Kaire 24 anno III

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IL SETTIMANALE DI INFORMAZIONE DELLA CHIESA DI ISCHIA ANNO 3 | NUMERO 24 | 11 GIUGNO 2016 | E 1,00

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ABUSI SESSUALI SU MINORI: TOLLERANZA ZERO DEL PAPA Francesco ha varato una nuova disposizione che prevede la rimozione dei vescovi e dei superiori religiosi che si sono dimostrati negligenti nel "proteggere coloro che sono i più deboli tra le persone loro affidate" A pag 4

Il platano: un pericolo scampato?

Come ti salvo il platano di Portosalvo! E’ l’albero simbolo del porto di Ischia e dell’intera isola. Nel mese di febbraio in tanti temettero che l’albero potesse essere abbattuto. E invece è lì rigoglioso e imponente. Intervistiamo in esclusiva il nostro Franco Mattera che ne ha curato

ESCLUSIVA

uno studio approfondito per il comune di Ischia.

Di Lorenzo Russo

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Dario Della Vecchia

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ranco è già da quasi tre anni una firma importante di Kaire, molto apprezzato dai nostri lettori per la varietà di temi affrontati e per il modo originale di proporre i suoi servizi. In questa occasione le cose si sono un poco sovvertite: non è lui che scrive, ma siamo noi della redazione di Kaire a proporgli alcune domande su un argomento che alcuni mesi orsono polarizzò l’attenzione dell’opinione pubblica isolana, con un riverbero notevole anche sulla stampa nazionale: il Platano di Portosalvo! In tanti temettero, a cavallo del mese di febbraio scorso, che l’albero simbolo del porto di Ischia potesse essere abbattuto. Sul web, sui social, si scatenò una discreta levata di scudi in difesa della pianta. Poi, quasi più niente. Ma diversi lettori ci hanno sollecitato per saperne di più, hanno a cuore la sorte dell’albero secolare e non sono tranquilli. Sapendo che dietro la faccenda c’era anche il nostro, non abbiamo esitato a chiedergli maggiori informazioni. Franco, raccontaci del problema del nostro Platano.

INSIEME PER LA SICUREZZA STRADALE Si è concluso il progetto dell'ASLNapoli 2 Nord per alunni e insegnanti dell'ITS Mennella e IPS Vincenzo Telese sulla cultura della prevenzione.

I BAMBINI E LA PORTA DELLA CARITA’ L’esperienza dei bimbi della parrocchia di S. Antonio da Padova in visita al centro GPII di Forio.

FESTA DELLE GINESTRE A BUCETO In 500 all’appuntamento della prima domenica di giugno. Tanti turisti svizzeri tedeschi e italiani alla tradizionale scampagnata.

AENARIA: UN CENTRO MULTIMEDIALE Inaugurato il nuovo centro culturale e multimediale “Navigando verso Aenaria” per la città sommersa agli scogli di S.Anna.


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Primo Piano 11 giugno 2016

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Continua da pag. 1 Come e quando ci si è accorti che era in pericolo? “Mah!, a dire il vero era già da più di un anno che personalmente lo tenevo d’occhio, soprattutto a seguito di segnalazioni di alcuni amici tassisti che mi dicevano che l’albero negli ultimi tempi aveva assunto un assetto più inclinato del solito. Poi all’inizio di dicembre scorso, per puro caso, si è avuto un riscontro serio in occasione di una pulizia interna della chioma fatta eseguire dal Comune di Ischia dalla ditta Antonio Monti per rendere possibile la collocazione delle luminarie natalizie. Il buon Tonino, mio carissimo amico, notò in quell’occasione che l’albero aveva diverse cavità nel tronco ed in alcune grosse ramificazioni. Quella notizia destò preoccupazione sul Comune di Ischia, e da lì l’incarico al sottoscritto di accertare le condizioni dell’albero”. Dicci di più: come ti sei mosso, che tipo di indagini hai condotto? “Sostanzialmente mi è stato chiesto di verificare le condizioni generali dell’albero. Quindi il suo stato vegetativo e soprattutto la sua stabilità. La preoccupazione principale era ed è quella di evitare il crollo dell’albero e il pericolo potenziale per la incolumità delle persone che quotidianamente gravitano nella zona. Per quanto riguarda le indagini, queste hanno interessato l’intero albero, quindi dalle radici fino alla parte terminale della chioma. In un primo momento ho pensato anche ad indagini strumentali con apparecchiature ultrasoniche per rilevare la presenza di eventuali cavità nel tronco e le condizioni della ceppaia radicale. Ma dopo il primo sopralluogo mi sono reso conto che era inutile il ricorso a tale tecnologia…” Per quale motivo? “Bhe!, perché le condizioni macroscopiche dell’intero albero, ma soprattutto del tronco e di alcune branche primarie, rendevano agevole un tipo di accertamento convenzionale e basato soprattutto sulla mia esperienza professionale, che modestamente è molto lunga e variegata per un numero vastissimo di casi osservati. Il martellamento della superficie esterna del tronco, unita al sondaggio delle soluzioni di continuità a pervietà interna nel legno, con cavetto di polipropilene semirigido, hanno consentito di rilevare la presenza di una vasta cavità che dalla parte basale del tronco si estende sia verso il basso nella ceppaia radicale che verso l’alto nel tronco per circa tre metri. Altre cavità minori sono localizzate in alto, in corrispondenza di vecchi tagli di potatura”. Quindi, quelle specie di diagrammi in nero tracciati sul tronco…? “Bravo!, indicano l’andamento delle cavità interne nel tronco e sui rami alti”.

Il settimanale di informazione della Chiesa di Ischia Proprietario ed editore COOPERATIVA SOCIALE KAIROS ONLUS

Il platano: un Il platano durante i lavori di febbraio

La diagnosi finale ce la puoi illustrare? “Certo che si. L’albero, anche per il grado di inclinazione del tronco, aumentato sensibilmente negli ultimi anni, non era e non è nemmeno oggi molto sicuro. Il rischio più grave era quello del collassamento del tronco nella parte bassa, sotto il peso dell’intero organismo su quella parte. Un poco come un gigante dai piedi di argilla, o di un fabbricato dalle mura possenti poggiate su fondazioni esili, vuote e deboli. Quindi il primo intervento che ho suggerito è stato di alleggerire l’albero abbassando la chioma di circa cinque metri. In verità il Comune di Ischia ha recepito con prontezza il consiglio, ed io stesso ho diretto l’operazione eseguita dalla ditta Monti Antonio. Ho calcolato che abbiamo alleggerito di circa otto quintali l’albero, e non solo: i tagli sono stati concentrati per lo più sulla parte opposta all’inclinazione, chiaramente per dare un vantaggio all’equilibrio dell’albero”. Ed è stato sufficiente questo unico intervento?

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“Niente affatto. Se ne renderanno necessari altri che ho riportato nella mia relazione tecnica, ed il Comune si sta attrezzando per farli eseguire. In sostanza si tratta di ispezionare le cavità, rimuovere le parti degenerate del legno, sanificare le superfici, consolidare e rendere solidali le pareti contrapposte e più deboli del tronco con passanti di acciaio con teste piastrate e bullonate, e in ultimo riempire le cavità stesse con una schiuma poliuretanica”. Mi descrivi un intervento molto specialistico, di cui non abbiamo mai sentito parlare, ma nella sostanza molto chiaro ed intuitivo nella sua semplicità. Ma da quanto mi hai preannunciato, mi sembra che ci sia qualcosa ancora più innovativo che hai immaginato per il nostro platano di Portosalvo. Puoi parlarcene? “Intanto ti dico che ogni volta che mi sono avvicinato al nostro albero c’è stato subito un tam –tam, una sorta di passaparola che ha messo , per così dire, in allarme tanti nostri concittadini. Spe-

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Primo Piano

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pericolo scampato? Il platano oggi

Dario Della Vecchia

cialmente quando ho fatto i rilievi tecnici sull’albero e soprattutto quando ho operato in quota con la piattaforma elevabile di Tonino Monti. E poi quando abbiamo fatto l’intervento di potatura: non ti dico, si era sparsa la voce che l’albero andava abbattuto! E giù telefonate, richieste di informazioni incontrandomi per strada, e così via. Poi è successo tutto quel ben di Dio nei giorni 28 e 29 febbraio, e non nascondo che sono andato in preoccupazione. Infatti mentre infuriava la tempesta, non visto quasi da nessuno, sono tornato a Portosalvo almeno una quindicina di volte, anche in piena notte. Ma vengo alla domanda: ho indicato la necessità di isolare la zona circostante l’albero con un’aiuola di forma lenticolare, rimuovendo tutta l’impiantistica attuale, tipo faretti, segnali stradali, ecc. In modo da evitare l’impatto delle ruote di autobus e camion sulla zona che danneggiano in continuo le radici ed il colletto della pianta. L’aiuola, eliminato asfalto e tutto quanto dannoso, verrebbe sarcita con buon terreno agrario e coltivata con fioriture di stagione, magari cinta con una ringhierina protettiva o da stilo in metallo”. Pensi che tutto questo si farà? “In uno slancio di ottimismo, dico di si. Poi si vedrà. Vedi, manifestazioni di affetto verso l’albero sono state esternate un poco da tutti, anche sul Comune, compresi tecnici ed amministratori, per cui penso proprio che da via Iasolino giungerà una risposta positiva”. Ma non sembra che tu mi hai detto tutto.

Quella tua idea famosa? “Vedo che non c’è modo di sfuggirti, sei un ottimo pressman! Eccola la mia idea, e la porgo in anteprima ai lettori di KAIRE. Se l’aiuola si farà, in essa, al piede dell’albero, sul lato ovest rivolto verso piazza Trieste, si potrebbero mettere a dimora due giovanissimi virgulti della stessa specie (Platanus orientalis). Dopo uno o al massimo due anni, a perfetto attecchimento avvenuto, i tronchetti, a inizio primavera, verrebbero innestati nella corteccia del nostro platano secolare. La tecnica io al qualifico come INNESTO BASALE DI SOSTITUZIONE. Se gli innesti attecchissero - e la cosa è molto più che probabile se la tecnica operativa fosse eseguita alla perfezione - col tempo quei tronchetti diverrebbero il piede forte del PLATANO DI PORTOSALVO, e le loro radici la sua nuova ceppaia radicale. E sarebbe scongiurato per esso qualsiasi pericolo di crollo. Questo tipo di tecnica, ed altre, tipo l’innesto a ponte che si esegue su piante danneggiate circolarmente nella corteccia, ad esempio nei pereti o meleti per le erosioni compiute dalle lepri o dai cinghiali, non è molto comune. Ma non è difficile immaginare uno scenario positivo per il nostro Platano a seguito di un intervento del genere. Del resto, se gli innesti non attecchissero, l’albero non riceverebbe un danno serio. Ed il Platano, specie notoriamente molto plastica, a mio giudizio risponderebbe benissimo a tale tipo di operazione”. Franco, questa è proprio una bellissima notizia. Grazie a nome di tutti noi di Kaire per

avercela data in anteprima. C’è quindi tanta speranza per l’albero simbolo del nostro porto? “Direi proprio di si, ma occorre passare dalle idee alle cose fatte. Ma non disperiamo”. E la storia di Lamartine, che lo scrittore francese amasse sostare all’ombra del nostro platano? “Io non desidero affatto cancellare una leggenda, che tra l’altro mostra di essere molto gradita, di forte appeal verso i turisti soprattutto stranieri, molto sensibili alle significanze, anche simboliche, della cultura. Però in tutta onestà bisogna ammettere che se Lamartine ha veramente goduto l’ombra del nostro platano, oggi lo stesso dovrebbe avere almeno 220 anni. I calcoli sono presto fatti: nato nel 1790, diciamo che stava ad Ischia a 20 anni?, bene, l’albero per dare ombra doveva stare sul posto da almeno 15 anni, quindi pallottoliamo aritmicamente: 1790+20=1805, quando probabilmente il poeta era ad Ischia. Ma l’albero non era una piantina di un anno, se dava già ombra. Quindi aveva almeno 15 anni o più. Quindi: 1805 – 15 ( a ritroso) = 1795 è la datazione probabile della messa a dimora del nostro Platano. Ad oggi avrebbe dunque: +2016-1795 = 221 anni. Fate un poco voi, non mi pronuncio, crediamoci in questa leggenda di Alphonse De Lamartine e facciamo in modo che i turisti di tutto il mondo vengano ad Ischia a vedere il testimonial di questa favola! Tutto fa bene per la causa della nostra Ischia, non credi? Grazie Franco


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ABUSI

Papa Francesco: Motu proprio su tutela minori, “rimuovere vescovi negligenti su casi di abuso” Di Lorenzo Russo

compito che Cristo stesso affida a tutta la Comunità cristiana nel suo insieme”, esordisce Francesco. Consapevole di ciò, “la Chiesa dedica una cura vigilante alla protezione dei bambini e degli adulti vulnerabili. Tale compito di protezione e di cura spetta alla Chiesa tutta, ma è specialmente attraverso i suoi pastori che esso deve essere esercitato”. Pertanto “i vescovi diocesani, gli eparchi e coloro che hanno la responsabilità di una Chiesa particolare, devono impiegare una particolare diligenza nel proteggere coloro che sono i più deboli tra le persone loro affidate”. Ricordando che il Diritto canonico già prevede la possibilità della rimozione dall’ufficio ecclesiastico “per cause gravi”, Francesco inoltre precisa: “tra le dette ‘cause gravi’ è compresa la negligenza dei vescovi nell’esercizio del loro ufficio, in particolare relativamente ai casi di abusi sessuali compiuti su minori ed adulti vulnerabili”, previsti dal Motu proprio “Sacramentorum Sanctitatis Tutela” promulgato da San Giovanni Paolo II ed emendato da Benedetto XVI.

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no dei cavalli di battaglia di Papa Francesco è quello di proseguire il lavoro iniziato da Papa Benedetto contro gli abusi sessuali sui minori da parte dei sacerdoti. Rafforzare l’impegno della Chiesa a tutela dei minori è l’obiettivo del Motu proprio “Come una madre amorevole” diffuso sabato 4 giugno da Papa Francesco. Nel documento il Pontefice stabilisce che tra le “cause gravi” già previste dal Diritto canonico per la rimozione dall’ufficio ecclesiastico di vescovi, eparchi e superiori maggiori, va compresa anche la loro “negligenza” relativamente ai “casi di abusi sessuali compiuti su minori ed adulti vulnerabili”. Nei cinque articoli del testo si prevede che in presenza di seri indizi la competente Congregazione della Curia può iniziare un’indagine che può concludersi con il decreto di rimozione. La decisione deve comunque essere sempre sottomessa all’approvazione del Papa. “Come una madre amorevole la Chiesa ama tutti i suoi figli, ma cura e protegge con un affetto particolarissimo quelli più piccoli e indifesi: si tratta di un

LETTERA

Papa Francesco: un tavolo di lavoro coordinato dal segretario generale CEI sulla riforma del processo matrimoniale

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oma - Papa Francesco ha istituito “un tavolo di lavoro – coordinato dal segretario generale della Cei – per la definizione delle principali questioni interpretative e applicative di comune interesse”, relative alla riforma del processo matrimoniale introdotta dal Motu Proprio Mitis Iudex Dominus Iesus. Ne dà notizia l’Ufficio nazionale per le comunicazioni sociali della Cei l’otto giugno, diffondendo il testo integrale della lettera inviata dal Papa a mons. Nunzio Galantino, segretario generale Cei, con cui viene costituito il tavolo di lavoro. Il Santo Padre, si legge nella lettera, esprime gratitudine al “Prefetto del Supremo Tribunale della Segnatura Apostolica, al Decano del Tribunale della Rota Romana e al presidente del Pontificio Con-

siglio per i testi legislativi” per il “contributo che offriranno, con la consueta fraternità e competenza, alla segreteria generale della Cei, affinché la stessa, avvalendosi del loro supporto nelle forme che riterrà più

proficue, possa svolgere al meglio il proprio servizio di coordinamento”. Per lo svolgimento di tale servizio, assicura la sua “paterna sollecitudine”. La lettera del Papa muove dal “momento fecondo di comunione

spirituale e di fraterno dialogo” vissuto lo scorso maggio con l’assemblea generale della Cei, durante il quale – a proposito del Motu Proprio – “i vescovi hanno preso atto delle diverse scelte fin qui maturate, che si sono realizzate sia mediante nuove strutture giudiziarie diocesane e interdiocesane, sia, ove ciò non sia apparso possibile o conveniente, mediante la valorizzazione delle strutture esistenti”; gli stessi “hanno quindi condiviso orientamenti relativi al regime amministrativo, organizzativo ed economico dei tribunali ecclesiastici in materia matrimoniale”. Il tavolo di lavoro, puntualizza l’Ufficio Cei, “è istituito per incoraggiare e, appunto, definire”, come scrive il Papa, le “principali questioni interpretative e applicative di comune interesse”.


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TOLLERANZA ZERO

Pedofilia, Francesco ha chiuso il cerchio. Perché anche un solo caso nella chiesa è troppo Il Papa ha varato una nuova disposizione che prevede la rimozione dei vescovi e dei superiori religiosi che si sono dimostrati negligenti nel “proteggere coloro che sono i più deboli tra le persone loro affidate”. In particolare, nella lettera apostolica Motu Proprio il Pontefice stabilisce con più chiarezza rispetto al passato la procedura che, in base al canone 193 già esistente, può portare alla rimozione dei vescovi che compiono omissioni nel caso di sacerdoti colpevoli di abusi sessuali su minori

Di Tonino Cantelmi

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nche uno solo sarebbe troppo. E’ il caso dei preti pedofili. La bomba esplose sul piano mediatico nel 2002, a Boston. L’inchiesta avviata dal quotidiano “The Boston Globe” fu durissima: resoconti di denunce, di condanne, di complicità e di insabbiamenti di casi di pedofilia da parte di esponenti del clero cattolico. Nella sola Boston finirono sotto accusa 89 sacerdoti e rimossi dall’incarico più di 55 preti: fu proprio l’estensione del fenomeno, oltre alla sua gravità, a sconvolgere l’opinione pubblica. Da allora la risonanza mediatica fu clamorosa. Chiariamolo subito: Charles J. Scicluna, inflessibile “promotore di giustizia” della Congregazione per la Dottrina della Fede, ha dimostrato che le stime “mediatiche” sono sovradimensionate. Dati alla mano i chierici colpevoli di abusi su minori risulterebbero all’incirca lo 0,67%, del circa mezzo milione di preti, dei quali propriamente pedofili lo 0,067%. Tuttavia anche uno sarebbe troppo. E chiariamo anche un altro punto: la Chiesa Cattolica è l’unica istituzione al mondo ad aver compiuto una lotta a tolleranza zero contro la pedofilia. Non l’hanno fatta le altre chiese e religioni, tutte pervase dalla pedofilia e con numeri in proporzione anche maggiori, non l’ha fatta nessuna istituzione, né quelle sportive, né quelle sanitarie e neppure quelle educative. Se ci riferiamo alle cifre ufficiali, in Italia secondo il Censis, sulla base dei dati ministeriali, circa lo 0,07% dei casi di pedofilia riguarda il clero: questa è infatti la percentuale di sacerdoti italiani condannati per pedofilia in 50 anni, mentre nella società civile esistono invece 21mila casi di pedofilia ogni anno. Insomma il fenomeno della pedofilia e del suo perverso maleficio permea molte realtà e molte istituzioni. Ma nessuna ha messo in atto una lotta così radicale e così autentica come la Chiesa Cattolica. Sì, perché un prete pedofilo e

abusante è un assassino dell’anima. Sì, perché i danni che le vittime subiscono sono incalcolabili. Sì perché il tradimento del Vangelo è abissale. Gli effetti della lotta alla pedofilia sono stati evidenti. Il “John Jay

Report” (titolo completo “The Nature and Scope of the Problem of Sexual Abuse of Minors by Catholic Priests and Deacons in the United States”) è un documento del 2004 commissionato al John Jay College of Criminal Justice dalla Conferen-

za Episcopale statunitense, volto a studiare i casi di abusi sui minori all’interno della Chiesa cattolica Sulla base dei dati rilevati, la stragrande maggioranza degli abusi commessi dai preti e denunciati dopo il 2000, riguardano preti formati negli anni tra il 1968 e il 1980: il post sessantotto, un periodo di confusione anche per la Chiesa. Oggi la formazione dei preti è di gran lunga migliorata e nei preti di recente formazione la percentuale di abusi scende allo zero. E’ stato Benedetto XVI a dare un impulso decisivo alla lotta contro gli abusi sui bimbi perpetrati dai preti. Nel suo discorso ai vescovi d’Irlanda del 28 ottobre 2006 Benedetto XVI si è duramente espresso contro i crimini dei sacerdoti e dichiarò senza esitazione che «è importante stabilire la verità di ciò che è accaduto in passato, prendere tutte le misure atte ad evitare che si ripeta in futuro, assicurare che i principi di giustizia vengano pienamente rispettati e, soprattutto, guarire le vittime e tutti coloro che sono colpiti da questi crimini abnormi». E poi a Sydney, a Malta e nel Regno Unito ha voluto incontrare ed ascoltare alcune vittime, che finalmente uscivano dall’oscurità. I sopravvissuti all’assassinio dell’anima ebbero finalmente il primo riconoscimento del loro dolore. Ora Papa Francesco chiude definitivamente il cerchio: no anche alla negligenza, all’omertà, al silenzio. Nessuna complicità, neanche vaga. Papa Francesco ha varato una nuova disposizione che prevede la rimozione dei vescovi e dei superiori religiosi che si sono dimostrati negligenti nel “proteggere coloro che sono i più deboli tra le persone loro affidate”. In particolare, nella lettera apostolica Motu Proprio il Pontefice stabilisce con più chiarezza rispetto al passato la procedura che, in base al canone 193 già esistente, può portare alla rimozione dei vescovi che compiono omissioni nel caso di sacerdoti colpevoli di abusi sessuali su minori. Si chiude un cerchio. Sì, perché anche uno solo sarebbe troppo.


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Di Marinella Mattera e Annalisa Di Costanzo Insegnanti Religione Cattolica I.P.S. Telese

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l tema è coinvolgente, tristemente coinvolgente purtroppo. La cultura della prevenzione degli incidenti stradali è infatti qualcosa che auspichiamo tutti si diffonda presto e bene soprattutto tra i giovani. Inutile ribadire in queste pagine il perché, le motivazioni sono note a tutti nel nostro territorio. Siamo desiderosi, quindi, come insegnanti, di vedere cosa dei giovani studenti abbiano appreso dal corso di formazione ASL che hanno seguito, quali idee e proposte oggi condivideranno con noi tutti. Come educatori sappiamo bene che se i giovani credono in qualcosa diventano i testimonial più convincenti, gli “educatori” più efficaci, i promotori più entusiasti! Il dott. Parlato ci illustra con passione quella che ci sembra essere una visione coinvolgente, e molto attesa da noi non addetti ai lavori, di come si può fare prevenzione in maniera permanente. Dinanzi a noi vediamo professionisti dei vari campi della salute che ci mostrano la parte bella e vitale delle istituzioni, persone che incontriamo nella nostra quotidianità in ospedale, negli ambulatori e negli uffici della ASL. Ci rendiamo conto che stiamo partecipando ad un evento di comunità. E già questo riteniamo sia un risultato importante. A fine mattinata, poi, possiamo con convinzione asserire che quanto abbiamo visto ed udito oggi non solo non ha deluso le nostre aspettative, ma anzi ci ha piacevolmente sorpreso.

Di classe IV Commerciale dell’IPS Telese

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ome è nato il progetto? Questo progetto è nato da un problema comune che ormai ci accompagna tutti i giorni: i sinistri stradali. In questo progetto si è pensato di sensibilizzare la gente che considera superficiale questo problema. Non dimentichiamo però di ringraziare i funzionari dei Carabinieri di Ischia che ci hanno accompagnato e ci hanno aiutato a sensibilizzare i nostri amici, i nostri compagni di classe e chi ci sta attorno Come avete vissuto personalmente questa esperienza? I giovani come noi pensano sempre che le tragedie, gli incidenti, non accadono mai a loro. Lavorare a questo progetto ci ha fatto riflette-

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INSIEME PER LA SICUREZZA Martedì 31 maggio all’hotel Continental Terme di Ischia, insegnanti ed alunni dell’IPS Vincenzo Telese, per partecipare con vivo interesse e tanta curiosità a questo evento finale di un progetto portato avanti per mesi da un’equipe dell’ASLNapoli 2 Nord, insieme agli alunni e insegnanti dell’ITS Mennella

I ragazzi coinvolti hanno mostrato di aver seguito un corso efficace, di aver appreso contenuti specifici, scientifici, tecnici, ma di aver anche acquistato, acquisito, un metodo. Essi hanno trasmesso non solo dei dati, ma hanno fatto “cultura”, si sono fatti artefici e iniziatori di un processo di pensiero, hanno veicolato emozioni forti, dalla commozione al divertimento, hanno fatte proprie delle idee e le hanno

restituite arricchite del loro vissuto e della loro freschezza. Un’ultima considerazione ci preme fare su queste pagine: come rappresentanti dell’Istituzione Scuola non possiamo che essere felici di questa iniziativa che esprime in maniera significativa l’importanza del fare RETE, come ci ricordava il dott.Trani, tra le istituzioni, appunto, e la società civile tutta. La salute è un bene comune di cui

tutti noi dobbiamo farci carico, la prevenzione soprattutto deve diventare un modello, uno stile di vita. È in tale ottica che abbiamo letto tale iniziativa, che ci sentiamo di sposare con convinzione!!! Quindi concludiamo con un invito che di certo verrà accolto: dott.Parlato, dott.ssa Agliata, equipe tutta della ASL, l’Alberghiero vi aspetta a braccia aperte.

I lavori del Mennella visti dal Telese re: pensiamo che diffondere queste idee aiuterà tanti almeno ad essere prudenti. “ALCOOL E GUIDA BINOMIO IMPERFETTO” Il progetto presentato dagli alunni dell’Istituto tecnico trasporti e logistica è partito dalla somministrazione di un questionario in forma anonima di 117 allievi dell’istituto tecnico trasporti e logistica. I somministratori sono stati alcuni allievi dell’Istituto che si sono formati per diventare peer-education dei loro compagni grazie all’aiuto dei funzionari dell’ASL e dei carabinieri; la raccolta e la tabulazione dei dati sono stati riportati da loro in percentuale e successivamente analizzati e interpretati attraverso

un Power Point. Gli alunni dell’istituto Mennella hanno preparato vari grafici dai quali è emerso che su 117 allievi il 30% non beve e potranno essere portatori di sane abitudini tra i giovani e che raramente i giovani si mettono alla guida di un’autovettura in stato di ebbrezza. Ancora molti giovani però, appaiono disinformati sui rischi connessi al consumo di bevande alcoliche. “QUALCHE ORA DI SVAGO O LA VITA?” Per quanto riguarda l’Istituto tecnico turistico i ragazzi hanno presentato un lavoro più scientifico, che rappresenta gli effetti dell’alcool e degli stupefacenti come l’LSD sull’organismo di un adolescente; per capire ciò bisogna analizzare il

nostro cervello che come sappiamo è suddiviso in varie zone: il sistema ludico che regola le emozioni è la parte colpita nel momento in cui facciamo utilizzo di stupefacenti, ma l’alcool non ha effetti solo sul cervello, a lungo andare crea dipendenza e distrugge il fegato. LA SCELTA I ragazzi dell’istituto Manutenzione e assistenza tecnica hanno presentato un video nel quale hanno riportato una stessa situazione: durante la prima parte l’adolescente segue i consigli di un diavolo, rischiando così la vita guidando in stato di ebbrezza, nella seconda parte l’adolescente sceglie di seguire l’angelo, divertendosi senza esagerare. Simona Piricelli


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Di Alberto Campoleoni

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ducare all’uso consapevole è meglio che vietare. Sembra una di quelle affermazioni con le quali non si può non essere d’accordo e il sottosegretario all’Istruzione Davide Faraone vi si appella per spiegare l’intenzione del governo di togliere il divieto agli smartphone in classe. Un divieto in vigore dal 2007, ma che – spiega Faraone – “come ogni atteggiamento luddista, è oggi fuori dal tempo. Si tratta solo di prendere atto della realtà e trasformare uno strumento concepito solo come qualcosa da proibire in uno strumento utile per la didattica”. La “provocazione” è servita, poiché le anticipazioni del sottosegretario sono destinate a far discutere non solo gli addetti ai lavori. E a discutere ad ampio raggio, con riflessioni legate sia all’uso proprio degli strumenti tecnologici nelle aule – smartphone e tablet in particolare – sia alle tante e possibili “variazioni” sul tema, che vanno dai rischi della distrazione alle ricadute sui processi di apprendimento, fino alle questioni del cyberbullismo. E proprio questo aspetto preoccupa non poco dentro e fuori dalle aule scolastiche. Mi tant’è: da Viale Trastevere viene l’indicazione di un cambio di rotta rispetto a quella tenuta finora e non è poca cosa. Cambio che mira, in prospettiva, alla realizzazione del Piano digitale su cui il governo sta

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Smarphone in classe? Il sottosegretario all’Istruzione Davide Faraone ha annunciato l’intenzione del governo di rimuovere il divieto agli smartphone in classe. Ovviamente autorizzarne l’uso in classe non vuol dire lasciar fare ciò che si vuole, con messaggi, chiamate, foto, video e quant’altro fuori controllo. In attesa che entrino in campo gli “animatori digitali” previsti dal Piano digitale, la responsabilità educativa ad un uso “cosciente e responsabile” ricade inevitabilmente sugli insegnanti e sui genitori.

investendo. “Molto presto quasi tutte le scuole italiane saranno cablate – ha spiegato Faraone – e se saranno cablate dovremo dotare gli studenti di strumenti che probabilmente già hanno, per poter sviluppare una didattica che deve essere assolutamente orizzontale nell’utilizzo del

digitale. Il tema non è prevedere l’ora di informatica, ma un uso del digitale come strumento di didattica abbastanza normale, come già accade nella vita quotidiana di ragazzi e ragazze”. Il ragionamento non fa una piega. Così come è facile trovarsi d’accor-

do sul fatto che ovviamente autorizzare all’uso dello smartphone in classe non vuol dire lasciar fare ciò che si vuole, con messaggi, chiamate, foto, video e quant’altro fuori controllo. Uso “cosciente e consapevole” è la chiave di volta dell’innovazione. Una responsabilità in più per i docenti, ma viene da pensare, anche, a quella dei genitori. Dove comincia l’uso cosciente e consapevole? Ecco, vale la pena di interrogarsi e la scuola per prima deve farlo. Giusto adeguarsi al cambiamento, accettare l’innovazione e la tecnologia. Servono però anche altri strumenti, per lo più “immateriali”, a cominciare da una adeguata formazione dei docenti alla gestione delle classi digitali. Così come, riflettendo in particolare su quanto riguarda l’apprendimento, occorre approfondire dinamiche e processi legati agli strumenti tecnologici, giacché non è affatto scontato che portino sempre e soltanto miglioramenti. Su questo la ricerca ha ancora passi da fare. Faraone ha detto di poter contare su “una classe di insegnanti e dirigenti all’altezza” e c’è da augurarsi che abbia ragione. Ha in mente, sicuramente, anche gli “animatori digitali” previsti nella scuola Italiana. Ma forse occorre di più. Intanto ben venga la riflessione che non potrà però fermarsi ai luoghi comuni e alle suggestive dichiarazioni di intenti.

ITALIA

Servizio civile nazionale per 42mila giovani

Verso la legge sul “dopo di noi”

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aranno 42mila i giovani volontari che entreranno in servizio civile nazionale nel 2016. Nei giorni scorsi, sul sito del Dipartimento www. gioventuserviziocivilenazionale.gov.it, è stato infatti pubblicato il Bando per i primi 35.203 giovani volontari. “Con la pubblicazione del bando, che segue di pochi giorni l’approvazione del Disegno di Legge di riforma del terzo settore e del Servizio civile nazionale – ha dichiarato il Sottosegretario Luigi Bobba – si conferma l’impegno del Governo per il rilancio del Servizio Civile Nazionale”. Bobba ha, inoltre, annunciato l’attivazione di nuovi bandi per portare a 42mila il numero dei giovani che vivranno questa esperienza. “Questi numeri e la molteplicità degli ambiti di intervento – ha continuato Bobba – rappresentano in modo emblematico l’impegno del Governo sul tema del Servizio Civile e la risposta al grande interesse e al fermento suscitato tra i giovani per questa esperienza di crescita umana e di impegno solidale di cittadinanza attiva di alto valore sociale”.

ei giorni scorsi il Senato ha approvato la legge sul “dopo di noi”, che si occupa delle persone con disabilità gravi che restano senza sostegno familiare. La norma, tornata alla Camera per l’approvazione definitiva che dovrebbe arrivare entro l’autunno, fornisce risposte alla domanda che famiglie in cui è presente un disabile si pongono: l’incertezza del “dopo”. Il testo di legge è composto da dieci articoli e ha l’obiettivo di evitare la “sanitarizzazione” dei casi più gravi nel momento in cui vengono a mancare i parenti che li hanno seguiti, consentendo loro di continuare a vivere nelle proprie case o in case famiglia. Nel suo passaggio al Senato il testo è stato migliorato in alcuni passaggi critici sottolineati anche da associazioni e realtà che si fanno carico dell’assistenza dei disabili. In particolare è stato emendato l’articolo sull’emergenza assistenziale, sono stati così posti limiti ben precisi alla possibilità di ricorrere a soluzioni abitative extrafamiliari, seppur temporanee.


Politica 11 giugno 2016

Serrara Fontana sceglie la continuità Di Lorenzo Russo

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cittadini di Serrara Fontana hanno dato le proprie preferenze alle elezioni di domenica 5 giugno scegliendo per la seconda volta il sindaco Rosario Caruso. Continua dunque l’egregio lavoro svolto in questi ultimi cinque anni dal Sindaco di Serrara Fontana. E con lui, il più votato dei consiglieri comunali del piccolo comune è il vice sindaco uscente Cesare Mattera. Due uomini al comando del comune più piccolo dell’isola (3168 residenti) da quindici anni. E saranno ancora insieme per i prossimi cinque. L’ingegnere Rosario Caruso,

Rosario Caruso confermato per il suo secondo mandato da sindaco del comune più alto dell’isola 43 anni a luglio, è cresciuto politicamente con i due mandati di Cesare Mattera, dal 2001 al 2011. Insieme continueranno quindi a governare il piccolo comune che dal Monte Epomeo arriva fin giù al mare con il borgo di Sant’Angelo. Dal profilo Facebook di Rosario Caruso

“Sono orgoglioso di questa grande vittoria, una vittoria che è il segno evidente che i cittadini hanno apprezzato il lavoro svolto durante questi 5 anni. Sono orgoglioso che avete deciso di scegliermi nuovamente come vostro rappresentante. Grazie a chi ci è stato vicino e a chi ci ha sostenuto. Grazie Serrara Fontana”.

RISULTATI ELETTORALI Sindaco Rosario Caruso (Insieme per Serrara Fontana) 1.247 voti 62,94% Clotilde Trofa (Il paese che vorrei) 734 - 37,05% Nella foto il sindaco Caruso con l’amico Gianluca Trani pres. Del Consiglio comunale di Ischia

Giovanni Sorrentino sfida la regione Una grande scogliera a mare, a protezione del centro storico di Ischia Ponte Di Antonio Lubrano

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er Ischia Ponte si muovono le…acque. Il consigliere comunale Giovanni Sorrentino va di fretta. Le prossime elezioni per il rinnovo del Consiglio ischitano vi saranno esattamente fra un anno. L’ex Sindaco di Ischia Sorrentino vuol realizzare in tempi record ciò che altri amministratori del passato più autorevoli di lui non sono riusciti a fare nonostante la Regione annunci i primi ostacoli. Ci riferiamo alle scogliere da molti invocate, da collocare al largo del piazzale e lungomare Aragonese con lo scopo di proteggere Ischia Ponte dalla furia del mare e dai continui dannosi allagamenti. La difesa del Borgo di Celsa è sempre stato per Giovanni Sorrentino uno dei punti fermi della sua politica popolare. Oggi più che mai vi sta dando dentro con straordinaria determinazione. Il suo ritorno in Consiglio Comunale ha coinciso con il rinnovato impegno per lo specifico problema che gli sta particolarmente a cuore. Per questo da subito ha ricominciato a compulsare amministrazione e uffici competenti per spingere il più possibile le carte del procedimento nella realizzazione dell’intervento a protezione dell’abitato di Ischia Ponte. Il combattivo consigliere di maggioranza, col sostegno incondizionato del sindaco Giosi Ferrandino e dei colleghi amministratori ha già raggiunto risultati che lasciano ben sperare, anche se l’organo regionale ha fatto sapere che l’impatto ambientale in zona è molto forte per decidere subito ed a cuor leggero. Il che significa che cominciano a sorgere le prime inevitabili difficoltà che possono rallentare la corsa verso la soluzione del problema. L’ex sindaco ed assessore all’edilizia non demorde: Sorrentino sa di essersi imbarcato per un difficile viaggio, ma non per questo mollerà la presa. Per Sorrentino è sfida aperta: costringerà la Regione a inventarsi la soluzione alternativa. Le scogliere oggi rappresentano la priorità, la cui realizzazione oltre a risolvere l’atavico problema dell’allagamento del Centro Storico, servirà anche a sconfiggere la politica del mare di parole dette a profusione, purtroppo rimaste tali da sempre. antoniolubrano1941@gmail.com

“Quattromila firme per il Don Orione”

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asamicciola Terme – Il comitato di Cittadinanza Attiva attraverso il suo rappresentate Antonio Pisani ha portato in Consiglio Comunale a Casamicciola la questione della casa di riposo Villa Joseph con tutte le preoccupazioni degli ischitani. Nel consiglio comunale casamicciolese di venerdì 3 giugno Pisani è intervenuto chiedendo al Consiglio di farsi carico di questa forte preoccupazione dei cittadini, presentando la raccolta di circa quattromila firme e sottolineando l’importanza della destinazione del Don Orione come patrimonio dell’intera isola. Dopo l’intervento di Cittadinanza Attiva c’è stata un’ampia discussione e il presidente del consiglio D’Ambrosio si è impegnato a portare in una prossima seduta una proposta di delibera indirizzata al mantenimento della destinazione di Villa Joseph. Ai dubbi espressi da Nunzia Piro che riteneva impossibile pensare a imporre un vincolo a un bene privato tramite una delibera di Consiglio, l’architetto Mennella rispondeva che con una modifica al piano regolatore si potrebbe anche vincolare l’uso di un bene privato.


Politica

11 giugno 2016

kaire@chiesaischia.it

PUNTI DI VISTA

Di Franco Iacono

1.

“Le paparacchie non producono uva”, recita un antico adagio del mio paese. Cosa potesse produrre di diverso il cosiddetto gruppo dirigente del Pd a Napoli, e nel rissosissimo “contado”, non si capisce: disastro annunciato. Ampiamente. Che poi Bassolino si tiri fuori, ed accusi, mi sembra esilarante: la “produzione” di questa “classe dirigente” la si deve in massima parte a lui. “Paparacchie” e nulla più: deputati che non esistono, se non al tempo della primarie, loro. Certamente non in Parlamento, così come Consiglieri regionali, Consiglieri Comunali e pletora di yes man. Tutti gratificati di qualche carica da parte del Presidente del Consiglio-Segretario. Sarebbe utile conoscere anche l’apporto dei nuovi arrivati in quel Partito, Deputati compresi, tutti ansiosi di salire sul carro di Matteo Renzi, che solo qualche mese fa sembrava imbattibile. Naturalmente, e mi meraviglio di lui, la soluzione del solo commissariamento, mi sembra quanto meno vecchia e tradizionale, non “degna” di un rottamatore della sua possanza. Continuo a ritenere che il

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PD, qui da noi, è composto, prevalentemente e salvo le dovute eccezioni, da capi-bastone, portatori di soli voti di preferenze. La Politica è altra cosa. Le critiche anche al Presidente De Luca sul Salerno-centrismo mi sembrano fuori luogo: è Napoli che non esprime classe dirigente, neppure nella società civile, nelle professioni, nell’impresa, tanto da non suscitare attenzione di sorta: non è un caso che non esprima neppure un Ministro nel Governo. Che in questi giorni, con il sangue che scorre a fiumi nella città, nessuno, del PD, a cominciare dai Parlamentari, si ponga il problema della tragedia della invadenza totalizzante della criminalità organizzata, è un altro segno dei tempi. Una volta proprio da quell’area veniva il più forte contrasto e la più decisa denuncia. Che non ne parli neppure il Sindaco ed il centrodestra, non può essere un alibi, nella maniera più assoluta. Alla prossima. 2. Assegnate, in questo profluvio di commenti, di analisi, di “lettura” di parte perfino dei numeri, le responsabilità, la prima delle quali “spetta” a Matteo Renzi, cerchiamo di esaminare le cose con un minimo raziocino. Continuo a ritenere, lo dico da mesi, che Renzi avrebbe fatto bene a lasciare il Governo per dedicarsi alla costruzione del Partito, per lo più

inesistente, soprattutto nel Mezzogiorno. Detto questo, mi domando dove sono le responsabilità di Renzi in due realtà come quelle di Torino e Bologna. A Torino è candidato, il Sindaco uscente, il triste Piero Fassino: dirigente di antico rango, perfino Segretario del Partito e Ministro, dotato di struttura autonoma. Il risultato, deludente per molti versi, lo si “deve” solo a lui ed alla sua capacità di amministrare. Pare non troppo in sintonia con la Città ed i bisogni delle persone. Per giunta in controtendenza, proprio a Torino, con il risultato conseguito, solo qualche anno fa, da Sergio Chiamparino nella sua corsa vittoriosa alle Elezioni Regionali. A Bologna, Virginio Merola, anche lui Sindaco uscente, per giunta in polemica con Matteo Renzi, contro le cui scelte si è addirittura schierato, firmando il Referendum contro il Jobs Act, deve ascrivere solo a se stesso il più che deludente risultato. Dico questo, perché, alla fine, la qualità dei candidati ha il suo peso, ovviamente non solo per il PD, a prescindere da Renzi. O da Berlusconi, come accadeva una volta: leader carismatici, quanto si vuole, ma non nella condizione di trasformare uomini, che, alla prova dei fatti, si rivelano modesti o incapaci. O che non riescono ad arrivare al cuore delle per-

sone. A Torino, a Bologna, o anche a Milano, dove Sala viene fuori per la rinuncia preventiva del Sindaco Pisapia. Sul risultato, proprio di Milano, pesa il disimpegno di Francesca Balzani, già vice di Pisapia, che pure, aveva partecipato alle primarie: le aveva perse e quindi aveva rinunciato addirittura a capeggiare una lista, come pure aveva promesso. Come Bassolino, anche lei, “irata ai patri numi”, ha fatto ben altro di quello che prevede lo spirito, e la lettera, delle primarie: impegnarsi in campagna elettorale, battendosi per il vincitore. Milano come Napoli, con un po’ di stile in più: la Balzani ci ha risparmiato, come non ha fatto Bassolino, critiche forti in campagna elettorale allo schieramento… di appartenenza. A Milano, comunque, Sala è a forte rischio, in favore del vecchio socialista Parisi, già Capo di Gabinetto di Giuliano Amato, a quel tempo Presidente del Consiglio. Tutto questo per dire che non tutte le colpe possono essere attribuite a Matteo Renzi. Come non tutti i meriti, quando le cose vanno bene. 3. A Serrara Fontana è stata confermata la squadra uscente, Sindaco Rosario Caruso, Vice Sindaco Cesare Mattera, Sindaco e contadino antico, insieme a donne e giovani di buona volontà: un giusto mix tra esperienza ed innovazione. Così come anche per gli eletti della opposizione, la cui critica e propositiva presenza costituisce il sale della Democrazia. Al Consiglio Comunale, al Sindaco Caruso al Vice Sindaco Mattera, anche da orgoglioso cittadino onorario di quel Comune, affido, ancora una volta, il mio sogno antico: fare dell’Eremo dell’Epomeo una sorta di Erice (Sicilia) della Campania. Un Osservatorio, affidato a prestigiose Istituzioni di Studi, delle Politiche rurali ed ambientali in una ottica Mediterranea, in collegamento stretto con le altre, così dette, Isole Minori. La storia di quel sito fascinoso merita di vivere in questa dimensione.


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Parrocchie 11 giugno 2016

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I bambini e la porta della Carità

Di Annalisa Monti

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passato già qualche mese da quando, durante il mercoledì delle Ceneri, il Vescovo Pietro ha spalancato la Porta Santa della Carità nel Centro di prima accoglienza “Giovanni Paolo II” di Forio. Il gesto ha avuto una forte eco sulla comunità ischitana, richiamando molti a vivere in prima persona l’amore per quanti si trovano in difficoltà. Lo scorso 31 maggio anche i bambini della parrocchia di Sant’Antonio da Padova in Casamicciola che si apprestano alla prima comunione l’hanno varcata, in compagnia di alcuni genitori e di d. Gaetano il parroco. “È stata un’esperienza meravigliosa, abbiamo fatto la cosa giusta”, così una bambina. Prima di recarsi in Via Purgatorio n° 8, i bambini hanno chiesto un po’ di notizie sul luogo che avrebbero di lì a poco visitato. A ogni risposta la curiosità è cresciuta e le domande si sono moltiplicate.

Le due suore, i ragazzi extracomunitari ai quali viene insegnata la lingua italiana, le persone che vivono nel bisogno. Ai bambini è sembrato di ascoltare le storie raccontate dal telegiornale ogni giorno. “A tutti viene dato vitto e alloggio, ma soprattutto un amore infinito da parte delle suore e dei volontari. È così che si scopre la vera “Carità”, prendendosi cura di persone estranee, senza sentire la fatica dell’impegno e del lavoro, ma solo una grande gioia. «Servire i più deboli» è questo che accade ogni giorno nel Centro di prima accoglienza “Giovanni Paolo II”, arrivare lì e sperimentare Gesù in mezzo a noi, senza distinzione di razza, età o ruolo sociale”. Queste le spiegazioni dei genitori e di don Gaetano ai bambini. Una volta arrivati nel Centro, i bambini hanno vissuto l’esperienza come una festa. “E’ stato divertentissimo” hanno raccontato molti di loro. Prima la preghiera in cappella, poi l’incontro con

alcuni ragazzi. Tutti i bambini sono rimasti entusiasti di aver conosciuto la piccola Maria Antonia, nata solo qualche giorno fa. “Abbiamo incontrato una mamma con la sua bambina, Maria Antonia. Noi le abbiamo dato dei piccoli regalini e con lei abbiamo fatto delle foto. Dopo abbiamo cantato tutti insieme e abbiamo fatto merenda con le torte preparate dalle nostre mamme. Poi siamo usciti fuori a giocare con don Gaetano. Infine siamo ritornati a casa stanchi, ma soddisfatti per il bel pomeriggio passato insieme”, così ha raccontato una bambina. Un grazie speciale a don Gaetano che ha saputo insegnare a questi bambini il dono della Carità. Grazie a questi bambini che hanno saputo amare oltre ogni perché. E grazie ai genitori e alle catechiste che hanno reso possibile questa giornata. “Sono contenta che ad Ischia ci sia un posto che accoglie tutte le persone che scappano dalle guerre”.


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Parrocchie

11 giugno 2016

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Un anno in Paradiso per Antonia La Comunità Parrocchiale Maria SS. Madre della Chiesa in Fiaiano giovedì 2 giugno ha vissuto un momento straordinario nel ricordo della piccola Antonia Spedicati, ad un anno esatto dalla sua prematura partenza per il Cielo

Di Giuseppe Galano

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perte per celebrare la Santa Messa in suo suffragio. All’evento vi è stata una partecipazione molto intensa e quasi inaspettata. E’ stato sorprendente vedere come così tante persone abbiano affollato la chiesa per partecipare alla Liturgia. Tanti giovani, bambini ed adulti hanno desiderato stringersi ancora una volta a Ciro e Monica, i meravigliosi genitori di Antonia, a Giacomo e Valeria, i suoi teneri fratellini ed a tutti coloro che hanno conosciuti ed amato la ragazza. A detta di tutti Antonia era una ragazza socievole, altruista e sempre molto attenta e precisa. Trasmetteva in ogni istante positività a tutti. Inoltre amava affrontare con coraggio e determinazione qualsiasi sfida le si ponesse davanti. Nonostante i suoi soli quindici anni stava vivendo un percorso spirituale molto bello ed intenso tanto che la parrocchia per lei era divenuta una seconda famiglia. Con amore e passione aveva assunto tanti impegni. Le sua attività altro non erano che uno strumento prezioso per coltivare il suo rapporto speciale con Dio. Poi la notizia che mai ci sarebbe aspettati. Antonia viene colpita da una grave malattia che la costringe ad un ricovero immediato in terraferma e ad una dura lotta per sopravvivere durata quaranta giorni fino ad arrivare al 2 giugno di un anno fa quando alle

14 in punto incontra per sempre il suo amato Gesù. La sua prematura scomparsa ha lasciato in tutti un vuoto immenso, incolmabile ed allo stesso tempo un’infinità di perle preziose, prima tra tutti l’amore smisurato ed incondizionato verso il fratello chiunque esso sia. La chiesa per l’occasione era addobbata in maniera molto sobria con fiori colorati e vivaci, quasi a voler richiamare il suo carattere sempre allegro e gioioso. La Celebrazione Eucaristica è stata preparata nei minimi dettagli senza nulla lasciare al caso dal gruppo giovani della parrocchia in sinergia con le amiche della classe e con la famiglia della ragazza. Fin dai preparativi tra tutti si respirava un clima di vera grande famiglia a testimoniare come ancora una volta Antonia sia stata strumento di unità per tutti. La Santa Messa è stata animata dalla bella corale parrocchiale a cui si sono aggiunti membri provenienti da altre realtà parrocchiali e non solo della nostra isola. Sembrava che Antonia fosse presente in chiesa tra la sua gente e viva più che mai. Fin dalla sua partenza per il Cielo vi sono state tantissime testimonianze d’amore, unità e preghiera. Il Vangelo scelto per l’occasione (GV12,24), lo stesso che è stato letto in occasione della Liturgia Esequiale, richiama il chicco di grano che produce frutto. Il passo sembra vo-

ler descrivere proprio quello che è accaduto nel corso di quest’anno, dei tanti frutti che sono stati generati a partire da Antonia. Se il chicco di grano caduto in terra muore produce molto frutto. Bella ed intensa l’omelia del parroco don Emanuel Monte. Egli ha parlato delle tante cose inaspettate sperimentate quest’anno, delle tante cose nuove. “Perché Antonia produce frutto? Lo dice Gesù, chi ama la propria vita, chi è attaccato alla propria vita la perderà perché non vive il Vangelo e la Legge dell’Amore. Chi la perde per causa di Gesù la conserverà per la vita eterna. Antonia ha donato la sua vita a Dio, amava tutti, faceva tante cose, in famiglia accudiva i fratellini. Questi sono solo piccoli esempi che testimoniano l’amore e confermano che chi perderà la vita la troverà”. Il parroco ha affermato che Antonia per la comunità tutta ed in particolare per la realtà giovanile è stata quel chicco di grano caduto in terra che ha portato frutti su frutti. “La sua malattia è stata un richiamo di Dio per tutti noi, una mano tesa dal Cielo”. Egli ha concluso ringraziando Antonia per essere stata come Gesù un chicco di grano che genera vita nuova. “Grazie Antonia per avere dato frutti così belli, ti chiediamo di saperli custodire e farli diventare piante dove tutti possano raccogliere frutti”.


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TERRITORIO

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EDIZIONE N°26 DELLA F

Un bagno salutare nel m

Di Francesco Mattera

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ari lettori amici di questo Kaire, chi tra voi ama la natura, le belle lande boscose della nostra Ischia, e non è mai stato a Buceto, sull’altipiano a mezza strada circa tra l’abitato di Moropano e ed il Rutare di Sciaiane (più di Buonopane, Cretaio e Fiaiano mi piacciono questi nomi dialettali dal fascino antico!), allora farà bene a prenotarsi per la prossima edizione della FESTA DELLA GINESTRA, che invariabilmente si terrà nella prima domenica di giugno del prossimo anno, il 2017. Eh si!, perché la 26.ma edizione si è svolta domenica scorsa 6 giugno. Ed è stata una edizione veramente memorabile. I componenti del gruppo della ‘NDREZZATA – che amano definirsi anche GLI AMICI DI BUONOPANE, con in testa il loro presidente, Ernesto Buono, hanno lavorato egregiamente nell’organizzazione della tradizionale scampagnata su per i promontori di Candiano, della Sparaina, e su su fino alla spianata della favolosa Buceto, il luogo dove sgorga la omonima sorgente, antichissima e pregiatissima dispensatrice di acqua dolce che nei secoli andati ha lenito la sete delle popolazioni di Ischia e Barano. Ed i frutti raccolti sono stati di grande soddisfazione: tra turisti tedeschi ed italiani ed ischitani più o meno doc, erano circa in 500 che si sono dati appuntamento alle 10,30 nella piazza moropanese. Da li, espletate le formalità di rito e ricevute le istruzioni minime dai responsabili dell’organizzazione, intruppati diligentemente, si sono allegramente inerpicati su per il sentiero alpestre fino alla agognata meta. Non prima di aver ammirato la plurisecolare quercia di Candiano ed aver attraversato una valletta fertilissima ricca di orti (ahi, ci risiamo con gli orti ischitani!) e di alberi di ciliegie carichi di rossi cuoricini già maturi. Perdoniamo quelli tra loro che non hanno resisto alla tentazione di una piccola, modestissima depredazione di ciliegie. E quando mai le vedranno ancora al di fuori delle cassette del fruttivendolo? Con il cartello ammonitore: € 4,50 al kilo! La tappa successiva alla madonnina di Buttavento: panorama mozzafiato, suggestione di un luogo fascinoso per i sentori selvatici e forti delle felci strusciate al passaggio della carovana festosa, le avanguardie delle dolci fragranze delle ginestre ora sempre più frequenti, a confermare la felice sincronia tra il calendario della festa ed il suo nome: Festa della ginestra. Che meraviglia ragazzi! E che gioia trovare tanti amici, alcuni non visti da anni. Presto dimentico il cruccio delle defezioni last-minute di amici e parenti riluttanti all’appuntamento. La temperatura ideale della giornata, un sole ancora discreto ma già efficace vivificatore delle movenze muscolari dei gitanti. Qua e là un fruscio di serpi, da pochi percepito, lucertole quante ne vuoi, anche salterine, audaci spiaccicano indenni i pancini sulla nuda terra saltando da arbusti e antiche parracine. Tizia cerca l’origano selvatico, caio sabaudo chiede i nomi delle piante e scambia la nostra erica (non quella bassa delle scogliere irlandesi!)


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TERRITORIO

11 giugno 2016

FESTA DELLA GINESTRA

mitico altipiano di Buceto

con il ginepro. E la signorina emiliana, un poco attempata, ma ancora femmina piuttosto attraente, chiede della robbia, delle fasolaie, delle mortelle, e ad ognuna riserva un “ohhh, che bello!” La bussola ci dice che dobbiamo virare decisamente verso ovest, e attraversiamo vigneti dal verde ancora delicato, come il profumo dolce dei grappoli in fiore, le nostre voci coperte ora dal rombo sordo e potente di un motocoltivatore. Il sentiero è qui segnato da strepitose, ridondanti fioriture di rosa canina dalle bianche semplici corolle. Le abbiamo sorprese nel loro tempo migliore, quando api e bombi le visitano frenetici per carpirne le dolci gemmazioni di nettari, pollini, cere. Altra meraviglia del Creato tanto caro a Papa Francesco. E noi stiamo qui, dentro il proscenio naturale, attori più o meno consapevoli di tanta perfezione. La sosta premio arriva su una piccola radura: abbeverati con succo di limone infuso in acqua della sorgente di Buceto. Ragazze e ragazzi dello staff condiscono la bibita con bei sorrisi rassicuranti E’ tutto gratis!, ma se volete date un piccolo contributo volontario, monetine cadono in una scodella. Amen! Uno strappo e giungiamo alla cantina dell’ingegnere. Bella semplice, con vigne ben curate. Sorsetto di vino, veloce, e via tutti in fila indiana verso la meta: La spianata di Buceto. E qui che si ha la percezione piena della quantità di gente che ha risposto all’appello. Sembra di stare in una piazza vociante, lo avevamo presentito già da lontano nell’ultimo tratto, tra le quinte delle felci aperte al nostro passaggio. Un clamore come quello che senti, a prima sera, nelle città quando ti avvicini ad una piazza piena di giovani. Ti apre il cuore e lo consola. Bambini, cani al guinzaglio e non, ragazzi che giocano e con la palla fanno saltare piatti di fagioli con cotica. Tedeschi, svizzeri, austriaci, argentini e venezuelani d’Italia di ritorno, e poi… poi… Biagio, Vincenzo più di uno, Michele il salumiere, Peppe e Simone architetti, Silvano, Michele di Forio che è amico di Briatore, di Ferrara e Zambrotta ex iuventini, e chi altro immagini ad occhi chiusi che ci sia? Apri gli occhi, ti guardi intorno e, miracolo, stanno veramente li! loro non ci credono, ma quello è un vero prodigio della mente. Qualcuno la chiama empatia! Bah, sarà vero? Poi il vociare si abbassa, si passa alla pappatoria: bruschette deliziose al pomodoro, a seguire zuppa di fagioli con cotiche, le mie e quelle di mia moglie le diamo a Lulù la nostra felice cagnetta. Poi una bella costoletta che i bravi moropanesi volontari cuociono sapientemente su un ampia brace ottenuta dal legno secco raccolto nel bosco. Vino e acqua della vicinissima sorgente a sazietà. Poi le melodie napoletane, le macchiette canzonatorie, le gags del gruppo di stornellatori improvvisati, ma non tanto, per l’occasione. Passano giovani a cavallo, simili a fieri soldati dell’antica Roma. Fascino nel fascino, ognuno può dare libero sfogo alla fantasia. Le tracce fumanti dei cavalli, al suolo, non scandalizzano nessuno. Fanno parte del gioco e tutti si sentono bambini. Bello da non credere! Poi il sigillo della fierezza del volgo di Moropano, la ndrezzata, aspra, guerresca, perigliosa e tempestosa, incalzante e coinvolgente per tutti, compresi i cani, gli alberi, gli uccelli ed

i selvatici del bosco, le rocce che come un disco registrano tutto e aspettano l’anno successivo per novellare quei ritmi in occasione della prossima Festa della ginestra. Camminando fianco a fianco con un cittadino svizzero, al ritorno, ho immaginato che fosse la reincarnazione di Robert Walser, che nascosto dietro al sorriso perenne e compiaciuto del mio fiancheggiatore mi sussurrasse: “Voglio proprio raccontarla questa Passeggiata, eh eh!” Salute a voi, carissimi lettori.


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Parrocchie 11 giugno 2016

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“LA CASA PER TUTTI”

Di Ivan Assante e Silvia Pugliese

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L NOME San Giovan Giuseppe della Croce… Nel pensare al neonato Centro Pastorale Parrocchiale, è sorta spontanea e unanime la volontà che portasse il nome del Santo che vive nel cuore di tantissimi fedeli di tutte le età, con lo stesso fervore di un tempo e che ci ha resi testimoni di tantissime grazie di conversione del cuore. In onore di colui che veniva definito il “Santo della Carità” prendono forma ogni anno tantissime iniziative di beneficenza. Per questo motivo il nome del nostro santo evoca in noi un esempio lampante di evangelizzazione che scavalca i tempi e la durezza dei cuori, quindi il CENTRO PASTORALE non poteva avere nome diverso. La parrocchia La parrocchia di Santa Maria Assunta, che conta circa 3.500 fedeli, numerosissime realtà e movimenti, un attivo Centro Caritas che si occupa di provvedere alle necessità di numerose famiglie in difficoltà, anche all’esterno del territorio di competenza della parrocchia, tanti gruppi di bambini, adolescenti e giovani, che accompagnati dai loro catechisti-formatori, percorrono un cammino di scoperta di se stessi, delle proprie attitudini e talenti, alla ricerca del proprio posto nel mondo, attraverso un cammino di fede e di realizzazione del progetto di Dio su di essi. Durante l’estate inoltre, essendo il Borgo di Ischia Ponte meta di numerosissimi visitatori, la famiglia parrocchiale cresce esponenzialmente. Una rete già esistente

e attiva nelle tante realtà parrocchiali ma che necessitava di una struttura fisica che la ospiti e che sia un punto di riferimento materiale, un campanello a cui bussare. La realtà territoriale La nostra isola ospita numerosissime bellezze naturali così come una lunga tradizione culturale e religiosa; potrebbe essere definita un paradiso, un mondo meraviglioso dove condurre una vita perfetta. Sappiamo bene che sono molte le difficoltà che gli abitanti incontrano. Prima fra tutte l’isolamento culturale, retaggio di anni di isolamento fisico, ma ancora presente in molti aspetti del substrato sociale. Se in passato il settore turistico era florido e garantiva il sostegno economico per tutti i cittadini, negli ultimi anni attraversa una grave crisi. A dispetto di quanto possa far pensare la realtà turistica, si rivela spesso difficile investire in una attività commerciale o economica di qualsiasi genere, e i pochi imprenditori che tentano di portare alla realizzazione un’idea, corrono gravi rischi di insuccesso. Anche le strutture sanitarie e di assistenza per gli ammalati e per gli anziani, non sono sufficienti a garantire la gestione delle tante malattie, di varia natura che piagano un territorio che per quanto meraviglioso può diventare una trappola dorata. Sono in crescendo le nuove sacche di povertà. È per questo che la parrocchia, cerca di ascoltare la voce di chi non ha voce per gridare aiuto, i bisogni delle famiglie, dei bambini, dei giovani, degli anziani e dei tanti ammalati, necessitando così di un posto fisico per accogliere tutto ciò.

Inoltre lo Sportello della Misericordia vuole essere un punto di partenza per alzare la testa e reagire di fronte alle problematiche. Prima del… CENTRO PASTORALE Il CP sorge sulle rovine della “Casa Parrocchiale”, nel cuore del Centro Storico, fatta costruire negli anni 60 da Mons. Vincenzo Cenatiempo, allora parroco, con i pochi soldi raccolti dalle offerte dei fedeli emigrati oltreoceano. Costruita con poche risorse, per far fronte alle necessità imminenti, era destinata a lavori successivi di manutenzione e rinsaldamento della struttura, lavori mai effettuati. Ragion per cui 4 anni fa, l’attuale parroco don Carlo Candido, si è trovato costretto a effettuare dei lavori radicali e molto onerosi per mettere in sicurezza la struttura, che era ormai quasi del tutto inagibile e pericolante. Nel corso dei decenni la casa parrocchiale è stata un punto di riferimento per la parrocchia e per la diocesi, ha ospitato corsi scolastici, abitazione per sacerdoti, corsi formativi e di preparazione ai sacramenti, ha dato ospitalità e ristoro a molti bisognosi, ha ospitato i locali Caritas. Solo alcuni numerosi e preziosi utilizzi della casa parrocchiale nel corso degli anni. Negli ultimi tre anni la comunità parrocchiale non ha potuto usufruire degli spazi necessari alla vita di parrocchia, utilizzando volta per volta strutture fortuite garantite dalla provvidenza e dalla generosa ospitalità dei fedeli. La parrocchia ha sofferto molto la mancanza di una struttura che rappresentasse un punto di riferimento geografico per la vita di comunità.

In questi anni di sacrificio, si è andata via via chiarificando nelle menti del parroco e di quanti danno la vita per la parrocchia, la necessità di un centro che rappresentasse il cuore pulsante della parrocchia, e sono nate moltissime idee per realizzare un’opera di misericordia che potesse aiutare ancor più la popolazione del territorio. I LAVORI DI RISTRUTTURAZIONE Nei lavori di ristrutturazione della struttura si è voluta dare la prima testimonianza tangibile di misericordia offrendo lavoro a giovani professionisti e impiegando aziende del settore che pur riversando in condizioni di difficoltà economiche continuavano a svolgere le proprie attività nel rispetto della legge e della dignità del lavoratore. SPORTELLO DELLA MISERICORDIA È volontà del parroco e della comunità intera che i locali del CENTRO PASTORALE ospitino lo “Sportello della Misericordia”, per adempiere il volere di Papa Francesco, che nell’omelia in occasione dell’indizione dell’anno Santo della Misericordia, espresse il desiderio che l’anno giubilare fosse sigillato dalla costruzione di opere di Misericordia concreta e permanente. Ed è proprio questo il carattere preponderante del progetto: l’essere concreto e permanente. Nel realizzare questo Centro si vuole dare un volto visibile alla parabola del Padre Misericordioso, la pagina evangelica cardine attorno alla quale ruota il giubileo straordinario della Misericordia. Come il figliol prodigo, tante perso-


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Parrocchie

11 giugno 2016

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ne hanno abbandonato la “casa del Padre”, si culla nel buio e nell’inganno di potercela fare da solo, accecato dall’ambizione, dalla sete di potere, di guadagno e di prestigio. Destinata a fallire e a sbattere contro l’amara verità che senza il sostegno di una fraternità e soprattutto senza l’amore di Dio, ogni cosa è destinata a morire. Queste sono le piaghe principali del nostro territorio, ferite aperte che lasciano spazio al fallimento delle relazioni, famiglie in crisi, personalità plasmate su ideali menzogneri, che vanno a sgretolarsi lasciando spazio al grande vuoto che incontriamo con i volti di depressione, disturbi della personalità, disturbi del comportamento alimentare, dipendenze da gioco, alcool e vizi. Questo il volto del figliol prodigo, che brancola nel buio di un’isola di lupi, assetati di guadagno e pronti a tutto pur di far fruttare le proprie attività, anche lasciare che i propri dipendenti “il cibo dei maiali”. Per questo la prima dimensione sarà proprio l’accoglienza: un posto dove trovare rifugio, un piatto caldo (grazie alle cucine e alle dispense sempre piene rifornite dalla caritas parrocchiale), la possibilità di lavarsi, con le docce, e di riposare in luogo sicuro. I prediletti di questo progetto sono senza dubbio i poveri: il centro pastorale ospiterà i locali della caritas, una realtà attiva da anni sul territorio, in continua crescita e che necessita di strutture adeguate per la raccolta e la distribuzione delle vivande. Il centro pastorale vuole essere un punto di ritrovo per pensionati sociali, bambini, giovani e famiglie. Il luogo che ospiterà le tante attività ricreative e formative organizzate dalla parrocchia. Particolare attenzione verrà prestata ai problemi di dipendenze, già ampiamente affrontati nella parrocchia, con la creazione di gruppi di ascolto e di confronto e l’organizzazione di campagne di informazione, prevenzione e sostegno contro ogni tipo di dipendenza, in particolar modo contro la ludopatia, la piaga che affligge il nostro territorio. Lo Sportello della Misericordia sarà il primo centro per la ludopatia della Diocesi. Si chiamerà Progetto “Scommettiamo che smetti?”. Lo Sportello della Misericordia intende dare una risposta chiara e concreta a chi vive il dramma della dipendenza da gioco e alle loro famiglie attraverso la nascita di un Centro di ascolto e di gruppi di muto aiuto seguendo il metodo del Gruppo di Giocatori anonimi. Queste e tante altre le idee che la Parrocchia vuole portare alla concretezza, con i locali del Centro Pastorale. PRESENTE E FUTURO…

Martedì 31 maggio è stato inaugurato il “Centro Pastorale Parrocchiale “S. Giovan Giuseppe della croce” della parrocchia di Santa Maria Assunta. Alcune delle informazioni principali che riguardano questo immenso progetto per la vita della parrocchia e dell’isola intera

Per il momento, dopo la festa del 31 maggio, è grande la gioia per aver ritrovato un posto che sa di casa e di famiglia, rinnovato dal profondo delle fondamenta. La parrocchia ha affrontato spese grandi e impreviste, come ricordava il Parroco Don Carlo, durante il discorso d’inaugurazione, con un pizzico di follia, si è scelto di fare un lavoro sicuro e nel rispetto della legge, solo per amore di quanti si troveran-

no sotto quel tetto. La Provvidenza non ha tardato a manifestare il suo consenso al progetto, insieme alla generosità di tanti parrocchiani. Sono ancora tante le cose da realizzare e le spese da affrontare, ma il Parroco don Carlo e tutta la comunità continuano a lavorare per questo grande “miracolo” e sperare nella Provvidenza e nella generosità di quanti ci credono. Andrea Di Massa

L’impressione di una serata di luce e bellezza Di Gina Menegazzi

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uce. E pulizia, spazio, aria. Un grande senso di accoglienza. Queste le prime impressioni che ho avuto martedì 31 maggio all’inaugurazione del Centro Pastorale Parrocchiale San Giovan Giuseppe della Croce a Ischia Ponte. Avevo visto quella che era la Casa Parrocchiale alcuni mesi fa, ma l’altra sera mi è sembrato di entrare in un posto completamente diverso. Tanto spazio, sì, e ben arredato, oltre che piacevolmente decorato dalle belle ceramiche di Rosario Scotto di Minico che accolgono, segnalano, accompagnano. Un centro pronto ad aprire le porte, le braccia, a tutti coloro che hanno bisogno: di essere ascoltati, capiti, aiutati, sfamati, accuditi, nel pieno spirito dell’anno della Misericordia. Tanta gente all’inaugurazione, benedetta dal nostro Vescovo Pietro Lagnese, che ha voluto percorrere e visitare il Centro in tutti i suoi locali. Tanta gente che, in un modo o nell’altro, con il proprio lavoro, volontario e non, o con un’offerta, ha contribuito al recupero e alla ristrutturazione dell’edificio. Gente che raccontava i propri ricordi d’infanzia in quel luogo, gente che si sentiva a casa. E’ stato interessante ascoltare prima don Carlo e poi l’ingegnere Franco Trani, direttore dei lavori, raccontare gli ostacoli, sia economici che strutturali, incontrati, e come questi sono stati man mano superati; e le immagini proiettate hanno dato più forza alle loro parole e hanno contribuito a rendere tutti consapevoli che non si è certo trattato di un lavoro da poco. Altro c’è ancora da fare, compreso il piano seminterrato, dove è prevista la cappella, e un ascensore/ montacarichi per consentire al Centro di accogliere anche chi ha difficoltà di deambulazione, ma si ha una sensazione già di completo, di usufruibile, che dà soddisfazione a tutti e allarga il cuore. E il ricco buffet, preparato e servito dalle solite meravigliose e disponibili parrocchiane, è stato il gradevole coronamento di una festa che ha visto la comunità d’Ischia Ponte stringersi con entusiasmo e riconoscenza attorno al suo parroco e approfittare anche per fargli gli auguri di buon compleanno per il giorno successivo.


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La Storia Siamo Noi 11 giugno 2016

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Il progetto Aenaria ha una Di Isabella Marino per quischia.it

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iugno è il mese di Aenaria. Lo è diventato negli ultimi anni, man mamo che la complessa ricostruzione di una delle pagine più belle della storia antica della nostra isola si è arricchita di nuovi, decisivi tasselli. E che, di pari passo, sono andate sviluppandosi le attività collaterali di valorizzazione e promozione di un percorso essenziale per sviluppare e qualificare l’offerta culturale ischitana. E questo giugno 2016 non fa eccezione. Sabato 4 è stato inaugurato, con la benedizione del parroco CARLO CANDIDO, il nuovo centro culturale “NAVIGANDO VERSO AENARIA” in via San Giovan Giuseppe della Croce, nel cuore di Ischia Ponte, che rappresenta un’altra tappa nel percorso intrapreso sei anni fa da MARINA DI SANT’ANNA per restituire al mondo la città sommersa di Aenaria con le sue preziose testimonianze di epoca romana. Una sala multimediale, attrezzata per accogliere le scolaresche e i gruppi di visitatori che sempre più numerosi arrivano da ogni parte d’Italia e sempre più spesso dall’estero per conoscere la città rimasta sepolta sotto la sabbia e la prateria di Posidonia per tanti secoli. Ci hanno lavorato per tutto l’inverno, i giovani soci di Marina di Sant’Anna. Hanno ristrutturato completamente il locale e lo hanno dotato di maxi schermi che ricoprono completamente tre delle quattro pareti. E al di sotto di una parte del pavimento hanno collocato un magnifico plastico delle strutture di Aenaria finora riportate alla luce, realizzato su scala 1:10 da MAURIZIO RONZINI. Un luogo di grande impatto, grazie alle immagini proiettate sugli schermi, tutte dedicate alla baia di Sant’Anna e ai suoi tesori sopra e sotto il mare: la riproduzione del celebre dipinto della Torre Guevara con la più antica raffigurazione della Città d’Ischia sul Castello, le affascinanti immagini subacquee dei resti di Aenaria, le foto d’epoca del borgo ischiapontese. E la possibilità di vedere dei video appositamente realizzati per raccontare Ischia e la scoperta di Aenaria. Immagini di grande impatto, da cui per le caratteristiche della sala si ha l’impressione di essere avvolti. Comprese quelle tratte da documentari dell’Istituto Luce dedicati a Ischia negli anni ‘50-‘60. E pre-

sto a questa già significativa dote di splendide riprese della baia, di Ischia Ponte e dell’intera Isola Verde, di cui si sintetizzano peculiarità e bellezze, arte e tradizioni, si aggiungerà un video in 3D su Aenaria, che illustrerà le meraviglie della baia sotto il Castello. E che offrirà una ricostruzione della città romana basata sulla grande mole di dati e evidenze scientifiche raccolti in questi (primi) sei anni di ricerche. La nuova sala rende evidente come l’operazione Aenaria coinvolga il borgo di Ischia Ponte e lo accrediti ulteriormente - perchè c’è già il Castello Aragonese ad esserne punto di riferimento primario - come fulcro dell’offerta culturale isolana. Che può rappresentare il grande valore aggiunto per l’indu-

stria ischitana dell’accoglienza, da anni in cerca di una nuova identità, di un rilancio qualitativo sui mercati internazionali, di un riscatto dalla crisi, che colpisce duramente anche l’occupazione. Nel suo intervento introduttivo agli interventi degli ospiti istituzionali, la giornalista ANNA MARIA CHIARIELLO, ischitana di adozione, ha sottolineato proprio la centralità della cultura in un necessario restyling dell’immagine e dell’offerta turistica isolane, che valorizzi tutte le eccellenze e le peculiarità del territorio, trasformando quelle che oggi sono ancora solo delle potenzialità in opportunità occupazionali nuove, soprattutto per i giovani. E su questo Chiariello ha auspicato e sollecitato un impegno

più convinto ed attivo da parte delle amministrazioni come delle forze economiche e imprenditoriali locali. La realtà di Aenaria è stata illustrata dall’archeologa ALESSANDRA BENINI, che cura dall’inizio l’attività di ricerca compiuta nella baia sotto il Castello dall’équipe di Marina di Sant’Anna sotto il controllo della Sovrintendenza. Dopo il lancio pubblico di due anni fa, il Progetto Aenaria è stato attuato velocemente con un successo crescente e “stupefacente” come lo ha definito la ricercatrice subacquea. Tanto che già quest’anno si raggiungerà il numero di 4mila visitatori del sito, oggetto di grande attenzione da parte della stampa internazionale. La nuova sede è funzionale a questo sviluppo,


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La Storia Siamo Noi

11 giugno 2016

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nuova sede multimediale COSTANZA GIALANELLA, che ha riconosciuto come a volere fortemente lo scavo a mare sono stati GAETANO LAURO e gli altri giovani di Marina di Sant’Anna, dall’entusiasmo contagioso. E nonostante le riserve iniziali, lo scavo ha poi davvero “fornito risultati strabilianti”. Nel confermare che si aprirà un piccolo museo di Aenaria nella Torre, Gialanella ha rilanciato ai Comuni e agli operatori turistici ha proposto di organizzare un itinerario culturale a Ischia di cui, ovviamente, Aenaria sarà una delle tappe obbligate.Intanto, chiusa come sempre per l’estate la campagna primaverile, ad Aenaria si tonerà a lavorare in autunno, perchè c’è ancora molto da lavorare nel sito. E da scoprire. In attesa della realizzazione di un parco archeologico subacqueo nella sorprendente baia all’ombra del Castello. giacchè lì saranno accolti gli ospiti per il consueto incontro preparatorio all’escursione in mare. Lì saranno effettuate le proiezioni a scopo didattico, che tanta parte già hanno nella divulgazione della storia di Aenaria tra le scolaresche che sempre più numerose, anche dall’estero, compiono a Ischia i loro viaggi d’istruzione. Un flusso turistico che è stato potenziato proprio grazie alla città romana. Gli interventi istituzionali sono stati aperti dalla consigliera regionale MARIA GRAZIA DI SCALA, che ha auspicato la messa in rete dei riferimenti culturali isolani, assicurando, nella sua qualità di vicepresidente della Commissione Cultura, il massimo sostegno al progetto di Aenaria e alla valorizzazione del patrimonio isolano. Il sindaco di Ischia GIOSI FERRANDINO ha riconosciuto che “senza la caparbietà, la tenacia, la competenza e la passione di questi giovani tutto questo non si sarebbe verificato”. Per il sindaco quanto realizzato potrà essere “il fiore all’occhiello per l’intera isola”, nel quadro di una crescita del turismo culturale, da sostenere con un’attività di marketing a cui il Comune cercherà di dare il suo contributo. Ferrandino ha comunicato che il Comune si sta impegnando per aprire lo spazio museale su Aenaria alla Torre e che a tale scopo ha attivato l’iter per ottenere dei fondi regionali. E’ intervenuta poi, forse per la prima volta ufficialmente, l’assessora CARMEN CRISCUOLO, che si è soffermata

sul ruolo centrale della cultura nel movimento turistico attuale. Tema nodale su cui si è soffermato nel suo intervento anche il vicesindaco

ENZO FERRANDINO. A ripercorrere la genesi della ricerca archeologica nella baia è stata la responsabile della Sovrintendenza,

Dal profilo facebook del sindaco di Ischia, Giosi Ferrandino “Davvero pregevole il lavoro che stanno svolgendo i nostri giovani dalla Marina di Sant’Anna. Con grande passione, abnegazione e competenza stanno portando alla luce reperti archeologici risalenti all’epoca romana mediante scavi sottomarini nella baia di Sant’Anna. Oggi dopo la gita sulla barca con chiglia trasparente e, successivamente, alla inaugurazione della sala proiezioni in 3D, da loro personalmente allestita, da adibire a centro culturale, ho scoperto che da oggi la nostra isola ha da offrire ai turisti che la scelgono, delle bellezze storico culturali di inestimabile bellezza e valore ed un parco archeologico sottomarino unico al mondo. Bravi ragazzi, andate avanti così. Sarete uno dei punti di forza della nostra meravigliosa isola”.


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Attualità 11 giugno 2016

Di Nunazio Albanelli

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Una splendida occasione mancata

Q.

ualche giorno fa, sfogliando una rivista, ho avuto modo di ammirare una magnifica riproduzione di un quadro, che ha suscitato sempre su di me una grande suggestione. D’altro canto sono in buona compagnia, se è vero che non solo Hitler e Lenin, ma anche De Chirico, Dalì, Gabriele D’Annunzio ne hanno subito il fascino. Si tratta infatti dell’Isola dei Morti di Arnold Böcklin, un quadro simbolico, divenuto a ragione un’icona, dal momento che di esso sono state fatte molte riproduzioni e che molti sono stati i personaggi storici che hanno voluto farsi fotografare con quel quadro alle loro spalle. Basti, ad esempio, ricordare che il citato Hitler, dopo averlo acquistato ad un’asta nel 1936, volle tenerlo sempre con sé anche nei suoi ultimi giorni e, in occasione dei patti del 1939, quando si incontrarono Ribbentrop e il ministro sovietico Molotov, non si può fare a meno di notare quel quadro in bella vista. Risulta poi che un generale dell’Armata Rossa, aveva conservato il quadro a Mosca, che nel 1980 fu offerto alla National Gallery di Berlino. Ho voluto

ricostruirne la scheda non solo per dimostrarne l’importanza, ma anche per chiarire che ci sono state diverse versioni dello stesso e, mentre le prime risalgono al 1880, l’ultima invece risale al 1886: è andata perduta purtroppo quella del 1884. Nel contempo mi riprometto di fornire giustificazione del titolo del mio articolo. Il fatto che, in occasione dell’esposizione a Fiesole dal 16 aprile al 16 giugno 2011 della versione del 1883 per la prima volta in Italia, l’anno in cui ricorreva il 110° anno dalla morte dell’insigne pittore, l’opportunità straordinaria offerta alla nostra isola in chiave di ricaduta promozionale, non sia stata colta, suscitò in me sincera indignazione. Rammento al riguardo due fatti particolarmente significativi che

DELEGAZIONE FAND ISOLA D’ISCHIA

Giornata della prevenzione del DIABETE Di Alfonso Filisdeo

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residente della Delegazione FAND Isola d’Ischia Domenica 19 giugno 2016, come ormai da sette anni, si ripeterà la prima delle due giornate della prevenzione del diabete, organizzata dalla Delegazione Fand Isola d’Ischia (la seconda si svolgerà ad Ischia il 02 ottobre 2016). L’evento avrà luogo in Corso Francesco Regine a Forio, presso la fontana, dalle ore 09.00 alle ore 13.00; qui, grazie alla disponibilità del Bar La Piazzetta e del Pub Il Tramonto, sarà possibile usufruire gratuitamente della misurazione della glicemia e della pressione arteriosa nonché un consulto medico. A tale scopo saranno disponibili i seguenti medici: diabetologi, podologa, dietista, nutrizionista, psicologo e vari infermieri. Con la delegazione Fand Isola d’Ischia collaboreranno alla realizzazione dell’evento il Comune di Forio, il Nucleo Protezione Civile dell’Associazione Nazionale Carabinieri, la Croce Rosa, l’Associazione Dialife, la Casa Farmaceutica Fora, i Presidenti della delegazione FAND di Qualiano e Venafro. Un aiuto speciale nella pubblicizzazione dell’evento sarà assicurato da Teleischia e dai giornali locali Kaire, Il Dispari e il Golfo. Vi invitiamo numerosi per questa occasione che vi permetterà di approfittare di un controllo qualificato e gratuito della vostra salute.

avrebbero dovuto sollecitare amministratori, enti culturali e la stessa azienda di cura e soggiorno a preparare per tempo un evento in merito: da un lato la rivelazione da parte di Hans Holenweg, il maggior esperto di Böcklin, che senza alcun dubbio quel quadro è ispirato all’Isola d’Ischia e dall’altra la lungimirante proposta, avanzata per l’occasione da Franco Borgogna, di proclamare l’anno 2011 “Anno dei pittori per Ischia”, ancora una volta è stata a torto snobbata! Tuttavia, anche se è evidente che il quadro si ispira al Castello Aragonese d’Ischia e alla Baia di S. Anna, è innegabile che tali luoghi diventano quasi irriconoscibili sia per la trasfigurazione operata da Böcklin sia per l’atmosfera desolata e, direi anche, spettale che

vi domina. Si vede una barca in cui un nuovo Caronte trasporta due anime al regno dei morti, un luogo roccioso, invaso da cipressi, traforata da loculi, che autorizzano a pensare ad un mausoleo funebre e richiamano l’atmosfera del mistero. Sembra che l’artista voglia cercare il trascendente al di là del reale ed evocare un’entità paurosa nel cuore di questo, qualcosa che sfugge anche ai sensi. Con imperdonabile ritardo anch’io mi resi conto delle benemerite iniziative di Massimo Ielasi al fine di pubblicizzare quel capolavoro cui volle dedicare molti riferimenti nel suo prezioso saggio “Un irresistibile soffio di luce”, soffermandosi sulla sua amicizia con la famiglia Dohrn, sulla sua venuta a Ischia, sulla sua permanenza a Villa Drago, questa infatti era allora rinomata locanda, unico albergo esistente tra ponte e porto come è attestato dal D’Ascia ed oggi luogo della mia residenza, Ielasi è riuscito anche a ricostruire efficacemente gli elementi che ispirarono a Böcklin il quadro. Ha ragione pertanto lo studioso di rimproverarmi perché finora non ho preso in considerazione il suo reiterato suggerimento di apporre una targa sul portone di Villa Drago: mi limiterò a rispondergli che finora non ho potuto, non essendo il solo abitante del palazzo.


Chiesa Italiana

11 giugno 2016

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Di don Vincenzo Avallone

IL PRETE OGGI

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a lunedì 16 a giovedì 20 maggio 2016 si è riunita in Vaticano la Conferenza Episcopale Italiana (CEI) per discutere sul tema il rinnovamento del Clero. E, dato che spesso le notizie si accavallano alle notizie e non lasciano il tempo per la riflessione, credo utile fare un piccolo collage su quanto si è detto e si è scritto su un tema così vitale per la Chiesa. Cosa ha detto Papa Francesco «Il presbitero è uno che, come Mosé, si è avvicinato al fuoco del Roveto ardente ed ha lasciato che le fiamme lo bruciassero... il segno del presbitero sta proprio in quel roveto ardente che ne marchia col fuoco l’esistenza, la conquista e la conforma a quella di Gesù Cristo che è la verità definitiva della vita del prete... così il nostro presbitero non è un burocrate, un anonimo funzionario dell’istituzione, non è consacrato ad un ruolo impiegatizio nè è mosso dai criteri dell’efficienza. È scalzo il nostro prete. Non si scandalizza per le fragilità che scuotono l’animo umano, consapevole di essere lui stesso un paralitico guarito; è distante dalla freddezza del rigorista come pure dalla superficialità di chi vuol

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mostrarsi accondiscendente a buon mercato... sa che l’amore è tutto. Non cerca assicurazioni terrene o titoli di onorificenza che portano a confidare nell’uomo. Nel ministero non domanda per sé nulla che vada oltre il reale bisogno, nè è preoccupato di legare a sè le persone che gli sono affidate. Il suo stile di vita, semplice ed essenziale, lo presenta credibile agli occhi della gente... in una visione evangelica evita di appesantirsi in una pastorale di conservazione che ostacola l’apertura alla perenne novità dello Spirito. Il nostro presbitero con i suoi limiti è uno che si gioca fino in fondo anche quando intuisce che umanamente forse nessuno lo ringrazierà del donarsi senza misura. Il Regno = la visione dell’uomo che ha

Gesù è la sua gioia, l’orizzonte che gli permette di relativizzare il resto, di stemperare preoccupazioni e ansietà, di restare libero dalle illusioni e dal pessimismo». Cosa dicono i preti di oggi «L’icona biblica proposta dal papa, quella di Mosé davanti a Roveto ardente, mi entusiasma: mostra l’immagine di un prete con un forte senso del trascendente, pronto a mettersi a piedi nudi di fronte al sacro... Parole molto belle, che vanno lette e rilette un calma. Peccato che molti giornali ne abbiano dato informazioni parziali, quasi nessuno ha capito l’essenziale. L’identikit di prete che emerge è bello e molto impegnativo. Sicuramente è vero che la vita del prete oggi è profondamente alternativa rispetto al modello sociale e culturale corrente, e dobbiamo essere attenti a cu-

rare questa diversità» (don Luciano, Pontassieve – Firenze). «Sono stato particolarmente colpito dall’esortazione ai preti a considerarsi come paralitici guariti. È questo che ci fa mettere sullo stesso piano degli altri. Non dobbiamo ergerci come se fossimo superiori, perché abbiamo ferite coem gli altri. Allora io cerco di mettermi accanto come compagno di viaggio, cercando di non essere rigorista ma nemmeno lassista» (don Francesco, Palermo). «Un discorso che è per noi sacerdoti un’ulteriore carica e che ci offre motivazioni ancora più forti a vivere il nostro ministero in maniera più coraggiosa e coerente. Più leggo il contesto culturale in cui vivo con le molteplici sfide, più cresco nell’amore per il Signore e per la chiesa, certo che l’uomo di oggi ha urgente bisogno di incontrare Dio» (don Raffaele, Napoli). «È entusiasmante, è bellissimo come papa Francesco riesca a esprimere il profondo del cuore che anima la mia vita presbiteriale... Ma sento anche la distanza fra il dono di Dio e la mia umana miseria. Per questo avverto che il mio ministero è sempre sotto il segno della misericordia di Dio» (don Paolo, Milano). Caro lettore di Kaire, SE QUESTO È UN PRETE... prega per il tuo prete.


Liturgia

20 11 giugno 2016

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COMMENTO AL VANGELO

Domenica 12 GIUGNO 2016

Dal poco al molto! Di Don Cristian Solmonese

C

arissimi amici, questo racconto evangelico offertoci dalla XI domenica del tempo ordinario, non può non essere letto senza suscitare nel lettore lacrime d’amore. È un racconto ricco di particolari e di azioni che vuole suscitare la grandezza dell’amore e del perdono misericordioso del Signore. È impossibile non sostituirsi a Gesù e provare a guardare quella donna come l’ha guardata Gesù, guardandola oltre le etichette: Gesù ha davanti a se una donna e dove gli altri vedono solo una peccatrice, lui vede un’amante: ha molto amato. Questo testo ci contesta e ci conforta. Il cristianesimo non è un intreccio complicato di dogmi e doveri. Gesù ne indica il cuore: ama, ha fatto tutto dice alla donna. Quella donna ha ascoltato il profondo bisogno di ricevere e dare amore, che ognuno di noi ha dentro; un bisogno che, se lo soffochi, ti rende infelice o avido o cinico. Va diritta davanti a lui, non gli chiede permesso, fa una cosa inaudita tanto è sconveniente: mani, bocca, lacrime, capelli, profumo su di lui. Lei sa, con tutte le sue fibre, che quello strano rabbì non l’avrebbe cacciata. Sono gesti contro tutti i rituali, che vanno oltre lecito e illecito, oltre doveri o obblighi, con una carica affettiva veemente. Ai quali Gesù non si sottrae, che apprezza. Bastava, come tanti altri, chiedere perdono. Perché quell’eccesso, il profumo, le carezze, i baci? È la lingua universale in cui è detto il cuore. E Dio guarda il cuore. E gode vedendo la donna uscire da un rapporto scadente di contabilità o di baratto con il Signore, e spiccare il volo negli spazi della libertà e del dono. Ma c’è un terzo personaggio nel Vangelo, anche’egli di rilievo. Gesù si rivolge a Simone, il padrone di casa, interrogandolo. «Simone, tu non mi hai dato un bacio – dice Gesù - questa donna invece da quando sono entrato non ha cessato di baciarmi». Dal poco al molto amore: Gesù, Dio desidera essere amato, va in cerca di persone e ambienti pronti a dargli affetto. Simone era

molto religioso e molto duro. Forse perché viveva la fede come osservanza delle regole divine e non come risposta all’amore di Dio. Molto le è perdonato perché molto ha amato. Gesù cambia il paradigma della fede: dal peccato all’amore. Non è il peccato, pur confessato ed espiato, l’asse portante del rapporto con Dio, ma ricevere e restituire amore. L’amore conta, vale, pesa più del peccato. L’errore che hai commesso non revoca il bene compiuto, non lo annulla. È il bene invece che revoca il male di ieri e lo cancella. Una spiga conta più di tutta la zizzania del campo. Questa è la rivoluzione evangelica: passare dal poco al molto amore. L’amore non fa peccati. L’amore contiene tutto, tutti i doni e tutti i doveri (M. Bellet). Quella donna mostra che un solo gesto d’amore, anche se muto e nascosto, è più utile per questo nostro mondo dell’opera più grandiosa: la rivoluzione portata da Gesù, possibile a tutti, possibile a me, ogni giorno. Siate rivoluzionari! Buona Domenica!


Ecclesia

21 11 giugno 2016

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La grandezza del ministero sacerdotale Di Ordine francescano secolare di Forio

I

n quest’anno del Giubileo della Misericordia papa Francesco ha voluto includere anche quello dei sacerdoti, tenutosi lo scorso 3 giugno, solennità del Sacratissimo Cuore di Gesù. Dall’inizio del suo pontificato invita i sacerdoti ad essere perfetti imitatori di Gesù Buon Pastore, pronti a sporcarsi le mani, ad uscire dall’ovile in cerca della pecorella smarrita, ad operare gratuitamente per amore di Dio e del gregge loro affidato, ad essere pastori che hanno l’odore delle pecore. Infine papa Francesco conclude il discorso con parole di stima e di amore per i suoi figli e fratelli sacerdoti: “Cari sacerdoti, nella Celebrazione eucaristica ritroviamo ogni giorno questa nostra identità di pastori. Ogni volta possiamo fare veramente nostre le Sue parole: «Questo è il mio corpo offerto in sacrificio per voi». È il senso della nostra vita, sono le parole con cui, in un certo modo, possiamo rinnovare quotidianamente le promesse della nostra Ordinazione. Vi ringrazio per il vostro “sì”, e per tanti “sì” nascosti di tutti i giorni, che solo il Signore conosce. Vi ringrazio per il vostro “sì” a donare la vita uniti a Gesù: sta qui la sorgente pura della nostra gioia.” San Francesco d’Assisi aveva un

Di Antonio Magaldi

I

l Pane Eucaristico è Corpo donato, che esprime lo stile di vita che ha sempre guidato Gesù: un’esistenza in pienezza donata al servizio di Dio e dei fratelli. Il Vino Eucaristico è Sangue versato che ricorda, da una parte il rifiuto del dono di Gesù da parte degli uomini e dall’altra, il momento di massima intensità del dono di se compiuto da Gesù. È il dono che davanti al rifiuto si fa “perdono”, ossia dono per gli altri, per la loro salvezza. Benché rifiutato da noi, Gesù muore per noi, di conseguenza l’amore di noi cristiani va manifestato sempre; anche se il fratello non corrisponde al mio amore rifiutando in modo violento, io lo rispetto nella sua libertà ma, principalmente non vengo meno nel mio amore per lui. Il cristiano deve partecipare sempre a quell’ amore di Dio in Gesù che è senza misura, che ama senza essere condizionato dalla risposta, che ama sempre nell’ incontro con l’Amore di Dio, comunicato dall’ Eucaristia, egli scopre che il

grande amore per i sacerdoti proprio per il loro ministero. Lui stesso era semplicemente un diacono, poiché non si riteneva degno di essere sacerdote. Ai suoi frati diceva: « Il Signore mi dette e mi dà una così grande fede nei sacerdoti che vivono secondo la forma della santa Chiesa Romana, a motivo del loro ordine, che anche se mi facessero persecuzione, voglio ricorrere proprio a loro. E se io avessi tanta sapienza, quanta ne ebbe Salomone, e mi incontrassi in sacerdoti poverelli di questo mondo, nelle parrocchie in

cui dimorano, non voglio predicare contro la loro volontà. E questi e tutti gli altri voglio temere, amare e onorare come miei signori. E non voglio considerare in loro il peccato, poiché in essi io riconosco il Figlio di Dio e sono miei signori. E faccio questo perché, dello stesso Altissimo Figlio di Dio nient’altro vedo corporalmente, in questo mondo, se non il Santissimo Corpo e il Santissimo Sangue Suo che essi ricevono ed essi soli amministrano agli altri ».(FF 112) Allo stesso modo invitava i suoi fra-

La celebrazione eucaristica (…continuazione) proprio amore deve continuamente superare i limiti della comunità a tutti gli uomini che Gesù ama, allo stesso modo: vicini e lontani, amici e nemici, credenti e non credenti. Solamente quando il Battezzato non pone al centro se stesso ma Gesù presente nell’ Eucaristia, ecco che è in stato di “missione” verso l’intera umanità che deve essere raggiunta dal lieto annuncio della Parola di Gesù morto e risorto per la salvezza di tutti. «Nell’ora della morte le S. Messe a cui avrai devotamente partecipato formeranno la Tua più grande consolazione. Ogni Messa presso la Giustizia di Dio propizia il tuo perdono. Ad ogni Messa puoi diminuire la pena temporale dovuta ai tuoi peccati, più o meno, secondo il tuo fervore. Partecipando attivamente alla S. Messa, rendi alla Persona Divina di

Gesù Cristo il massimo onore. Egli sopperisce a molte delle tue negligenze e omissioni. Ti perdona i peccati veniali mai confessati e dei quali sei pentito. Viene diminuito su di te il dominio di satana. Puoi procurare alle anime del Purgatorio il miglior suffragio possibile. Una Messa a cui avrai partecipato in vita ti sarà più salutare che tante altre ascoltate per te dopo la tua morte da altri. Sei preservato da molti pericoli e disgrazie da cui saresti stato colpito…» (S. Girolamo) Ogni celebrazione eucaristica può essere per noi il momento del cambiamento del cuore, da una posizione di potere verso il fratello, ad un atteggiamento di servizio totale disinteressato. L’Eucaristia è dono che Dio ci offre affinché anche la nostra vita possa diventare per sempre un dono d’amore e ripetere con S. Paolo “Non sono più io che vivo, ma

ti ad essere perfetti collaboratori del clero, com’era nella Volontà di Dio: « Francesco voleva che i suoi figli vivessero in pace con tutti e verso tutti senza eccezione si mostrassero piccoli. Ma insegnò con le parole e con l’esempio ad essere particolarmente umili coi sacerdoti secolari. “Noi - ripeteva - siamo stati mandati in aiuto del clero per la salvezza delle anime, in modo da supplire le loro deficienze. Ognuno riceverà la mercede non secondo l’autorità, ma secondo il lavoro svolto. Sappiate - continuava - che il bene delle anime è graditissimo al Signore, e ciò si può raggiungere meglio se si è in pace che in discordia con il clero. Se poi essi ostacolano la salvezza dei popoli, a Dio spetta la vendetta, ed egli darà a ciascuno la paga a suo tempo. Perciò siate sottomessi all’autorità, affinché, per quanto sta in voi, non sorga qualche gelosia. Se sarete figli della pace, guadagnerete al Signore clero e popolo. Questo è più gradito a Dio, che guadagnare solo la gente, con scandalo del clero”. E concludeva: “Coprite i loro falli, supplite i vari difetti, e quando avrete fatto questo, siate più umili ancora”. (FF 730) Preghiamo perché il Signore ci conceda sante vocazioni sacerdotali e conservi in santità i nostri pastori.

Cristo vive in me” (Gal 2,20). «L’Eucaristia è il grande mistero d’amore di Dio per gli uomini. È la manifestazione più stupenda e meravigliosa! Con questo dono, Dio, non ha riservato più nulla per sé, ma tutto si è dato all’umanità! Ed oh! quanto è grande il mio desiderio che le anime vengano a me… vengano al mio Cuore… le anime, per le quali tutto ho sacrificato… nulla risparmiando di quanto mi era più caro, pur di attrarle al mio Amore!» (Gesù a M. C. Venturella – dal libro Potenza Divina d’Amore 09/04/1966). Ad majorem Dei gloriam!--+


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Cultura 11 giugno 2016

www.chiesaischia.it

TEATRO

Invito alla corte dei Borbone Di Gina Menegazzi

Ritornano gli Uomini di mondo con una bella visita gui-

R

data teatralizzata alla Casina Reale, a Ischia Porto

iprendendo una formula che sta avendo grande successo (si erano già cimentati in Scarium, visita alla via Torrione, a Forio), mercoledì 1 giugno un attento ed esauriente Pierpaolo Mandl nei panni di Francesco Buonocore ha fatto da padrone di casa accompagnando i suoi “ospiti” (due gruppi di una settantina di persone) a visitare i giardini e la villa costruita dall’avo suo omonimo e divenuta successivamente proprietà di Ferdinando IV re di Napoli. Lungo il percorso abbiamo incontrato alcuni dei personaggi più importanti della corte borbonica sul finire del 1700, a cominciare da Philipp Hackert, pittore di corte – interpretato con grande eleganza e grazia da Valerio Buono, anche regista dello spettacolo – che, umile e appassionato, ci ha raccontato del suo lavoro a corte, della sua pittura, del suo amore per i dettagli e, con un pizzico d’orgoglio ci ha ricordato di essere stato lui a convincere il re a non smembrare la collezione Farnese, appena trasferita a Napoli. Nel giardino abbiamo incontrato la vecchia balia, Maria (Rossella Murolo), ultranovantenne, e sotto il porticato, a bere un caffè che proprio non amava, il Principe di Castelcicala (Enzo Boffelli) attratto dalla pace e dalla salubrità dell’isola. Entrambi ci hanno

Di Gina Menegazzi

S

pettacolo ormai collaudato, quello offerto da alcuni attori della compagnia Artù che, in collaborazione con la PlatypusTour, organizzano, per il terzo anno consecutivo, delle visite un po’ speciali al Castello Aragonese. Ogni mercoledì dalle ore 21.00, a partire dal 15 giugno, i fantasmi del Castello appariranno ai visitatori che, accompagnati lungo un percorso affascinante, ne potranno scoprire drammi e segreti. Sovrani e reclusi, monache e poetesse renderanno vivi alcuni dei punti cruciali che hanno caratterizzato la storia secolare del Castello, raccontandocene alcune pagine particolarmente crude o tristi. Un altro esempio di come le persone che amano la propria terra possano inventarsi dei modi nuovi di raccontarla e valorizzarla. Tommaso Monti

descritto la vita quotidiana presso la casina reale, ma è al suo interno che abbiamo incontrato i personaggi più significativi, a cominciare dall’intrigante e spudorata Lady Emma

Hamilton (Agnese Elia), abituata a manovrare ogni pedina, seguita poi da un carnalissimo Ferdinando IV (Corrado Visone), sboccato, ridanciano, amante della tranquillità e

del divertimento, pronto a lanciarsi sempre in nuovi progetti, e dalla regina Maria Carolina (Valentina Lucilla Di Genio), sua moglie, al cui pugno di ferro il re lazzarone lasciò di fatto il governo del regno. Una ventata di sogni e di modernità l’ha portata Eleonora de Fonseca Pimentel (Alessandra Criscuolo), simbolo e incarnazione di quella Repubblica Partenopea che per pochi mesi riuscì a dare a Napoli un governo improntato ai valori giacobini. Di tutti questi personaggi, poi, ci è stata raccontata la fine, anche del servizievole e muto valletto (Paolo Feliciello). Insomma, uno spettacolo bello, coinvolgente, seguito con interesse da un pubblico attento. Da ricordare anche la violoncellista Rosa Castagliuolo che con una sonata di Bach ha intrattenuto gli ospiti durante una breve pausa sulla terrazza in cui ci è stato anche offerto un bicchiere di vino. Con piacere ho saputo che la visita teatralizzata alla Casina Reale sarà ripetuta mercoledì 8 e 22 giugno (con due spettacoli, ore 20.30 e 22.00; info e prenotazioni 347 756 9844) in attesa, spero, di diventare una bella abitudine estiva, un modo insolito per conoscere un po’ della storia, non solo ischitana, con uno spettacolo in cui il rigore storico si accompagna al fascino dei costumi d’epoca. Carmen Criscuolo e Gina Menegazzi

I FANTASMI DEL CASTELLO

Info e prenotazioni: 081990118 ore 09:00_13:00 e 16:00_20:00 o info@platypustour.it La visita si svolgerà con un minimo di 20 partecipanti - prenotazione obbligatoria


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Cultura

11 giugno 2016

kaire@chiesaischia.it

LIBRI CONSIGLIATI Prefazione di Padre Nunzio Ammirati, Rettore della Chiesa di S. Francesco in Forio d’Ischia

È

per me una grandissima gioia rivolgere al Signore Gesù una lode di esultanza per i prodigi di amore che opera continuamente nelle sue creature. E, oggi, queste sue creature sono Umberto e Vittorio. Lo dimostra questo provvidenziale libro uscito dalla mente e dal cuore di un padre che sta dedicando la sua vita a custodire il preziosissimo dono di un figlio diversamente abile. Le riflessioni dell’autore sono come quel fascio di luce di sole che, entrando dalla finestra nello spazio immenso del cuore, aiuta a vedere quello che a occhio nudo non si vede. La sapienza che viene dall’alto, manifestandosi nella semplicità dei pensieri di Umberto, è come un collirio per i nostri occhi. Ci permette di avere l’acuta vista dell’aquila che fissa nel sole il suo sguardo. Uno dei mali più insidiosi del nostro tempo è l’irriflessione: l’idolo del materialismo e i tanti altri idoli di cui siamo circondati, hanno indurito il cuore di molti e paralizzato la mente che non sa più meditare e giudicare nella verità la realtà della vita. Umberto, tenendosi fuori da questo costume di vita, ha imparato come Maria, la madre di Gesù, l’arte della meditazione. Accogliere e ruminare la parola di Dio, significa imparare a cogliere costantemente l’agire di Dio nella storia, ma anche scoprire gli innumerevoli inganni del maligno che opera sempre per distruggere l’opera di Dio. Non si resta che augurare una proficua lettura, facendo attenzione a non lasciarsi vincere dalla fretta, perché non si tratta di letture di ordinaria informazione bensì di straordinarie formazioni per entrare nel misteri della vita. E grazie all’autore Umberto per essersi fatto umile strumento nelle mani dell’Onnipotente!

Vicino a Dio, lontano da Dio

ABBONAMENTO POSTALE L’abbonamento annuale ordinario al nostro settimanale costa € 45,00 e consente di ricevere con spedizione postale a casa propria (sul territorio italiano) i 52 numeri del giornale stampati nel corso di un anno solare più eventuali “Kaire speciali”. Per chi vive all’estero, è possibile abbonarsi on line al settimanale in modo da poterlo leggere in formato Pdf a partire dalle ore 7,00 del mattino (ora italiana) nel giorno di uscita (verrà inviato via mail) e poterlo archiviare comodamente. Il settimanale online è esattamente uguale - per contenuto e impaginazione - a quello stampato su carta. L'abbonamento online costa € 45,00. LE ALTRE TARIFFE ANNUALI: Abbonamento amico €.100,00 Abbonamento sostenitore €.200,00 Benemerito a partire da €.300,00 COME PAGARE L’ABBONAMENTO Per il pagamento in contanti contattate la segreteria di “Kaire” ai seguenti numeri di telefono 081981342 – 0813334228 oppure il pagamento può essere effettuato mezzo bonifico bancario intestato COOP. SOCIALE KAIROS ONLUS indicando quale causale ABBONAMENTO KAIRE sul seguente codice IBAN IT 06 J 03359 01600 1000 0000 8660 Banca Prossima SpA. Dopo aver effettuato il pagamento inviate una mail a kaire@kairosonline.it oppure inviando un fax al 0813334228 con i seguenti dati per la spedizione: Cognome e nome: ... | indirizzo (via/cap/comune/ provincia): ... |codice fiscale: ... | telefono: ... | mail: ... nel caso l’abbonamento sia da attivare a favore di altra persona, indicare anche: Cognome e nome del beneficiario dell’abbonamento: ... Indirizzo (via/cap/comune/provincia): ...

Scritto da Umberto Torino Marzo 2016, Euro 15,00

EDICOLE DOVE POTER ACQUISTARE

Edizioni Il Quaderno Edizioni Via Croce ,112 80041 Boscoreale (Na) ilquadernoedizioni@libero.it

BUON ONOMASTICO Auguri di cuore al nostro fedelissimo lettore Antonio Maltese per il suo onomastico del 13 giugno e a tutti gli Antonio/a

COLLABORIAMO, INSIEME È PIÙ BELLO! Per inviare al nostro settimanale articoli o lettere (soltanto per quelle di cui si richiede la pubblicazione) si può utilizzare l’indirizzo di posta kaire@chiesaischia.it I file devono essere inviati in formato .doc e lo spazio a disposizione è di max 2500 battute spazi inclusi. Le fotografie (citare la fonte) in alta risoluzione devono pervenire sempre allegate via mail. La redazione si riserva la possibilità di pubblicare o meno tali articoli/lettere ovvero di pubblicarne degli estratti. Non sarà preso in considerazione il materiale cartaceo.

Comune di Ischia Edicola di Piazza degli Eroi; Edicola di Ischia Ponte; Edicola al Bar La Violetta; Edicola di San Michele da Odilia; Edicola di Portosalvo Comune di Lacco Ameno Edicola al Bar Triangolo Edicola Minopoli sul corso Comune di Casamicicola T. Edicola di Piazza Bagni; Edicola di Piazza Marina; Comune di Forio Edicola del Porto; Edicola di Monterone



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