanziamenti relativi a immobili acquistati in asta giudiziaria e finalizzati a tutelare sia l’offerente aggiudicatario, sia la banca erogante. L’accordo tra l’ABI e i principali tribunali italiani, risalente al 2014, è volto a promuovere lo strumento del finanziamento per coloro che vogliono partecipare all’asta ma sono dissuasi dalle lungaggini e dai costi per istruire la relativa pratica. Esistono alcuni istituti di credito che hanno lanciato prodotti ad hoc per chi intende aggiudicarsi un immobile all’asta. Uno dei quali si chiama “Mutui in Asta” e punta a favorire la partecipazione nei procedimenti esecutivi immobiliari. L’elenco degli istituti di credito che hanno aderito all’accordo è aggiornato al 17 settembre 2018 ed è consultabile sul sito dell’ABI. L’ostacolo principale, prima dei predetti accordi, era rappresentato dalla necessità della banca di concedere il finanziamento con garanzia ipotecaria di primo grado, tramite iscrizione dell’ipoteca sull’immobile oggetto di asta, come avviene nella vendita tradizionale. In tal caso, l’aggiudicatario dell’immobile, non ancora proprietario, doveva attendere l’emissione del decreto di trasferimento, unico documento ufficiale che attesta la titolarità dell’immobile, prima di poter ricevere la somma finanziata, e solo in tal mo-

I vantaggi di acquistare una casa messa all’asta

Rivolgersi agli istituti di credito per acquistare un immobile soggetto ad asta giudiziaria oggi è più facile. Ci sono convenzioni che consentono di semplificare le procedure di erogazione dei finanziamenti tutelando sia l’offerente che la banca

mento, concedere alla banca la facoltà di poter procedere all’iscrizione dell’ipoteca sull’immobile acquistato in asta. Attualmente si sono studiate delle soluzioni che permettono al mutuatario di ricevere la somma mutuata necessaria a saldare il residuo prezzo di aggiudicazione al momento dell’aggiudicazione o addirittura anche prima della presentazione dell’offerta, e alla banca di potersi tutelare ricevendo l’assenso all’iscrizione dell’ipoteca e a ottenere la delega a versare la somma mutuata direttamente alla procedura. I singoli tribu-

nali potranno avere anche modalità operative diverse a seconda degli accordi presi con le diverse banche ma tutti finalizzati a concedere i finanziamenti in tempi ridotti. Si può ottenere il mutuo richiesto entro il termine di scadenza fissata, nell’avviso di vendita, per il saldo del prezzo di acquisto. A questo proposito è bene ricordare che, qualora si rendesse necessario il ricorso a una somma coincidente con l’importo della cauzione da versare contestualmente all’offerta di acquisto, sarebbe opportuno prendere contatto con

l’istituto di credito prescelto ben prima della presentazione dell’offerta, così da arrivare ad avere una pre-delibera in merito. Per una maggiore tutela si consiglia di formalizzare l’impegno assunto tra l’offerente (futuro mutuatario) e la banca mediante la stipula di un contratto preliminare di mutuo ipotecario, con una scrittura privata autenticata e sottoposta a condizione sospensiva dell’aggiudicazione del bene e della successiva emissione del decreto di trasferimento. L’erogazione della somma avverrà da parte del funzio-

nario della banca direttamente agli organi della procedura e rappresenterà il saldo del prezzo di aggiudicazione. In caso di mancata aggiudicazione, la banca potrà ritenersi svincolata dall’impegno assunto così come nell’ipotesi in cui ci dovessero essere ostacoli all’iscrizione dell’ipoteca a favore della stessa. Quest’ultima ipotesi è di difficile verificazione, in quanto prima di consentire l’erogazione, gli istituti di credito incaricano un tecnico per la redazione di una perizia che possa fugare ogni dubbio sulla correttezza della situazione urbanistica, edilizia dell’immobile staggito. Inoltre, a garantire ulteriormente la sicurezza dell’operazione bancaria e l’acquisto in asta, è la richiesta da parte della banca di una relazione preliminare notarile aggiornata. La stessa viene redatta dal notaio incaricato a stipulare il contratto di mutuo, nella quale vengono riportati tutti i dati relativi alla provenienza e titolarità dell’immobile, alla sussistenza di gravami pregiudizievoli, nonché tutte le formalità ipotecarie non cancellabili a spese e a cura del tribunale. Pertanto la richiesta di voler accendere un mutuo offrirebbe una tutela in più a favore del richiedente il prestito, il dover effettuare una nuova perizia non è altro che un’ulteriore garanzia circa le qualità presenti sull’immobile e sulla convenienza dell’affare che si sta realizzando. Infine, considerato che il prezzo d’asta dell’immobile è decisamente inferiore al reale valore di mercato, è possibile trovare istituti di credito che finanziano il 100% del prezzo d’acquisto a condizione che lo stesso non superi l’80% del valore accertato e indicato nella perizia predisposta preventivamente dal perito incaricato dalla banca, nella fase dell’istruttoria che precede la concessione del finanziamento. (di Francesca Bilotti)

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Un’indagine sugli stili emotivi dell’abitare: i colori

Qualità e sostenibilità

Qual è il nostro rapporto con il colore? Che tipo di legame si instaura tra quest’ultimo e gli ambienti domestici? Quali significati psicologici ed emozionali emergono dal suo utilizzo in casa? A queste domande ha risposto un’indagine di Sigma Coatings Attraverso una ricerca qualiquantitativa (etnografica e CAWI) dal carattere multidisciplinare (psicologico, sociologico e antropologico), Sigma Coatings, brand di PPG Univer Spa che rappresenta una delle realtà italiane più all’avanguardia nell’ambito delle pitture per edilizia con una distintiva specializzazione nel mondo del colore, ha indagato i vissuti soggettivi legati al mondo cromatico “domestico” degli italiani. I risultati emersi evidenziano l’esistenza di un vasto “mercato psicologico” del colore, dinamico e in evoluzione, in cerca di soluzioni tecnologiche e risposte cromatiche innovative (85% del campione intervistato), da realizzare attraverso una consulenza “emotiva” che possa andare oltre le proposte commerciali tradizionali. In questo contesto Sigma Coatings lancia Vouce of Colour: un incubatore di contenuti in grado di proporre un nuovo approccio all’uso del colore, arricchendo quest’ultimo di possibilità interpretative e conoscitive, per un suo utilizzo più appropriato, dando l’opportunità a progettisti e consumatori di interpretare il colore non solo dal punto di

vista tecnico ma anche in termini sensoriali, culturali, relazionali e identitari. Il colore nella cultura italiana è un mondo ricchissimo in termini di varietà di colori utilizzati negli spazi domestici. Sono 300 le combinazioni di colori per pareti e ambienti della casa citati spontaneamente dagli italiani nel descrivere il proprio spazio abitativo. Il colore in casa è riconosciuto dagli italiani come efficace codice espressivo per comunicare sé stessi, cioè la propria identità sociale, la personalità e le proprie emozioni. Emerge, oltre all’elevata sensi-

bilità cromatica, una notevole competenza “conoscitiva” e introspettiva: sono infatti 120 le emozioni e sensazioni (spontanee) che gli italiani dichiarano di percepire e “vivere”, trasmesse dai colori presenti in casa. Per il 75% degli italiani il colore in casa è l’elemento importante per stare bene e non sorprende, di conseguenza, che quasi tutti gli italiani (97%) abbiano un colore preferito e che lo associno (96%) a precise emozioni. Il bianco è la tinta vincente in “assoluto” (24%), seguita dal blu (10%), dal giallo (10%), dal rosso (9%), dall’azzurro (8%),

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dal verde (8%), dall’arancione (6%), dal beige (4%), grigio e rosa (al 2%), lilla, viola, celeste, giallo chiaro e giallo oro e altri colori. Le funzioni prevalenti attribuite ai colori nel quotidiano risultano essere: sicurezza, familiarità, corrispondenza con il proprio sé, sperimentazione, creatività. Nel processo di scelta del colore per gli interni della casa prevale la dinamica di condivisione con il partner (21%) e la famiglia (18%) seguito da scelte più autonome (16%). Invece, la consulenza di “esperti” di pittura e architetti risulta ancora marginale. I risultati analitici della ricerca consentono di intraprendere un dettagliato percorso “esplorativo” delle associazioni spontanee tra cromatismi e mood emozionali: lo stesso colore assume un ventaglio di significati emotivi particolari quando viene utilizzato in singoli ambienti della casa. Per esempio, il giallo inteso come colore preferito dell’ambiente domestico evoca allegria, calore, serenità. Nello specifico, come colore delle pareti nelle diverse stanze della casa è associato a semplicità in cucina, relax in soggiorno e in salotto, tranquillità in studio.

Una casa di cartone, trasportabile ovunque e che può essere di qualsiasi dimensione si voglia. È la Wikkelhouse, progettata da Fiction Factory, uno studio di architettura con sede ad Amsterdam. Alla base di questo progetto c’è il cartone in fibra vergine, ovvero mai utilizzata in precedenza per fabbricare cellulosa, carta o cartone, proveniente da alberi scandinavi. Per costruire Wikkelhouse ventiquattro strati di questo cartone di altissima qualità vengono avvolti attorno a un telaio a forma di casa con un metodo brevettato da RS Developments e vengono fissati insieme con una colla ecologica. In questo modo si crea una struttura resistente e isolante che viene poi rivestita con una pellicola resistente all’acqua e da un guscio di doghe in legno. È estremamente leggera (ogni modulo pesa 500 chilogrammi) e una volta costruita può facilmente essere trasportata ovunque e collocata, nel giro di un solo giorno, su qualsiasi terreno perché non ha bisogno di fondamenta: può quindi diventare una casa sul lago, una casa sulla spiaggia, un casa per gli ospiti o un ufficio nel proprio giardino, addirittura chi l’ha progettata suggerisce che potrebbe essere posizionata sul tetto di un palazzo. I creativi di Fiction Factory sostengono che la Wikkelhouse sia tre volte più sostenibile di una casa tradizionale, offre inoltre un ottimo isolamento termico delle pareti e tutti i materiali utilizzati sono riciclabili. In ultimo, ma non meno importante, è progettata per durare fino a 100 anni (è garantita per minimo 50 anni). Si tratta, inoltre, di una casa componibile, formata da diversi moduli, e quindi personalizzabile al massimo.

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TERMOIDRAULICA

RETI E TRASMISSIONE DATI

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Combattere muffe e condense Come fare lo spiega Marco Argiolas, che a riguardo ha anche scritto un libro pubblicato da Maggioli

“Prevenire è meglio che curare”: buonsenso popolare che si può applicare in ogni situazione. Non fa eccezione il caso delle muffe e condense che si formano nei nostri appartamenti, come spiega Marco Argiolas, tecnico esperto in danni e difetti delle costruzioni, specializzato nell’umidità in qualsiasi manifestazione e autore del libro Muffe e condense negli edifici, edito da Maggioli Editore: «La formazione di muffe sulle superfici è sempre riconducibile a più cause che possono agire in maniera combinata con diversi livelli d’intensità e gravità, rafforzandosi spesso reciprocamente in modo sinergico, cioè dando luogo a effetti complessivi superiori a quelli di ciascuna causa presa singolarmente». Cosa favorisce lo sviluppo di muffe sulle pareti dei nostri appartamenti? Le situazioni che favoriscono lo sviluppo delle muffe sono: l’elevata umidità relativa dell’aria ambiente, la bassa temperatura delle superfici e la presenza di nutrienti sulle stesse. Altri fattori sono la natura e composizione chimica delle superfici, l’assenza di luce e la bassa movimentazione dell’aria. Ci sono diversi tipi di muffe? Sì, in natura esistono numerose specie di muffe e lieviti, finora ne sono state individuate circa 100.000 ma se ne sco-

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prono sempre di nuove, fra queste l’OMS (Organizzazione Mondiale della Sanità) ne indica circa 200 come abitualmente presenti negli ambienti domestici, di cui 30 sono sempre presenti e fra queste sono 5 o 6 quelle maggiormente invasive. Ovviamente tutto cambia in funzione del clima, dei materiali che sono presenti nell’edificio e delle abitudini degli occupanti. In linea generale si possono suddividere le muffe domestiche in tre categorie ben distinte in funzione dell’umidità relativa che ne consente lo sviluppo e la proliferazione. Nel linguaggio scientifico prendono il nome di: colonizzatori primari, secondari e terziari. I primi crescono già con valori di umidità relativa intorno all’80% e prendono anche il nome di xerofili, cioè che vivono bene in ambienti aridi o dove comunque non è presente l’acqua liquida. I secondi sono detti anche intermedi e si sviluppano con valori di umidità relativa fra l’80 ed il 90% e gli ultimi, chiamati anche idrofili, crescono bene con valori di umidità superiori al 90% e in presenza di acqua liquida. È da precisare che tale classificazione non implica necessariamente la presenza di muffe secondo una successione precisa, cioè non è detto che la formazione delle muffe segua un per-

corso di consequenzialità dove ciascun gruppo sia legato agli altri. Anzi, le modalità di formazione e di proliferazione dei diversi gruppi di muffe sono specifiche e ben distinte fra loro. Sono dannose per la nostra salute? Assolutamente sì. Il problema maggiore è rappresentato dalle spore, che impropriamente possiamo immaginare come se fossero “i semi” delle muffe, le quali vengono liberate nell’aria con lo scopo di assicurarne la riproduzione. Respirare le spore di muffa è sempre dannoso, soprattutto per i soggetti più deboli come bambini e anziani e chi soffre di malattie croniche, gli immunodepressi, i lungodegenti e chi è sottoposto a cure farmacologiche debilitanti. I danni alla salute causati dalle muffe sono quasi sempre a carico dell’apparato respiratorio, come ad esempio riniti, asma, irritazioni di varia intensità e gravità, forme più o meno severe di allergia e altri disturbi di varia natura. Non sono rari anche altri tipi di patologie che possono colpire gli occhi, la pelle e le mucose, sempre su soggetti debilitati, con maggiore frequenza in caso di forte contaminazione da spore. In alcuni casi di infezione, per fortuna molto rari, le spore di alcune muffe (Aspergillus) causano la formazione di colonie nel tessuto polmonare del paziente (asper-

gillosi) con gravi conseguenze per la sua salute. In linea generale possiamo affermare che le muffe sono sempre dannose per la salute umana e che conseguentemente occorre adottare tutti gli accorgimenti possibili per evitarne la formazione e lo sviluppo, soprattutto negli ambienti domestici e in quelli dove si soggiorna a lungo. Come si interviene in caso di muffa? La prima cosa da fare in assoluto è quella di effettuare la bonifica degli ambienti, cioè l’eliminazione di tutte le spore e delle formazioni biologiche sulle superfici. Si tratta di un’operazione non banale che espone i soggetti coinvolti alla contaminazione da spore e comporta sempre dei rischi per la salute. In altre nazioni chi svolge le attività di bonifica degli ambienti infestati dalle muffe, deve rispettare dei precisi protocolli sanitari a tutela della propria incolumità, impiegando degli opportuni dispositivi di protezione individuale. Occorre impiegare sempre dei panni umidi per rimuovere le muffe, proprio per evitare di diffondere ulteriormente le spore in ambiente, magari imbevuti di una soluzione satura di bicarbonato di sodio. Si dovranno inoltre utilizzare degli aspirapolvere dotati di filtri HEPA che trattengono al loro interno le spore senza reimmetterle nei locali. La muffa si riformerà prima o poi? Le muffe si formano solo se ci sono le condizioni per il loro sviluppo che sostanzialmente sono solo tre: umidità abbastanza alta, una superficie sulla quale insediarsi e un minimo di nutrienti che può anche provenire dalle polveri presenti nell’aria. Infatti, vediamo che spesso le muffe si formano anche sui vetri che di per sé non possono certo rappresentare un cibo per queste fastidiosissime (e dannosissime) attività biologiche. Come appare evidente, il controllo e la prevenzione delle muffe devono andare di pari passo con la riduzione dell’umi-

dità, che deve essere portata al di sotto dei valori di sicurezza. Se l’umidità ambientale, per diversi motivi si mantiene alta, la formazione di muffe e di altre attività biologiche dannose non potrà essere evitata. Che cos’è, invece, la condensa, e come si manifesta nei nostri appartamenti? La condensa è la formazione di acqua liquida che avviene per il passaggio di stato dal vapore acqueo in conseguenza di un abbassamento di temperatura. Se in un ambiente caratterizzato da un dato valore di umidità relativa dell’aria vi è una superficie sufficientemente fredda, il vapore acqueo contenuto nell’aria si trasformerà in acqua liquida. Negli ambienti residenziali abitativi, se l’umidità relativa dell’aria contenuta nei locali è alta, la formazione di condensa sulle superfici delle murature e dei solai costituenti l’involucro edilizio diventa molto probabile. Tendenzialmente si dovrà cercare di mantenere l’umidità relativa dell’aria interna su valori stabili prossimi al 50%, in questo modo la formazione di muffe diventa veramente molto improbabile. Un risultato che si può ottenere facilmente con un’adeguata ventilazione degli ambienti. Come bisogna intervenire? La soluzione più saggia è quella di mantenere sufficientemente bassa l’umidità ambientale in maniera stabile, e questo si può fare facilmente per mezzo di un’adeguata ventilazione dei locali. Oltre alla consueta apertura delle finestre che spesso non può essere effettuata con la necessaria frequenza e regolarità, è opportuno valutare la possibilità di installare un sistema di ventilazione automatico, magari con recupero di calore, che possa evacuare correttamente l’umidità in eccesso creando all’interno dell’edificio le condizioni che impediscono lo sviluppo di muffe e di altre attività biologiche indesiderate. Prevenire è sempre meglio che curare.


Un esempio di come si riqualifica un edificio «Riteniamo che l’economia sociale possa svolgere un ruolo centrale e determinante rispetto alla diffusione e allo sviluppo delle fonti di energia rinnovabile. La cooperazione sociale deve affinare la propria sensibilità verso le tematiche ambientali, proprio perché lo sviluppo sostenibile è strettamente collegato alla promozione dell’individuo e alla tutela della collettività», spiegano da Solare Sociale, consorzio formato da due cooperative sociali attive nella provincia di Bologna. «Le cooperative sociali sono caratterizzate da un forte radicamento territoriale e, in virtù di un consolidato rapporto con la Pubblica Amministrazione, possono rappresentare oggi più che mai un interlocutore importante, affidabile e credibile sia per gli amministratori locali, sia per i cittadini del territorio, nello sviluppo di progetti di efficientamento energetico e di tutela dell’ambiente». Gli interventi di riqualificazione energetica effettuati dal Consorzio Solare Sociale dal 2008 a oggi sono tantissimi, in questo momento si sta occupando di una casa singola in provincia di Bologna di 200mq posta su due piani, di cui 120mq riscaldati; l’edificio è stato costruito negli anni ‘80, non gode quindi di un isolamento termico particolarmente efficace. Il sistema di riscaldamento è costituito da una caldaia tradizionale a gas metano e da un sistema di distribuzione a radiatori in ghisa. L’intervento consiste nell’installazione di una pompa di calore idronica con produzione di acqua di mandata a media tempera-

tura, di potenza termica di 7,4kW (in sostituzione della caldaia esistente) e di un impianto fotovoltaico con moduli policristallini della potenza nominale di 6kW. Come oramai diffusamente conosciuto, i generatori a pompa di calore costituiscono una tecnologia a elevata efficienza, in quanto permettono di sfruttare energia già presente nell’ambiente (in questo caso aria, ma ne esistono anche di diverse che utilizzano come fonte fredda altre, come l’acqua). Mentre le pompe di calore con acqua di mandata a bassa temperatura (le più diffuse) risultano efficaci pressoché esclusivamente con un sistema di distribuzione radiante (riscaldamento a pavimento, a soffitto, a parete), l’installazione di una pompa di calore con

In alto, il confronto tra quanto speso e i benefici energetici cumulativi dopo 25 anni. Sotto, il flusso di cassa annuo: si notano i risparmi energetici crescenti

Il Consorzio Solare Sociale si sta occupando in questi mesi della riqualificazione di una casa singola di 200 metri quadri in provincia di Bologna. L’intervento consiste nell’installare una pompa di calore idronica per sostituire la vecchia caldaia tradizionale a gas metano produzione di acqua di mandata a media temperatura permette un’adeguata efficacia (confort riscaldamento) anche con i radiatori esistenti, senza la necessità di interventi impiantistici ulteriori. È stato poi deciso di completare l’intervento con l’installazione di un impianto fotovoltaico di 6kW, in grado di produrre su base annua più dell’80% dell’energia elettrica consumata complessivamente dall’edificio (usi tradizionali e pompa di calore). Parte dell’energia prodotta dall’impianto fotovoltaico viene direttamente autoconsumata dall’utenza, evitandone per tale quantità l’acquisto dal distributore, mentre la restante parte viene ceduta alla rete, ottenendone la remunerazione prevista con la convenzione di Scambio sul Posto attivata col GSE (Gestore Servizi Energetici). L’abitazione allo stato di fatto è caratterizzata da consumi abbastanza

normali: poco più di 3.500kWh di energia elettrica e di 2.300mc di gas metano. L’intervento permette di abbattere completamente i consumi di gas metano, trasferendo il fabbisogno termico (riscaldamento e acqua calda sanitaria) in consumi elettrici e di autoprodurre quasi totalmente l’energia elettrica per coprire gli esistenti e i nuovi (pompa di calore) consumi elettrici. Si avrà una riduzione della spesa energetica pari a circa 1.700 €/anno, pari al 63% della spesa energetica pre-intervento (valore incrementabile nel tempo in funzione dell’inflazione sulle tariffe energetiche). Tale risparmio, considerando un tasso di incremento delle tariffe energetiche del 4% medio annuo, si traduce, in riferimento alla vita attesa dei due impianti installati, in un importo superiore a 60.000€. Gli interventi di Solare Sociale possono essere pagati attraverso formule di finanziamento dedicato. Per quanto riguarda i Condomini, inoltre, possono essere affrontate con formule di Finanza Tramite Terzi (FTT), con le quali Solare Sociale mette a disposizione il capitale per la realizzazione delle opere, rientrando dell’investimento tramite il pagamento di un canone annuo per una durata prestabilita. Tutte le formule contrattuali permettono al condominio di beneficiare dell’Ecobonus (recupero fiscale fino al 75% del valore dell’intervento), oppure della cessione di esso a Solare Sociale, ottenendo di fatto un forte sconto sul valore delle opere realizzate.

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Come liberarsi degli intrusi del condominio

Per gli infestanti, i fabbricati in cui viviamo sono più invitanti di quello che siamo portati a pensare. Colombi, blatte, scarafaggi, zanzare e molti altri si sono evoluti adattandosi ai nostri luoghi, che sono diventati per loro un rifugio sicuro e una comoda fonte di cibo Intravedere uno scarafaggio grosso e nero sotto il lavello della cucina oppure un ratto che si imbuca nel tombino del cortile suscita sempre stupore. Non immaginiamo che i nostri ambienti di vita siano desiderati anche da altri animali alla ricerca di condizioni adatte per vivere e riprodursi. A prima vista un condominio potrebbe sembrare un posto inadatto a essere sfruttato dagli infestanti: asfalto, cemento, acciaio, vetro, creano contesti che sembrano fatti su misura solo per l’uomo. Invece, dentro i fabbricati e in ciò che li circonda, insetti e roditori trovano un’infinità di posti dove vivere. Si adattano perfettamente ai cambiamenti e si riproducono in popolazioni numerose che ci preoccupano per le conseguenze indesiderate. L’etologo Danilo Mainardi per educare alla consapevolezza della presenza di numerose specie animali che in città competono con l’uomo, con una simpatica battuta diceva che “le città non sono fatte solo di case e di uomini”. Spiegava che gli animali “leggendo le strutture urbane con altri occhi, altri sensi,

altri meccanismi indagatori, vi hanno ritrovato invitanti spazi adatti alla colonizzazione”. E così potrebbe accadere di imbattersi in un gruppo di colombi accovacciati sul tetto; in un ratto che gironzola dentro il solaio; in un nido di vespe nel camino o nel cassonetto della tapparella; negli scarafaggi comuni lungo le scale; in una blatta più piccola e marrone che sfreccia tra i fornelli della cucina; nelle farfalline del cibo nella dispensa; in alcuni piccoli insetti nascosti tra le cuciture del materasso; in nugoli di zanzare in giardino. E l’elenco si potrebbe allungare ancora molto. Viene da chiedersi perché queste creature si siano evolute adattandosi ai nostri luoghi visto che vivevano libere in

natura. La risposta a questa domanda è articolata, ma semplificando possiamo dire che in città si trovano bene. Una volta giunte hanno occupato gli ambienti con caratteristiche simili a quelle originarie, trovandone anche di migliori. Teniamo conto che la sopravvivenza e la riproduzione di ogni specie è assicurata da un rifugio sicuro e dalla disponibilità di cibo. Facciamo l’esempio dei colombi che un tempo abitavano gli anfratti delle rocce, ma poi sono arrivati in città e hanno sfruttato le tante possibilità di nidificare e di alimentarsi. Le cavità naturali sono state sostituite dai buchi dei muri, dalle peculiarità architettoniche di palazzi e monumenti, dagli spazi comodi di sottotetti spesso incustoditi. Per le strade hanno incontrato i colombi fuggiti dagli allevamenti domestici e altri ancora giunti chissà per quali percorsi. È così che sono nati gli uccelli delle nostre piazze. Oggi i colombi sono completamente adattati alla vita di città e, per via delle molte risorse disponibili, sono proliferati determinando uno squilibrio che danneggia la loro salute come quella dell’uomo. Il caso dei colombi appena trattato ci deve far riflettere: gli infestanti si moltiplicano e dilagano quando trovano condizioni ottimali e non vengono contrastati. In questo l’uomo ha responsabilità rilevanti. Chi vive in ambiente cittadino ha nella maggior parte dei casi una ridotta sensibilità biologica: conduce una vita senza pensa-

La DodiBell è una pulsantiera dinamica in cui i nomi non sono incisi o stampati, ma visualizzati su display digitali tft: ha come scopo quello di abbattere costi di manutenzione e usura delle normali pulsantiere. Si adatta a qualsiasi tipo di impianto citofonico o videocitofonico già esistente, è un prodotto realizzabile su misura con dettagli personalizzabili da parte del condomino, come a esempio la via o il numero civico.

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6 INFORMA CONDOMINIO

re che accanto a lui ci sono altri esseri (anche molto piccoli) che potrebbero approfittare delle sue abitudini. Pensando al condominio, quante iniziative potremmo prendere per evitare infestazioni fastidiose e in alcuni casi pericolose anche per la nostra salute? Non è raro, per esempio, che un ratto penetri dentro un’abitazione, salvo verificare che intorno al condominio c’erano le condizioni affinché un’intera colonia vivesse bene. È capitato che degli scarafaggi con il tempo si siano annidati in ogni angolo del cortile e delle cantine, ma del problema si è saputo solo quando hanno raggiunto i davanzali degli ultimi piani. Davanti a infestazioni clamorose di blatte più di una volta si accerta l’esistenza di una fossa biologica dimen-

Insetti e roditori trovano un’infinità di posti dove vivere all’interno dei condomini e nei luoghi che li circondano ticata in giardino con il chiusino d’ispezione sotterrato: un vivaio di blatte che da lì si diramano in tutto l’edificio. Nelle cucine le infestazioni di Blattella germanica potrebbero essere affrontate anticipando il propagarsi dell’insetto, questo se i pacchetti e i barattoli degli alimenti non fossero stipati nelle dispense impe-

dendo l’osservazione quotidiana. Quante volte si incontrano condòmini innervositi dalle punture delle zanzare, per poi osservare che proliferano in tombini intasati oppure in secchi dimenticati che trattengono l’acqua? La disinfestazione è un’attività indispensabile che dà i migliori risultati se integrata con una serie di provvedimenti che contribuiscono a scoraggiare l’insediamento degli infestanti. Per molto tempo ci siamo illusi di risolvere i problemi solo con degli interventi chimici. In molti casi si tratta di adottare comportamenti migliori e di rimuovere, prima di tutto, le cause che possono determinare la presenza e la proliferazione principalmente di insetti e roditori. A ognuno viene richiesto lo sforzo di un comportamento migliore che in alcuni casi da solo può bastare a evitare un’infestazione, di sicuro riduce notevolmente il costo (anche ecologico) dei risanamenti. (di Graziano Poli, responsabile tecnico Eurogreen disinfestazioni)

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Arredare la casa per gli affitti brevi Dieci suggerimenti per fare in modo che i nostri immobili si distinguano dagli altri sul sito di Airbnb. Ottimizzare gli spazi, fornire elettrodomestici utili, personalizzare e, perché no, chiedere aiuto agli esperti del settore Sweetguest, una startup che si occupa della gestione degli affitti brevi su Airbnb, aiutando i proprietari a massimizzare il potenziale dell’immobile che desiderano affittare, e la squadra di architetti di Share’nWow, studio specializzato in ristrutturazioni e restyling di spazi per affitti brevi, propongono 10 suggerimenti per arredare casa e renderla ideale per gli affitti brevi su Airbnb. 1. Personalizzare gli ambienti

Dare carattere agli ambienti è fondamentale per rendere unica e riconoscibile ogni casa. Attraverso i dettagli viene raccontata la storia del proprietario. I guest non cercano semplicemente un posto in cui soggiornare, ma una vera e propria esperienza. Per questo sono disposti a scegliere anche una casa molto distante dai propri gusti abituali, ma che desiderano vivere giusto in quel preciso momento, come “esperienza”. 2. Rendere riconoscibile lo stile della casa

Bisogna riuscire a creare un’identità Nasce a Verona un nuovo appuntamento fieristico nel quale la parola d’ordine è efficienza energetica. Capovolgiamo gli schemi: se è vero che fino a oggi l’edilizia in Italia è stata fortemente energivora, è altrettanto vero che il nostro patrimonio edilizio, se opportunamente ristrutturato, può diventare una grande risorsa energetica. Ecohouse, Materiali e Tecnologie per la Sostenibilità e il Risparmio Energetico in Edilizia, è il nome del nuovo salone veronese in programma dal 7 al 10 febbraio 2019. Si affianca a Legno&Edilizia, lo storico salone dedicato all’edilizia in legno giunto ormai all’11a edizione, integrandone merceologie e contenuti per riunire in un unico evento la più completa rassegna tecnico-proget-

precisa e a creare un’atmosfera unica e un “mood” distintivo, giocando con arredi, colori, viste e oggetti.

7. Inventarsi un ripostiglio

La praticità è fondamentale e in assenza di un ripostiglio, ci si può ingegnare con una cassapanca all’ingresso per riporre e tenere a portata di mano tutto ciò che può servire per riassettare casa dopo la partenza degli ospiti.

3. Stilare un budget per le spese da dedicare al restyling

La cifra da investire nella ristrutturazione deve essere adeguata alla rendita che si stima di ottenere affittando l’appartamento. Sweetguest offre ai propri clienti una consulenza dedicata per calcolare questa somma, tenendo conto delle caratteristiche della casa, della zona, delle dimensioni e della potenzialità. 4. Usare i colori per caratterizzare gli ambienti

Scegliere tinte particolari, stampe, carte da parati e abbinamenti inusuali è il metodo più semplice e immediato per rinnovare una stanza senza sostenere spese eccessive.

8. Il bagno 5. Organizzare gli spazi in modo pratico e funzionale

Bisogna valutare attentamente la divisione degli spazi e la disposizione dei mobili. Si deve prevedere, ad esempio, una zona con una scrivania per lavorare al pc, un guardaroba e un bancone dove fare veloci spuntini. 6. Gli indispensabili

In una casa da affittare per brevi periodi non possono assolutamente mancare wi-fi, macchina del caffè a cialde, aria condizionata o ventilatori.

A Verona una nuova fiera per l’edilizia tuale sull’edilizia del futuro. Si attendono a Verona oltre 200 espositori e 30.000 visitatori professionali. Ecohouse è interamente dedicato ai materiali e alle tecnologie sempre più innovative per costruire, riscaldare, raffrescare, illuminare e amministrare gli edifici in maniera efficiente ma senza mai rinunciare al confort. ENEA, promotore negli ultimi anni di numerose iniziative per l’efficientamento energetico degli edifici, grazie anche alla sensibilità del suo presi-

dente Federico Testa, dichiara “L’ENEA, in qualità di maggior ente di ricerca italiano nel settore dell’energia, sostiene Ecohouse perché riconosce nell’efficienza energetica uno dei principi ispiratori per l’attività

Un’app per la riqualificazione ENEA ha presentato la nuova applicazione gratuita Condomini+4.0 per misurare in modo semplice i consumi energetici e le caratteristiche strutturali degli edifici condominiali. Realizzata da ENEA in collaborazione con la società Logical Soft, la nuova app è dedicata a professionisti e tecnici abilitati per una prima valutazione degli interventi di messa in sicurezza, riqualificazione ed efficientamento. Condomini+4.0 consente, su tablet e smartphone, di automatizzare la fase di raccolta dati e di ottenere rapidamente una classificazione dell’edificio con la valutazione indicizzata dello stato di fatto e delle principali criticità energetiche e strutturali. L’applicativo evidenzia,

inoltre, il livello e la priorità degli interventi da effettuare e i fattori di rischio legati a territorio, ambiente e clima. Inserendo le informazioni nelle apposite sezioni, è possibile ottenere: un report dei rilievi completo di foto; il livello della classe di merito energetica e degli interventi per ottimizzarne la prestazione; gli elementi di vulnerabilità strutturale e il livello di intervento strutturale che caratterizza l’edificio; un file contenente tutte le informazioni inserite dal tecnico. L’app mette poi a confronto i consumi reali dell’immobile con il fabbisogno energetico di riferimento per gli edifici di tipo condominiale, assegnando a ogni fabbricato una classe di merito

(buono/sufficiente/insufficiente) sia per i consumi da riscaldamento che per quelli elettrici. “Condomini+4.0 è una vera e propria procedura sotto forma di app che indica le soluzioni tecnologiche più sostenibili per mettere in sicurezza e migliorare le prestazioni energetiche delle strutture residenziali”, spiega Nicolandrea Calabrese, responsabile del laboratorio ENEA di Efficienza energetica negli edifici e sviluppo urbano. “La riqualificazione del patrimonio residenziale esistente e la ripresa nel settore dell’edilizia passano per i condomini, che in Italia secondo i dati Istat sono circa un milione e coinvolgono oltre 10 milioni di famiglie”, aggiunge Calabrese.

Per evitare recensioni negative da parte degli ospiti bisogna considerare che un bagno può servire fino a 4 persone. Una doccia spaziosa, inoltre, viene sempre apprezzata. 9. Ricordarsi sempre degli ospiti internazionali

Per gli stranieri sono fondamentali elettrodomestici come gli spremiagrumi, tostapane, adattatori per le prese, macchina del caffè e bollitore. 10. Affidarsi agli esperti

È sempre utile chiedere aiuto ad architetti e arredatori per dare quel tocco unico e riuscire così a rendere speciale la propria casa. di ricerca e ritiene primario l’obiettivo di una puntuale sensibilizzazione dei cittadini a un uso più efficiente e sostenibile e quindi più ‘intelligente’ dell’energia, consapevole che ciò può portare a risparmi significativi e a un miglioramento della qualità della vita, oltre che a un rilancio dell’economia del nostro Paese”. Da segnalare inoltre la presenza e il sostegno sin dalla prima ora del Kyoto Club, storica organizzazione italiana che da anni si adopera per diffondere la cultura green. “Nella UE l’edilizia è responsabile del 38% dei consumi energetici e le abitazioni e gli uffici producono il 29% delle emissioni di gas serra europei: ecco perché sosteniamo Ecohouse”, afferma il direttore Kyoto Club, Sergio Andreis.

Imparare a mettere ordine

Un piccolo aiuto da parte di Marie Kondo per provare a essere più felici, efficienti e organizzati nel nuovo anno, attraverso il suo metodo raccontato nel bestseller Il magico potere del riordino. In Giappone è riconosciuta come la regina dell’ordine, un baluardo nella guerra contro il caos. «Con la sua filosofia del riordino - ha scritto il Times - Marie Kondo ci ha rivelato un nuovo modo di essere». E adesso è pronta a diffondere il buon umore con la sua nuova serie, Facciamo ordine con Marie Kondo, disponibile su Netflix dal 1° gennaio. Nella serie in otto episodi, Marie guida le persone che, finalmente, hanno deciso di affrontare il proprio disordine che mette a dura prova la tranquillità quotidiana, attribuendo alla vita di ciascuno risvolti emotivi e sorprendenti. Tra le persone a cui Marie ha trasformato la vita: una famiglia di quattro persone che si è trasferita da una casa con quattro camere da letto nel Michigan, a un appartamento di Los Angeles; una donna, rimasta vedova da poco, alle prese con l’abbandono degli affetti personali del defunto marito, ma non la sua memoria; una giovane coppia che vive a Hollywood pronta a intraprendere uno stile di vita più adulto; i futuri genitori che sanno che è ora di lasciare andare il passato per aprire la strada alla loro futura famiglia.

Una ciotola che riconosce l’animale L’intelligenza artificiale trova applicazione anche negli oggetti dedicati agli animali domestici. Con la ciotola Mookkie, capace di riconoscere il singolo animale, l’azienda italiana Volta (www.volta.ai) specializzata nello sviluppo di prodotti caratterizzati da intelligenza artificiale, ha vinto l’Innovation Award nella categoria Smart Home al CES 2019. «Abbiamo preso uno dei più semplici e umili oggetti presenti nelle nostre case e lo abbiamo reinventato intorno alle più recenti tecnologie di intelligenza artificiale», spiega l’amministratore delegato di Volta, Silvio Revelli. «In questo caso il risultato è una ciotola per animali domestici, dal gatto al cane, che riconosce visivamente il suo animale e si attiva di conse-

guenza mettendogli a disposizione il cibo precedentemente preparato. I vantaggi non sono solamente in termini di sicurezza: avremo la garanzia che l’accesso al cibo sarà solo per il nostro animale; ma anche in termini di freschezza e conservazione dello stesso». La ciotola può inoltre essere collegata a una applicazione per smartphone dedicata e registrare gli accessi dell’animale, la quantità di cibo presente e anche la necessità di provvedere al rifornimento del cibo per la tranquillità del proprietario. «Mookkie è la dimostrazione di come sia possibile re-inventare praticamente ogni oggetto che conosciamo - anche il più semplice mettendo al centro del design di prodotto l’intelligenza artificiale». INFORMA CONDOMINIO 7


Vantaggi delle pompe di calore ad alta temperatura

Il patrimonio edilizio italiano è caratterizzato da impianti di riscaldamento inquinanti e classi di efficienza energetica basse: ma potrebbe esserci una soluzione

Gli edifici residenziali registrati in Italia sono circa 12 milioni, con oltre 31 milioni di abitazioni, e il 77% è stato costruito da almeno 38 anni. Appena il 32%, poco meno di 4 milioni, può considerarsi in uno stato di conservazione ottimo, mentre il 22% è valutato mediocre o pessimo. Ciò implica impianti di riscaldamento a radiatore per il 90% dei casi, con superfici di cambio limitate e l’adozione di caldaie a combustibile fossile per raggiungere temperature elevate. A conferma di ciò, i dati relativi agli edifici residenziali collocati nelle regioni settentrionali, che sono circa 5 milioni, cioè il 42%: del 18,8% di questi è noto l’APE (certificazione energetica) e solamente il 7,4% appartiene alle classi energetiche B, A o A+. Al contrario, più di un edificio su due (58%) è di classe G o F, la sola classe energetica G riguarda il 42% del totale. In questo contesto, le pompe di calore appaiono come una tecnologia indispensabile per conseguire obiettivi di efficienza e ridurre gli effetti negativi dell’inquinamento nelle città: gli impianti termici degli edifici sono infatti responsabili del 50-75% delle emissioni totali di CO2 nei mesi invernali nei contesti urbani. Inoltre, la

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SEN (Servizio Elettrico nazionale) prevede una riduzione dei consumi finali da realizzare in parte proprio nel residenziale: questo, insieme ai meccanismi di sostegno come ecobonus, sismabonus, conto termico, potrebbe favorire la riqualificazione del patrimonio edilizio, con un chiaro vantaggio in termini di riduzione delle bollette energetiche e dell’inquinamento. Le pompe di calore ad alta temperatura possono contribuire in maniera significativa al processo di efficientamento del patrimonio edilizio, così come al bilanciamento della rete elettrica in caso di elettrificazione dei consumi per il riscaldamento. Sono alcuni dei dati presentati ieri dall’Energy&Strategy Group della School of Management del Politecnico di Milano durante una mattinata di studio dedicata alle pompe di calore ad alta temperatura come strumento per una città a emissioni zero e per la riqualificazione del patrimonio edilizio. Il convegno era organizzato in partnership con Teon, azienda italiana che sviluppa soluzioni innovative per il riscaldamento e il raffrescamento rinnovabile degli edifici. Nel 2017 in Italia il mercato della climatizzazione e delle pompe di calore in ambito resi-

denziale e terziario ha registrato vendite per un valore di 2,1 miliardi di euro e 2,075 milioni di “pezzi”: il 18% di questo mercato (circa 0,37 milioni di unità) riguarda il raffrescamento, quindi i climatizzatori portatili, quelli non reversibili e i gruppi refrigeratori di liquido a compressione. Il resto, circa 1,71 milioni di unità, per un valore di 1,43 miliardi di euro, riguarda invece il riscaldamento, ma solo il 3% sono effettivamente pompe di calore (il resto sono climatizzatori split e multisplit): circa 50 mila unità vendute, per un volume d’affari di 271 milioni di euro. Eppure, l’adozione di pompe di calore porta vantaggi estremamente interessanti dal punto di vista economico, sia che si tratti di pompe ad alta temperatura a ciclo aperto (le più redditizie) che a ciclo chiuso, in qualunque contesto abitativo vengano applicate, specialmente se in sostituzione di una caldaia tradizionale alimentata a gasolio. Il vantaggio di ciascuna soluzione dipende però dal sistema di incentivazione scelto: a parità di tipologia abitativa e di tecnologia adottata, il conto termico permette di ottenere risparmi notevolmente migliori rispetto a quelli dell’eco-bonus. «La SEN prevede di raggiungere al 2030 un risparmio nel settore residenziale di 3,7 Mtep/anno», commenta Vittorio Chiesa, Direttore dell’Energy&Strategy Group della School of Management del Politecnico di Milano. «Considerando i circa 8

milioni di villette e i 270.000 condomini nelle zone climatica D e E, si stima che per raggiungere il 100% degli obiettivi previsti dalla SEN si dovrebbe agire su circa 1,27 milioni di villette

DUE POMPE DI CALORE dell’azienda Teon: sopra Tina, generatore di calore a zero emissioni in grado di sostituire caldaie in qualunque edificio. In alto, modello MiniTina

e 64.000 condomini. La diffusione delle pompe di calore ad alta temperatura dovrebbe riguardare quindi il 23,5% degli edifici complessivi delle zone climatiche D e E, con risparmi annui per le utenze energetiche di quasi 3,8 miliardi di euro». «Le pompe di calore azzerano le emissioni nei centri abitati, riducono il consumo di energia primaria fossile nel bilancio ‘globale’ e abilitano lo sviluppo di fonti rinnovabili pulite anche nella generazione elettrica», spiega Ferdinando Pozzani, ad di Teon, che ha illustrato esempi pratici e casi di successo di applicazione di questa tecnologia in diversi contesti abitativi e residenziali, dai condomini ai plessi scolastici, sempre con un abbattimento dei costi di esercizio che raggiunge il 40%. Per non parlare dei vantaggi a livello di sistema Paese, dovuti alla riduzione di importazioni di gas naturale.

L’Energy & Strategy Group

Composto da docenti e ricercatori del Dipartimento di Ingegneria Gestionale del Politecnico di Milano, si avvale anche della collaborazione di altri dipartimenti, in particolare del Dipartimento di Energia. La sua attività, avviata nel novembre 2007, ha un orizzonte di riferimento pluriennale e, attraverso il supporto di partner e sponsor industriali e istituzionali, si pone l’obiettivo di analizzare e interpretare in modo esaustivo le dinamiche competitive della filiera delle energie rinnovabili in Italia.


Cinque cose che non puliamo mai

Altroconsumo ci aiuta a individuare alcuni oggetti che abbiamo in casa e che, quasi tutti, tendiamo a trascurare, sbagliando Ci sono alcuni oggetti, presenti in tutte le case, che siamo abituati a non pulire o a pulire molto raramente: i materassi, i tappeti, le tende, i rubinetti e il soffione della doccia, lo spazzolino da denti. Non consideriamo che pulirli non è solo una questione igienica ma anche di manutenzione: ci permetterebbe di allungarne la vita. Lo spiegano sul sito di Altroconsumo, www.altroconsumo.it, dove si legge che “la guerra a germi e batteri è persa in partenza”. È inutile, quindi, usare prodotti battericidi perché si tratta di prodotti molto inquinanti e la pulizia ha durata molto breve. Il team di Altroconsumo, invece, suggerisce di utilizzare soluzioni più economiche e sostenibili come il bicarbonato di sodio e l’aceto.

Spazzolino da denti. Lo spazzolino o la testina dello spazzolino da denti deve essere sostituito ogni 3 mesi (anziché buttarlo puoi riutilizzarlo per le pulizie). Periodicamente, però, puoi pulire le setole immergendo lo spazzolino, per una notte intera, in una soluzione con acqua e bicarbonato.

Materassi. Sono una bella sfida da pulire. Prima di tutto

passa sopra l’aspirapolvere per eliminare qualsiasi residuo di sporco. Dopo cospargi il materasso con bicarbonato di sodio. Lascia riposare per qualche ora e poi ripassa l’aspirapolvere. Ricorda poi che è bene non rifare il letto appena alzati, dovete dare il tempo all'umidità della notte di evaporare. Usa coperture per materassi lavabili in lavatrice e lavale regolarmente.

Tappeti. Risultati dei test su

prodotti specifici e antimacchia per tappeti condotti dai nostri colleghi in Belgio hanno mostrato che una pulizia con aceto o detersivo per piatti è all’altezza dei prodotti specifici. Meglio però non usare lo sgrassatore. Il bicarbonato in polvere, invece, non è efficace nella pulizia, ma può essere utile per eliminare i cattivi odori e ravvivare i colori: spargi la polvere sul tappeto, lascia agire qualche ora e passa l’aspirapolvere.

Tende. In generale ce ne ri-

cordiamo solo quando laviamo i vetri. Di solito sono soltanto impolverate e molto spesso basta un lavaggio a bassa temperatura (30 °C). I detersivi per lavatrice funzionano molto bene anche a basse temperature, con dosi limitate. Attenzione a se-

lezionare il programma della lavatrice, per il giusto tessuto: nel dubbio è meglio il programma per sintetici che è più delicato e breve di quello cotone e quindi si consuma meno energia. Per molte tende è sufficiente selezionare un programma con bassissima velocità di centrifugazione e riappenderle direttamente dopo il lavaggio, evitando di usare il ferro da stiro.

Rubinetti e soffione doccia. Eliminare regolarmente

il calcare che si deposita nei frangi getto dei rubinetti e nel soffione della doccia serve non solo a mantenere il comfort del flusso di acqua, ma anche a ottimizzare la produzione di acqua calda e a evitare sprechi. Svita regolarmente (ogni 3 - 6 mesi o anche una volta all’anno, a seconda della durezza della vostra acqua) i frangi getti dei rubinetti e immergili in aceto o in un prodotto anticalcare per una notte. Elimina le tracce di calcare con uno spazzolino (puoi riutilizzare quelli vecchi per risparmiare) e risciacqua bene con acqua fredda. Anche il soffione della doccia si può immergere in aceto bianco, senza rischio di danneggiare le parti metalliche e cromate. (fonte www.altroconsumo.it)

I lateriziWienerberger innovativi e sostenibili Sono stati selezionati da Legambiente ed Ecomondo come prodotti all’avanguardia per una nuova edilizia che pensa all’ambiente «I materiali naturali e salubri, provenienti dal riciclo e i materiali e sistemi innovativi sono le tre chiavi per mettere in evidenza le caratteristiche di una nuova edilizia dove le prestazioni, garantite da certificazioni indipendenti, assumono un ruolo centrale»: così Legambiente descrive le soluzioni che compongono MaINN, la libreria interattiva creata dall’associazione per diffondere maggiori conoscenze in tema di sostenibilità ambientale nel settore dell’edilizia, fino a ieri considerato tra quelli con il più alto impatto ambientale e consumo di materiali e suolo e che oggi può, invece, rappresentare un tassello fondamentale dell’economia circolare. Tra i prodotti all’avanguardia selezionati da Legambiente ed Ecomondo vi sono anche i laterizi di Wienerberger, gruppo da sempre impegnato nella realizzazione di soluzioni costruttive altamente innovative e sostenibili. Wienerberger è nato nel 1819 a Vienna e oggi è il più grande produttore al mondo di laterizi e numero uno nella produzione di tegole in cotto e di mattoni faccia a vista sul mercato europeo. Proprio per le loro caratteristiche, che rispondono completamente ai

requisiti previsti dai Criteri Ambientali Minimi, i laterizi Wienerberger sono stati inseriti anche nel 2018 tra le best practice della mostra “MaINN, materiali innovativi e sostenibili” proposta da Legambiente ed Ecomondo per il secondo anno consecutivo a Rimini, in occasione di Ecomondo, la Fiera internazionale del recupero di materia ed energia e dello sviluppo sostenibile. Un’esposizione dedicata alle soluzioni che possono migliorare l’efficienza del patrimonio immobiliare del nostro Paese e che sono espressione di un’evoluzione del settore delle costruzioni in cui si fanno sempre più strada materiali naturali, riciclati e di recupero. «Anche quest’anno – sottolinea l’ingegner Dario Mantovanelli, Responsabile Marketing di

Wienerberger Italia – i nostri laterizi sono stati scelti da Legambiente ed Ecomondo come esempio di materiale innovativo per una nuova edilizia sostenibile. Infatti, in occasione della mostra per la fiera Ecomondo è stato presentato il nostro laterizio rettificato Porotherm BIO PLAN 45 T-0,09, scelto tra le tante soluzioni costruttive perché realizzato con farine di legno vergini e il cui 20% del contenuto è ricavato da materiale riciclato e di recupero. Inoltre, il nostro impegno verso la sostenibilità ambientale si riflette anche sui nostri impianti produttivi, sempre più all’avanguardia e orientati all’efficienza energetica: quest’anno abbiamo infatti ottenuto la certificazione ISO 50001 che, insieme alla ISO 14001, conferma la nostra profonda attenzione verso temi ambientali». Il Porotherm BIO PLAN 45 T0,09 è quello che si chiama una retro-innovazione, perché un elemento tradizionale e antico quale è il laterizio, si rinnova fino addirittura a creare nuove soluzioni e persegue un obiettivo ben preciso: diventare la nuova soluzione monostrato per edifici dalle elevate prestazioni energetiche.

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Progetti ambiziosi per Arte Fiera 2019

Torna a Bologna, dall’1 al 4 febbraio, uno degli appuntamenti più importanti dell’arte italiana. Caratterizzato, quest’anno, da importanti novità

Importanti novità per la nuova edizione di Arte Fiera: l’edizione 2019 introduce, infatti, un criterio inedito di partecipazione. Le gallerie sono invitate a presentare una scelta ristretta di artisti (non più di tre per gli stand piccoli e medi, fino a un massimo di sei per gli stand più grandi). A ciò, si aggiunge un forte incentivo per gli stand monografici. Il senso della proposta è quello di privilegiare l’approfondimento e la specializzazione, incoraggiando i galleristi a presentare progetti ambiziosi e dal taglio curatoriale. La risposta degli espositori è stata pienamente positiva, a cominciare dal fatto che circa un ter-

zo delle gallerie partecipanti - una cinquantina - presenteranno degli stand monografici, che spaziano dal Moderno agli artisti emergenti. A sostegno di questa linea verranno messe in campo una campagna di inviti mirata a collezionisti di alto profilo e nuove iniziative riservate ai vip. “Con l’edizione 2019, - spiega il direttore artistico Simone Menegoi - Arte Fiera intraprende un percorso di rinnovamento su tutti i fronti, dall’immagine grafica al public program. È una fiera che fa della propria italianità un punto di forza, ma con uno standard di qualità internazionale; che sfrutta la propria forza sul

moderno e l’arte postbellica, ma guarda alle tendenze contemporanee; che rafforza il suo legame con Bologna e la sua regione”. La direzione artistica di Simone Menegoi porta ad Arte Fiera, oltre a una selezione accurata di gallerie nella Main Section e nella sezione Fotografia e Immagini in movimento, cinque grandi progetti. Il primo, nel padiglione 26, mette in mostra le gemme artistiche del territorio: la mostra Solo figura e sfondo, a cura di Davide Ferri, riunisce per la prima volta opere dalle collezioni istituzionali, pubbliche e private, di Bologna e della Regione Emilia Romagna. Si tratta del primo episodio di un ciclo che prenderà il titolo complessivo di Courtesy Emilia Romagna. Il secondo, Oplà. Performing activities a cura di Silvia Fanti, è un programma di azioni che si svolgono in fiera, ai suoi margini e nella città, e comprende lavori di artisti italiani dal profilo internazionale. Il terzo progetto è dedicato al ruolo formativo dell’arte per i ragazzi: per la prima volta saranno allestiti ad Arte Fiera i laboratori didattici legati al tema “Arte e Scienza” dell’Opificio Golinelli. Il quarto progetto è un programma di talk affidato alla rivista Flash Art, che diventa “content partner” a tutto tondo di Arte Fiera. Le conversazioni si concentreranno sull’arte in Italia oggi, sui suoi legami con il passato, sulle sue prospettive per il futuro. Il quinto progetto, infine, è il primo ad accogliere i visitatori. L’area di ingresso, il Centro Servizi, ospiterà una lounge creata dall’artista Flavio Favelli e dedicata a tutto il pubblico di Arte Fiera. La fiera si articola in due sezioni, Main Section e Fotografia e Immagini in movimento. La prima spazia dal Moderno e dall’arte postbellica, storici punti di forza di Arte Fiera, fino al In alto, un’immagine di Arte Fiera 2018. A fianco, Visione di Ezechiele, Hidetoshi Nagasawa, 2011, legno e rame della galleria Studio G7, in esposizione quest’anno

contemporaneo di ricerca. La sezione di Fotografia, aperta al video e completamente rinnovata nei contenuti, è affidata alla direzione artistica di FANTOM, piattaforma curatoriale nata tra Milano e New York nel 2009, rappresentata da Selva Barni, Ilaria Speri, Massimo Torrigiani e Francesco Zanot. Dall’1 al 3 febbraio 2019 si svolge la settima edizione di ART CITY Bologna, il programma istituzionale di mostre, eventi e iniziative speciali promosso dal Comune di Bologna in collaborazione con BolognaFiere in occasione di Arte Fiera. Coordinato dall’Area Arte Moderna e Contemporanea dell’Istituzione Bologna Musei, per il secondo anno consecutivo ART CITY Bologna si svolge sotto la guida di Lorenzo Balbi, direttore artistico di MAMbo, con l’obiettivo di articolare una program-

Le gallerie sono invitate a presentare una scelta ristretta di artisti e inoltre saranno tantissimi gli stand monografici mazione culturale di alto profilo in affiancamento alla manifestazione fieristica. La principale novità di questa edizione sarà la durata più ampia: una vera e propria art week che, a partire dal 25 gennaio, traccerà un calendario di avvicinamento all’apertura di Arte Fiera. Viene confermato il format dello scorso anno, con un main program articolato in un evento speciale e una serie di mostre, installazioni e performance che presentano le più varie espressioni delle pratiche artistiche contemporanee. Non mancherà la ART CITY White Night: sabato 2 febbraio apertura straordinaria fino a mezzanotte in numerose sedi del circuito ART CITY, oltre che in gallerie, spazi espositivi indipendenti, palazzi storici e negozi.

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Casa green: l’importanza di passare all’energia verde

La tutela dell’ambiente che ci circonda passa anche dai piccoli gesti che ognuno di noi compie ogni giorno. A partire da come ci comportiamo all’interno delle mura domestiche e dalle scelte che facciamo. Ecco alcuni suggerimenti da seguire per essere sempre più “verdi” Tutelare l’ambiente e ridurre il proprio impatto ecologico sono diventati un’esigenza sempre più reale e importante. Cresce quindi l’esigenza di risparmiare energia a partire dalla propria casa. Ma come farlo? Con tanti piccoli gesti quotidiani che ognuno di noi può compiere per ridurre il proprio impatto ambientale e concorrere a preservare la salute del pianeta. Abbiamo raccolto i suggerimenti più semplici da seguire per avere una casa green: 1. Lampadine a LED

Per una casa green la scelta delle lampadine a LED è una buona idea per risparmiare energia. Consumano fino al 50% meno delle lampadine tradizionali e

hanno anche il vantaggio di alleggerire la bolletta. Queste lampadine tengono costante la tensione negli impianti, evitando i picchi o gli sfasamenti, ottenendo un risparmio di energia e una minore usura degli apparecchi collegati. Inoltre il rifasatore tiene controllata l’energia reattiva, evitando le penali previste dalla legge.

2. Elettrodomestici a basso consumo

Ormai è sempre più facile trovare apparecchi e dispositivi a basso consumo energetico. Si tratta di quelli che presentano sull’etichetta energetica la dicitura A+, A++ e A+++ e concorrono a ridurre i consumi di energia rendendo la casa più sostenibile.

3. Attenzione ai dispositivi elettronici

I dispositivi elettronici consumano energia elettrica per tutto il tempo in cui sono accesi anche mentre non sono in utilizzo. È bene spegnere tutti i dispositivi non in utilizzo (computer, smartphone, Tv ecc) che possono consumare una grande quantità di energia in relazione al consumo totale. Potrà sembrare scontato ma è un piccolo importante passo per avere una casa più green. 4. Fornitore di luce e gas green

Un ultimo punto, ma non meno importante, per essere più green è quello di scegliere una fornitura di energia elettrica ecofriendly. Con “Energia verde” si intende l’energia elettrica amica dell’ambiente e derivante da fonti rinnovabili (idroelettrico, geotermico, eolico e fotovoltaico). A garantire che queste fonti siano realmente rinnovabili è il Gestore dei Servizi Energetici (GSE) che ha il potere di rilasciare una certificazione per tracciare l’energia prodotta tramite le Garanzie d’Origine (GO). Dal 2011 l’Autorità per l’energia ha previsto che qua-

lunque fornitore che proponga offerte da energia rinnovabile sia obbligato ad annullare un equivalente quantitativo di GO. Infatti una volta annullata la GO non può più essere ceduta, e va a comporre il cosiddetto “mix energetico” del venditore. Come scegliere dunque un fornitore realmente green? Per fare la scelta giusta è fondamentale non lasciarsi troppo influenzare dalle pubblicità, molti fornitori propongono energia verde e nascondono fonti energetiche non pulite, e seguire alcuni semplici passaggi:

• verificare sempre il mix ener-

getico del fornitore, cioè la suddivisione per fonte dell’energia elettrica utilizzata; • leggere le condizioni contrattuali per essere a conoscenza di eventuali altre iniziative green oltre alla mera fornitura di energia prodotta da fonti rinnovabili; • controllare se l’impresa di vendita specifica l’utilizzo delle GO Italiane. (Articolo tratto da:

Architettura Ecosostenibile https://www.architetturaecosostenibile.it/)

Bonus casa 2019: ecco tutte le novità Buone notizie per le detrazioni fiscali relative ai bonus casa 2019: le misure fiscali in vigore risultano prorogate per tutto il 2019. A fare un quadro degli sconti fiscali per la casa è desivero.com, la prima piattaforma digitale di servizi per il consumatore nell’ambito della termo-idraulica e dell’arredo bagno, che sul suo magazine online spiega tutto quello che c’è da sapere in materia. Fino al 31 dicembre 2019 sono confermate le detrazioni fiscali del 50% su una spesa massima di 96.000 euro da suddividere in dieci quote annuali. Sconto del 50% anche per il bonus mobili valido per qualsiasi zona della casa (compresi bagno e grandi elettrodomestici) per massimo 10.000 euro di spesa. Confermato anche il bonus verde: la riduzione del 36% resta valida per interventi di ristrutturazione, cura e irrigazione del verde privato. Nessuna particolare rivoluzione neanche per l’Ecobonus: secondo il documento programmatico restano invariati gli sconti fiscali per lavori di riqualificazione energetica con una percentuale del 50% o del 65% a seconda dell’intervento. Rientrano in questa categoria interventi di efficientamento energetico relativo a impianti di riscaldamento, sostituzione e installazione di infissi, finestre, pavimenti, coibentazione, tende e schermature solari. Discorso a parte merita la categoria dedicata alle caldaie, per cui la percentuale di sconto fiscale può essere del 50% se si acquista una caldaia a condensazione di classe A e del 65% per una a condensazione di classe A e con contestuale installazione di sistemi di termoregolazione evoluti. Confermati (e in vigore fino al 31 dicembre 2021) anche il bonus condomini dedicato a interventi di riqualificazione energetica nelle parti comuni, che potrà arrivare fino al 75% e il sisma bonus per gli interventi di adeguamento antisismico degli immobili, per cui spettano detrazioni del 75% per il passaggio a una classe inferiore di rischio e dell’85% per la riduzione di due classi di rischio.


Quest’anno, in casa, Quando la bellezza va di moda il corallo sta nella semplicità Pantone ha annunciato il colore dell’anno 2019: Living Coral. Ma in che modo lo possiamo riproporre all’interno delle nostre case? Houzz ci racconta come lo utilizzano gli utenti della sua community grigi tenui o, per un effetto da set da rivista, con la gamma dei verdi o turchesi». La Community di Houzz si avvale di questo colore per ravvivare una stanza attraverso dei dettagli, opere d’arte, un tappeto, una decorazione alla finestra o un piccolo arredo capace di catalizzare l’attenzione senza appesantire la stanza. Per chi vuole osare un po’ di più, troviamo il Vivid Coral anche per i mobili, come divani,

poltrone o librerie. Il modo migliore per usare un colore come il corallo è, però, dipingere una parete o una piccola parte: in questo modo l’effetto complessivo non diventa sovraccarico e si può aggiungere una sferzata di energia alla stanza. Le foto più popolari su Houzz, infine, dimostrano come spesso si sperimentino sulle porte d’ingresso colori più audaci, proprio come Vivid Coral, per accogliere gli ospiti.

Foto Houzz | © Liadesign

Da 20 anni gli esperti del Pantone Color Institute, presieduto da Leatrice Eiseman, scelgono il colore dell’anno che influenza lo sviluppo dei prodotti e le decisioni in materia di acquisti in svariati settori, tra cui moda, arredamento di interni, design industriale, imballaggio dei prodotti e graphic design. Il 2019 è l’anno del Living Coral: un color corallo, dicono da Pantone, pieno di vitalità con un accenno dorato che infonde energia e ravviva con delicatezza. «È un colore forte e deciso», spiega Leonora Sartori, Editor di Houzz Italia (www.houzz.it), piattaforma online per il rinnovo e design della casa. «La nostra Community, composta da 40 milioni di proprietari di casa e 2,1 milioni di professionisti del settore, lo sfrutta per mettere in risalto dettagli di colore, come accessori, cuscini, tessili o vasi. Chi lo ama particolarmente lo utilizza in modo più coraggioso, magari dipingendo un’intera parete o addirittura la facciata esterna. Il corallo può dare grandi soddisfazioni anche se impiegato senza esagerare e abbinato ad altri colori, come i bianchi e i

Un libro che in realtà è un manuale illustrato che offre idee per dare un tocco di stile a ogni angolo della nostra casa. Con suggerimenti semplicissimi da mettere in pratica e che faranno la differenza Dalle fondatrici del celebre website di design d’interni americano Remodelista.com, Julie Carlson e Margot Guralnick, approda in Italia un manuale illustrato di tutoring per l’organizzazione della casa. La casa felice. L’arte dell’essenziale per gli spazi che abitiamo: nuove abitudini, facili soluzioni di Rizzoli Illustrati, è un'agile guida che offre smart ideas per dare un tocco di stile e riciclabilità a ogni angolo di casa, senza pretendere la perfezione. 100 brillanti soluzioni all’insegna dell’idea che la bellezza sta nella semplicità. Con interviste e suggerimenti facili da replicare, provenienti da addetti ai lavori e non. Acquistare meno cose, ma più belle; tenere vicini gli oggetti che si assomigliano, liberarsi per sempre dalla plastica, mettere in mostra (e non nascondere) ciò che possediamo, arginare la nostra vena più paranoica e perfezionista e ricordarci sempre che le stanze sono fatte per essere vissute. Sono solo alcune delle linee guida di questo manuale illustrato uscito in libreria il 9 ottobre e dedicato a tutti, dal lettore più mini-

malista alla lettrice che adora raccogliere e collezionare oggetti, perché in fondo coltiviamo lo stesso sogno: una casa ordinata e, di conseguenza, capace di renderci felici. I lettori impareranno preziose strategie per risolvere gli angoli più oscuri e problematici – dal ripostiglio all’armadietto dei medicinali – e scopriranno quanto insospettabili accessori possano rivelarsi utili in ogni ambiente. Accanto ai consigli, tante interviste: dagli addetti ai lavori agli insegnanti d’asilo, dagli albergatori agli esperti di arredo. Da ciascuno degli interpellati arriva il suggerimento che fa la differenza. Al-

l’origine di questo libro c’è l’esperienza di una squadra d’eccezione, allenata a declinare il mantra di Coco Chanel, less is more, in consigli non solo efficaci ma anche esteticamente validi. Con pazienza e senza perdersi d’animo, le autrici ci guidano stanza dopo stanza, riconquistando, un centimetro dopo l’altro, ogni ambiente e superficie, facendoci sperimentare un approccio del tutto nuovo ai concetti di ordine e pulizia. Julie Carlson è la creatrice del libro Remodelista: A Manual for the Considered Home e la cofondatrice del sito inspirational Remodelista.com, on line 2007. Aveva in precedenza lavorato per Institute for Architecture and Urban Studies di New York: poi ha fatto parte della redazione del famosissiomo settimanale The New Yorker. Margot Guralnick è l’autrice e producer del libro della Carlson e un membro della squadra Remodelista.com. Aveva intrapreso la sua carriera da Sotheby’s ed è stata editor-in-chief di Travel + Leisure Family; è un’appassionata collezionista di pezzi d’arredamento.

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Come prevenire la formazione di crepe e quali tecniche di intervento utilizzare

Spesso sui muri dei nostri condomini vediamo fessurazioni di cui non sappiamo la causa ma su cui è necessario intervenire, anche in tempi brevi. Non esistono modalità di intervento che vanno bene in qualsiasi caso: le tecniche utilizzate possono operare sul terreno oppure sulle fondazioni Purtroppo nelle case che abitiamo e che erroneamente siamo abituati a considerare eterne, sempre più spesso appaiono delle fessurazioni che non ci sappiamo spiegare. Senza voler entrare nel merito di una materia così complessa si accennano alcune cause che più frequentemente si presentano, spesso dovute a interventi eseguiti troppo disinvoltamente da praticoni del “fai da te” dell’edilizia. Si citano ancora interventi susseguitisi nel tempo per cui su un fabbricato, nato con certi equilibri, sono state effettuate sopraelevazioni di un piano o più piani. Si consideri ancora che la stragrande maggioranza dei nostri fabbricati supera tranquillamente i 50 anni di età: non è solamente una questione di “vecchiaia” ma soprattutto di “povertà” dei materiali usati. Ci si riferisce in particolare alle fondazioni, sia perché molto spesso nei fabbricati vecchi sono state a suo tempo eseguite con materiali precari, sia ancora perché le fondazioni appoggiano su terreni di solito a forte componente argillosa. Alcuni casi riscontrati e che hanno causato anche lesioni di certe dimensioni che ci hanno obbligato a consigliare ai proprietari interventi urgenti, si possono facilmente schematizzare in: Fondazioni poco profonde

L’argilla al di sopra della profondità di circa 1,5 metri risente fortemente degli eventi atmosferici, gonfia in pre-

senza di acqua e si ritira durante i periodi asciutti: questi movimenti causano problemi notevoli sui fabbricati.

re un’attenta analisi dei terreni mediante approfondite prove del geologo di fiducia.

Presenza di alberature vicine alle case

Ampliamento della base fondale

Da recenti studi effettuati in Francia risulta addirittura che alcuni alberi (quercia e pioppo) se posti a una distanza inferiore ai 30 metri possono causare problemi ai muri delle case. Le distanze calano per altre essenze (frassino, faggio, platano, acero, ecc.) con un minimo di 10 metri per meli, peri, ciliegi e susini. Infiltrazioni

Non è inusuale scoprire, soprattutto nelle vecchie cantine, fognature di scarico in voltine di mattoni che portano sì via le acque di scarico, ma perdono anche molto liquido o, ancora, pluviali che perdono, tubi dell’acqua che perdono ecc. Tutte queste infiltrazioni creano vuoti sotto al piede delle fondazioni che così non poggiano più su terreni duri e cedono. Colline

In collina possono esistere altre cause che producono crepe e lesioni sui fabbricati a causa di vari movimenti franosi. COME INTERVENIRE?

Premetto che non esistono metodologie di consolidamento standard che

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vanno bene per qualunque caso. Distingueremo essenzialmente fra tecniche che intervengono per rinforzare i terreni e tecniche atte a rinforzare le fondazioni. Elettro-osmosi

Questa tecnologia elimina provvisoriamente o definitivamente l’acqua in eccesso presente nel terreno. Si ottengono risultati soddisfacenti nel caso i terreni siano costituiti da limo-fango. La tecnica consiste nell’inserire nel terreno degli elettrodi, creando un campo elettrico che consente all’acqua di essere raccolta in appositi pozzetti. Resine espandenti

Di recente una particolare tecnica

consiste nell’iniettare sotto le fondazioni particolari miscele di resine aventi la caratteristica di aumentare fino a venti volte il volume iniziale. Il maggior vantaggio di tale tecnologia è, soprattutto, quello di non essere assolutamente invasiva: infatti la resina viene iniettata in fori di circa 2 centimetri di diametro (praticamente i fori di un normale trapano). Al momento dell’iniezione la miscela liquida, al contatto dell’aria, sviluppa una reazione che consente un grande aumento di volume che causa il costipamento del terreno e addirittura il sollevamento del fabbricato. Questa tecnica è particolarmente economica rispetto ai metodi tradizionali (che seguono), anche se - come in premessa - occor-

Le fondazioni devono consentire che i carichi trasmessi al suolo siano compatibili con le sue caratteristiche di resistenza meccanica. Come è noto la presenza di acqua all’interno delle murature ne causa il deterioramento; le strutture di fondazione, visto il loro posizionamento sul terreno, sono particolarmente sensibili ai fenomeni innescati dalla presenza di umidità. In alcuni casi un intervento di allargamento della base della fondazione può risultare abbastanza efficace al fine di ridurre la pressione sul terreno. L’uso dei pali ha trovato grande applicazione con l’avvento, agli inizi degli anni ’50, dei micropali, che si differenziano da quelli tradizionali sia per le dimensioni (che vanno dai 10 ai 30 cm), sia per la tecnica esecutiva: la perforazione viene eseguita con sonde a rotazione che riducono il disturbo nei terreni interessati. Il maggior limite di questa tecnica è che, poiché la presenza dei pali altera la rigidezza del terreno, essi vanno sempre adoperati con uniformità e simmetria garantendo all’intero piano di posa il medesimo livello di compressibilità. (di Giovanni Gasparini)

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Quando il tentativo di conciliazione è obbligo

Per le controversie riguardanti l’energia elettrica e il gas è necessario provare a mediare prima di andare in causa. Ci si può rivolgere all’Autorità garante Arera

Dal primo gennaio del 2017 anche per le controversie nell’ambito energia elettrica e gas è diventato obbligatorio, prima di tentare una causa, lo svolgimento di un tentativo di conciliazione. L’Autorità garante Arera, infatti, ha emanato le disposizioni attuative (Delibera 209/2016) della normativa che prevede l’obbligo fin dal 1995 non solo in questo ambito ma anche per le controversie in materia di telecomunicazioni e in alcuni settori civili. Le conciliazioni sono svolte dall’Autorità stessa, più precisamente dal “Servizio conciliazione Arera” secondo le procedure delle nuove ADR, le conciliazioni disciplinate a livello europeo. In alternativa è possibile comunque rivolgersi ad altri organismi. Per il settore idrico la procedura di conciliazione è accessibile dall’1 luglio 2018, simile a quella dei settori energia e però non obbligatoria. Dal primo gennaio 2019 vi saranno ulteriori aggiornamenti introdotti dalla Delibera Arera 355/2018. Obbligatorietà delle conciliazioni

Per tutte le controversie relative ai rapporti tra utenti/consumatori e venditori di energia elettrica e gas è diventato obbligatorio dall’1/1/2017 tentare una conciliazione prima dell’eventuale causa. Per esser precisi, sono coinvolti i clienti finali di gas naturale e di gas diversi distribuiti a mezzo di reti urbane alimentati in bassa pressione e i clienti finali di energia elettrica alimentati in bassa e/o media tensione, domestici e non domestici. Sono inclusi anche i prosumer, ovvero gli utenti/consumatori che partecipano alla produzione dell’energia elettrica tramite il “ritiro dedicato” e lo “scambio sul posto”. Per usare termini tecnici il tentativo di conciliazione diventa “condizione di procedibilità della domanda giudiziale”, ovvero un passo obbligatorio prima di rivolgersi a un giudice. Per poter procedere giudizialmente non importa che la conciliazione finisca positivamente, con l’accordo tra le parti, è sufficiente che sia avvenuto il primo incontro, anche senza accordo. Per gli utenti idrici la conciliazione, possibile presso l’Arera dall’1/7/2018,

non è invece obbligatoria, ovvero il suo svolgimento non è “condizione” per poter andare in causa. A chi rivolgersi

La conciliazione obbligatoria è svolta principalmente dall’Autorità di regolazione per energia reti e ambiente attraverso il “Servizio Conciliazione Arera” accessibile dal sito dedicato www.sportelloperilconsumatore.it/risoluzione-controversie/servizioconciliazione-gen. In alternativa il consumatore si può rivolgere alle Camere di Commercio oppure a uno degli organismi iscritti presso l’Autorità che svolgono le conciliazioni ADR e che si trovano elencati nell’“Elenco organismi ADR” disponibile sulla pagina web www.arera.it/it/consumatori/ADR.htm. Possono costituire alternativa anche le cosiddette “conciliazioni paritetiche” svolte direttamente dai gestorivenditori di energia elettrica e/o gas attraverso organismi appositi magari iscritti nell’elenco di cui sopra, in convenzione con le associazioni di consumatori. È necessario fare attenzione in questi casi agli accordi “preconfezionati”, è bene sapere che vanno valutati rispetto al proprio caso, che non c’è alcun obbligo di sottoscriverli ma che una volta sottoscritti sono vincolanti e possono alla fine risultare limitanti. La procedura

La domanda di conciliazione può essere presentata dopo aver inviato un reclamo al gestore/venditore che non abbia ricevuto risposta o quando la stessa sia considerata insoddisfacente dal consumatore. Nel primo caso devono essere passati 50 giorni dall’invio del reclamo; in ogni caso non è possibile presentare domanda oltre un anno dopo l’invio del reclamo. Si può presentare direttamente o tramite un delegato, che può essere un’associazione di consumatori. Si può presentare: online sul sito dell’Arera – Servizio conciliazione, previa registrazione; per i clienti domestici che non si avvalgono di delegato è possibile anche utilizzare la posta o il fax (Servizio Conciliazione presso Acquirente Unico S.p.A, via Guidubaldo

informa

Condominio direttore responsabile

collaboratori

Maurizio Costanzo

Michele Baldacci Mercedes Caleffi Mattia Curcio Alessandro Giuliani Mauro Giuliani Gianfranco Reggenti Giovanna Salerno Gianfranco Virardi

direttore editoriale Alberto Zanni

caporedattore Cristiana Zappoli

art director Laura Lebro

stampa Grafiche Baroncini

www.grafichebaroncini.it

Confabitare Via Marconi, 6/2 40122 Bologna Tel. 051.238645 www.confabitare.it Kore Edizioni Via F. Argelati, 19 40138 Bologna Tel. 051.343060 www.koreedizioni.it

del Monte 45 Roma, fax 0680112087), ferma restando la gestione on-line della procedura. La domanda deve contenere determinati elementi che si trovano specificati sul sito dell’Autorità. Nel caso mancassero dei dati, l’Autorità avvisa l’utente. In caso di accettazione della domanda il Servizio conciliazione comunica alle parti, entro sette giorni dalla presentazione, l’avvio della procedura e la data del primo incontro per lo svolgimento del tentativo; tale incontro deve svolgersi entro massimo 30 giorni dalla data di presentazione della domanda, ma non prima di 10 giorni dalla comunicazione stessa. Non c’è una procedura di intervento in urgenza nel caso di interruzione del servizio, come per le conciliazioni in ambito telefonico, ma tempi più brevi per la fissazione della data di trattazione. Se infatti il consumatore documenta la sospensione della fornitura per una fattura tempestivamente contestata con un reclamo, l’incontro viene fissato nei 15 giorni (non 30) successivi alla presentazione della domanda, decorsi almeno 5 giorni dalla comunicazione stessa. È possibile che venga richiesto l’intervento del distributore locale, per fornire dati tecnici o altro. Se una delle parti intende rinunciare al tentativo conciliativo può farlo dandone comunicazione almeno 5 giorni prima della data fissata per il primo incontro. L’incontro può essere rinviato facendone richiesta con almeno 5 giorni di anticipo proponendo una nuova data che non deve cadere oltre i 7 giorni dalla prima. Svolgimento della conciliazione

Nel giorno e ora comunicati dal Servizio conciliazione le parti si incontrano telematicamente, ovvero tramite accesso all’apposita area virtuale riservata del sito dell’Autorità garante in web-conference. Sono ammessi, su giudizio del Servizio di conciliazione, anche metodi alternativi tramite utilizzo di altri mezzi di comunicazione a distanza. Le prove e documentazioni possono essere presentate in qualsiasi momento mediante upload. Chi non fosse attrezzato o pratico può farsi rappresentare da una associazione di consumatori o di catego-

ria tramite delega (che per i clienti finali può essere una scrittura privata corredata da fotocopia di un documento di identità del delegante). Durante l’incontro il conciliatore cerca di agevolare l’accordo tra le parti, ma non prende decisioni in merito. Sono le parti che devono trovare un punto di incontro. Il termine per la conclusione di tutto il procedimento è di 90 giorni dalla presentazione della domanda di conciliazione, prorogabile per massimo 30 giorni per esigenze motivate su iniziativa delle parti o del conciliatore. Se la parte che ha chiesto la conciliazione non si presenta al primo incontro il procedimento viene archiviato; se non si presenta l’altra parte viene redatto un verbale che evidenzia l’“esito negativo della procedura”. Si fa presente a tal proposito che i gestori/venditori di energia elettrica e gas sono tenuti a partecipare al tentativo conciliativo ma non è chiaro quali provvedimenti siano previsti nei loro confronti nel caso non lo facessero; il Garante si limita a dire che tale scelta viene segnalata agli organi della stessa Autorità “per i seguiti di competenza”. Termine della conciliazione

Se la conciliazione in ambito energia elettrica o gas ha esito positivo viene emesso un verbale che per legge ha valore di titolo esecutivo. Per il settore idrico, almeno nella fase transitoria prevista dalla Delibera 55/2018, il verbale invece ha “semplice” efficacia transattiva, ovvero per renderlo “eseguibile”, se la con-

troparte non lo rispetta, occorre rivolgersi a un giudice. In alternativa è possibile chiedere al Conciliatore una “proposta” di accordo non vincolante la cui accettazione o rifiuto devono esser date per iscritto entro 7 giorni; in mancanza la proposta si intende non accettata. La procedura si può concludere anche senza che venga raggiunto un accordo e anche in tal caso viene redatto un verbale che attesta, in ogni caso, il fatto che il tentativo è stato svolto. Ciò è importante ai fini dell’obbligatorietà e della non procedibilità, in mancanza del tentativo, di azioni successive, tipo la causa davanti al giudice di pace. Conseguenze sulle azioni contro la morosità

La presentazione della domanda di conciliazione non interrompe di per sé le eventuali azioni che il venditore avesse messo in atto per recuperare un credito. Tuttavia molti operatori che aderiscono alle procedure di conciliazione di solito si impegnano volontariamente a sospendere le azioni intraprese. Tutto dipende dall’operatore/gestore e la questione va posta in modo specifico. Costi

La procedura presso l’Autorità garante è gratuita, ma se il consumatore si fa assistere da un’associazione di consumatori o da un legale ovviamente potrebbero esservi costi da sostenere relativi ai servizi resi. (Articolo di Rita Sabelli, fonte: www.aduc.it)

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