Lugago 2013

Page 34

LUGLIO/AGOSTO 2013 KONRAD REDAZIONALE A CURA DELL’INSERZIONISTA

Colonna vertebrale

LA SCOLIOSI NEI MUSICISTI E NEI BALLERINI

Due attività artistiche per certi versi agli antipodi, massima mobilità da un lato e massima immobilità dall’altro, che però hanno in comune più di qualche aspetto. La maggiorparte delle persone concorderanno che la costanza, l’impegno ed il senso di sacrificio in queste discipline sono necessari per poter raggiungere performances di alti livelli. Pochi invece sospettano che anche il rischio di degenerazione articolare nei ballerini e nei musicisti siano punti in comune. Altro elemento in comune è il periodo di iniziazione. Spesso ci si approccia a queste attività in età estremamente precoce, con un’intensificazione dei carichi di allenamento proprio durante il periodo più critico della crescita ossea: la pubertà. Se pensiamo ai potenziali effetti dannosi o ai fattori di rischio per le patologie a carico dell’apparato locomotore, queste due arti sono però agli antipodi: la musica, con le sue sessioni di prove, obbliga i musicisti a mantenere la stessa posizione per lunghi periodi, spesso le posizioni sono asimmetriche e sovraccaricano maggiormente alcune articolazioni rispetto ad altre. La danza, con la sua dinamicità e la ricerca costante di ipermobilità e del gesto spettacolare in quanto estremo, va a sollecitare le articolazioni in maniera più dinamica. Il rischio di degenerazione articolare esiste sia pur per motivi differenti per entrambe queste forme d’arte. Il principale meccanismo patogenetico, ovvero il meccanismo che porta alla degenerazione e al dolore articolare, va ricondotto all’intensità dei carichi di lavoro, a cui il proprio corpo viene sottoposto. Spesso, per spirito di sacrificio i disturbi vengono sottovalutati o comunque trascurati, perché considerati come una normale conseguenza delle lunghe sessioni di prove o di allenamento. Spesso i giovani artisti si trascurano o addirittura nascondono i propri disturbi, per timore di dover abbandonare l’attività, oppure per questioni competitive, ovvero “se io non ce la faccio qualcun altro prenderà il mio posto”. Se poi nell’ambito della danza i controlli medici sono più frequenti, per i musicisti non esistono visite di idoneità o controlli periodici. Di recente è stato pubblicato lo studio “Scoliosis in musicians and dancers” (H.A. Bird, Sofia Ornellas Pinto), nel quale gli autori hanno

descritto e messo a confronto tre casi clinici: due musicisti e una ballerina di età diverse e con problematiche differenti. Più che di scoliosi soltanto, le problematiche emerse in questi casi clinici riguardano l’apparato locomotore in una visione più generale. Il caso più particolare è quello di una giovane violoncellista, con la passione sia per la danza sia per la musica. Questa ragazza presentava una spiccata ipermobilità che aveva favorito i successi nella danza, ma a causa dell’insorgenza di una scoliosi adolescenziale le venne sconsigliato di continuare con la pratica della danza e di conseguenza la ragazza iniziò a dedicarsi esclusivamente alla musica. Tuttavia anche quest’attività ha esposto la paziente a un peggioramento progressivo dei sintomi a carico dell’apparato locomotore. Con questo caso, gli autori mettono in evidenza quanto il divieto della pratica possa essere nocivo e favorire addirittura il peggioramento. In pratica la giovane violoncellista era passata dall’ipermobilità all’iperimmobilità, ma sappiamo bene quanto gli estremismi possano essere nocivi in entrambi i casi. In caso di patologia a carico della colonna o delle altre articolazioni infatti, la prima cosa da fare è impostare un trattamento specifico adeguato, e soprattutto non interrompere le attività ma piuttosto integrarle e compensarle. Non si può negare che a volte possa essere necessario ridurre un po’ i carichi o le sessioni di prove, ma si tratta di scelte preventive e temporanee che offrono le condizioni necessarie a una lunga carriera artistica. Il rischio, infatti, è che trascurandosi si arrivi poi alla necessità di abbandonare l’attività per l’inabilità totale acquisita. Bisogna ricordare che per alcuni la crescita puberale può essere un momento di grande fragilità, ognuno ha i propri punti deboli: La modalità migliore è quella che prevede programmi di allenamento personalizzati. Bisogna insegnare a questi ragazzi ad ascoltare i segnali del proprio corpo e lavorare per compensare il proprio tallone d’achille, solo così coloro dotati di talento potranno avere una lunga carriera ricca di successi ma anche di salute.

Dott. Ft. Marco Segina

34


Issuu converts static files into: digital portfolios, online yearbooks, online catalogs, digital photo albums and more. Sign up and create your flipbook.