Kaire 27 anno III

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IL SETTIMANALE DI INFORMAZIONE DELLA CHIESA DI ISCHIA ANNO 3 | NUMERO 27 | 2 LUGLIO 2016 | E 1,00

“Poste Italiane S.p.A. – Spedizione in abbonamento postale – 70% Aut: 1025/ATSUD/NA”

IL MESSAGGIO DEL VESCOVO DI ISCHIA AI TURISTI La lettera di padre Pietro a tutti coloro che scelgono l’isola di Ischia per riposarsi. “Dio ci tiene alla tua persona! E ti regala questi giorni di riposo come un’occasione speciale per farti godere dei doni della sua creazione”. A pag 4

AGRICULTURANDO Spezzoni di cultura agricola per amatori e non solo

LA SACRA SINDONE A FORIO Presso l’Arciconfraternita S. Maria Visitapoveri l’esposizione dell’immagine della Sindone della Società S. Paolo, in occasione dell’Anno della Misericordia e della VI Sessione estiva del Festival della vita.

Di Franco Mattera

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ra i pochi lettori di Kaire che mi onorano della loro attenzione, ci sarà sicuramente almeno un professore o un cultore di grammatica italiana. Poverino, storcerà il naso di fronte a questo mio scandaloso azzardo nell’uso del gerundio! Ma come gli è venuto in mente?, non sta né in cielo né in terra fare una simile operazione! Dirà ancora: - Nemmeno esiste il verbo agriculturare, figuriamoci il suo gerundio! - Ebbene, come dargli torto. Lo ammetto, è un poco lodevole tentativo di usare la lingua italiana a mio uso e consumo. Qualcuno potrebbe simbolicamente flagellarmi. Ma le cose belle della vita, quelle che danno una soddisfazione, non sono forse frutto di un pizzico di incoscienza? E se poi ci fosse il gradimento di qualcuno? E se la provocazione - perché di quello si tratta – fosse talmente efficace nell’attirare l’attenzione dei lettori, da fare proseliti o almeno simpatizzanti se non imitatori, allora cosa succederebbe poi di tanto scandaloso.

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LA PROVA DEL CUOCO CON L’ASSOCIAZIONE DELLE IDEE

ARRIVEDERCI PIEDONE!

Alla mensa dell’Associazione Assi a Casamicciola Terme si è tenuta una cena specialissima con i ragazzi cuochi diversamente abili.

Ci ha lasciati Bud Spencer colosso con l’anima da bambino. «Senza Dio non avrei fatto nulla. Ci incontreremo nell'Aldilà...»

TV2000 E IL BORGO ANTICO DI ISCHIA PONTE La XXIX puntata di BORGHI D’ITALIA alla scoperta del borgo storico, in onda nei prossimi giorni.

METAMORPHOSIS I MITI, I LUOGHI, LA MEMORIA Dal 3 luglio all’11 settembre: teatro, musica, cinema, arte ed archeologia si intrecciano a Lacco Ameno.


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Primo Piano 2 luglio 2016

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Liberi di essere

Continua da pag. 1 Innanzitutto analizziamo bene la cosa, agriculturare a mio modesto avviso potrebbe già trovare posto nella nobiltà della nostra lingua madre, e gli si potrebbe attribuire il seguente significato: “Operazione di acculturamento in agricoltura; diffusione della cultura agricola in un contesto socio-economico che ne è carente o bisognevole di conservazione o rinnovamento”. Accettato per buono il verbo, il passo verso l’individuazione del suo gerundio può essere più agevole. Proviamo a vedere cosa ne esce fuori con qualche tentativo: “Potremmo dare un’occasione di lavoro ai giovani, agriculturandoli a dovere” (in questo caso il gerundio incorpora anche la forma pronomiale clitica); “Agriculturando i lettori di Kaire, ho fatto un’operazione che non tutti hanno valutato nei suoi riflessi positivi per la nostra isola”. E ancora, in forma scherzosa: “Agriculturandosi di continuo a tizio sono nati dei semi anche nelle orecchie! – Bene penso che basti. Ora bisogna passare veramente alle cose concrete, seguitemi se volete agriculturarvi. Dal prossimo numero Kaire il nostro Franco Mattera parlerà della coltivazione del pomodoro, ed a seguire negli altri numeri di altre colture isolane.

Seguiteci…

Di Amministrazione Arciconfraternita S. Maria Visitapoveri

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omenica 26 giugno alla presenza di S. Ecc.za il Vescovo d’Ischia Mons. Pietro Lagnese ha avuto inizio presso l’Arciconfraternita S. Maria Visitapoveri di Forio la solenne esposizione dell’immagine della Sindone della Società S. Paolo, in occasione dell’Anno della Misericordia e della VI Sessione estiva del Festival della vita. In un’atmosfera di grande raccoglimento e sulle note del Regina Coeli di Yon, il Pastore della Chiesa Isclana, davanti alle autorità civili e religiose e ad un folto numero di Fedeli ha ufficialmente aperto le giornate di meditazione. Da quel momento la Chiesa della Madonna delle Grazie in Forio, di cui in questi giorni ricorre la memoria liturgica, è stata meta continua del pellegrinaggio degli ischitani e turisti che in questi giorni affollano l’isola verde. Tutti si sono trovati di fronte non solo alla te-

Il settimanale di informazione della Chiesa di Ischia Proprietario ed editore COOPERATIVA SOCIALE KAIROS ONLUS

stimonianza viva della Fede dei Padri ma, per le opere ivi racchiuse, hanno apprezzato questo vero e proprio gioiello di arte. I tondi alle pareti del noto pittore locale Alfonso di Spigna, gli stucchi realizzati dal Maestro Starace risalenti al ‘700, il prezioso pavimento maiolicato realizzato dall’officina della famiglia Chiaiese ed ancora la statua lignea dell’Angelo, nota per la corsa di Pasqua, collocata, per l’occasione, sull’Altare maggiore tra la Sindone e l’Icona della Madonna delle Grazie hanno preparato l’animo del visitatore all’incontro con l’Immagine simbolo della Passione, Morte e Resurrezione di Cristo. Più volte è risuonato il tema conduttore di questa settimana “Amare Gesù sull’esempio di Maria, Mater Misericordiae”, motivo principale della scelta del luogo e del periodo per l’ostensione. Sia il Vescovo di Ischia Mons. Lagnese nel-

Via delle Terme 76/R - 80077 Ischia Codice fiscale e P.Iva: 04243591213 Rea CCIAA 680555 - Prefettura di Napoli nr.11219 del 05/03/2003 Albo Nazionale Società Cooperative Nr.A715936 del 24/03/05 Sezione Cooperative a Mutualità Prevalente Categoria Cooperative Sociali Tel. 0813334228 Fax 081981342 info@kairosonline.it pec: posta.kairos@pec.it Registrazione al Tribunale di Napoli con il n. 8 del 07/02/ 2014

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la sua omelia, che il Dottor Raffaele Mazzarella, Direttore del Centro Culturale S.Paolo onlus Campania, attraverso la lettera di affido dell’Immagine della Sindone all’Arciconfraternita ed alla Comunità foriana, letta da Gaetano Maschio, responsabile dell’evento per l’Isola verde, hanno auspicato benefici spirituali da queste giornate. Il Vescovo in particolar modo ha sottolineato, che “…essere cristiani significa essere come Gesù, persone libere da sé, dagli altri, dalle cose; essere completamente di Dio, come Maria. Con questa Eucaristia noi diamo inizio alla Settimana di preparazione alla Festa di Maria. Ma chi è Maria, se non la vera Cristiana. Lei con i fatti, con la vita ha detto “Dio viene prima di tutto!”. Ecco perché è stata libera di raccogliere anche i progetti di Dio… Chiediamo alla Madonna di aiutarci a rispondere

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Primo Piano

2 luglio 2016

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veri testimoni di Cristo Il messaggio del vescovo Pietro davanti all’immagine della Sindone.

nel corso della settimana a questa domanda: ma io sono veramente Cristiano? Ma io sono una persona disposta veramente a seguirti ed a lasciarmi rinnovare da Te? Gesù chiede a ciascuno di noi “Mi vuoi seguire? Veramente? Rispondiamo con sincerità perché diversamente non servirebbe a nulla, avremmo solo ingannato noi stessi. La nostra vita sarebbe il segno di questo inganno e rivelerebbe la nostra contraddizione. Per questo chiediamo al Signore il dono di rispondere con sincerità per intercessione di Maria. Passando dinanzi alla copia della Sindone diciamo a Gesù “Gesù perché io acquistassi la libertà, perché io diventassi un uomo libero Tu Ti sei fatto schiavo. Fa che io Ti riconosca come Signore della mia Vita per diventare davvero una persona libera per essere un Testimone Tuo, un vero discepolo Tuo, che Ti segue e che mette Te al primo posto. Soltanto seguendo Te noi otterremo la libertà.” La Sessione estiva del Festival della vita si conclude domenica 3 luglio alle ore 22.00 con un Concerto del Baritono Gaetano Maschio e del Soprano Filomena Piro sul sagrato dell’Arciconfraternita di S. Maria Visitapoveri in Piazza Municipio a Forio dal titolo “Aggio fatto ‘nu vuto ‘a Madonna”: il sacro nella tradizione napoletana. Le foto al sindaco di Forio sono di Gerardo Calise

Il 24 giugno il nostro seminarista Marco Trani si è laureato con il massimo dei voti (110/110) in Teologia con con tesi sulla formazione di coscienza come responsabilità nei confronti dell'umano. Auguri di cuore dalla redazione Kaire


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La Voce di Pietro 2 luglio 2016

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Messaggio ai Turisti 2016 Carissimo/a, il Signore ti dia pace! Benvenuto sulla nostra Isola! Ti auguro di vivere ad Ischia giorni sereni e di pace! Leggiamo nella Bibbia: «Figlio, per quanto ti è possibile, tràttati bene … Non privarti di un giorno felice» (Sir 14, 11.14). Questa Parola del Signore vorrei che, in questo tempo di tua permanenza tra noi, la sentissi rivolta a te. Dio ci tiene alla tua persona! E ti regala questi giorni di riposo come un’occasione speciale per farti godere dei doni della sua creazione e ridirti che tu sei importante per Lui, che ti vuole bene e vuole rinnovarti nel Suo amore. Ischia è davvero bella e noi ischitani, sostenuti da quanti l’amministrano e dai governi, locali e nazionale, dobbiamo custodirla e valorizzarla. Vorrei che, alla vista delle bellezze della nostra Isola, con un cuore pieno di stupore e con gli occhi ricchi di meraviglia, potessi esclamare anche tu, come Francesco d’Assisi: “Laudato si, o mi Signore!”. Ad Ischia incrocerai il popolo isolano ma anche tante persone di altre città, culture e nazioni! Ti auguro di instaurare con loro un dialogo fecondo per fare esperienza che al di là delle possibili differenze siamo tutti fratelli e che siamo chiamati a costruire ponti e non muri. Spero che nei giorni che trascorrerai tra noi tu possa trovare il tempo per riannodare la tua amicizia con il Signore e fare esperienza della Sua misericordia. Potrai visitare anche le nostre tante e belle chiese: entrando ti auguro di poterti sentire come a casa tua. In modo particolare potrai, in questo Giubileo della Misericordia, nella nostra Chiesa Cattedrale, attraversare la Porta Santa e così fare esperienza del dono dell’indulgenza plenaria! La Cattedrale sarà aperta ogni giorno per l’adorazione eucaristica e per permettere a quanti lo vorranno di incontrare i sacerdoti per un colloquio o per la confessione. Ti auguro di ritornare a casa veramente rinfrancato! Dal 4 al 13 novembre prossimo vivremo ad Ischia giorni speciali: sull’Isola si terrà infatti la Missione diocesana animata dai francescani di Assisi. Ti chiedo una preghiera per la Missione. Nell’augurarti ancora buon soggiorno ad Ischia, il mio pensiero va pure ai tanti isolani che operano a vario titolo nel settore turistico. Anche ai poveri, agli anziani e ai malati e a tutti coloro che non potranno permettersi neppure qualche giorno di vacanza, assicuro la mia speciale preghiera! Dio benedica coloro che, anche in estate, si prenderanno cura di loro! A tutti il mio saluto e la benedizione del Signore! Buona estate 2016.

+ Pietro Lagnese Vescovo di Ischia

CHIESE APERTE Ad Ischia Ponte la Chiesa Cattedrale e la Chiesa di San Giovan Giuseppe della Croce sono aperte in orario serale dalle ore 21.00 alle ore 23.00 esclusivamente nei giorni martedì e giovedì. Accompagnati dai giovani animatori diocesani dell’ufficio del turismo religioso e culturale, i turisti saranno accompagnati per una visita alle bellezze delle nostre due Chiese.


Sociale

5 2 luglio 2016

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La prova del cuoco con l’associazione delle idee

Di Luisa Pilato

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artedì 28 giugno presso la sede della mensa gestita dell’Associazione Assi a Casamicciola Terme si è tenuta una cena specialissima poiché i cuochi sono stati Alessandro, Laura, Camillo e Italo ragazzi diversamente abili che con passione per mesi hanno imparato a cucinare, grazie all’aiuto dei volontari dell’Associazione il Pozzo delle Idee. Un labo-

ratorio di cucina che li ha impegnati per mesi e che ha consentito loro di fare una bellissima esperienza di famiglia, in cui ciascuno con i propri tempi ha dato il meglio di se. Amorevolmente seguiti dalla intraprendente Lina Balestrieri per mesi ogni settimana si sono incontrati presso la sede della mensa messa a disposizione dall’Associazione Assi. Una serata all’insegna dell’amicizia

è stata quella vissuta con i provetti cuochi, i loro familiari, i volontari e l’ospite di eccezione Padre Pietro Lagnese che ha voluto essere presente alla serata insieme a Don Pasquale Trani, Direttore dell’Ufficio di Pastorale Familiare e dal giovane seminarista Marco Trani. Accorato l’appello di Lina Balestrieri che ha chiesto al Vescovo una attenzione massima verso il delicato

mondo della disabilità affinché ci sia una loro accoglienza ed inclusione nella vita pastorale delle nostre comunità e rispondere così alla esortazione di Papa Francesco “Che le nostre comunità cristiane siano ‘case’ in cui ogni sofferenza trovi com-passione, in cui ogni famiglia con il suo carico di dolore e fatica possa sentirsi capita e rispettata nella sua dignità”.


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Chiesa 2 luglio 2016

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IL 22 LUGLIO LA FESTA

Santa Maria Maddalena e la maternità nella fede Di Suor Cristiana Dobner

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ommaso d’Aquino ci era arrivato secoli or sono, in tempi in cui la donna non godeva di uno statuto sociale o intellettuale di rilievo. L’aveva definita, “apostolorum apostola”, apostola degli apostoli. Potrebbe sembrare irrilevante passare da memoria obbligatoria a festa, potrebbe anche suonare come un passaggio di grado o di rinomanza, del tutto fuori luogo nel contesto liturgico in cui i santi, se sono santi, santi sono, senza bisogno di categorie di riconoscimento in graduatoria. La decisione di Francesco, vescovo di Roma, possiede un’altra e migliore valenza nei riguardi di una donna del Vangelo, cui la storia non ha tributato l’onore che le spettava e la ha solo rivestita di un alone arduo da decifrare nel folklore locale spesso negativo e sconcertante nelle leggende e nei romanzi. “La decisione si iscrive nell’attuale contesto ecclesiale, che domanda di riflettere più profondamente sulla dignità della donna, la nuova evangelizzazione e la grandezza del mistero della misericordia divina”. Francesco diventa un propugnatore della rivoluzione antropologica in atto che tocca la donna e investe la realtà ecclesiale tutta che chiede di essere ripensata e riproposta nella sua chiave autentica. Unica strada per trovare nuovi paradigmi di servizio. L’occhio del pastore ha colto una di quelle huellas, di quelle tracce che, in ambito di ricerca femminile spagnola, sono state ampiamente rilevate e portate alla luce: orme che dimorano nei documenti, nei silenzi della storia, ecclesiastica e civile, scritta da mano maschile. Se è vero che crediamo perché senza il Risorto la nostra fede sarebbe vana e ci saremmo legati ad un morto qualsiasi, per quanto illustre,

La decisione di Francesco, vescovo di Roma, possiede una valenza nei riguardi di una donna del Vangelo, cui la storia non ha tributato l’onore che le spettava e la ha solo rivestita di un alone arduo da decifrare nel folklore locale spesso negativo e sconcertante nelle leggende e nei romanzi. Il Papa diventa un propugnatore della rivoluzione antropologica in atto che tocca la donna e investe la realtà ecclesiale tutta che chiede di essere ripensata e riproposta nella sua chiave autentica. Maria Magdala è stata la prima ad essere investita e travolta proprio dalla Luce del Risorto. La prima, fra le donne al seguito di Gesù di Nazareth, che lo abbia proclamato come Colui che ha vinto la morte. Allora, se cerchiamo una maternità nella fede, questa maternità porta il nome di Maria di Magdala e si apre a quella lunga schiera, ancor oggi, poco conosciuta se non sottovalutata, di madri che, nei secoli, si possono affiancare ai padri della Chiesa. Si tocca con mano e si dimostra perciò l’esistenza della “Matristica”. Tocchiamo infatti il nucleo del kerig-

ma, dell’annuncio, trasmesso da una testimone la cui fede, che se ne abbia consapevolezza o meno, ha percorso fecondamente i secoli: “Santa Maria Maddalena è un esempio di vera e autentica evangelizzatrice, ossia, di una evangelista che annuncia il gioioso messaggio centrale della Pasqua”. Ci si schieri con chi identifica Maria di Magdala con la donna che unse il Signore in casa di Simone oppure con la sorella di Lazzaro e di Marta, è per certi aspetti ininfluente. Conta un solo aspetto: il coraggioso, estremo amore che mostrò per Cristo e la sua intuizione profetica.

In quest’anno della Misericordia ben venga il dono di Francesco che coglie nella donna non solo la prima testimone ma la prima “testimone della divina misericordia”, come già Gregorio Magno aveva scritto. Di quell’amore che poté trasfigurare la morte in un passaggio alla vita eterna, alla risurrezione che, in un qualche modo analogo, toccherà anche a noi e che scopriremo come il segno della misericordia ultima, assoluta e definitiva. Da lacrime di dolore per la sconfitta, per il dolore provato dal Perseguitato e ucciso, alle lacrime di una gioia tanto prorompente da attraversare i secoli. Insomma è colmato un… gap…, un vuoto, un ritardo, uno dei tanti di cui noi umani, non solo uomini e donne di fede ma persone in genere, siamo specialisti: transitiamo prigionieri dei nostri pregiudizi, incapsulati e immobili, mentre la ricchezza del dono di Dio, ci passa accanto, ci lambisce. Ora ce ne siamo accorti, ne abbiamo messo del tempo!, ma se ci illudiamo di colmarlo ricadiamo nello stesso meccanismo dell’oblio. Dovremmo compiere un balzo nella fede annunciata da Maddalena e guardare con i suoi occhi la realtà che ci circonda. Se fosse una rivincita muliebre, non solo non avremmo capito ancora nulla ma saremmo, stolidamente, ricaduti nel meccanismo delle quote rosa o della parità. Ben altro importa: comprendere che uomo e donna insieme e solo insieme, in dualità incarnata, possono diventare annunciatori luminosi del Risorto. In una libertà che consegna alla mentalità e all’immaginario dei tempi andati tutta la serqua di leggende e insinuazioni e oggi guarda alla “speciale missione di questa donna, che è esempio e modello per ogni donna nella Chiesa”.

IL 22 LUGLIO

SANTA MARIA MADDALENA DIVENTA FESTA

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er «espresso desiderio» di Papa Francesco la Congregazione vaticana per il culto divino ha emesso un decreto con cui la celebrazione di Santa Maria Maddalena, oggi memoria obbligatoria nel giorno 22 luglio, viene elevata nel Calendario Romano generale al grado di festa. Un segnale molto importante riguardo al dovere dell’accoglienza e del perdono che rappresenta il messaggio principale del Giubileo della Misericordia in corso e dell’intero Pontificato. A spiegare il decreto il segretario del dicastero, monsignor Arthur Roche: «La decisione si iscrive nell’attuale contesto ecclesiale, che domanda di riflettere

più profondamente sulla dignità della donna, la nuova evangelizzazione e la grandezza del mistero della misericordia divina. Fu San Giovanni Paolo II a dedicare una grande attenzione non solo all’importanza delle donne nella missione stessa di Cristo e della Chiesa, ma anche, e con speciale risalto, alla peculiare funzione di Maria di Magdala quale prima testimone che vide il Risorto e prima messaggera che annunciò agli apostoli la risurrezione del Signore». «Francesco ha preso questa decisione proprio nel contesto del Giubileo della Misericordia per significare la rilevanza di questa donna che mostrò un grande amore a Cristo e fu da Cristo tanto amata»


La Storia

7 2 luglio 2016

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La nuova vita di Hany e della sua famiglia Di Giulia Cerqueti

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ella casa della famiglia di Hany a Genova, Susan accoglie gli ospiti offrendo una delle sue prelibatezze, il “basbousa”, un dolce tipico dell’Egitto. Nel resto delle stanze risuonano le risate gioiose di Helena, la figlia più piccola, sei anni. Suo padre, Hany, sorride orgoglioso quando gli si fa notare che ha il suo stesso viso, come del resto le altre due figlie maggiori, Myriam e Iostena. «Noi a Helena parliamo in arabo e lei ci risponde in italiano», osserva Hany. Lui e Susan masticano un po’ della nostra lingua, la stanno apprendendo pian piano. Per le figlie l’integrazione è tutta un’altra storia. Hany, sua moglie Susan e le tre figlie vivono da sei mesi a Genova. Sono arrivati nel 2013 dall’Egitto. Sono cristiani copti. Vivevano al Cairo, una vita tranquilla, agiata, senza problemi. Hany, 39 anni, dopo aver lasciato la facoltà di Ingegneria, dal 1997 aveva un lavoro stabile e redditizio in un’impresa di costruzioni. Susan, sua coetanea, aveva un negozio di parrucchiera ed estetista. Dopo la rivoluzione araba, l’avvento al potere dei Fratelli musulmani e, poi, la caduta del presidente Mohamed Morsi, la situazione per loro si è fortemente deteriorata. Non parlano volentieri di cosa è accaduto, preferiscono mantenere il riserbo sui fatti. Ma spiegano di aver subìto minacce, che toccavano tutta la famiglia. Una situazione non più sostenibile, che li ha spinti al passo estremo: abbandonare tutto, la loro casa, il lavoro, i familiari e cercare rifugio in Italia. La prima meta, spiega Hany, è stata Roma. Da lì si sono spostati in Calabria, nel Comune di Riace, dove sono rimasti per sei mesi. In seguito sono stati inseriti in un progetto di accoglienza diffusa nella piccola comunità di Masone, borgo di quasi quattromila abitanti in provincia di Genova. A ottobre del 2013 hanno ottenuto lo status di rifugiati. A Masone, dove sono rimasti per due anni, Hany e la sua famiglia hanno percorso il cammino dell’integrazione. Le tre figlie sono tornate a scuola, si sono inserite perfettamente nell’ambiente scolastico e nella cerchia delle amicizie. Lui, spirito volitivo e intraprendente, ha trovato in modo autonomo un lavoro a Milano. «Grazie a un amico egiziano»,

braccia facendoli sentire a casa. Alla fine del 2015 la famiglia è uscita dal progetto di accoglienza, ha cominOra vivono a Genova, dove hanno cominciato il ciato il suo processo verso la piena autonomia. Hany e Susan hanno depercorso verso la loro piena autonomia. ciso di trasferirsi a Genova, perché sanno che qui le loro figlie avranno racconta Hany, «sono stato assunto no, il fine settimana tornavo a casa». maggiori opportunità. Hanno preso con contratto a tempo indetermi- A Masone Hany e la sua famiglia un appartamento in affitto, Hany nato come operaio in una fabbrica. hanno trovato sostegno e una co- ha trovato lavoro come guardiano Dal lunedì al venerdì vivevo a Mila- munità che ha spalancato loro le notturno presso una comunità di accoglienza per rifugiati. Susan per ora sta a casa, il suo sogno è tornare a lavorare come parrucchiera, ma il suo diploma egiziano qui non è riconosciuto e i corsi di formazione per ottenere una certificazione al momento sono troppo costosi per lei. Myriam, la figlia maggiore, ha iniziato l’istituto alberghiero, ma a settembre passerà all’istituto tecnico tecnologico. Iostena inizierà le scuole medie, Helena la primaria. A Genova frequentano la comunità egiziana copta, dove hanno trovato una rete di relazioni. Hany, profondamente credente, è molto impegnato e attivo all’interno della chiesa copta. I primi tempi in Italia sono stati duri, ammette. Gli piacerebbe tornare a lavorare nel suo settore, quello edile. Ma è aperto a qualunque lavoro per offrire alla sua famiglia una vita dignitosa. Di una cosa lui e Susan sono sicuri: in Egitto non torneranno più a vivere. Non ci sono le condizioni. «Abbiamo scelto di venire in Italia », dicono, «perché assomiglia all’Egitto, qui c’è un senso dei legami familiari che in altri Paesi europei non si trova. Se avessimo voluto arricchirci avremmo scelto un altro Paese. Ma noi cerchiamo la stabilità, non il denaro». Il futuro? Hany allarga le braccia e sorride: «Abbiamo lasciato tutto nelle mani di Dio».

Egiziani copti, sono fuggiti dal Cairo nel 2013.


Personaggi 2 luglio 2016

Di Mario Dal Bello

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ud Spencer, nome d’arte del napoletano Carlo Pedersoli, classe 1929, era così. Gigantesco, si faceva giustizia da sé tra pugni e risse in fondo innocenti, con lo sguardo socchiuso, la forza dei muscoli ed un’aria rilassata: di quelli che ci vuol molto a farli arrabbiare, ma che poi, una volta sistemate le cose a modo loro, tornano alla tranquilla vita di prima. Bud era stato uno sportivo, un nuotatore che aveva partecipato alle Olimpiadi di Helsinki e Melbourne e che era capitato per caso nel cinema. Mai aveva studiato da attore, lui laureato in legge, a differenza del collega e amico, ossia Terence Hill. Insieme il regista Pino Colizzi li volle in Dio perdona… io no del 1967, dove, finita l’era dei peplum, diedero vita al western tipicamente italiano: surreale e comico, con deviazioni sulfuree e grottesche che facevano impazzire il pubblico. I bambini e i ragazzi soprattutto, vedevano nella coppia del biondo e pi-

Arrivederci Piedone!

Ci ha lasciato Bud Spencer, colosso con l’anima di bambino. Muscoli e aria rilassata. Un modo intelligente di far cinema, divertente e immaginifico, che spinge la fantasia dei ragazzi e rasserena gli adulti.

gro Terence e dell’immenso e forte Bud un duo di amici inseparabili e complementari che, a forza di botte ironia e astuzia, se la cavavano sempre e tiravano fuori le vittime dai guai, pestando i cattivi e sistemando così le ingiustizie. Due attori “buoni”, ovviamente. È la serie dei Trinità che ne fece la

coppia di maggior successo nel dopoguerra, condita – in ben 16 film – da una fama internazionale, dal Sudamerica al Giappone. Divertimento fanciullesco, buonumore e sanità mentale. Nessun paragone con i western alla Sergio Leone, naturalmente, ma piuttosto un’altra “via” di spettacolo, non epica

quanto eroicomica, secondo una secolare tradizione italiana cui la bonarietà spiccia e meridionale di Bud conferiva l’arguzia di non prendersi troppo sul serio: in fondo, questi suoi film erano favole, no? Il nostro eroe napoletano s’era poi inventato la serie di Piedone lo sbirro, simpatico ispettore Callaghan nostrano, e aveva fatto il pieno di ascolti in tivù con Detective extralarge e Padre Speranza, per i ragazzi. Bud Spencer era come loro: libero, avventuroso, fantasioso nel suo corpo poderoso, sino all’ultima apparizione televisiva del 2010 nella fiction I delitti del cuoco girata ad Ischia. Sparisce con lui un modo intelligente di far cinema divertente e immaginifico – ha girato un centinaio di film –, quello che spinge la fantasia dei ragazzi e rasserena gli adulti. Stanchi di troppo cinema italiano che si guarda addosso e di commedie volgarotte o pseudointellettuali, ci farebbe forse bene rivedere la coppia Hill-Spencer e farci due sane risate. Recuperando la voglia di vivere.

L’INTERVISTA A BUD

Bud Spencer: «papa Francesco, ci facciamo due spaghetti?» Di Laura Bellomi

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arlo Pedersoli, attore amatissimo in tutto il mondo, viveva a Roma con la moglie Maria Amato. «Siamo sposati da 55 anni. Come abbiamo fatto a stare insieme così a lungo? Chiedete a lei come ha fatto a sopportarmi». Abituata alle battute, la signora Maria sorride. Suo padre era un importante produttore cinematografico. «Io però non ne ho mai approfittato», puntualizza Pedersoli. «Anzi, non volevo nemmeno fare l’attore. Un giorno un produttore chiama mia moglie e le chiede: “Suo marito è ancora grosso come quando nuotava?”. Lei rispose che lo ero ancora di più perché avevo smesso di fare sport... Avevano bisogno di uno “piazzato” e così mi hanno voluto sul set» Oltre ai film che l’hanno consacrato assieme all’amico Mario Girotti, meglio noto come Terence Hill, nella vita Pedersoli ha fatto tante altre esperienze. Operaio in Brasile, olimpionico di nuoto, autore per cantanti del calibro di Ornella Vanoni: ha fatto di tutto e in tutto ha avuto successo. «Mi sento fortunatissimo», commenta ripensando alle sue imprese. Bud. «Il più grande dono che mi ha dato Dio è la decenza». Proprio così: Bud parla di

Un gigante a tavola, sorretto da una fede altrettanto grande. La rivista “Credere” l’aveva incontrato pochi mesi fa. Ci aveva confidato: «Senza Dio non avrei fatto nulla. Ci incontreremo nell’Aldilà...»

“decenza” e si rimane di stucco. Da uno che ha ricevuto il David di Donatello alla carriera tutto ci si aspetterebbe tranne che dicesse di sentirsi «un uomo decente». Ma in fondo Bud è proprio «uno per bene», come lui stesso si definisce. Ed è anche un uomo giusto: come quando nei suoi film, ad esempio in Io sto con gli ippopotami, le botte volavano e in abbondanza, ma solo per proteggere gli indifesi. E modesto, al punto di ammettere: «Ho fatto tante cose ma senza Dio non avrei fatto nulla. Ho un grande senso di gratitudine verso il Cielo». Dio è più che mai punto di riferimento. «Nella vita la cosa essenziale è tener presente che senza credere in qualche cosa non si fa nulla. I miei genitori erano credenti e così li ho seguiti. Quando ho capito che la fede era una cosa giusta, ho creduto ancora di più. Ho immagazzinato i loro insegnamenti in maniera completa, per questo credo ancora oggi».

La coppia con Terence Hill è nata quasi per caso. Ci siamo incrociati sul set di Dio perdona, io no solo perché Mario dovette sostituire Peter Martell, a cui era già stata assegnata la parte». Nella loro casa romana capita che i Pedersoli abbiano ospiti. «Terence Hill è stato qui anche poche settimane fa. Gli è sempre piaciuto venire da noi perché sua moglie lo teneva a stecchetto», racconta sorridendo. Se qualcuno pensa che il piatto preferito della coppia del cinema sia pasta e fagioli, si sbaglia. O, per lo meno, agli ospiti a cui tiene maggiormente Bud propone altro: «Con Terence mangiamo spaghetti. Anche con il Papa, se potessi, li mangerei volentieri: glieli preparerei io stesso. E poi avrei una curiosità da chiedergli: qual è il segreto del mate (la tipica bevanda argentina simile a una tisana, ndr), che ha un sapore unico». Accomunati dalle “radici sudameri-

cane”, Bud nutre grande stima per il Pontefice: «Questo Papa è meraviglioso, lo trovo straordinario nel modo in cui sente e trasmette la fede». Ma c’è poi un altro “prete” che gli piace parecchio, ed è il protagonista della fiction tv Don Matteo: «Terence Hill è bravissimo anche nei panni del prete». Anche in Porgi l’altra guancia Bud e Terence hanno interpretato due missionari. «Certo, per essere un prete ero un po’ violento. Nei film avevo tante cose da far capire agli altri, proprio come capita ai preti, e lo facevo sia con le buone che con le cattive maniere». Oltre al cinema l’altra grande passione dell’attore è la cucina. Lo scorso anno ha anche scritto il libro Mangio, ergo sum. «Mangiare è essenziale, senza cibo si muore», ripete. «È tremendo quanto accade in tante parti del mondo, dove spesso i bambini non riescono a mangiare a sufficienza. Allo stesso modo mi dispero anche quando sento parlare di sprechi nelle mense scolastiche». «Della morte non mi preoccupo: Dio esiste, il resto ve lo farò sapere dall’Aldilà! Mi immagino che ci sveglieremo senza questo corpo... Ma per ora non ho voglia di saperne di più», scherza.


Società

2 luglio 2016

kaire@chiesaischia.it

Di Franco Iacono

1.

Lo sconquasso determinato dall’esito del Referendum sta provocando danni proprio all’Inghilterra: la Scozia è determinata a restare in Europa ed a staccarsi dal Regno Unito; il promotore del referendum David Cameron, è fortemente contestato dal suo Partito. Ma più ancora è in difficoltà il Leader del Labour Party, Corbyn, sfiduciato dalla stragrande maggioranza del Gruppo Parlamentare. La ragione, credo fondata: aver sostenuto con scarso calore ed impegno le ragioni del “Remain”, venendo meno allo spirito europeista, che è la cifra identitaria del PSE. C’è voluto il martirio di Jo Cox per risvegliare il suo impegno, ma ormai era troppo tardi, per tentare di recuperare. Probabilmente la ragione di quello scarso impegno, che gli viene imputato dai Parlamentari Laburisti, sta nel desiderio di vedere sconfitto David Cameron ed immaginare nelle conseguenti elezioni un punto di vantaggio per il Labour Party. E per se stesso. Un po’ come accadrà in Italia in occasione del Referendum Costituzionale di ottobre: molti voteranno No prevalentemente per mandare a casa Renzi. A prescindere dal merito stesso della riforma e dalle conseguenze per il quadro politico che si determinerà in caso di sconfitta di Renzi: tutti uniti contro, difficilmente dalla stessa parte per formare una nuova maggioranza. Grande confusione sotto il cielo, di Europa e d’Italia, avrebbe detto Mao, ma le prospettive tutt’altro che rosee. A meno che, mi riferisco alla Unione Europea, la sconfitta del Remain, e gli adempimenti successivi per fisicamente portare l’Inghilterra fuori dall’Unione Europea, non sveglino i cuori oltranzisti e le… pance che vivono sugli umori di giornata. Al momento l’esito di quel voto pare abbia sorpreso gli stessi protagonisti di quella vittoria, chiaramente in

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PUNTI DI VISTA

difficoltà a gestire il processo… di fuoriuscita, che i Partners Europei vogliono giustamente accelerare. La favola della piccola Islanda realizza, al momento, opportunamente la giusta “punizione” alla antica boria inglese: fuori dall’Unione Europea, fuori dal Campionato Europeo. Loro, gli Inglesi, che il calcio lo hanno inventato. 2. Intanto il terrorismo è tornato (ma era mai andato via?) a picchiare duro. Lo fa in una città simbolo come Istanbul: per fortuna ho fatto in tempo ad ammirarne la Bellezza, a respirarne l’aria densa di Storia, di Cultura, di Memoria. Sceglie per questa ennesima, orribile, strage

l’aeroporto intitolato al mitico Mustafa Kemal Atatürk, il padre della Turchia moderna, delle grandi intuizioni civili e modernizzatrici, che riconobbe perfino il voto alle donne, già negli anni trenta. E, senza voler fare il profeta di sventura, il Campionato Europeo non è ancora finito. Ma la morte, la violenza, l’odio alberga anche in mezzo a noi: le donne continuano ad essere uccise con macabra e… puntuale sequenza, così come omicidi di ogni genere e per le più banali ragioni di interesse, mentre fanno impressione gli stupri ad opera di ragazzini, già senza pietà e senza gioia, che dell’incontro con una giovane donna fanno una

occasione di scempio del suo corpo. Tutto pare inevitabile in questo tempo. Tutti appariamo impotenti: le famiglie ignare, superficiali e disattente, la Chiesa e le sue Parrocchie, la Scuola, dove spesso incubano quelle attenzioni e quei progetti malsani. Con l’aggiunta di quegli “strumenti” di… aggiornamento perverso, che stanno diventando i cosi detti social. Mi domando: di questa complessiva deriva sociale, civile, culturale, la Politica dovrebbe interessarsi?! Il suo “compito” è solo quello, che manco assolve appieno, di turare le buche delle strade, salvare qualche Banca, (e per fortuna anche i risparmiatori, a volte), nominare Ministri, Assessori ed Amministratori delle Società partecipate? Pensare a qualche struttura sportiva in più, incoraggiare quelle Associazioni che seminano solidarietà, qualche Banda Musicale, che educa ad altra sensibilità, formare giovani ed avviarli alle professioni ed al lavoro, non sarebbe il modo migliore per “indirizzare” la mente al Bene, facendolo toccare con mano? 3. Si è conclusa la favola bella di Carletto Pedersoli, per tutti Bud Spencer. Lo ricordo come grande nuotatore, e pallanuotista, che per prima infranse il muro del minuto nei 100 metri stile libero. Quindi come attore bravo, tutto speso al positivo: con lui il Bene vinceva sempre sul Male. Anche se a volte erano necessari pugni spettacolari, “suonati” insieme al suo amico Terence Hill. Volle l’Isola d’Ischia come suo ultimo palcoscenico: per la fiction i “Delitti del cuoco”. Feci in tempo a stringergli la mano ed a donargli qualche bottiglia del nostro vino. Pace all’anima sua. La terra gli sia lieve: lo accompagnerà la gratitudine di quanti si sono deliziati con i suoi films, anche con quelli… esagerati.


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Giovani 2 luglio 2016

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PREGHIERA GIOVANI

Beati i perseguitati a causa della giustizia, perché di essi è il regno dei cieli Venerdì 24 giugno, nel cortile dell’Episcopio ad Ischia Ponte, si è rinnovato l’ultimo appuntamento mensile tra i giovani isolani ed il Vescovo Pietro. All’evento era presente la famiglia siriana Kababij. Di Giuseppe Galano

I

l momento di incontro e preghiera è stato bello e carico di emozioni. Il Vescovo ha donato ai numerosi giovani presenti parole molto belle e significative permettendo loro di aprire più che mai il cuore all’ascolto della Parola di Dio. All’evento era presente la famiglia siriana Kababij, scappata dalla guerra e dalla morte ed accolta con amore nella nostra diocesi. Quale atto preliminare della serata le belle voci della corale della Pastorale Giovanile hanno intonato il canto Inno allo Spirito Santo. “Invochiamo lo Spirito Santo per entrare in clima preghiera in questo incontro. Preghiamo lo Spirito affinchè riusciamo ad accogliere quello che Gesù questa sera vuole donarci attraverso la Parola”. Dopo aver pronunciato queste parole padre Pietro introduce il tema dell’incontro. Sulla scia dei precedenti appuntamenti si è meditato sull’ottava beatitudine: Beati i perseguitati a causa della giustizia perché di essi è il Regno dei Cieli. Papa Francesco afferma che le Beatitudini sono il ritratto di Gesù, la Sua forma di vita, e sono la via della vera felicità. Il passo del Vangelo scelto per poter meglio riflettere sulle beatitudine è dell’Evangelista Giovanni (21,15-19). Il brano è molto bello e significativo. Una delle manifestazioni di Gesù Risorto si è svolta lungo le rive del lago di Tiberiade. Pietro con alcuni discepoli esce a pescare, ma quella notte non prese nulla. Sulla riva incontrano un personaggio misterioso che dice loro di gettare la rete dalla parte destra, i discepoli obbediscono ed avviene una pesca miracolosa. Poi Gesù, dopo essere stato riconosciuto, mangia con loro. Quando ebbe mangiato Gesù disse a Pietro: mi ami più di costoro? E’ l’inizio dell’esame di Pietro sull’amore. Gesù rivolge tre volte la stessa domanda a Pietro. “Perché questo brano? Gesù introduce il tema della persecuzione. Dopo aver chiesto a Pietro fino a che punto fosse stato disposto ad amarlo preannuncia all’amato discepolo il tipo di morte al quale sarebbe andato incontro ed aggiunse: Seguimi. La beatitudine sta tutta qui, sei disposto a seguirmi? Beato se lo fai nonostante le persecuzioni, gli insulti, le offese. Beato perché vorrà dire che sarai innamo-

rato totalmente di Dio”. Quale supporto alla meditazione è stato scelto un brano musicale tratto dal repertorio di Ivano Fossati, datato 2006, dal titolo L’amore fa. Il testo ha offerto numerosi spunti di riflessione per poter meglio comprendere il significato della beatitudine.”Nella scelta della canzone mi ha accompagnato l’espressione l’amore fa che più volte si ripete nel testo. L’amore fa si che tu possa essere perseguitato per Gesù, che possa essere deriso ed insultato. L’amore ha bisogno che non si resti indifferenti davanti ad esso. L’amore fa le cose. L’amore rende belle le cose più semplici, rende importanti le cose essenziali, alle quali spesso non diamo peso. L’amore fa diventare di nuovo bambini. L’amore, anche nell’uomo più duro, fa nascere di nuovo il senso di tenerezza. L’amore rende bello il cuore per cui non si sopportano cattiverie, calunnie e menzogne. L’amore supera l’indifferenza, da il segno alle cose”. Il Vescovo afferma che l’amore tante volte può essere preso per pazzia. Vivere il Vangelo è una pazzia che sanno fare solo coloro che amano. L’amore comprende anche sofferenza. “L’amore rende belli,fa viaggiare, ti porta lontano. Andrai dove tu non vorrai disse Gesù a Pietro. L’amore ti permette di sognare”. Padre Pietro sottolinea come l’amore fa voler bene più se stesso; aiuta a volersi più bene. “Se non impari a volerti bene non sarai capace di voler bene nessuno. Il Signore è venuto per farci sentire voluti bene”. Fossati conclude la sua canzone dicendo che l’amore fa bene alla gente. “L’amore farà si che saremo capaci di amare la gente e perdonarla”. Quale risposta alla riflessione è stato intonato il canto Io dico il mio si. Prima della conclusione dell’incontro la famiglia Kababij ha donato ai presenti una testimonianza molto toccante riguardo la sua storia, la guerra, le numerose peripezie affrontate prima di giungere ad Ischia,vera oasi di pace per loro. Al termine vi è stato spazio per un momento di fraternità e convivialità durante il quale ciascuno ha sperimentato un ulteriore senso di pace e benessere derivante dallo stare insieme. Fiorella Iervolino


Giovani

2 luglio 2016

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Per vivere insieme la GMG

Gli appuntamenti del Papa con i giovani nell’evento di luglio in Polonia.

N

on solo Cracovia. L’intera Polonia darà il benvenuto ai giovani di tutto il mondo, che dal 20 al 25 luglio precederanno di una settimana l’arrivo di papa Francesco per distribuirsi nelle 43 diocesi del Paese, ognuna delle quali per l’occasione ha «adottato» un nome della Bibbia (la mappa interattiva con i doppi nomi è su krakow2016.com/it). Durante i «Giorni nelle diocesi», dunque, i ragazzi potranno conoscere le famiglie, la cultura e la fede dei polacchi, prima di convergere a Cracovia. Anche lì il programma è fitto: l’arrivo dei partecipanti è previsto tra lunedì e martedì mattina. Nella serata di martedì 26 la Messa di apertura, celebrata al parco di Blonia presieduta dal cardinale Stanislaw Dziwisz, arcivescovo di Cracovia. Mercoledì 27, giovedì 28 e venerdì 29 mattina i giovani parteciperanno alle catechesi in 31 lingue, con i rispettivi vescovi (che saranno 620), in 280 luoghi in tutta la città e nei paesi intorno. Sarà il momento in cui il messaggio scelto dal Papa per la Gmg 2016, «Beati i misericordiosi, perché troveranno misericordia», raggiungerà concretamente i giovani: ci saranno 106 confessionali sempre disponibili a Cracovia e altri 22 fuori città. Intanto da martedì 26 a venerdì 29 si svolgerà il «Festival della gioventù»: decine di concerti, mostre, workshop, eventi sportivi, teatro, appuntamenti religiosi e spirituali... tutti rigorosamente ad accesso libero, in gran parte organizzati da pellegrini per gli altri pellegrini. Al «Centro delle vocazioni» saranno invece in «esposizione» le iniziative di ordini religiosi, scuole e università cattoliche, case editrici religiose, organizzazioni missionarie, movimenti e comunità da tutto il mondo. Emergerà il volto di una Chiesa fresca, ricca di esperienze e di modi diversi di comunicare la fede.

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I SEGNI

Nel kit ufficiale l’occorrente per i pellegrini

D

opo la presentazione del «kit del pellegrino» degli italiani, nei giorni scorsi è stato svelato ufficialmente anche il contenuto del kit polacco che verrà consegnato a tutti i pellegrini registrati alla Gmg di Cracovia 2016. Ogni iscritto che abbia richiesto l’alloggio troverà questo kit nei luoghi di ospitalità, mentre chi non ha richiesto l’alloggio potrà ritirare il kit in uno degli otto punti preposti a partire dal 23 luglio. Nel kit predisposto dal Comitato organizzatore polacco ci sarà: lo zaino, un panno multifunzionale, un poncho, un braccialetto- Rosario, una sciarpa in microfibra, la Guida del pellegrino, la Guida del pellegrino per Cracovia, il Libro delle preghiere, il libro «Gesù Confido in te. Un libro straordinario sulla Divina Misericordia». Tutti strumenti preziosi per vivere nel migliore dei modi la Gmg in Polonia e che si affiancherà, per i pellegrini italiani, al kit preparato dal Servizio nazionale per la pastorale giovanile. Nel pacchetto per i ragazzi italiani troveranno la croce di San Damiano, simbolo del Giubileo dei giovani, la «maglietta d’autore» realizzata dall’artista Andrea Mastrovito con diverse immagini (sette opere di misericordia e le lettere della parola «misericordia»), il cappello ufficiale italiano realizzato secondo un nuovo disegno per la Gmg polacca. Il pacchetto includerà anche una lampada con un laccio, una piccola radio che servirà per seguire gli eventi attraverso le traduzioni, il telo blu, una bandiera italiana, un diario (con i canti, il Vangelo, le indicazioni, pagine bianche per i proprio pensieri personali), il libro «Cristo dei papaveri » di Christian Bobin, il terzo dei «ganci-invito».


12 2 luglio 2016

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LE PIANTE RACCONTANO: STORIE INTORNO AD ALCUNE PIA

Di Francesco Mattera

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i dico che stanotte ha buttato anche gli occhi, tanto ha vomitato! - E’ vero, hanno dovuto chiamare il dottore che gli ha fatto anche ben due lavaggi di sangue! - Ora sta meglio, ma se l’è vista proprio brutta! - Forse questo è un segno che deve cambiare vita: se è una punizione, a ro’ vene vene, ce sta propri(o) buone. Chillo è proprio nu fetente, e fotte sempe a tutte quante. Ma sta vota è stat(e) isso a esse fettute! Questi erano i commenti che alcuni vecchietti facevano sulla vicenda che aveva visto come protagonista un loro vicino di casa, tale Gennarino, che aveva fama di buontempone più che di gran lavoratore. Ed era anche in odore di ruberie. Ma la storia comincia già in autunno, appena dopo la vendemmia. Luigi e Antonietta, marito e moglie con già quattro figli, tutti in tenera età, avevano da un anno preso in fitto un bel terreno a Ischia. Lui si era subito dato da fare a infoltire il vigneto, a piantare giovani alberi da frutto e nespoli, a fare margotte di aranci e limoni, a scavare fossi per conigli per incrementare la produzione di letame, e così via. Lei, che aveva un’anziana zia che viveva a Procida, località Starza, aveva fatto incetta di ‘sguigli di carciofo procidano e aveva convinto Luigi a fare una bella macchia di carcioffole, che si sarebbero vendute bene e con buon profitto, se coltivate come si deve e fatte venire per tempo con le cure adatte. Per questo aveva chiesto al marito dell’anziana zia, tale Totore, tutte le cose di cui avevano bisogno quelle piante per dare una produzione

bella, abbondante, ma soprattutto precoce. E Totore non si era certo fatto pregare per dare il meglio delle spiegazioni del caso. Accadeva quindi che Antonietta marcasse stretto il povero Luigi dicendogli, di volta in volta: “Adesso devi zapparle e concimarle, ma attento a non scipparle con la zappa! Zio Totore ha detto che è meglio legarle a mazzo per le foglie in modo che ci puoi girare meglio intorno con l’attrezzo. Poi le sleghi quando hai finito. E ancora: adesso è il momento di togliere gli sguigli, di metterci la medicina e la lumachina per le maruzze, più in la dovremo scippare l’erba che ci crescerà intorno, e così via di seguito. Fatto sta che, grazie alle piogge che si erano susseguite regolari e non rovinose, e alle cure amorevoli che i due avevano prestato alla macchia, le piante di carcioffole erano cresciute bellissime come mai prima di allora se n’erano viste nel circondario: le foglie erano di un verde cupo intenso, lunghissime e lucide di buona salute, talché un bambino di pochi anni avrebbe potuto benissimo passarci sotto senza doversi chinare. Tutta la macchia era un tripudio di opulenza vegetale. Le piante sprizzavano salute e suscitavano una grande ammirazione per il bel lavoro fatto da Luigi e Antonietta. Non mancavano ovviamente né gli scettici, che imputavano a chissà quale diavoleria siffatto pletorico sviluppo vegetativo, né gli invidiosi che speravano fino all’ultimo che qualche cosa andasse storto e all’ultimo decimasse quella che per loro era una sofferenza indicibile. E una piccola croce giunse puntuale: quando già si vedevano i segni premoni-

UN CARCIOF

(Hypericum perforatu

tori dell’uscita delle prime mammarelle, zacchete!, ti arriva uno scirocco caldo e secco che ti dura per ben tre giorni. Le belle piante della macchia si ammosciano. Luigi e Antonietta sono angosciati! Poi il miracolo: il tempo gira e arriva una bella pioggia che dura tutta una nottata e buona parte della mattina, non forte, ma costante e tranquilla. Le piante, come un bambino piccolo si riprende prestissimo da una febbre improvvisa che gli impallidisce e scava il volto, ripresero vieppiù vigore e non restò traccia alcuna dell’offesa procurata dalla temporanea, avversa vicenda climatica. Luigi ed Antonietta sono felici fin quasi alla commozione e stanno con i loro occhi sempre puntati sulla macchia. E’ Luigi che però richiama la moglie per dirgli: “Se stiamo sempre a guardarle va a finire che queste benedette mammarelle non escono mai!” - Io - gli risponde lesta la moglie - se non fosse che zio Totore mi ha detto che non è una cosa buona da

fare, andrei pianta per pianta a vedere se nel curinolo sta uscendo la mammarella e se promette bene, un poco come si fa con le galline ancora non ingignate per vedere se stanno o meno per deporre il primo uovo”. Poi finalmente si incominciano ad intravedere i primi carciofi che fanno timidamente capolino dalle foglie apicali. Bisogna però lasciargli il tempo di raggiungere la dimensione adeguata per poter essere raccolti. Antonietta ha dato la voce ai sui clienti, ed in carniere ha già un buon numero di prenotazioni. Ma c’è sempre qualcuno o qualcosa che nel momento meno opportuno ti rovina la festa! E’ Luigi che di ritorno di prima mattina dalla sua ricognizione sul fondo, torna a casa con stampata in faccia una maschera fatta di dolore e di rabbia insieme. Antonietta, che conosce il suo uomo più della madre che lo aveva partorito, ha un’abilità particolare nel decifrare gli stati d’animo del marito: “Che succiese? – gli spara a bruciapelo, e senza aspettare risposta, di getto, come se avesse già certezza di quello che era successo e, quindi, senza rimarcare l’interrogativo, aggiunse: Hanno rubato le prime mammarelle, dimmi, dove?, quante….?” Luigi non sembrava sorpreso dall’atteggiamento di Antonietta e rispose con tono rassegnato: “Tre!, è saltato dalla parracina del cavaliere e si è fatto quelle della seconda fila in fondo. Poi è scappato dallo stesso punto da cui è venuto. Ho seguito le tracce dentro alla terra del cavaliere, ma…, niente da fare, è salito sulla parracina della catena di sopra, quella più alta, e chissà dove è sceso!” Antonietta ascoltò a testa bassa, ma sul suo volto era comparsa una smorfia sdegnosa, come di un ani-


13 2 luglio 2016

kaire@chiesaischia.it

ANTE SINGOLARI CHE SI RINVENGONO SULL’ISOLA D’ISCHIA

FO AMARO!

um, fam. Clusiaceae)

male ferito ma deciso a combattere fino all’ultimo per difendere la sua vita, la sua famiglia il suo territorio. “Non dobbiamo dire niente a nessuno, Luì, e capite buon(e)? Dobbiamo far finta di niente, come se nulla fosse accaduto! Se vogliamo beccare il ladro, o fargli passare il vizio di rubare, dobbiamo dare l’impressione che non ci siamo accorti di nulla! Mi raccomando, fai le tue solite cose e non ti preoccupare…!” Luigi si spaventava di quell’atteggiamento della moglie, come potesse fare qualche pazzia, commettere qualche imprudenza che poi poteva nuocere a lei ed a tutta la famiglia, ma nel contempo aveva anche molta fiducia in lei. Ed a lei si affidò in quel frangente, completamente. Dopo meno di un ora Antonietta stava a casa di Liberina, una vecchina minuta e bassa, con una crocchia di capelli bianchi tenuta ferma dietro la testa da alcune forcine di osso. Aveva fama di saper tagliare i vermi ai bambini, ma anche di aggiustare le ossa, di conoscere le proprietà e le virtù medicamentose delle erbe. Taluni dicevano anche che sapeva togliere il malocchio, di smontare le fatture come di farle, e altre cose spesse volte più frutto della fantasia della gente che altro. “Liberì, mi devi aiutare, devo fare qualcosa per non farmi più rubare i carciofi!” La vecchia ascoltò attentamente il racconto di Antonietta e con il sorrisino che gli si dipartiva dalla boccuccia sdentata disegnando una corolla raggiata di minuscole ma profonde rughe, fino a giungere agli occhietti ancora straordinariamente vivaci ed espressivi , implicitamente approvava il sentimento di rabbiosa rivalsa

della donna che gli sedeva di fronte. Poi, fattasi improvvisamente seria, disse: “Chi ha rubato, lo farà ancora stanotte. Non ruba per vendere i carciofi, altrimenti li avrebbe tagliati a regola d’arte con almeno due foglie e uno stelo di almeno dieci centimetri. Invece li ha tagliati da vero ladro, appena sotto l’attacco sullo stelo. Questo fetente di merda, ha rubato per il piacere di rubare e di mangiarsi a casa sua il frutto del suo misfatto. Mangia lui e mangia pure la moglie, che cucina i carciofi. Però…, è lui a mangiare quella più grossa e più bella. Se ne ha rubato tre, stai certa che lui ha mangiato quella più grande, mentre gli altri di famiglia quelle più piccole. Può darsi che la moglie non sappia che sono rubate, ma è poco probabile. Più probabile che lo sappia, o che addirittura sia complice di questi furti. Come può essere che non di ladro si tratta ma di ladra. In questo caso le parti si invertono. Ma tutto questo poco importa: chiunque sia riceverà la lezione che si merita e… smetterà di rubare, almeno per un poco di tempo! “E dimmi – proruppe impaziente Antonietta – cosa devo fare?” La vecchia non rispose , ma fece solo un cenno con la mano protesa in avanti, come per rassicurare la sua ospite. Poi si alzò e si avviò verso uno stipo a muro chiuso da una portella di un nero dovuto più allo sporco accumulatosi negli anni che ad un vero colore datogli con una qualche vernice. Aprì una delle ante ed armeggiò con dei vasetti di terracotta che erano allineati sopra una delle mensole interne. Tornò poi indietro con un involtino di carta color oliva e, con piglio serissimo, si sedette nuovamente di fronte ad

Antonietta: “Chest(a) è semmente e c(i) mmino – gli disse agitando il cartoccio a mezz’aria - devi abbrustolirla come si fa con i chicchi di orzo o di caffè, ma nemmeno poi tanto. Dopo, li fai bollire in mezzo litro d’acqua per un quarto d’ora. Quando il decotto si è freddato, vai nella macchia, vicino a dove stanotte hanno rubato, guarda come se guardasse il ladro!, vedi la carcioffola più bella, ed a quella, solo a quella, versaci dentro due cucchiai di quel liquido. Mi raccomando, quella pianta te la devi ricordare bene, facci un segno spezzando una foglia bassa a metà, perché se il ladro non la raccoglie, poi bisogna riconoscerla e distruggere la carcioffola avvelenata!” A quella parola Antonietta trasalì: “Ma niente niente questo cimmino lo fa morire il ladro? – disse preoccupata. “Stà scem(a)… !” - pronunciò divertita la vecchietta agitando la mano a mezz’aria come a voler sdrammatizzare immediatamente la situazione e portarla così alle sue corrette dimensioni. “A morire non muore di certo, ma a soffrire un pochino è più che certo, vomiterà a più non posso, e poi quando gli sarà passato, si sentirà stanco e dormirà per almeno cinque ore di seguito…” “E se ha qualche malattia?” – insistette ancora preoccupata Antonietta. “Se questo ruba, e ruba di scaltrezza e si diverte a farlo, come se fosse una burla, stanne certa, non è per niente malato! Sicuramente è più in salute di te e di me messe assieme. Non preoccuparti!” Ribadì ora senza possibilità di replica la vecchina. “del resto – continuò - sei libera di fare altrimenti, io non so darti altro consiglio!” E fu così che, non senza un senso di cupa preoccupazione, Antonietta mise in pratica il disegno che per lei aveva ideato Liberina. All’imbrunire il decotto era pronto e già tiepido. Si avviò da sola con una bottiglina piena del liquido rossastro ed un cucchiaio infilati nell’ampia tasca del suo crembiale. Intravide subito la mammarella più bella nel tratto di filare adiacente quello ove era avvenuto il furto. Vicino ve n’erano altre tre sempre belle, ma più piccole e meno vistose. Si avvicinò alla pianta, accarezzò la carcioffola, come a volersi far perdonare quel sacrilegio, estrasse il cucchiaio, lo colmò del decotto e lentamente ne versò il contenuto nelle brattee ancora tenerissime. Colmò il secondo cucchiaio, ma esitò e alla fine decise di riversarne il contenuto nella bottiglina. Aveva stimato che uno bastasse, facendo così prevalere il suo istinto alla prudenza, seppure in un gesto estremo come

quello che aveva appena compiuto. Spezzò in ultimo una foglia della pianta avvelenata. Poi tornò indietro facendo attenzione a non farsi scorgere da alcuno, guadagnando l’uscio di casa. Luigi l’aspettava in ansia. Approvava la cosa ma non riusciva a mascherare la sua preoccupazione. Antonietta quella notte non riuscì a dormire. Alle sette e mezzo, già alzata da più di un’ora, insistette perché Luigi andasse subito alla macchia per vedere cosa fosse accaduto. Anche l’uomo voleva affrettare i tempi. Difatti andò e tornò in meno di quindici minuti: “Hanno rubato, hanno rubato di nuovo, disse da lontano, quattro…, le quattro che hai detto tu!” “Sei sicuro che hanno rubato anche quella con la foglia spezzata sotto?” – Aggiunse ancora incredula Antonietta. “Sine, sine, chella pe mmé l’hann(o) fatt(e) pe’ primm(a)”- si affrettò ad aggiungere perentorio Luigi. Poi la donna si accostò al marito e lentamente, guardandolo fisso negli occhi e segnandosi con la croce disse: “Maronn(a) mia, aiutece tu!, fa ca chistu mariuol(o) nu mora…!” Ed in silenzio, entrambi recitarono alcune preghiere con quell’intenzione, di fare comunque salva la vita del ladro. E così fu! Gennarino ebbe le sue coliche, belle toste, e poi dormì per ben sei ore di seguito. Al risveglio aveva la bocca amarissima ed una forte nausea uniti ad un senso di profonda spossatezza. Ma il tutto svanì nel giro di due giorni. Alla sua prima uscita, ancora convalescente passò vicino alla macchia. C’erano Luigi e Antonietta che raccoglievano i carciofi. Lo videro e lo chiamarono: “Gennarì, comme staie? Vuoi un poco di carciofi, te li fai lessi, con prezzemolo e foglia di aglio, questi fanno bene al fegato, certamente ti gioveranno!” “No, no…, per carità!, niente carciofi, mi sono indigesti, da sempre i carciofi mi sono stati indigesti …, grazie, grazie lo stesso…, arrivederci… !” “Per San Giovanni, disse Liberina, u cimmin(o), sarà tutto fiorito, e ti mostrerò le piante, così imparerai a riconoscerle e all’occorrenza ne raccoglierai i semi per conservarli. Non si può mai sapere, potrebbero servire ancora!”. Ma Antonietta pensava ad altro, aveva già parlato con Luigi, voleva preparare un’altra macchia di carcioffole, perché una non bastava più. E gli altri agricoltori vicini? Incominciavano anch’essi ad imparare l’arte, ma ci voleva tempo, pazienza e molto lavoro. Tutte cose che non mancavano a nessuno di loro. Tranne i soldi, diceva qualcuno più smaliziato!


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La Storia Siamo Noi 2 luglio 2016

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Un piacevole sogno che ci riporta subito alla triste realtà Il naturale Porto d’Ischia necessita di un immediato intervento di “restauro” tecnico, partendo dalla sua storia che tanti “esperti” ignorano a danno della sua immagine nel mondo. La rotonda di Marco Aurelio in mezzo al porto, sin dalle sue origini antiche, fatiscente e svuotata di ogni significato estetico è l’ultimo schiaffo che si assesta alla decenza paesaggistica dei luoghi. Si può rimanere ancora fermi di fronte a tanto scempio? E se il porto di Ischia sarebbe rimasto un lago?

Di Antonio Lubrano

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ome si presenta il Porto di Ischia oggi, all’occhio degli ischitani e dei turisti? Senza dubbio, non è un bel vedere. Il degrado in cui versa, lungo tutto il suo perimetro di banchinaggio circolare con l’acqua alta, i pontili di cui uno inagibile e l’altro quasi, la rotonda chiamata di Marco Aurelio, che se tornasse in vita farebbe strage di coloro che usano il suo nome per identificare uno scempio di tale portata, proprio nel mezzo dell’ex lago, non si capisce perché non viene affrontato con la dovuta determinazione. Quindi, diciamoci la verità: a che serve un porto come il nostro, con limiti evidenti di cattiva ricezione e fruibilità? E’ proprio avvilente dover vedere la nostra struttura portuale che altre località ci invidiano. Tra fantasia e realtà tentiamo di fare un passo indietro e poniamoci il dilemma. E se l’attuale porto d’Ischia di concezione borbonica fosse rimasto lago come lo è stato per l’antichità fino al 1854, cosa sarebbe accaduto in questi 160 anni di corsa frenetica verso il progresso? Ce lo siamo chiesti cercando un’alternativa che se da un lato ha lasciato benessere, da un altro punto di vista ha provocato danni irreparabili all’ambiente e alle potenziali attività degli ischitani. Allora la risposta qual è? Avremmo dovuto tenerci il lago, e si sarebbe dovuto realizzare un porto all’altezza delle fornaci, nel tratto di mare fuori dell’attuale porto, nel luogo dove un lungimirante ischitano che aveva più di altri a cuore le sorti dell’isola - Vincenzo Telese - nei primi anni ‘60 rifece sua l’ipotesi che in quel punto poteva sorgere un nuovo approdo protetto che chiamò avamporto. La documentazione storica di metà ‘800, le cronache di quel tempo affermano che l’amministrazione comunale di Ischia di allora e i pescatori di Villa Bagni con le proprie famiglie si opposero alla volontà di Re Ferdinando II di Borbone di trasformare l’antico Lago in un porto che servisse da scalo super protetto a velieri, barche e bastimenti in navigazione nel nostro mare: e soprattutto per permettere alla nave reale nei viaggi da Napoli a Ischia

di non approdare più alla banchina di Ischia Ponte (le navi si fermavano al largo e venivano raggiunte da apposite “lanzetelle” che prelevavano i passeggeri e li trasportavano fino alla banchina dove scendevano e proseguivano per le varie destinazioni di Ischia), bensì direttamente al nuovo porto a Villa Bagni, da dove era molto più agevole arrivare in carrozza reale alla vicina Casina Reale, l’attuale Palazzo Reale, dimora estiva del Borbone e dei cortigiani al seguito. La disperata protesta degli ischitani di allora, aveva un fondamento: temevano che il loro lago, nato nel IV- secolo prima di Cristo da un antico cratere sprofondato a causa di terremoto e riempitosi d’acqua, rigenerata successivamente dall’ingresso di acqua di mare da un’apposita bocca costruita all’uopo, la famosa Becca vecchia di cui oggi c’è ancora testimonianza, trasformato quindi in porto, impedisse loro di pescare. Al Re Borbone alcuni pescatori più esperti, spalleggiati dal sindaco del tempo, suggerirono di lasciare stare il lago così com’era e di costruire invece nuove banchine ed un molo fuori dal lago, nel mare aperto davanti alla zone delle fornaci con un prolungamento di strada che si andava a congiungere con via Quercia. La proposta fu decisamente bocciata. Il lago fu aperto con una grande inaugurazione, ma disertata dal sindaco, da tutta l’amministrazione in carica e dai pescatori della zona. Immaginate se avessimo conservato il lago e si fosse, ad opera del Borbone costruito il porto dove Telese da par suo, 50 anni fa ipotizzò la nascita di un avamporto: che paese meraviglioso avremmo avuto. Un bellissimo lago con acqua di mare riciclata, tratti di spiaggia con cabine ed ombrelloni colorati, decine di ristoranti e locali notturni alla moda, fioriere, panchine per riposare, il tutto gradualmente e progressivamente evolvendosi nell’arco di 160 anni fino a raggiungere il top degli anni moderni. Immaginate se fosse andata così. Ci saremmo goduti un lago…svizzero in casa. antoniolubrano1941@gmail.com


La Storia Siamo Noi

15 2 luglio 2016

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IL PUNTO

Tutta la storia dell’antico lago ischitano Di Michele Lubrano

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n porto naturale che ci invidiano, un lago antico che “rimpiangiamo” e che gli ischitani dell’epoca prima di perderlo, difesero a denti stretti. Poi la resa di fronte al Borbone che mirava vicino e lontano. Un porto insomma con una sua storia che per sommi capi qui di seguito descriviamo. Il porto anticamente era un lago, chiamato lago del Borgo, del Bagno o Pantaniello. Secondo Plinio nacque probabilmente nel IV- III sec. a.C. da un antico cratere, sprofondato a causa di un terremoto e riempito d’acqua. Era profondo poco più di due metri, misurava 100.000 mq e conteneva all’interno un isolotto abitato, il Tondo (di cui ora non resta che una semplice struttura circolare livellata e rovinata dal tempo). Questo straordinario elemento del paesaggio portuale è al centro di un episodio del 140 d. C.: quando il principe Marco, futuro imperatore Marco Aurelio, chiede al suo maestro Frontone il significato di un’isoletta in mezzo a un lago, a sua volta contenuto in un’isola più grande, Aenaria. Frontone non ebbe difficoltà a proporre al principe una bell’immagine: allo stesso modo dell’isola grande che ripara l’isolotto dalle tempeste marine, così l’imperatore padre tiene lontano dal principe ereditario le preoccupazioni del governo. Tra il II e il III sec. d. C. l’antica struttura del lago si modificò in seguito all’eruzione del Montagnone, assumendo in parte l’aspetto che aveva prima dell’apertura. Nel 1670 fu aperta una piccola apertura per permettere il ricambio dell’acqua all’interno del lago. Sulla collina meridionale a ridosso del lago, nel 1735 dal protomedico di corte dei Borbone Francesco Buonocore fu costruito un casino, che era nello stesso tempo una casa di vacanza per sé e una clinica di lusso per personaggi illustri, che venivano a curarsi con le acque termali delle sorgenti Fornello e Fontana. Per la storia del lago furono determinanti due personaggi: Ferdinando IV e Ferdinando II. IL lago e il casino del Buonocore esercitarono un’irresistibile attrazione su Ferdinando IV, che si dedicava a frequenti “battute” di pesca nel piccolo specchio d’acqua. L’entusiasmo per il luogo lo indusse a prendere in affitto il “patrimonio della casa Buonocore”, alcuni terreni confinanti, appartenenti al sacerdote don Pasquale Manso e il lago di proprietà dell’Università d’Ischia. Nel 1815, quando i Borbone riconquistarono il trono, dopo la parentesi rivoluzionaria e napoleonica, Francesco IV rilevò il Casino Buonocore, che insieme al lago e alle zone circostanti entrò a far parte delle “Reali Delizie”. L’interesse per questa proprietà e per il lago si rinnovò con Ferdinando II. Varie ragioni lo spinsero ad esprimere il suo parere favorevole all’apertura del porto. Tagliando il lago voleva dare impulso al commercio e risollevare le sorti degli isolani. Nello stesso tempo favoriva anche se stesso che poteva giungere con più facilità alla Casina Reale, evitando di attraccare col piroscafo al molo di Celsa e poi percorrere a piedi, attraverso l’Arso, la stradina che conduceva a Villa dei Bagni. L’Ispettore di Ponti e Strade, D. Luigi Oberty, e il primo tenente del Genio, Domenico Milo, presentarono il progetto per la costruzione del porto nel lago d’Ischia e il re lo approvò il 19 luglio del 1853. Il 25 luglio di quello stesso anno iniziarono i lavori, diretti dal Cavalier Camillo Quaranta. I lavori, che consistevano tra l’altro nella rimozione di un cordone sabbioso e nello scavo del fondo, procedettero con molta lentezza a causa del caldo e dei miasmi derivanti dalle alghe putride che coprivano la duna sabbiosa. Dati gli strumenti rudimentali e le condizioni tecniche dell’epoca, il lavoro fu molto duro. Finalmente il 31 luglio del 1854 alle 7 p.m. entrò nell’antico lago la prima imbarcazione: il piroscafo reale Delfino. Il 17 settembre del 1854, poi, fu ufficialmente inaugurata l’apertura del porto con una solenne cerimonia, alla presenza di Ferdinando II. I lavori di completamento, però, continuarono ancora per alcuni anni con la costruzione delle scogliere, del faro ed altre strutture.


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La Storia Siamo Noi 2 luglio 2016

Di Nunzio Albanelli

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interesse registrato di recente per la Villa Arbusto, già Villa D’Atri, nota ai turisti, meno nota agli isolani, mi ha sollecitato a trattare di un argomento che ritengo fondamentale per la conoscenza della storia dell’isola. Da una parte, mi sembra doveroso rilevare i meriti di Vincenzo Mennella, che, in qualità di sindaco annoso di Lacco Ameno, riuscì con la sua tenacia ad espropriare la Villa, acquistata da Rizzoli nel 1952. Dall’altra, segnale eloquente del rinato interesse sono state le visite guidate delle scolaresche isolane, le quali hanno potuto così rendersi conto dell’impareggiabile tesoro archeologico esposto nella Villa ed insieme della colpevole incapacità delle amministrazioni succedutesi negli anni di valorizzarlo adeguatamente. Non posso tacere che tanti turisti, da me indirizzati nel corso dei miei vagabondaggi quotidiani, sono tornati nei rispettivi hotel con le pive nel sacco a causa delle difficoltà di vario genere incontrate. Ecco perché spesso sormonta la mia indignazione, soprattutto quando spontaneamente corre il mio pensiero alla vicina Capri, che è riuscita senz’altro a far meglio e di più con le quattro pietre di Villa Jovis, di cui ha diffuso anche un dvd che va a ruba. È evidente che la carenza degli Ischitani è soprattutto di origine culturale, poiché non ci si adopera abbastanza a livello scolastico per informare e soprattutto entusiasmare gli allievi, perché si trasformino in eloquenti portavoce. Il titolo dell’articolo riguarda appunto il presidio stanziato nell’isola maggiore di “Pithecusai” (Ischia) da parte di Jerone I a seguito della vittoria navale da lui ottenuta nell’anno 4743 a.c. nelle acque di Cuma, con cui si era alleato contro la flotta Etrusca. Agli Etruschi poi fu preclusa ogni libertà di commercio con i porti della Campania dalle clausole di pace: l’intervento di Jerone era stato sollecitato da Cuma che, essendo caduta la signoria di Aristodemo, non era stata più in grado di difendersi dall’intraprendenza dei Tirreni sia politica sia commerciale. Attingiamo tali notizie da Strabone (V, 247), il quale chiarisce altresì le ragioni che spinsero poi il presidio siracusano inviato da Jerone ad abbandonare la fortezza colà costruita e l’intera isola: cioè le convulsioni sismiche e vulcaniche, che già avevano sollecitato i primi coloni greci a trasferirsi sulla terraferma. Perciò da parte di qualche studioso si è parlato impropriamente di una

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PITHECUSANA

colonizzazione siracusana di Ischia: infatti l’espressione usata da Strabone “τό χατασχενασϑεν ϋφ’έαυτών τείχος” avalla chiaramente l’opinione di un muro di una rocca costruito dai Siracusani per proprio conto, di una guarnigione militare innalzata in un luogo forte dell’isola. Poiché inoltre lo stesso Strabone in un passo successivo (V, 248) accenna a Timeo, sua fonte, in merito ad un’altra spaventosa eruzione, mi vedo costretto a considerare attendibili le notizie fornite da Strabone per quanto attiene alle vicende siracusane d’Ischia e agli orientamenti della politica siracusana nei confronti sia delle città greche della Campania sia di Neapolis. Non mi dilungo nell’accennare alla lunga diatriba circa l’eventuale centro della guarnigione siracusana e circa la durata di quel dominio. Preferisco piuttosto ribadire, alla luce anche degli studi di Buchner, del Beloch, del Ciaceri, di J. Bérard, nonostante talune divergenze sulle date delle convulsioni accennate – taluni spostano al V secolo l’eruzione del Monte Rotaro o quella di Cafieri che avrebbero espulso i primi abitanti greci dell’isola – che, senza più alcuna ombra di dubbio, Pithecusa è da ritenere la prima colonia greca d’Occidente.


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Attualità

2 luglio 2016

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FORUM DELLE ASSOCIAZIONI FAMILIARI DELLA CAMPANIA

Adozioni internazionali D

opo lo sblocco delle adozioni dei bimbi del Congo, il Forum delle Associazioni Familiari della Campania auspica il rilancio della Commissione Adozioni Internazionali Il Forum delle Associazioni Familiari della Campania esprime la propria gioia per l’arrivo in Italia di tutti i bambini provenienti dalla Repubblica Democratica del Congo, regolarmente adottati da famiglie italiane, ma rimasti per lungo tempo bloccati nel loro Paese natale. Un interminabile e deleterio impasse, che solo negli ultimi giorni si è potuto sbloccare dopo quasi tre anni di incertezze e disagi. Il Forum, inoltre, non può che associarsi alla folta schiera di persone, enti, associazioni che hanno accolto positivamente la nomina del ministro Maria Elena Boschi alla Presidenza della Commissione Adozioni Internazionali (CAI). Per troppo tempo, infatti, da più parti e per svariate ragioni, sono giunti segnali di preoccupazione

per la sempre più critica gestione della Commissione Adozioni Internazionali. La prevista collegialità è stata interrotta da una serie di provvedimenti assunti nel tempo dall’attuale vicepresidente Silvia Della Monica, senza che mai fossero portati all’attenzione di tutti i componenti della Commissione, finiti di fatto col risultare responsabili di decisioni prese a loro nome ma di cui erano sostanzialmente all’oscuro. Un’assurda anomalia, riscontrata tra le tante altre segnalate già da moltissimi parlamentari di varie appartenenze politiche. La stessa vicenda del lungo blocco

dei bimbi adottati nel Congo è del resto emblematica della scarsa attenzione ai minori e alle loro famiglie, costrette a viaggi estenuanti per raggiungere i propri figli già arrivati sul suolo nazionale. Ancor più sintomatico il calo vertiginoso dei numeri delle adozioni internazionali, dimezzatesi nell’arco di tre anni. Il Forum delle Associazioni Familiari della Campania auspica pertanto che l’impegno di Maria Elena Boschi alla presidenza della Commissione Adozioni Internazionali, oltre a siglare il ritorno del ruolo politico di titolarità dell’e-

secutivo, possa segnare finalmente una svolta positiva dell’attività della CAI, in modo da assicurare trasparenza e rispetto della normativa nazionale e internazionale, volta al servizio esclusivo dei minori abbandonati. La prassi adottiva dovrà sempre avere come riferimento l’identità filiale dei bambini, la tutela della loro dignità e del loro supremo interesse. A Maria Elena Boschi chiediamo di assicurare anche a questa speciale forma di “generazione” le stesse opportunità, in termini di risorse e servizi, riconosciute alle altre forme di genitorialità (gravidanza fisiologica o procreazione medicalmente assistita). Milioni di bambini abbandonati potrebbero vedersi restituire la loro dignità di figli anche grazie alle famiglie italiane. Il Forum esprime la più viva solidarietà ai moltissimi coniugi aspiranti genitori adottivi e lancia un appello anche a quelle famiglie che potrebbero aprire le porte della loro casa ad un bambino abbandonato adottandolo come figlio.

AVVISO PUBBLICO Avviso per la costituzione di una rete promotrice di azioni ed idee per la redazione di un documento programmatico Quale “accordo territoriale di genere” LA FONDAZIONE IACONO AVELLINO CONTE, SITA IN ISCHIA ALLA VIA TRAV. MIRABELLA NR. 9; E LA COOPERATIVA KAIROS, SITA IN ISCHIA ALLA VIA DELLE TERME, 76/R Soggetti promotori e proponenti del progetto denominato “donne serene” - relativo all’avviso pubblico “accordi territoriali di genere” di cui al p.O.R. Regione campania 2014-2020 - obiettivo “investimenti in favore della crescita e dell’occupazione femminile” finalizzato alla costituzione di una rete territoriale promotrice dell’accordo territoriale di genere dell’ambito n13 (isole di ischia e procida) INVITA I sindacati, le aziende alberghiere e della ristorazione, nonché le aziende impegnate in qualsiasi altra attività commerciale, associazioni sportive e culturali e tutti i soggetti del terzo settore,

A manifestare interesse ad aderire alla costituenda Rete degli “accordi territoriale di genere”

La finalità della rete è quella di promuovere e sviluppare buone prassi che aiutino la donna a conciliare il suo ruolo di mamma con il lavoro, lo svago, il benessere e la cultura. Buone prassi di genere quindi che favoriscano una compiuta partecipazione femminile nei processi dello sviluppo locale, nonché buone prassi nelle seguenti aree: - Flessibilità; - Servizi aziendali; - Svago, benessere e cultura; - Servizi territoriali. La candidatura della manifestazione d’interesse potrà essere consegnata a mano entro le ore 12.30 Del giorno 24 giugno ’16 presso la sede della fondazione iacono avellino conte sita in ischia alla via mirabella nr. 9, Oppure via fax al 081993384, o via mail al seguente indirizzo operapia_iac@alice.It. Per info e contatti: Dal lunedì al venerdì dalle ore 9.30 Alle ore 12.30 Telefono: 081993384 – e-mail: operapia_iac@alice.It.


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Cultura 2 luglio 2016

Il mare di Aenaria continua a offrirci i suoi tesori Di Gina Menegazzi

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apita a chi - come Gaetano Lauro della Marina di Sant’Anna - ha ormai l’occhio attento dovuto a sei anni di esplorazione subacquea con la guida precisa dell’archeologa Alessandra Benini della Sovrintendenza per i beni Archeologici, capita, dicevo, di notare nella sabbia del fondale nella baia di Sant’Anna, subito fuori dell’area interessata agli scavi, qualcosa d’insolito, che “non dovrebbe essere lì”, e scoprire così il ceppo sepolto dell’ancora di una nave romana. E così i giovani della Marina di S.Anna, che tanto si stanno spendendo in questi scavi, hanno potuto filmare il sub che delicatamente rimuove la sabbia e poco a poco porta alla vista tutto il pezzo, per poi legarlo e portarlo in superficie grazie all’uso di uno speciale pallone: un filmato emozionante. Questo lungo pezzo di piombo costituiva il braccio trasversale di un’ancora ed è ora esposto nella sala di Navigando verso Aenaria a Ischia Ponte, silenzioso testimone di una lontana navigazione. Purtroppo non reca segni né punzoni che possano aiutare nella datazione o nell’attribuzione a questa o quella nave o armatore, ma una prima osservazione lo colloca tra il IV secolo a.C. e il II d.C. In questo periodo infatti i romani cominciarono a sfruttare appieno le miniere spagnole di galena per l’estrazione dell’argento e il prodotto secondario di questa lavorazione era un grossissimo quantitativo di piombo, un materiale duttile che non si spezza e che ha un notevole peso specifico così da risultare ideale per la fabbricazione di ancore; spesso un’imbarcazione romana ne aveva anche quattro o cinque. Lungo circa un metro e mezzo e pesante 100 kg, questo ceppo ci fa facilmente intuire le dimensioni del naviglio cui apparteneva. Fermo nel porto di Aenaria? Adibito al trasporto di quali merci? E da o per quale porto? Purtroppo molto difficilmente troveremo una risposta a queste domande: il fondale della baia di sant’Anna ha subito troppi traumi, naturali e causati dall’uomo, per poter rispondere esaurientemente. Siamo sicuri però che i ragazzi della Marina di Sant’Anna non trascureranno di esplorare ogni centimetro di quest’area per mettere a nostra disposizione tutte le scoperte e le informazioni possibili.

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ISCHIA ARCHEOTOUR Di Gina Menegazzi

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na nuova intelligente offerta turistica. A questo può sembrare limitarsi l’Ischia Archeotour, un pacchetto che riunisce in un unico giorno la visita - con pulmino dedicato e accompagnamento di una guida - a tre punti chiave della storia ischitana: il Museo di Pithecusae nella splendida villa Arbusto, la città sommersa di Aenaria e il parco Fonte delle Ninfe Nitrodi. E questo è, certamente, visto che sarà pubblicizzato soprattutto negli alberghi e si rivolgerà anche a un pubblico straniero grazie alla presenza di guide in inglese, tedesco e russo, oltre ovviamente all’italiano. Ma non è solo questo. Perché poter offrire un pacchetto di questo spessore, che riguarda la storia antica d’Ischia con un occhio particolare al periodo romano quello meno noto - accompagnati da guide esperte, abbinandolo all’aspetto “benessere” offerto dalle acque di Nitrodi, vuol dire poter interessare un pubblico più ampio e più colto, anche e soprattutto nelle stagioni minori, quando il mare è meno accessibile e il tempo può non essere al meglio. E questa proposta vuol anche dire creare lavoro, diretto o indotto, soprattutto per i nostri giovani, e diffondere un po’ di più la conoscenza di quanto abbiamo di bello e d’interessante sull’isola, cercando di insegnarne ed evidenziarne i collegamenti. E’ solo l’inizio, ma tre comuni si sono messi insieme – Lacco Ameno, Barano e Ischia – vincendo campanilismi e chiusure, in una sorta di comune unico della cultura, e con loro le associazioni di Marina di Sant’Anna, Navigando verso Aenaria, Fonte delle Ninfe Nitrodi e IschiaSPAH, e hanno incaricato gli esperti dell’associazione Cultura Felix, professionisti e storici dell’arte che operano nel campo dei Beni Culturali, di accompagnare i visitatori. E se è vero che un turista su quattro sceglie di visitare l’Italia per la sua offerta archeologica e museale, e per la sua storia, qui a Ischia potrà trovare, prepotenti, le testimonianze della storia più antica abbinate ad una natura generosa e salutare. Con la speranza che questa proposta ne susciti tante altre, tra loro collegate, per poter rispondere in modo sempre più esauriente a chi ci chiede: “Ma Ischia, oltre al sole e al mare, che cosa c’è?”.


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Cultura

2 luglio 2016

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Di Giuseppe Galano

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unedì 27 giugno alle ore 16 nell’incantevole location del giardino di Villa Arbusto a Lacco Ameno si è svolta la conferenza stampa di presentazione della rassegna di teatro, musica, cinema, arte ed archeologia in programma dal 3 luglio all’11 settembre 2016. A far da cornice all’evento il panorama mozzafiato che la splendida struttura offre. A Lacco Ameno si vivrà un’estate nel segno del mito. Gli spazi che custodiscono le testimonianze della millenaria storia della nostra isola diventeranno luoghi di spettacolo e cultura attraverso un ricco calendario di eventi che mirano in primis alla promozione del Museo Archeologico isolano di Villa Arbusto di fama internazionale ed alla diffusione della conoscenza del suo ricco patrimonio espositivo. Si tratta di un forte invito a conoscere il nostro passato. Teatro, cinema, arte ed archeologia si intrecceranno nello scenario di Villa Arbusto per un intenso ed appassionante cartellone di eventi, nato da un’idea dell’Assessorato alla Cultura del Comune di Lacco Ameno, con la collaborazione della Regione Campania, dell’Associazione Ischitani nel mondo e del Circolo Georges Sadoul Istituto Italiano per gli Studi Filosofici. L’Amministrazione del Comune di Lacco Ameno, guidata dal sindaco Giacomo Pascale , artefice principale della manifestazione, si sta battendo con tutte le proprie forze affinchè il complesso museale ritorni agli antichi splendori e possa assumere sempre più un ruolo da protagonista non solo nel nostro territorio isolano. Antonio Monti, consigliere comunale con delega al turismo, afferma come l’obiettivo dell’Ente sia proprio quello di rilanciare in maniera forte e decisa il Museo Archeologico ridando all’intera struttura il ruolo di centralità che merita. “Metamorphosis. I miti, i luoghi, la memoria” è una bellissima iniziativa che nasce dall’idea di far vivere la struttura, con i suoi spazi di pertinenza, come luogo di attività culturali. Il programma, affidato alla direzione artistica di Salvatore Ronga, prevede una serie di performance teatrali e musicali, installazioni artistiche e multimediali, seminari e conferenze. Si tratta senza ombra di dubbio di un progetto molto ambizioso che troverà riscontri positivi sia da parte degli isolani che dei numerosi turisti che nel corso dell’estate affolleranno la nostra isola i quali resteranno sicuramente affascinati dalla bellezza unica del luogo e dai tesori immensi che custodisce. Per

Metamorphosis i miti, i luoghi, la memoria Dal 3 luglio all’11 settembre: teatro, musica, cinema, arte ed archeologia si intrecciano a Lacco Ameno.

Costanza Gialanella, funzionario presso la Sovrintendenza Speciale per i Beni Archeologici di Ischia e Pozzuoli, la rassegna culturale sarà occasione preziosa per valorizzare l’ intera struttura. La parola passa a Cecilia Prota, Assessore alla Cultura del Comune di Lacco Ameno, la quale sottolinea la grandiosità dell’iniziativa che permetterà a tanti di partecipare ad eventi culturali bellissimi con possibilità di visitare il complesso museale. Il Museo come protagonista. Questo è lo scopo dell’Amministrazione Comunale. A piccoli passi, grazie a tanti sforzi e sacrifici si sta cercando di ridare alla struttura la giusta importanza. Grazie a questa manifestazione sarà possibile dare luce e permettere ad isolani e turisti di conoscere ulteriormente il Museo. Tutti gli eventi, che abbracciano il periodo compreso tra il 3 luglio e l’11 settembre 2016 si svolgeranno in continuità ed a completamento delle attività di fruizione della struttura. “Proprio così-conferma il direttore artistico Salvatore Ronga- la collezione archeologica del museo si configura come sistema organizzato di testimonianze del passato, ma anche come luogo della memoria dove recuperare l’origine di consuetudini ed usi antichi, come quelli della pesca e della navigazione, della coltivazione della vite e della convivialità, le cui tracce permangono e si trasformano nel tempo fino a definire ancora oggi l’insieme della nostra identità”. Si partirà il 3 luglio alle ore 21 con lo spettacolo teatrale Le Metamorfosi di Ovidio con repliche il 24 luglio ed il 14 agosto. Da

lunedì 4 a venerdì 8 luglio sarà reso omaggio con un ricco cartellone di eventi a Luchino Visconti, uno dei personaggi più illustri dello scorso secolo. Il 17 luglio sarà la volta dello spettacolo multimediale La Casa di Asterione. Il 31 luglio ed il 28 agosto

andrà in scena la Trama delle donne, spettacolo teatrale. Da non perdere il 7 agosto alle 5 del mattino lo spettacolo teatrale Inno Al Sole. Questo e molto altro ancora attende coloro che lo vorranno , naturalmente non mancheranno le sorprese.


Liturgia

20 2 luglio 2016

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COMMENTO AL VANGELO

Domenica 3 LUGLIO 2016

Una gioia così mi interessa!

Prima giornata annuale della prevenzione del DIABETE 2016

Di Don Cristian Solmonese

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arissimi amici, nel vangelo di questa domenica abbiamo ascoltato il Signore che manda i suoi discepoli in missione. È il primo compito che il Signore ci affida, quello di sentire la propria vita come una missione. Nella vita ognuno di noi ha un compito, un lavoro, una famiglia da mandare avanti, i genitori da accudire in vecchiaia, persone da accudire all’interno di un’associazione. Chi ha fede sente questo come una chiamata di Dio, chi non ha fede la sente come un dovere morale, ma alla fine lo scopo è lo stesso. Si prende il nostro operare come una missione per portare gioia e tranquillità a chi ha avuto meno di noi dalla vita. Nel Vangelo è il Signore a dirci che ogni operaio, ogni persona che lavora nella sua vigna, ha diritto ad essere pagato, ha diritto a ricevere una ricompensa per i suoi servigi. Purtroppo c’è chi prende alla lettera queste parole e di ciò che incassa per beneficenza una parte se la mette in tasca, una parte in un conto in Svizzera e una piccola parte la destina a qualche opera buona, magari stando attento a trarne qualche profitto in termini di favori. Ma la mercede di cui parla Dio è certamente la vita eterna, ma conoscendo la natura umana, il bisogno di avere delle gratificazioni in questa nostra esistenza terrena, ci paga per i nostri servigi. Non certo in termini economici, non facendo piovere la manna dal cielo, ma elargendoci monete di gioia che potremo spendere per acquistare amore; la gioia di cui parlo e quella che ci deriva dal vedere un bambino felice nonostante una brutta situazione familiare, un anziano sorridente perché non più solo, un malato terminale consapevole che ci sarà in quel momento qualcuno a tenergli la mano per fargli coraggio, un carcerato che ha avuto il perdono e con esso il desiderio di cambiare vita. Se rendiamo la nostra vita una missione, essa stessa è la gratificazione della propria esistenza. La missione del cristiano però è ancora più specifica: il Signore parla di portare la pace, di annunciare il Regno e di scacciare i demoni. Sono i compiti del Cristiano. Il Signore ci invita ad essere segni di unità e di comunione scacciando tutto ciò che divide dalle relazioni ai gruppi, dal lavoro alla famiglia; cacciare il diaballo (colui che prende e getta lontano) è il primo compito del cristiano. Questo prepara il terreno buono per seminare la parola di Dio e produrre la pace, effetto di questa parola. Tutto questo è vero che produce gioia, ma il Signore ci richiama a scoprire la gioia vera. Essa non è frutto dei successi delle azioni degli uomini, essa non è frutto di un progetto andato in porto o di una moltitudine di seguaci venuti alla fede, ma la gioia vera del cristiano è data dal fatto che il suo nome è scritto nei cieli, è nel palmo di Dio. La gioia è frutto di una consapevolezza che tu sei l’oggetto desiderato e amato da Dio in modo smisurato! Fin quando questa gioia non pervaderà tutto noi stessi, ai primi insuccessi, ai primi fallimenti ci scoraggeremo e lasceremo perdere tutto! Il Signore ci ha dato la soluzione perché possiamo continuare il cammino ed essere veri annunciatori del Vangelo. Una gioia così mi interessa sul serio! Buona domenica!

Di Alfonso Filisdeo Presidente FAND, Associazione italiana diabetici – Delegazione Isola d’Ischia

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nche quest’anno la giornata per la prevenzione del diabete, che si è svolta il 19 giugno a Forio, si è conclusa con grande soddisfazione per coloro che si sono sottoposti allo screaming di controllo e per tutti i collaboratori che, con grande spirito di abnegazione, si sono impegnati dalle ore 9:00 alle ore 13:00, affinché tutto riuscisse nel migliore dei modi. Su 103 controlli effettuati abbiamo riscontrato in 44 soggetti non diabetici dichiarati, valori glicemici alti tali da consigliare con urgenza una visita diabetologica specialistica, a garanzia della certezza della diagnosi e per evitare così drammatiche conseguenze in futuro. La FAND, Associazione Italiana Diabetici – delegazione Isola d’Ischia, ringrazia ufficialmente il Dott. Ezechiele De Luca, responsabile dell’ambulatorio di diabetologia dell’ASL di Ischia, grande professionista e soprattutto uomo di grande umanità verso i pazienti, e la sua deliziosa e giovanissima figlia Maria Concetta, il Dott. Pietro Buono, la Dott. ssa Michela Scotti, la Dott. ssa Serena Carcaterra, la Dott.ssa Alessandra Aurino, il Dott. Francesco Impagliazzo, il Sig. Ciro Tabacchini, Presidente della delegazione FAND di Qualiano, e Consorte, il Sig. Sergio Barone, il Sig. Antonio Di Costanzo e il Sig. Leonardo Trani, infermieri presso l’Ospedale A. Rizzoli, i Sigg. Cesare Marsili, Giuseppe Staiano e Pasquale Villano per il loro prezioso aiuto, l’Associazione DiaLife, la Croce Rosa di Ischia, la Casa Farmaceutica Fora, rappresentata dalla Dott. ssa Federica Perna e il Prof. Gianni Vuoso per la sua opera d’informazione circa le problematiche del diabete. Ringraziamo in modo particolare i proprietari del Bar La Piazzetta e del Pub Il Tramonto per la loro disinteressata e sincera disponibilità. Infine desideriamo ringraziare Teleischia e i giornali locali Kaire, Il Dispari e Il Golfo per il loro importante ruolo informativo sul territorio. Diamo appuntamento alla prossima giornata per la prevenzione del diabete che si terrà il giorno 02 ottobre p.v. presso il Bar “Il gatto bianco”, in Piazzetta San Girolamo a Ischia.


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Ecclesia

2 luglio 2016

kaire@chiesaischia.it

La misericordia purifica il cuore Di Ordine francescano secolare di Forio

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ercoledì 22 giugno, durante l’Udienza Generale in piazza San Pietro, Papa Francesco ci ha parlato della guarigione di un lebbroso da parte di Gesù. “Signore, se vuoi, puoi purificarmi!» (Lc 5,12): è la richiesta che abbiamo sentito rivolgere a Gesù da un lebbroso. Quest’uomo non chiede solamente di essere guarito, ma di essere “purificato”, cioè risanato integralmente, nel corpo e nel cuore. Infatti, la lebbra era considerata una forma di maledizione di Dio, di impurità profonda. Il lebbroso doveva tenersi lontano da tutti; non poteva accedere al tempio e a nessun servizio divino. Lontano da Dio e lontano dagli uomini. Triste vita faceva questa gente! Possiamo essere anche generosi, possiamo avere compassione, però di solito non lo tocchiamo. Gli offriamo la moneta, la buttiamo lì, ma evitiamo di toccare la mano. E dimentichiamo che quello è il corpo di Cristo! Gesù ci insegna a non avere timore di toccare il povero e l’escluso, perché Lui è in essi. Toccare il povero può purificarci dall’ipocrisia e renderci inquieti per la sua condizione”… Pensiamo ai nostri anziani lasciati soli o ai profughi accolti in un primo momento e poi abbandonati nei lager dei centri di accoglienza, o a quei bimbi africani che non hanno nessun tipo di avvenire. San Francesco abbraccia ciò che per il mondo è stolto, ultimo, minimo, minore. Preferisce e sceglie di disprezzare se stesso invece che gli altri e di considerare tutti migliori di lui, anche i malati, gli assassini, i ladri. Oggi l’ insegnamento del Signore è completamente disatteso. La nostra umanità non lava più i piedi al prossimo ma piuttosto se li fa lavare. La superbia, ha scritto San Bonaventura, seguendo fedelmente la lezione dei Padri della Chiesa, è la radice di tutti i mali, ma ci indica un rimedio ricordandoci che Cristo si è incarnato per umanizzare l’Umanità. Questa lezione del serafico San Francesco può essere assunta anche da noi che, i piedi dei fratelli li laviamo sì, forse, ma con tanta riluttanza e non abbracciamo più nessun lebbroso! Nei primi tempi, quando qualcosa si stava muovendo nel suo animo, San Francesco aveva intuito poco per volta che quel qualcosa poteva venire da Dio, anche se non aveva capito ancora niente del senso di tutto quello che gli succedeva. Fin d’allora si rivestì dello spirito della povertà, del senso dell’umiltà, dell’ardore della più profonda pietà. E mentre prima non sopportava non solo la vicinanza, ma la vista anche lontano dei lebbrosi, da questo punto, per amore di Cristo crocifisso che, secondo la parola profetica era apparso spregevole come uno di loro, si diede a servirli con grazia, con umiltà, con amore. Li visitava con molta frequenza nelle loro abitazioni, dava ad essi abbondanti elemosine e ne baciava con vera pietà le labbra e le mani. San Francesco potrebbe dire, in sostanza, facendo eco a S. Paolo: ho perso tutto ma ho guadagnato una relazione personale che per me è il massimo. Egli ha capito, ma l’ha capito con tutte le fibre del suo essere, non solo con l’intelletto, che il valore dell’uomo è l’amore di Dio, tutta la passione di Dio, tutto il suo sangue. “Vi supplico,perciò con tutta la riverenza di cui sono capace, di non dimenticare il Signore, assorbiti come siete dalle cure e preoccupazioni di questo mondo, e di non deviare dai suoi comandamenti” (FF 211) dice nella lettera ai reggitori dei poveri. San Francesco ha saputo decidere: questo mi pare il suo segreto. Decidere per camminare nell’esodo della fede, alla ricerca di Dio, del Volto dell’Altissimo, per poter avvertire la sua presenza silenziosa e comprendere fino in fondo tutti i suoi doni. Il motivo? Perché il Figlio di Dio ha accettato di ricevere la “ carne della nostra fragile umanità”. Non temporanea. Per sempre.


Cinema

22 2 luglio 2016

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Osservazioni ai margini di un Festival Di Gina Menegazzi

S

abato 25 giugno – Comincia stasera, nello splendido Castello Aragonese, la quattordicesima edizione dell’IschiaFilmFestival. Un festival delle location, che dà una tale importanza ai luoghi in cui sono girati i film, non poteva che svolgersi in un luogo, una “location” particolarmente bella e suggestiva. Già salire sul Castello di sera è un’emozione tutta particolare, e un grazie di cuore va alla famiglia Mattera che accetta ogni anno per una settimana questa invasione di pubblico e di addetti ai lavori a interrompere il magico silenzio notturno di casa loro. Ho guardato il programma di questa e delle prossime sere per scegliere i film da seguire. Purtroppo non ho il dono dell’ubiquità ed è un problema perché, pur volendo ignorare l’omaggio che verrà fatto a Luchino Visconti da AntonGiulio Mancino e la successiva proiezione de “La terra trema”, ci sono – solo pensando a stasera - altri quattro lungometraggi, oltre a due corti e cinque documentari, alcuni anche presentati e premiati a festival internazionali, che attirano la mia attenzione: storie d’amore come il russo “The heritage of love” o di azione e di denuncia come l’inglese “E-Bola” o l’italiano “Oro blu – conversazioni dal mare”, per citarne solo tre. Come al solito deciderò all’ultimo momento, ben consapevole che mi spiacerà perdermi gli altri e che il problema della scelta si ripresenterà domani, e nei giorni successivi. Perché questo fa l’IschiaFilmFestival ai non addetti ai lavori: proponendo opere di alto livello spesso non proiettate nei circuiti normali - e men che meno sulla nostra isola - crea una gran voglia di film di qualità, di cinema bello, curato, interessante, che ci porti altrove, che ci faccia conoscere luoghi e situazioni lontane. Lunedì 27 giugno – Alla fine l’altra sera ho optato per “The heritage of love”, film russo con sottotitoli in italiano, ma non per questo difficile da seguire. Tra l’altro dovremo abituarci sempre più, noi italiani, come già fanno all’estero, ai film sottotitolati invece che doppiati, visti i costi sempre più alti del doppiaggio. Un bel film, in cui la storia d’amore, che scavalca i decenni, è presa a pretesto per una descrizione “dall’interno” della rivoluzione russa. Al regista non interessa parteggiare per i bianchi o per i rossi, ma solo descrivere l’atrocità e l’insensatezza della

guerra, e di come qualunque calcolo umano su come gestire la vittoria in realtà venga annullato dal fatto che siamo tutti perdenti. Ieri sera, grazie alla generosità di Enny e Michelangelo Messina, ho potuto accompagnare i nostri amici siriani ad assistere ad alcune proiezioni: inutile dire che anche un breve giro per il Castello al tramonto li ha incantati. Particolarmente colpiti sono stati dal film canadese “My home”, che esplorava la complessa realtà delle minoranze arabe e beduine che vivono in Israele; ci hanno tenuto a sottolineare come purtroppo gli arabi cristiani in quello stato siano sottoposti ad una forte pressione da parte degli arabi musulmani perché si convertano all’Islam: grazie a questo documentario e alla loro presenza, quindi, sono venuta a conoscenza di un altro aspetto della vita dei Cristiani, arabi e non, in Terrasanta. Mercoledì 29 giugno – “Le confessioni” con un bravissimo e intenso Toni Servillo, nella parte di un monaco certosino nei giorni nostri, non mi ha però preso più di tanto, mentre “The fencer”, basato sulla vita dello schermidore estone Endel Nelis, mi ha conquistato per l’umanità della storia e del personaggio. Braccato dalla polizia segreta russa ai tempi di Stalin per essere stato arruolato a forza nell’esercito tedesco invasore, Nellis si rifugia in una piccola cittadina estone e si dedica all’insegnamento, appassionando i suoi giovani allievi alla scherma e trovando in loro un senso per la propria vita. Ancora una volta la Storia con la maiuscola si trova a interferire pesantemente con il desiderio di una vita normale che tutti in fondo coltiviamo. Il convegno internazionale sul Cineturismo, svoltosi ieri, ha visto, grazie alla partecipazione del Sottosegretario al Ministero dei Beni Culturali, l’on. Antimo Cesaro, un’ulteriore conferma di quanto questo termine, inventato quattordici anni fa da Michelangelo Messina, sia pieno di significati e di risorse e stia ormai a indicare una realtà che è stata presa in considerazione anche dalla politica: inglobato anche il Turismo nei Beni Culturali, questi possono esprimere ancor meglio le loro potenzialità sfruttando l’emozione filmica che scaturisce dall’opera audiovisiva. Ora vado a immergermi nei mondi che mi verranno offerti questa sera; ve li racconterò la settimana prossima.


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Televisione

2 luglio 2016

kaire@chiesaischia.it

SABATO 16 LUGLIO ALLE 14.20, DOMENICA 17 LUGLIO ALLE 06.20 E DOMENICA 24 LUGLIO ALLE 14.20

TV2000: protagonista su borghi d’Italia il comune di Ischia con il borgo antico di Ischia Ponte

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a XXIX puntata stagionale di Borghi d’Italia ci porterà nella splendida Isola di Ischia (Napoli). Con i suoi circa 67.000 abitanti è la terza più popolosa isola italiana e comprende nel suo territorio 6 comuni. Noi ci concentreremo sulla città di Ischia e principalmente sul borgo antico di Ischia Ponte dove svetta il maestoso castello aragonese. Nel corso del programma incontreremo il primo cittadino, il vescovo, il parroco e gli altri protagonisti della vivace vita cittadina. Scopriremo la città dell’accoglienza. Visiteremo la cattedrale, le altre chiese, il centro pastorale parrocchiale, e il castello aragonese simbolo dell’intera isola. Conosceremo la devozione che la popolazione di Ischia Ponte nutre per il patrono San Giovan Giuseppe della Croce. Il presidente del consorzio Borgo di Ischia Ponte ci accompagnerà nei laboratori degli artisti, degli artigiani, e non mancheremo una visita in uno storico forno del centro storico. Incontreremo i pescatori, e con la particolare barca dei ragazzi della Società Marina di Sant’Anna raggiungeremo il sito archeologico sommerso di Aenaria. Con lo sfondo del mare e del castello aragonese presenteremo i genuini piatti della tradizione locale. Sarà un incontro con il luogo, all’insegna della bellezza e di una fede viva. I colori di Ischia ed i sorrisi della gente vi conquisteranno. Buonissima visione! Tv2000 è visibile sul canale 28 del digitale terrestre oppure sul canale 140 di Sky. Per tutti gli approfondimenti: www.tv2000.it/borghiditalia

SEGNALAZIONI SETTIMANALI 4 – 10 LUGLIO 2016 LUNEDI’ 4 LUGLIO “Cuore” – ore 21.00 Prima e seconda puntata dello sceneggiato del 1984 diretto da Luigi Comencini e ispirato al celebre romanzo di Edmondo De Amicis del 1886. Con Johnny Dorelli, Laurent Malet, Eduardo De Filippo, Giuliana De Sio, Bernard Blier, Carlo Calenda. MARTEDI’ 5 LUGLIO Attualità – “Siamo noi – Lungo le strade della misericordia” - ore 21.00 Le opere di misericordia corporale raccontate in chiave moderna e attuale. Il tema della terza puntata è: “vestire gli ignudi”. A leggere e interpretare i passi del Vangelo di San Matteo è Lino Banfi. Qual è il senso odierno della nudità? Come ci si mette, oggi, al servizio di chi ha bisogno di coprirsi? Ne parlano gli ospiti in studio. MERCOLEDI’ 6 LUGLIO “Vento di passione”- ore 21.15 Ogni mercoledì, in prima serata, per tutta l’estate, tre puntate della telenovelas ambientata in Brasile negli anni della seconda guerra mondiale. GIOVEDI’ 7 LUGLIO “Il mondo insieme” – ore 21.00 Consueto appuntamento settimanale di prima serata con i viaggi di Licia Colò. Una proposta estiva per accompagnare i telespettatori alla scoperta delle località più belle e suggestive del pianeta. Tanti gli ospiti in studio che condivideranno con

il pubblico insoliti quanto avvincenti itinerari di viaggio. VENERDI’ 8 LUGLIO Film “La parete di fango” – ore 21.00 Due galeotti riescono ad evadere durante un trasferimento. Il primo è bianco, il secondo è nero: sono legati ai polsi da una catena e non possono dividersi, nonostante una fortissima rivalità. Gradualmente il rapporto tra i fuggitivi si modifica. Di Stanley Kramer, con Tony Curtis, Sidney Poitier, Theodore Bikel, Lon Chaney jr. SABATO 9 LUGLIO “La canzone di noi” – ore 21.00 Talent per cori di tutta Italia condotto da Arianna Ciampoli. Nella giuria che valuta le esibizioni dei gruppi ci sono Claudio Lippi, Aba, giovane finalista di X-Factor, e Jose’ Maria Sciutto, direttore del coro di voci bianche del Teatro dell’Opera di Roma. DOMENICA 10 LUGLIO Film “Suor Pascalina” – ore 21.00 La storia di Josephine Lehnert, la donna di origine bavarese che segue la vocazione e, nonostante l’opposizione del padre, prende i voti. Classe 1894, settima di dodici figli, postulante delle suore Maestre della Santa Croce a diciannove anni, viene scelta come governante del nunzio apostolico a Monaco, Eugenio Pacelli, futuro Papa Pio XII. Regia di Marcus Rosenmuller con Christine Neubauer e Remo Girone.

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