Kaire 15 anno III

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Il settimanale di informazione della Chiesa di Ischia ANNO 3 | numero 15 | 9 aprile 2016 | E 1,00

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AZZARDO ISOLANO Dopo l’esempio del comune di Anacapri nel vietare le slot nel proprio territorio più volte sottolineato dal nostro giornale, i sei sindaci sono favorevoli ad applicare lo stesso provvedimento. Ma ad oggi nulla è stato ancora fatto. Cosa aspettiamo? A pag. 8

Di don Carlo Candido

è

importante constatare come la piaga del gioco d’azzardo sia diventato un fenomeno molto più devastante di quanto possiamo immaginare per tante nostre famiglie. Purtroppo ci sono grossi interessi sia da parte delle aziende che dei gestori dei locali (aggiungo lo Stato!!!) per l’alta percentuale da loro percepita sulle giocate; anche non volendo si va a speculare sulla fragilità e la malattia delle persone. La cosa più difficile sta nel far capire alle “vittime” e alle loro famiglie che questo problema non lo si può superare solo con la buona volontà ma va accettato il fatto che si tratta di una vera e propria patologia che va a toccare i neuroni trasmettitori, alterando la realtà psichica di queste persone. Per quanto riguarda il ruolo della politica va fatto senza dubbio un intenso lavoro di squadra, un patto educativo con tutte le agenzie presenti sul territorio: politica, scuola, associazioni, Chiesa e famiglia. Mi auguro che i sei sindaci isolani dopo le belle parole dei mesi scorsi a proposito dell’argomento possano passare finalmente ai fatti e compiere quello che è un vero e proprio atto di coraggio che avrebbe ripercussioni positive a livello nazionale, seguendo il fulgido esempio di Anacapri in tal

Continua a pag. 8

ECCOMI!

Antonio Mazzella e Marco Trani sono stati ammessi all’ordine sacro. Cerimonia emozionante in Cattedrale. Il vescovo Lagnese: “Fate innamorare gli altri del Signore e sentire il profumo del Vangelo”

Andrea Di Massa

La ludopatia sull’isola: un silenzio vergognoso, ma assordante!

IL CASO VESPA-RIINA

REFERENDUM TRIVELLE

Grandi e sdegnate reazioni alla decisione di Bruno Vespa di trasmettere un'intervista con il figlio di Totò Riina nella trasmissione Porta a Porta. Perché?

Il 17 aprile: andare al mare o decidere di salvare il mare? E’ vero che per alcune trivelle le compagnie non versano un centesimo allo Stato?

SEGUIAMO FRANCESCO Lizzy, la bambina di cinque anni che presto diventerà cieca e sorda ha coronato il sogno di incontrare il Papa.

UNA VOCE PER ANTONIA Conclusa la 1a edizione del concorso canoro dedicato alla memoria della piccola Antonia Spedicati. La premiazione il 22 aprile a Fiaiano.


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In Diocesi 9 aprile 2016

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ANTONIO, MARCO: Venerdì 1° aprile nella Chiesa Cattedrale i seminaristi Antonio Di Giuseppe Galano

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l 1° aprile è stato un giorno a dir poco speciale per la Chiesa d’Ischia. In un clima gioioso e festante il popolo isolano ha accolto in Cattedrale ad Ischia Ponte i seminaristi Marco Trani ed Antonio Mazzella introdotti all’ammissione tra i candidati all’ordine sacro. L’ ammissione agli ordini sacri è solo il primo passo verso il sacerdozio. E’ il primo SI ad una consacrazione totale al Signore che prevede, con sempre maggiore impegno, quella formazione spirituale, umana e culturale che deve essere essenziale per un prete. Con l’ammissione agli ordini sacri ha inizio lo studio pieno della teologia e la formazione di ministri della Parola e dell’Eucarestia. Questo percorso sarà sancito dal conferimento dei ministeri di Lettorato ed Accolitato. Poi agli ordini maggiori del Diaconato e del Presbiterato. La Celebrazione Eucaristica, presieduta dal nostro Vescovo Pietro, è stata bella ed emozionante. Presenti in Cattedrale tanti sacerdoti isolani e non solo ed una moltitudine di fedeli che hanno desiderato far sentire il loro affetto ad Antonio e Marco. Sul volto dei due candidati si leggeva tanta emozione e desiderio forte di donarsi a Dio totalmente. L’omelia di padre Pietro è stata molto intensa e carica di spunti di riflessione. “Come Chiesa d’Ischia vogliamo rendere grazie al Signore perché con noi è buono e questa sera ci fa pregustare i segni della sua bontà attraverso Marco ed Antonio, nostri fratelli, presentati ad essere candidati all’ordine sacro”. Per Antonio e Marco è un momento importante della loro vita, lo è altrettanto per le loro belle famiglie e per il popolo isolano tutto chiamato ad accompagnare nel loro percorso questi due straordinari ragazzi. “Tutti noi siamo chiamati ad accompagnare e guidare con le nostre preghiere i due ragazzi affinché

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Mazzella e Marco Trani sono stati introdotti all’ammissione tra i candidati all’ordine sacro. Lagnese: “diventate esperti delle cose di Dio. Il Signore ha pensato per voi cose belle”

diventino preti così come il Signore li vuole”. L’attenzione di Mons. Lagnese si sposta sul brano del Vangelo di Giovanni (21;1,14). “La Parola ascoltata è molto bella. Chiediamo ad Antonio e Marco di ritornare su questo passo del Vangelo e scegliere un’espressione che possa essere rivolta a loro. La Parola di oggi è un invito per tutti i sacerdoti a ricordare il giorno in cui sono stati chiamati da Dio”. L’Evangelista Giovanni ci parla della terza manifestazione di Gesù Risorto. Sette discepoli si trovano sul lago di Tiberiade, lì dove tutto ebbe inizio, con loro vi è anche Pietro. “La vita cristiana è sempre

Via delle Terme 76/R - 80077 Ischia Codice fiscale e P.Iva: 04243591213 Rea CCIAA 680555 - Prefettura di Napoli nr.11219 del 05/03/2003 Albo Nazionale Società Cooperative Nr.A715936 del 24/03/05 Sezione Cooperative a Mutualità Prevalente Categoria Cooperative Sociali Tel. 0813334228 Fax 081981342 info@kairosonline.it pec: posta.kairos@pec.it Registrazione al Tribunale di Napoli con il n. 8 del 07/02/ 2014

un ricominciare, occorre non dare mai per scontato le cose, mai pensare di essere arrivati”. Vi è chi sostiene che la scelta di Pietro di voler andare a pescare sia un voler tirare i remi in barca, un voler abbandonare la scelta del Signore e voler ritornare alla vita di sempre, quasi a dire che non vi è più nulla da fare con Gesù. “Mi piace pensare invece che Pietro sia andato a pescare per far memoria di quel giorno quando sulla riva del lago di Genezaret si sentì chiamato dal Signore che gli disse di prendere il largo. Mi piace pensare che Pietro, prima di iniziare la grande avventura della Chiesa Missionaria, voglia rivi-

Direttore responsabile: Dott. Lorenzo Russo direttorekaire@chiesaischia.it @russolorenzo Direttore Ufficio Diocesano di Ischia per le Comunicazioni Sociali: Don Carlo Candido direttoreucs@chiesaischia.it Progettazione e impaginazione: Gaetano Patalano per Cooperativa Sociale Kairos Onlus

sitare la propria vita, voglia fermarsi a dire: Signore cosa sarebbe stata la mia vita se non ti avessi incontrato”. Rivolgendosi ad Antonio e Marco il Vescovo auspica loro proprio questo, ossia di chiedere cosa sarebbe stata la loro vita se non avessero incontrato Gesù. “Il Signore per voi ha pensato a cose belle, ha voluto che voi possiate essere le persone alle quali vuole mostrarsi e farsi conoscere”. Mons. Lagnese afferma che il prete è colui che cura le persone che il Signore gli mette accanto e sappia riconoscere anche nei loro fallimenti il passaggio di Gesù nelle loro vite.

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“ECCOMI”

Il prete è colui che aiuta i fratelli a riconoscere che il Signore viene ad abitare anche nelle nostre crisi, nelle nostre fragilità”. Guardando negli occhi Antonio e Marco affida loro questo servizio. “Marco ed Antonio da oggi vi viene chiesto di intensificare il vostro cammino spirituale, la vostra preghiera, la vostra amicizia con il Signore poiché possiate diventare esperti delle cose di Dio, sapendo che le vostre vite saranno feconde nella misura in cui sarete docili alla Parola di Dio e saprete mettervi in sintonia con il Signore”. Il Vescovo li invita a mettersi in sintonia con il Signore e riconoscere che Dio fa le cose. “Non cadiamo mai nella tentazione di pensare di essere noi i salvatori di tutto. Solo Cristo salva, guarisce e risana. Lui vuole fare le cose con noi attraverso la nostra collaborazione”. Egli chiede la grazia dell’umiltà per i due seminaristi ed affida loro alla protezione materna della Madonna. “Possiate essere innamorati di

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Gesù e far innamorare gli altri del Signore e far sentire il profumo del Vangelo”. Al termine dell’omelia Antonio e Marco sono stati chiamati per nome ed hanno risposto il loro primo “Eccomi” ricevendo successivamente una particolare esortazione e benedizione da parte del Vescovo. Da questo momento la loro vocazione da “fatto privato” diventa un qualcosa che interessa tutta la comunità cristiana. I due giovani, esprimendo il loro Si saranno accompagnati e sostenuti dall’intero clero isolano e dal popolo ischitano tutto. A conclusione della celebrazione il Vescovo ha ringraziato tutti per il bel momento vissuto invitando la comunità a pregare affinché la Chiesa d’Ischia possa essere benedetta con il dono di altre vocazioni al Presbiterato. Al termine della Messa vi è stato spazio per un bellissimo momento conviviale durante il quale Antonio e Marco hanno condiviso la loro gioia con amici e parenti. Andrea Di Massa


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Giubileo Misericordia della

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Dar da mangiare agli affamati Di Silvia Pugliese

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tenere in Cattedrale la VII catechesi giubilare diocesana, su “Dar da mangiare agli affamati” è stato don Francesco Tedeschi, vicario parrocchiale di S. Maria in Trastevere in Roma, nonché professore di teologia sacramentaria, liturgia e patrologia all’Urbaniana e membro della Comunità di S.Egidio. Subito don Francesco ha ringraziato il nostro vescovo Lagnese per l’invito e dell’opera di misericordia che gli è stata affidata come catecheta. Ha ricordato le parole di S. Gregorio Magno che nell’istruire i suoi monaci sentiva di aver capito qualcosa in più delle Sacre Scritture. In primo luogo ha sottolineato come questa catechesi giubilare sia caduta durante il Tempo di Pasqua. Nelle manifestazioni del Risorto riportate nei vangeli, il Signore chiede sempre da mangiare. L’incontro con il Risorto è sempre una richiesta d’amore rivolta alla nostra vita che si concretizza con una domanda: “datemi da mangiare”. Nel giudizio finale – spiega don Francesco – i giusti chiedono: “quando mai ti abbiamo visto affamato e ti abbiamo dato da mangiare?”. Se noi non riconosciamo Gesù negli affamati neanche i discepoli riconobbero Gesù sul Lago di Tiberiade, fu Giovanni, il discepolo amato, a riconoscerlo con gli occhi del cuore. Don Francesco ha citato l’Enciclica di Benedetto XVI Deus caritas est: “L’Amore è un cuore che vive” e mercoledì sera siamo stati invitati ad affinare la vista del Signore per riconoscere nel mondo i tanti affamati di Gesù. Nel Vangelo troviamo l’episodio nel quale i discepoli di Gesù colgono le spighe di grano in giorno di sabato, ai farisei basiti Gesù risponde con una pregnante domanda: “Possono forse digiunare gli invitati alle nozze? Digiuneranno quando sarò loro tolto lo Sposo”. Tedeschi ci ha fatto riflettere sul nuovo senso del “dar da mangiare” che viene fuori dal vangelo, che è sia attenzione per l’esigenza degli amici, sia opportunità di convivialità. La vita dei discepoli con Gesù è come una festa di nozze: il cibo non può mai mancare! Anche nel deserto la prima tentazione che Gesù subisce è quella della fame. Egli non rimane estraneo a tele bisogno e ne è sensibile. Don Francesco ci ha fatto notare che l’episodio della moltiplicazione dei

VII Catechesi giubilare in cattedrale con don Francesco Tedeschi, teologo della Comunità di S. Egidio

pani e dei pesci – che è stato letto nell’introdurre la catechesi – è l’unico miracolo riportato in tutti i vangeli, a sottolinearne l’importanza. Questo perché l’attenzione di Gesù alla fame della gente deve essere centrale nella vita del cristiano. Erano presenti più di 10.000 persone che volevano ascoltarlo, essere istruite e guarite, i discepoli suggeriscono di congedarle perché cerchino

ristoro, secondo alcune ricostruzioni i 200 denari necessari a organizzare un banchetto per quel numero di persone, sarebbero l’equivalente di 5000 euro, una cifra enorme. Ma Gesù dà da mangiare a tutti e con una modalità che non ricorda le distribuzioni di cibo umanitarie in situazioni di emergenza, Gesù mangia con loro, come in famiglia. Don Francesco ricorda che al tem-

po Gesù l’attesa del Messia era forte e aveva spinto altri a radunare le folle per organizzare una rivolta armata e violenta contro il nemico per la liberazione del popolo. Invece Gesù non organizza un’armata, non invita alla violenza ma a partecipare a un grande banchetto. Questo avvenimento evoca l’esodo nel deserto, e ricorda ai presenti l’alleanza con Dio, che ancora una volta, come quando nel deserto, affamati, furono ricoperti dalla manna che scendeva dal cielo, non fa mancare il cibo, stavolta pani e pesci in abbondanza, segno dell’amore e della Misericordia di Dio. L’adesione delle folle a Gesù si accentua quando viene soddisfatto l’orizzonte di una speranza immediata e terrena. Ma quel pane vuole essere segno di un pane che non perisce, l’abbondanza della misericordia e della compassione di Dio che non finisce ed è per tutti. Ancora don Francesco ci ha evidenziato come Gesù li fece sedere per gruppi, a sottolineare il fatto che non ci sono differenze,tutti hanno fame e tutti devono mangiare ugualmente. Questo brano del Vangelo presenta una forte analogia con l’ultima cena, a testimoniare che per i cristiani, già dalle prime comunità, accanto all’eucaristia vi è l’agape fraterna, la condivisione con i più poveri perché l’eucaristia,il pane di vita, e il pane che nutre il corpo hanno come sorgente la medesima fonte di carità e misericordia. Gesù non innalza I poveri come amici di Dio dopo un ragionamento, questo sarebbe ideologia, né come rivalsa contro i ricchi, questo sarebbe conflitto, li ama e ha misericordia per loro, perché stanno soffrendo la fame, perché è Egli stesso misericordia. Tra i tanti poveri a cui abbiamo dato e daremo da mangiare c’e sempre un viandante, uno sconosciuto che continua a chiederci da mangiare. Un mondo senza misericordia e senza compassione per chi ha fame, è un mondo vuoto e, come dice Papa Francesco, “chi non vive per servire, non serve per vivere”. Don Francesco, al termine della sua bellissima catechesi, ci ha salutati con una riflessione, dietro gli affamati dell’opera di misericordia che ci è chiesto di vivere, si nasconde una fame di senso, propria di tutti gli esseri umani.


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L’INTERVISTA

La prima fame è quella di amicizia Di Gina Menegazzi e Ivan Assante

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a Comunità di Sant’Egidio è nata nel 1968 a Roma per iniziativa di Andrea Riccardi, che all’epoca era un giovane studente liceale. La comunità è nata appunto in un liceo con un gruppo di studenti che si sono interrogati sul Vangelo nella loro vita, su come metterlo concretamente in pratica, e su questa via del Vangelo hanno incontrato i poveri: prima erano i bambini delle baraccopoli attorno a Roma, cui si faceva un doposcuola, poi sono stati gli anziani, poi, dai poveri di Roma, abbiamo scoperto i poveri del mondo, e oggi la comunità di S. Egidio è diffusa in più di 70 paesi e mantiene questo spirito originario. Papa Francesco nella sua recente visita alla comunità, a S. Maria in Trastevere, ci ha ricordato che noi siamo caratterizzati da tre P: i poveri, la preghiera e la pace. In effetti la preghiera che ci lega e ci unisce al Vangelo ci ha sempre portato sulla via dei poveri, e i poveri ci hanno chiesto, negli anni, di lavorare sempre per la pace perché in fondo, come Andrea Riccardi ci ha ricordato e ci ricorda in questo tempo così difficile, la guerra è la madre di tutte le povertà. E allora preghiera, pace e poveri sono per noi non solo uno slogan, ma un modo concreto per vivere il Vangelo”. Perché Sant’Egidio? Sant’Egidio perché la prima casa della Comunità, e anche la prima casa che noi abbiamo a Roma, è in un antico convento Carmelitano, nel quartiere di Trastevere, che si chiama appunto S. Egidio. All’inizio della storia della comunità nel 1968 non avevamo neanche una casa, quindi ci si chiamava “la Comunità”, poi, quando abbiamo trovato il monastero abbiamo preso il nome di questo santo che è un po’ sconosciuto, ma è molto simpatico: si racconta di lui che da eremita era nutrito da una cerva; un giorno il re le diede la caccia e S Egidio la protesse con la sua mano; quindi è un santo di preghiera ma anche di protezione dei deboli”. Il dar da mangiare potrebbe limitarsi solo a sfamare chi è bisognoso. Immaginiamo però che la Comunità abbia incontrato diversissimi tipi di povertà in un mondo che grida per la povertà di valori, basta pensare alla giustizia, alla legalità… Che cosa ha incontrato lei sul suo cammino?

Abbiamo rivolto alcune domande a don Francesco Tedeschi, in occasione della sua catechesi giubilare in Cattedrale ad Ischia, per approfondire la missione della comunità di Sant’Egidio

“Partirei dalla parabola del giudizio (Matteo 25), quella in cui vengono esposte le opere di misericordia corporale. In realtà proprio nell’esperienza personale, mia e della Comunità, l’incontro con i poveri è l’incontro un po’ con tutte queste povertà. Pensiamo ai profughi: spesso sono gente che ha fame, ha sete, è nuda, è malata… spesso in un povero si condensano le caratteristiche dei poveri della parabola del giudizio. E questo secondo me non è casuale, perché il Vangelo ci insegna sempre a guardare i poveri nella loro complessità ma anche nella loro umanità. In questo senso i poveri ci aiutano anche a capire che un uomo non è soltanto una bocca da sfamare, ma accanto a questo c’è la ricchezza della sua persona, della sua anima, quindi la prima fame è quella dell’amicizia. La grande povertà del nostro tempo, in fondo, è la solitudine, l’isolamento, che costringe tanti a volte a raccapezzarsi in una ricerca di ricchezza, di benessere, di beni… è anche la storia della povertà nel nostro mondo ricco, in cui l’individualismo tante volte porta a fare scelte che ci isolano dagli altri. I poveri oggi sono i profeti che ci mettono in guardia contro questo stile di vita e per questo oggi è bello ricordare come sfamare gli altri sfama anche la nostra fame di senso della vita, che c’è in chi magari non sta così male materialmente, ma sente che la sua vita non è completa”. Andrea Di Massa


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Attualità 9 aprile 2016

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Trivelle e referendum: “andare al mare” o “salvare il mare”? Di Lorenzo Russo

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l 17 aprile saremo chiamati a votare al referendum popolare promosso da nove Regioni (Basilicata, Calabria, Campania, Liguria, Marche, Molise, Puglia, Sardegna, Veneto) preoccupate per le conseguenze su turismo, pesca, ambiente, sfruttamento e inquinamento del territorio derivante dall’estrazione degli idrocarburi. Affinché il referendum sia valido e raggiunga lo scopo occorre che si raggiunga il quorum, cioè che vada a votare più del 50% degli elettori, e che la maggioranza dei votanti si esprima con un “Sì”. Possono votare al referendum tutti i cittadini italiani che abbiano la maggiore età. COSA SI CHIEDE CON IL REFERENDUM? Di cancellare la norma che consente alle società petrolifere di cercare ed estrarre gas e petrolio entro le 12 miglia marine dalle coste italiane senza limiti temporali alla durata delle concessioni. Sebbene le società petrolifere non possono più ottenere nuove concessioni per estrarre in mare entro le 12 miglia, le ricerche e le attività petrolifere già in corso – secondo una norma approvata lo scorso dicembre – non hanno più scadenza certa (la concessione dura fino all’esaurimento delle riserve). Se vince il

Il 17 aprile ci sarà il referendum sulle trivelle. Chi vuole l’astensione spinge le persone ad andare a trascorrere una giornata al mare (se il clima lo permette). Chi vota SI, chiede un aiuto per salvare il mare. Noi ischitani sappiamo quanto sia importante avere un mare pulito, nonostante il grande problema dell’assenza dei depuratori. Per il referendum, il rischio è che arriviamo a votare - o disertare le urne - senza conoscere la posta in gioco. Ecco cosa c’è da sapere

“Sì”, le attività petrolifere andranno progressivamente a cessare, secondo la scadenza “naturale” fissata originariamente, al momento del rilascio delle concessioni. COSA SONO LE ROYALTIES? Sono i diritti – espressi in percentuale del valore economico degli idrocarburi estratti - che le compagnie petrolifere devono versare allo Stato e ai territori interessati dalle trivellazioni. Nel nostro paese sono fra le più basse al mondo: circa il 7%, pari a circa 400 milioni di euro l’anno, che potrebbe essere paragonabile a quello che il Governo ha speso non accorpando il referendum alle elezioni amministrative. E’VERO CHE PER ALCUNE TRIVELLE LE COMPAGNIE NON VERSANO UN CENTESIMO? Si, in alcuni casi è così, perché c’è la franchigia sulle estrazioni in mare che è l’esenzione dal pagamento

delle royalties sotto una soglia minima di produzione. Per le estrazioni in mare la soglia è fissata in 80 milioni di metri cubi standard per il gas e in 50 mila tonnellate per il petrolio. A oggi, oltre la metà dei campi di estrazione in mare ne produce meno: dunque le compagnie non versano un centesimo. QUANTO PRODUCONO LE PIATTAFORME INTERES-

SATE DAL REFERENDUM? Il 3,2% del fabbisogno nazionale di gas e lo 0,8% di petrolio. DOVE SI VOTA PER IL REFERENDUM In tutta Italia e non solo nelle Regioni che hanno promosso il referendum. Al referendum possono votare anche gli italiani residenti all’estero. Si vota soltanto nella giornata di domenica 17 aprile.


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Attualità

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La laudato si’ di Francesco e il referendum Di Annachiara Valle

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e piattaforme petrolifere al largo delle coste dell’Adriatico e dello Ionio sono un’ulteriore aggressione a una realtà già fragile e vanno a intaccare la vocazione legata al mare, al turismo, alla pesca, all’agricoltura e all’artigianato di un territorio già ferito». Parla con competenza monsignor Filippo Santoro, arcivescovo di Taranto: «Una terra che è simbolo dello sviluppo a cui è stato sacrificato il benessere del Creato, una terra che è monito per chiunque voglia perseguire una strada che ha dato frutti avvelenati», dice, per spiegare il suo impegno contro le trivelle. «Rifiutare le scelte facili anche in questo campo costituisce una risposta forte alle

Il punto di riferimento degli appelli e delle iniziative è “l’ecologia integrale” del Papa esigenze di una “ecologia integrale” indispensabile per il nostro territorio e la nostra società», sottolinea il presidente della Commissione episcopale per i problemi sociali e il lavoro, la giustizia e la pace. «Questo mi offre ragionevole fondamento al “Sì” al referendum del 17 aprile. Le ferite della nostra terra sono già molte e non devono aumentare». Monsignor Santoro non è solo nelle sue posizioni. A San Pietro, lo scorso sabato, si sono ritrovate 80 diocesi accorse all’appello di padre Alex Zanotelli e di padre Adriano Sella, coordinatore della Rete dei nuovi stili di vita: «Salviamo nostra madre

VOTA

SI

Terra! Come ci chiama a fare l’enciclica “Laudato si’” di papa Francesco. Partecipiamo al referendum del 17 aprile per poter bloccare le trivellazioni sui mari, spingendo il nostro Paese a impegnarsi a coltivare il sole senza più buchi nell’acqua». Tre ore di preghiera e digiuno per ribadire che la salvaguardia del Creato sta a cuore alla Chiesa. Da Nord a Sud, dalla pastorale del Piemonte alle diocesi dell’Abruzzo e del Molise, dal vescovo di Catanzaro a quelli di Ugento e Trani, è tutto un approfondire il come rendere concreto l’impegno in difesa del territorio. «Anche sulla scorta dell’enciclica,

molti vescovi interessati direttamente dal problema si sono pronunciati», sintetizza monsignor Nunzio Galantino, segretario della Cei. Che insiste sul fatto che «il tema è interessante e occorre porvi molta attenzione, creando spazi di confronto seri».

VOTA

NO

GREENPEACE: «È UN VOTO PER L’ENERGIA PULITA E RINNOVABILE»

COMITATO PER IL “NO”: «REFERENDUM SENZA SENSO. E TOGLIE LAVORO»

Perché si deve votare “Sì” al referendum? «Nei nostri mari», risponde Andrea Boraschi, responsabile Energia e clima di Greenpeace, «ci sono 88 piattaforme che producono il 3% dei consumi di gas e lo 0,8% di petrolio. Di queste, sono solo 24 quelle che producono pagando i diritti di estrazione. Smantellare costerebbe alle compagnie petrolifere più che continuare a produrre anche sotto la franchigia, mettendo a rischio l’ambiente. Perciò a loro conviene che le piattaforme rimangano in mare a tempo indeterminato. Noi vogliamo che si investa in rinnovabili ed efficienza energetica». Le fonti rinnovabili – dicono i favorevoli al No – sono insufficienti a soddisfare il fabbisogno nazionale... «Oggi le fonti rinnovabili garantiscono il 40% di elettricità, ma per cambiare la filiera dell’energia i tempi sono lunghi. L’idea perseguita in questi anni dal Governo Renzi di installare piattaforme nei nostri mari è, dal nostro punto di vista, sbagliata, perché i frutti degli investimenti di oggi si vedranno nel 2030-2040». Dicendo no alle trivelle non si rischia di vederle spuntare sulla costa croata e di perdere posti di lavoro? «La Croazia ha cancellato tutti i suoi piani di estrazione. Sui posti di lavoro, si parla di una crisi occupazionale che riguarderebbe 3 mila persone che, via via, sono diventate 130 mila. Questi sono i numeri divulgati dai sostenitori dell’astensione e del No. Il ministro Galletti, però, ha detto che quelli che operano di fatto sulle piattaforme sono circa 70: è il solo dato certo. Intorno c’è un indotto, ma è impensabile che questo Paese per produrre così poco gas e petrolio arrivi a impiegare 130 mila persone».

Si chiamano Ottimisti & Razionali. Il loro presidente è Gianfranco Borghini e invitano i cittadini a non votare il 17 aprile o, se proprio si vuole esercitare il proprio diritto, di andare a votare no. Borghini, perché questa posizione? «Siamo contro il referendum perché è improprio. La domanda non è chiara; così, i cittadini pensano che si debba votare per un “sì” o un “no” alle trivellazioni in mare. Non è così. Inoltre, si spenderanno 400 milioni di euro per ottenere un “no” che è già legge». Il vero quesito, allora, quale sarebbe? «È quello relativo al destino di piattaforme e impianti esistenti che forniscono metano senza problemi per ambiente e persone. Il Governo ha già proibito le trivellazioni entro le 12 miglia». Qual è l’attuale situazione all’interno delle 12 miglia? «Abbiamo, nelle 12 miglia, 74 piattaforme, di cui 8 ferme per esaurimento. Ne restano 66, di cui 64 per il metano. Di queste, 59 sono nell’Alto Adriatico e 5 tra Marche e Abruzzo. Legambiente ha dato alle spiagge della Romagna nove bandiere blu. Significa che proprio lì, dove ci sono più piattaforme, il mare è pulito. Semmai, il pericolo esisterebbe per i 6 mila lavoratori di Ravenna che rischierebbero il lavoro se passasse il referendum». Il vostro invito, dunque, è di votare No o cosa? «Chiediamo di non votare ma, se proprio si vuole partecipare, che sia un bel “No”. Mi costa molto dirlo: io sono sempre andato a votare. Quando è iniziata la raccolta delle firme per il referendum il Governo non aveva ancora deciso cosa fare. Poi, però, Renzi ha rinunciato a nuove trivellazioni. Ora il referendum non ha senso».


Attualità 9 aprile 2016

Continua da pag. 1 senso, un comune diventato completamente no – slot. Inventare una sorta di tavolo di concertazione con tutte le istituzioni educative! Ogni settimana purtroppo mi giungono casi di persone che hanno bisogno di liberarsi da questa sofferenza interiore. Pensate che nel luglio 2014 in un solo mese, tra le isole di Ischia e Procida, abbiamo avuto circa 5 milioni di euro di giocate: sono cifre che fanno rabbrividire e ci inducono a riflettere ancora una volta. Se pensiamo che, secondo le statistiche, il fenomeno è in aumento, allora c’è davvero da rabbrividirsi. Noi possiamo fare molto se mettiamo da parte il buonismo e le pacche sulla spalla per considerare questa una vera e propria malattia: se non si prende coscienza di questo siamo di fronte solamente ad una perdita di tempo. Certo, la nostra società è paradossale, perché non facciamo altro che generare nuove malattie comportamentali e poi dobbiamo spendere denaro per curarci da esse! Anche come comunità diocesana ritornare a quelle esperienze di forte positività fatte insieme, come per esempio

“S

ono circa un milione gli studenti che riferiscono di aver giocato somme di denaro almeno una volta negli ultimi dodici mesi. Dal 2014 al 2015 la percentuale è cresciuta dal 39 al 42%, con un 7% che riferisce di giocare 4 o più volte alla settimana. L’aumento è generalizzato per tutte le fasce d’età, in quasi tutte le aree geografiche e per entrambi i sessi: anche se la percentuale più alta resta quella fra i ragazzi, 51% contro 32% delle femmine, l’incremento maggiore è quello di quattro punti registrato fra le ragazze 16-17enni, dal 27% al 31%. Anche il 38% dei minori scolarizzati (15-17 anni), circa 550 mila studenti, riferisce di aver giocato d’azzardo nel 2015 (erano il 35% nel 2014)”. Adolescenti. È quanto riportato sul sito www.redattoresociale.it, che dato spazio a una ricerca condotta da Sabrina Molinaro, ricercatrice dell’Istituto di fisiologia clinica del Consiglio nazionale delle ricerche di Pisa e responsabile dello studio Espad®Italia, parte del progetto “European School Project on Alcohol and other Drugs”. Si tratta di un’indagine sui comportamenti a rischio tra gli adolescenti, che nel 2015 ha coinvolto un

L'azzardo isolano la battaglia per Villa Orizzonte, la creazione del presidio di Libera e la spinta per una cittadinanza più attiva e responsabile. Una delle cose che studiando il fenomeno della ludopatia mi ha più colpito è la sete di senso e di spiritualità che c’è nel cuore di queste persone: la domanda è giusta ma è la risposta ad essere sbagliata. Le dipendenze non tolgono il problema ma lo aumentano e di una determinata cosa ne abbiamo sempre più bisogno fino a non poterne fare più a meno, e questo soprattutto nei ragazzini. C’è una sete immensa di Amore in questi ragazzi, una grande voragine nel loro cuore che non può essere colmata dai

tanti surrogati che ci propone la società attuale. Per stare vicino a chi vive una dipendenza da gioco bisogna allontanare ogni forma di buonismo, ma considerare il problema come una vera e propria patologia da curare e sanare. Persone del genere non devono gestire denaro e tutto per loro deve essere misurato e calcolato. Avendo soldi in mano cadranno immediatamente. Non si può nemmeno immaginare di cosa sono capaci di fare le persone dipendenti dal gioco che dispongono di piccole o grandi somme di denaro: soprattutto diventano bugiarde perché tutto questo è più forte di loro. Non si tratta di cattiveria ma di una vera e pro-

Gli studenti azzardano

Su www.redattoresociale.it i dati di una ricerca che certifica l’aumento dei ragazzi e dei giovani che si dedicano al gioco e alle scommesse. Una realtà in constante crescita e praticata soprattutto online campione rappresentativo di circa 30 mila studenti italiani tra i 15 e i 19 anni, afferenti tutto il territorio nazionale. Giochi. Rispetto alle tipologie di gioco, si legge ancora su redattoresociale.it, dal 2010 è diminuita la quota che gioca al Lotto/Superenalotto (dal 31 al 21%) e al Poker texano (dal 27 al 18%), aumentano invece coloro che hanno giocato a Totocalcio/totogol (dal 10 al 29%), altre scommesse (dal 6 al 15%) e Gratta e vinci (dal 63 al 69%).

I generi si differenziano anche a seconda del tipo di gioco: tra i maschi troviamo al primo posto le scommesse sportive (67%), seguite da Gratta e vinci (63%) e Totocalcio/ totogol (40%); le ragazze preferiscono il Gratta e vinci (79%), seguito da Bingo/tombola (43%) e altri giochi con le carte (24%). Tra i giocatori on line, i ragazzi sono attratti soprattutto da scommesse sportive/Totocalcio (65%) e poker texano (36%), le ragazze da Gratta e vinci/Lotto istantaneo (34%)

pria malattia. Sono certo che l’errore più grande sia il silenzio. Come diceva qualcuno: “Non ho paura della cattiveria dei malvagi ma del silenzio degli onesti”; da questa piaga ne usciremo solo grazie ad una fondamentale alleanza educativa, perché per gli enormi interessi che ci sono dietro sempre più si tace e si fa tacere; eppure il silenzio che circonda questa realtà è scandaloso, vergognoso e assurdo: non si può far finta che tutto vada bene, e la cosa più grave è la nostra assuefazione di fronte ad un male che cresce ogni giorno di più. È un silenzio assordante. Don Carlo Candido

e scommesse sportive/Totocalcio (30%). Tra i minori il divario è ancora più netto: sono stati giocatori il 46% dei maschi e il 29% delle femmine. Luoghi. Per quanto riguarda i posti preferiti dai giocatori, perdono popolarità sia i locali pubblici non dedicati (bar, tabaccherie, pub), frequentati nel 2015 dal 37% dei giocatori (contro il 44% del 2014 e addirittura il 61% del 2010), sia le abitazioni private (36% contro il 40% del 2010), a favore delle sale scommesse (28%, in crescita dal 22% del 2010). Ad aver giocato online nel 2015 sono circa l’8% degli studenti, con una forte differenza di genere (14% dei maschi e 3% delle femmine) e una prevalenza crescente con l’età, dal 6% dei 15enni all’11 dei 19enni. Il 48% dei giocatori virtuali usa il pc, il 35 lo smartphone, il 15 il tablet o accede tramite internet point. Tra gli studenti che giocano, i ragazzi potenzialmente a rischio sono circa l’11% di coloro che hanno giocato denaro nell’ultimo anno. Rimane stabile rispetto al 2014 l’importo delle giocate: l’8% degli studenti giocatori dichiara di aver speso più di 50 euro nell’ultimo mese, il 17% tra i 10 ed i 50 euro, mentre il 75% meno di 10 euro.


Il Caso

9 aprile 2016

kaire@chiesaischia.it

Di Michele Zanzucchi per C.N.

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er essere chiari, e per non lasciar nel vago la nostra posizione, valga per tutti quanto ha detto Salvatore Borsellino: «Avrei preferito non dover scrivere queste righe, avrei preferito non essere costretto ad essere assalito dal senso di nausea che ho provato nel momento in cui ho dovuto leggere che il figlio di un criminale, criminale a sua volta, comparirà questa sera nel corso di una trasmissione della Rai, un servizio pubblico, per presentare il suo libro, scritto, come dichiarerà lui, “per difendere la dignità della sua famiglia”. Di quale dignità si tratti ce lo spiegherà raccontandoci come, insieme a suo padre, seduto in poltrona davanti alla televisione, abbia assistito il 23 maggio e il 19 luglio del ‘92 allo spettacolo dei risultati degli attentati ordinati da suo padre per eliminare Giovanni Falcone e Paolo Borsellino. Non ci racconterà forse le esclamazioni di gioia di quello stesso padre che descriverà, come da copione, come un padre affettuoso, ma quelle possiamo immaginarle dalle espressioni usate da quello stesso padre quando, nelle intercettazioni nel carcere di

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RIINA E VESPA

Grandi e sdegnate reazioni alla decisione di Bruno Vespa di trasmettere un’intervista con il figlio di Totò Riina nella trasmissione Porta a Porta. Salvo Riina sta lanciando un suo libro. Levata di scudi che ha coinvolto persino il presidente Mattarella

Opera, progettava di far fare la “fine del tonno, del primo tonno” anche al magistrato Nino Di Matteo». Servizio pubblico? Diritto di cronaca? Una mano data alla mafia? Spregio delle vittime? Legge dello scoop? Bruno Vespa è un giornalista di pancia, sa bene quello che interessa la gente e non glielo fa mai mancare. A suo modo premuroso.

È quello che si definisce un “serio professionista” che usa i mezzi della propaganda televisiva in modo spregiudicato ma attentissimo a non infrangere la legge. Che tutto ciò sia servizio pubblico se ne può discutere. I dubbi fioccano. Ma nel tramonto della deontologia professionale e dei codici etici, nella progressiva “deregulation” del mon-

do mediatico, le proteste paiono il biblico grido del saggio nel deserto. Il problema mi sembra un altro, più profondo: che società traspare da Porta a Porta e da trasmissioni simili? La nostra Italietta confusa e corrotta, connivente e collusa, edonista e narcisista. Quella che sposa la logica dei Panama Papers. Per questa Italia l’intervista con Riina ci sta, fa un po’ di confusione, tiene alti gli ascolti, offre materia di discussione... È la società dei vincenti, del successo, della furbizia, della influenza affaristica. Del relativismo: un po’ di papa Francesco e un po’ di Salvini, un pizzico di sesso e un sacco di soldi, tutto mescolato. Chi vuol costruire un’Italia chiara e attenta alla legalità, trasparente e altruista, chi pone attenzione ai poveri, agli ultimi, agli immigrati... non segue morbosamente Porta a Porta. O quando la segue lo fa per capire, per guardare in faccia chi la pensa diversamente, non per bearsi dei plastici di Cogne o per assistere al gossip politico della settimana. C’è tanto d’altro da fare e pensare. Non diamo autorità eccessiva a Bruno Vespa. Non ascoltiamolo quando trasmette lo scoop amorale. E basta.

LIBERA

Don Luigi Ciotti su presenza Salvatore Riina a “Porta a Porta” Di Don Luigi Ciotti

«L

ibera è da sempre accanto ai famigliari delle vittime delle mafie. Con loro è impegnata in tanti progetti. Con loro, e per loro, organizza il 21 marzo, la “Giornata della memoria e dell’impegno in ricordo delle vittime innocenti delle mafie”. Ne ha conosciuto il dolore, la forza, la dignità, la tenacia nel richiedere verità e giustizia - assenti nel 70% dei casi - l’impegno nelle associazioni, nelle carceri minorili, nelle

scuole per contrastare le radici della mentalità mafiosa. Meglio di altri comprende allora il loro sdegno e la loro incredulità di fronte alla scelta di una nota trasmissione di dare spazio al figlio di Totò Riina. C’è chi parla di diritto di cronaca. Ma il libro scritto da Giuseppe Salvatore Riina - a quanto si evince da un’intervista pubblicata non aiuta a dissipare le ombre che ancora avvolgono le stragi di mafia e la rete di complicità, omissioni e

silenzi che le ha favorite. È un racconto di vita famigliare, a tratti idilliaca, dove la figura del padre, descritta in termini affettuosi quali Giuseppe Salvatore Riina ha tutto il diritto di usare, oscura quella del boss che ha mandato a morte tante persone e distrutto altrettante famiglie. Cosa c’entri questo col diritto d’informazione non è dato di capire. E se si può comprendere che un editore, allo scopo di profitto, non

si faccia scrupoli a pubblicare testi di questo genere, altro conto è quello di uno spazio come quello televisivo - a maggior ragione se alimentato in quanto pubblico da un canone - che dovrebbe fornire un’informazione che aiuti la crescita culturale del paese, che non offenda la sensibilità degli italiani onesti e soprattutto la dignità e il dolore delle famiglie di persone che per il bene comune hanno sacrificato la vita».


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Parrocchie 9 aprile 2016

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PARROCCHIA SAN SEBASTIANO MARTIRE - DECANATO DI BARANO SERRARA FONTANA

Il pellegrinaggio giubilare parrocchiale

M

omenti indelebili che resteranno scolpiti nella memoria del cuore ma soprattutto fissati nel cuore del Padre! La nostra piccola ma molto significativa rappresentanza (circa 80 persone) parrocchiale ringrazia a nome di tutta la Comunità Parrocchiale il nostro Vescovo Pietro per averci accolti nella “sua” chiesa che è madre di tutte quelle sparse sull’isola e per aver per noi celebrato l’Eucaristia oltre a donarci l’omelia alla Parola di Dio! Un GRAZIE dal cuore a tutti i partecipanti che in modo diverso hanno contribuito a rendere unica questa occasione fornitaci dall’Anno Santo! Al pellegrinaggio era presente anche la nostra cara sorella Elena, per noi sempre di Villa Orizzonte, che non dimentica la sua cara famiglia parrocchiale che sempre le sta vicina. Durante l’offertorio, Elena ha portato all’altare un disegno che ha realizzato per il vescovo…e poi al termine della Messa, il suo mini discorso dall’altare e abbraccio col vescovo!

Il momento certamente più caldo e commovente! Ora facciamo nostro l’invito di padre Pietro di vivere nello spirito delle opere di misericordia là dove il Signore ci ha posti a vivere!

Il disegno di Elena al Vescovo Pietro


Attualità

9 aprile 2016

kaire@chiesaischia.it

Di Franco Iacono

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Surreale: in una città come Napoli, “occupata” dalla criminalità organizzata, con un tasso di disoccupazione drammatico, con disastri evidenti nei trasporti e nella nettezza urbana, con le strade “devastate” da buche e lavori interminabili, le prime pagine vengono impegnate dalla diatriba su Bagnoli fra il Presidente del Consiglio e del Sindaco, già da tempo in campagna elettorale. Una “cortina fumogena” in difesa, presunta, della città con toni apocalittici, sicuramente fuori e sopra le righe: “Se pensa di mettere le mani sulla città, signor Presidente del Consiglio, sarà respinto con fermezza. … la città sa respingere le occupazioni militari, mafiose ed istituzionali”. E così di seguito in un video messaggio di 11 minuti: per la verità fu ben più divertente quello dell’invito ad Al Pacino a visitare la città Napoli! Probabilmente la città, ed il suo Sindaco, sarà pure capace di respingere ogni tipo di invasione, ma è certo che non riesce a respingere quella della criminalità organizzata, che è diventata un vero e proprio, forse il più “efficace”, “ammortizzatore sociale”, che forse “evita” l’assalto di tanti giovani arrabbiati ai Palazzi del Potere. Tanti, troppi, giovani trovano nella camorra l’occasione di “lavoro”, di “occupazione”, che consente loro di “realizzarsi”, da protagonisti, nella violenza e nel sopruso quotidiano. Le cronache di tutti i giorni ci raccontano di omicidi, di bande armate di giovanissimi, che infestano la città, ma anche di intere famiglie dedite allo spaccio ed al racket. Mi ha particolarmente impressionato la storia delle nonne, che proteggevano ed accudivano i killers di quel giovane di San Giovanni a Teduccio, ucciso per avere osato di alzare gli occhi sulla donna di un boss. Di questa “quotidianità” tragica nessuno parla, salvo le cronache. Pochi si esercitano ad “entrare” in quei quartieri, ormai troppi, “occupati” dalla camorra per cercare di capire cosa accade e quale risposta, alternativa, si può dare a quei giovani traviati. Capisco che è più facile “discettare” sulle primarie del PD ed interrogare gli “aruspici” sulle intenzioni di Bassolino, ma i veri problemi sono altri, soprattutto quelli di una generazione intera sacrificata sull’altare di “Gomorra”. Mi domando: dove sono gli intellettuali, quelli che organizzavano “Palazzo Marigliano” al tempo della prima Repubblica? Forse questi temi sono meno appas-

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Punti di vista

Renzi sul caso Bagnoli

Mimmo Lucano Sindaco di Riace

Paola la madre di Giulio Regeni

Cardinale Tarcisio Bertone

sionanti? O, più prosaicamente, è troppo faticoso e meno gratificante scendere dai salotti ed addentrarsi in quelle tragiche realtà, che ormai non inducono più neppure ad analisi sociologiche, un tempo di moda. E nessuno parla di formazione-lavoro per preparare giovani, anche quelli che già sperimentano le carcere minorili e Poggioreale, ad entrare nel mondo del lavoro, che sarebbe già molto “ricco” di occasioni, se solo si spendessero in tempo, e per bene, le ingenti risorse europee. Intanto prepariamoci ad assistere a questo duello da “Mezzogiorno di Fuoco” tra il Presidente del Consiglio ed il Sindaco, che aspira, ormai lo dicono tutti, a sfidare Matteo Renzi, direttamente, una volta che avrà vinto le Elezioni Comunali. Con questo PD, con la frammentazione nel campo della Destra, con il Movimento 5 stelle ancora sotto un shock di Quarto, la vittoria del Sindaco è più che probabile. 2. Mimmo Lucano, Sindaco di Riace, per la rivista Fortune, è tra le

cinquanta persone più influenti al Mondo. La lista comprende i Grandi della Terra: da Angela Merkel a Papa Francesco, Aung San Suu Kyi, a Tim Cook, a Bono degli U2. Una storia affascinante quella del Sindaco della cittadina della Locride, famosa per i Bronzi, “costruita” sui migranti, intesi come una risorsa. “Qui non ci sono centri di accoglienza, qui ai migranti diamo una casa vera” afferma orgoglioso e racconta di “strade e case svuotate dalla emigrazione e ripopolate da una comunità multietnica, che ha riportato in vita anche gli antichi mestieri con l’apertura di laboratori di ceramica e tessitura”. Una suggestione: la raccolta differenziata viene “assicurata” da due asinelli, che si inerpicano lungo le vie del centro. Come l’emigrazione aveva reso deserto quel paese, ora la immigrazione lo rivitalizza: “in Paese non erano rimaste più di 400 persone, una comunità che si spegneva giorno dopo giorno”. Ora quella comunità è rinata a nuova vita: nel segno della solidarietà, dell’amore ver-

so gli altri, ma anche dell’intelligenza di un uomo, e della sua comunità, che ha saputo fare della integrazione uno strumento di sviluppo e di recupero della vita. Una bella lezione per tutti noi, riconosciuta a livello planetario, che fa bene alla Calabria ed all’Italia. 3. Una emozione forte ed ammirata di fronte a questa grande donna: la mamma di Giulio Regeni, che ha avuto la forza di affrontare il “dolore necessario”, andando all’obitorio, in Egitto, per “riconoscere” suo figlio morto. “Se non l’avessi guardato in faccia, mi sarei sentita una vigliacca come mamma”. La sua, insieme al marito, conferenza stampa per chiedere verità e giustizia, la sua intervista al Corriere di giovedì 31 marzo ci hanno “regalato” momenti di grande e dolorosa intensità. Al tempo stesso hanno “certificato”, pur in uno stato incommensurabile dolore, che al Mondo, anche in questo tempo oscuro, ci sono persone, degne di questo nome che ti riconciliano con la vita. A Lei ed al Marito l’augurio, che per fortuna arriva da tanti, di trovare la forza per affrontare le giornate senza il loro figlio e di saper riempire quel vuoto con la testimonianza dei valori per i quali il loro figlio è morto. Aspettando verità e giustizia. 4. Bertone Tarcisio, Cardinale, ci fa sapere dalle pagine del Corriere di venerdì 1° aprile che resta nell’attico di 700 metri, perché ha “ancora del lavoro” e poi perché non intende “dargliela vinta a tutti quelli che mi attaccano, agli avversari che vogliono solo quello”. C’è anche un’altra ragione: lui, evidentemente, non intende essere da meno “di una trentina di Cardinali che vive in appartamenti anche più grandi”. Ipse dixit: nell’Anno della Misericordia, “regnante” Papa Francesco, paziente e tollerante più del Cristo, che, invece, con la frusta scacciò i mercanti dal Tempio.


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Società 9 aprile 2016

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Una

An Di Giuseppe Galano

A

ntonia era una ragazza solare, a dir poco speciale, amata da tutti, scomparsa prematuramente in seguito ad una terribile malattia lo scorso 2 giugno, lasciando in quanti l’hanno conosciuta, un vuoto immenso. Era dotata di innumerevoli talenti tra cui il canto. Proprio a partire da questo è stata organizzata la prima edizione di Una Voce per Antonia, concorso musicale ideato e promosso dai giovani della comunità parrocchiale Maria SS. Madre della Chiesa in Fiaiano, dalla famiglia Spedicati e dalle amiche della classe, la 3B del Liceo delle Scienze Umane. La suggestiva location del Teatro Polifunzionale di Ischia ha ospitato una due giorni stupenda che ha visto la partecipazione di tantissime persone desiderose di ricordare la piccola Antonia. Facciamo un piccolo passo indietro per raccontare come sia nata l’idea un concorso canoro. Lo scorso aprile come un fulmine a ciel sereno giunse rapidamente la notizia che la piccola si era ammalata di una grave forma di encefalite e ricoverata d’urgenza in una struttura ospedaliera attrezzata della terraferma. Da questo momento ha inizio un qualcosa di grandioso ed inim-

maginabile. Si ha fin da subito la chiara sensazione che Antonia non sia sola in quel letto d’ospedale; la sua malattia stava iniziando ad operare “meraviglie” unendo tutti e sciogliendo tanti cuori, perfino quelli più induriti. Possiamo definire incredibile ancora oggi quello che è accaduto in quel periodo. Non solo sulla nostra isola ma in ogni parte d’ Italia si è dato vita a catene di preghiere per chiedere la grazia della sua guarigione. Il tutto è durato quaranta giorni, fino al termine della sua vita terrena, i Quaranta Giorni di Antonia. Nonostante il forte senso di dolore, rabbia e smarrimento che caratterizzava tutti nelle ore immediate alla sua partenza per il Cielo si è deciso di non fermarsi alla sua perdita ma di continuare ad essere uniti nel suo nome. Da quel momento hanno avuto inizio incontri periodici, a cadenza mensile, insieme a tutti coloro che hanno fatto parte della sua vita per mantenere vivo più che mai il suo ricordo. Proprio a partire da questi incontri è nata l’idea di realizzare un qualcosa che permettesse di far conoscere alla gente la vita di questa ragazza. Si è pensato ad un concorso canoro da dedicare interamente a

lei. Inizialmente poteva sembrare un qualcosa di impossibile, ma a Dio nulla è impossibile, basta semplicemente chiedere, pregare e soprattutto donare amore e tutto si realizza. Una Voce per Antonia è stato non un semplice concorso musicale come ve ne sono ben tanti ma un qualcosa che andasse oltre. E’ stato uno strumento per permettere a quante più persone possibile di conoscere Antonia, la sua vita, il suo essere straordinaria nella semplicità delle cose di tutti i giorni. Inoltre ha permesso a quanti hanno curato l’organizzazione di crescere sempre più come famiglia ed a coloro che hanno partecipato come concorrenti di mettere in mostra talenti e capacità personali per onorare così al meglio la memoria di questa meravigliosa ragazza che dal Cielo avrà sicuramente apprezzato tutto quello che è stato realizzato. Per due entusiasmanti serate sul palcoscenico si sono esibiti straordinari cantanti e musicisti appartenenti a due distinte categorie: sezione liturgica e sezione leggera suddivise a loro volta in due sezioni, under 16 ed over 16. Per ogni sezione, nel corso della serata conclusiva che si terrà a Fiaiano il

Il 4 ed il 5 aprile si è svo canoro dedicato alla m che ha raggiunto il Par conclusiva con la prem prossimo 22 aprile, saranno premiati i primi, i secondi ed i terzi classificati. Al primo classificato di ciascuna categoria andrà un premio in denaro pari a 400 euro, ai secondi e terzi classificati verranno assegnati premi speciali offerti loro dagli sponsor della manifestazione. Un mix di emozioni, una più bella dell’altra, ha caratterizzato le varie esibizioni. I vari cantanti, nel corso delle due serate hanno offerto alla foltissima platea un mare sconfinato di entusiasmo e desiderio di onorare Antonia. Sembrava quasi di non essere di fronte ad una gara ma dinanzi a persone che si esibivano come se fossero una sola grande famiglia mettendo Antonia al centro di tutto. Le due serate sono state presentate da uno strepitoso Mino Ferrandino ed ha visto ben 32 esibizioni che si sono alternate sul palco


Società

9 aprile 2016

kaire@chiesaischia.it

voce per

ntonia

olta ad Ischia la prima edizione del concorso memoria della piccola Antonia Spedicati, radiso a giugno dello scorso anno. La serata miazione ci sarà il 22 aprile a Fiaiano dando vita ad un festival meraviglioso. Le varie esibizioni sono state intervallate da testimonianze molto belle e toccanti che hanno raccontato Antonia in famiglia, a scuola e soprattutto in Parrocchia, la sua grande famiglia. Si aveva la sensazione che Antonia, nel corso delle due serate, è stata presente più che mai nel cuore di ciascuno dei presenti all’evento. Un’apposita Giuria di Qualità composta da Matilde Di Meglio, Lucia Cuomo, Giulio Scannapieco, Nicola Lauro, Paolo Roya , Katya Mennella e don Giuseppe Nicolella ha valutato attentamente le singole prestazioni assegnando ai concorrenti punteggi in base alla loro esibizione e stilando una classifica. Tutti i concorrenti saranno sottoposti, poi, ad ulteriori valutazioni che si svolgeranno attraverso la pagina Facebook del concorso. A partire dal 12 aprile e fino

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alle ore 24:00 del 20 aprile saranno online i video delle varie esibizioni e coloro i quali riceveranno il maggior numero di “mi piace” saranno assegnatari del “Premio Antonia Spedicati” dal valore di 400 euro. La serata conclusiva del concorso dove avverrà la premiazione si terrà il 22 aprile presso la chiesa parrocchiale di Fiaiano, la seconda casa della piccola Antonia. In conclusione rivolgiamo un grazie speciale a tutti coloro che hanno sostenuto l’iniziativa, a tutti coloro che hanno messo il cuore affinché tutto andasse per il meglio. Un grazie speciale a tutti i concorrenti che hanno prestato la loro voce per Antonia ed al pubblico sempre numeroso e caloroso. Infine un grazie va alla piccola Antonia, strumento di unità ed amore. Daniele Calise


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territorio

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Primavera, la stagione della speranza Di Francesco Mattera

C

Ci siamo lasciati, care amiche ed amici di Kaire, in autunno quando vi proposi una serie di riflessioni sulla ciclicità delle stagioni e poi, nei vari servizi successivi, una carrellata sulle piante e sui frutti che in quella stagione ci offre madre natura. In quell’occasione non avete mancato di farmi pervenire, in vari modi, il vostro gradimento che, bontà vostra, avete espresso in maniera a volte anche entusiastica. Non ho altro modo di ringraziarvi che dirlo dalle colonne di questo giornale! Mi rivolgo soprattutto alle tante persone semplici, oserei dire popolari, che mi confidano di aspettare con una certa impazienza la domenica per leggere qualcosa che ho scritto in quella settimana. Per chi scrive, il consenso dei lettori è fondamentale. La sua percezione deve essere, fin dove possibile, costante. Per quanto non si possa in nessun modo pretendere una manifestazione di tipo plebiscitario. Ma avere la sensazione che c’è interesse per le cose proposte, da una spinta formidabile all’operazione di scrittura ed alla sua continuazione. La scrittura è il dono di una parte della vita di chi scrive a chi legge. Uno, cento o mille che siano. Dono del tempo dedicato, dono delle esperienze fatte, delle conoscenze acquisite, della serietà dell’impegno, del proprio sentire e della fantasia personale, in una parola, del proprio vissuto. E sbaglia certamente chi pur avendone la possibilità, pur apprezzando e gradendo (o anche, al contrario, non apprezzando e non gradendo) non esprime queste sue sensazioni. La freddezza non è sempre figlia dell’indifferenza, ma spesso di sentimenti difficilmente decifrabili nella loro tortuosa negatività. Ma ecco, miei carissimi amici, occorre mettere i piedi per terra e venire senz’altro all’argomento del giorno: La Primavera! A suo tempo la associai ad Autunno come stagione di transizione. In effetti, vedendola alla luce dell’esperienza e del comune sentire, Primavera è l’anello che raccorda due stagioni di segno completamente opposto: l’inverno freddo e uggioso, e l’estate calda e luminosa. Inutile soffermarci sul luogo comune che ormai le stagioni non esistono più. E’ un non

sense che si contraddice da se stesso. Perché se le stagioni veramente non esistessero più, la parola stagione dovrebbe essere cancellata dai dizionari. Ma veniamo al titolo: perché mai Primavera dovrebbe essere la stagione della Speranza? Bhe!, occorre che io stimoli in voi lo spirito di riflessione. Questo a sua volta nutrito dall’osservazione e dall’esperienza di vita di ognuno di voi. La primavera succedendo all’inverno è un poco come l’alba di una giornata. La luce che prende il sopravvento sulle tenebre. Il tiepido, e non già il torrido caldo, che sopravanza e sconfigge il freddo. La vita che fiotta potente da tutte le cellule dei viventi, rinnovatrice, perpetuante, bella, lucida, tutta nuova anche negli esseri già nati, più ricca di aspettative an-

che per gli esseri, compresi noi umani, più vicini all’epilogo dell’esistenza che non al suo sbocciare. E gli elementi minerali, la terra, l’acqua, le rocce, giubilano anch’essi nella stagione giovane, novella, perché possono dare il “la” ai processi vitali, esserne il piede, il substrato, il solvente vivificante. Questa è Primavera! Ma pensate un attimo agli animali che vanno in letargo. Si svegliano non già in estate o in autunno, bensì in primavera. Ed i rettili? Anch’essi dono del Creatore, trovano il modo di sgranchire le loro membra al caldo discreto e luminoso della primavera. E così muoversi nell’ambiente e svolgere il ruolo loro assegnato da Dio. Cito i maschi della capinera per entrare nel modo spettacolare e meraviglioso degli uccelli, perché

in questi giorni sono iniziati i loro canti incessanti, dall’alto degli alberi, ben occultati nel fogliame tanto da essere quasi impossibile individuarli. Di prima mattina accendono infiniti duelli vocali, guerreschi ed intimidatori nei confronti dei loro rivali, per affermare il possesso sul loro territorio, e sulle femmine che vi si trovano. E abbiamo citato solo la capinera! Pensate alle decine di altre specie di uccelli che albergano nei boschi e nei nostri giardini. La Primavera è la loro stagione, è la stagione dell’amore, del trionfo della vita, dei colori smaglianti e netti nei contorni sul grigio sfumato della tristezza, del vivido e vivace sullo smorto. La stagione dei fermenti, dei primordi vitali, delle gemme che rompono le perule e fanno esultare i bocci di


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germogli e fiori, delle uova, di tutta la mirabile orchestra del creato. La terra, anch’essa essere vivente molteplice, lievita e cresce. Se osservate bene un prato in questi giorni scorgerete tante minuscole biche di terra nera tra gli steli dell’erba. Sotto, infaticabili, i vermi aratori, gli anellidi ermafroditi come li chiama il poeta, i lombrichi, vengono in superficie per raccogliere frammenti di foglie e portarseli nelle loro buie gallerie. Le marche percettive del lombrico sono state sollecitate dalla temperatura mite e dall’umore della terra, propri della primavera. E la terra è cosi pronta ad accogliere nuovamente nel suo seno quello che lei stessa ha prodotto. E’ il cerchio meraviglioso della natura che rotola armoniosamente nello spazio-tem-

territorio

po! E tutto tocca, ricarica, rinnova. Ma quello che più richiama alla nostra mente Primavera sono certamente i fiori! Quelli semplici dei fiori di campo, a volte quasi invisibili o poco appariscenti, quelli esplosivi degli alberi da frutto-peschi, albicocchi, meli, peri, ecc. - e quelli più spettacolari delle piante da fiore dei nostri giardini. Ecco, la speranza dell’umanità ha il suo nocciolo essenziale in queste manifestazioni della natura! La fioritura, ogni singolo fiore è sede del miracolo della sopravvivenza e perpetuazione dei vegetali. In essi avviene l’atto fondamentale della fecondazione che garantisce potenzialmente la perpetuazione di quella specie e di altre ad esse intrecciate ed interrelate per volere divino. Pensate alle ibridazioni ed incroci

naturali tra specie affini, pensate alle api ed agli altri insetti bottinatori che propagano la fertilità dei pollini anche a chilometri di distanza, pensate alla miriade di insetti che incrociano le loro esistenze con quelle di altri esseri viventi e che a volte all’occhio cieco dell’uomo sembrano non aver alcun senso o utilità. Pensate a come l’umanità non avrebbe nessuna possibilità di sopravvivenza sulla terra se non ci fossero semi che germinano, piante che fioriscono, frutti che crescono e maturano, frumenti e cereali che spigano e maturano grani, erbe che pullulano e nutrono animali selvatici ed armenti, uova deposte e schiuse alla vita nascente, albe e tramonti che recano passi in avanti nella vita dei viventi e riposi meritati in tane, nidi, giacigli…!

9 aprile 2016

Pensate al sole che infaticabile consola la terra, e come la primavera sia la stagione del suo trionfo più pieno. Pensate e ragionate come l’elemento comune che lega insieme tutte queste vicende sia Primavera. Per concludere che si, Primavera è la stagione della speranza. Amen …!

NOTA DELL' AUTORE La parola primavera è più volte liberata dall’articolo o dalla preposizione e riportata con iniziale maiuscola e con carattere corsivo, per metterne in evidenza un valore superiore dal punto di vista concettuale e semantico.


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Seguiamo Francesco 9 aprile 2016

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Francesco abbraccia Lizzy, la piccola corona il suo sogno Di Lorenzo Russo

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e mani di Francesco posate per qualche secondo su quegli occhi che presto non vedranno più nulla. Un abbraccio al termine dell’udienza generale e poi qualche parola in inglese del papa, per chiedere «di pregare per me, io pregherò per lei e per voi». Tutto è durato pochi minuti, ma tanto basta per far fare il giro del mondo alla notizia. Un incontro con Francesco che rimarrà scolpito per sempre nel cuore di Lizzy Myers e della sua famiglia, arrivata appositamente dall’Ohio grazie a una gara di solidarietà. Non appena saputo del viaggio in Italia organizzato per lei prima di perdere la vista per sempre, la piccola Lizzy aveva espresso il desiderio di bussare alla porta del Papa. La piccola americana – di soli cinque anni - è nata con un rara malattia genetica (sindrome di Usher di tibo B) che nel giro di sei-sette anni la renderà completamente cieca e sorda. E così papà Steve e mamma Christi, con la sorellina Kayla stanno cercando di «farle vivere questi ultimi anni, in cui vede ancora, tut-

All’udienza generale di mercoledì 6 aprile l’incontro con la bambina di cinque anni che presto diventerà cieca e sorda

te le esperienze possibili», perché possa avere «una mente piena di ricordi e di immagini» per il resto della sua vita. Non poteva mancare quindi Roma, una delle città più belle al mondo. Il Colosseo, in cui ha chiesto «dove sono i leoni», il Campidoglio con i vigili in alta uniforme, i Fori imperiali e prima possibile anche le bellezze naturali degli Stati Uniti. Lizzy ha imparato a conoscere il Pontefice nella scuola cattolica che frequenta e in chiesa, visto che la sua famiglia è credente «da generazioni». Mamma Christine ha gli occhi lucidi quando prova a raccontare il momento più emozionante della mattinata. «Sono stata travolta da una traboccante sensazione di pace», quando il Papa si è avvicinato alla sua famiglia e ha benedetto gli occhi di Elizabeth. «Troppo limitate le parole per poter descrivere - aggiunge - le emozioni

vanno oltre». Ma è convinta sia «accaduto comunque un grande miracolo, qualsiasi cosa poi succederà a nostra figlia». A colpirla soprattutto gli occhi «sgranati di Lizzy», durante quel colloquio tanto desiderato, quasi a voler catturare fino in fondo ogni fotogramma. In più la bambina, racconta ancora Christine, ha consegnato al Papa una scatolina custodita gelosamente «con un piccolo frammento di meteorite caduto in Ohio». Un dono particolare che ha fatto «sorridere teneramente» Bergoglio. I genitori non negano di aver paura che Lizzy scopra di diventare cieca dai giornali – non sa ancora della sua malattia - , ma preferiscono «prenda coscienza piano piano di ciò che succederà. Quando ci farà domande le risponderemo». Ad accompagnarla in udienza i volontari dell’Unitalsi «molto colpiti dalla storia di Lizzy» che hanno usa-

to i propri mezzi, come fanno anche per altre famiglie con figli malati nel Progetto Bambini - ricorda il presidente delle sede romana Emanuele Trancalini - «per far comprendere ai genitori impegnati nella battaglia contro questa terribile patologia che non sono soli».

LA STORIA DI LIZZY

Diventerà cieca, Lizzy e il desiderio di incontrare e vedere il Papa Di Ilaria Solaini

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lizabeth “Lizzy” Myers è una bambina americana che vive a Bellville, in Ohio, ha 5 anni, e poco più di un anno fa le è stata diagnosticata la Sindrome di Usher di tipo B, una malattia genetica rara che provoca la perdita progressiva dell’udito e della vista. Da allora, i suoi genitori hanno stilato una lista di cose e luoghi da farle fare e farle vedere, in modo che possa “collezionare tanti bei ricordi visivi nella sua mente”. Finora Lizzy è stata portata all’osservatorio astronomico vicino casa per vedere le stelle, ma anche allo spettacolo teatrale su “Mary Poppins” e in spiaggia assieme a mamma, papà e sorellina a Hilton Head per vedere l’alba. Il grande sogno della famiglia Myers è sempre stato però poter fare un viaggio in Italia, a Roma e riuscire a incontrare il Papa. Steve Myers, il padre di Lizzy – la bimba non sa nulla della sua malattia - ha raccontato che inizialmente si era sentito a disa-

gio quando amici ma anche estranei avevano cominciato a farsi avanti offrendo denaro e altri regali alla sua famiglia, dopo che la loro storia e il loro progetto per Lizzy erano stato descritti dapprima nei giornali locali e poi in tutto il mondo. Attorno a questa lista di desideri da provare ad esaudire si è scatenata una vera e propria gara di solidarietà: è stato allora che una compagnia aerea (la Turkish Airlines, ndr) ha offerto dei biglietti aereo di andata e

ritorno in qualsiasi parte del mondo alla famiglia Myers che ha potuto così coronare il proprio sogno di vedere uno dei luoghi più spettacolari al mondo, Roma, e una volta lì poter incontrare il Papa. “La famiglia di mia moglie è italiana, e siamo cattolici, ecco perché Roma era la scelta più ovvia per noi”, ha spiegato il padre di Lizzy. “Abbiamo ritenuto che Lizzy avrebbe potuto godersi la vista delle statue e delle opere d’arte, e magari vedere

anche le terre, a sud di Roma, da cui proviene la famiglia di mia moglie”. Grazie all’intervento dell’Unitalsi (Unione nazionale italiana trasporto ammalati a Lourdes e santuari internazionali) di Roma che si è messa a disposizione della famiglia Myers in occasione del loro soggiorno romano, Lizzy, sua madre, suo padre e la sorellina più piccola sono stati accompagnati all’udienza generale con Papa Francesco mercoledì 7 aprile 2016.


Seguiamo Francesco

17 9 aprile 2016

kaire@chiesaischia.it

Sinodo Famiglia Di Vincenzo Corrado

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inalmente ci siamo! La pubblicazione dell’Esortazione apostolica post-sinodale “Amoris laetitia, sull’amore nella famiglia” di Papa Francesco pone il sigillo sul cammino sinodale compiuto negli ultimi tre anni. Sia ben chiaro: i paragrafi, che scandiscono il documento, non segnano una conclusione, ma un nuovo inizio. Il cerchio, quindi, non si chiude, ma si apre ancora. E in questo aprirsi, ricomprende tutto il lavoro svolto… Basta soffermarsi sul titolo del documento che rimanda, in modo chiaro ed efficace, ai temi delle due assemblee sinodali: “Le sfide pastorali sulla famiglia nel contesto dell’evangelizzazione” (ottobre 2014) e “La vocazione e la missione della famiglia nella Chiesa e nel mondo contemporaneo” (ottobre 2015). L’ascolto delle sfide sulla famiglia, il discernimento della sua vocazione, la riflessione sulla sua missione hanno come punto focale l’“Amoris laetitia”. Tornano alla mente, ora, con un accento rinnovato le parole conclusive della Relazione finale del Sinodo del 2015: “Ci auguriamo che il frutto di questo lavoro, ora consegnato nelle mani del Successore di Pietro, dia speranza e gioia a tante famiglie nel mondo, orientamento ai pastori e agli operatori pastorali e stimolo all’opera dell’evangelizzazione.

L’esortazione “Amoris laetitia” di Papa Francesco

Concludendo questa Relazione, chiediamo umilmente al Santo Padre che valuti l’opportunità di offrire un documento sulla famiglia, perché in essa, Chiesa domestica, risplenda sempre più Cristo, luce del mondo”. Oggi, prendendo a prestito il titolo dell’Esortazione, potremmo dire: perché in essa risplenda sempre l’“Amoris laetitia”. Di che documento si tratta? Innanzitutto va chiarito che è un insegnamento di carattere pastorale. Lo stile e l’approccio del testo risentono, pertanto, di tale impostazione o, meglio, di tale preoccupazione, che non va vista affatto come una contrapposizione al diritto. Al riguardo,

vale la pena ricordare un principio basilare: la Verità non è astratta, ma si integra nel vissuto concreto - umano e cristiano - di ciascun fedele. È nella dottrina, dunque, che è insito il sigillo pastorale originario e costitutivo. L’obiettivo è chiaro: inculturare il Vangelo nell’oggi, perché sia significativo e raggiunga tutti. E questo, a maggior ragione, quando si parla di famiglia: sono passati 35 anni dall’Esortazione apostolica “Familiaris Consortio” di Giovanni Paolo II e il contesto, da allora, è completamento mutato. In altre parole: è necessario inculturare i princìpi generali affinché possano essere compresi e praticati. Papa Francesco lo spiega, in modo efficace, nella “Evangelii gaudium” quando chiede di “essere realisti e non dare per scontato che i nostri interlocutori conoscano lo sfondo completo di ciò che diciamo o che possano collegare il nostro discorso con il nucleo essenziale del Vangelo che gli conferisce senso, bellezza e attrattiva”. Tutto ciò, in materia di pastorale familiare, richiede tre atteggiamenti di fondo che si completano e si richiamano a vicenda: discernimento, accompagnamento e integrazione. E non è un caso che in cima ci sia proprio il discernimento.

È un metodo di lettura della storia e di progettazione pastorale. Il discernimento spirituale, sintetizzava Papa Francesco alla comunità degli scrittori de “La Civiltà Cattolica” (14 giugno 2013), “cerca di riconoscere la presenza dello Spirito di Dio nella realtà umana e culturale, il seme già piantato della sua presenza negli avvenimenti, nelle sensibilità, nei desideri, nelle tensioni profonde dei cuori e dei contesti sociali, culturali e spirituali”. Insomma, discernere è un’esigenza reale della comunità cristiana nella sua multiforme presenza nella società. Discernere, però, non per dividere, ma per unire ed edificare sempre più una Chiesa madre, che non ha paura di mangiare con il figlio peccatore, che vede i problemi e che aiuta a guardarli nella luce del Vangelo. Una Chiesa che conosce e parla il linguaggio della misericordia, il solo in grado di dare risposta al desiderio di salvezza che c’è nel cuore di ogni persona. Se si volessero indicare, allora, alcune parole chiave del testo potrebbero essere: discernimento, dialogo, integrazione, misericordia… Con queste linee guida ci si può accostare alla lettura dell’Esortazione, disponibile – in ampia sintesi – sul nostro sito www.chiesaischia.it


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Concorsi CEI 9 aprile 2016

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avviso per le parrocchie

è tornato ifeelCUD Il concorso nazionale rivolto alle parrocchie che premia progetti di utilità sociale Della Redazione

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er vincere, questa volta, scendi in piazza. È questo lo slogan che promuove il concorso ifeelCUD, giunto alla sua sesta edizione, che si è rinnovato diventando sempre più coinvolgente per le comunità locali. Ogni parrocchia potrà parteciparvi iscrivendosi su www.ifeelcud.it, creando un gruppo di lavoro, organizzando un evento locale per promuovere l’8xmille alla Chiesa cattolica e ideando un progetto di solidarietà per la propria comunità. Concorrerà così alla vincita di un contributo economico per la realizzazione dell’idea proposta. In palio 8 premi, da un minimo di 1.000 euro fino a un massimo di 15.000 euro, ai quali si aggiunge, per le parrocchie che realizzeranno un filmato, il premio della Giuria per il miglior video del valore di 1.000 euro. “Questa iniziativa nazionale, rivolta alle parrocchie, vuole contribuire a far realizzare progetti di utilità sociale che spesso poi diventano risposte concrete ai bisogni delle famiglie in difficoltà, ai giovani e agli anziani. Penso in particolare ad alcune parrocchie in contesti sociali a rischio o caratterizzati da povertà e disoccupazione anche giovanile”, afferma Matteo Calabresi, responsabile del Servizio Promozione della C.E.I. “Lo scorso anno – sottolinea Calabresi – le parrocchie vincitrici hanno potuto aiutare le proprie comunità come ‘La casa di Francesco’, di una parrocchia di Scafati (SA) che consente ai più poveri di trovare un momento di serenità grazie ad un pasto caldo, una doccia, qualche ora di riposo sotto a un tetto. Fra le altre proposte vincitrici un laboratorio di lettura, di alfabetizzazione, un’orchestra composta da giovani a rischio, uno sportello polivalente per assistere immigrati e italiani in difficoltà e tante iniziative volte a migliorare concretamente le esigenze delle comunità parrocchiali”. Le parrocchie verranno premiate da un’apposita Giuria, composta dai membri del Servizio per la Promozione del Sostegno Economico alla Chiesa cattolica, in base alla qualità

del progetto che presenteranno, secondo i criteri di valutazione pubblicati sul sito. Quest’anno, per partecipare al concorso, le parrocchie dovranno organizzare un evento per promuovere l’8xmille alla Chiesa Cattolica e far conoscere le opere realizzate grazie ai fondi nel proprio territorio oltre che in Italia e nel mondo. Sia che si tratti di un appuntamento già previsto, come la festa del Santo Patrono, o di un’iniziativa “ad hoc” l’evento dovrà coinvolgere la comunità locale mostrando la trasparenza nell’utilizzo dei fondi 8xmille. Essenziale ai fini della partecipazione sarà il racconto dell’evento attraverso un servizio fotografico o un video. I materiali dovranno essere caricati online sul sito www.ifeelcud.it entro il 30 maggio 2016. Durante l’evento i componenti del gruppo di lavoro potranno raccogliere tra la popolazione titolare di modello CU*, esonerata dall’obbligo della dichiarazione dei redditi, le schede allegate ai CU compilate con la firma per destinare l’8xmille. La raccolta è auspicabile ma non è vincolante ai fini del concorso e non sarà oggetto di verifiche da parte della Giuria. Per partecipare ad ifeelCUD, quindi, basta creare una squadra, ideare un progetto di solidarietà, organizzare un evento e iscriversi online sul sito www.ifeelcud.it, in accordo con il parroco, a partire dal primo marzo. Il concorso è iniziato il 1 marzo e si concluderà il 30 maggio 2016. Tutti gli approfondimenti sono disponibili su www.ifeelcud.it e sulle pagine Facebook e Twitter. Facebook: https://www.facebook.com/ifeelcud Twitter: https://twitter.com/ifeelCUD


Libri

9 aprile 2016

kaire@chiesaischia.it

Di don Vincenzo Avallone

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i questo libro trovo assai interessanti soprattutto due capitoli: “Il consumatore nella società liquido-moderna” (pag. 84 e sgg.) e “Imparare a camminare sulle sabbie mobili” (pag. 131 e sgg.). Ve ne dò un piccolo assaggio: Il consumatore nella società liquido-moderna La società dei consumi basa le proprie fortune sulla promessa di soddisfare i desideri umani in un modo così impossibile e inimmaginabile per qualsiasi altra società precedente. La promessa di gratificazione è però allettante soltanto finché il desiderio non è stato soddisfatto... stabilire obbiettivi più modesti... convincersi che i desideri “genuini” e “realistici” abbiano dei limiti oggettivi, suonerebbe a morto per la società dei consumi e per l’industria e i mercati dei beni di consumo. Ma la società dei consumi riesce a rendere permanente la non-soddisfazione. Uno dei modi per ottenere tale effetto è denigrare e svalutare i prodotti di consumo poco dopo averli lanciati, con la massima enfasi possibile... L’impulso a cercare nei negozi, e solamente lì, la soluzione ai problemi e il sollievo alla sofferenza e all’ansia
è un aspetto del comportamento al quale non solamente si consente di consolidarsi in abitudini, ma che anzi si incoraggia fortemente in tal senso. Fitness e salute fisica Nella società dei consumatori
la fitness sta al consumatore come la “salute” sta al produttore nella società dei produttori. L’ideale della fitness cerca di cogliere le funzioni del corpo innanzitutto... Come tale, la fitness non ha un limite massimo: essa è anzi definita proprio dall’assenza del limite... Per quanto fit sia il tuo corpo, potresti renderlo ancora più fit... Nella ricerca della fitness, diversamente da quella della salute fisica, non esiste un punto in cui si possa dire: ora sono arrivato
film qui posso fermarmi, per godermi ciò che ho. Non esiste una “norma” di fitness cui tendere fino al momento in cui la si raggiunge. La lotta per la fitness è una pulsione che si trasforma presto in un vizio. In quanto tale, essa non ha mai fine. Ogni dose dev’essere seguita da un’altra maggiore. Ogni obiettivo non è che un passo all’interno di una lunga sequenza di passi, già fatti o da fare.
Chi è dedito alla causa della fitness fisica è sempre in movimento. Deve cambiare sempre, e tenersi pronto a cambiare ancora.
Lo slogan dei nostri tempi è la “flessibilità”: qualsiasi forma deve

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Vita liquida Recensione del libro di Zygmunt Bauman – Prima edizione Polity Press, Cambridge 2005 essere duttile, qualsiasi situazione temporanea. Ri-formarsi è un’ossessione, un dovere e una necessità. I messaggi descritti qui sopra, e molti altri dello stesso tipo, tendono ad essere accolti con favore in quanto permettono di mitigare e placare i tormenti dello spirito che affliggono tante persone che tentano invano di allontanarli o di tacitarli. Ma l’angoscia è
autentica e non scomparirà senza uno sforzo che la maggioranza delle persone si sente come inadeguata o riluttante a compiere... In un contesto liquido che si muove rapidamente e in modo imprevedibile abbiamo bisogno, mai come prima d’ora, di legami d’amicizia e di fiducia reciproca, ma che siano solidi e affidabili. Imparare a camminare sulle sab-

bie mobili I missili di una volta erano le armi ideali nella guerra di posizione, quando cioè i bersagli si trovavano protetti nelle trincee o nei bunker e i missili erano gli unici corpi in movimento... invece in un contesto liquido-moderno l’incertezza fabbricata è il principale strumento di dominio... Pianificazione dell’esistenza e mercati sono agli antipodi, e se la ex politica statale si arrende al primato dell”economia, intesa come libero gioco delle forze del mercato, l’equilibrio di potere si sposta in modo decisivo a vantaggio dei mercati... Bisognerebbe dare pieni poteri (empower) ai cittadini... ciò che si ottiene quando gli individui hanno la capacità di controllare, o almeno di influenzare in modo significativo, le forze personali,
politiche, econo-

miche e sociali... questo richiederebbe la capacità di impegnarsi con altri alla ricostruzione dello spazio pubblico, progressivamente abbandonato... il rafforzamento della coesione sociale e lo sviluppo di un senso di consapevolezza e responsabilità sociale sono diventati importanti obiettivi della società e della politica. L’ignoranza produce la paralisi della volontà... il dominio attraverso l’ignoranza e l’incertezza deliberatamente coltivate è più affidabile e facile che non il governo fondato sul dibattimento esauriente dei fatti e sullo sforzo prolungato per trovare un accordo sulla verità in materia e sui modi meno rischiosi di procedere.
L’ignoranza politica si autoperpetua e per soffocare la voce della democrazia o legare a questa le mani le torna comodo servirsi di una corda in cui si intrecciano ignoranza e inerzia. Abbiamo bisogno di una formazione permanente per darci un’alternativa. Post scriptum Questo libro, pubblicato in prima edizione nel 2005 e poi diffuso in tutto il mondo con moltissime edizioni, è veramente degno di essere letto, studiato e discusso. Perché mette a fuoco il principale difetto della civiltà industriale: il consumismo.
 Davanti a questo fenomeno, come ci poniamo noi cristiani? Siamo chiamati a verificare anzitutto i nostri punti fermi di fede e di morale che non vanno soggetti alla vita liquida del consumismo. Eccoli: Bibbia alla mano, dobbiamo ritrovare e re-incarnarli nella società di oggi i valori immutabili del Cristianesimo. Dobbiamo sforzarci di ritornare alla natura e ai suoi ritmi lenti. In una parola dobbiamo ascoltare papa Francesco che dice: «La spiritualità cristiana propone un modo alternativo di intendere la qualità della vita e incoraggia uno stile di vita profetico e contemplativo, capace di gioire profondamente senza essere ossessionati dal consumo. È importante accogliere un antico insegnamento presente in diverse tradizioni religiose, e anche nella Bibbia.
Si tratta della convinzione che il meno è di più. Infatti il costante cumulo di possibilità di consumare distrae il cuore e impedisce di apprezzare ogni cosa e ogni momento. Al contrario, il rendersi presente serenamente e davanti ad ogni realtà, per quanto piccola possa essere, ci apre molte più possibilità di comprensione e di realizzazione personale. La spiritualità cristiana propone una crescita nella sobrietà e una capacità di godere con poco» (Francesco - Laudato si’, n. 222)


Liturgia

20 9 aprile 2016

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Commento al Vangelo

Domenica 10 aprile 2016 III Domenica di Pasqua

È il Signore! Di Don Cristian Solmonese

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arissimi amici, il percorso di Pasqua in queste domeniche ci fa scoprire la bellezza e la profondità delle apparizioni del Risorto. Il Cristo Vivente è come se stesse guarendo i suoi discepoli da una sorta di cecità spirituale, oppure per uno di essi in particolare, lo sta guarendo donandogli il perdono: Pietro. Oggi in modo speciale viviamo il suo personale incontro con il Signore. Pietro è stato il più presente alle apparizioni del Risorto. Ma niente, nulla, deserto, il suo cuore è rimasto duro e arido. Gesù è vivo certo, ma non per lui. Gesù è risorto e glorioso, vivo, ma lui, Pietro, è rimasto in quel cortile. Infatti, l’inizio del vangelo di oggi, è uno dei più tristi momenti del cristianesimo: Pietro torna a pescare. L’ultima volta che era andato a pescare, tre anni prima, aveva incontrato sulla riva quel perdigiorno che parlava del Regno di Dio. Torna a pescare: fine dell’avventura, della parentesi mistica, si torna alla dura realtà. Gli altri apostoli - teneri! - lo accompagnano sperando di risollevare il suo morale. E invece nulla, pesca infruttuosa: il sordo dolore di Pietro allontana anche i pesci. Ma Gesù, come spesso accade, aspettava Pietro alla fine della sua notte. Il clima è pesante. Nessuno fiata. Solo quel rompiscatole si avvicina per attaccare bottone e chiede notizie sulla pesca. Nessuno ha voglia di parlare, sono tutti affaccendati a riordinare le reti, la schiena curva, il capo chino, il cuore asciutto e sanguinante. «Riprendete il largo e gettate le reti» Tutti si fermano. Andrea guarda Giovanni che guarda Tommaso che guarda Pietro. Come scusa? Cos’ha detto? Cosa? Nessuno fiata, riprendono il largo, gettano le reti dalla parte debole e accade. È lui. Questa prima esperienza quanto ci tocca! Anche noi spesso delusi, stanchi, feriti, spesso schiacciati dai fallimenti della vita ci ritroviamo nella stessa condizione di Pietro? Quante ferite, quante famiglie sull’orlo di dire: «è stata un’illusione è finito tutto!» Gesù non vuole che ci perdiamo: ci raggiunge là dove siamo, senza demordere, ci aspetta alla fine di ogni notte. Gesù fa rivivere quel primo momento entusiasmante, quando li aveva chiamati, quando avevano udito la loro voce.

È la stessa descrizione di quella prima pesca in cui avevano sentito nelle parole di quel Maestro che forse era giunto il tempo di dare una qualità diversa alla vita. Si, nelle crisi il maestro ci fa rivivere quei primi momenti entusiasmanti carichi di vita! Cosi Giovanni esclama : «è il Signore!». In quel ricordo si riaccende la proposta per Pietro: il Signore lo chiama duramente; gli fa sentite quei tre no che lui aveva pronunciato quella sera nuovamente smarrito: Egli annienta con la forza del Suo amore quello che Pietro non avrebbe mai perdonato a se stesso: il triplice rinnegamento del suo Maestro, e proprio poche ore dopo che aveva affermato di voler dare la vita per Lui! (Gv13,37). Possiamo facilmente immaginare lo stato d’animo del pescatore di Betsaida, quando Gesù, per tre volte, gli pone la stessa domanda: con che coraggio potrà rispondergli dopo quanto è successo? Perciò le sue parole sottolineano di più l’affidamento al Signore («Tu sai tutto; Tu sai che ti voglio bene») che a se stesso. Sì, il cuore di Pietro si mischia di dolore e gioia, ma Cristo l’ha guarito, l’ha perdonato e gli ha dato la pace, frutti questi della Pasqua. Questo incontro non finisce così:, il Signore chiede a Pietro un grande passo: essere l’espressione visibile del Cristo invisibilmente presente tra i suoi. Infatti, le due azioni di Cristo sono pascere e dare la vita. E vale per lui tutto quello che è stato detto del Buon Pastore, anche il dare la vita, profetizzato nelle parole «quando sarai vecchio, tenderai le tue mani e un altro ti cingerà la veste e ti porterà dove tu non vuoi», che simbolicamente alludono all’arresto e alla morte in croce che effettivamente Pietro avrebbe subito. Dunque dare la sua vita per Gesù sarà davvero possibile a Pietro perché l’amore di Cristo lo ha trasformato, e il dono dello Spirito gli ha conferito quel coraggio e quella forza che gli erano venute meno. E, come ci ricorda la prima lettura (tratta dagli Atti degli Apostoli), ritroviamo la realizzazione di un’altra parola del discorso d’addio di Gesù: «Un servo non è più grande del suo padrone. Se hanno perseguitato me, perseguiteranno anche voi.....» (Gv 15,20); «Quando verrà su di voi lo Spirito di verità.....mi renderete testimonianza» (Gv 15,26-27). Lasciati toccare dal Cristo egli ti salverà! Buona Domenica!


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Ecclesia

9 aprile 2016

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Signore Iddio, infinita è la tua misericordia Durante l’Udienza Generale di mercoledì 30 marzo 2016, Papa Francesco ci ha parlato del perdono di Dio verso di noi peccatori.

Di Ordine francescano secolare di Forio

“C

ari fratelli e sorelle, il perdono di Dio è ciò di cui tutti abbiamo bisogno, ed è il segno più grande della sua misericordia. Un dono che ogni peccatore perdonato è chiamato a condividere con ogni fratello e sorella che incontra. Tutti coloro che il Signore ci ha posto accanto, i familiari, gli amici, i colleghi, i parrocchiani… tutti sono, come noi, bisognosi della misericordia di Dio. È bello essere perdonato, ma anche tu, se vuoi essere perdonato, perdona a tua volta. Perdona! Ci conceda il Signore, per intercessione di Maria, Madre di misericordia, di essere testimoni del suo perdono, che purifica il cuore e trasforma la vita. Grazie”. La Chiesa vive una vita autentica, quando professa e proclama la Misericordia – il più stupendo attributo del Creatore e del Redentore – e quando accosta gli uomini alle fonti della misericordia del Salvatore, di cui essa è depositaria e dispensatrice… Nel sacramento della penitenza o riconciliazione ogni uomo può sperimentare in modo singolare la misericordia ,cioè quell’amore che è più potente del peccato. Appunto perché esiste il peccato nel mondo, Dio

che «è amore» non può rivelarsi altrimenti se non come misericordia. La confessione è deporre il nostro cuore nel cuore di Cristo, perché lo cambi con la sua potenza. Quindi la confessione è dire al Signore: “Signore so che sono fragile, so che sono debole, so che posso continuamente cadere, ma Tu, per la tua misericordia, cura la mia fragilità,custodisci la mia debolezza, dammi di vedere quali sono i propositi che debbo fare per significare la mia buona volontà di piacerti”. San Francesco d’Assisi, il serafino di Dio, l’alter Christus, fa ruotare tutta la propria esistenza intorno alla Misericordia di Dio. Restituire il perdono ricevuto è la sua missione. Servire l’ultimo dei fratelli diviene vera pace e vera gioia, l’espropriazione e l’amore fraterno strada principale per la consapevolezza della paternità di Dio. La carità che è Dio si fa perdono, dato e ricevuto. Lo Spirito di Dio rivela finalmente il proprio nome: Misericordia. San Francesco sa che «Dio ci salverà per sua sola misericordia» (Rnb 23,25: 69). Perciò eleva la sua invocazione: «Onnipotente, eterno, giusto e misericordioso Iddio», «io confido nella tua misericordia», perché «Tu sei la nostra speranza…

Tu sei la nostra vita eterna… misericordioso Signore» ( Lod Al 12 e 13:261). Ritornando a livello personale, egli medita:«Dio è il mio aiuto…la mia misericordia». Per sé e per gli altri prega la bontà di Dio: «E rimetti a noi i nostri debiti: per la tua ineffabile misericordia…» (Pater 15: 272). Il contenuto centrale della salvezza annunciata da Cristo, dunque, sta proprio nella rivelazione dell’amore misericordioso del Padre; un amore che ha le caratteristiche di forza e tenerezza; perché «la conversione a Dio consiste sempre nello scoprire la sua misericordia» (Din M,13).


Teatro

22 9 aprile 2016

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Madama Quatte Solde Di Gina Menegazzi

S

i è riso parecchio a teatro, lo scorso fine settimana, soprattutto nel primo atto. In scena Madama Quatte Solde di Gaetano di Maio, presentata dalla compagnia teatrale gli Scacciapensieri, puntualmente annunciata dal suono del marranzano, lo scacciapensieri, appunto. Una farsa godibile, vivace e scoppiettante, che è calata parecchio di tono nel secondo atto, per poi riprendersi parzialmente nel terzo. Il merito principale va senza dubbio a Teresa Lombardi, regista dello spettacolo oltre che attrice, la quale con notevole spigliatezza e presenza scenica ha interpretato Emilia Balestrieri, una popolana dei quartieri poveri di Napoli che per difendere l’onore dei suoi figli ha raccontato loro che il padre era morto in guerra: la foto di lui troneggia in sala e i ragazzi lo salutano sempre con grande calore e affetto. Trovandosi in una situazione economica finalmente migliore, Emilia si è trasferita con i figli in una zona aristocratica della città, e sogna gli incontri con la nobiltà, ma punta anche sulla cultura per i figli, e, malamente, anche per sé, con risultati comici. La ricomparsa improvvisa del padre vero dei due giovani, contemporaneamente a quello che invece i ragazzi ritengono il loro padre, dà luogo a tutta una serie di equivoci e battute vivaci, anche se l’aggiunta di personaggi non funzionali alla storia appesantisce e allunga il racconto: la famiglia Cecere e il commissario Cantalamessa risultano piuttosto scontati e inutili. Da apprezzare anche la recitazione di Michelino – Antonio Castiglione, fratello e vittima di Emilia; Augusto – Tonino di Meglio improvvisamente preso dal suo ruolo di padre per quei due figli che non ha mai cercato prima, e Pasquale Saponaro – Claudio Buono che da ex disperso in guerra, senza famiglia, si

ritrova due “figli” che lo adorano e lo coccolano. Interessante la figura della cameriera, che dovrebbe essere di origine trentina, ricordo di quelle migrazioni interne all’Italia che nel secondo dopoguerra vedevano le contadine del Triveneto venire “a servizio” presso le ricche famiglie meridionali. Purtroppo il dialetto di Carolina – Anna Savarese è risultato un miscuglio sgradevole di lombardo, veneto, bolognese, piemontese e chi più ne ha più ne metta: un maggior rigore avrebbe permesso di tratteggiare meglio una figura caratteristica. Bella, ricca e curata la scenografia, opera di Marica di Meglio e Anna Savarese, che rifletteva perfettamente l’opulenza raggiunta da “madama quatte solde”. Da ricordare infine l’impegno della compagnia nella beneficienza: una parte del ricavato viene devoluto alle associazioni “I.sole d’Amore Onlus”, “I fiori di Giada” e la Catena Alimentare di Casamicciola Terme. Una commedia gradevole e che ha fatto divertire il pubblico: era buffo sentire come le battute più riuscite venissero immediatamente ripetute a voce alta, con gusto.

Claudio Cervera


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Lettere al Direttore

kaire@chiesaischia.it

Ciao Lorenzo, volevo fare i miei complimenti a Enzo D’Acunto per il suo articolo su Luchino Visconti su Kaire del 26 marzo: l’ho trovato molto chiaro, completo e interessante: la miglior cosa che io abbia letto in questi giorni su Visconti! Mi è anche molto piaciuto il rilievo che hai dato sull’ultimo numero alla storia del portafogli rubato; l’avevo già letta su Facebook ma trovavo che meritasse più attenzione, che le hai dato tu. Gina. Gentilissimo direttore, volevo ringraziare la redazione Kaire per l’articolo sul referendum: è il primo articolo ultra completo che leggo sull’argomento. Ho letto anche altri articoli di altri fonti, ma trovo questo articolo particolarmente essenziale, oggettivo e soprattutto informativo, al punto da avermi dato la possibilità di uscire dal dubbio e fare la mia scelta. Grazie. Giuseppe. Carissimo Lorenzo, ero molto preoccupata per la vicenda Villa Joseph. Mi sono molto rasserenata dopo aver letto il tuo editoriale in prima pagina. Sono sicura che il nostro amato vescovo Pietro riuscirà a risolvere la situazione e darci la speranza che i nostri amati “nonni” rimarranno li al don Orione. Concetta. Gentile redazione, una mia considerazione sul prossimo referendum.

Grazie per averci costantemente informati e cercato di essere al di sopra delle parti. Quello che non capisco è perché Renzi ha scelto il 17 aprile come data del referendum e non unire questo evento con le prossime elezioni? Forse aveva paura di raggiungere il quorum? 300 milioni buttati via così, come se nulla fosse…..è vero che buona parte di questi soldi andranno ad aiutare italiani che lavoreranno nelle urne, ma sinceramente penso che il nostro caro premier ha fatto uno scivolone… grazie ancora per i vostri articoli. Luciano. Ciao Lorenzo, devo ringraziarti per aver dato spazio al cammino Neocatecumenale nel Kaire di sabato 2 aprile. Ad Ischia siamo in tanti a seguire il cammino e spesso siamo lontani dagli organi di informazione. I due articoli che ho letto nel kaire del 2 aprile però mi hanno commossa, mi sono sentita parte di una grande famiglia neocatecumenale e amata dal nostro caro Papa che ci spinge ad essere chiesa in uscita. E, con le nostre missioni, coroniamo quanto da lui chiesto. Sono sincera: ho letto poche volte il Kaire, forse perché non ero attratta dal settimanale diocesano. Ma ho davvero trovato un giornale degno e di spessore, che può rappresentare la nostra Chiesa. Da oggi comprerò ogni settimana il Kaire. Grazie ancora. Annamaria. Carissimo direttore, sono ritornata bambina dopo aver letto gli articoli sui barbieri dei fratelli Lubrano. Che bello ripercorrere alcuni anni addietro, attraverso le pagine Kaire su “la storia siamo noi”. Ricordo ancora quando papà andava al “Salone”, cioè dal barbiere al Ponte per avere alcune notizie di paese. Ancora grazie. Luisa.

9 aprile 2016

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COLLEVALENZA - ASSISI - LA VERNA - GRECCIO - FONTECOLOMBO

14 - 17 APRILE PROGRAMMA

14 APRILE: PARTENZA DA CASAMICCIOLA PER COLLEVALENZA: VISITA – S. MESSA - PRANZO PARTENZA PER ASSISI - SISTEMAZIONE IN ALBERGO ( Hotel Antonelli) - VISITA E VESPRI AL SANTUARIO S. DAMIANO - CENA E PERNOTTAMENTO 15 APRILE: PARTENZA PER IL MONTE DELLA VERNA ( luogo delle Stimmate di S. Francesco ) - VISITA - S. MESSA – PRANZO - PROCESSIONE CAPPELLA STIMMATE - RIENTRO AD ASSISI - CENA E PERNOTTAMENTO 16 APRILE: S. MESSA: S. MARIA DEGLI ANGELI ALLA PORZIUNCOLA - VISITA BASILICA S. CHIARA E S. FRANCESCO - PRANZO - POMERIGGIO: VISITA E PREGHIERA ALL’EREMO CARCERI E GIRO LIBERO PER ASSISI - CENA - ROSARIO E FIACCOLATA A S. MARIA DEGLI ANGELI 17 APRILE: PARTENZA DA ASSISI PER GRECCIO, VISITA SANTUARIO, FONTECOLOMBO, VISITA - S. MESSA E PRANZO. POMERIGGIO PARTENZA PER NAPOLI QUOTA DI PARTECIPAZIONE 350,00 € - Supplemento singola 20,00 € PER INFORMAZIONI E PRENOTAZIONI RIVOLGERSI: fr. Mario LAURO - P. MARIO LAURO: 081.99.11.70 guardiano - NICOTRA EDUARDO: 081.98.35.13/333.86.47.628

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La gioia dell’amore secondo Francesco è uscito l’atteso documento conclusivo dei due Sinodi sulla famiglia. Nel Kaire di sabato 16 aprile maggiori approfondimenti Il titolo è Amoris laetitia, la gioia dell’amore. È l’Esortazione apostolica che papa Francesco ha scritto «sull’amore nella famiglia» a partire dai due Sinodi, quello straordinario e l’altro ordinario, che si sono svolti in Vaticano nell’ottobre del 2014 e nello stesso mese del 2015. Il Papa l’ha firmata il giorno di San Giuseppe, 19 marzo, custode della Sacra Famiglia, presentata in Sala stampa vaticana ieri, venerdì 8 aprile. È un testo lungo, oltre 200 pagine e 323 paragrafi. Arriva dopo la riflessione di due Sinodi sulla famiglia e a 35 anni di distanza dall’Esortazione apostolica Familiaris consortio di Giovanni Paolo II, testo più breve, con soli 86 paragrafi. Ma non si tratta di un aggiornamento del documento di Karol Wojtyla. Semplicemente, da allora, sono passati molti anni e il mondo ha subìto rapidi e profondi cambiamenti, anche nelle relazioni tra le persone e sul modo di considerare la forza del Vangelo all’interno di esse. Ora, dopo l’ampio dibattito che si è avuto nei due Sinodi e il coinvolgimento delle diocesi del mondo tramite questionari, papa Francesco trae qualche conclusione, ben sapendo che il cammino non è mai concluso, ma va avanti. Così è sempre stato nella storia della Chiesa. Il cardinale Walter Kasper, uno di quelli che più ha contribuito al dibattito sinodale, ha detto che l’Esortazione «sarà il primo passo di una riforma che farà voltare pagina alla Chiesa dopo 1.700 anni». Le 200 pagine del testo non trattano, naturalmente, soltanto della questione della Comunione ai divorziati risposati o delle coppie di fatto, anche se questi argomenti sono quelli che più hanno fatto presa e suscitato dibattito dentro e fuori la Chiesa. Questa Esortazione sarà una piccola rivoluzione come è accaduto per moltissimi importanti documenti del Magistero della Chiesa che hanno dato il via a processi importanti. åBasti pensare alla Rerum novarum di Leone XIII sulla dottrina sociale. Sulla famiglia accade la stessa cosa. La Chiesa, nella sua prassi pastorale, vuole essere accogliente e non escludere nessuno, coinvolgendo i “pastori” delle singole diocesi. Con la sensibilità e l’amore per la famiglia della Familiaris consortio. Il punto centrale sarà ancora una volta la misericordia, cioè la “gioia dell’amore”.


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