Kaire 14 anno III

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Il settimanale di informazione della Chiesa di Ischia ANNO 3 | numero 14 | 2 aprile 2016 | E 1,00

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FAMIGLIE E ANNO SANTO Il “grazie” delle famiglie di Ischia in visita – domenica 10 aprile - alla cappella dei santi sposi Zelia e Luigi Martin, presso la “cittadella della famiglia” di Angri, dopo la peregrinatio diocesana delle reliquie dei santi coniugi fra gennaio e febbraio scorsi A pag. 3 EDITORIALE DEL DIRETTORE

Don Orione, intercedi per noi Di Lorenzo Russo

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on posso negarlo. Alla notizia della probabile vendita della struttura di Villa Joseph a Casamicciola Terme ho avvertito un brivido. Una sensazione di smarrimento e paura. Prima lo smantellamento del Sir, poi il nostro “don Orione”, la casa di riposo per tanti nostri anziani. Piano piano l’isola perde altri pezzi storici che mirano alla solidarietà, alla carità e alla misericordia del nostro territorio. Siamo tutti preoccupati per la vicenda che potrebbe portare alla chiusura di Villa Joseph. Una struttura che ha sempre avuto una forte vocazione evangelica verso poveri, anziani e persone che vivono in situazioni di disagio. Nell’anno in corso del Giubileo della Misericordia indetto da Papa Francesco, - come ho scritto qualche giorno fa sulle pagine del Golfo - ho sempre visto il nostro “don Orione” come esempio di misericordia concreta verso i nostri ‘nonni’ che hanno bisogno di un gesto di tenerezza e carità. La casa, negli anni è divenuta, grazie ai figli di San Luigi Orione, per gli abitanti di tutta l’isola, un importante centro di spiritualità e di carità. Lo scorso anno il vescovo di Ischia Pietro Lagnese durante la visita alla struttura dell’economo degli orionini, aveva

Continua a pag. 2

VILLA JOSEPH ORE DI ANSIA... La notizia dei giorni scorsi ha scosso l’isola d’Ischia. Il “don Orione” di Casamicciola chiude? Verrà venduta la struttura? O continua la sua opera di carità?

UDIENZA DEL CAMMINO NEOCATECUMENALE

REFERENDUM TRIVELLE

LA CORSA DELL’ANGELO A FORIO

È la Chiesa che piace al papa: in uscita e missionaria. Sono 270 le famiglie pronte a partire in missione. La storia del cammino ad Ischia.

La campagna dei vescovi NO TRIV. Perché Renzi è contrario al referendum? Ecco gli scenari futuri.

Da oltre quatto secoli si rinnova l’appuntamento dei foriani a Pasqua. Un “evento” che da sempre coinvolge, emoziona, commuove.

GIUBILEO DELLA MISERICORDIA Riprendono le catechesi giubilari, il 6 aprile in Cattedrale con Marco Impagliazzo, presidente della Comunità di Sant’Egidio.


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Quel portafogli rubato al bar e il colpo di scena finale Di Lorenzo Russo

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uesta storia arriva nel giorno di Pasquetta dalla pagina facebook di Cesare Di Scala, proprietario del Gran Caffè Vittoria, sul corso di Ischia. I protagonisti sono alcuni amici seduti al bar e un bambino di etnia Rom che da un po’ di tempo si aggira per il corso di Ischia nel chiedere l’elemosina. Ad un tratto scompare un portafogli e l’accusa cade subito sul bambino Rom. Solo l’aiuto delle telecamere di videosorveglianza del bar aiutano a svelare il ladro e il colpo di scena. Ma com’è andata a finire? Lasciamolo spiegare direttamente a Cesare Di Scala attraverso il suo post. “È da qualche tempo che un bambino rom si aggira tra i tavoli dei bar

Continua da pag. 1 manifestato il desiderio che i figli di don Orione ritornassero ad offrire il loro prezioso servizio pastorale in quella casa. Constatata la non fattibilità della richiesta del vescovo, al fine di non vedere morire lo spirito di carità che è animato in quella casa, Padre Pietro in data 1° marzo (un mese fa) ha inviato una lettera ai fratelli orionini manifestando la disponibilità nel valutare una possibile gestione da parte della diocesi di quella struttura. Dalla direzione nazionale dei figli di don Orione apprendiamo la notizia che attualmente non è prevista nessuna vendita della struttura. Il superiore generale don Flavio Peloso, attualmente all’estero per missione, ci auguriamo che presto riesca a prendere contatti con il nostro vescovo Pietro, fortemente preoccupato per il futuro dell’opera. Una struttura – ricordiamolo – che si è sempre contraddistinta per l’opera evangelica, sociale e di carità, fin dalla sua nascita.

Il settimanale di informazione della Chiesa di Ischia Proprietario ed editore COOPERATIVA SOCIALE KAIROS ONLUS

Spesso i pregiudizi alimentano solo le malelingue e i pettegolezzi, come questa storia che arriva dal corso di Ischia e dei ristoranti del Corso, cercando di vendere oggettini ed amuleti vari. È vivace, risulta ai più anche simpatico, comunque mai eccessivamente petulante. Nonostante consapevoli che un bambino, costretto dai genitori, non debba impiegare tempo per questuare anziché dedicarsi ad attività più consone alla sua età, né tolleriamo l’invadenza. E nient’altro potremmo fare, anche volendo. Stasera (28 marzo, pasquetta) all’imbrunire si avvicina trafelato alla cassa un giovanotto che mi spiega che mentre era seduto ai nostri tavoli si è accorto di non avere più il portafoglio che aveva appoggiato su una sedia. Riferisce con convinzione di sospettare fortemente di quel bambino che si era avvicinato al gruppo nel mentre consumavano cercando di procacciarsi il solito “obolo”. Immediatamente attivo la registrazione dell’impianto di video sorveglianza e coadiuvato dallo stesso cliente e da uno dei camerieri, che mi consentivano di accelerare le operazioni di ricerca, cerco di risalire all’episodio del misfatto, da imputare all’oramai certo ladro. Cosa che, con un po’ di fortuna, mi riesce in breve tempo ed altrettanta facilità, essendo il tavolo ben inquadrato. Il misfatto è individuato ed anche il malfattore. Ma non trattavasi del bambino rom. Bensì di uno degli amici seduto anch’esso e che aveva con destrezza sfilato il portafoglio all’ignaro compagno di gita. I pregiudizi a volte sono duri a morire, ma la tecnologia può talvolta aiutare. P.s. Non erano i ragazzi in questione i tanto vituperati maomao, ma figli della buona borghesia”. Il post di Cesare deve farci riflettere: spesso agiamo con pregiudizio nei confronti di chi è “diverso” da noi o

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semplicemente da chi ci sta vicino: ischitano, rom, immigrato, napoletano, straniero… Ma il pensare male o semplicemente agire prima di essere sicuri della verità nuoce gravemente alla nostra identità, al nostro essere cristiani o semplicemente cittadini onesti e sinceri. Grazie Cesare perché con il tuo post ci hai fatto riflettere. Che sia da esempio questa storia.

Direttore responsabile: Dott. Lorenzo Russo direttorekaire@chiesaischia.it @russolorenzo Direttore Ufficio Diocesano di Ischia per le Comunicazioni Sociali: Don Carlo Candido direttoreucs@chiesaischia.it Progettazione e impaginazione: Gaetano Patalano per Cooperativa Sociale Kairos Onlus

Giovedì 7 aprile alle ore 16:30 ultimo incontro col prof. Bellantoni del corso su affettività-sessualità. Auditorium Polifunzionale, Ischia

Redazione: Via delle Terme 76/R - 80077 Ischia kaire@chiesaischia.it | @chiesaischia facebook.com/chiesaischia @lagnesepietro Tipografia: Centro Offset Meridionale srl Via Nuova Poggioreale nr.7 - 80100 Napoli (NA) Per inserzioni promozionali e contributi: Tel. 0813334228 Fax 081981342 oppure per e-mail: info@kairosonline.it

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Primo Piano

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L'intervista Di Lorenzo Russo

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ul caso abbiamo intervistato don Gaetano Pugliese, parroco di Sant’Antonio da Padova a Casamicciola Terme, dov’è ubicata Villa Joseph. Don Gaetano qual è stata la reazione dei fedeli della parrocchia e di tutto il popolo di Casamicciola? “Le reazioni delle persone di Casamicciola, in particolare di quelle che vivono, abitano attorno a “Villa Joseph”, sono allarmanti, scandalizzate. Impossibile, assurdo, sentire notizie come questa. C’è stato un coinvolgimento attivo, fattivo, di tanti ischitani – oltre la fede religiosa e l’appartenenza ad una chiesa – nella nascita, nella costruzione e nell’attività di “Villa Joseph”, da non poter comprendere e accettare la soluzione proposta dalla congregazione degli orionini”. Il Vescovo Pietro è dispiaciuto di quanto sta succedendo. Vorrebbe conservare l’opera evangelica, sociale e di carità che hanno sempre contraddistinto le finalità della struttura fin dalla sua nascita. Qual è la posizione della Diocesi di Ischia? “Durante l’anno scorso c’è stata una visita al nostro vescovo di due sacerdoti responsabili della congregazione di don Orione (ero presente io in qualità di parroco del luogo e il vicario generale, don Agostino Iovene). I due padri orionini hanno manifestato l’impossibilità da parte della congregazione fondata da San Luigi Orione – nonostante la richiesta ferma e contraria del nostro vescovo – a continuare la propria presenza sull’isola e le possibili soluzioni nel continuare le finalità della casa di riposo. La nostra diocesi - ammise il vescovo - non era nelle condizioni di poterla acquistare, ma era aperta ad altre soluzioni, al fine di vedere confermate l’esperienza e l’attività dell’opera. Il vescovo proponeva un atto di comodato alla diocesi oppure una gestione condivisa. A quella proposta non seguì alcuna risposta”! Villa Joseph è la storia, è parte integrante delle nostre radici religiose e sociali, non solo di Casamicciola ma di tutta l’isola. Un’idea, un sogno del venerabile parroco Giuseppe Morgera! “Durante questi mesi, si è fatta più chiara in tanti di noi, laici e presbiteri, quanto la storia di questa casa sia significativa. Dagli inizi, attraversando difficoltà e problematiche anche ecclesiali. Come ogni opera di Dio. Dietro Villa Joseph non c’è solo la

Villa Joseph non può chiudere Il vescovo di Ischia Pietro Lagnese è molto preoccupato e dispiaciuto per la vicenda. Vorrebbe conservare l’opera evangelica, sociale e di carità che hanno sempre contraddistinto le finalità della struttura fin dalla sua nascita

donazione di una proprietà immobiliare fatta da Giuseppina Morgera ad una Congregazione religiosa

– che intendeva continuare l’opera misericordiosa dello zio, ora venerabile parroco Giuseppe Morgera

La nostra collaboratrice Silvia Pugliese si è laureata con il massimo dei voti (110) in Fisiopatologia e Riabilitazione della Voce Cantata e Recitata, discutendo la tesi in Igiene Vocale e Prevenzione delle Patologie: descrizione di un caso clinico. Augurissimi di cuore da tutta la Redazione.

–, ma l’affidamento ad una famiglia religiosa che continuasse l’opera evangelica e sociale in atto a Casamicciola da parte della Giuseppina, di Maddalena Pisani e di un gruppo di donne, donatesi generosamente al servizio dei soli e degli abbandonati. Realtà caritativa e spirituale continuata attorno alle suore ed ai preti della comunità orionina”. Questa vicenda va un po’ in contrasto con quello che stiamo vivendo grazie al Giubileo della Misericordia! “Si, un passaggio di mano di “Villa Joseph” che non assicuri questa continuità potrebbe diventare un suicidio per i figli di san Luigi Orione ed un annientamento di un percorso spirituale e caritativo, proprio in quest’ Anno della Misericordia che spinge ovunque e ciascuno alle opere di misericordia corporale e spirituale. Lo spessore e l’autenticità dell’esperienza, appena segnalata sopra, è rivelata dalla pubblicazione del carteggio tra san Pio da Pietrelcina e Giuseppina Morgera, con riferimenti a Maddalena Pisani, di ormai quasi cent’anni fa”. Quali sono gli ultimi contatti fra la Diocesi di Ischia e i superiori della congregazione di don Orione, proprietaria della struttura? “Il nostro vescovo ha condiviso poco tempo fa con il collegio consultori una lettera ricevuta dal superiore della provincia italiana orionina che gli comunicava, nonostante la sua proposta dello scorso anno, l’orientamento da loro preso a lasciare l’isola vendendo la proprietà di “Villa Joseph”. Dopo la consultazione, il vescovo Pietro ha preparato una missiva inviata via fax ( il primo marzo ) e a giro posta al superiore provinciale ed al superiore generale d. Flavio Peloso, di cui è nota la preparazione spirituale e l’apertura ecclesiale ed ecumenica. Nella lettera il vescovo, ribadiva ai superiori orionini l’interesse della diocesi per Villa Joseph, ricordava quanto quella opera stesse a cuore al popolo ischitano e, a tal fine, proponeva un contatto per verificare la presa in gestione di “Villa Joseph” da parte della diocesi stessa. Il vescovo più volte nei colloqui con me ha espresso il suo dispiacere nel vedere morire un’opera di carità animata spiritualmente da un istituto religioso qual è appunto villa Joseph! Qualunque altra soluzione che fosse rispettosa della vocazione ecclesiale e caritativa della Casa, potrebbe essere auspicabile”! Nelle foto durante una visita a Villa Joseph del vescovo Pietro


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L'udienza

Il Papa ai Neocatecumenali: la Chiesa è “madre” Di Lorenzo Russo

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la Chiesa che piace al papa: in uscita e missionaria. Sono 270 le famiglie con 1.500 figli appartenenti al Cammino Neocatecumenale pronte a partire in missione. «Non vi sarà facile la vita in Paesi lontani e in altre culture», ha detto Francesco all’udienza di venerdì 18 marzo in aula Nervi, «questo lo fate per amore alla madre Chiesa, all’unità di questa madre feconda» ha aggiunto, «ma il mio cuore è con voi». Da gesuita, Bergoglio ha indicato anche quale deve essere lo stile della missione: «Familiarizzate con le culture, le lingue e gli usi locali, rispettandoli e riconoscendo i semi di grazia che lo Spirito ha già sparso», la sua raccomandazione. Ha invitato a non cedere «alla tentazione di trapiantare modelli acquisiti», e di seminare «il primo annuncio: «È la buona notizia che deve sempre tornare, altrimenti la fede rischia di diventare una dottrina fredda e senza vita» Ha poi proposto una riflessione su tre parole: unità, gloria e mondo. “La Chiesa è la nostra madre”; “non un’organizzazione che cerca adepti, o un gruppo che va avanti seguendo la logica delle sue idee, ma una Madre che trasmette la vita ricevuta da Gesù”, ha ricordato Papa Francesco. “La Chiesa non è uno strumento per noi, noi siamo Chiesa. Da lei

10.000 aderenti al cammino Neocatecumenale guidati da Kiko Argüello sono stati ricevuti in Aula Paolo VI da Francesco che ha benedetto 270 famiglie pronte a partire in missione nei cinque continenti siamo rinati, da lei veniamo nutriti con il Pane di vita, da lei riceviamo parole di vita, siamo perdonati e accompagnati a casa”. E “questa è la fecondità della Chiesa”, che “si esprime attraverso il ministero e la guida dei Pastori. Anche l’istituzione è infatti un carisma, perché affonda le radici nella stessa sorgente, che è lo Spirito Santo. Lui è l’acqua viva, ma l’acqua può continuare a dare vita solo se la pianta viene ben curata e potata”. Da qui l’invito del Papa: “Dissetatevi alla fonte dell’amore, lo Spirito, e prendetevi cura, con delicatezza e rispetto, dell’intero organismo ecclesiale, specialmente delle parti più fragili, perché cresca tutto insieme, armonioso e fecondo”. In un altro passaggio del suo discorso Papa Francesco ha invitato i neocatecumenali a custodire il loro carisma: «Custodite il vostro carisma! Come? Seguendo la via maestra: l’unità umile e obbediente». «È sempre necessario – ha aggiunto – vigilare sul carisma, purificando gli eventuali eccessi umani mediante la ricerca dell’unità con tutti e l’obbedienza alla Chiesa. Così si respira nella Chiesa e con la Chiesa; così si rimane figli docili del-

PEDOFILIA

Perquisizioni nella curia di Lione Barbarin: piena collaborazione all’indagine «Gli inquirenti hanno effettuato mercoledì scorso una perquisizione negli uffici della diocesi nell’ambito delle indagini preliminari» sulla vicenda che vede l’arcivescovo di Lione, il cardinale Philippe Barbarin, coinvolto nella vicenda di un sacerdote pedofilo per «omessa denuncia» e «messa in pericolo della vita altrui». Questo per non aver rimosso dall’ incarico, nel 2007, un sacerdote diocesano, Bernard Preynat, dopo essere venuto a conoscenza di aspetti torbidi del suo passato. Il nuovo passo degli inquirenti francesi è stato annunciato dalla stessa diocesi di Lione con un proprio comunicato pubblicato anche sul sito Internet. Nello stesso testo si ricorda come l’arcivescovo abbia «espresso in molte occasioni la sua volontà di collaborare senza problemi con la legge», in cui esprime fiducia. Una speranza, sottolinea la nota, perché la giustizia possa accertare la verità, in modo anche da lenire le sofferenze delle vittime.

la ‘Santa Madre Chiesa Gerarchica’ – ha rimarcato citando sant’Ignazio di Loyola –, con ‘l’animo apparecchiato e pronto’ per la missione». Il Papa inoltre ha raccomandato di mantenere vive l’unità e la comunione: «Il Diavolo è “il divisore” e

comincia spesso col farci credere che siamo buoni, magari migliori degli altri: così ha il terreno pronto per seminare zizzania», ha detto. «È la tentazione di tutte le comunità e si può insinuare anche nei carismi più belli della Chiesa».

ISCHIA PONTE

Nonno Mario

compie 100 anni Un secolo di vita. Gli auguri da tutta l’isola. E Nonno Mario si fa un selfie con i nipoti Chi ha detto che ad Ischia si vive male? Se per un attimo chiudiamo l’occhio ai problemi che attanagliano l’intera isola (strade depuratori trasporti, etc etc) possiamo ben dire che viviamo in un Paradiso. La nostra isola infatti si sta dimostrando una terra estremamente longeva. E così un altro centenario ha raggiunto il traguardo. Mario Buono ha festeggiato un secolo di vita ad Ischia Ponte. Ancora lucido e forte si dimostra anche tecnologico: ha scelto il classico selfie per salutare amici e parenti, scattato con i nipoti alle spalle. Auguri di cuore da tutta la redazione Kaire.


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La storia del cammino e le radici ischitane Di Mauro Covarelli

I

l Cammino Neocatecumenale ebbe inizio nel 1964 fra i baraccati di Palomeras Altas, a Madrid, per opera di Francisco Josè (Kiko) Gòmez-Arguello, e di Carmen Hernandez che, su domanda di quelli stessi poveri con i quali vivevano, cominciarono ad annunciare loro il Vangelo. Con il passare del tempo questo kérygma si concretizzò in una sintesi catechetica fondata sul tripode “Parola di Dio-Liturgia-Comunità” e finalizzata a condurre le persone alla comunione fraterna e ad una fede matura. Questo nuovo itinerario di Iniziazione Cristiana, nato nel solco del rinnovamento suscitato dal Concilio Ecumenico Vaticano II, incontrò il vivo interesse dell’allora arcivescovo di Madrid, S.E. mons. Casimiro Morcillo, che incoraggiò gli iniziatori del Cammino a portarlo nelle parrocchie che lo richiedessero. Esso si diffuse così gradualmente nell’arcidiocesi di Madrid ed in altre diocesi spagnole. Nel 1968 gli iniziatori del Cammino Neocatecumenale giunsero a Roma e si stabilirono nel Borghetto Latino. Con il consenso di Sua Eminenza il Card. Angelo Dell’Acqua, all’epoca Vicario Generale di Sua Santità per la città di Roma e Distretto, si cominciò la prima catechesi nella parrocchia di Nostra Signora del Santissimo Sacramento e Santi Martiri Canadesi. A partire da quella data il Cammino si è andato via via diffondendo in diocesi di tutto il mondo. Il Cammino Neocatecumenale è un itinerario di formazione cattolica che è al servizio del Vescovo come una delle modalità di attuazione diocesana dell’iniziazione cristiana e dell’educazione permanente della fede. Il Cammino Neocatecumenale – vissuto in seno alle parrocchie, in piccole comunità costituite da persone di diversa età e condizione sociale – si attua secondo le linee proposte dagli iniziatori, contenute nello Statuto e nei volumi intitolati “Direttorio Catechetico del Cammino Neocatecumenale”; ha lo scopo ultimo di portare gradualmente i fedeli all’intimità con Gesù Cristo e di renderli soggetti attivi nella Chiesa e testimoni credibili della Buona Novella del Salvatore; promuove la missione “Ad gentes” non solo nei paesi di missione, ma

Kiko Arguello con Papa Francesco durante l’ultima udienza in Aula Paolo VI.

anche in quelli di antica tradizione cristiana oggi purtroppo profondamente secolarizzati; è uno strumento per l’iniziazione cristiana degli adulti che si preparano a ricevere il Battesimo secondo le norme contenute nell’Ordo Initiationis Christianae Adultorum (Sacra Congregazione per il Culto Divino, 6 gennaio 1972). A più riprese e in diversi modi San Giovanni Paolo II ebbe a sottolineare l’abbondanza di frutti di radicalismo evangelico e di straordinario slancio missionario che il Cammino Neocatecumenale porta nella vita dei fedeli laici, nelle famiglie, nelle comunità parrocchiali e la ricchezza di vocazioni che esso suscita al sacerdozio e alla vita religiosa, rivelandosi “itinerario di formazione cattolica, valido per la società e per i tempi odierni” A sua volta, il Santo Padre Benedetto XVI, rivolgendosi ai membri del Cammino Neocatecumenale il 12 gennaio 2006, ha affermato: “la vostra azione apostolica intende collocarsi nel cuore della Chiesa, in totale sintonia con le sue direttive e in comunione con le Chiese particolari in cui andrete ad operare, valorizzando appieno la ricchezza dei carismi che il Signore ha suscitato attraverso gli iniziatori del Cammino”. AD ISCHIA Il cammino nell’isola è iniziato a metà degli anni ’80 nella parrocchia di San Ciro con il parroco Don Luigi Trofa; nella parrocchia sono presenti attualmente 5 comunità; successivamente ha accolto il cammino don Massimino Lauro nella parrocchia di

Santa Maria Assunta di Ischia Ponte. Attualmente il cammino è presente in 10 parrocchie con 25 comunità. NEL MONDO Attualmente è diffuso in circa 105 nazioni. La diffusione del Cammino è stata accompagnata da molti doni dello Spirito Santo: i catechisti itineranti, le famiglie in missione, le “Missio ad Gentes”, i seminari Redemptoris Mater per formare

presbiteri missionari per la Nuova Evangelizzazione. In risposta all’appello di Papa Giovanni Paolo II per la nuova evangelizzazione, molte famiglie che hanno percorso il Cammino si sono offerte per aiutare la missione della Chiesa andando a vivere nelle zone più secolarizzate e scristianizzate del mondo preparando la nascita di nuove parrocchie missionarie.

La Vergine del Cammino, icona del Cammino neocatecumenale


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Attualità 2 aprile 2016

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Tra digiuni, appelli e preghiere la campagna dei vescovi «no triv» Di Lorenzo Russo

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igiuno e preghiera in piazza San Pietro contro le trivelle e per l’acqua pubblica. Ottanta diocesi insieme, sabato 2 aprile alle 12 sotto la finestra del Papa, per attirare l’attenzione sul referendum del 17 aprile. Una mobilitazione che cresce giorno dopo giorno all’interno della Chiesa. E dopo il vescovo di Catanzaro, Vincenzo Bertolone - «la Chiesa non si impiccia ma non rimane sorda e muta» -, la pastorale del Piemonte - «le coste sono un patrimonio di tutti» -, le diocesi dell’Abruzzo e del Molise, anche l’arcivescovo di Taranto, Filippo Santoro, e quelli di Ugento e Trani invitano a votare «sì». Lorenzo Ghisleri, vescovo di Ravenna, città dove è importante l’indotto petrolifero, invece dice: «Non intendo esprimermi». Monsignor Galantino, portavoce della Cei, torna a lanciare un appello al governo «a creare luoghi seri di confronto evitando semplificazioni e scomuniche contrapposte». Galantino ricorda che «c’è l’invito del Papa, nella Laudato si’ , ad andare oltre le posizioni attualmente acquisite per la produzione dell’energia. Poi ci sono i pronunciamenti dei singoli vescovi rivolti alle comunità locali che sono direttamente interessate dal problema». «Da parte della Cei - chiarisce

Di Lorenzo Russo

A

due settimane dal referendum abrogativo sulle trivelle, Matteo Renzi ha scelto la sua narrazione: un attacco duro a chi anche nel suo partito - sostiene le ragioni ‘No-Triv’ per «motivi strumentali». «Le rinnovabili vedono l’Italia tra i leader mondiali - scrive il premier su Facebook presentando il suo viaggio per il Nevada -. Ma un mondo che va avanti solo a rinnovabili per ora è solo un sogno. Petrolio e gas naturale serviranno ancora a lungo: non sprecare ciò che abbiamo è il primo comandamento per tutti noi». Insomma, il Pd resta sulla posizione dell’astensione, che in realtà è un invito implicito ai cittadini a disertare le urne (ai referendum abrogativi il vero scoglio è raggiungere il quorum del 50 per cento). O almeno, resta su questa posizione il Pd di Renzi. Perché la sinistra va da un’altra parte. «Il primo partito del Paese al referendum di aprile invita ad

Iniziativa di 80 diocesi a San Pietro. Tarquinio (Avvenire): «Non si può applaudire all’Enciclica Laudato si’ dicendo “che bello, che giusto”. E poi fare finta di nulla» - chiediamo da tempo che ci si confronti di più per arrivare a soluzioni condivise, perché sta venendo meno il coraggio di andare oltre la cultura del “sì o no”». C’ è ancora tempo? «Non so - dice - però l’ enciclica del Papa c’è da molto tempo. Se non lo facciamo mai ci troveremo un’altra volta a questo stesso punto». Il governo ha già deciso. Dunque? «Il governo deve dare la soluzione, ma è sua responsabilità creare luoghi di confronto». Le posizioni fra la gente comune sono molto meno diplomatiche. «L’età del petrolio è finita se vogliamo salvarci su questo pianeta», sintetizza padre Alex Zanotelli, comboniani, che ha aderito all’invito della Rete interdiocesana per i nuovi stili di vita. Padre Alex sabato 2 aprile sarà in piazza a San Pietro «per aiutare la gente a capire che bisogna dire basta. L›ultimo quesito rimasto è sufficiente- spiega - per inviare un messaggio: non si può più continuare a trivellare per mare e per terra. Cercheremo anche di far capire che, dopo tanto faticare per 5 anni, il ministro Madia ha vanificato il referendum favorevole all’acqua

pubblica e non commercializzabile, cancellando l’ art.6 della legge». Da Taranto il vescovo fa sentire la sua voce: «La nostra azione pastorale comporta il bene della persona, e quindi anche la difesa della vita e del territorio. Soprattutto dopo la Laudato si’ , questo impegno non può essere un optional», dice «Sono contro le trivelle. Perché sono vescovo di Mazara del Vallo e di Pantelleria e mi rendo conto che se dovesse accadere qualche incidente (cosa non improbabile) il Mediterraneo che è un mare chiuso sarebbe morto per sempre», dice monsignor Mogavero. Pessimista? «No. Con i siti di trivellazione o con il trasporto, di incidenti ne sono successi dappertutto e garanzie che da noi non accadano non ce ne sono. E il nostro non è il mare del Nord. Da risorsa naturale si trasformerebbe in una tomba a fronte di un vantaggio che non risolve la nostra situazione energetica. E poi più si mantiene in vita questo sistema e meno ricerchi in fonti di energia diverse ci saranno». Un coro di «sì»: è questa la posizione della Chiesa? «La Chiesa è un corpo

grande - risponde il direttore dell’ Avvenire , Marco Tarquinio - però soprattutto da parte della Chiesa del Sud, Abruzzo, Molise, Puglia, Calabria, è venuto un segnale molto forte e preciso di resistere a pratiche che non contemplino il rispetto profondo della natura e delle vocazioni economiche e culturali dei territori. Tutti gli elementi chiedono di riflettere bene sull’utilizzo delle energie fossili, anche alla luce della conferenza sul clima di Parigi. E del resto non si può applaudire all’Enciclica Laudato si’ dicendo “che bello, che giusto”. E poi fare finta di nulla».

Renzi: «petrolio e gas servono» Riparte lo scontro sulle trivelle. Il premier: «Rinnovabili, Italia leader». Speranza: astensione è grave andare al mare? - si chiede Roberto Speranza, il leader della minoranza dem -. Credo sia un errore grave. Pd è simbolo di partecipazione. Siamo ancora in tempo per cambiare rotta, per molti questo voto è la possibilità di affermare un nuovo modello di sviluppo sostenibile ». Non dice cosa voterà al referendum, Speranza. Anche se lo si intuisce. Il punto è costringere Renzi a non indicare il ‘restate a casa’. Ma il premier, a tornare indietro, non ci pensa proprio. E ha tutta l’intenzione di smascherare gli «ambientalisti a gettone», come li definisce nei suoi sfoghi. Nel frattempo manda avanti sui so-

cial network fedelissimi come Ernesto Carbone per ricordare a Speranza quando i Ds nel 2003 invitavano all’astensione sull’articolo 18. Mentre il vicesegretario Pd Guerini avverte: sarebbe un controsenso bocciare al referendum una norma che i dem hanno votato in Parlamento. Dal Nevada il Premier annuncia che Enel ha appena vinto una gara in Messico sulle rinnovabili che vale 1 miliardo e mezzo di investimenti. Il senso di tutto è: il governo tifa per le rinnovabili nei fatti ma mantiene un approccio realistico alla questione energetica, e «la rabbia di alcune associazioni dimostra che abbiamo colpito nel segno». La campagna

per il 17 aprile consiste dunque, nel Renzi-pensiero, nel confutare «l’ideologia sballata dei referendari». La vera novità è che stavolta il premier si farà ‘aiutare’ dalle recenti parole di Prodi, spesso evocato dalla minoranza dem in quanto padre dell’ Ulivo: il professore non ha esitato a definire la vittoria del «sì» un «suicidio nazionale». Sul referendum il Pd non è l’unico partito nel pallone. Fi è divisa. Ap e Scelta civica pure. Alcuni verdiniani a sorpresa si sono sbilanciati per il sì, formando un asse strano con M5S, Lega e Sel. Ma il dato di fondo, forse, è che il 17 aprile i partiti non avranno alcun ruolo-guida.


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Attualità

2 aprile 2016

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L'intervista

«Il governo sbaglia, sull’energia si cambi» Di Marco Iasevoli

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a le idee chiare Mario Catania, ex ministro delle Politiche agricole del governo Monti e attuale deputato di Scelta civica: «Il mio sì al referendum è in punto di diritto ma anche nel merito. Sia che affrontiamo la questione dal punto di vista giuridico, sia che la affrontiamo disquisendo di ambiente, lavoro ed energia, non vedo alcun motivo per concedere una proroga sine die delle concessioni». Partiamo dall’ aspetto giuridico... «La norma che vogliamo abrogare prolunga senza limiti temporali concessioni già esistenti. Credo che il semplice amore per le regole porti a guardare con scarsa simpatia a una decisione del genere». Non teme ripercussioni sul fabbisogno energetico e sui posti di lavoro? «Quando una società ottiene una concessione pluriennale, in essa è assorbita l’ investimento, il profitto e l’ammortamento. Quanto alla presunta catastrofe occupazionale, la escludo. Se vincesse il sì, a breve periodo avremmo anzi un’ impennata degli occupati per aumentare lo sfruttamento dei siti e avviare le attività di smantellamento delle piattaforme. Le ricadute negative sarebbero più avanti e diluite nel tempo. E poi, riflettiamo: se ogni volta il concessionario dice ‘prorogami la licenza oppure la gente va in mezzo alla strada’, che fine fa l’interesse pubblico? Nei fatti sarebbe un ricatto. Temo che il vero motivo di questa leggina sia un altro...» Sospetti? «Temo che prorogando le conces-

sioni le compagnie petrolifere vogliano rinviare sine die lo smantellamento degli impianti, attività molto costosa.Tra 20 anni potremmo ritrovarci degli ecomostri in mare con una bassissima attività estrattiva, al solo scopo di allontanare la dismissione. Ma spero di sbagliarmi...» Le trivelle, per lei, sono o no un rischio ambientale? «È vero che non ci sono state catastrofi in tempi recenti, ma non vedo

perché ci dobbiamo tenere il pericolo a tempo indeterminato. È altrettanto vero che per come sono fatti il Mediterraneo e l’ Adriatico, anche oltre le 12 miglia un incidente sarebbe un grosso problema. Tuttavia, l’incidente a 12 miglia ha meno ripercussioni di quello a 5 miglia.» Sull’ energia l’Italia non trova pace... «Noi dobbiamo decidere se puntare

ancora sugli idrocarburi o, come sta accadendo nell’ Occidente e anche per certi aspetti nel nostro Paese, su altre risorse. E dobbiamo anche decidere cosa rappresenta per noi il mare: risorsa ambientale o ricettacolo dell’ inquinamento? Faccio anche una controproposta, per far capire come la penso: ci sono sperimentazioni per ricavare energia dal moto ondoso. Non è meglio puntare su questo anziché sulle trivelle?»

IL TEMA DEL REFERENDUM

LE RAGIONI E LE CONSEGUENZE DEL SÌ

LE RAGIONI E LE CONSEGUENZE DEL NO

Al referendum abrogativo del 17 aprile (valido solo

I nove Consigli regionali che hanno proposto il que-

Il Pd - con tante polemiche interne -, l’associazione

se vota il 50 per cento degli aventi diritto) ci verrà

sito (ne avevano formulati altri 5, poi non ammessi), i

‘Ottimisti e razionali’, i ‘Circoli dell’ambiente e della

chiesto se vogliamo cancellare la norma che con-

comitati ‘No-triv’, le associazioni ambientaliste, M5S,

cultura rurale’ e i ‘Federalisti europei’ propongono l’a-

cede una proroga alle concessioni per trivellare in

Lega e partiti della sinistra radicale propongono di

stensione, il voto contrario o la non partecipazione

mare entro le 12 miglia dalla costa «per la durata

votare «sì» per diversi motivi. Il principale è il rischio

alla consultazione (di solito la strategia più adottata da

di vita utile del giacimento, nel rispetto degli stan-

ambientale legato alle trivellazioni, che la proroga

chi si oppone a un referendum abrogativo). Al rischio

dard di sicurezza e di salvaguardia ambientale».

delle concessioni entro le 12 miglia prolungherebbe

ambientale il fronte del «no» oppone il fatto che da

Con la legge di stabilità le trivellazioni sono state

nel tempo. A questo motivo le Regioni aggiungono il

50 anni non ci sono incidenti in mare. Ci sono poi le

consentite solo oltre le 12 miglia. Ma le compa-

conflitto con il governo su chi ha potere in tema di

argomentazioni economiche. Lo stesso premier Renzi

gnie (21) che già avevano ottenuto l’autorizzazio-

ambiente ed energia. Se vincesse il sì, le compagnie

sostiene che la vittoria del «sì» farebbe perdere posti

ne sotto tale soglia potranno continuare l’attività

che ora lavorano sotto le 12 miglia continuerebbero

di lavoro e investimenti, aumenterebbe la dipendenza

andando anche oltre la scadenza della concessio-

a estrarre sino alla naturale scadenza della conces-

energetica dell’Italia e favorirebbe compagnie e Paesi

ne, sino a quando nel sito ci sarà da estrarre.

sione, non oltre.

esteri.


Attualità 2 aprile 2016

Ri–mettiamoci in gioco a piccoli passi Mercoledì 23 marzo gli alunni del plesso di Testaccio Circolo di Barano hanno festeggiato “la giornata della pace” al grido gioioso “la pace si può“ Di Raffaella Patalano

I

piccoli si sono ritrovati, nel cortile antistante l’edificio di Testaccio, in un girotondo intorno a grappoli di palloncini bianchi e gialli con legate ad essi colombe di carta su cui ognuno ha scritto dei pensieri su come costruire la pace. La mattinata è iniziata con una preghiera comunitaria nella chiesetta dell’Assunta dove, il parroco, il padre missionario, le catechiste hanno accolto i bambini con gioia facendoli sentire parte attiva della famiglia di Gesù. La parola di Dio, inerente l’amore che Gesù ha per i più piccoli, il racconto del padre missionario e i canti hanno creato un clima di serenità e di partecipazione. Anche il momento dell’offertorio, in cui ognuno ha portato all’altare un dono per un altro bambino meno fortunato, li ha resi partecipi e consapevoli che bisogna sempre tener presente, come rivolta a ciascuno, la frase di Gesù che dice “tutto quello che avete fatto a loro e come fatto a me”. D. Carlo, augurando di essere portatori di pace, sempre, ha augurato la buona Pasqua e invitato i bambini alle celebrazioni del triduo pasquale. Ritornati a scuola tutti erano caricati e pronti, forse il tempo un po’ capriccioso voleva rovinare l’altro momento importante della giornata: il lancio dei palloncini e la preghiera personale per la pace. Ma, desiderosi di fare, ancora una volta ognuno la propria parte, gli alunni si sono dati la mano in un bellissimo girotondo per gridare al Cielo che “la pace si può” e ognuno è chiamato a costruirla. La giornata della pace si colloca nel progetto di Circolo inerente l’inclusività “Ri – mettiamoci in gioco a piccoli passi”. Questo progetto sta cercando di far capire ai bambini che per costruire la pace non bisogna fare grandi cose, ma a piccoli passi, ogni giorno, si può. Gli alunni hanno ben recepito e vi è stata un’apertura verso “l’altro” favorendo la conoscenza e la fiducia abbandonando pensieri negativi: l’altro è brutto, è cattivo, è stolto. Ma proprio scoprendo le varie diversità si è giunti a dire “ogni diversità è un

dono per ciascuno” utile a costruire un mondo nuovo. Così si è gareggiato a cercare tutto ciò che ci unisce all’altro: al compagno di banco, di gioco, di catechismo, ma anche a colui che ha la tristezza nel cuore, allo svantaggiato, a colui che non accetta la nuova scuola, i nuovi compagni, il nuovo paese, i nuovi usi e tradizioni. Attraverso l’ascolto e il vedere Gesù nell’altro, si sta realizzando un’integrazione di tutti in un contesto di amore reciproco, dove ognuno è attento ai bisogni dell’altro, cercando con un atteggiamento, un’attenzione, un sorriso di voler bene e di sentirsi voluto bene. Ecco allora che alle 12:00 si è levato con grande entusiasmo un grido di gioia, da parte di tutti i piccoli studenti di Testaccio: perché “la pace si può basta Ri–metterci in gioco a piccoli passi”.


Giubileo Misericordia

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della

9 2 aprile 2016

VII CATECHESI SULLE OPERE DI MISERICORDIA

Dar da mangiare agli affamati «Voi stessi date loro da mangiare» (Mc 6,37)

6 Aprile ore 20:00 Chiesa Cattedrale Con Marco Impagliazzo - Presidente Comunità di S. Egidio

Chi è Marco Impagliazzo

N

ato a Roma nel 1962, è professore ordinario di Storia contemporanea nell’Università per Stranieri di Perugia, di cui è Presidente del Consiglio di amministrazione dal 27 marzo 2014. Nell’anno accademico 2013-2014 insegna anche presso la Scuola nazionale dell’Amministrazione, dove tiene un corso su Religioni e culture dell’immigrazione in Italia e in Europa. Realtà e modelli a confronto. Dal 2003 è presidente della Comunità di Sant’Egidio (fondata da Andrea Riccardi nel 1968). Dal 2009 è Consultore del Pontificio Consiglio della Cultura, riconfermato per un quinquennio nel gennaio scorso. Dal 2012 è Consultore del PontifiDi Giuseppe Galano

I

l rito centrale del Venerdì Santo è l’adorazione della Croce. E’ un giorno unico in cui tutti siamo chiamati ad adorarla e seguirla. La Cappella dell’ospedale Rizzoli di Lacco Ameno, grazie all’opera preziosissima svolta da Padre Luigi Santullo e dai suoi preziosi collaboratori, sta diventando sempre più il cuore pulsante dell’ospedale, il luogo centrale dove tutti possono entrare e calarsi nel silenzio e nella preghiera. I tanti ammalati che, quotidianamente affollano la struttura, costretti, tra medici ed infermieri, a fare i conti con la loro patologia, a stare lontani dal calore della famiglia e dagli affetti più cari, trovano conforto nella centralità della figura di Gesù. Padre Luigi quotidianamente è presente tra i

cio Consiglio per la pastorale dei Migranti e gli Itineranti. Nell’ottobre 2012 è stato Uditore al Sinodo dei Vescovi sulla Nuova Evangelizzazione. Uditore al Sinodo dei Vescovi sul Medio Oriente, ottobre 2010. le religioni e le culture. Dal 1987 è tra gli organizzatori degli Incontri Internazionali di preghiera per la Pace tra religioni e culture della Comunità di Sant’Egidio. Dal gennaio 2012 all’aprile 2013 è stato Consigliere per le questioni re-

ligiose del Ministro per la Cooperazione internazionale e l’Integrazione Andrea Riccardi. E’ studioso della Chiesa cattolica nel XIX e XX secolo e, più in generale, del fenomeno religioso in Europa e dei rapporti tra cristianesimo, ebraismo e islam nel Mediterraneo in epoca contemporanea. Particolare attenzione è stata rivolta alla vicenda dell’Algeria tra la fine della decolonizzazione francese e lo Stato indipendente. Nel quadro degli studi sulla storia del Mediterraneo, si è occupato anche della “questione armena” nell’impero ottomano durante la prima guerra mondiale. Interessi di studio più recenti hanno riguardato la storia contemporanea di Roma, dal punto di vista religioso e civile, e il pontificato di Giovanni Paolo II.

Venerdì Santo all'ospedale degenti ed offre loro conforto ed incoraggiamento, soprattutto nei momenti di particolare difficoltà. Venerdì Santo è stato un momento particolarmente intenso con la celebrazione dell’Ufficio della Passione scritto da San Francesco e l’Adorazione della Croce. “La morte di Gesù è salvezza per noi. Qui risiede tutto l’amore di Dio per l’uomo. - afferma Padre Luigi nella sua omelia - In questo luogo di sofferenza stiamo abbracciando la Croce, la stiamo adorando. Vogliamo stare con Gesù ed offrirgli tutto il nostro amore, tutta la nostra fedeltà. Nello stesso tempo chiediamo al Signore perdono e misericordia. Portiamo ai piedi della Croce tutte le debolezze e le fragilità umane”. Egli invita a pregare per i

sofferenti, per i malati nel corpo e nell’anima “affinché possano sentire la presenza di Gesù sofferente e morto in croce per noi ed allo stesso tempo sentirsi in compagnia di Gesù”. A seguire è stato portato il Crocifisso a tutti gli ammalati, quale segno di conforto e speranza per tutti. Tanta gioia e commozione alle parole del cappellano pronunciate entrando in ogni stanza, stringendo tra le mani una Croce: “Sono venuto a portarvi Gesù”. La sofferenza era tanta nei volti di chi sarebbe stato costretto a trascorrere la Santa Pasqua lontano dalla famiglia. In quei momenti gli ammalati non erano più soli ma ricevevano l’abbraccio di Gesù che ama in modo particolare chi vive nel dolore e nella sofferenza.

EVENTI DI APRILE IN OCCASIONE DEL GIUBILEO DELLA MISERICORDIA PRESIEDUTI DAL VESCOVO LAGNESE 02 aprile: Giubileo diocesano di tutti i fidanzati e consegna degli attestati di partecipazione ai corsi prematrimoniali. Ritrovo e incontro presso la chiesa dello Spirito Santo, ore 20.00; passaggio della porta santa in Cattedrale e S. Messa giubilare (ore 21:00) 30 aprile: Giubileo delle Confraternite PELLEGRINAGGI PARROCCHIALI ALLA CATTEDRALE 06 aprile: S. Sebastiano Martire (Barano d’Ischia) 08 aprile: S. Giorgio Martire (Barano d’Ischia) 11 aprile: S. Michele Arcangelo (Serrara Fontana) 12 aprile: S. Giovan Battista (Barano d’Ischia) 13 aprile: S. Maria del Carmine (Serrara Fontana) 14 aprile: Natività di Maria SS. (Barano d’Ischia) 15 aprile: S. Maria la Porta (Barano d’Ischia) 21 aprile: S. Maria della Mercede (Serrara Fontana) CATECHESI SULLE OPERE DI MISERICORDIA - 6 aprile: Dar da mangiare agli affamati . «Voi stessi date loro da mangiare» (Mc 6,37). Marco Impagliazzo Presidente Comunità di S. Egidio - 27 aprile: Seppellire i morti. «Al morto non negare la tua benevolenza.» (Sir 7,33) Ernesto Olivero Fondatore “Sermig”, Arsenale della Pace


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Famiglie & Anno Santo 2 aprile 2016

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DOPO LA PEREGRINATIO DIOCESANA DELLE RELIQUIE DEI SANTI CONIUGI MARTIN (GENNAIO-FEBBRAIO SCORSI), SI PREPARA IL VIAGGIO DIOCESANO AD ANGRI (SA), DOMENICA 10 APRILE

Il “grazie” delle famiglie di Ischia in visita alla cappella dei santi sposi Zelia e Luigi Martin, presso la “Cittadella della famiglia” di Angri Abbiamo rivolto qualche domanda ai corresponsabili dell’Ufficio di pastorale familiare - Raffaella Mattera e Antonio Di Leva, don Pasquale Trani - per capire cosa “bolle in pentola” fra le famiglie (e non solo loro) della nostra diocesi Della Redazione

R

affaella e Antonio, innanzitutto come vedete quest’anno giubilare che stiamo vivendo qui ad Ischia ma che ci ha visti partecipare anche al pellegrinaggio diocesano a Roma, il 16 marzo scorso? Raffaella: E’ certamente un anno straordinario in tutti i sensi. La pastorale familiare sta al centro di tutte le iniziative che riguardano la nostra chiesa locale e cerca come può di assecondare le idee, le speranze, i progetti del nostro Vescovo che a sua volta è sempre in grande sintonia con papa Francesco. In questi due ultimi anni - prima col sinodo straordinario e poi con quello ordinario dei vescovi sulla famiglia – abbiamo vissuto una profonda comunione tra Ischia e Roma: la vicinanza geografica ci ha consentito di “sentire” piazza San Pietro quasi come un prolungamento della nostra realtà ecclesiale, dove abbiamo potuto “respirare” aria di casa nostra pur immergendoci nella chiesa universale. E così è stato anche per il recente pellegrinaggio diocesano. Tante famiglie, nonostante il programma molto impegnativo, sono state presenti e hanno beneficiato della grazia giubilare. Antonio: A livello locale facciamo fatica a far una sintesi: siamo in corso d’opera e anche quello che non è stato programmato in senso stretto per le famiglie ci ha visti partecipi e molto “nutriti”. Penso alle catechesi giubilari, una più bella e formativa dell’altra, soprattutto per il vissuto che portavano e porteranno i relatori-catechisti. Come ad es. non ricordare la grande testimonianza di G. Ramonda (il successore di don Oreste Benzi), a guida della Comunità “Papa Giovanni XXIII”? E che dire dello sguardo che ci ha fornito padre Pizzaballa, il Custode di Terra Santa, sulla situazione dei cristiani in Medio Oriente? Oppure le parole di saggezza del card. E. Menichelli, arcivescovo di Ancona-Osimo? Sono solo alcuni esempi su tutti. Ma anche le parole

forti del nostro Vescovo Pietro all’inaugurazione dell’anno diocesano della misericordia e in altre occasioni… Don Pasquale: Più specificamente la pastorale familiare ha preparato coi catechisti agli inizi di gennaio il gioioso incontro per i bambini 0-6 anni, ossia per i loro genitori. Sul piano formativo, in collaborazione con altri uffici diocesani e con il liceo di Ischia, stiamo ultimando il percorso a cadenza mensile sull’affettività e sessualità col prof. Domenico Bellantoni. Esso vede iscritte circa 300 persone tra insegnanti, genitori, alunni, catechisti, giovani educatori. Giovedì 7 aprile p.v. alle 16.30 si terrà al teatro del Polifunzionale di Ischia l’ultimo - e forse più atteso – appuntamento. Anche riguardo alla preparazione al matrimonio sentiamo da tempo che dobbiamo aggiornarci tenendo conto delle nuove sfide culturali e i nuovi linguaggi giovanili. Questo ci ha spinti a partecipare a un percorso interattivo via internet che tratta proprio le tematiche legate alla fase decisiva di una coppia che decide di sposarsi. E’ un corso organizzato dalla CEI e che vede come relatori ogni terzo giovedì del mese per circa due anni delle coppie di coniugi esperti in scienze umane e della co-


Famiglie & Anno Santo

2 aprile 2016

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municazione e ovviamente in pastorale familiare. Circa 50 i partecipanti fra i coniugi di Ischia che sentono l’urgenza di rimettere mano ai percorsi di formazione dei fidanzati. Certamente, però, la Peregrinatio diocesana delle reliquie dei santi sposi Martin (gennaio-febbraio 2016) è stata finora l’iniziativa pastorale e missionaria più importante: le celebrazioni di accoglienza e di chiusura in cattedrale hanno visto una grande e commossa partecipazione! Senza dire ovviamente dei frutti spirituali che hanno lasciato nel passaggio di casa in casa lungo tutto il perimetro dell’isola… Avete accennato alla peregrinatio diocesana. Come giornale diocesano l’abbiamo seguita con interesse nei mesi scorsi… E ora, che si fa? Ci sarà un seguito a quell’iniziativa oppure è rimasta isolata? Raffaella: Il nostro intento, di comune accordo col Vescovo, era inaugurare l’anno nuovo nel segno della grazia del giubileo della misericordia, innanzitutto per le famiglie in un’ottica di “chiesa in uscita”; era far passare una scia di santità e misericordia nelle nostre case - prim’ancora che fra le parrocchie - perché i santi coniugi Luigi e Zelia sottolineano una spiritualità del feriale, della casa, della famiglia con i suoi ritmi, le sue sfide e le sue vicissitudini. E ci sembra che così sia stato. C’era poi bisogno di lasciar “sedimentare” i semi di pace, gioia, perdono, serenità, nuova fede e amore,

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piantati nei cuori di tanti in quei 40 giorni della peregrinatio. Don Pasquale: E ora ci prepariamo a restituire la visita ai primi santi sposi, proprio come si fa tra persone che si vogliono bene e che, piene di gratitudine, vogliono conoscere di più degli “ospiti santi” avuti a casa propria e di quegli amici della “Fraternità di Emmaus” che ne custodiscono con amore sacro le reliquie. Sappiamo infatti che la prima cappella al mondo dedicata ai santi Martin non a caso si trova ad Angri: là negli anni si è venuta a costituire una vera e propria “cittadella della famiglia” che vede il coinvolgimento di tanti sposi e consacrati che opera in diversi ambiti della vita della fa-

miglia e della chiesa. Anche in questo caso al ritorno valuteremo l’esperienza fatta e quali segni e frutti matureranno per elaborare un percorso in questa scia di santità coniugale... A proposito di questo viaggio ad Angri, in programma domenica 10 aprile prossimo, potreste dirci qualcosa in più? Antonio: Vorremmo in questo viaggio, pensato per le famiglie e per quanti hanno partecipato alla peregrinatio a Ischia (ma anche ad altri che volessero semplicemente conoscere quest’esperienza di chiesa-famiglia) far un bagno nella spiritualità coniugale e familiare e far avvertire a tutti che davvero gli sposi, oggi più

che mai, alla luce dei due sinodi dei vescovi sulla famiglia, sono soggetto attivo della vita e missione della Chiesa con uguale dignità nei confronti dei consacrati. Senza il loro protagonismo la Chiesa fatica ad avere un volto umano e accogliente come ripetutamente ci insegna papa Francesco. Per favorire la partecipazione delle famiglie il costo pro capite del viaggio (€ 20.00) è stato mantenuto decisamente basso, così come gli orari di partenza da Ischia (traghetto 8.45) e di ritorno da Napoli (traghetto ore 19.00) sono “tranquilli”. *In ultima pagina il PROGRAMMA dettagliato del viaggio ad Angri.


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Tradizioni & Devozioni 2 aprile 2016

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La corsa dell’angelo di Forio Di Francesca Castaldi

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ai tolto al tempo, non l’abbaglia la modernità, benché sempre il più moderno sia esso, il popolo, spanto in borghi, in rioni, con gioventù sempre nuove - nuove al vecchio canto - a ripetere ingenuo quello che fu”. Sono alcuni versi de “Il canto popolare”, una stupenda poesia di Pierpaolo Pasolini che si adattano perfettamente per descrivere il clima di festa che si vive a Forio la mattina di Pasqua. Da oltre quatto secoli infatti si rinnova l’appuntamento dei foriani con la tradizionale “Corsa dell’Angelo”. Un “evento” che da sempre coinvolge, emoziona, commuove. Si tratta di un rito collettivo che, come la processione dell’Addolorata il venerdì precedente la Domenica delle Palme, ha saputo conservare il suo fascino inconfondibile grazie soprattutto alla capacità di rimanere fedele a se stesso, senza mai lasciare il passo alle mode del momento. La Corsa dell’Angelo a Forio, con i suoi sempre commoventi momenti di intensa e travolgente partecipazione popolare, il canto del Regine Coeli, l’esplosione di gioia, il colore dei coriandoli, il suono delle campane è forse l’espressione più autentica,

genuina, anzi “ruspante” della fede dei semplici, dei piccoli, degli umili, quelli che Gesù amava, e tuttavia ricca, ricchissima di significati religiosi, teologici e antropologici. OLTRE LA FANTASIA Per molto tempo si è infatti pensato che l’annuncio della resurrezione fatto dall’Angelo a Maria (per tre volte la statua dorata dell’Angelo corre da una parte all’altra del Corso di Forio, da Gesù verso Maria) fosse frutto solo della “fantasia” popolare poiché su questo nulla ci dicono i Vangeli. Così la Corsa dell’Angelo sarebbe solo folclore… Tuttavia è bello pensare che, insieme all’Annunzio della Incarnazione, Dio Padre, nell’infinita sua dolcezza e delicatezza, abbia voluto affidare ad un suo messaggero anche l’Annuncio della Resurrezione. D’altra parte il 4 aprile 1994, Lunedì dell’Angelo, Giovanni Paolo II, affacciandosi alla finestra del suo studio, ebbe a dire: “Sapete perché la festa odierna si chiama così? Perché la Madonna, che per prima ha ricevuto l’annuncio della incarnazione è stata anche la prima a ricevere l’annuncio della resurrezione”. Anni dopo, esattamente il 21 maggio del 1997, il papa tornò sull’argomento: “È legittimo pensare – disse da-

vanti a ventimila pellegrini giunti a Roma – che verosimilmente la Madre sia stata la prima persona a cui il Gesù risorto è apparso, anche se i vangeli non ne parlano. Gli stessi vangeli riportano diverse apparizioni del Risorto, ma non l’incontro con Maria, forse perché la testimonianza della Madonna avrebbe potuto essere considerata, da parte di coloro che negavano la resurrezione del Signore, troppo interessata e non degna di fede”. La Corsa dell’Angelo ottiene così la autorevolissima conferma di avere solide radici anche dal punto di vista teologico. E del resto, spessissimo, nella storia del cristianesimo, la “pietà popolare” ha anticipato i pronunciamenti ufficiali della Chiesa… Si diceva prima dei significati culturali e antropologici della Corsa dell’Angelo. Mi limito qui a richiamare l’acceso dualismo tra i pescatori e i contadini (cioè a quel che resta oggi di queste due storiche categorie) che, alle due estremità del corso principale del Paese, si alternano nel canto a squarciagola del “Regina Coeli”. Insomma, a Pasqua Forio sembra almeno per un po’ tornare se stessa. Padri e figli, uomini e donne, vecchi e giovani, in piazza, è come se tornassero a casa. S’incontrano. Si rico-

noscono. Si abbracciano, persino. Fa bene al cuore questo “timeout”, perché oltretutto, la “Corsa dell’Angelo”, ci rinfranca da questa assurda frenesia quotidiana che ci spinge a correre disperati dietro il “dio quattrino”, mentre ovunque (e persino in ambito “cattolico”) spadroneggia la dittatura del relativismo, della volgarità e dell’egoismo. È perciò stupendo sentirsi ancora - e nonostante tutto - “Comunità”. Una Comunità viva, capace di esprimere valori, sentimenti e amore per il proprio passato e per la propria tradizione. L’uomo, diceva Platone nel Simposio, cerca rimedio alla morte non solo con il corpo, attraverso la generazione dei figli, ma anche con l’anima, attraverso la memoria tramandata ai posteri. La Corsa dell’Angelo si trasforma allora in un atto di profondo amore per la vita e per chi ce l’ha trasmessa. Diventa una sorta di “reliquia” della memoria che torna a vivere nel presente. “E se ci rivolgiamo a quel passato ch’è nostro privilegio, altre fiumane di popolo ecco cantare: recuperato è il nostro moto fin dalle cristiane origini, ma resta indietro, immobile, quel canto. Si ripete uguale…”. (PP Pasolini, Il Canto popolare). Roberto Pulicati


Tradizioni & Devozioni

13 2 aprile 2016

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Contadini e pescatori uniti nel canto Di Vito Iacono

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a Corsa dell’Angelo nel giorno di Pasqua è l’evento simbolo della tradizione, della cultura, della fede nel nostro Paese. Un evento che unisce, nella gioia, da sempre un intero popolo fatto nel tempo da contadini e da pescatori. I contadini raccolgono il messaggio dell’Angelo della risurrezione del Cristo e gli danno voce, lo amplificano provando a vincere la incredulità della Madonna. Dovranno cantare per ben tre volte il Regina Caeli per convincere la Mamma ad avvicinarsi e poi andare, correre, incontro al Suo Figlio risorto. Contadini e pescatori uniti nel canto, come del resto gli capitava di fare nei campi o in mezzo al mare con la loro voce che rendeva armonioso e meno duro il lavoro o la lontanan-

za dai propri cari. Ma quel giorno, il giorno della Pasqua, erano invece tutti li, in Piazza, magari a gareggiare a chi cantava meglio e più forte l’annuncio dell’Angelo alla Madonna, a prestare le loro belle voci, come segno di ringraziamento, all’Angelo ambasciatore di vita e di preghiera “Ora pro nobis Deum, allelùja” “Prega il Signore per noi, alleluia”. Oggi ci sono meno contadini e meno pescatori, però nel giorno della Pasqua siamo li, nel ricordo di chi ci ha tramandato, nella fede, l’importanza di essere presenti e di cantare, di pregare, recuperando le nostre origini, i valori che guidavano la vita dei nostri cari, per non dimenticare e rendere senza tempo una storia bella ed emozioni indescrivibili.

Al termine dell’annuncio dell’Angelo c’è un’ altro momento atteso ed emozionante: quando cade il velo della Madonna e corre incontro a Gesù risorto. Don Pasquale Mattera, da quando è diventato parroco e rettore dell’Arciconfraternita di Santa Maria Visitapoveri dove sono custodite le immagini sacre, ha voluto che a far cadere il velo fosse una mamma colpita da un dolore fortissimo. Quest’anno accanto al parroco e all’immagine della Madonna c’era Cinzia la mamma della giovanissima Adriana Serpico, volata in cielo a seguito di un tragico incidente stradale.


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La Storia siamo Noi 2 aprile 2016

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Vita e miracoli dei vecchi barbieri sull’isola Nei tempi d’oro del loro maggiore servizio, nemmeno la nuova invenzione venuta dall’America del rasoio elettrico del fai da te riuscì a metterli in crisi. Gli ischitani andavano dal barbiere come in un club esclusivo dove sapevano di passare le migliori ore del loro tempo libero

Il Barbiere Giannino Ischia Ponte 1954 Salone di S. Mascolo con topolino garzone apprendista

Di Antonio Lubrano

I

l barbiere è un mestiere antichissimo. Nei secoli passati i barbieri, che facevano le funzioni di cerusici, nel senso che praticavano anche piccoli interventi chirurgici, come l’estrazione di un dente o un salasso, avevano una considerazione di rispetto nella società, proprio per l’utilità del loro ruolo, per altro richiestissimo. Il più famoso barbiere della storia, forse mai esistito in realtà, è Figaro, personaggio principale della famosa opera lirica Il barbiere di Siviglia di Gioacchino Rossini e delle Nozze di Figaro di Mozart. Tale è stato il successo di queste opere che il termine figaro è divenuto un modo scherzoso e bonariamente ironico, largamente diffuso, per indicare questo popolare, e se volete, nobile mestiere. Rapportando tutto al nostro sociale, cioè ai mestieri e alle usanze della nostra isola, il mestiere del barbiere ha segnato ad Ischia uno spaccato di vita della sua non trascurabile storia. Va detto subito che il barbiere nel primo novecento, col suo “Salone” rappresentava nel paese il giornale parlante per tutti coloro che lo frequentavano, poiché fra essi vi era sempre chi teneva banco e ne sapeva più dell’altro, manifestandosi come colui che era portatore con orgoglio della notizia in esclusiva, di prima mano, pronto a darla gratis naturalmente. Andare dal barbiere - non di lunedì che era il suo tradizionale giorno di riposo - significava entrare in una realtà che ti metteva in comunicazione col mondo, ricevendo la sensazione di essere proiettato su fatti e aneddoti esposti con la chiacchiera congeniale al dicitore,verificatisi sulla terra ferma al di là del mare che ci divide. Poi l’inciucio di carattere locale, prerogativa marcata di chi era a conoscenza di episodi correnti della vita privata altrui del vicino di casa o dell’amico di cui si sapeva vita e miracoli. Dal barbiere, fino

Anni '60 Nicola Di Costanzo, Lillino Manzi, Picasso ed altri futuri barbieri

a quando Ischia ne contava in piazza un notevole numero, accadeva tutto questo, ed è continuato fino agli anni ‘80, allorquando incominciò a delinearsi il progressivo declino della categoria con la chiusura o il passaggio del testimone della propria attività ad altri, per pensionamento del titolare e per sensibile diminuzione della clientela. La storia dei coiffeur ad Ischia dagli anni ‘20 ad oggi, per molti aspetti ha conservato il suo fascino. Erano in tanti, e come abbiamo detto sopra, a modo loro, hanno inciso nel tessuto sociale del paese, anche per la personalità e l’intraprendenza dei protagonisti che in molti casi sono ricordati come degli autentici “personaggi” pubblici nelle arti in cui hanno saputo distinguersi. Si, perché ogni nostro barbiere del passato oltre a far barba e capelli nel proprio “salone” ai loro affezionati clienti ed a turisti di passaggio, sono stati anche dei bravi artisti, alcuni dei quali, nel corso degli anni, diventati anche famosi come il capofila dei barbieri pittori Luigi De Angelis autore di una produzione pittorica passata in mostra per le più grandi gallerie d’arte del mondo oltre alle partecipazioni alla Biennale di Venezia. Altro barbiere-pittore è stato a Ischia Ponte Catello Curci col suo “Salone” in via Seminario. Barbiere–pittore di notevole popolarità è stato Renato Pollio col suo “Salone” in Pazza Croce a Porto d’Ischia. Nel campo della musica vanno ricordati il barbiere Bartiluccio Carcaterra col suo “Salone” a Ischia Ponte accanto al palazzo dell’Orologio popolare violinista soprattutto di feste nuziali, il barbiere Salvatore Mascolo col suo “Salone” di fronte alla Cattedrale nel Centro Storico, apprezzato fisarmonicista, il Barbiere Mario Carcaterra col suo “Salone” sulla salita San Pietro a Porto d’Ischia esperto pianista e chitarrista, il barbiere Giovanni Mazzella

Ischia anni 50 - Luigi De Angelis barbiere pittore nel suo salone rade suo nipote lo scultore Giovanni De Angelis giovanotto

col suo “Salone” in via Luigi Mazzella a Ischia Ponte bravo chitarrista e showmen al Giardino degli Aranci nella perfomance del Vecchio Frak. Nel campo della sanità meritano la citazione il barbiere Agostino Mazzella col suo “Salone” nella vecchia piazza Luigi Mazzella esperto in infermieristica e abilitato ad eseguire su pazienti affetti da pressione sanguigna alta l’apposizione delle migniatte (sanguisughe) e l’uso delle siringhe per via endovenosa. Lo stesso dicasi per il barbiere Isidoro Mazzella con proprio “Salone” anch’egli nella piazza Luigi Mazzella difronte al vecchio fontanino che non c’è più. Con mansioni per altro più dirette di assistente infermiere dello storico chirurgo Gioffredi, Vincenzo Cuomo nella piazza di Campagnano, il Principale in via Roma con Vittorio Montanari e Michele Ferrandino, Giuseppe Elia nel piazzale Trieste al Porto, Franceschino Ferrandino in Piazza Antica Reggia difronte al Palazzo Reale. Poi i barbieri, allievi dei maestri scomparsi, Salvatore Cuomo a Sant’Antuono, Giovan Giuseppe Tuccillo col fratello Antonio, Giorgio Arcamone, Esuperanzio Esposito, Pinuccio Mazzella, Silaro Lauro, Buono & Calabrìno, Picasso, Nicola Di Costanzo col suo ultimo salone in via F. Sogliuzzo. Quindi nel solo comune d’Ischia hanno svolto attività oltre una ventina di barbieri. Negli altri comuni non più di cinque barbieri a territorio comunale. Oggi a Ischia i barbieri rimasti si contano sulle dita che per “esistere” hanno dovuto rimodernarsi e sofisticare il loro ruolo di Coiffeur professionale, a cominciare da Picasso in piazzetta San Girolamo a Buono e Calabrino a Ischia Ponte in quella che fu la storica piazza Luigi Mazzella. www.ischiamondoblog.com antoniolubrano1941@gmail.com


La Storia siamo Noi

15 2 aprile 2016

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IL PUNTO

Il piacere di avere in regalo il calendarietto tascabile e profumato Di Michele Lubrano

L'

attesa era di un anno intero per ricevere, dalle mani del barbiere di fiducia o dal suo garzone il classico calendarietto tascabile profumato con alcune immagini in copertina che facevano sognare. Questo a Ischia avveniva negli anni ‘40 fino agli anni ‘60. I nostri barbieri, incaricavano i corrieri locali per acquistarli a Napoli, dove i grossisti si rifornivano presso le cartiere toscane. Questa gradita usanza, ora a Ischia è del tutto scomparsa, i barbieri isolani la praticavano durante le feste natalizie e a capodanno. Ricordo che fino agli anni sessanta a Ischia i barbieri usavano regalare ai propri clienti, nel periodo delle feste natalizie, un calendarietto, o, se più vi piace, almanacchino, stampato su cartoncino profumato. Sulle paginette, che erano tenute assieme da un cordoncino, da una parte c’erano i giorni del mese e dall’altra delle figure, prevalentemente di donne vestite o attrici. Ricordo come se fosse ieri, era un rituale: il maestro barbiere appena terminato il servizio ad alta voce diceva “spazzola” ed il ragazzo di bottega era subito lì pronto a spazzolare il collo, le orecchie e la giacca del cliente, offrendo subito dopo il “calendarietto profumato”, contenuto in una bustina di carta velina trasparente. Il

cliente a volte pagava con una banconota di taglio più grosso per lasciare volutamente la “mancia” al ragazzo. Capitava quindi di udire il cliente dire sommessamente “il resto mangia” ed il barbiere a voce alta (per attirare l’attenzione del ragazzo ..... e degli altri clienti) ripeteva “MANGIA!” e infilava la/e moneta/e in una cassettina sul bancone. Altre usanze dei barbieri nei loro antichi e storici saloni erano quelle della pallina in bocca per radere col rasoio meglio la parte “gonfiata” delle guance e le cosiddette “sputacchiere” accanto alla sedia di servizio per consentire ai clienti di liberarsi all’occorrenza della propria saliva. Infine la propensione dei vecchi barbieri anche all’attività medicamentosa che risale all’antica storia. Infatti fino al 15° secolo i barbieri continuarono a fare interventi chirurgici e ogni tipo di cure, senza alcun inconveniente. Nel 1450, in Inghilterra con decisione del Parlamento, si è limitati al salasso, l’estrazioni dentarie e la cura dei capelli. Nei secoli 16 e 17, i barbieri furono elevati ad alte posizioni nelle corti europee. Un editto emanato da Enrico VIII d’Inghilterra ha permesso loro di ricevere una volta all’anno, corpi per dissezioni e lo studio sull’anatomia umana. Nel secolo scorso, fino agli anni sessanta oltre al taglio dei capelli e alla barba si dedicavano anche al servizio sanitario che consisteva nel fare siringhe ordinarie ed endovene, applicazione di mignatte ed altre cose simili.

Le vecchie usanze della pallina in bocca e della classica “sputacchiera”

Calendarietto tascabile profumato

Salita San Pietro a Porto d'Ischia anni '50 Mario Carcaterra barbiere-pianista sull'ingresso del suo salone


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La Storia siamo Noi 2 aprile 2016

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Dalla chiesetta di S. Pietro a Pantaniello “appresso il laco” alla omonima Abazia sul castello d’Ischia Di Nunzio Albanelli

P

oche notizie ci sono pervenute in merito alle vicende che contrassegnarono l’Abazia di S. Pietro a Pantaniello nei due secoli trascorsi dall’eruzione dell’arso del 1301. A stento siano riusciti a sapere che la stessa era stata abbandonata e lentamente aveva ceduto alle ingiurie del tempo. Secondo poi l’autore del “Ragguaglio”, quando era Vescovo d’Ischia Fabio Polverino, dal 1565 al 1590, si sarebbe verificata la totale soppressione del convento e delle rendite dello stesso si sarebbe formato un beneficio, trasferito poi ad uno dei più bei siti del Castello. Si tratta, a nostro modesto avviso, di dati piuttosto generici ed imprecisi, in quanto si accusa anche il Vescovo di aver profittato di quel territorio, che in seguito gli eredi avrebbero alienato a buon prezzo a vantaggio del protomedico, D. Francesco Buonocore. In virtù del saggio di Paolo Buchner e della dotta ricerca di G. Giuseppe Cervera, pubblicata anche su “Ischia Oggi”, n.7 del 1981, siamo in grado non solo di ricostruire sia le lunghe trattative tra l’Abate France-

sco Basso e il gentiluomo Dionisio Basso, proveniente da Giffone nel salernitano in merito al beneficio accennato sia l’acquisto in enfiteusi perpetua da parte di Silvestro, nonno del protomedico, di tutti i fondi che appartenevano ai Polverini, nel 1740. Del resto già da un secolo i Buonocore risiedevano già “sulle sponde del laco” come “enfiteuti dei signori Polverini”. Esiste anche una magnifica platea di tali beni venduti al Buonocore, conservata presso la Biblioteca Antoniana di Ischia, “fonte preziosa per la storia locale e per quella di molte antiche famiglie ischitane, come i Ferrandino, i Di Meglio, i De Angelis, i Lauro, i Messina ecc.” È palese che, da un lato, Silvestro Buonocore, facendo di alcune annue entrate, vendute dalla città una donazione a vantaggio del figlio Fabrizio, aveva gettato le basi della futura “Casina Reale” costruita dal nipote, protomedico Francesco, e, dall’altro, il citato Dionisio Basso, che aveva un figlio prete, Don Pompeo, si adoperava per sistemarlo con decoro in una cappella gentilizia. Il Cervera opportunamente ci informa che il vescovo di allora, frate Agostino Falivenia, noto come Pa-

stineo, proveniva dalla stessa zona, nel salernitano, di Dionisio e insieme che l’Abate della cappella Don Francesco non vi officiava “un po’ per le mefitiche esaltazioni del laco, un po’ per le scorrerie piratesche e le continue incursioni dei Turchi che l’avevano profanata”. In breve, grazie alle sollecitazioni del vescovo Pastineo e d’accordo con l’Abate Don Francesco, Dionisio riuscì ad ottenere da Roma il diritto di patronato sull’Abazia ormai inavvicinabile, dovette tuttavia accettare le seguenti clausole: riedificare a sue spese la Chiesa su un colle vicino che fosse salubre per l’aria, non inquinato dal lago e dalle sue esaltazioni, sicuro dal pericolo dei pirati e dei Turchi e nel contempo elevare a settantacinque ducati la rendita dell’Abazia. Subito dopo l’abate si sarebbe dimesso, al fine di permettere di nominare nuovo abate il proprio figlio Pompeo. Accettate le condizioni, Dionisio si mise all’opera gettando le fondamenta della nuova abazia sul castello, dove possedeva un appezzamento di terra, e acquistando una masseria a Campagnano del valore di ottocento ducati. Le carte erano già pronte il 22 settembre 1547, completate nel dicembre dello stesso anno, quando sorse a spese di Dionisio la nuova chiesa sul Castello “con pietre squadrate e dotata di ben cinque cappelle”, di cui una riservata in esclusiva a Dionisio, “esagonale, dall’architettura maestosa e

imponente che oggi ancora si ammira”. Il 26 dicembre 1548 Don Pompeo Basso prese possesso della nuova Abazia di S. Pietro a Pantaniello sul Castello. Mi piace sottolineare inoltre che Don Pompeo, pressato forse dalla città e dal vescovo, si sobbarcò all’onere di ripristinare il rudere della vecchia chiesa “appresso il laco”, che però continuò a non essere frequentato. Mi è sembrato superfluo invero accennare sia ai molti beni di cui si arricchì poi l’Abazia sia ai vari abati che vi si succedettero dal 1562, anno fino al quale tenne il possesso Don Pompeo, alla prima metà del ‘700, quando con la morte di Pompeo, figlio di Cesare, si estinse la famiglia Basso. Pompeo dovette nominare beneficiato Don Sebastiano Agnese, proprio per non aver avuto che due figlie, Isabella e Giovanna. Dopo la morte di Don Sebastiano, fu nominato Abate Don Pompeo Agnese nel 1809 e proprio sotto di lui il re volle tenere per sé il Castello invitando Don Pompeo ad edificare una nuova cappella di S. Pietro nel suo terreno a Campagnano, come accadde. A sopprimere infine il beneficio provvidero le leggi del ’67 spingendo una tal Agnese Mazzella, vedova di Francesco Agnese di Giovanni, nipote di Raimondo, fratello del citato Don Pompeo che nel 1836 aveva rinunziato al titolo. Non fu più possibile da allora nemmeno “ridare la chiesa al culto”.


Storie di Animali

17 2 aprile 2016

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racconto breve inedito

Di Francesco Mattera

G

iovanni e Franco sono convocati da Gennaro nella prima settimana di febbraio. Vuole fare presto quest’anno. La vigna da potare e legare, i ceppi da scalzare e nettare dalla crosta inerbita, un lavoraccio che non si sogna di fare da solo. Il primo, occhi chiari e fisico muscoloso, è un chiacchierino che ti stupisce però anche per lunghi silenzi durante i quali diviene infaticabile con la zappa che usa come uno scrittore maneggia una penna. Il secondo, smilzo e agile, è un maestro con la le forbici da pota e tutto l’armamentario del contadino, ma anch’esso un grandissimo lavoratore. Lavoro e chiacchiere piacevoli, leggere, che smorzano la fatica come un ammortizzatore attenua i colpi della ruota in una buca insidiosa. Giovanni e Franco diventano subito Joe e Frank perché sembrano usciti pari pari da un romanzo di William Faulkner. Specialmente Joe, un tantino trasognato, semplice ma non ingenuo, a tratti dominato dall’istinto, traduce in parole i pensieri che potrebbe trattenere per se, e ti conduce per sentieri logici improbabili, o probabili solo per lui, nel suo discorrere sulle questioni più disparate. Frank è abile ad accendere la miccia e così inizia una maratona verbale senza esclusione di colpi. Il Job act è l’argomento preferito. E nei momenti di stanca viene addirittura invocato, canticchiato: “Job act, job act, job act, a quel posto agli operai, ….act!” Una girandola ricorrente di argomenti: le donne, i piatti preferiti, il lavoro che c’è e non c’è, la terra, le piante, i parenti, quelli buoni e quelli serpenti, il ritorno del job act, chi paga e chi non paga, le tasse, le suocere, il telefonino che rompe, il telefonino per errore nella lavatrice, i rompi …ni , ecc. ecc. E’ Joe il protagonista assoluto! Poi viene il momento dei conigli. Joe scorge la trappola fallita per la cattura del rosso. Ascolta il racconto. Si fa serio. Poi curioso. Dice: “Mi piacerebbe vederlo questo coniglio. Possibile che non esce mai fuori? Se è scappato da una gabbia non dovrebbe avere paura di noi. Se esce, giuro che l’acchiappo!”- E Frank: “Si, prepara il sale così glielo metti sulla coda…ah, ah, ah!” “Si, si, ridi tu…! - fece Joe tra i denti - quando mi scappano i conigli dalle gabbie vengo a chiamare te, mio caro Frank… bello lui!” - Poi tutto rientrato. L’indomani si leva mano dal lavoro più tardi, all’imbrunire, per completare l’opera. Gennaro si

2° ed ultima parte del racconto iniziato nel Kaire della settimana scorsa. Una storia di contadini nella zona della Scarrupata oltre lo Schiappone alle prese con un coniglio un po’ troppo furbo…

Joe, più veloce di Red Rabbit attarda per chiudere la cantina. Dabbasso Joe e Frank aspettano: poi un grido soffocato: “Il coniglio !” – l’animale attratto dalla terra fresca era uscito dal folto del canneto e stava ritto nel primo filare del vigneto di Gennaro che intanto aveva raggiunto i due compagni. “Non spaventiamolo… – disse Joe – Voglio provare a prenderlo…”. Si diede a girargli intorno con le braccia aperte e protese in avanti, a fare strani versi, ai quali il coniglio reagiva rizzando le orecchie e fissando a sua volta Joe: sembrava ipnotizzato. Poi ad un passo appena, l’animale scappa ma non si allontana troppo. Gennaro e Frank gli sbarrano la strada, anch’essi intenti ed eccitati. Joe è trasfigurato, sembra un guerriero che studia la tattica per sorprendere il nemico e tiene desti i suoi soldati. “Farò una lancia con una canna fresca e lo infilzerò…, le canne sono micidiali se le sai lanciare!” – Frank rideva sotto i baffi. Gennaro sembrava più possibilista: “Può darsi che…!” Quando la canna fu bella e appuntita col marrazzo, il coniglio era fermo a circa 15 metri e mangiucchiava tranquillo sul ciglio della terrazza. Gennaro ora scrutava con stupore il viso intento e quasi folle di Joe. Brandiva la canna come il più consumato giavellottista. Due, tre corti passi, la schiena all’indietro, la posa plastica del lanciatore, poi lo spicco dell’improvvisato attrezzo verso l’animale, mancato di pochi centimetri con l’asta conficcata e vibrante nel terreno. La rincorsa a tre per non far scappare l’animale verso la deriva del vicino canneto. Joe che recupera l’asta, e ci riprova, bersaglio mancato nuovamente per un pelo. Ma Joe non desiste, e quasi più non parla. I tre ora sembrano intendersi restando muti, a gesti. Red rabbit, sembra prendersi gioco di loro. Intanto, però si è cacciato nel corner della rete di recinzione della terra di Franchino spaghetto, controllato con gli occhi e con il fiato da Frank e Gennaro. Joe gli sta a meno di 10 metri e avanza lentamente alle sue spalle. Ripete i versi gutturali - chiù, chiù, chiù - all’indirizzo dell’animale e tiene le braccia protese in avanti e la testa incucciata nelle spalle. Poi si ferma. A piedi uniti spicca un salto verso l’animale con le braccia in avanti. Mancato!

L’animale svicola con un anticipo di una frazione di secondo. Joe assapora la terra, acre e granulosa, la sputa ma rimane muto. Poi si alza di scatto e si mennea sulla traiettoria presa un istante prima dal coniglio, giù per il ciglio inerbito, come un siluro, folle nella sua forsennata determinazione. Red rabbit sembra sorpreso. Scarta fulmineo a zig-zag. Joe gli taglia la strada in un’ansa del ciglione. Entrambi scompaiono dalla vista di Frank e Gennaro. Poi un: iiihh, iiihh, iiiiiihhh prolungato fa capire loro che Joe ha vinto la sfida. Red Rabbit è preso. Eccolo Joe, ricompare sull’erta del ciglione, la faccia graffiata, capelli tutto uno scompiglio, un fiocco d’erba in bocca, il maglione infilzato di stecchi e pieno

di terra. Trionfano i suoi occhi. Poi rivolto a Frank: “Dai, prendi il sale che ce lo metto sulla coda!” - e giù un iiiiiiihhhhh! prolungato, un giubilo presto imitato dai suoi compagni. Poi una rapida visita all’animale: “I coglioni non ce l’ha, è una femmina. I denti sono bianchi, è giovane e non ha segni di rogna!” – Poi accarezza l’animale e lo fissa quasi con tenerezza. Entrambi hanno il cuore che batte a mille. “E’ sanissima, e sai cosa c’è di nuovo? La porto a casa, la metto in gabbia e provo a fargli fare i coniglietti. Dai bella che a casa ti aspetta un bel maschione…!” - E’ allora che Gennaro gli dice con una pacca sulla spalla: “Bravo Joe, sei più veloce di red rabbit, complimenti!” Fine


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Attualità 2 aprile 2016

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Punti di vista Di Franco Iacono

1.

Surreale: in una città come Napoli, “occupata” dalla criminalità organizzata, con un tasso di disoccupazione drammatico, con disastri evidenti nei trasporti e nella nettezza urbana, con le strade “devastate” da buche e lavori interminabili, le prime pagine vengono impegnate dalla diatriba su Bagnoli fra il Presidente del Consiglio e del Sindaco, già da tempo in campagna elettorale. Una “cortina fumogena” in difesa, presunta, della città con toni apocalittici, sicuramente fuori e sopra le righe: “Se pensa di mettere le mani sulla città, signor Presidente del Consiglio, sarà respinto con fermezza. … la città sa respingere le occupazioni militari, mafiose ed istituzionali”. E così di seguito in un video messaggio di 11 minuti: per la verità fu ben più divertente quello dell’invito ad Al Pacino a visitare la città Napoli! Probabilmente la città, ed il suo Sindaco, sarà pure capace di respingere ogni tipo di invasione, ma è certo che non riesce a respingere quella della criminalità organizzata, che è diventata un vero e proprio,

forse il più “efficace”, “ammortizzatore sociale”. Tanti, troppi, giovani trovano nella camorra l’occasione di “lavoro”, di “occupazione”, che consente loro di “realizzarsi”, da protagonisti, nella violenza e nel sopruso quotidiano. Le cronache di tutti i giorni ci raccontano di omicidi, di bande armate di giovanissimi, che infestano la città, ma anche di intere famiglie dedite allo spaccio ed al racket. Mi ha particolarmente impressionato la storia delle nonne, che proteggevano ed accudivano i killers di quel giovane di San Giovanni a Teduccio, ucciso per avere osato di alzare gli occhi sulla donna di un boss. Di questa “quotidianità” tragica nessuno parla,

salvo le cronache. Pochi si esercitano ad “entrare” in quei quartieri, ormai troppi, “occupati” dalla camorra per cercare di capire cosa accade e quale risposta, alternativa, si può dare a quei giovani traviati. Capisco che è più facile “discettare” sulle primarie del PD ed interrogare gli “aruspici” sulle intenzioni di Bassolino, ma i veri problemi sono altri, soprattutto quelli di una generazione intera sacrificata sull’altare di “Gomorra”. Mi domando: dove sono gli intellettuali, quelli che organizzavano “Palazzo Marigliano” al tempo della prima Repubblica? Forse questi temi sono meno appassionanti? O, più prosaicamente, è troppo faticoso e meno gratificante scendere dai salotti ed addentrarsi in quelle tragiche realtà, che ormai non inducono più neppure ad analisi sociologiche, un tempo di moda. E nessuno parla di formazione-lavoro per preparare giovani, anche quelli che già sperimentano le carcere minorili e Poggioreale, ad entrare nel mondo del lavoro, che sarebbe già molto “ricco” di occasioni, se solo si spendessero in tempo, e per bene, le ingenti risorse europee. Intanto prepariamoci ad assistere a questo duello da “Mezzogiorno di Fuoco” tra il Presidente del Consiglio ed il Sindaco, che aspira, ormai lo dicono tutti, a sfidare Matteo Renzi, direttamente, una volta che avrà vinto le Elezioni Comunali. Con questo PD, con la frammentazione nel campo della Destra, con il Movimento 5 stelle ancora sotto un shock di Quarto, la vittoria del Sindaco è più che probabile. 2. L’Isola d’Ischia da oggi diventa più povera, almeno sul piano della solidarietà: la Casa di riposo “Villa Joseph”, in Casamicciola, potrebbe essere venduta per farne, pare, una struttura turistica. Naturalmente le finalità dell’acquirente, sicuramente volte all’utile, sono secondarie. Interessa, e meraviglia, che un Ordine qual è quello voluto da Don Orione, - Superiore Generale don Flavio Pe-

loso -, decida di alienare un bene, dedicato alla ospitalità di anziani. Ora sono venticinque. Quella struttura, nata dall’impegno davvero missionario del compianto Don Salvatore Castiglione, sorge su di un bene, donato da Giuseppina Morgera, “vincolato” a finalità di solidarietà e di assistenza. Fu costruita con la generosità di molti, cittadini ed Istituzioni, a cominciare dal Comune di Casamicciola – Sindaco Giuseppe Iacono -. Io stesso, con il consenso dei colleghi assessori Provinciali Antonio Castagna e Luca Scotti, deliberai un contributo di dieci milioni da parte della Provincia di Napoli. Non so come un Notaio potrà rogitare un atto di vendita, in presenza del vincolo della donante Morgera. Ma, soprattutto, mi meraviglierei molto se il Comune di Casamicciola deliberasse il cambio di destinazione di quel complesso. So bene che “maiora premunt”, compresi gli interessi dello sviluppo turistico, ma alcuni valori vanno salvaguardati ad ogni costo. Al momento, meraviglia sia il silenzio del Comune di Casamicciola, sia quello dei Sindaci degli altri Comuni. E mi viene da pensare, soprattutto riferito all’Ordine di Don Orione, di quanto le parole intense di Papa Francesco, che pure ha incontrato i Sindaci dell’Isola, non abbiano alcuna incidenza addirittura all’interno di un Ordine Ecclesiale. Naturalmente sarebbe utile sapere anche come quell’Ordine investirà la cospicua somma ricavata! In questo momento di grande delusione, resta la gioia, fra le altre, di aver pranzato, il giorno della inaugurazione, nel 1982, con un altro illustre benefattore Amintore Fanfani, Statista di razza, e con sua moglie: fu una giornata di festa e di speranza. Ora perduta! So bene quanto la questione stia a cuore al Vescovo di Ischia, Pietro Lagnese, che risulta si sia fatto “sentire” dai vertici orionini. Con scarso esito (per ora), pare. Allora si tratta di mobilitare le coscienze, di scuotere gli animi assopiti, di far sentire il proprio peso al Sindaco di Casamicciola e agli altri Sindaci. Si tratta di dire loro che non basta andare dal Papa Francesco e farsi fotografare. Questo Papa ha “bisogno” di testimonianze, che confermino il Suo appassionato insegnamento. Villa Joseph è patrimonio dell’Isola d’Ischia e della sua gente, ma, soprattutto se gestita per bene, è un faro di speranza per tanti anziani, che molte famiglie, pensando di lavarsi l’anima, mandano in quel luogo a terminare la loro vita. Il Vescovo può molto con la sua autorevolezza: non può prevalere la logica del denaro che abbia per protagonista addirittura un ordine religioso.


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In Diocesi

2 aprile 2016

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Di Giuseppe Galano

T

ante persone hanno preso parte alla Celebrazione Eucaristica presieduta dal nostro Vescovo Pietro. L’omelia di Mons. Lagnese è stata molto intensa e carica di spunti di riflessione. Il brano del Vangelo di Luca ci parla di due discepoli del Signore che se ne vanno. Delusi dalla morte di Gesù si mettono in cammino; erano tristi, sconfortati per il modo in cui il loro maestro era morto. Si sentivano traditi dal Signore e vanno via da Gerusalemme verso un villaggio chiamato Emmaus. Stavano mettendo in dubbio tutto quello che Gesù aveva loro detto. “Chissà quante volte è capitato a noi di non vedere Gesù Risorto, momenti in cui ci siamo guardati intorno e non abbiamo visto il Vangelo. Può capitare ovunque, anche in Parrocchia di non vedere il Vangelo realizzarsi. Potrebbe venire la voglia di sbattere la porta ed andare via”. Ai discepoli accade proprio questo, si incamminano tristi verso la vita di sempre. Gesù li raggiunge e si mette a camminare con loro e chiede di cosa stessero parlando.” Erano tristi i discepoli. Gesù si interessa

Di Giuseppe Galano

L'

incontro è stato molto bello ed appassionante grazie ai numerosi spunti di riflessione proposti ai ragazzi da Mons. Alimandi. “Il pensiero è frutto dello Spirito – ha affermato il sacerdote - Con un pensiero Dio ha creato il mondo. Tutti noi siamo figli del pensiero creatore di Dio. Ciascuno di noi, fin dal grembo materno, è frutto di un pensiero”. Il pensiero è fondamentale, tutti noi viviamo come pensiamo. “Gesù è venuto a donarci lo Spirito e conformarci alla volontà di Dio. Se pensiamo bene viviamo bene”. Lo Spirito di Dio muove il pensiero. “La negatività è sempre pensiero negativo. Seguire le tenebre al posto della luce comporta negatività”. Il pensiero negativo ci offusca, ci incarta su noi stessi. “Un pensiero nato a partire dallo Spirito illumina il negativo, permette alla luce di entrare al posto di tutto ciò che è negativo. La luce è Gesù”. Mons. Alimandi afferma che è importante ascoltare attentamente la Parola di Dio e fissarla nella mente. Anche i pensieri negativi che partono dallo spirito del male hanno la capacità di fissarsi nella mente. Ci si ammala pensando troppo a lungo male, la psiche ne risente. La maggior parte del-

In pellegrinaggio dal Cuotto Mercoledì 30 marzo la Chiesa Cattedrale ha ospitato il pellegrinaggio della comunità parrocchiale di San Francesco Saverio del Cuotto di loro così come si interessa di noi e ci chiede di parlare con Lui delle cose che ci stanno più a cuore”. I discepoli iniziano a parlare. Fanno un discorso spiegano i motivi della loro tristezza. Gesù li lascia parlare senza interromperli. Ad un certo punto li illumina poi con una parola, fa in modo che i due inizino a guardare le cose dal punto di vista della Parola di Dio. “Come sarebbe bello se questo avvenisse anche in Parrocchia; sarebbe bello se diventasse un luogo dove mettere Dio e la Sua Parola al centro di tutto. Gesù con la Parola di Dio illumina ogni situazione”. I discepoli non avevano ancora riconosciuto Gesù in quel viandante che era con loro. Giunti nel villaggio dove erano diretti Gesù fece come se fosse diretto in un luogo più lontano ma essi insistettero affinché restasse con loro. L’incontro, l’esperienza

di Resurrezione la fanno proprio in questo momento quando rivolgendosi a Lui lo invitano a restare con loro perché si fa sera. In loro vi è ancora tristezza ma una piccola luce si sta accendendo ed inizia a brillare. Riconobbero Gesù allo spezzare il Pane. “In questa pagina del Vangelo vi sono i capisaldi della vita di una comunità: la Parola di Dio, l’Eucarestia e la strada come luogo di incontro”.Il Vescovo afferma che la strada è luogo d’incontro tra Gesù e le persone. Il Vangelo si conclude con i discepoli che intraprendono il cammino al contrario, ritornano di nuovo a Gerusalemme. “Questa è vera conversione. Ritornano da dove erano venuti, li dove vi erano Maria e gli altri Apostoli. Riferirono di aver visto il Signore. Anche Simone riferisce di averlo incontrato. Avvengono condivisioni di incontri di Resurrezione”. Il vescovo conclu-

de auspicando che ogni domenica si possano fare tali esperienze per potersi sempre rialzare e ripartire. “La fede è rialzarsi, mettersi in condizione di seguire Gesù ed annunciarlo. Quando i cristiani non annunciano più il Vangelo la loro fede si sta spegnendo”.

Tutto nasce da un pensiero Mercoledì 30 marzo in Cattedrale si è tenuto un incontro con Mons. Luciano Alimandi rivolto in modo particolare a giovani e ragazzi. le malattie della psiche potrebbero essere risolte con la preghiera. Egli sottolinea come spesso e volentieri i giovani si lasciano affliggere dal pensiero di non valere nulla, di non essere buoni a niente. Questo pensiero non viene da Dio. Il peccato nasce dal pensiero. La conversione è il passaggio da un pensiero negativo ad uno positivo. Convertirsi significa cambiare pensiero, cambiare mentalità. Se pensa sempre in modo negativo una persona si ammala. Gesù ci invita a reagire in modo radicale su ciò che causa il male. Tutto nasce a partire dal pensiero. Da un pensiero uscito fuori orbita ha origine il peccato di Eva che comincia a staccare un pezzetto di se da Dio. Il serpente vede che il pensiero di Eva si stava staccando da Dio ed entra in azione. “Il male nasce sempre quando un piccolo pensiero si inizia a staccare da Dio. Questo può essere causa di disastri familiari. Tutto nasce da

qualcosa che è piccolo. Un piccolo pensiero si stacca da Dio ed il diavolo si inserisce proprio lì. Andare verso il progetto di Dio è sempre un qualcosa che nasce da un pensiero. La santità nasce da un pensiero che va alimentato”. Fondamentale è la capacità di saper dominare i pensieri negativi. Questo va fatto a partire dall’infanzia. Anche questo nasce da un pensiero. E’ fondamentale ascoltare la Parola di Dio e vivere così una vita bella. “I pensieri negativi vanno convertiti. Occorre invocare lo Spirito Santo e chiedere aiuto alla Madonna ed alla Parola di Dio. La felicità è il progetto di Dio su ciascuno di noi”. Occorre sempre saper scegliere tra due strade: seguire Dio o non farlo. “La vita non è un film. La società ci fa credere il contrario. Ad un certo punto è come se si arrivasse a metà film e si cambia canale. La vita è tremendamente bella, ha una drammaticità unica nella sua bellezza. Spesso la

vita sembra un gioco. Noi abbiamo il potere di cambiare noi stessi, Dio ci ha dato il potere di diventare Santi, siamo noi a deciderlo. Se apriamo il nostro cuore, se preghiamo Dio ci cambia. Egli da a ciascuno ciò che desidera”.


Liturgia

20 2 aprile 2016

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Commento al Vangelo

Domenica 2 aprile 2016

“Il Signore mio e il Dio mio” Di Don Cristian Solmonese

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on basta vedere il sepolcro vuoto per dire che Gesù è risorto! È questo il messaggio che questa seconda domenica di Pasqua ci comunica. La tomba vuota non è segno che Cristo è risorto, è solo un indicatore direzionale. La verità della resurrezione sarà accertata solo nell’incontro con il Risorto. Descrivere quest’incontro è stata subito la preoccupazione dell’Evangelista Giovanni che, dopo aver dato una descrizione accurata del luogo del sepolcro e dei lini sepolcrali, descriverà immediatamente l’incontro con Gesù e la Maddalena e quello con i discepoli. Dopo questi due incontri, Giovanni descriverà quello tra il Risorto e Tommaso, uno dei Dodici. “Mio Signore e mio Dio” dice Tommaso a Gesù. Quest’espressione costituisce l’apice del racconto della fede in Gesù, proposto anche a noi in questa domenica. Tommaso ama Gesù. È disposto a morire accanto a lui (Gv 11,16) e vuole sapere dove sta andando per poterlo seguire (Gv 14,4). Ma quando Il Signore Risorto viene nel cenacolo, egli è l’unico assente. Si può presupporre che fosse assente perché più coraggioso degli altri poiché aveva osato uscire all’aperto, da solo o con altri più intraprendenti come Cleopa e il suo compagno (Lc 24,12). Nel Vangelo egli è detto Didimo poiché questo nome significa gemello: è gemello di ciascuno di noi, increduli come lui, chiamati a diventare gemelli di Gesù mediante la fede. Tommaso non c’era quando gli altri lo videro; ed è tentato di non credere alla loro testimonianza. C’è in gioco la sua vocazione di uno dei Dodici, chiamato ad essere testimone del Cristo crocifisso e risorto. Vuol vedere di persona il Signore. Egli rappresenta ogni persona che in ogni tempo porta nel suo cuore il dubbio sulla resurrezione. Gesù gli concederà questo privilegio ma solo all’interno della comunità dei discepoli. È bene che Tommaso sia stato assente; così comprendiamo meglio che cosa sia la fede.

Il Signore in quell’occasione proclama la beatitudine della fede che è il centro del racconto biblico: la fede è identica nella sostanza ma diversa nella modalità. I primi discepoli hanno potuto credere perché hanno visto, hanno toccato. Noi che veniamo dopo non possiamo vederlo ma possiamo credere in lui mediante la testimonianza di coloro che erano prima di noi. L’esperienza dei primi compagni di Gesù è unica ed irripetibile; a loro è riservato un vedere e un toccare materiale, unico nella storia dell’umanità! C’è invece un vedere e toccare interiore proprio di chi crede in lui e lo ama: questo si realizza nella comunione con lui nella Parola che lo racconta e nel toccarlo nel Pane memoriale della sua passione. Tutto questo si realizza nella comunità! Da soli non è possibile. In seno alla comunità ogni domenica («otto giorni dopo» v. 26), solo lì possiamo incontrare il Risorto e fare esperienza comunitaria della resurrezione di Gesù! In essa possiamo toccare le sue piaghe gloriose, in essa possiamo sperimentare il mandato che il Maestro ha dato agli apostoli: toccando le piaghe del Signore sentiamo il perdono dei peccati, il rinvigorirsi della nostra fede, ma soprattutto la della sua presenza con noi fino alla fine del mondo!


Ecclesia

2 aprile 2016

kaire@chiesaischia.it

Di Ordine francescano secolare di Forio

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l 23 marzo scorso papa Francesco ha voluto meditare il Triduo Pasquale nel Giubileo della Misericordia. Soffermandoci in particolare sul sabato santo papa Francesco definisce questo «un giorno di silenzio, e noi dobbiamo fare di tutto perché per noi sia proprio una giornata di silenzio, come è stato in quel tempo: il giorno del silenzio di Dio». Alcuni proverbi suggeriscono: parla poco e ascolta molto; il silenzio è d’oro; prima di parlare conta dieci volte. Chi si pone oggi in un atteggiamento di silenzio e di ascolto? La nostra realtà frenetica e assordante spesso non ci concede di vivere in un raccoglimento interiore che apre la strada alla meditazione; non ci concede di porci delle domande e soprattutto di trovare delle risposte. Bisogna dare spazio al silenzio attorno a noi e dentro di noi per riconoscere e ascoltare i suggerimenti dello Spirito Santo. La pratica del silenzio diventa così una disciplina spirituale. San Francesco, da grande maestro che era, ha insegnato anche questo ai suoi frati e, oggi più che mai è da prendere in considerazione, sforzandoci di trovare il silenzio nella cella del nostro cuore, quando la realtà che ci circonda ci distrae tremendamente e ci impedisce di rivolgere la nostra attenzione al Signore: “ Com’ebbe scelto il gruppo che intendeva portare con sé Francesco disse a quei fratelli: « Nel nome del Signore, andate due a due per le strade, con dignità, mantenendo il silenzio dal mattino fino a dopo l’ora di terza, pregando nei vostri cuori il Signore. Nessun discorso frivolo e vacuo tra di voi, giacché, sebbene siate in cammino, il vostro comportamento dev’essere raccolto come foste in un eremo o in cella.

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La preziosità del silenzio

Dovunque siamo o ci muoviamo, portiamo con noi la nostra cella: fratello corpo; L’anima è l’eremita che vi abita dentro a pregare Dio e meditare. E se l’anima non vive serena e solitaria nella sua cella, ben poco giova al religioso una cella eretta da mano d’uomo »”( FF 1636). Papa Francesco però distingue il silenzio di Dio da quello che spesso gli uomini amano fare per non impicciarsi dei problemi degli altri, perché non riguarda loro direttamente, sperando di mettere a tacere la voce della coscienza. Quel silenzio è peggiore di qualsiasi atteggiamen-

to umano di menefreghismo, soprattutto difronte alla sofferenza altrui: il silenzio vigliacco. Sulla meditazione della Croce di Cristo durante la Via Crucis al Colosseo il Santo Padre afferma con un tono deciso e di denuncia, dando voce a chi non ha voce: “O Croce di Cristo, ancora oggi ti vediamo eretta nelle nostre sorelle e nei nostri fratelli uccisi, bruciati vivi, sgozzati e decapitati con le spade barbariche e con il silenzio vigliacco”. Gli uomini di Dio si distinguono da come usano il dono della parola e il tempo del silenzio.

Usiamo sempre misericordia e troveremo misericordia Di Antonio Magaldi

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io desidera che diventiamo capaci di clemenza e di perdono, di usare la Misericordia di Gesù, che è il riflesso del Padre Misericordioso. Dio della Misericordia ha bisogno della nostra misericordia. In questo contesto Gesù disse: “Siate misericordiosi come il Padre vostro è Misericordioso”; per poter comprendere questo, prima dobbiamo scoprire la profondità della Misericordia di Dio, dobbiamo noi stessi fare l’esperienza di essa nella nostra anima, aggrappandoci ad essa, in tutte le condizioni dolorose e non: ciò è indispensabile per portare ai fratelli che incontriamo la grande notizia della Misericordia di Dio; ben sapendo che solo essa può donarci la bellezza originaria. Non essere misericordiosi è non agire secondo il cuore di Dio, in breve: solo la conoscenza della propria vulnerabilità e del proprio peccato può alimentare quel sentimento di tenerezza, di attenzione verso gli altri che è l’autentica Misericordia. Necessita coltivare e custodire chiara memoria della propria fragilità e del perdono ricevuto da Dio. “Sono uno cui è stata fatta Misericordia”, ripete spesso Papa Francesco, definendosi: “un peccatore perdonato”. Chi perdona non è mai sopraffatto, perché il perdono donato, senza condizioni, è una forma

di libertà interiore. Il grande premio promesso ai misericordiosi, è proprio quello di trovare misericordia, ovvero assicurarsi la propria salvezza eterna. Per il misericordioso, la miseria che vede nell’altro, gli appartiene, perciò ne vuole pagare lui il prezzo liberando l’altro dal peso della sofferenza. La Misericordia è pienezza di Dio, chi esercita la misericordia vive già della vita stessa di Dio, perché applica all’esistenza di ogni giorno il modo di essere e di agire di Dio. Preghiamo con Santa Faustina: “Aiutami, o Signore, a fare sì che il mio cuore sia misericordioso, in modo che partecipi a tutte le sofferenze del prossimo…non parlerò delle mie sofferenze. Alberghi in me la Tua Misericordia o mio Signore”. Ecco che abbiamo bisogno dello Spirito Santo, in quanto il protagonista del perdono dei peccati, è Lui, lo Spirito Santo. «Lo Spirito Santo, ci porta al perdono di Dio, passando attraverso le Piaghe di Gesù, per la forza di queste Piaghe i nostri peccati sono perdonati: così Gesù ha dato la sua vita per la nostra pace, per la nostra gioia, per il dono della Grazia nella nostra anima…» (Papa Francesco - Udienza Gen. 20/11/2013) È nella Confessione Sacramentale che chiediamo il perdono a Gesù; tutto dipende dalla parteci-

pazione che ognuno assume di fronte a Cristo e di fronte al dono dello Spirito Santo, si tratta della posizione della volontà: se deliberatamente e consapevolmente ci allontaniamo da Gesù, ci sottomettiamo alla concupiscenza, si entra nello stato di peccato, si perde la Grazia Santificante, l’amore e la natura, separati da Dio, vengono sottomessi all’azione dello spirito cattivo. Papa Francesco, guarda al futuro e nella Misericordiae Vultus afferma: “…come desidero che gli anni avvenire siano intrisi di misericordia per andare incontro ad ogni persona, per portare la bontà e la tenerezza di Dio”



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Lettere al Direttore

kaire@chiesaischia.it

Il suono delle campane Caro Lorenzo, devo ringraziare l’avv. Agostino Polito che mi ha spiegato il suono delle campane (articolo pubblicato nel Kaire di Pasqua). In città è difficile sentirle (o non suonano?), per cui in molti casi non capivo cosa mi volessero “dire”. Mi resta ancora la curiosità di capire i rintocchi 3+4+5+1 e quelli 3+3+3+3+1 che sento quotidianamente in determinate ore. Ho sempre amato il suono delle campane: le sentivo a distesa, il giorno di Pasqua, a Vicenza dai miei nonni, scendere dal Santuario di Monte Berico, proprio sopra la loro casa. E ho il ricordo bellissimo di un pezzo di Virgilio Lilli in “Penna vagabonda” che descrive magistralmente le campane di Gubbio. Qui a Ischia il mio rapporto è più complesso: mi piacciono durante il giorno (anche se talvolta tre minuti di orologio di scampanellate sono un po’ troppi, secondo me). La mattina presto, soprattutto d’estate quando si dorme con le finestre aperte, il suono insistente, troppo lungo e quasi a martello in particolare della Cattedrale, trovo non inviti alla preghiera, ma…a male parole da parte di residenti e ospiti. Forse basterebbe che suonassero per meno tempo? E comunque i rintocchi a morto che sento dallo Spirito Santo, m’invitano sempre alla preghiera per quell’anima salita al cielo e mi danno un senso di “comunione” dolce e profondo. Grazie ancora. Gina Menegazzi. Siamo un popolo dal cuore corrotto Caro direttore, parole sante quelle scritte da don Carlo Candido nel Kaire di sabato 26 marzo. Siamo un popolo con un cuore corrotto, è inutile prenderci in giro, è colpa nostra se c’è una mala gestio politica del nostro territorio. Siamo davvero passati da popolo di ospitali a popolo di maleducati. Se

fino a qualche giorno fa mi sentivo smarrita, senza identità culturale, le parole di don Carlo mi hanno scosso: devo ricominciare, devo darmi da fare per il mio popolo, per la mia isola, non posso arrendermi. Grazie don Carlo. Francesca. Storie di animali ischitani Gentile redazione, finalmente ritrovo un articolo dell’agronomo dott. Francesco Mattera. Compro il Kaire tutte le settimane, ma ultimamente ero quasi rammaricato perché non trovato gli articoli della rubrica di Mattera. Sono davvero un toccasana per me, perché mi aiutano ad essere più “amico” con l’ambiente, a vivere nel mio piccolo l’enciclica del Papa, Laudato si’. Il racconto sugli animali – la storia alla Scarrupata – è scritto così bene che quasi mi sono immedesimato nel protagonista principale – il contadino Gennaro -, conoscendo bene quel territorio così bello, oltre lo Schiappone. Non vedo l’ora di leggere il continuo della storia. Ancora grazie al dott. Francesco Mattera. Saluti, Pasquale. La Madonna Addolorata di Forio Gentilissimo Lorenzo, vorrei ringraziarti per aver dato spazio ad un articolo sulla processione foriana della Madonna Addolorata. Da foriano doc posso esprimere tutta la gioia nell’aver letto l’articolo. Ma quest’anno vedere il Vescovo Lagnese in mezzo a noi in questo evento mi ha scaldato il cuore. Grazie, Vito. Referendum trivelle Caro Lorenzo, ho la sensazione che non si stia parlando tanto nei TG del referendum del 17 aprile. Voi, redazione Kaire, invece andate controcorrente perché ci state dando le giuste nozioni per sensibilizzare i cittadini ad andare innanzitutto a votare, e capire bene gli scenari del SI e del NO. Sono un elettore di centro destra da sempre, ma capisco che l’Italia deve fare qualche sforzo in più per le fonti rinnovabili, per le auto elettriche, contro le grandi lobby del petrolio. Teneteci aggiornati. Alessandro.

2 aprile 2016

ABBONAMENTO POSTALE L’abbonamento annuale ordinario al nostro settimanale costa € 45,00 e consente di ricevere con spedizione postale a casa propria (sul territorio italiano) i 52 numeri del giornale stampati nel corso di un anno solare più eventuali “Kaire speciali”. Per chi vive all’estero, è possibile abbonarsi on line al settimanale in modo da poterlo leggere in formato Pdf a partire dalle ore 7,00 del mattino (ora italiana) nel giorno di uscita (verrà inviato via mail) e poterlo archiviare comodamente. Il settimanale online è esattamente uguale - per contenuto e impaginazione - a quello stampato su carta. L'abbonamento online costa € 45,00. LE ALTRE TARIFFE ANNUALI: Abbonamento amico €.100,00 Abbonamento sostenitore €.200,00 Benemerito a partire da €.300,00 COME PAGARE L’ABBONAMENTO Per il pagamento in contanti contattate la segreteria di “Kaire” ai seguenti numeri di telefono 081981342 – 0813334228 oppure il pagamento può essere effettuato mezzo bonifico bancario intestato COOP. SOCIALE KAIROS ONLUS indicando quale causale ABBONAMENTO KAIRE sul seguente codice IBAN IT 06 J 03359 01600 1000 0000 8660 Banca Prossima SpA. Dopo aver effettuato il pagamento inviate una mail a kaire@kairosonline.it oppure inviando un fax al 0813334228 con i seguenti dati per la spedizione: Cognome e nome: ... | indirizzo (via/cap/comune/ provincia): ... |codice fiscale: ... | telefono: ... | mail: ... nel caso l’abbonamento sia da attivare a favore di altra persona, indicare anche: Cognome e nome del beneficiario dell’abbonamento: ... Indirizzo (via/cap/comune/provincia): ...

EDICOLE DOVE POTER ACQUISTARE

CONVENTO S. ANTONIO FRATI MINORI - ORDINE FRANCESCANO SECOLARE

PELLEGRINAGGIO

COLLEVALENZA - ASSISI - LA VERNA - GRECCIO - FONTECOLOMBO

14 - 17 APRILE PROGRAMMA

14 APRILE: PARTENZA DA CASAMICCIOLA PER COLLEVALENZA: VISITA – S. MESSA - PRANZO PARTENZA PER ASSISI - SISTEMAZIONE IN ALBERGO ( Hotel Antonelli) - VISITA E VESPRI AL SANTUARIO S. DAMIANO - CENA E PERNOTTAMENTO 15 APRILE: PARTENZA PER IL MONTE DELLA VERNA ( luogo delle Stimmate di S. Francesco ) - VISITA - S. MESSA – PRANZO - PROCESSIONE CAPPELLA STIMMATE - RIENTRO AD ASSISI - CENA E PERNOTTAMENTO 16 APRILE: S. MESSA: S. MARIA DEGLI ANGELI ALLA PORZIUNCOLA - VISITA BASILICA S. CHIARA E S. FRANCESCO - PRANZO - POMERIGGIO: VISITA E PREGHIERA ALL’EREMO CARCERI E GIRO LIBERO PER ASSISI - CENA - ROSARIO E FIACCOLATA A S. MARIA DEGLI ANGELI 17 APRILE: PARTENZA DA ASSISI PER GRECCIO, VISITA SANTUARIO, FONTECOLOMBO, VISITA - S. MESSA E PRANZO. POMERIGGIO PARTENZA PER NAPOLI QUOTA DI PARTECIPAZIONE 350,00 € - Supplemento singola 20,00 € PER INFORMAZIONI E PRENOTAZIONI RIVOLGERSI: fr. Mario LAURO - P. MARIO LAURO: 081.99.11.70 guardiano - NICOTRA EDUARDO: 081.98.35.13/333.86.47.628

COLLABORIAMO INSIEME Per inviare al nostro settimanale articoli o lettere (soltanto per quelle di cui si richiede la pubblicazione) si può utilizzare l’indirizzo di posta kaire@chiesaischia.it I file devono essere inviati in formato .doc e lo spazio a disposizione è di max 2500 battute spazi inclusi. Le fotografie (citare la fonte) in alta risoluzione devono pervenire sempre allegate via mail. La redazione si riserva la possibilità di pubblicare o meno tali articoli/lettere ovvero di pubblicarne degli estratti. Non sarà preso in considerazione il materiale cartaceo.

Comune di Ischia Edicola di Piazza degli Eroi; Edicola di Ischia Ponte; Edicola al Bar La Violetta; Edicola di San Michele da Odilia; Edicola di Portosalvo Comune di Lacco Ameno Edicola al Bar Triangolo Edicola Minopoli sul corso Comune di Casamicicola T. Edicola di Piazza Bagni; Edicola di Piazza Marina; Comune di Forio Edicola del Porto; Edicola di Monterone


DIOCESI DI ISCHIA

UFFICIO DI PASTORALE FAMILIARE

DOMENICA 10 APRILE

GIORNATA FAMIGLIE AD ANGRI presso la Cittadella della Famiglia della "Fraternità di Emmaus", per approfondire la spiritualità dei santi coniugi Martin. Dopo la Peregrinatio diocesana delle reliquie dei santi Luigi e Zelia (gennaio-febbraio) ci recheremo con gioia e gratitudine ad Angri, dove si trova la prima cappella al mondo dedicata ai santi coniugi, genitori di santa Teresa di Lisieux. Sarà un'occasione per andare più in profondità riguardo la spiritualità familiare e la presa di coscienza della soggettività pastorale delle famiglie nella Chiesa e nella società. PROGRAMMA Partenza con traghetto da Ischia ore 8.45. Viaggio in bus gt; arrivo e presentazione della Cittadella a cura della "Fraternità di Emmaus" (sposi e consacrati); pranzo a sacco; testimonianze; S. Messa e ritorno a Ischia con traghetto da Porta di Massa ore 19.00. Quota partecipazione: adulti: € 20,00; ragazzi (fino a 14 anni): € 15.00. Anticipo: € 10,00. Pranzo a sacco. Prenotazioni presso i referenti parrocchiali famiglie entro martedì 5 aprile oppure inviando i propri dati all'ufficio diocesano di pastorale familiare al seguente indirizzo mail: pastoralefamiliareischia@gmail.com Don Pasquale Trani, Raffaella Mattera e Antonio Di Leva corresponsabili dell' ufficio di pastorale familiare


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