Kaire 26 anno III

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IL SETTIMANALE DI INFORMAZIONE DELLA CHIESA DI ISCHIA ANNO 3 | NUMERO 26 | 25 GIUGNO 2016 | E 1,00

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NON UNA PALESTRA, MA UN PUNTO DI RIFERIMENTO PER I RAGAZZI Un progetto di vita per i ragazzi dell’isola di Ischia e non solo. La storia dell’Asd Ischia Judo di Rosario Terranova che mette a disposizione un luogo di aggregazione per i ragazzi. A pag 12

Una normale famiglia nel caos della guerra

SE SIAMO VIVI È GRAZIE A VOI, ISCHIA! La storia della famiglia Kababji, scappata dalla Siria a causa delle persecuzioni ai cristiani e alla presenza dell’Isis. Hanno ritrovato la speranza di vivere grazie al progetto dei corridoi umanitari e all’accoglienza della diocesi di Ischia

ESCLUSIVO

Di Gina Menegazzi

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Andrea Di Massa

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anno immediatamente appeso in sala le loro foto - i genitori da giovani, le figlie truccate e in posa o con la divisa del diploma, il figlio lontano - e hanno disposto sui mobili o attaccato alle porte immagini sacre e statue di san Charbel e di sant’Hardini - i loro santi -, il Volto della Sindone, la Madonna, la Sacra Famiglia, quasi a marcare la loro voglia di “casa” e a chiedere protezione. La famiglia Kababji, siriana, è giunta giovedì 16 giugno a Fiumicino – e poi a Ischia - da Beirut, fuggendo dalla guerra civile, grazie ai corridoi umanitari nati da un accordo tra il governo italiano (ministeri degli Esteri e dell’Interno), la Comunità di Sant’Egidio, la Federazione delle Chiese Evangeliche in Italia e Tavola Valdese. Ci ha accolto nell’appartamento offerto loro dalla Diocesi d’Ischia secondo il desiderio del Santo Padre e del vescovo di Ischia Pietro Lagnese e, sotto l’occhio attento e pieno d’amore del capofamiglia, ci ha raccontato la sua storia.

LE PIANTE RACCONTANO

L’IMMAGINE DELLA SACRA SINDONE A FORIO

La nuova rubrica sulle storie intorno ad alcune piante singolari che si rinvengono sull’isola d’Ischia, a cura di Franco Mattera

Un singolare evento nell’Anno del Giubileo della misericordia: dal 26 giugno al 3 luglio nell’Arciconfraternita di S. M. Visitapoveri

RIPARTE L’ISCHIA FILM FESTIVAL Tutto quello che c’è da sapere sulla nuova edizione dal 25 giugno al 2 luglio al Castello Aragonese

CONFINDUSTRIA: IMMIGRATI, VALGONO L’8% DEL PIL Meno di quanti gli italiani credano. Sono produttivi, poco costosi per lo Stato, utili in tempi di inverno demografico.


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Una normale famiglia

Continua da pag. 1 LA LORO STORIA Il padre Adib, la madre Feryal, il figlio Yaacoub (31 anni), e le figlie Rawaa (29) e Marlene (26) avevano una vita tranquilla fino a qualche anno fa, in Siria: la loro città, Hasakah, nell’estremo nord-est del paese, contava circa 188.000 abitanti, curdi e arabi, mussulmani e cattolici, che vivevano in pace. Adib Kababji aveva un negozio, il figlio lavorava come carpentiere, le due figlie studiavano, un buon tenore di vita. Quanti di noi si riconoscono in questo quadro? Poi, a seguito di manifestazioni contro il regime di Assad, represse con il sangue, è cominciata una vera e propria guerra civile, con migliaia di

Il settimanale di informazione della Chiesa di Ischia Proprietario ed editore COOPERATIVA SOCIALE KAIROS ONLUS

vittime e un numero infinito di profughi. Perché intanto hanno fatto la loro comparsa nella zona vari gruppi di fondamentalisti islamici, tra cui l’ISIS, contro cui combattono anche i curdi: musulmani contro musulmani e ancora di più contro i cristiani. La famiglia Kababji si trova nel mezzo di questo conflitto: un giorno dei loro cugini, davanti alla chiesa, vengono fatti segno, con altri, a un attacco armato e restano gravemente ustionati. Kaire, per rispetto verso i suoi lettori, ha deciso di non pubblicare la foto di uno di loro, con il viso completamente sfigurato e il corpo avvolto nelle bende. Immagine raccapricciante, che pure una delle

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ragazze conserva sul suo telefonino, a memoria e testimonianza di quanto può l’odio umano. I genitori si rendono conto dell’enorme pericolo che corrono tutti loro ma soprattutto le figlie femmine, per cui decidono di fuggire in corriera, con i soli abiti che hanno addosso, attraversando il paese e arrivando in Libano. Profughi, come altri 120.000 dalla stessa città. Ma sono una famiglia unita, in cui la gerarchia famigliare è rispettata, e così, restando insieme, trovano un piccolo monolocale (per 5 persone!) a Zahle, nella valle della Bekaa e faticosamente provano a ricominciare: un lavoro per i due figli più grandi, mentre la più giovane studia per prendere

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nel caos della guerra

la laurea in inglese. Ma l’ISIS si avvicina, con il suo carico di minaccia verso i cristiani, e intanto il governo libanese comincia a creare difficoltà, anche a causa dell’enorme massa di profughi siriani che stanno entrando nel paese: non possono lavorare più di due persone per nucleo familiare e, per rimanere, ogni 6 mesi devono essere versati almeno mille dollari, una cifra troppo elevata per questa famiglia. La situazione è di nuovo pericolosa e insostenibile, e si comincia a pensare di fuggire per mare… E’ il loro parroco, un siriano che vive in Libano, a parlare loro dei corridoi umanitari, creati in Italia proprio per permettere un viaggio in sicurezza e un ingresso legale, evitando così tante terribili morti in mare e tanto sfruttamento.Alcuni giorni per controllare la loro situazione e i loro documenti, tre giorni di viaggio per raggiungere Beirut (senza lavarsi, dormendo come capita) ed eccoli catapultati a Fiumicino, insieme ad altri settantasei loro compatrioti, e dopo poche ore a Ischia. Ad accoglierli c’è il Vescovo, monsignor Lagnese, e tanti volontari che si prodigano per aiutarli a risolvere i piccoli e grandi problemi dei primi giorni.

“Era l’ambiente che sognavamo” - mi racconta Marlene, la più giovane, che parla perfettamente inglese grazie a quegli studi che ha dovuto interrompere – “Un paese cattolico e sicuro, dove la gente è generosa, dove vorremmo poter trovare lavoro, e una nostra casa”. Non sognano di tornare nel loro paese, dove ormai non c’è più niente e nessuno. Stanno studiando l’italiano e vogliono restare nella cattolica Italia, grati per la protezione che la Chiesa d’Ischia, con la Comunità di Sant’Egidio, sta offrendo loro. Sono rispettosi e riconoscenti e vogliono disturbare il meno possibile con le loro richieste; accolgono tutti con un sorriso dolce e caloroso e l’offerta di una tazza di caffè, sempre con la presenza vigile del padre che, anche se non parla e non capisce che l’arabo, pure non perde una parola, dando la sensazione, sotto un’apparenza tranquilla e dimessa, di essere il vero perno della famiglia. Però, si vede un baratro nei loro occhi quando ti dicono: “Di molti non abbiamo più notizie, e non sappiamo nemmeno se la nostra casa è ancora in piedi o è stata rasa al suolo”. Gina Menegazzi


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Pietro e Francesco insieme nell’accoglienza Di Lorenzo Russo

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apa Francesco accoglie altri nove profughi siriani in Vaticano. Il vescovo di Ischia Pietro Lagnese in contemporanea sostiene il progetto dei corridoi umanitari accogliendo 5 siriani vittime di persecuzioni cristiane La misericordia non si predica, si pratica. Ed è quello che il Papa sta facendo, dando un buon esempio. E insieme al Santo Padre, anche il nostro Vescovo Pietro dà un ottimo esempio accogliendo la famiglia siriana vittima di persecuzioni cristiane nel loro paese. Dopo le tre famiglie di profughi che ad aprile Bergoglio volle portare in Italia sul volo papale di ritorno da Lesbo, la settimana scorsa Francesco ha scelto di accogliere altri nove profughi siriani, arrivati attraverso il progetto dei corridoi umanitari insieme anche alla famiglia siriana ospite a Ischia. Il nuovo gruppo di ospiti del Vaticano, tra cui ci sono anche due cristiani, è arrivato proprio da Lesbo, dal campo d’accoglienza di Kara Tepe, dove i profughi erano giunti attraversando la Turchia. Sei adulti e tre bambini, alla cui

gestione penserà la comunità di Sant’Egidio insieme alla Gendarmeria vaticana. «Siamo felici di poter ospitare e favorire l’integrazione anche del secondo gruppo di profughi», fa sapere la comunità trasteverina, ricordando che ciò dimostra come «non i muri, ma l’accoglienza e l’inclusione sono la vera anima dell’Europa». Un’immagine di accoglienza non diversa è quella che stiamo vivendo sulla nostra isola in questi giorni grazie alla presenza della famiglia Kababji composta da padre, madre e tre figli. Una famiglia cattolica che scappa dalle persecuzioni

cristiane nella loro terra. Padre Pietro ha fortemente voluto che la diocesi sia una porta aperta, un campo accogliente, un esempio concreto e caritatevole di Chiesa in uscita. E la carità è a portata di tutti. Questa notizia non è rimasta inosservata. Vari media nazionali hanno voluto raccontare l’esempio della Chiesa di Ischia, perché è quell’ “ospedale da campo” che sta tanto a cuore al Papa. E’ la Chiesa povera fra i poveri, fra gli ultimi, i perseguitati. Per questo in un video messaggio realizzato per l’avvio della campagna di Aiuto alla Chiesa che soffre

Be God’ s Mercy (Sii la misericordia di Dio) e diffuso qualche giorno fa, papa Francesco ha esortato «tutti gli uomini e le donne di buona volontà di tutto il mondo a realizzare in ogni città, in ogni diocesi, in ogni associazione, un’opera di misericordia». Non bisogna infatti avere «paura della misericordia», anzi, «è la carezza di Dio». L’uomo ha bisogno della misericordia di Dio, ma occorre anche misericordia reciproca. Ed è proprio l’esperienza di tanti nostri volontari e tante famiglie che ogni giorno, attraverso la Caritas diocesana, la pastorale familiare e le parrocchie isolane, si adoperano per dare una mano non solo alla famiglia siriana, ma a tutte quelle persone – ischitane e non – che girano intorno al centro Caritas diocesano G.P.II di Forio e intorno le nostre realtà parrocchiali. Ecco perché dobbiamo «tenderci la mano - continua il Pontefice - accarezzarci, prenderci cura l’uno dell’altro e non fare così tante guerre». E per guerre si intendono anche quelle familiari o problemi con il vicinato, che generano poi tante inutili cause civili o litigi familiari.

I corridoi umanitari, una strada che funziona Altri 81 profughi arrivano in Italia grazie ai corridoi umanitari. Un’esperienza che l’Italia ha portato il 21 giugno all’Onu. E intanto Sant’Egidio lancia un appello perché altri Stati mettano in pratica questa strada per evitare le morti in mare. Di Annachiara Valle

appello arriva dal terminal 5 di Fiumicino dove, dopo un viaggio cominciato dai campi profughi del Libano, sono arrivati 81 siro-palestinesi. Ed è un «appello ai Governi dell’Europa perché pensino ai corridoi umanitari. C’è fretta di adottare questo modello per scongiurare altre morti in mare». Marco Impagliazzo, presidente della Comunità di Sant’Egidio dà il benvenuto in Italia ai 30 bambini (di cui 2 con handicap gravi) e ai 51 adulti che da sono ospiti di famiglie, gruppi, associazioni sparsi per l’Italia. Sono arrivati in tanti, con fiori e regali per “portare a casa” i nuovi arrivati perché, come ha sottolineato Paolo Naso, della Federazione delle Chiese evangeliche, «dicono che bisogna aiutarvi a casa vostra, ma finché non c’è sicurezza questa, in questo momento, è casa vostra». Sono stati sistemati in Toscana, Lazio, Piemonte, Ligu-

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ria, Lombardia, Campania e Puglia. Cinque persone saranno accolte dalla Repubblica di San Marino, primo Stato, dopo l’Italia, ad aderire al progetto dei corridoi umanitari. Il progetto, nato da un protocollo d’intesa sottoscritto il 15 dicembre scorso dal ministero degli Affari esteri e della Cooperazione internazionale - Direzione generale per gli italiani all’estero e le politiche migratorie, dal ministero dell’Interno - Dipartimento per le libertà civili e l’immigrazione, dalla Comunità di

Sant’Egidio, dalla Fcei e dalla Tavola valdese, ha consentito di far arrivare in Italia in condizioni di sicurezza 280 persone. L’iniziativa è totalmente autofinanziata dai promotori del progetto che si impegnano anche in progetti di integrazione. «Attualmente, per esempio, tutti i bambini arrivati vanno a scuola», spiega Impagliazzo. Nell’arco di due anni si prevede l’arrivo, nel nostro Paese, di mille profughi dal Libano, dal Marocco e dall’Etiopia. I profughi sono scelti

in base a un criterio di vulnerabilità: per lo più si tratta di famiglie con bambini, donne sole, anziani, malati, persone con disabilità. A ringraziare, a nome di tutti gli 81 arrivati con questo terzo volo, prende la parola Abdel Ghani, di Homs, la cittadina siriana cuore della rivoluzione e oggi quasi totalmente distrutta: «Ci avete dato una possibilità, ci avete aiutato a venire qui, ci avete accolto con dei fiori simbolo della vostra umanità», dice fra la commozione generale. «Se Dio vuole, se i nostri Paesi ritorneranno alla pace non dimenticheremo mai ciò che avete fatto per noi». In un angolo si abbracciano Salwa, appena scesa dall’aereo e sua sorella Muntaha, che la aspettava in Italia già da più di un anno. «Il mio nome significa fino alla fine», ripete, «e anche se ormai mi sento siriana e italiana, io fino alla fine non perdo la speranza di poter tornare in pace nella mia terra».


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UDIENZA GENERALE

Papa Francesco: “il cristiano non esclude nessuno”, i rifugiati “sono nostri fratelli” Di Lorenzo Russo

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rmai siamo abituati ai fuoriscena del Papa. E anche all’udienza generale di mercoledì 22 giugno, dedicata alla guarigione del lebbroso, ci ha sorpresi quando ha visto un gruppo di rifugiati africani che lo salutavano mantenendo uno striscione con scritto “i rifugiati, per un futuro insieme”. Francesco li ha fatti accomodare sul sagrato, vicino alla sua sedia. “Quante volte noi incontriamo un povero che ci viene incontro! – ha esclamato il Papa parlando a braccio - Possiamo essere anche generosi, possiamo avere compassione, però di solito non lo tocchiamo. Gli offriamo la moneta, ma evitiamo di toccare la mano.

E dimentichiamo che quello è il corpo di Cristo!”. Il Papa ha sottolineato come Gesù rimase “profondamente colpito” da quell’uomo: “Contro le disposizioni della Legge di Mosè, che proibiva di avvicinarsi

a un lebbroso, Gesù stende la mano e persino lo tocca”. “Gesù ci insegna a non avere timore di toccare il povero e l’escluso, perché lui è in essi”, il monito di Francesco: “Toccare il povero può purificarci dall’i-

pocrisia e renderci inquieti per la sua condizione”. È a questo punto che il Papa ha fatto riferimento al gruppo di ragazzi rifugiati vicino a lui, lasciando di nuovo da parte il testo scritto: “Toccare gli esclusi! Oggi mi accompagnano qui questi ragazzi: tanti pensano di loro che era meglio che fossero rimasti nella loro terra, ma lì soffrivano tanto. Sono i nostri rifugiati. Ma tanti li considerano esclusi: per favore, sono i nostri fratelli!”. I 15mila fedeli presenti in piazza San Pietro hanno salutato queste parole con un fragoroso applauso. “Il cristiano non esclude nessuno, dà posto a tutti, lascia venire tutti!”, ha proseguito il Papa sempre fuori testo.

Volontariato nei campi profughi in Giordania È la proposta dei Focolari, attraverso New Humanity, in collaborazione con Caritas Giordania, Starkmacher e.v. (DE) e altre associazioni. Il progetto mira anche a documentare storie e situazioni legate al drammatico fenomeno dell’esodo dal Medio Oriente.

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na lettera da Amman, in Giordania. La firma è di Wael Suleiman, direttore della Caritas Giordana, che cura l’accoglienza delle centinaia di migliaia di profughi arrivati dall’Iraq, Siria e Palestina: «La vita non ha più senso per nessuno nel Medio Oriente. Buio dappertutto. Paura. Morte. Odio. Profughi. Campi. Ma l’ideale che ci fa andare avanti, al di là di tutto questo, è scoprire ogni giorno che Dio c’è ancora e ancora; è amore e ci ama immensamente, che l’amore è più forte». È una fede solida, quella che sostiene il direttore di Caritas Jordan. E alla fede si accompagnano opere concrete: l’impegno quotidiano di tanti volontari, ma anche gli aiuti e i progetti internazionali. Tra questi c’è anche “HOST SPOT”, la proposta di New Humanity con altre associazioni di 9 paesi europei e del Medio Oriente per diffondere una cultura della comprensione e promozione dei diritti umani. Dal 7 al 19 agosto 2016 un gruppo di giovani di varie nazionalità si recherà per fare un’esperienza di volontariato presso i centri di accoglienza profughi in Giordania, mossi dal desiderio di avere una profonda

consapevolezza delle reali difficoltà che i rifugiati affrontano. Giovani con background differenti, disposti ad acquisire competenze e conoscenze per difendere il diritto alla libertà di espressione, e ad essere coinvolti nella produzione di documentari che mirano a raccontare le storie di vita dei rifugiati. Il progetto prevede l’incontro con i profughi che scappano dal conflitto

siriano ed iracheno e che trovano riparo in Giordania. Questa attività si inserisce all’interno di un progetto finanziato dalla Comunità Europea (programma Erasmus +) chiamato “HOST SPOT”. Il titolo scelto riflette i due aspetti del progetto. Si gioca sul concetto europeo di ‘approccio Hotspot’ – termine dell’UE per indicare quei punti di arrivo di prima accoglienza

per i rifugiati dove avviene la distinzione con i migranti economici – e le parole host, che sottolinea invece l’aspetto dell’accoglienza, dell’ospitalità, e spot, una breve presentazione commerciale in televisione o radio tra i principali programmi, visto che il progetto prevede la realizzazione di un video-documentario. Dopo la Giordania, il progetto prevede anche un corso di formazione in Turchia (ottobre 2016) al fine di migliorare le capacità giornalistiche e di storytelling dei partecipanti, per la promozione dei diritti umani ed in particolare della libertà di espressione, e un corso in Germania (marzo 2017) con l’obiettivo di sviluppare competenze tecniche nella produzione di documentari sociali, con le immagini raccolte nelle prime esperienze; allo stesso tempo ci sarà modo di incontrare i rifugiati nei campi profughi tedeschi e fare una comparazione tra diversi sistemi di accoglienza. All’insegna dell’incontro e della reciprocità, ci si propone di documentare e registrare le storie personali e la vita quotidiana nei campi profughi, con lo scopo di fornire all’opinione pubblica maggiori informazioni per comprendere il fenomeno dei flussi e sensibilizzare le coscienze.


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IL RAPPORTO DI CONFINDUSTRIA

Immigrati, valgono l’8% del Pil e non rubano lavoro a nessuno Di Viviana D’Aloisio

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numeri snocciolati dal Centro studi di Confindustria (Csc) sugli immigrati in Italia sfatano molti luoghi comuni e fotografano un apporto decisivo del loro ruolo alla vita del Paese. Gli immigrati legali residenti in Italia nel 2015 sono circa 5,8 milioni, pari al 9,7% della popolazione totale e in crescita rispetto al 1,4 milioni del 1990 e ai 2,1 milioni del 2000. Ma in Italia - prima evidenza dello studio Csc - il fenomeno è «sovrapercepito»: gli italiani cioè pensano che la percentuale di stranieri presenti sul territorio ammonti al 26% della popolazione, il 17% in più. Quanto ai migranti irregolari, sono meno di 300mila, il 6% dell’ immigrazione totale. Un paragone con gli altri Paesi? Anche questo tradisce una sovrapercezione tutta nostrana: l’ Italia è in linea con la percentuale di presenza di immigrati nell’ Ue, dove la media sulla popolazione è del 10,7%, e persino negli Usa, dove la percentuale sale anzi al 14,5. Altro luogo comune spazzato via dai numeri reali: gli immigrati, spiega il rapporto di Csc, «non rubano lavoro agli italiani» (a pensarlo è la metà

Meno di quanti gli italiani credano. Ma soprattutto, produttivi, poco costosi per lo Stato, utili in tempi di inverno demografico. della popolazione del Belpaese). A differenza di quelli in altri Paesi, gli immigrati in Italia sono poco istruiti e, persino quando hanno una laurea o un diploma, tendono a svolgere lavori non qualificati e meno remunerati, poco appetibili per i nativi: risultato, il 34,5% delle loro posizioni lavorative sono al livello più basso di specializzazione. Quanto al contributo diretto del lavoro degli stranieri in Italia «ha superato i 120 miliardi di euro nel 2015, l’ 8,7% del Pil complessivo». Nel 1998 era al 2,3%.

Di più: secondo Confindustria «la presenza di immigrati ha, negli anni di espansione, (1998-2009) innalzato la crescita cumulata del Pil di 3,9% punti percentuali (dal 10,5% al 14,4%) e negli anni della crisi (20082015), limitando la sua discesa di tre punti, (da -10,3% a -7,3%). Certo, il contributo medio di un immigrato alle entrate pubbliche è inferiore a quello di un autoctono, «ma anche la spesa pubblica di cui usufruisce è più contenuta». Diverso il discorso sugli immi-

grati per ragioni umanitarie, che un importante costo per lo Stato sono nella misura in cui si salva la loro vita in mare: la spesa pubblica per questi soccorsi è passata da 828 milioni di euro nel 2001 a 2,6 miliardi nel 2015. Nel 2016 si stima che sarà di 3,3 miliardi di euro: «Per questo - conclude il Csc - la flessibilità accordata dalla Ue non può essere limitata all’ incremento della spesa da un anno all’ altro». Tra il 2013 e il 2015 d’ altronde le richieste di asilo per i rifugiati sono aumentate di oltre tre volte, passando da una media mensile di 2.200 a quasi 7.000 (sui 13.000 migranti arrivati dal mare). «L’ accoglienza e l’ integrazione sono le grandi sfide del futuro: se nei prossimi anni non riusciremo a vincere questa sfida vorrà dire che avremo sbagliato la partita e i costi e la conflittualità saranno un problema» è il commento del presidente di Confindustria, Vincenzo Boccia. Che, a margine della presentazione dei dati, ha firmato anche un protocollo con il ministro dell’ Interno Angelino Alfano per riavviare iniziative comuni sull’ inserimento al lavoro dei rifugiati.

Montenegro: “a Lampedusa, davanti a quelle 366 bare, ho avuto una crisi di fede” Durante un incontro con alcuni studenti alla Gregoriana il cardinale-arcivescovo di Agrigento ha raccontato il proprio sconcerto di fronte ai migranti morti durante un naufragio del 2013. “Quel giorno ho scritto al Papa” Di Mauro Pianta

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osa accade nell’animo di un uomo di fede quando si trova di fronte a 366 bare di migranti morti durante un naufragio? Può accadere che la propria fede vacilli, anche se sei un cardinale di Santa Romana Chiesa. E’ quello che è successo a Francesco Montenegro, arcivescovo di Agrigento e presidente di Caritas italiana, quando gli è capitato di dover stare davanti a quegli oltre trecento feretri di migranti che hanno perso la vita durante il naufragio del 3 ottobre 2013 a Lampedusa. Lo ha raccontato lui stesso in un’aula magna gremita di studenti durante un incontro sulle migrazioni organizzato la sera del 16 giugno dal Centro Astalli alla Pontificia Università Gregoriana. «Trovarsi davanti a 366 bare ti fa sentire schiacciato e impaurito – ha raccontato al SIR -. Stare sul molo di Lampedusa

e vedere quei volti mi ha provocato una crisi di fede; non solo ho sentito Dio lontano ma non

l’ho proprio sentito. Poi ho visto un poliziotto piangere come un bambino. Quella sera stessa ho

scritto al Papa, dicendogli la mia difficoltà, come vescovo che avrebbe dovuto aiutare gli altri e che invece si è ritrovato con il cuore spento». Quanto sta accadendo oggi in Europa, ha proseguito, è «una storia pesante che non possiamo mettere sotto la voce ‘carità’ ma dobbiamo mettere sotto la voce ‘giustizia’. Il problema non è la migrazione ma l’ingiustizia nel mondo e il mondo si regge su questa ingiustizia. Se non cominciamo a combattere l’ingiustizia le soluzioni non si trovano». «Noi ci siamo lavati le mani ma continuiamo a stare sugli spalti come al Colosseo – ha affermato -, e con il pollice in alto o in basso decidiamo la sorte di chi può vivere o morire». Al contrario, ha concluso, «dobbiamo cominciare a vivere la cultura dell’accoglienza, che è la capacità di guardare l’altro negli occhi, e l’altro è contento perché vede riconosciuta la sua dignità di uomo».


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7 25 giugno 2016

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Meno slot meno mafia Di Antonio Maria Mira

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er combattere gli affari delle mafie su azzardo e gioco patologico bisogna ridurre slot e sale scommesse e consolidare il potere di regolamentazione dei Comuni. I giornali cattolici – compreso il Kaire - lo hanno scritto tante volte, raccogliendo il grido d’allarme di persone, famiglie, Fondazioni antiusura, movimenti di cittadini. Ora lo afferma la Commissione bicamerale Antimafia nella Relazione sull’ infiltrazione della criminalità organizzata nel gioco legale e illegale. Con affermazioni che fanno propri due dei quattro punti dell’ appello al Parlamento delle associazioni più impegnate sul fronte dell’ azzardo sostenuto anche dal quotidiano ‘Avvenire’. Affermazioni molto importanti perché riconoscono che il boom continuo dell’ azzardo, che lo Stato sinora non ha controllato ma addirittura promosso, ha prodotto e sta producendo due danni gravissimi: un ulteriore e fortissimo arricchimento delle mafie e lo sconquasso personale e familiare di tanti ‘giocatori’, che è più giusto chiamare vittime. Affermazioni importanti e libere da condizionamenti. Bisogna dare atto al relatore, il senatore Stefano Vaccari e ai consulenti della Commissione di aver svolto un lavoro serio accurato, che i luoghi comuni messi in circolo dai (troppi) difensori di Azzardopoli non hanno frenato in alcun modo. Un paio di esempi del battage pro-slot? La veemente e liquidatoria reazione all’ importante proposta - avanzata nei giorni scorsi dal sottosegretario all’ Economia, con delega per l’ azzardo, Pier Paolo Baretta - di togliere le slot da bar e tabacchi: «Una via fallimentare per il contrasto all’ illegalità e la prevenzione della ludopatia». E certamente le opposizioni alle iniziative dei Comuni anti-slot condotte al grido di «rischio proibizionismo » e «no a discriminazioni». Concetti anche nobili, usati in modo del tutto falsante. La realtà è che Azzardopoli non dà segni di cedimento. Così le slot machine, che a fine 2014 erano 377mila, ora sono 418mila (dati ufficiali dei Monopoli). E quest’ anno l’ affare si fa facendo ancor più ricco. Nei primi 5 mesi del 2016 le scommesse sportive sono cresciute di più del 23%, arrivando a 2,9 miliardi di euro, e quelle online addirittura di quasi il 34%. Altro che crisi!

Qualcosa si muove in Parlamento per poter arginare il fenomeno distruttivo del gioco d’azzardo che continua ad impoverire milioni di italiani.

Ischia 22/06. L’Associazione Platypus Education in collaborazione con PlatypusTour, agenzia operante nel settore eco-turismo, organizzano una eco-caccia al tesoro aperta a tutti, il 28 giugno 2016, con l’obiettivo di raccogliere i rifiuti e far riemergere il nostro tesoro: il mare! Le regole: i partecipanti formeranno due o più squadre che si affronteranno in una avvincente caccia al tesoro eco-sostenibile. Ciascuna squadra avrà il compito di recuperare il maggior numero di rifiuti dal fondale marino di Cartaromana. Ad ogni rifiuto verrà assegnato un punteggio in proporzione alla durata (stimata in anni) della sua decomposizione. Puliremo i nostri fondali marini, ma andremo oltre, completando la giornata con la redazione e la raccolta firme per due richieste precise: - Una indirizzata ai Comuni dell’isola in cui si richiede di vietare i festoni pirotecnici inquinanti, sparati dai carri allegorici della festa di S. Anna e diretti in mare, prediligendo quelli realizzati con materiali biodegradabili. -La seconda sarà firmata on-line (con modalità che troverete sulla pagina Facebook Platypus Tour) in cui si richiede di vietare l’utilizzo di plastica nel packaging e di cominciare ad utilizzare materiali vegetali ecosostenibili. Se amate il mare partecipate e imparate che anche le attività più innocenti e ricreative possono avere un impatto diretto e duraturo sulla natura circostante. L’evento sarà completamente gratuito e per coloro i quali saranno sprovvisti di attrezzatura snorkeling. PlatypusTour metterà a disposizione pinne e maschere. Importante precisare che vi saranno due imbarcazioni di supporto, messe a disposizione della Ischiabarche Marina di Sant’Anna, in modo tale che la manifestazione possa svolgersi nel massimo della sicurezza. Attraverso gli stimoli della sana competizione, l’Eco Caccia al Tesoro vuole sensibilizzare turisti ed isolani nell’importanza delle azioni di manutenzione e prevenzione, al fine di garantire la salvaguardia dell’ambiente. A.P.E., Associazione Platypus Education, è un’associazione di promozione sociale senza scopo di lucro, nata nel 2014 con l’intento di svolgere attività di utilità sociale come recupero, valorizzazione e tutela del patrimonio naturale, storico e artistico dell’isola d’Ischia. PlatypusTour è un tour operator, attivo nel settore Turismo Responsabile ed Ecosostenibile. Operante dal 1999. Composto da un dinamico staff di guide professioniste qualificate in diverse discipline che hanno unito le loro competenze e professionalità per arricchire il vostro soggiorno di nozioni e conoscenza. Il nostro motto: “Se conosco apprezzo; se apprezzo rispetto”. In collaborazione inoltre con La BorsaVerde 3.0; Slow Food Ischia e Procida; Marevivo Ischia, Mare Vivo Campania. Maggiori dettagli sul nostro blog: http://www.platypustour.it/blog/2016/06/21/partecipa-alla-eco-caccia-al-tesoro-impara-mentre-aiuti-il-mare/ Per ulteriori informazioni non esitate a contattare: Luca Di Meglio info@platypustour.it

E mentre le imprese dell’ azzardo si lamentano delle iniziative comunali, presentando ricorsi su ricorsi, con la nuova gara riusciranno a colonizzare i bar anche coi ‘totem’ per le scommesse. Davvero benvenuta, allora, questa Relazione dell’ Antimafia. «Se vuoi fare la lotta alla mafia tu non aumenti l’ offerta del gioco, non lo puoi fare», aveva detto alcuni giorni fa la presidente Rosy Bindi, aggiungendo che «l’ idea che legalizzando il gioco si limita l’ illegale è sbagliata: molte di quelle concessioni infatti finiscono nelle mani della mafia» e sottolineando «la necessità di una legislazione più rigorosa». Parole confermate dalla Relazione secondo la quale «in effetti le ‘macchinette’, in particolare quelle allocate nei bar, sono la modalità di gioco di gran lunga più insidiosa e generatrice di patologie». Più si gioca, più ci si ammala e più si gioca ancora. Un terribile cerchio che si chiude, ben descritto dai documenti della Commissione. Bisogna perciò salutare con soddisfazione le iniziative dei Comuni prese in accordo col governo. «L’ obiettivo ultimo - è l’ importante invito dell’ Antimafia - non può non essere quello di pervenire a una intesa che abbia come obiettivo di fornire gli indirizzi strategici di controllo, programmazione e sviluppo per un’ offerta di gioco complessiva ‘eticamente e territorialmente sostenibile’». Per questo il ruolo dei Comuni deve essere non solo centrale, ma sostenuto dallo Stato. Perché «le comunità locali, insieme alle autorità di pubblica sicurezza e alle forze di polizia dislocate sul territorio, sono i primi sensori in grado di percepire il degrado sociale e il diffondersi dell’ illegalità». Parole chiare. Altro che «proibizionismo» e «discriminazione»! La Commissione chiede invece «il ripristino di una condizione di ‘equilibrio di legalita’» da un lato «dando seguito alla contrazione dell’ offerta prevista dell’ ultima Legge di stabilità, ma prevedendo altresì una diversa articolazione, tipologia e configurazione sul territorio dei punti di gioco». Molto bene. L’ Antimafia riconosce e indica percorsi e strumenti. Tocca ora al Governo. Niente può giustificare ritardi o pasticci. Neanche il timore di perdere un po’ di tasse. Quanto vale la lotta alle mafie e per la salute? E quanto ci fa, per davvero, tutti più ricchi?


Società 25 giugno 2016

Arriva il “Tripadvisor” del volontariato Di Alberto Laggia

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n portale agile e ricco d’informazioni che ti permette di scegliere un’esperienza di volontariato da vivere nella prossima estate allo stesso modo di come sceglieresti un albergo. Proprio così, perchéwww.esperienzedivolontariato.it, il sito tutto nuovo aperto dalla Caritas di Padova, con il supporto e il contributo di Caritas Italia e dell’8 per mille della Chiesa Cattolica, offre a chi voglia impegnarsi in un’attività solidale di trovare il progetto giusto, fornendogli pure le valutazioni sulla proposta, come fa Tripadvisor. Se un giovane vuole dedicare tempo ed energie ad un’attività di volontariato, ma non sa ancora a quale associazione rivolgersi e per quale progetto spendersi, ora c’è questo nuovo strumento interattivo di facile consultazione che aiuta… ad aiutare. Una volta entrati in www.

Si chiama esperienzedivolontariato.it. E’ il nuovo portale interattivo della Caritas per orientare i giovani che quest’estate vogliono impegnarsi in un’esperienza solidale. Il sito offre oltre cento progetti a cui aggregarsi. C’è pure la valutazione di chi ci ha già partecipato.

esperienzedivolontariato.it, infatti, si aprono le schede sulle proposte: nel dettaglio vengono indicati tempi, luoghi, costi, fasce d’età e modalità di partecipazione. Sono già 107 le attività on-line, proposte da 40 enti e associazioni (di cui 19 Caritas), che spaziano dai servizi alla disabi-

lità, all’animazione dei campi estivi, dai campi di lavoro ad esperienze di mondialità. Sono distribuite in tutt’Italia: 51 al nord, 22 al sud, 8 nel centro. Ma 26 sono anche all’estero: in Albania, ad esempio, coi padri Barnabiti, in Grecia con L’arca del Mediterraneo,

in Serbia con Ibo Italia, in Francia con la Caritas bergamasca. E anche fuori Europa: in Bolivia con la Caritas ambrosiana, in India con quella di Como, in Perù o in Kenya con Mani tese. “Nel sito – commenta Caritas di Padova - si trova un ventaglio di possibilità dove i giovani, ma anche i loro educatori e animatori, possono davvero trovare “l’occasione giusta” per la loro disponibilità di servizio e di incontro, per mettersi in gioco con l’altro e le diverse situazioni di vita nello spirito della gratuità, sapendo che da queste esperienze si ritorna sempre con un arricchimento a vari livelli da spendere poi nella quotidianità. Questa piattaforma nasce a ridosso dell’estate ma si propone di diventare un punto di riferimento nazionale per tutto l’anno, perché il volontariato non ha un tempo privilegiato, ma ha molte forme e molte possibilità, sempre”.

Compiti per le vacanze: i consigli di due maestre Compiti delle vacanze? Meglio ballare, guardare l’alba e il tramonto, raccogliere fiori e conchiglie. Ma anche aiutare in casa e parlare con i genitori o leggere un libro. L’estate secondo due insegnanti liguri è un momento di crescita che avviene facendo cose belle per sé e per gli altri. Di Orsola Vetri

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on è un’idea originale quella di suggerire agli studenti, soprattutto ai bambini delle elementari, come compiti per le vacanze attività che hanno ben poco a che vedere con lo studio vero e proprio ma molto con il benessere e il riposo. Un’dea che forse non tutti condividono ma che due maestre di Ferrada, sulle alture di Genova, hanno avuto il coraggio di scrivere “nero su bianco” consegnando ai propri fortunati alunni una lista di 30 punti con le istruzioni per imparare a diventare grandi. Non solo consigli per divertimenti, ma anche inviti ad aiutare in casa e a essere gentili con la mamma perché la vita è fatta, ci dicono le maestre, di diritti e doveri. E così tra i doveri le insegnanti indicano: aiutare in casa e spiegare perché si è arrabbiati, chiedere scusa quando si sbagli, preparare qualcosa di carino per una persona cui tieni o abbracciare almeno una volta al giorno i componenti della tua famiglia. Ma ritengono fondamentale anche salire sugli alberi, raccogliere fiori e conchiglie, ballare come matti da soli in cameretta, guardare albe e tramonti, guardare il cielo di notte e aspettare una stella cadente per esprimere un desiderio, o fare un pigiama party. I suggerimenti delle maestre sono un piccolo manuale per godersi la vita, almeno finchè si è bambini. Consigli utili per crescere in armonia forse più di una sequela di esercizi di matematica o di analisi grammaticale. Tenendo conto che tra le indicazioni non ci sono solo esercizi di benessere per ragazzini ma anche quelle di leggere almeno un libro, scrivere una lettera o visitare un luogo mai visto. Sulla stessa lunghezza d’onda Luciano Barone, il sindaco di Mamoiada (Nu) un paese in Sardegna, che alla fine della scuola ha reso nota la seguente ordinanza intitolata: «Le vacanze sono obbligatorie per tutti gli studenti», dove, in un testo diviso in 15 articoli e rivolto agli studenti di tutti gli ordini e grado, invita i ragazzi o del paese a non svolgere i compiti durante la pausa estiva: «meglio scrivere leggere, ballare fare lunghe passeggiate, vedere un film, scrutare l’alba».


Società

25 giugno 2016

kaire@chiesaischia.it

Di Franco Iacono

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Fu necessaria una “epopea”, quella di Mani Pulite, con il suo lugubre “tintinnare di manette”, per mettere fine alla Prima Repubblica. Ora sono bastati, solo un anticipo, pochi voti e tante, troppe, astensioni, per “liquidare” la cosiddetta Seconda Repubblica, in effetti mai consolidata come sistema politico, di cui ad un bipolarismo mai effettivamente nato. Una rivoluzione democratica “gentile”, con protagonisti non sempre credibili. Il voto recente nelle grandi città, di cui anche alle astensioni consapevoli, è andato al di là dei meriti degli stessi vincitori. A prescindere da Milano, Napoli, la vittoria del Movimento Cinque Stelle ha segnato una chiara volontà dell’elettorato: di rinnovamento ( ma il suo non voleva essere tale?) secondo Matteo Renzi. E non di protesta: ipse dixit. Come che sia, il segnale è chiaro e suona ammonitore anche in vista del referendum. Certo, fa “specie” vedere anche le vittime certe, come potrà essere Forza Italia, o quel che ne resta, andare a braccetto con i sicuri “carnefici”, come sarà il Movimento Cinque Stelle. Ma, si sa, l’odio è più forte dell’amore, soprattutto quando sono in campo soggetti, che devono essere pieni di complessi, come appare Renato Brunetta, Capogruppo di quel Partito alla Camera. Ma la stessa meraviglia la può destare Salvini e la Lega, così come quelli che annunciano il NO al Referendum, fra illustri “scienziati” del Diritto ed arrabbiati “rottamati” del PD. Insieme alla sua minoranza interna. Già si scommette sulle soluzioni in caso di sconfitta di Renzi, che troppo tardi sta tentando disperatamente di smarcarsi, al referendum: ci saranno le elezioni, e con quale legge elettorale, o ci sarà un governo di transizione, sostenuto da tutti gli eventuali vincitori, che vari la nuova legge elettorale?! Mi permetto di

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PUNTI DI VISTA

pensare, che, in quel caso, chi vorrà più fortemente le elezioni, oltre allo stesso Renzi, sarà il Movimento Cinque Stelle, che non farà accordi con nessuno. E non vorrà fare neppure “prigionieri”. In fondo ottobre è vicino. Presto ne sapremo di più: anche sulle “sorti” della Politica e

dei Partiti. 2. Che brutto e triste quadro sta venendo fuori: di Napoli e il suo entroterra. Stupri, violenze, incesti, degrado e, sullo sfondo, la camorra incalzante con nuovi “protagonisti”: donne e “bambini”, cresciuti troppo in fretta. Come si fa a risalire la chi-

na, ad invertire la rotta, e recuperare Amore, Bellezza, Solidarietà!? Tutto pare oscuro, senza speranza. Cause e rimedi appaiono inutili ed impotenti esercizi per sociologi e psicologi. E per chi si andasse a confessare, non basterebbero le canoniche giaculatorie, comminate per penitenza, a risvegliare coscienze attratte dalla ricerca di “piaceri”, sporchi, immediati. E cosa diciamo a quelle ragazzine, che si prostituiscono, nella indifferenza, anche delle famiglie, per un po’ di smalto e qualche ricarica di cellulare?! Indifferenti anche allo scempio del loro corpo ad opera di chi si sente “legittimato” a pretendere qualsiasi “prestazione”, perché “forte” del vile denaro, che getta in faccia all’innocenza sporcata. Chi parlerà a quelle ragazzine, quali argomenti potrà portare per convincerle a…guardare il Sole, a godersi la Luce della loro Giovinezza e della Bellezza del proprio corpo? In certe aree, in certi ambienti, pare che neppure la speranza abbia diritto ad esistere. Né mi consola il pensiero che in aree “altolocate” accade altrettanto, e di più, nel segno di una ricchezza senza qualità: sul piano della dissacrazione alla ricerca di perversioni estreme e su quello dell’accaparramento del denaro. Anche a costo di corruzione e di malversazioni di ogni sorta. Nelle Banche, nelle Professioni, nell’Alta Finanza. E non solo. A prescindere dalle consuete eccezioni. 3. “Per fortuna” l’Italia ha perso con l’Irlanda, altrimenti l’euforia, già dilagante, sarebbe cresciuta a dismisura: anche a seguito di una vittoria eventuale, praticamente inutile. Dico “per fortuna”, perché questo brusco ridimensionamento, forse al valore reale, della nostra Nazionale, ci farà affrontare la Spagna con la consapevolezza necessaria di esserle inferiori e di dovere, tutti, “dare di più”, molto di più: è l’unico proposito per alimentare la speranza, che è sempre l’ultima a morire. Anche contro la Spagna.


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Seguiamo Francesco 25 giugno 2016

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OBOLO DI SAN PIETRO

Un’occasione per ritrovare la gioia di donare Intervista esclusiva con monsignor Giovanni Angelo Becciu, sostituto per gli affari generali della Segreteria di Stato della Santa Sede.

Di Vincenzo Corrado

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na pratica molto antica che arriva fino ad oggi. È l’Obolo di San Pietro, la colletta che si svolge in tutto il mondo cattolico, per lo più il 29 giugno o la domenica più vicina alla Solennità dei Santi Apostoli Pietro e Paolo (quest’anno il 26 giugno). La colletta, come viene spiegato sul sito ufficiale, rimanda alle origini del cristianesimo, quando vengono sostenuti materialmente “coloro che hanno la missione di annunciare il Vangelo, perché possano impegnarsi interamente nel loro ministero, prendendosi cura dei più bisognosi”. È quanto sottolinea anche monsignor Giovanni Angelo Becciu, sostituto per gli affari generali della Segreteria di Stato della Santa Sede. Lo abbiamo incontrato alla vigilia di questo appuntamento, conosciuto come Giornata per la carità del Papa. Eccellenza, l’Obolo di San Pietro è una pratica molto antica che rimanda alle origini del cristianesimo. Quali sono i motivi che la rendono ancora attuale? Direi gli stessi di un tempo, fondamentalmente due: offrire un sostegno materiale a chi vive per annunciare il Vangelo, quindi alle necessità dell’apostolato, comprese anche le attività della Santa Sede; e prendersi cura dei più bisognosi, che purtroppo non mancano mai, non solo vicino a noi, ma anche in tanti contesti di sofferenza, spesso dimenticati. Qual è il senso spirituale ed ecclesiale della Giornata per la carità del Papa? Oltre alla carità, che parla già da sé, c’è, come lei ha detto, un importante significato ecclesiale: non si tratta solo di dare un aiuto a chi ne ha bisogno o una mano a chi fa del bene, ma di farlo come Chiesa. Partecipare alla carità del Papa è un gesto fortemente simbolico, perché manifesta la vicinanza delle comunità e dei fedeli al Papa, la partecipazione alla sua sollecitudine. È un segno, semplice e antico, di unità nell’amore. Per questo è e dev’essere, com’era anche nella Chiesa delle origini, un gesto spontaneo. Mi piace anche ricordare che l’obolo avviene attorno alla solennità di San Pietro: è, in fondo, il “regalo” delle Chiese al Successore di Pietro, che non lo tiene per sé, ma

a sua volta lo distribuisce secondo i bisogni delle Chiese e dei poveri. Una nota particolare viene data a questo appuntamento annuale dal Giubileo della misericordia che stiamo vivendo. In tale senso è efficace lo slogan scelto dalla Conferenza episcopale italiana per la Giornata del 26 giugno: “Apriamo i cuori alla misericordia”. Ma è possibile coniugare carità e misericordia? E in che modo? Direi che sono già coniugate, sono strettamente apparentate: la misericordia indica un cuore aperto, che non rimane chiuso in se stesso, un cuore che sa abbassarsi, sa chinarsi verso le miserie, come fa Dio con noi. La carità nasce da qui, come un buon gesto viene da un buon cuore, come un sorriso dalla gioia. Il Papa ci ricorda più volte che, per essere vera, la carità deve essere concreta. Vuol dire che non può fermarsi al pensiero o al sentimento, ma deve raggiungere pure le tasche! E vuol dire anche, soprattutto oggi, che le opere di carità devono essere sapientemente pensate e ben gestite, per arrivare veramente a chi ha bisogno, senza sprechi. Sono molto frequenti i richiami del Papa a non volgere lo sguardo altrove rispetto alle situazione di povertà, esclusione e disagio. Molto spesso però non vengono colti appieno. Frequenti, infatti, sono le “accuse” di pauperismo, populismo, peronismo. Perché tutto questo? Mi verrebbe da dire che la prima reazione, quando un invito è scomodo e fa pensare, è proprio quella di muovere qualche critica un po’ stizzita che poi alla fine, se ci pensiamo, sa spesso di astratto, di ideologico, di partitico, e soprattutto non aiuta. Credo che in questi casi la cosa più importante sia davvero andare oltre e non lasciarsi amareggiare: si sa che “trovare la pagliuzza nell’occhio del fratello” è uno degli sport più diffusi al mondo. Ebbene, la Chiesa è chiamata a non fare così, ma ad andare avanti nel bene con fiducia, guardando solo al Vangelo e non ad altro, nemmeno ai propri ritorni di immagine. Alle parole e alle denunce, infatti, il Papa

aggiunge l’esempio concreto: basta pensare alla visita a Lesbo e al gesto di accoglienza nei confronti dei rifugiati accompagnando a Roma con il suo stesso aereo tre famiglie siriane. Sì, ma, conoscendolo un poco, direi che proprio non gli interessa farlo per “strategia mediatica”. Lo fa, e credo che la gente lo veda, con naturalezza, in modo direi connaturale, unendo spontaneamente quello che crede e quello che fa. Mi viene in mente un’espressione di Papa Benedetto: “Il programma del cristiano è un cuore che vede”. Non è un fuoco d’artificio pubblicitario, ma uno sguardo che vede i bisogni e un cuore che si dà da fare, senza bisogno dell’approvazione altrui, e senza volerla ricercare. Nepal, Repubblica Centrafricana, Kenya, Uganda, Niger... Sono alcuni Paesi su cui si è intervenuti nel 2015 con le offerte giunte da tutto il mondo all’Obolo. Senza dimenticare i cristiani perseguitati nelle guerre e i poveri della città di Roma. Insomma non conosce confini la carità del Papa? Non deve conoscerne! Un aspetto molto importante è essere presenti soprattutto presso le realtà che vengono dimenticate troppo in fretta. Da molte parti del mondo, senza clamore mediatico, giungono al Papa accorate richieste e grida di aiuto. Bisogna prestarvi attenzione. Si fa presto oggi a scordarsi di quello che succede nel mondo, presi dalla curiosità per le ultime novità di casa nostra. La missione del Papa e della Chiesa, invece, è proprio quella di abbracciare tutti, in particolare i più dimenticati e lontani, che purtroppo non hanno risalto sulle prime pagine di tanti media. Qual è il suo auspicio e il suo appello per la raccolta del 2016? Vorrei far mio quel che scriveva san Paolo, quando chiedeva di contribuire a una colletta per la Chiesa: più che fare propaganda o inseguire il risultato, dava valore al gesto, dicendo che “Dio ama chi dona con gioia”. Ecco, il mio auspicio è che l’obolo di quest’anno sia un’occasione concreta per ritrovare la gioia pura e semplice di donare.


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11 25 giugno 2016

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L’impegno dei settimanali diocesani per la

CARITÀ DEL PAPA Di Francesco Zanotti Presidente Fisc (Federazione italiana settimanali cattolici)

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bolo di San Pietro e settimanali diocesani, un binomio quasi inscindibile che va avanti da anni. Si tratta dell’inserzione gratuita più accettata da tutti i nostri 191 periodici associati. Un gesto che dice di una stima verso il Papa e verso quanto realizza in Italia e nel mondo, per portare ovunque “l’amore di Dio per ogni uomo”. “L’offerta costituisce un eloquente segno di vicinanza alla Sede apostolica e manifesta, con la partecipazione alle sue opere di bene, l’affetto dei fedeli nei confronti del Papa”. Un gesto concreto col quale viene offerta l’opportunità di farsi prossimi agli uomini e alle donne che si trovano negli angoli più reconditi del pianeta. Una sintonia, vorrei aggiungere, grazie alla quale i “fogli” diocesani si fanno strumenti della Chiesa per arrivare nelle periferie, per giungere e portare la parola, in questo caso la richiesta, del Pontefice anche là dove forse farebbe fatica ad arrivare. Uno strumento, il giornale, che diviene il mezzo grazie al quale ci si avvicina alla gente, ci si fa compagni di viaggio, si percorre un pezzo di strada assieme a chi si incontra lungo il cammino. Papa Francesco invita tutti a non nascondersi davanti alle urgenze, alle emergenze, alle ingiustizie, a chi bussa alla nostra porta, come il povero Lazzaro dell’episodio evangelico. E invita anche a rimuovere le cause dei mali di questo nostro mondo. Invita a non stare fermi. Invita a compiere azioni, a non limitarsi a giri di parole che rischiano di rimanere elucubrazioni vuote. L’invito a noi e alla Chiesa intera è quello a uscire, ad andare incontro a tutti, nessuno escluso. Ecco allora l’Obolo di San Pietro, un segno che diventa solidarietà praticata perché permette alla Santa Sede di “farsi canale di carità” e reperire i mezzi necessari al funzionamento delle strutture poste a servizio del “ministero del Santo Padre, della sua voce e della sua azione, nella Chiesa e nel mondo”. Una missione che coincide con quella dei giornali Fisc. Da oltre un secolo i periodici cattolici locali si pongono a fianco di chi non ha voce e condividono gioie e dolori, fatiche e speranze con le genti che abitano i nostri territori, spesso null’altro che periferie di un Paese strabico, attento solo a ciò che rilanciano i grandi network. La parola di speranza annunciata dal Vangelo è per tutti gli uomini. A questa missione è chiamato in maniera particolare il successore dell’apostolo Pietro. L’Obolo serve anche e soprattutto a questo fine: è prima di tutto “un’iniziativa di solidarietà”, grazie alle risorse offerte dai fedeli di tutto il mondo. In questa operazione di raccolta, i settimanali diocesani si impegnano volentieri, ne

condividono gli scopi, si trovano sulla medesima lunghezza d’onda. Le forme della carità e della misericordia possono essere variegate, ma uno solo è lo spirito: “Gratuitamente avete ricevuto, gratuitamente date”, come ricorda il versetto dell’apostolo Matteo (10,8). Ritrovata la dracma, la vedova andò e fece festa con tutti i vicini. Nulla possiamo trattenere per noi. Tutto siamo chiamati a mettere insieme, per una gioia più grande. Era, è e resta la mission dei nostri giornali. Inalterata da oltre cent’anni. Compresa la raccolta dell’Obolo di San Pietro, un mezzo necessario per “annunciare il Vangelo ovunque, facendo conoscere la parola e la salvezza portate da Cristo”.


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Società 25 giugno 2016

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LA ST

Non una palestr di riferimento p Di Gina Menegazzi

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ecentemente, nel corso di una mia personale ricerca di attività sportive per i giovani, ho avuto modo di conoscere e incontrare il tecnico della ASD Ischia Judo, Rosario Terranova. C’è un filmato dolcissimo, sulla pagina Facebook dell’associazione: un bimbetto di circa quattro anni che, con una mossa di judo, “atterra” Rosario, e poi gli si distende sopra, ad abbracciarlo, a coccolarlo. Facile forse fare il collegamento, ma mi è venuto in mente un cane terranova, che si lascia strapazzare ma soprattutto coccolare dai bimbi piccoli. Rosario non è grande, grosso e nero come un terranova, ma di quel cane ha l’attenzione, la sensibilità e la pazienza verso i bambini, e non solo. Facendo parte dei gruppi sportivi della Polizia, ha praticato judo con Pino Maddaloni, medaglia d’oro a Sidney e ora impegnato nel sociale a Scampia con i ragazzi tossicodipendenti e i figli dei camorristi. Proprio ispirandosi al lavoro di Maddaloni, e ritenendo che il semplice andare in chiesa senza “entrare in trincea” non serva a nulla, Terranova quattro anni fa ha fondato l’associazione A.S.D. Ischia Judo, con l’obiettivo non di far fare palestra un’ora alla settimana e poi a casa, ma di creare un luogo che fosse un punto di riferimento per i ragazzi, dove possano star bene insieme, “trovarsi a mangiare la pizza”, come mi dice Rosario stesso. E nonostante problemi a trovare una sede fissa, Rosario, il tecnico, e sua moglie Anna Maria Buono, presidente dell’Associazione, stanno facendo un ottimo lavoro, se a loro sono spesso affidati ragazzi provenienti dal carcere minorile (attualmente sono due, che stanno seguendo un corso di recupero per essere reintegrati nella società); o bambini assegnati ai servizi sociali, che spesso rischiano di essere tolti ai genitori; o ancora giovani mandati dall’ufficio Piano del Comune, che non hanno la possibilità di fare sport, perché anche lo sport è un lusso… Maschi e femmine, dai quattro anni in su, compresa qualche mamma: “siamo una settantina nell’associazione, e siamo in continua crescita: ci seguono, forse perché la gente si fida di noi, vede che abbiamo veramente un progetto sociale”. Quest’inverno hanno affittato dalla provincia la palestra del liceo, al Polifunzionale, tre giorni a settimana, “poi però un giorno li portiamo a correre, un giorno li portiamo sulla spiaggia a far preparazione… cerchiamo di occupare più tempo possibile con i ragazzi: abbiamo imparato l’arte di arrangiarci”. Il loro sogno è di avere un posto per poter organizzare La notte dei samurai: il sabato sera, anziché lasciare che questi ragazzi vadano in discoteca, a bere e ubriacarsi – alcuni di loro in passato hanno fatto uso di sostanze stupefacenti, o hanno problemi di depressione – li vorrebbero portare in palestra e proporre: “ci prendiamo una pizza, ce la mangiamo tutti quanti insieme e ci vediamo un bel film, magari L’oro di Scampìa che parla di judo, dormiamo tutti sul tatami coi sacchi a pelo, la mattina ci svegliamo, grande colazione, facciamo allenamento, e abbiamo passato un fine settimana sano!” Intanto li portano a partecipare a gare in tutta Italia, da nord a sud, pagando di tasca loro se per vari motivi un ragazzo non è nelle condizioni economiche per partecipare a una gara. Nel solo 2015 sono stati a Taranto, l’Aquila, Lignano Sabbiedoro, Genova, Bergamo, Lugo di Romagna, Modena, Conversano, Martinafranca, Caserta, Roma, Napoli, Giugliano… Hanno avuto più volte ragazzi ai campionati italiani. “La settimana prossima andiamo con due o tre di loro a Catania, ma a Giugliano abbiamo portato anche 30 bambini. Cerchiamo di coinvolgere tutti, nelle gare che sono per fasce di età: e a seconda del livello tecnico, perché è assurdo fargli fare sport e poi non farli

Un progetto di vita per i ragazz La storia dell’ASD Ischia Judo d a disposizione un luogo di aggre


Società kaire@chiesaischia.it

13 25 giugno 2016

TORIA

ra, ma un punto per i ragazzi

zi dell’isola di Ischia e non solo. di Rosario Terranova che mette egazione per i ragazzi.

gareggiare... è inutile!” Per i piccoli c’è judo amicizia: non gare agonistiche, ma giochi, una maglietta in regalo… e i bambini tornano a casa felici, tutti vincitori! Un progetto di vita, il loro, in cui sono coinvolti anche i loro figli, Rocco quasi 15 e Michela 11 anni: per imparare a stare insieme a tante altre persone, imparare ad adattarsi, a dormire talvolta sul tatami perché l’albergo costa (“quando torni a casa apprezzi il tuo letto!”) e anche e soprattutto ad accettare i no della vita “Due atleti hanno fatto il punteggio che avrebbe permesso loro di partecipare ai Campionati Europei, ma per mancanza di fondi non ci siamo andati… va bene uguale, devono imparare che la vita è fatta così: ci sono anche i no; dopo una sconfitta… non succede nulla! La prima cosa che s’insegna nel judo è a cadere: dobbiamo imparare a cadere, e a rialzarci, ogni volta. Capita di prepararsi sei mesi per una gara, fare 880 km all’andata e altrettanti al ritorno e perdere in 2 secondi. “Ragazzi, questo è come nella vita! Siamo caduti? Rialziamoci!” Si impara a non arrendersi mai, a ricominciare sempre…


14 25 giugno 2016

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Le piante raccontano ll’isola d’Ischia. su no go en nv ri si e i ch à cune piante singolar era ci accompagner att M Storie intorno ad al o sc ce an Fr o onom nuova rubrica l’agr ta es qu n rà una piacevole co Sa . i, ia m ch si Is di Caris a ol is ll’ te de ni racconti sulle pian cu al a al n co e at st l’e a tt di un albero o in riv a br durante tu m l’o al ti ia ra sd ti o queste pagine, sedu e er gg le r pe e on si occa Lorenzo Russo mare. Buona lettura.

Il calavric(e) è un buon piede per il pero, ma... (Crataegus monogyna Jacq., fam. Rosaceae) Di Francesco Mattera

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rova a parlare di innesti ad alcuni agricoltori ischitani e farai un mucchio di scoperte, e quasi sempre trovi qualcuno che la sa più lunga degli altri. Le epoche di esecuzione, le tecniche ed i materiali da impiegare, le tradizioni e soprattutto le superstizioni e le compenetrazioni mistiche e religiose, che spesso rendono quest’arte affascinante ed anche un tantino misteriosa. Ad Ischia l’innesto delle piante ha poi una tradizione alquanto robusta che discende direttamente dalla consuetudine, ed anche dalla necessità, di coltivare in estensioni di terra modeste diverse specie di alberi da frutto e da guscio: peschi, albicocchi, ciliegi, pruni e susini, meli, peri, agrumi di quasi tutte le specie, per parlare dei più comuni; per non dire di nespoli, sorbi domestici, diospiri, melograni, carrubi. E poi ancora noci, mandorli e noccioli. Ah, dimenticavo le viti, che da sole potrebbero rappresentare un capitolo a parte! Quando nel secolo scorso vi fu l’epidemia di fillossera, i viticoltori nostrani furono costretti rapidamente ad imparare l’arte dell’innesto della vite europea sulle viti selvatiche del nuovo mondo (Vitis riparia, V. rupestris, V. Berlandieri, ecc., e loro ibridi) per salvare i loro vigneti di biancolella, forastera, arilla, San Lunardo, e di cento altri vitigni. L’innestatore esperto è sempre stato visto come una persona speciale, rispettata e riverita al pari, ad esempio, del castratore di maiali o norcino; o anche della persona capace di mettere il portello ai grandi fusti (vettune) per il vino, o di applicare a quelli la cannella per lo sfecciamento, senza rischi di perdere grandi quantità di vino. Quasi un taumaturgo, il nostro rendeva l’arte ancora più misteriosa con un armamentario di attrezzi che il più delle volte si costruiva da sé e che custodiva gelosamente. Pure gli intrugli di pece greca, creta, sterco secco di cavallo ed altri simili materiali rispondevano ad una ricetta rigorosamente personale e mai identica a quella di altri. Ho incontrato Rafele alcuni anni orsono a Casamicciola, sulla Sentinella. Era intento, sul finire di febbraio, ad innestare alcuni peschi e pruni selvatici in un terreno di un mio amico. Mi misi ad osservarlo da lontano mentre chiacchieravo con il mio ospite. I gesti erano precisi tanto quanto l’attenzione e la perizia che l’uomo metteva nelle sue operazioni. Sentendosi osservato rese, probabilmente , la sua

“Ascoltami, i poeti laureati si muovono soltanto tra piante dai nomi poco usati : bossi ligustri o acanti. Io per me …” (E. Montale , I limoni) gestualità ancora più esasperata e spettacolare. Antonio, il mio amico, si affrettò a fare le presentazioni e ben presto iniziò una bella conversazione proprio sugli innesti, su come farli, quando, come, ecc. “L’anno scorso non è potuto venire – intervenne Antonio – e quasi tutti gli innesti non presero!” “E come mai, – chiesi meravigliato - cosa è successo?” “Dottò, per prima cosa è la mano, che non sempre è buona – specificò con un sorriso beffardo Rafele – poi quando mai s’è visto che gli inserti sono stati fatti di crescenza?! Si devono fare sempre con la luna mancante, specie se si devono innestare pruni selvatici che hanno il legno tosto e nervoso”, sentenziò poi in maniera ultimativa. “Poi non ne parliamo se si fanno di Santu Sastian(o)1 (leggi San Sebastiano)!” “Ah, perché c’entrano pure i santi?”, feci stupito. “C’entrano?, chilli sono dispettosi e vogliono essere rispettati!”, proruppe sdegnoso Rafele mentre rifilava con attenzione una puca di pesco. “Specialmente Santu Sastiano, non te ne fa prendere nemmeno uno”. “In verità è un’ora quella del massimo pericolo – proseguì ora più tranquillo - ma vai a sapere qual è quell’ora! Quindi è meglio in quel giorno, per sicurezza, non fare inserti. Manco la vigilia di Natale si devono fare!”, proseguì poi con rinnovato fervore. “Per esempio quest’anno Natale viene di giovedì?

allora per tutto l’anno non devi seminare e non devi fare innesti di mercoledì! Ma nemmeno travasare il vino e altre cose. Ma poi a noi cosa ci costa osservare queste regole? Niente…, e quindi…!” Chiesi a Rafele da quando aveva iniziato a fare innesti e da chi aveva appreso l’arte. “Dottò avevo forse nove anni quando mio padre mi fece fare il primo scutillo di percoca2. Ed era pure una pianta mezza morta. Ma lo scutillo prese, e mio padre disse che se l’avevo fatto prendere su una pianta così malridotta, allora significava che avevo la mano buona. Ma questo fu l’unico apprezzamento, e senza alcun sorriso. Poi ho continuato e a mano mano ho imparato sempre di più. Mio padre diceva sempre che si nasce ingegneri e si muore architetti: c’è sempre da imparare nella vita!” Via via entravamo sempre più in confidenza, ormai aveva superato l’iniziale diffidenza nei miei confronti. Forse aveva capito che anch’io volevo apprendere da lui ponendomi al suo livello. “Mi dici una cosa che ricordi in maniera particolare sugli innesti, bella o brutta che sia?” “Dottò, era l’inizio degli anni Sessanta, ad Ischia cresceva il turismo e gli agricoltori iniziarono a mettere piante da frutto, specialmente cresommele, prune e percoche, anche in mezzo alle file di viti. Questa grazia di Dio si vendeva bene ai turisti e pure agli alberghi e ai fruttivendoli. Le pèllese, le terzarole e le percoche gialle nostrane da mettere nel vino erano saporite, ma poco colorate. Incominciarono a venire nuove razze da Napoli più colorate e belle. Pochi avevano le piante ed erano gelosi: non davano le puche a nessuno! Non ho mai visto una cosa più cattiva di quella. Anche gli amici ti dicevano spesso di no, ma non tutti per fortuna. Non vi nascondo che più di una volta le puche sono stato costretto a rubarle. Gli stessi che ti negavano una razza, poi avevano la faccia di chiedertene una che loro non avevano!” “E l’innesto che ti procura più soddisfazione, qual è?” “Il pero innestato sul calavrìc(e)”, mi risponde sicuro mentre gli occhi gli brillano quasi estatici”. “Vuoi dire sul cotogno?”, gli faccio. “No dottò, ma voi non lo conoscete il calavrìce? Chillo cresce dentro le selve, è una pianta spinosa che in primavera si riempie di fiori bianchi. Per trovarlo bisogna girare un poco perché non è che poi ce ne sono tanti”.


15 25 giugno 2016

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Incomincio ad arrovellarmi su quale possa essere la pianta. Ma è lui stesso che mi trae dall’impaccio: “Se la volete vedere, dopo andiamo da un mio conoscente, giù a La Rita, e ve la mostro da vicino”. Ci andiamo dopo circa un’ora, finiti gli innesti di Antonio. La pianta, un alberetto con un tronco un pochino contorto, esce con un’ansa da un ciglione inerbito da festuche verdissime che separa un frutteto da un castagneto inerpicato verso l’alto. Non ha foglie, ma al suolo ne trovo alcune secche piuttosto integre. Sui rami che pendono verso terra osservo dei grappoletti di frutti secchi, tra il marrone ed il rossiccio. Gli dico: “Ma è il biancospino?” E lui: “Veramente noi qua lo chiamiamo calavrìce, ma forse… pensandoci bene qualche volta ho sentito pure qualcuno che lo chiama come dite voi, sì, insomma …biancospino”. “E dimmi, Rafele, hai fatto tanti innesti di pero su calavrice, e perché ti dà tanta soddisfazione?” “Dottò, non tantissimi perché, vi ripeto, mica è facile trovare una pianta tanto grande da farci l’innesto, quella cresce piano piano, da quando è piccola ci vogliono almeno sei - sette anni per farla buona. Ma una ve la faccio vedere subito, sta proprio qua nella terra di Aniello capacotta, è una pera Carmosina”. Ci avviamo superando alcuni bassi terrazzamenti sostenuti da blocchi di tufo verde, in una distesa di annosi ciliegi, che nella zona allignano particolarmente bene. Arriviamo al cospetto di un bellissimo albero di pero con la chioma quasi fastigiata, regolare, piena di rametti carichi di brindilli e lamburde che già promettono per l’annata ancora non avviata una fioritura ed una fruttificazione abbondante. Esamino la pianta alla ricerca del punto d’innesto, ma in maniera infruttuosa. Rafele se ne accorge, e sorride sornione con le braccia conserte, poggiando il peso del corpo ora su un piede e ora sull’altro. “Dottò, e qua sta il bello!” mi dice al culmine della sua sana esaltazione. “Avete visto che bell’albero? e per farlo così solo sul calavrìce bisogna innestare. Però dopo, quando l’innesto è pigliato, l’anno successivo, bisogna scippare la pianta e ripiantarla più in profondità in modo che l’innesto stia sottoterra, altrimenti la pianta muore , campa poco. Quasi sempre io innesto il calavrìce direttamente dove è nato, nella selva, poi l’anno successivo lo estirpo e lo trapianto dove serve: l’innesto deve stare almeno trenta centimetri sotto”. Penso tra me e me, senza dire niente a Rafele, che tra biancospino e pero vi è poca affinità d’innesto. Questo spiegherebbe perché l’innesto fuori terra muore, mentre interrato sopravvive. Il pero si affranca dal calavrìce emettendo sue radici nel punto d’innesto o anche più sopra, e ciò gli consente di sopravvivere, dopodiché il calavrìce può anche morire. Intanto, rifletto e giudico strana la cosa: anch’io mi sono assuefatto al nome calavrìce, tanto da non pensare nemmeno al biancospino! Ma Rafele sembra avermi letto nel pensiero, e mi fa: “Questo innesto ha già dieci anni, se noi scaviamo troviamo ancora il tronco del calavrìce, solo che è più piccolo di quello del pero. Il pero fa le sue radici, ma la pianta si nutre sia dalle radici del calavrìce che da quelle nuove del pero. Quando Aniello zappa, deve stare attento, ‘s’addascurdà di essere capacotta e non deve strappare né le une né le altre e la pianta sta bene”. Bella, bellissima lezione quella datami da Rafele! 1 San Sebastiano. E’ infatti opinione comune tra i contadini che non si debba intraprendere alcuna operazione agricola nella festività di questo santo. 2 Innesto di pesco a scudetto.

Sono incredulo. La simbiosi dell’innesto perfezionata dall’intervento dell’uomo che pone un rimedio ad una situazione altrimenti molto negativa. Stupefacente! Al cospetto del contadino mi sento un tantino più piccolo, ma, diamine, va bene, benissimo così! “Ma perché questo innesto ti dà tanta soddisfazione?” gli indirizzo a bruciapelo. “Non potresti innestare i peri su semenzali sempre di pero e ottenere lo stesso risultato?” “Venite dottò, vi faccio vedere un’altra carmosina innestata su una pianta selvatica di pero nata in un vaso di fiori.” E mi porta ancora più in alto in uno slargo usato solitamente per seminarvi fave, piselli, o pomodori in primavera. Da lontano si vede un albero molto più grande del primo, con chioma molto alta ed espansa. Ci avviciniamo, noto il punto d’innesto a circa un metro da terra, senza imperfezioni di sorta. “Guardate che soddisfazione: questo albero ha solo un anno in più dell’altro, fa una carretta di legna ogni anno e la metà delle pere dell’altro. E il sapore delle pere? Meglio non parlarne, una sapo-

netta! Quelle dell’albero ‘nsertato sul calavrìce hanno le guance rosse e danno almeno dieci punti in sapore a quelle di questo albero”. Ormai sono convinto, Rafele è davvero una persona speciale: ad incontrarne tanti così, che bella fortuna sarebbe! Oggi mi sento un po’ meno ingegnere, e un tanto più architetto. Con tutto il rispetto per gli ingegneri, ovviamente… LA SCHEDA FITOTERAPICA Il biancospino è una delle piante di più antica conoscenza ed utilizzazione fitoterapica. Dal suo legno estremamente duro deriva il suo nome botanico Crataegus, dal greco “kràtaigos” = Forza, robustezza. La credenza popolare gli attribuisce virtù ed auspici ricollegabili alla fertilità ed alla speranza, in forza delle quali, ad esempio, i suoi fiori venivano usati nell’antichità per adornare i capelli e le vesti delle giovani spose e le culle dei neonati per tenere lontano il maligno. Tuttavia la notorietà di questa pianta è legata soprattutto alle sue innumerevoli applicazioni fitoterapiche delle quali si riporta di seguito una breve sintesi, rimandando quanti fossero interessati ad un maggiore approfondimento ai numerosi testi specializzati in materia. Incominciamo col dire che in pratica è tutta la

pianta ad essere ricca di principi attivi utilizzabili, ma l’impiego pratico è rivolto soprattutto alle foglie, ai fiori ed ai frutti, e molto limitatamente alle parti legnose del tronco e dei rami. Le sostanze attive contenute nella droga (costituita essenzialmente da foglie, fiori e frutti) sono rappresentate soprattutto da favonoidi, leucoantocianidine, steroli, ammine, catechine, acidi fenolici ed acidi triterpenici e fenolcarbossilici. La estrema varietà delle sostanze attive e la loro variabilità sia qualitativa che quantitativa legata a numerosi fattori di estrinsecazione, nel caso di questa pianta fa bene individuare il concetto di fitocomplesso, ovvero un insieme di più sostanze ad attività fitoterapica singola, a volte cumulabile in maniera semplice, altre volte in maniera sinergica. Ciò nel mentre costituisce un pregio per la pianta relativamente alla sua molteplicità di efficacia nei confronti di numerose patologie e disfunzioni, rappresenta anche un limite per la esatta individuazione di un uso standardizzato della sua droga. Al biancospino si riconoscono proprietà cardiotoniche specifiche utili nella correzione di modesti scompensi cardiaci , nelle insufficienze coronariche non gravi, nelle bradicardie e miocardie di lieve entità. Altra importante proprietà del biancospino è quella vasodilatatrice a livello coronarico che apporta benefici effetti soprattutto nelle afflizioni ipertensive acute in soggetti non gravemente compromessi a livello cardiaco. Strettamente correlata all’attività vasodilatatrice è anche la proprietà antisclerotica dell’estratto di biancospino, elettivamente in associazione sinergica ad altri estratti fitoterapici. Collegabile direttamente a questa sembra anche la capacità della nostra pianta di contrastare efficacemente sia l’eccesso di colesterolo che di lipidi nel sangue (ipercolesteroloemia, iperlipidemia) con speciale riguardo ai soggetti anziani. La maggiore notorietà del biancospino è tuttavia legata alla sue riconosciute proprietà ansiolitiche, sedative ed antispasmodiche che rendono la pianta un aiuto prezioso nel controllo degli stati di ansia, nella irritabilità, nelle turbe del sonno accentuate da una riconoscibile matrice emotiva in soggetti particolarmente predisposti a condizioni di ipereccitabilità. Nella preparazione di infusi e tisane, per tale specifico impiego, ci si avvale utilmente dell’impiego combinato e sinergico di altre piante, tra cui la valeriana, camomilla, cedronella, passiflora, ecc. In ogni caso si raccomanda di evitare sempre e comunque l’uso del fai da te per scongiurare usi impropri e/o inopportuni. Ricorrere invece ai consigli di un esperto di riconosciuta qualificazione , con l’auspicabile supervisione del medico di base, è sempre la soluzione migliore sia per un approccio corretto alla fitoterapia sia per prendere coscienza delle grandi possibilità e degli inevitabili limiti che a questa scienza si possono riconoscere. Nelle foto un albero di biancospino, il pero carmosina


16 25 giugno 2016

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Apre il sipario dell’ISCHIA FILM FESTIVAL Si terrà sul castello Aragonese dal 25 giugno al 2 luglio 2016 la quattordicesima edizione del Festival, concorso internazionale dedicato alla location cinematografiche.

ISCHIA Programma 2016 sul Castello Aragonese

Di Lorenzo Russo

S

i scaldano i motori per l’evento cinematografico internazionale nato ad Ischia grazie all’idea di Michelangelo Messina. Un evento che regala ad Ischia una grande immagine nel mondo del cinema. Al Festival partecipano quelle opere che hanno valorizzato il territorio attraverso la scelta delle location, promuovendone così la realtà storica sociale ed umana, le tradizioni e la cultura. Alle selezioni, chiuse il 31 Marzo scorso, sono pervenuti oltre 600 lavori da oltre 50 paesi del mondo. Tra le novità di questa edizione due focus dedicati alle cinematografie dell’Ucraina e del Nord Europa oltre a due doverosi omaggi. Lo scorso 17 marzo, infatti è ricorso il 40° anniversario della dipartita del grande Maestro Luchino Visconti, le cui ceneri, dal 2003, riposano nella sua Villa “La Colombaia” a Forio d’Ischia. A ricordo della scelta del grande maestro di eleggere l’isola a suo luogo dell’anima, l’Ischia Film Festival il 25 giugno apre la quattordicesima edizione del festival, proiettando uno dei capolavori del regista milanese. Ad affiancare la proiezione il vernissage della mostra fotografica “Il primo Visconti: Ossessione e la Terra trema, i set cinematografici” a cura di Antonio Maraldi e del centro cinema Città di Cesena. Questa edizione del festival chiuderà anche con un altro doveroso omaggio: allo scenografo preferito di Stanley Kubrick e due volte premio Oscar: Sir Ken Adam, scomparso il 10 Marzo scorso, che sin dalla prima edizione è stato Presidente Onorario del Festival del cinema di Ischia. FARI ACCESI SUL CINEMA RUSSO E UCRAINO Tra i vari focus in programma all’Ischia Film festival 2016, molto interessante quello sul Cinema ucraino organizzato insieme al Direttore del più antico festival di Cinema di Kiev, Andrey Kalpaky.

Ad Ischia saranno proiettate alcune anteprime nazionali del Cinema ucraino. “Siamo felicissimi che la XIV Edizione dell’Ischia Film Festival dia ampio spazio ai focus sul Cinema russo ed ucraino”: ha dichiarato il Direttore Michelangelo Messina, aggiungendo: “Queste prestigiose proiezioni trattano tematiche importanti che siamo sicuri potranno regalare ampi spunti di riflessioni ed accendere tra i presenti interessanti dibattiti. XIV CONVEGNO INTERNAZIONALE SUL CINETURISMO “Lo sviluppo del Cineturismo in Europa a 14 anni dalla sua nascita: analisi e prospettive”. Questo il titolo del quattordicesimo convegno sul cineturismo che si svolge ad Ischia sin dal 2003, anno in cui Michelangelo Messina ideò il neologismo cineturismo. Quest’anno parteciperanno relatori internazionali tra cui una vera autorità mondiale sul Movie Induced Tourism la Prof. Sue Beeton della Trobe University (Melbourne - Australia). Hanno già confermato la loro presenza Adrian Wootton Chief Executive della British Film Commission e di Film London, Arie Bohrer Austrian Film Commissioner (Austria), Cornelia Hammelmann Direttrice del fondo DFFF (Germania), Carlos Rosado Presidente Spain Film Commission (Spagna), ed altri esperti nazionali tra cui: Paride Leporace direttore della Basilicata Film Commission, Francesco di Cesare, Presidente Risposte Turismo, Maurizio Sciarra presidente della Apulia Film Commission, Andrea Coluccia responsabile del Creative Europe Desk Italia MEDIA – Ufficio di Bari, Giulia Lavarone Phd Università di Padova autrice del libro “Cinema, media e turismo. Esperienze e prospettive teoriche del film-induced tourism”; Anna Olivucci responsabile della Marche Film Commission; Alessandro del Ninno, Studio legale Tonucci & Partners.

SABATO 25 GIUGNO • Ore 19:00 Brindisi di apertura alla Terrazza del Castello. • Ore 20:30 Inaugurazione della mostra fotografica “Il primo Visconti – Ossessione e La terra trema, i set cinematografici” a cura di Antonio Maraldi Dalle ore 21:00 Proiezione delle Opere in Selezione nelle seguenti aree: Cattedrale dell’Assunta • Ore 21:00 “Parliamo di Cinema” con Anton Giulio Mancino • Ore 21:15 La terra trema di Luchino Visconti Piazzale delle Armi • Ore 21:00 “Parliamo di Cinema” con Konstantin Sorokin • Ore 21:10 The Heritage of Love di Yuriy Vassiliev • Ore 22:40 “Parliamo di Cinema” con Valentina Carnelutti • Ore 22:50 Recuiem • Ore 23:00 Arianna di Carlo Lavagna Terrazza degli Ulivi • Ore 21:00 The Fisherman di Alejandro Suárez Lozano • Ore 21:20 Oro blu - Conversazione del mare di Andrea Ferrante e Marco Gernone • Ore 22:00 The Cemetery men di Ali Mardomi • Ore 22:30 E-bola * di Christian Marazziti Casa del Sole • Ore 21:00 Copper wire di Hasan Najmabadi • Ore 21:10 Die Zeitzeugen - Warum wir erzählen…* di Hermann Weiskopf • Ore 21:30 Golos: Ukrainian Voices di Fedor Levchenko e Dolya Gavanski • Ore 22:40 When We Talk About Kgb* di Maxì Dejoie, Virginja Vareikytè San Pietro a Pantaniello • Ore 21:00 Il Miracolo di registi vari • Ore 21:15 The Barn di Hazal Kara • Ore 21:30 Az elveszett euròpai* di Jozsef Sipos • Ore 22:00 Wish to Wash with Rain di Gülten Taranç DOMENICA 26 GIUGNO • Ore 19:30 Film Cocktail incontro riservato agli accreditati professionali. Dalle ore 21:00 Proiezione delle Opere in Selezione nelle seguenti aree: Cattedrale dell’Assunta • Ore 21:00 Milky Brother* di Vahram Mkhitaryan • Ore 21:30 “Parliamo di Cinema” con Margarethe von Trotta


17 25 giugno 2016

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FILM FESTIVAL •Ore 21:40 Hanna Arendt di Margarethe von Trotta Piazzale delle Armi • Ore 21:00 Maggie’s plan di Rebecca Miller • Ore 22:50 Rams - Storia di due fratelli e otto pecore di Grímur Hákonarson Terrazza degli Ulivi • Ore 21:00 Respiro* di Andrea Brusa e Marco Scotuzzi • Ore 21:10 Irpinia, mon amour* di Federico Di Cicilia • Ore 22:30 Road to the Sky* di Yi Wang Casa del Sole • Ore 21:00 Butterflies di Adnan Zandi • Ore 21:30 Chernobyl* di Oleg Karnasiuk • Ore 21:50 Non voltarti indietro di Francesco Del Grosso San Pietro a Pantaniello • Ore 21:00 The Learning Alliance di Muhammad Umar Saeed • Ore 21:10 Mokusatsu* di Nour Gharbi • Ore 21:25 My Home di Igal Hecht • Ore 22:15 Istorii Kato na Kino di Atanas Hristoskov LUNEDÌ 27 GIUGNO • Ore 19:30 Film Cocktail incontro riservato agli accreditati professionali Dalle ore 21:00 Proiezione delle Opere in Selezione nelle seguenti : Cattedrale dell’Assunta • Ore 21:00 Il suo nome* di Pedro Lino • Ore 21:20 Celestial Camel di Yuriy Feting •Ore 22:50 Baobabs between Land and Sea di Cyrille Cornu Piazzale delle Armi • Ore 21:00 “Parliamo di Cinema” con Roberto Andò • Ore 21:15 Le confessioni di Roberto Andò • Ore 22:55 The Fencer * di Klaus Haro Terrazza degli Ulivi • Ore 21:00 South 32 di Jake Barsha • Ore 22:30 Gateway to Heaven* di Anshul Sinha Casa del Sole • Ore 21:00 Letter to God di Maria Ibrahimova • Ore 21:15 All the World’s a screen on Film * di David Thompson • Ore 22:15 Loro di Napoli * di Pierfrancesco Li Donni San Pietro a Pantaniello • Ore 21:00 La Mezzanotte Rossa * di Eduardo Cocciardo • Ore 21:30 Yaadikoone di Marc Picavez • Ore 22:00 Tides - A History of Lives and Dreams Lost and Found * di A.Negrini • Ore 22:40 Smajl di Philipp Majer

MARTEDÌ 28 GIUGNO • Ore 10:00 Apertura della Borsa Internazionale delle Location e del Cineturismo ed a seguire XIV Convegno Nazionale sul Cineturismo, riservato agli accreditati professionali • Ore 15:00 XIV Convegno Nazionale sul Cineturismo riservato agli accreditati professionali • Ore 19:30 Film Cocktail incontro riservato agli accreditati professionali Dalle ore 21:00 Proiezione delle Opere in Selezione nelle seguenti aree: Cattedrale dell’Assunta • Ore 21:00 “Parliamo di Cinema” con Massimiliano Bruno • Ore 21:15 Gli ultimi saranno ultimi di Massimiliano Bruno • Ore 23:00 Killa Dizez vita e morte al tempo di Ebola di Nico Piro Piazzale delle Armi • Ore 21:00 Carne e polvere * di Antonio La Camera • Ore 21:10 “Parliamo di Cinema” con Janina Elkin • Ore 21:20 Foreign Body* di Christian Werner • Ore 22:15 “Parliamo di Cinema” con Massimo Gaudioso, Silvio Orlando, Nando Paone • Ore 22:30 Un paese quasi perfetto di Massimo Gaudioso Terrazza degli Ulivi • Ore 21:00 Cenere di Gianni Saponara • Ore 21:15 Papaveri e papere * di Adelaide Dante De Fino • Ore 21:30 L’utile meraviglia. Gli orti saraceni di Tricarico * di Prospero Bentivenga • Ore 22:00 The Head Hunter di Nilanjan Datta Casa del Sole • Ore 21:00 Menino 23: Infâncias Perdidas no Brasil di Belisario Franca • Ore 22:20 The Great Conspiracy! di Alberto Meroni San Pietro a Pantaniello • Ore 21:00 Cigno* di Giovanni Rossi • Ore 21:25 Sira di Orhan Tekeoglu • Ore 22:00 Bitte Leben di Marco Candiago, Silvia Ciprian MERCOLEDÌ 29 GIUGNO • Ore 10:00 Seconda giornata di lavori del XIV Convegno Nazionale sul Cineturismo riservato agli accreditati professionali • Ore 19:30 Film Cocktail incontro riservato agli accreditati professionali Dalle ore 21:00 Proiezione delle Opere in Selezione nelle seguenti aree: Cattedrale dell’Assunta • Ore 21:00 Centosanti * di Roberto Moliterni

• Ore 21:20 “Parliamo di Cinema” con Lorenzo Corvino • Ore 21:40 Wax-we are the x di Lorenzo Corvino Piazzale delle Armi • Ore 21:00 Bella e perduta di Pietro Marcello • Ore 22:30 Kalo Pothi* di Min Bahadur Bham Terrazza degli Ulivi • Ore 21:00 Homeland di Sara Broos • Ore 21:15 Pink spring in the Kremlin di Mario de la Torre •Ore 21:35 Il potere dell’oro rosso* di Davide Minnella • Ore 22:00 Il Successore di Mattia Epifani Casa del Sole • Ore 21:00 Patriot * di Eva Riley • Ore 21:15 Carry On di Rafael Haider • Ore 21:40 Where the grass grows highest di Philip Hallay • Ore 22:30 A Quest for Meaning di Nathanaël Coste e Marc De la Ménardière San Pietro a Pantaniello • Ore 21:00 Ogni Opera Di Confessione - All confession ouvre di Alberto Gemmi e Mirco Marmiroli • Ore 22:00 L’Orto degli Dei di Giuseppe Calabrese • Ore 23:00 Milongueros di Bernard Louargant GIOVEDÌ 30 GIUGNO • Ore 19:30 Film Cocktail incontro riservato agli accreditati professionali Dalle ore 21:00 Proiezione delle Opere in Selezione nelle seguenti aree: Cattedrale dell’Assunta • Ore 21:00 “Parliamo di Cinema” con De Lillo • Ore 21:15 Oggi insieme domani anche di Antonietta De Lillo • Ore 22:40 Un Futuro da Sogno* di Andrea Vardi • Ore 23:00 El Respeto di Norma Fernàndez Piazzale delle Armi • Ore 21:00 “Parliamo di Cinema” con Ben Sharrock • Ore 21:10 Pikadero di Ben Sharrock • Ore 22:45 Ixcanul - Vulcano di Jayro Bustamante Terrazza degli Ulivi • Ore 21:00 Zhyva Vatra di Ostap Kostyuk • Ore 22:15 Povodyr di Oles Sanin Casa del Sole • Ore 21:00 Exit right di Rupert Höller e Bernhard Wenger •Ore 21:10 74 di Sattar Chamani Gol • Ore 21:40 Women are the answer di Fiona Cochrane • Ore 23:10 Mare d’argento di Carlos Solito

San Pietro a Pantaniello • Ore 21:00 Yazidi D’Armenia di Ignazio Mascia • Ore 21:20 La terra di fronte di Fabrizio Lecce • Ore 21:50 Silo un camino espiritual* di Pablo Lavin • Ore 23:00 Dert* di Mario Martone VENERDÌ 1 LUGLIO • Ore 19:30 Film Cocktail incontro riservato agli accreditati professionali Dalle ore 21:00 Proiezione delle Opere in Selezione nelle seguenti aree: Cattedrale dell’Assunta • Ore 21:00 Carvina di Luca Marcionelli • Ore 21:15 “Parliamo di Cinema” con Francesca Ceci e Lucilla Colonna • Ore 21:25 Festina Lente * di Lucilla Colonna • Ore 23:25 La transumanza in Basilicata: una storia vera * di Mario Raele Piazzale delle Armi • Ore 21:00 “Parliamo di Cinema” con Martinelli • Ore 21:15 Ustica* di Renzo Martinelli • Ore 23:00 As one * di Chuck Gutierrez Terrazza degli Ulivi • Ore 21:00 Città dei sogni * di Paola Bernardini • Ore 21:20 The descendants* di David Inunid • Ore 22:40 Lampedusa d’inverno di Jakob Brossmann Casa del Sole • Ore 21:00 End of summer di Johann Johannsson • Ore 21:30 Kivalina* di Gina Abatemarco • Ore 22:30 Coming and going di Tianlin Xu San Pietro a Pantaniello • Ore 21:00 Il sarto dei tedeschi * di Antonio Losito • Ore 21:15 Krasny di Nikolay Sarkisov • Ore 22:40 Lands for freedom di Paul-Jean Vranken e Jean-Christophe Lamy SABATO 2 LUGLIO Ore 21:00 al Piazzale delle Armi Proiezione delle opere vincitrici del festival. Ingresso libero. Ore 20:30 alla Cattedrale dell’Assunta Chiusura della XIV edizione dell’Ischia Film Festival. Serata di Gala per la premiazione delle opere in concorso.


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Attualità 25 giugno 2016

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CHIESA DI SORA-CASSINO-AQUINO-PONTECORVO

CURIA VESCOVILE

L’IMMAGINE DELLA SACRA SINDONE DELLA S. PAOLO A FORIO

Comunicato Ufficiale della Curia sul gruppo denominato “Bambino Gesù di Gallinaro” o “Nuova Gerusalemme”

Un singolare evento nell’Anno del Giubileo della misericordia

Il gruppo denominato “Bambino Gesù di Gallinaro” o “Nuova Gerusalemme” è impegnato a diffondere in diverse località dottrine falsamente religiose e insegnamenti biblici distorti ed estranei alla verità dei testi sacri. A tale proposito si richiama la Notificazione della Curia diocesana in data 9 ottobre 2001 con la quale la Diocesi prendeva le distanze da ogni coinvolgimento o approvazione del suddetto fenomeno religioso. La posizione dottrinale di tale gruppo è dichiaratamente contraria alla fede cattolica, in quanto obbliga i fedeli a non frequentare i sacramenti, a disapprovare gli insegnamenti e la stessa autorità del Papa, a non avere relazioni con i sacerdoti e le rispettive comunità parrocchiali, a trasgredire la disciplina ecclesiastica. Tale gruppo pseudo-religioso in data 4 ottobre 2015 si è costituito come sedicente “chiesa cristiana universale della nuova Gerusalemme”. Tale gravissimo abuso, sottoposto all’esame della Congregazione della dottrina della fede, competente in materia, richiede che tutti i fedeli siano informati sugli errori dottrinali di tale atto scismatico, e sulle conseguenze disciplinari canoniche che ne derivano. Pertanto, al fine di salvaguardare l’integrità della fede, della comunione ecclesiale, e dell’azione pastorale della Chiesa a favore del popolo di Dio si rende noto che le iniziative della sedicente organizzazione pseudo-religiosa denominata “chiesa cristiana universale della nuova Gerusalemme” sono in assoluta opposizione alla dottrina cattolica, e pertanto nulla hanno a che fare con la grazia della fede e della salvezza affidate da Gesù Cristo alla Chiesa fondata sulla salda roccia dell’apostolo Pietro. Si invitano tutti i fedeli al dovere della vigilanza e del saggio discernimento per evitare ogni forma di coinvolgimento in tale movimento pseudo-religioso. Si rammenta che i fedeli che aderiscono alla suddetta sedicente “chiesa” incorrono ex can. 1364 del Codice di diritto canonico nella scomunica latae sententiae per il delitto canonico di scisma (cfr. Art. 2 § 1 SST)”. Sora, 29 maggio 2016 - Solennità del Santissimo Corpo e Sangue di Cristo I Vicari Generali Mons. Antonio Lecce - Mons. Fortunato Tamburrini

Nell’ambito delle celebrazioni del Giubileo straordinario della Misericordia giungerà a Forio nell’Arciconfraternita di Santa Maria Visitapoveri in Piazza Municipio l’ immagine della Sacra Sindone della Società San Paolo. Una solenne cerimonia alle ore 19 di domenica 26 giugno, alla presenza del Vescovo di Ischia, darà inizio all’Ostensione, che durerà fino al 3 luglio. L’immagine a grandezza naturale della Sindone normalmente è custodita ad Alba, sede dei Paolini, e solo in determinate circostanze lascia la sua dimora abituale. La sinergica collaborazione tra Società San Paolo, Centro culturale San Paolo onlus Campania, Associazione Culturale Nazionale “Fantasynapoli di Gaetano Maschio” e l’Arciconfraternita di Santa Maria Visitapoveri ha reso possibile l’evento. Saranno giornate di intensa spiritualità, in concomitanza con il Novenario e la Festa della Madonna delle Grazie e con la VI Sessione estiva del Festival della vita. La presenza della riproduzione della Sindone a Forio darà la possibilità a quanti non l’hanno mai vista e soprattutto alle persone anziane, che difficilmente avranno occasione di vedere l’originale a Torino, di entrare in contatto con il fascino ed il mistero di una reliquia, che da sempre ha fatto parlare di sé. Tra gli appuntamenti di questi giorni segnaliamo presso l’Arciconfraternita il 1° luglio la Conferenza “Vivere è…Amare Gesù sull’esempio di Maria, Mater Misericordiae” del Dottor Raffaele Mazzarella, Direttore del Centro culturale S. Paolo onlus Campania con la visione del filmato “Sindone: Passio Christi – Passio Hominis” ed il 3 luglio sul sagrato dell’Arciconfraternita in Piazza Municipio il Concerto del Baritono Gaetano Maschio e del Soprano Filomena Piro “…aggio fatto ‘nu vuto ‘a Madonna…”: il sacro nella tradizione napoletana. La chiesa sarà aperta tutti i giorni al mattino dalle 09.30 alle 13.00 ed al pomeriggio/sera dalle 16.30 alle 22.00.


La Storia siamo Noi

25 giugno 2016

kaire@chiesaischia.it

Il cav. Vincenzo Nunziata e l’isola d’Ischia Di Nunazio Albanelli

R

ammento con nostalgia che un giorno, in cui ero impegnato a servir Messa con il mio compagno di seminario Monti Antonio, scomparso di recente, al venerato Vescovo Mons. Ernesto De Laurentiis, sentii nominare per la prima volta il Cav. Nunziata e tesserne le lodi. Il Vescovo aveva tra le mani un opuscolo intitolato “Enaria” in cui il Nunziata esaltava l’isola in versi soffermandosi su quelli che riteneva i luoghi, i personaggi e le tradizioni più significative. Il Vescovo lo leggeva con malcelato entusiasmo e, cedendo alle mie insistenze, me lo ha passato raccomandandomi di sfogliarlo con cura. Così ebbi modo non solo di apprendere che l’autore era di Scafati, che lo aveva pubblicato presso l’editore Giovanni Mazzoni – Napoli – nel 1936 e che si trattava di un carme dedicato proprio al caro Vescovo che non aveva nascosto il suo compiacimento. Ebbene oggi posso rivelare con soddisfazione che, a seguito di vari tentativi, di cui uno effettuato addirittura quando si giocava l’incontro Scafatese – Ischia e tra il pubblico avevo trovato il maestro Polito Angelo di Panza, a sua volta con me in

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seminario negli anni ‘50 – finalmente sono riuscito a ricevere proprio da quest’ultimo, che me ne aveva fatto promessa, una copia fotostatica, che conservo gelosamente. Perciò mi piace riportare i versi dedicati al Monte Epomeo, che il citato Vescovo leggeva con tanto entusiasmo da coinvolgere me e Tonino - così chiamavano Antonio Monti – emotivamente. Mi riservo poi di riportare in seguito i versi che l’autore ha riservato a tante località isolane degne di nota e ai tanti personaggi celebri che vi hanno soggiornato: Qui Cupido, dall’ali candide, con la gentile Psiche pulcherrima, che più non piange, filan l’idillio placata Venere. Ma pel dominio di queste cosmiche bellezze varie, che han del dinamico,

Tifèo lottava lotta titanico Col rege Olimpico. Ahi! Cadde vinto, fiaccato orribile da quella forza suprema – massima, che ancor lo preme, son tanti secoli, inesorabile. D’allor si giace supino – immobile poiché gli grava sul petto il carico dell’Epomeo che, irremovibile, quivi lo crucia. Nuovo Promèteo, nuovo supplizio fatale ei soffre, pur sempre indomito, minace, cupo nel suo silenzio, col petto asmatico. Pur delle volte, tra quegli spasimi Orrendi il forte dà in qualche tremito Breve, possente, che mette brividi, sempre poi lagrima. Ma questo grande, profondo fremito si ripercote per tutta l’isola e la commove una col martire

che sdegna Juppiter. Indi da quelle cocenti lacrime, che il relegato qui piangea rivoli, in zone sparse per golfo accolgonsi fonti ipertermiche. Qui nei salùbri ruscelli vividi, ricchi di radio, gli egri risanano; qui dal ben triste pianto Esculapio detrae miracoli. Ma, un dì fatale, la bella Venere, che s’aggirava tra scogli vergini, riconciliava Tifèo col Massimo… e gli odi caddero. Un vel, d’allora, puro ed argenteo, che la Ciprigna fè all’uopo tessere da ancelle sue, sul monte stendesi per quello or viride. Tra questo verde, pien di delizie, d’incanti opimo e di pomi aurei, presero stanza le dolci esperidiᴺ col divo Bramio. (N. Le ninfe di ponente, figlie della notte e del drago Ladone, nato come tutti i mostri simili, da Tifone e da Echiona.) Ecco come si perpetua il mito di Tifèo, le cui lacrime hanno dato vita alle “fonti ipertermiche”, capaci di risanare tanti malati e, a seguito della concordia ritrovata tra il gigante e il sommo Giove, l’isola, ricoperta di un velo, può a ragione definirsi isola verde. Non vi sembra un’ ottima occasione offerta ai colleghi docenti per un’opportuna lezione di mitologia?


Liturgia

20 25 giugno 2016

www.chiesaischia.it

COMMENTO AL VANGELO

Domenica 26 GIUGNO 2016

Senza se, senza ma! Di Don Cristian Solmonese

C

arissimi amici, il Vangelo di questa domenica continua il tema della sequela dei discepoli. Il vangelo di Luca ruota intorno ad un versetto e qui inserisce tutto l’insegnamento di Gesù nella cornice dell’ultimo viaggio che fa verso Gerusalemme, conscio di quello che sta per accadere: «Nessuno che metta mano all’aratro e poi si volge indietro, è adatto al Regno di Dio». Gesù sa quello che sta per accadere (la sua morte e resurrezione) mentre gli apostoli sono ignari e sintonizzati su altri pensieri. Gesù rese il suo volto duro dice l’evangelista sottolineando la decisione con cui Gesù va verso Gerusalemme, egli va deciso a compiere la sua missione . in questa cornice narrativa si inseriscono varie scene che ci mostrano come ragiona e come agisce un discepolo. La prima scena descrive il rifiuto di gesù da parte dei Samaritani (c’è infatti un diverbio teologico tra Samaritani e Giudei). La risposta dei discepoli (per questo “figli del tuono”): «vuoi che un fuoco scenda dal cielo e li consumi?» Quasi a dire: «Gesù, forse tu non sai come giudicare questi Samaritani e allora ti aiutiamo noi!» Quante volte anch’io ho detto a Dio che cosa era giusto e cosa no? «Gesù forse tu non vuoi intervenire... e allora forzo io la mano: io voglio che tu faccia ciò che desidero!» La ricetta a questa comprensione sbagliata è proprio il fare la volontà di Dio che mi libera, mi rende felice, e non il contrario! Gesù è venuto a salvare e non a distruggere col fuoco i cattivi; questa è la sua missione. Poveri Giacomo (detto il fratello del Signore per quanto era carismatico e forte) e Giovanni (il discepolo che Gesù amava perché era l’unico

che Lo capiva realmente), troppo umani e troppo distanti dall’aver capito l’amore e la missione del Signore. Poi segue la seconda scena: uno si presenta di sua spontanea volontà «ti seguirò ovunque tu vada» e Gesù lo accoglie, ma la risposta è chiarificante: «se mi segui perché mi vedi contornato di persone e sogni fama e gloria te lo dico subito: lascia perdere!» S. Ignazio dice che il nostro Re ci tratta esattamente come viene trattato Lui, stesso cammino, stessa croce e stessa resurrezione! Quante tentazioni invece di orgoglio, di pregiudizi, di supremazia. Gesù dice: «la mia gloria sta nel fare la volontà del Padre» e allora anche la povertà, anche una pietra, va benissimo. A un certo punto è Gesù a fare la proposta ad un uomo giusto (terza scena), «seguimi», è una chiamata personale, “da apostolo”, ma anche il giusto risponde : «permettimi prima...». Quando il Signore prova a farci fare il salto di qualità c’è la paura di crescere, la paura della santità. Fare una scelta è lasciare qualcosa per prendere quello che veramente vale; non si può rimanere col piede su due staffe. La missione di Gesù è di salvare il mondo con un amore che fino a quel momento non conoscevamo, salvare tutti, senza esclusione e con amore vero, testa e cuore, con tutto il proprio essere. La lezione di Gesù può sembrare difficile, hanno fatto fatica anche gli apostoli, sono caduti nella tentazione, ma la bella notizia è che Gesù non si stanca di aspettarci e di riprenderci. Ricordiamo che Gesù va a Gerusalemme per salvare anche noi, e noi sarai veramente salvi, avremo accolto la salvezza, se capiremo quanto è bello seguirLo. Buona domenica!

TANTI AUGURI A… Don Vincenzo Avallone ordinato il 29 giugno 1954 Don Marco D’Orio ordinato il 27 giugno 2014 Don Gianfranco Del Neso ordinato il 27 giugno 2014

Don Luigi De Donato nato il 27 giugno 1945 Don Raffaele Di Costanzo ordinato il 29 giugno 1966 Diacono Carlo Mazzella nato il 29 giugno 1982


Ecclesia

21 25 giugno 2016

kaire@chiesaischia.it

GESÙ, LUCE DEL MONDO Di Ordine francescano secolare di Forio

L

o slogan di quest’anno giubilare è: “Misericordiosi come il Padre”. Se il Padre è Misericordia lo è per uguaglianza trinitaria anche il Figlio. Papa Francesco ha intitolato la catechesi del 15 giugno scorso “la misericordia è luce”. Allora è chiaro che Gesù, in quanto Misericordia del Padre, è anche Luce per i peccatori. Parlando del cieco nato di Gerico il Papa pone anche a noi la stessa domanda che Gesù fece al cieco: «Che cosa vuoi che io faccia per te?» (v. 41). Queste parole di Gesù sono impressionanti: il Figlio di Dio ora sta di fronte al cieco come un umile servo. Lui, Gesù, Dio, dice: “Ma cosa vuoi che io ti faccia? Come tu vuoi che io ti serva?” Dio si fa servo dell’uomo peccatore. ... Il cieco chiede di poter vedere di nuovo e il suo desiderio viene esaudito: «Abbi di nuovo la vista! La tua fede ti ha salvato». Egli ha mostrato la sua fede invocando Gesù e volendo assolutamente incontrarlo, e questo gli ha portato in dono la salvezza. Grazie alla fede ora può vedere e, soprattutto, si sente amato da Gesù. Per questo il racconto termina riferendo che il cieco «cominciò a seguirlo glori-

Di Antonio Magaldi

I

l matrimonio-sacramento è una chiamata di Dio a vivere l’amore umano imitando l’amore di Cristo Gesù. Il momento del matrimonio non è un sigillo d’immortalità e la vita matrimoniale non può essere una prigione. Il matrimonio-sacramento è la risposta ad una chiamata di Dio che invita i coniugi ad entrare nel Suo progetto: rinnovare il mondo e portare a tutti gli uomini la salvezza, facendo entrare il dinamismo nel cuore degli uomini. Il matrimonio-sacramento è un « sì » pronunciato una volta per sempre; è l’impegno degli sposi ad una forza che viene dall’alto per crescere nell’amore. È lo Spirito Santo che ci viene donato, come tutti i sacramenti opera un trapianto dei cuori. Nel matrimonio lo Spirito Santo dona all’uomo e alla donna un cuore nuovo e l’amore umano viene trasfigurato ed elevato a Potenza Divina d’Amore. La vita sponsale è chiamata «mis-

ficando Dio»: si fa discepolo. Da mendicante a discepolo, anche questa è la nostra strada: tutti noi siamo mendicanti, tutti. Abbiamo bisogno sempre di salvezza. E tutti noi, tutti i giorni, dobbiamo fare questo passo: da mendicanti a discepoli. E così, il cieco si incammina dietro al Signore entrando a far parte della sua comunità. Colui che volevano far tacere, adesso testimonia ad alta voce il suo incontro con Gesù di Nazaret, e «tutto il popolo, vedendo, diede lode a Dio». Un luogo dove molti “ciechi spirituali” hanno riacquistato la “vista interiore” (cioè riconoscersi peccatori e bisognosi di perdono) è Santa Maria della Porziuncola, la chiesa

che san Francesco d’Assisi ha tanto amato in vita, perché secondo lui era luogo prediletto della Vergine gloriosa fra tutte le chiese del mondo. Un giorno un discepolo di Francesco voleva consacrarsi al servizio di Dio, quando ebbe una visione: “Gli pareva che tutti gli uomini della terra fossero diventati ciechi e stessero in ginocchio intorno alla chiesa della Porziuncola, a mani giunte e levate insieme col viso verso il cielo. E ad alta voce, piangevano, supplicavano il Signore che si degnasse nella sua misericordia di ridonare loro la vista. Mentre pregavano, gli sembrò che dal cielo uscisse e scendesse su di loro un grande splendore, che tutti li illuminò con la sua luce risanatrice.

Il matrimonio sacramento d’amore

sione», forza per agire attraverso il dono del sacramento, si apre all’accoglienza di Dio, della vita e del prossimo. È in questo cammino di attenzione a Dio, alla vita e al prossimo che la coppia cresce. Se l’attenzione degli sposi è rivolta solo a se stessi, l’amore regredisce e subentra la noia, solo chi ama Dio « con tutto il cuore, con tutta l’anima e con tutta la mente » (Mt 22,37) è capace di amare il proprio coniuge con totalità di dono e di volontà forte, che non sono possibili a chi ama seguendo il proprio istinto di possesso. Quando l’amore è affidato solo alla reciproca attrattiva, è soggetto all’abitudine, all’egoismo. Un amore vissuto nella comune ricerca di Dio, nella gioia di

essere amati da Dio, nel rispondere insieme alla chiamata di Dio, è un amore che cresce progressivamente, ciascuno dei due diventa insostituibile all’altro, unico e irripetibile. L’apertura a Dio si realizza nell’ascolto della Sua Parola, chi ha scelto nel matrimonio-sacramento di vivere nell’amore alla maniera di Gesù, deve ogni giorno confrontarsi con la Sua Parola. La lettura continua del Vangelo trova sempre uno spazio giornaliero. L’ascolto di Dio fa nascere la preghiera della coppia. È inconcepibile che due sposi credenti non preghino insieme. È quando cadono le barriere dell’orgoglio, dei rancori, delle freddezze, ecco che i due sposi decidono di pregare

Svegliatosi, rinnovò fermamente l’intenzione di mettersi al servizio di Dio. E poco dopo abbandonò per sempre questo secolo malvagio e tutte le sue seduzioni, si fece religioso e perseverò umile e devoto nel servizio di Dio” (FF 1465). San Francesco d’Assisi al termine della sua vita, quando era praticamente quasi cieco nella vista del corpo, per cui tanto aveva sofferto negli ultimi tempi, dimostrò di avere una grande luce interiore lodando il Signore nelle sue creature col famoso Cantico di frate Sole: “…che è la più bella delle creature e più si può assomigliare a Dio. Per cui diceva: «Al mattino, quando sorge il sole, ogni uomo dovrebbe lodare Dio, che ha creato quell’astro, per mezzo del quale i nostri occhi sono illuminati durante il giorno. Ed a sera, quando scende la notte, ogni uomo dovrebbe lodare Dio per quell’altra creatura: fratello Fuoco, per mezzo del quale i nostri occhi sono illuminati durante la notte». Disse ancora: «Siamo tutti come dei ciechi, e il Signore c’illumina gli occhi per mezzo di queste due creature. Per esse e per le altre creature, di cui ogni giorno ci serviamo, dobbiamo sempre lodare il Creatore glorioso».

insieme. Bastano anche pochi minuti al giorno dedicati insieme a parlare con Dio, sono sufficienti ad infondere speranza e volontà di affrontare insieme le difficoltà. «Le famiglie raggiungono a poco a poco, “con la grazia dello Spirito Santo, la loro santità attraverso la vita matrimoniale, anche partecipando al mistero della croce di Cristo, che trasforma le difficoltà e le sofferenze in offerta d’amore”» ( Amoris Laetitia n. 317). L’ascolto della Parola e la preghiera insieme preparano l’incontro all’Eucarestia domenicale, che è la cena del Signore. «E l’amore, quando più è intimo e profondo, tanto più esige il rispetto della libertà e la capacità di attendere che l’altro apra la porta del suo cuore» (Amoris Laetitia n. 99). Preghiamo: «Santa Famiglia di Nazareth, rendi anche le nostre famiglie luoghi comunione e cenacoli di preghiera, autentiche scuole di Vangelo e piccole chiese domestiche» (Papa Francesco).



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Scuola

25 giugno 2016

kaire@chiesaischia.it

COMUNICATO STAMPA

“VII edizione premio Francesco Ferrandino”

L

a Fondazione Opera Pia Iacono Avellino Conte nell’ambito delle iniziative volte alla sensibilizzazione dei giovani ai problemi dell’odierna società, anche quest’anno ha promosso il bando di concorso “Premio Prof. Francesco Ferrandino” VII Edizione ed invita gli studenti a svolgere gli elaborati sul seguente tema: “Oggi molti giovani, dopo un percorso di studi affrontano con passione, vedono le loro aspettative deluse e i loro meriti non adeguatamente riconosciuti in un sistema che raramente li valorizza e li premia. Per questo non pochi si allontanano dall’Italia per cercare altrove altre opportunità e alcuni si affermano brillantemente nelle varie professioni o nella ricerca scientifica in altri paesi, privando il nostro delle risorse intellettuali e professionali necessarie ad un autentico sviluppo. Sulla base di un’accurata indagine, i concorrenti presentino gli aspetti e le cause del fenomeno, indicando anche quali dovrebbero essere, a loro avviso, le scelte politiche da compiere”. Destinato ai studenti del 4° e 5° anno delle scuole secondarie di II grado dell’Isola d’Ischia e Procida. I Premi: 1° classificato della Scuola Secondaria II grado 500,00# euro; 2° classificato della Scuola secondaria II grado 400,00# euro; 3° classificato della Scuola secondaria II grado 300,00# euro Gli elaborati devono essere consegnati entro il 31 agosto 2016 presso gli uffici della segreteria della Fondazione sito in Ischia

alla Via V.zo Mirabella, 9 dal lun-ven dalle 9.30-13.00 Il regolamento del Bando è disponibile sul sito www.fondazioneiac.it nella sezione bandi e concorsi Per informazioni e/o chiarimen-

ti, è possibile rivolgersi all’ufficio di segreteria tel. 081993384, e-mail operapia_iac@alice.it oppure operapia.iac@gmail.com Il Presidente Celestino Vuoso

PARROCCHIA SAN LEONARDO ABATE – PANZA CHIESA DI SAN GENNARO

FESTA DELLA MADONNA DELLE GRAZIE

24 Giugno-2 Luglio 2016 PROGRAMMA Venerdì 24 Giugno Solennità della Natività di San Giovanni Battista Ore 19,00 S. Rosario. Ore 19,30 Intronizzazione della venerata immagine della Madonna delle Grazie. Novena alla Madonna e S. Messa. Segue accensione del falò e momento di festa. Sabato 25 Giugno Salve Regina Madre di Misericordia Ore 19,00 S. Rosario. Ore 19,30 Novena alla Madonna e S. Messa. Al termine, benedizione dell’acqua da portare nelle case. Domenica 26 Giugno Maria Madre del Misericordioso Ore 7,30 – 11,00 Ss. Messe (in Parrocchia) Ore 9.30 S. Messa (in Congrega) Ore 19,00 S. Rosario Ore 19,30 Novena alla Madonna e S. Messa. Atto di affidamento al Cuore Immacolato di Maria. Lunedì 27 Giugno Maria Missionaria di Misericordia Ore 19,00 S. Rosario Ore 19,30 Novena alla Madonna e S. Messa nella quale saranno raccolte le offerte per i poveri della nostra comunità parrocchiale. Martedì 28 Giugno Maria Salute dei malati e Consolatrice degli afflitti Ore 19,00 S. Rosario. Ore 19,30 Novena alla Madonna e S. Messa con celebrazione del Sacramento dell’Unzione degli infermi. Al termine, benedizione dell’olio da portare nelle case per gli ammalati. Mercoledì 29 Giugno Solennità dei Santi Pietro e Paolo Inizio del Triduo Solenne Ore 9,00 S. Messa In mattinata visita agli ammalati Ore 19,00 S. Rosario. Ore 19,30 Novena alla Madonna e S. Messa.

Giovedì 30 Giugno Maria Aiuto dei Cristiani Ore 9,00 S. Messa In mattinata visita agli ammalati Ore 16.00 Pomeriggio di giochi con i bambini, incontro di preghiera e affidamento dei bambini alla Madonna. Ore 19,00 S. Rosario. Ore 19,30 Novena alla Madonna e S. Messa. Atto di affidamento delle famiglie alla Madonna. Venerdì 1 Luglio Maria Rifugio dei peccatori Ore 9,00 S. Messa In mattinata visita agli ammalati Ore 19,00 S. Rosario. Ore 19,30 Novena alla Madonna e S. Messa con rito di benedizione dello stendardo e del labaro donati dai devoti della Madonna. Segue Adorazione Eucaristica e confessioni fino alle 24,00. Sabato 2 Luglio FESTIVITÀ DELLA MADONNA DELLE GRAZIE Ore 7,30-8,30-9,30-11,00 Ss. Messe Ore 18,30 S. Messa. Segue Processione per Via S. Gennaro – Piazza San Leonardo – Via Pozzi – Via Casa D’Abundo – Via Casa Migliaccio – Via Mario D’Ambra – Via Parr. D’Abundo – Piazza San Leonardo. In Piazza, canto dell’Inno e S. Messa Solenne. Al termine intronizzazione dell’immagine della Madonna delle Grazie nella Chiesa Parrocchiale. Ore 22,00 In Piazza San Leonardo, concerto della Banda Musicale “Aurora” Città di Panza diretta dal M° Giovanmatteo Calise. *********** Sarà con noi per spezzare la Parola di Dio P. Lorenzo Mazzoccante, passionista. Ogni giorno del triduo il predicatore sarà a disposizione per confessioni ed incontri personali.

ABBONAMENTO POSTALE L’abbonamento annuale ordinario al nostro settimanale costa € 45,00 e consente di ricevere con spedizione postale a casa propria (sul territorio italiano) i 52 numeri del giornale stampati nel corso di un anno solare più eventuali “Kaire speciali”. Per chi vive all’estero, è possibile abbonarsi on line al settimanale in modo da poterlo leggere in formato Pdf a partire dalle ore 7,00 del mattino (ora italiana) nel giorno di uscita (verrà inviato via mail) e poterlo archiviare comodamente. Il settimanale online è esattamente uguale - per contenuto e impaginazione - a quello stampato su carta. L'abbonamento online costa € 45,00. LE ALTRE TARIFFE ANNUALI: Abbonamento amico €.100,00 Abbonamento sostenitore €.200,00 Benemerito a partire da €.300,00 COME PAGARE L’ABBONAMENTO Per il pagamento in contanti contattate la segreteria di “Kaire” ai seguenti numeri di telefono 081981342 – 0813334228 oppure il pagamento può essere effettuato mezzo bonifico bancario intestato COOP. SOCIALE KAIROS ONLUS indicando quale causale ABBONAMENTO KAIRE sul seguente codice IBAN IT 06 J 03359 01600 1000 0000 8660 Banca Prossima SpA. Dopo aver effettuato il pagamento inviate una mail a kaire@kairosonline.it oppure inviando un fax al 0813334228 con i seguenti dati per la spedizione: Cognome e nome: ... | indirizzo (via/cap/comune/ provincia): ... |codice fiscale: ... | telefono: ... | mail: ... nel caso l’abbonamento sia da attivare a favore di altra persona, indicare anche: Cognome e nome del beneficiario dell’abbonamento: ... Indirizzo (via/cap/comune/provincia): ...

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Il Parroco Sac. Cristian Solmonese

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Comune di Ischia Edicola di Piazza degli Eroi; Edicola di Ischia Ponte; Edicola al Bar La Violetta; Edicola di San Michele da Odilia; Edicola di Portosalvo Comune di Lacco Ameno Edicola al Bar Triangolo Edicola Minopoli sul corso Comune di Casamicicola T. Edicola di Piazza Bagni; Edicola di Piazza Marina; Comune di Forio Edicola del Porto; Edicola di Monterone



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