kemi-hathor

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traslucide), Icauna, dea dello Yonne, Sinnon, dea dello Shannon.

sca.

I Celti veneravano le acque e le divinità acquatiche, anche se qualche autore (Gomme), suggerisce che siano stati gli Aborigeni Preceltici ad iniziare codesta propensione. Vero è che alcuni fiumi e dee fluviali portano nomi preceltici. Si trovano così iscrizioni dedicatorie a Bormanus, Bonmo, Danuvius, Luxovius, ma le dee sono più numerose: Acionna, Aventia, Bormana, Brixia, Divona, Sirona, Ura, Cluroida, Nemesa, Nimis, Nemh, Marna, Moder, Madder, Maronne, Maronna. II fiume madre era quello che irrigava l’intera regione. C’erano, poi, dei che presiedevano alle sorgenti curative e il giorno di San Giovanni si visitavano i pozzi sacri, simboli di fertilità. Le Fate associate alle sorgenti e gli antichi Spiriti non avevano un nome specifico e possedevano un carattere benevolo, per esempio, nelle fontane di Logres dimoravano delle fate, che rifocillavano i passanti, finché gravemente offese, sparirono e la landa divenne desolata (sloveno Vile, Zlatorog). Spesso lo spirito delle acque si incarnava in un animale: un pesce, un’anguilla, un salmone: pesce della Conoscenza -Bretagna, Galles, una rana (Principe Ranocchio), una mo-

n.119 - Giugno 2005

Credenze posteriori celtiche associano a laghi e fiumi esseri mostruosi e cattivi: draghi e serpenti, lo stralunato cavallo d’acqua (Epona - la dea cavalla che in origine era probabilmente una divinità di una sorgente), o Bouovinda, da “bou-s” e “vindos”, “mucca bianca” che personificava le acque spumeggianti. Nel Galles esistono ancora antiche credenze, che attribuiscono ad alcune antiche famiglie, la presenza di vecchie megere bavose (gwrach-yrhibyn-, interessante è che in sloveno “vrac”, significhi mago), che con grida stridule predicono loro presagi di morte. Alle acque si sacrificavano anche esseri umani (si presume alla vigilia di San Giovanni). Le Donne erano collegate ai pozzi come sorveglianti, sacerdotesse del pozzo. Nelle adiacenze dei pozzi sacri, dove la gente si recava per guarire dalle loro malattie, si appendevano i bendaggi o parti del vestiario su un albero vicino. Spesso gli alberi stessi venivano gettati nel pozzo (aspetto sacrificale), come anche monete, spille, animali, ex voto. Dalle acque si traevano anche vaticini.

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( - continua) John Horseshoe KEMI-HATHOR


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