tutte le mafie

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Karzai offre 350 dollari per acro ai coltivatori di oppio, chiedendo loro di riconvertire i campi. Ma si rivela una proposta fallimentare, perché il confronto non regge con i guadagni che si ricavano dai papaveri: un kg di grano si vende a 70 centesimi, un kg di oppio rende fino a 600 dollari. Il governo Karzai non rimane comunque inattivo e a maggio del 2003 approva un bando contro la coltivazione, il traffico e la tossicodipendenza. Intanto, addestra un corpo di polizia specializzato nel contrasto al narcotraffico. Periodo 2005-2010: riscossa dei Talebani e incertezza nella lotta alla droga Il problema dell’oppio è così radicato nel tessuto socioeconomico dell’Afghanistan che il suo contrasto è stato persino inserito nella Carta Costituzionale del Paese. L’articolo VII recita così: “...lo Stato previene ogni tipo di attività terroristica, di coltivazione e di spaccio di sostanze stupefacenti, di produzione e di consumo di sostanze inebrianti”. Nonostante queste solenni dichiarazioni di principio, il periodo 2005-2010 registra una netta involuzione del quadro afghano complessivo, sia sul versante dell’insorgenza talebana – che riprende vigore dalle basi della Tribal Area pakistana proiettandosi in diverse province dell’Afghanistan con azioni suicide sempre più incisive – sia su quello della lotta alle coltivazioni di papavero, che presentano un andamento altalenante, conservando tuttavia una consistente estensione nel paese e una notevole capacità produttiva. A questa recrudescenza dei fenomeni di destabilizzazione del regime di Karzai corrisponde una speculare incer65


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