Kaire 42 Anno II

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Il settimanale di informazione della Chiesa di Ischia ANNO 2 | numero 42 | 17 ottobre 2015 | E 1,00

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INCHIESTA SUICIDI Cosa sta succedendo sull’isola? Perché così tanti suicidi in poco tempo? Cosa c’è dietro questo folle atto? Le Istituzioni cosa fanno per arginare il problema? Un’inchiesta di Teleischia ci aiuta a capirne meglio le identità.

EDITORIALE DEL DIRETTORE

Il perdono di Francesco… Di Lorenzo Russo

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o vorrei, prima di iniziare la catechesi, a nome della Chiesa, chiedervi perdono per gli scandali che in questi ultimi tempi sono accaduti sia a Roma che in Vaticano, vi chiedo perdono”. Sono le prime parole di Papa Francesco, a braccio, all’udienza generale di mercoledì scorso. Parole che danno un brivido in tutto il corpo. Un atto di dolore, un mea culpa a nome della Chiesa Madre, che sa di verità e di giustizia. Francesco si riferisce agli scandali, a quella parte di Chiesa che dà scandalo. E che fa male. Per scandalo non si può parlare solo di pedofilia o di qualsiasi cosa che possa mirare la sfera sessuale di un presbitero nei confronti di un minore, ma anche di falsificare la verità, creare divisioni, conflitti interni alla Chiesa, correre dietro al dio denaro…questa non è la Chiesa di Cristo. Ma Francesco ci ricorda che l’importante è non rassegnarsi, e convertirsi. Non bisogna nascondersi o far finta di non vedere, ma essere Chiesa al servizio della Verità di Dio. La Chiesa della misericordia, di Papa Francesco, è Chiesa che riconosce i peccati dei suoi figli, anche di quelli che nel corpo ecclesiale hanno serie responsabilità. Grazie Papa Francesco, per quel tuo Perdono…

A Roma dal Papa Rosa Iacono con la sua associazione Croce Rosa Ischia, in udienza dal Papa con alcuni ammalati. Ad accompagnarli il vescovo di Ischia Pietro Lagnese con don Agostino Iovene e don Emanuel Monte. Papa Francesco ha benedetto due nuove ambulanze.

VITA IN DIOCESI Una giornata intera per il consiglio pastorale diocesano, per capire insieme come “Fare Chiesa”.

SCUOLA Tanta gioia fra gli studenti per il messaggio del Vescovo a loro indirizzato. Ecco alcuni commenti.

LA CUCINA SECONDO BEPPI Un'invenzione di Massimo Baldino, che mette in mostra sul web i talenti culinari di Beppi Banfi.

GMG CRACOVIA Tutti gli appuntamenti dell’itinerario ischitano formativo, in preparazione alla giornata mondiale.


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In Diocesi 17 ottobre 2015

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AFFETTIVITà E SESSUALITà Di Giuseppe Galano

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l percorso organizzato dalla Diocesi nasce dall’esigenza, largamente condivisa, sia negli ambienti ecclesiali che sociali, di colmare un vero e proprio vuoto educativo nelle nostre comunità per quanto riguarda temi straordinariamente delicati quali affettività e sessualità. Infatti, in maniera sempre più preoccupante, oggigiorno si assiste a bambini e ragazzi che assumono atteggiamenti e vanno incontro a problematiche che vanno ben oltre la crescita fisiologica. La vita sessuale e di relazione richiede preparazione ed un impegno che possa partire da lontano e che duri per tutto l’arco della vita di un individuo o di una coppia. Il primo incontro si è svolto giovedì 8 ottobre presso l’auditorium del centro Polifunzionale. Un buon numero di partecipanti, tra cui numerosi studenti, ha assistito con grande interesse alla lezione del prof. Bellantoni interagendo con il relatore attraverso domande e spunti di riflessione che hanno permesso alla platea di entrare con più facilità nel vivo dell’argomento. In questo primo appuntamento si è trattato di Evoluzione storico-culturale del concetto di “educazione sessuale”. Bellantoni, nel corso del suo intervento, ha ribadito più volte che l’educazione sana affettiva e sessuale non può assolutamente prescindere dal fatto che chi mette in atto i comportamenti sia sempre l’individuo. Una persona matura nel suo complesso assumerà comportamenti maturi e viceversa. Tuttavia, occorre considerare che ci si può trovare in casi in cui un individuo immaturo potrà mettere in atto comportamenti maturi se si troverà ad obbedire ad un ordine, libero dal quale continuerà a porre in essere condotte immature. Il docente ha offerto alla platea un quadro sull’evoluzione storico-culturale del concetto di educazione sessuale ribadendo a più riprese

Il settimanale di informazione della Chiesa di Ischia Proprietario ed editore COOPERATIVA SOCIALE KAIROS ONLUS

Per una educazione libera e responsabile Gli Uffici diocesani di Pastorale familiare e vita, Pastorale scolastica, Catechesi, Pastorale giovanile, in collaborazione con il Liceo Statale “Ischia” ed altri Istituti Scolastici propongono un percorso formativo guidato dal prof. Domenico Bellantoni, rivolto a genitori, insegnanti, catechisti, animatori sportivi, alunni delle quinte classi delle scuole superiori e quanti desiderano approfondire queste tematiche di fondamentale importanza.

come da diverse visioni antropologiche possano nascere differenti educazioni alla sessualità. Egli ha esaminato le differenti tipologie di educazione sessuale formulando una proposta di una visione della sessualità non meramente intesa come esercizio della genialità ma come più ampia espressione delle proprie potenzialità relazionali. Il relatore ha poi parlato dei vari approcci all’educazione sessuale. La seconda parte dell’incontro è stata caratterizzata da momenti di dialogo tra i presenti e Bellantoni. Nel corso dei vari interventi genitori, professori, catechisti e ragazzi hanno offerto interessanti spunti di riflessione. Quello che è emerso è un quadro

Via delle Terme 76/R - 80077 Ischia Codice fiscale e P.Iva: 04243591213 Rea CCIAA 680555 - Prefettura di Napoli nr.11219 del 05/03/2003 Albo Nazionale Società Cooperative Nr.A715936 del 24/03/05 Sezione Cooperative a Mutualità Prevalente Categoria Cooperative Sociali Tel. 0813334228 Fax 081981342 info@kairosonline.it pec: posta.kairos@pec.it Registrazione al Tribunale di Napoli con il n. 8 del 07/02/ 2014

caratterizzato dal fatto che in famiglia vi sia sempre meno spazio per momenti di dialogo tra genitori e figli. Inoltre è stato evidenziato come gli adolescenti formino rete tra di loro senza che i genitori siano presenti nella vita dei ragazzi. A ciò si aggiunge che spesso e volentieri non vi è più unità tra nuclei familiari per evitare momenti di confronto; si preferisce mantenere chiusi in casa i ragazzi davanti ad un pc o con il telefono cellulare sempre tra le mani piuttosto che spingerli verso relazioni sociali, ciò inevitabilmente provoca ricadute a livello psicologico. Da segnalare l’intervento di Ilaria Postiglione, studentessa del Liceo di Scienze Umane. La ragazza sottolinea come nella

Direttore responsabile: Dott. Lorenzo Russo direttorekaire@chiesaischia.it @russolorenzo Direttore Ufficio Diocesano di Ischia per le Comunicazioni Sociali: Don Carlo Candido direttoreucs@chiesaischia.it Progettazione e impaginazione: Gaetano Patalano per Cooperativa Sociale Kairos Onlus

nostra società i genitori siano sempre più portati ad estraniarsi dal contesto familiare per cui hanno sempre meno tempo da poter trascorrere con i propri figli.

Domenico Bellantoni è psicologo, counsellor e psicoterapeuta di orientamento analitico-esistenziale frankliano, accreditato presso il Viktor Frankl Institute di Vienna. Insegna Psicologia della religione all’Università Salesiana di Roma ed Analisi esistenziale frankliana all’ Università “La Sapienza” di Roma. E’autore di diversi libri e numerosi articoli.

Redazione: Via delle Terme 76/R - 80077 Ischia kaire@chiesaischia.it | @chiesaischia facebook.com/chiesaischia @lagnesepietro Tipografia: Centro Offset Meridionale srl Via Nuova Poggioreale nr.7 - 80100 Napoli (NA) Per inserzioni promozionali e contributi: Tel. 0813334228 Fax 081981342 oppure per e-mail: info@kairosonline.it

Il settimanale è stampato su carta riciclata utilizzando inchiostri vegetali non inquinanti presso uno stabilimento le cui attività prelevano una quantità di energia minore di quella prodotta dal proprio impianto fotovoltaico (a ridotta emissione CO2).


La Voce di Pietro

17 ottobre 2015

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Di Lorenzo Russo

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ercoledì 14 ottobre il vescovo Pietro Lagnese, insieme al vicario don Agostino Iovine e don Emanuel Monte hanno accompagnato la delegazione ischitana della Croce Rosa di Rosa Iacono e gli ammalati, per l’udienza generale di Papa Francesco. Un viaggio emozionante per i partecipanti che hanno potuto incontrare il Papa dopo l’udienza di Piazza San Pietro. Infatti, a causa del maltempo, circa 700 ammalati – tra cui i 40 ischitani – hanno potuto ricevere un abbraccio personale dal Papa e con l’occasione sono state benedette le ambulanze ischitane.

A Roma dal Papa con la Croce Rosa

Annuario diocesano 2015 2016 Lettera del vescovo di Ischia di presentazione dell’annuario diocesano per il nuovo anno pastorale

Carissimo/a, a poche settimane dall’inizio del Nuovo Anno Pastorale che abbiamo incominciato, quest’anno, tutti insieme, con la celebrazione del Vespro nella Chiesa Cattedrale il 21 settembre scorso, viene pubblicato l’Annuario della diocesi di Ischia. Si tratta di un semplice strumento di consulta zione che vuole favorire il collegamento di quanti, a vario titolo, nella pluralità di carismi e ministeri e di doni e servizi, operano all’interno della nostra Chiesa e s’impegnano perché essa risponda sempre meglio alla sua vocazione di illuminare tutti gli uomini con la luce del Cristo che risplende sul suo volto (cfr. LG, 1). Quest’anno il sussidio mentre presenta le varie realtà della diocesi, al fine di favorire una maggiore comunicazione e collaborazione fra le persone, intende, in particolare, attraverso un calendario di incontri ed eventi, promuovere al meglio la conoscenza di iniziative e attività della nostra Chiesa. Il sussidio, perciò, si compone di due parti: una nella quale sono riportati indicazioni riguardanti persone, uffici, organismi di partecipazioni, realtà carismatiche e strutture della diocesi e un’altra nella quale viene offerta una piccola Agenda Pastorale con gli appuntamenti più importanti dell’anno. In particolare nella seconda parte, oltre ai principali appuntamenti diocesani, sono segnate le date di tutti gli eventi riguardanti l’Anno della Misericordia indetto da Papa Francesco: sia quelli che a Roma presiederà il Santo Padre, sia quelli che riguarderanno la nostra Chiesa. Il sussidio presenta inoltre il mio discorso tenuto alla Chiesa di Ischia in occasione dell’inizio dell’Anno Pastorale. Colgo l’occasione per esprimere la mia gratitudine a quanti, in primo luogo i presbiteri, mi offrono la loro collaborazione leale e sincera, nell’esercizio del mio ministero episcopale! Grati al Signore per averci concesso la grazia non solo di credere in Cristo ma anche di stare e lavorare nella Chiesa e, a volte, anche di soffrire per Lui (cfr. Fil 1, 29), mi affido e vi affido, insieme a tutta la nostra Chiesa, alla Beata Vergine Maria, la Madre della Misericordia: “la dolcezza del suo sguardo ci accompagni in questo Anno Santo, perché tutti possiamo riscoprire la gioia della tenerezza di Dio” (MV, 24). A tutti il mio saluto e la benedizione del Signore! Ischia, 7 ottobre 2015, Memoria della B.V. del Rosario

+ Pietro Lagnese, vescovo


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Vita in Diocesi 17 ottobre 2015

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CONSIGLIO PASTORALE

CHIESA- COMUNIONE Di Filomena Sogliuzzo

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omenica 11 ottobre si è tenuta la seconda riunione del nascente CPD. Si è pensato – vista la recente formazione del Consiglio, composto da 80 membri – di passare una giornata insieme che ha avuto inizio con una suggestiva catechesi “en plein air”; mi riferisco alla bellezza antica di “Villa Spadara”, la incantevole location scelta per noi a Forio, una tenuta agricola immersa nel verde degli agrumeti da cui ammirare il panorama di un mare intensamente azzurro e spumeggiante, dove lo spirito non può che disporsi a contemplare l’amore di Dio nella creazione e il cuore intonare un intimo canto di lode e ringraziamento. Così è stato ancora più bello ritrovarsi, di lì a poco, riuniti nella preghiera dell’ora media che ci ha introdotti nel cuore della giornata. La lettura (1 Cor.6 19-20: “non sapete che il vostro corpo è tempio dello Spirito Santo? (…) glorificate dunque Dio nel vostro corpo”) ha offerto al nostro Vescovo lo spunto per la prima riflessione. Mons. Lagnese, ci ha invitati ad una interpretazione ecclesiale dei versetti della Prima Lettera ai Corinzi, sottolineando come, in chiave teologica, il corpo è da rispettare perché tempio dello Spirito Santo. Sia alla Chiesa che a noi suoi membri spetta la responsabilità di mostrare la gloria del suo Signore che in essa dimora. Ecco dunque il compito del CPD, realizzare questa immagine di chiesa, essere espressione di Chiesa adunata dall’unico Maestro divenendo uomini e donne capaci di contagiare la Sua bellezza e il Suo splendore. Poi, mutuando le parole espresse da Papa Francesco nel Discorso alla I Congregazione del Sinodo dei Vescovi sulla Famiglia, ha consegnato ai partecipanti un percorso quotidiano di discernimento ricapitolato in tre atteggiamenti fondamentali: essere animati da coraggio apostolico, capaci cioè di metterci in discussione senza adeguarci a logiche mondane, acquisire l’umiltà evangelica di chi è disposto a rinunciare alle proprie convinzioni per mettersi in ascolto di ciò che lo Spirito vuole dirci attraverso la reciproca acco-


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Vita in Diocesi

17 ottobre 2015

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DIOCESANO glienza ed infine praticare l’orazione fiduciosa, azione del cuore quando si apre a Dio. Questa la via per comprendere la volontà di Dio sulla nostra Chiesa ischitana. Dopo la meditazione del vescovo, il moderatore, don Pasquale Trani, ha presentato la prof.ssa Daniela Del Gaudio (Religiosa delle Suore Francescane Immacolatine) docente di ecclesiologia presso la Pontificia Università Urbaniana di Roma, che ci ha parlato de “La corresponsabilità laici-presbiteri nei documenti del Concilio Vaticano II e nella “Christifideles laici”. Il tema conciliare, subito introdotto da suor Daniela, è stato quello della Chiesa comunione: “nessuno può camminare da solo, tutti siamo chiamati a costruire insieme l’unica Chiesa”, essere “pietre vive” come la Parola stessa ci suggerisce. Un unico popolo, fedeli laici e presbiteri che mette in gioco la propria vita per l’edificazione della Chiesa. Ci sono due criteri imprescindibili che ci consegna il Concilio per poter attuare questo percorso sinodale, quello della corresponsabilità tra laici e presbiteri e quello della partecipazione. La Chiesa, prosegue la relatrice, è mistero, comunione e missione. Mistero (Misteryon), cioè progetto di Dio per la salvezza di tutta l’umanità, il cui centro è Cristo, luce delle genti (Lumen Gentium). I battezzati, come Cristo e in Lui, sono sacerdoti, re e profeti, chiamati a partecipare alla vita cristiana, tutti con pari dignità. Questo significa abbandonare la visione quasi monarchica di Chiesa consegnataci dalla storia preconciliare, in cui la Chiesa era ordinata secondo una forma piramidale con al vertice un capo e via via fino alla base laica chiamata sostanzialmente ad eseguire. Visione completamente rivoluzionata dal Concilio e dai successivi documenti del Magistero che oggi ci dice con forza che tutti i battezzati, attraverso i ministeri e i carismi, sono cooperatori in Cristo per mezzo dello Spirito Santo. La Chiesa, aggiunge la relatrice, è comunione: riflesso meraviglioso della comunione trinitaria, in cui tutto è armonia, unità d’intenti, donazione; una comunione organica, concetto che appartiene alla teologia del Corpo Mistico dell’apostolo Paolo, per cui tutti siamo chiamati ad essere membra vive nell’unità. I carismi, i ministeri, gli incarichi, hanno ragione di esistere solo nel-

la comunione e per la comunione. Suor Daniela ha sottolineato ai membri del CPD, come questa coscienza comune di tutti i battezzati deve aiutarci a riscoprire la bellezza delle nostre specifiche vocazioni, i laici in particolare non si clericalizzino! Anche la partecipazione agli organismi di comunione e la formazione non siano volti solo ad attività intra-ecclesiali ma siano sempre animati dallo spirito missionario di contagiare il Vangelo per trasformare gli ambienti professionali e culturali in cui opera il laicato. Ha sottolineato poi come in questa opera missionaria le parrocchie siano importantissime: “esse sono il luogo più vicino alla gente” e quindi il luogo più adatto per progettare una pastorale aderente ai reali bisogni del territorio ma, specialmente “il primo centro propulsore della comunione e della corresponsabilità.” La prof.ssa ha continuato suggerendo l’adozione di uno “stile sinodale” in ogni azione del CPD, che permetta a tutti, laici e presbiteri, di esprimersi nel dialogo e nel confronto. In particolare ha evidenziato 4 passaggi: dalla partecipazione alla corresponsabilità; dalla programmazione alla progettualità; dall’individualismo alla partecipazione, ma adottando sempre lo stile, della sinodalità; vivendo questo stile passeremo dunque dal saper fare al saper essere, che è sfida difficile ma non impossibile se cresciamo nell’unità. In conclusione non dobbiamo mai dimenticare che l’operare pastorale è una testimonianza di fede, la nostra capacità di annuncio e di attuazione del piano pastorale deriverà dalla testimonianza della nostra fede. Alla conferenza è seguito il pranzo comune; nel primo pomeriggio poi il tempo dedicato allo scambio e alla comunione con la divisione in piccoli gruppi. Infine la celebrazione Eucaristica, presenza visibile di Cristo, nelle cui mani affidiamo il cammino di questo neonato Consiglio Pastorale Diocesano.

DIOCESI DI ISCHIA CHIESA

CATTEDRALE

ADORAZIONE EUCARISTICA E CONFESSIONI OGNI GIOVEDÌ DALLE 8:30 ALLE 12:00


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Scuola 17 ottobre 2015

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LA VOCE DEGLI STUDENTI

Perchè andare a scuola? Anche quest’anno il nostro Vescovo Pietro ha voluto dedicare un messaggio particolare al mondo della scuola in occasione dell’inizio dell’Anno Scolastico, attraverso una lettera che abbiamo pubblicato su Kaire della scorsa settimana e che potete rileggere sul sito chiesaischia.it

Di Giuseppe Galano

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e parole del vescovo, cariche di tenerezza, sono state accolte con enorme gioia dagli studenti isolani. Ecco alcune impressioni. Ida Iacono

III anno Liceo Scienze Umane. “Il Vescovo Pietro ha scritto un bel messaggio rivolto a noi studenti con lo scopo di voler farci capire il motivo che ci spinge ad andare a scuola. Egli dice che ognuno di noi ha una ricchezza da trasmettere all’altro e ciò può avvenire grazie all’educazione, atto d’amore nei confronti dei nostri coetanei e di coloro che ci circondano. E’ bello quando il Vescovo afferma che siamo un’opera meravigliosa. A queste parole sono rimasta felicissima ed ho sentito il mio cuore ricolmo di gioia ed amore. Sento di rivolgere il mio personale grazie a Padre Pietro. Spero che riusciremo a realizzare, come auspica il nostro Vescovo, l’opera d’arte che è in noi. Concludo dicendo che è davvero bello avere tra noi un Vescovo che si interessi ai giovani”. Veronica Messina

V anno Istituto Alberghiero. “Il messaggio che il Vescovo Pietro ha rivolto al mondo della scuola penso che sia molto rassicurante per i ragazzi, per quelli che iniziano un nuovo percorso scolastico e soprattutto per noi prossimi maturandi. Le sue parole ci donano un senso di forza in più. L’aver scritto un messaggio rivolto al mondo della scuola isolana ritengo sia stato un pensiero davvero carino per noi studenti dell’isola d’Ischia”. Francesco Patalano

I anno ITC-Mattei. “Il messaggio che il nostro Vescovo Lagnese ha rivolto alle scuole ischitane inizia con un saluto a studenti, docenti ed a tutto il personale della comunità scolastica. Egli risponde ad una domanda molto frequente tra noi studenti: perché andare a scuola? Mi colpisce molto come egli ribadisca il concetto di essere umano ripreso quest’anno nell’Enciclica di Papa Francesco “Laudato Sii”. Ogni essere umano

è importante per la vita comune e per il mantenimento del creato. Il messaggio si conclude con un invito che spero possa scuotere i nostri animi, ossia quello di stupirci nel guardarci intorno proprio come fece Dio quando creò l’uomo. Stupiamoci allora nell’osservare le meraviglie che Dio ha fatto per noi”. Rossella Impagliazzo

IV anno Liceo Scientifico. “Ognuno di noi porta una ricchezza davvero grande, troppo grande per non essere riconosciuta e fatta maturare. Leggendo adesso le parole del nostro Vescovo Pietro me ne rendo conto. Il luogo per permettere a questa ricchezza di maturare è la scuola, non solo a livello culturale ma anche personale. Giunta al quarto anno del liceo mi accorgo di aver scoperto nuove ricchezze in me le quali sono emerse grazie ai professori ed ai miei compagni di classe, ricchezze che cercherò di maturare a scuola per poi metterle al servizio degli altri”. Rossella Arcamone

III anno Liceo Scientifico. “Il messaggio che il nostro Vescovo Pietro Lagnese ci ha inviato per l’inizio del nuovo Anno Scolastico ci pone davanti ad alcune riflessioni. La prima riguarda la grandezza e l’unicità di ogni essere umano che deriva dall’essere stati creati ad immagine e somiglianza di Dio. Per il dono della Cresima che abbiamo ricevuto dobbiamo porci sempre in atteggiamento di gratitudine mostrando meraviglia dinanzi alle cose di Dio. Come custodi di un dono che è la vita noi tutti dobbiamo far si che ognuno sviluppi in pieno le proprie capacità, dobbiamo farci amare ma soprattutto occorre che siamo noi a farlo per primi. Dobbiamo guardare a coloro che ci educano come se fossero compagni di viaggio che già conoscono le strade della vita”. Giuseppe Petrosino

II anno Liceo Scientifico. “Il discorso fatto dal Vescovo al mondo della scuola è molto interessante. Già a partire dalle prime righe ha suscitato in me tanta attenzione, a tal punto che non ho interrotto la lettura neppure per un

Messaggio del vescovo Pietro per l’inizio dell’Anno Scolastico 2015-2016 Carissimi studenti delle scuole di Ischia, il Signore vi dia pace! A voi, ai docenti, ai dirigenti e a tutti coloro che lavorano a servizio della comunità scolastica, il mio saluto e l’augurio di ogni bene. Con voi saluto anche le vostre famiglie e le vostre comunità parrocchiali. All’inizio del nuovo anno scolastico sento l’esigenza di raggiungervi, come già negli altri anni, con un mio breve messaggio. Si ricomincia! Da qualche settimana, terminata la pausa estiva, avete ripreso le attività scolastiche! Riprendere è sempre un po’ faticoso, ma di certo già avrete ritrovato il ritmo giusto! Ma perché andare a scuola? A questa domanda si possono dare tante risposte. Io vorrei però proporvene una in particolare. Si va a scuola per un motivo semplice: perché ognuno di noi porta con sé una ricchezza davvero grande, troppo grande per non essere riconosciuta e fatta maturare! Sì, perché ogni uomo e ogni donna sono un dono speciale da accogliere, custodire, promuovere, far crescere… Nella Bibbia leggiamo che quando Dio creò il cielo e la terra, di tutto si rallegrò perché era cosa buona! Quando, però, creò l’uomo e la donna, quasi sussultando di gioia per la loro bellezza, come facciamo noi dinanzi ad uno spettacolo meraviglioso, esclamò con stupore che era cosa “molto buona” (cfr. Gen 1). Siamo chiamati anche noi a stupirci dinanzi all’opera della creazione! Chissà a quanti di voi é accaduto quest’estate, stando a mare, salendo all’Epomeo o semplicemente godendo della bellezza di un tramonto ischitano! Dinanzi alle opere della creazione, in modo particolare qui, sulla nostra bella Isola verde, davvero possiamo dire con le parole di Francesco di Assisi, ma anche del papa che porta il suo nome: “Laudato sii, o mi Signore!”. Quanto più, però, dinanzi alla bellezza e alla grandezza dell’uomo, un senso di meraviglia e di stupore deve abitare il nostro cuore! Leggiamo sempre nella Parola di Dio: “O Signore, nostro Dio… che cosa è mai l’uomo perché di lui ti ricordi,/il figlio dell’uomo, perché te ne curi?/Davvero l’hai fatto poco meno di un dio/, di gloria e di onore lo hai coronato” (Sal 8, 1.5-6)! Sì, ogni uomo e ogni donna è un’opera meravigliosa, un capolavoro della creazione! Per questo è giusto e doveroso avere a cuore la riuscita di ogni vita, adoperarsi perché venga fuori il meglio di ognuno, perché emerga la bellezza che c’è in ogni persona e si sviluppino tutte le potenzialità che ognuno porta dentro! Dice Papa Francesco che l’educazione è un atto d’amore! Sì, chi ama educa! Potremmo, però, anche dire che chi si ama si educa! Se ognuno di noi imparerà ad amarsi e ad amare l’altro, a riconoscere cioè che ogni persona è un regalo, un dono di cui prenderci cura, un seme buono da accogliere e far maturare, insieme potremo aiutarci a diventare ciò che veramente siamo, facendo crescere l’opera d’arte che c’è in ognuno di noi! La scuola può e deve contribuire a tutto ciò! Essa, insieme alla famiglia, ha il compito di promuovere il bene di ogni persona e lo sviluppo di una maturità piena e integrale di ogni uomo e di ogni donna. Carissimi, auguro a tutti voi di avere uno sguardo di stupore e di amore su voi stessi e sugli altri e, a scuola, di incontrare persone che vi guardino così! Con questo augurio, vi abbraccio e vi benedico! Ischia, 2 ottobre 2015, Memoria dei Santi Angeli Custodi

secondo. Arrivato alla fine mi sono fermato a riflettere su ciò che avevo appena finito di leggere ed ho pensato che, oltre alla scuola ed alla famiglia, per far accrescere in noi la fede si ha necessariamente bisogno della Chiesa. Noi dobbiamo piantare quel seme nel nostro cuore, cioè la fede , farla accrescere e far si che crescano i suoi frutti”. Rossella Vuoso

III anno Liceo delle Scienze Umane. “Il Vescovo Pietro come fece lo scorso anno ha scritto un bel messaggio destinato a noi studenti. Il messaggio è ben preciso e ci invita ad iniziare un nuovo anno scolastico con l’apprendimento e l’approfondimento delle nostre conoscenze culturali per poi manifestarle in base alle doti che ognuno possiede. Ogni uomo e ogni donna è un’opera meravigliosa, un capolavoro della creazione! Questa frase, mi colpiva in modo particolare, arrivando dritta al mio cuore”. Silvana Buono

II anno Scienze Umane. “Il messaggio che ci ha donato il nostro Vescovo è veramente ricco di parole che ci serviranno ad aiutarci nel superare al meglio quest’anno scolastico, con l’aiuto di Gesù. Penso che dobbiamo sempre credere in Gesù ed avere fiducia in Lui perché Egli è sempre accanto a noi, pronto ad aiutarci, proteggerci e darci forza”. Martina Manna

V anno Liceo Scienze Umane.

Il vostro vescovo + Pietro Lagnese

“L’uomo nella vita non finisce mai di apprendere e di imparare attraverso le esperienze, la quotidianità e le Istituzioni. Una di queste Istituzioni è sicuramente la scuola. Per alcuni potrebbe essere noiosa forse perché non si è capaci di capire il senso che quest’ultima ha. Come riporta il Vescovo Pietro, si va a scuola perché ognuno di noi porta con sé una ricchezza che deve essere scoperta e deve poter crescere ogni giorno sempre di più. Le parole del Vescovo sono davvero toccanti ed emozionanti; inducono ogni giovane alla riflessione”. Gennaro Di Iorio

II anno ITC-Mattei. “Condivido le parole del nostro Vescovo che ci dice che si va a scuola non soltanto per imparare ma anche per stare con gli altri e che ognuno di noi porta con se una ricchezza davvero grande, perciò questa bisogna condividerla con il prossimo ed ogni volta che la scopriamo nell’altro dobbiamo stupirci perché è meravigliosa. Questa ricchezza ci è stata donata da Dio sin dall’inizio quando creò l’uomo e la donna e per questo è meravigliosa. Se riuscissimo a scoprirla in ognuno ci vorremmo più bene reciprocamente, guardandoci con una prospettiva diversa che è quella di Dio il quale ci vuole bene e ci ama. E, attraverso questa visione, potremmo riconoscere che ogni persona è un dono il quale va custodito con tanto amore”.


Famiglie

7 17 ottobre 2015

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AGGIORNAMENTI DAL SINODO SULLA FAMIGLIA

Indissolubilità del matrimonio non è un peso Di M. Michela Nicolais

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indissolubilità del matrimonio cristiano “non è un peso”, e deve essere trattata “in modo più positivo”. È una delle richieste ricorrenti nelle sintesi dei 13 Circoli Minori, presentati nel corso dell’ottava Congregazione generale del Sinodo. Il lavoro dei Circoli Minori, in questa seconda settimana, si è concentrato sulla seconda parte dell’Instrumentum laboris, dedicata alla vocazione e alla missione della famiglia. “Un approccio più unificato tra la teologia e la pastorale, tra la pienezza e la ferita, tra la verità e la misericordia”, è la richiesta emersa dal Circolo Minore di lingua francese moderato da monsignor Maurice Piat. Più “unità” è stata invocata anche dal Circolo francofono moderato dal cardinale Gerald Cyprien Lacroix, mentre il Circolo francese moderato dal cardinale Robert Sarah ha chiesto una riflessione supplementare su “come condurre le persone, e soprattutto i più giovani, a scoprire il senso e l’importanza del matrimonio cristiano”. “Poiché l’istituto del Sinodo difficilmente potrebbe rispondere all’esigenza di ordinare in un documento esaustivo la complessa e diversificata dottrina sul matrimonio e sulla famiglia, emerge la necessità, da una parte di domandare un documento magisteriale che possa rispondere a questa esigenza, dall’altra l’impegno a verificare i risvolti pastorali attinenti alla tematica”. È la richiesta pervenuta dal Circolo di lingua italiana moderato dal cardinale Edoardo Menichelli. “La seconda parte è il cuore pulsante della vocazione e della missione della famiglia”, hanno fatto notare i padri nel Circolo Minore italiano moderato dal cardinale Angelo Bagnasco: il Sinodo, allora, “deve far circolare la linfa vitale del Vangelo dentro il corpo della Chiesa e della famiglia, per irradiarne l’energia e la vitalità anche nella vita civile e sociale”. Sinodo “bloccato” a metà percorso? “Non credo che si possa parlare di blocco, ma di volontà di andare avanti su questioni complesse”. Così il cardinale Vincent Gerard Nichols, arcivescovo di Westminster e presidente della Conferenza episcopale di Inghilterra e Galles,

“C’è divergenza di opinioni, come è normale nelle famiglie, ma non dobbiamo farci prendere dall’ermeneutica del conflitto”, ha precisato il cardinale Vincent Gerard Nichols, arcivescovo di Westminster e presidente della Conferenza episcopale di Inghilterra e Galles

ha risposto alle domande dei giornalisti, durante il briefing del 14 ottobre in Sala stampa vaticana, al quale hanno partecipato anche il cardinale Ruben Salazar Gomez,

arcivescovo di Bogotà e presidente del Celam, e il cardinale Philippe Ouedraogo, arcivescovo di Ouagadougou. “C’è divergenza di opinioni, come è normale nelle

famiglie, ma non dobbiamo farci prendere dall’ermeneutica del conflitto”, ha proseguito Nichols. “Per capire la natura stessa del Sinodo – ha spiegato Salazar – non si tratta di contrapporre teologie o ideologie: bisogna cercare di capire la ricchezza della misericordia di Dio, ognuno partendo dalla propria situazione”. “Non vedo questo blocco tra conservatori e progressisti”, ha detto Ouedraogo: “Come diceva Giovanni XXIII, possiamo comprendere meglio il Vangelo se scambiamo le nostre opinioni. ‘Chiese semper reformanda’, la Chiesa è sempre in aggiornamento”. “Siamo solo alla metà del Sinodo”, ha ricordato padre Federico Lombardi, direttore della Sala stampa della Santa Sede. A metà percorso, fioccano le domande di giornalisti su “come finirà il Sinodo”. “Spetterà al Papa decidere se si concluderà con un documento magisteriale o un’esortazione”, ha fatto notare Nichols: “L’impressione è che il Papa ci abbia chiesto di parlare in modo libero perché ha molto chiaro il suo ruolo. Solo una persona può portare a compimento questo processo: il Papa”. Al Sinodo c’è “molta creatività”, hanno assicurato i tre protagonisti del briefing tracciando una sorta di bilancio provvisorio. “Bisogna tenere presente che la Chiesa è universale, ma è anche costituita da persone che hanno diverse culture”, ha detto Gomez: il documento finale dovrà avere “un linguaggio universale che dovrà essere capito in tutte le culture”, anche se si tratta di “una sfida difficile”. Ouedraogo ha citato un proverbio africano: “È insieme che riusciamo a sollevare il tetto per poterlo mettere sulla casa”. Quanto alla “colonizzazione ideologica”, per Nichols non è stato un tema emerso in maniera “così forte come nel Sinodo straordinario precedente”. Il cardinale Ouedraogo ha rivelato ai giornalisti di aver fatto lui stesso un intervento sulla “colonizzazione ideologica”: “I poveri sono molto deboli”, ha commentato a proposito della necessità in cui i loro governi si trovano “ad ottemperare a certe richieste dei Paesi occidentali, per poter accedere ai fondi destinati ai Paesi in via di sviluppo”.


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Inchieste 17 ottobre 2015

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INCHIESTA TELEISCHIA

Di Amedeo Romano

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econdo una inchiesta realizzata da Teleischia (e pubblicata sul sito teleischia.it) la morte, cruenta del 75enne lacchese Angelo Mennella, avvenuta a seguito del volo che ha fatto dal quinto piano della palazzina dove abitava, nel quartiere della 167 a Lacco Ameno, ha allungato il già lungo elenco di suicidi avvenuti negli ultimi tempi sulla nostra isola. Una statistica fin troppo preoccupante, alimentata da situazioni di turbamento psicologico, la famigerata depressione, che non risparmia nessuno, giovani ed anziani... In una mente, già scavata da situazioni di disagio, può esserci un fatto scatenante che determina l’escalation, fino ad arrivare all’estremo gesto di togliersi la vita. Per Angelo Mennella, dovrebbe aver influito negativamente sulla sua mente, l’improvviso ictus che ha colpito la consorte, costretta ad un ricovero presso una struttura ospedaliera napoletana. Il gesto di lanciarsi nel vuoto, statisticamente parlando, non è il

modo più comune, utilizzato per togliersi la vita: detto in maniera nuda e cruda, i più – a guardare i dati degli ultimi due anni – preferiscono l’impiccagione, forse più immediato, sicuro e “più pulito”. Ciò che preoccupa di più effettivamente sono i numeri, per un’isola piccola come la nostra con i suoi circa 60 mila abitanti; 4 sono finora i suicidi dell’anno in corso: oltre Angelo Mennella, bisogna andare un mese indietro, a quel settembre che ne ha visti ben due, il 69enne Mario Mosca (l’uomo delle graffe) avvenuto il primo settembre e il 66enne Giovanni Climaco (ex commerciante di scarpe), morto l’11 settembre; il 26 giugno il 49enne Gennaro Palamaro (ex guardia giurata) si è sparato un colpo di fucile. La statistica si fa più cupa se guardiamo i dati del 2014; l’anno scorso sono morti in tre: il 12 aprile, si è tolta la vita impiccandosi l’ex insegnante 57enne Caterina Zanghi; il 7 agosto è morto il foriano Carmine Castaldi, lanciatosi nel vuoto del Soccorso a Forio il 14 maggio e morto per le ferite subite tre mesi dopo; il 25 settembre, l’85enne Maria Teresa Iacono è morta in un pozzo a Succhivo. Ma se fossero

CHIESA S. FRANCESCO D’ASSISI, FORIO di ISCHIA

PELLEGRINAGGIO A COLLEVALENZA Santuario dell’Amore Misericordioso

Sabato 24 ottobre 2015 guidato da Padre Nunzio Ammirati Programma Ore 6:20 Partenza da Ischia Porto con aliscafo Caremar Ore 11,30 Liturgia delle Acque Ore 12,00 SANTA MESSA Ore 13,00 Colazione a sacco Ore 14,30 Coroncina Divina Misericordia Ore 15,00 Immersione nelle Piscine Ore 17.00 Partenza

Madre Speranza durante un’estasi ebbe da Gesù questo messaggio: “A quest’acqua e alle piscine va dato il nome del mio Santuario. Desidero che tu dica, fino ad inciderlo nel cuore e nella mente di tutti coloro che ricorrono a te, che usino quest’acqua con molta fede e fiducia e si vedranno sempre liberati da gravi infermità; e che prima passino tutti a curare le loro povere anime dalle piaghe che le affliggono per questo mio Santuario dove li aspetta non un giudice per condannarli e dar loro subito il castigo, bensì un Padre che li ama, perdona, non tiene in conto, e dimentica”..

QUOTA DI PARTECIPAZIONE: 20 euro; Colazione a sacco. ISCRIZIONI: Rivolgersi a P. Nunzio, Cell. 3335854801

Troppi suicidi sull’Isolaverde andati “a buon fine” i 4 tentativi posti in essere tra maggio e dicembre, i numeri sarebbero stati ben diversi: un 19enne casamicciolese il 23 maggio, un 50enne lacchese il 13 dicembre, una 23enne giovane casamicciolese il 21 dicembre. E la società isolana, come reagisce a queste notizie? Oltre alla curiosità bramosa che muove la ricerca dei particolari, qualcuno si è posto il problema di come tentare di prevenire questi gesti estremi? E le istituzioni? Senza scendere nella polemica, basta prendere

in prestito le parole espresse dal Vescovo di Ischia, mons. Pietro Lagnese, nel corso della cerimonia di inaugurazione dell’anno pastorale diocesano: “Mi preoccupa anche l’aumento del disagio sociale, il fenomeno consistente del disagio psicologico in genere e, in particolare, il fenomeno della depressione, come pure il numero impressionante di decessi per suicidio: e tutto ciò mentre qui ad Ischia sembra che l’attenzione per queste problematiche, già non molto viva in passato, vada da parte delle istituzioni ancora più scemando: è di queste ore la chiusura della SIR da parte della nostra ASL!”


Punti di vista

9 17 ottobre 2015

kaire@chiesaischia.it

Di Franco Iacono

1.

Il rischio è la contraddizione! Un grande Papa, un Papa affascinante nel segno del Poverello d’Assisi ripropone il Vangelo come unica fonte, e riferimento, della Fede! Un grande Papa, che, proprio per questa sua forza trascinante e per l’entusiastico consenso che raccoglie, rischia di “destrutturare” Santa Madre Chiesa e tutto il suo apparato. Mi spiego, o tento di spiegarmi: Cristo, gli Apostoli, la predicazione del Vangelo, i Martiri costituirono un forte elemento di crisi dell’Impero Romano, del relativo sistema di potere e dell’apparato religioso di riferimento, che faceva capo all’Olimpo e a Giove Padre. Il grande messaggio di Amore e di Eguaglianza fra gli uomini, testimoniato da menti poderose, quale quella di San Paolo e da Martiri indomiti, minò alla base quel complesso e potente sistema. A prescindere da altri ed evidenti elementi di crisi di quel vastissimo Impero. Via via, la Chiesa crebbe nel proselitismo fino a - nel Medioevo - diventare sostegno fondamentale del Potere, tout court, di cui le grandi e solenni Incoronazioni degli Imperatori del Santo Romano Impero divennero la dimostrazione più patente. Lutero, Calvino, grandi filosofi e pensatori misero a nudo quell’intreccio formidabile, che faceva credere all’Uomo che la salvezza dell’Anima era nelle mani dell’apparato. Qui mi fermo, perché non sono neppure nella condizione di scrivere, in un modesto articolo, la storia della Chiesa, che ha attraversato la vita di milioni di uomini. La Chiesa troppo spesso intrisa di secolarismo, e non solo al tempo del potere temporale dei Papi: sempre al “servizio” del Potere, fino ai silenzi complici, e di più, (Pio

XI: Mussolini, l’Uomo della Provvidenza!). Ancora: basti ricordare l’esplicito appoggio perché la DC si accaparrasse del potere in Italia. Gli strumenti: l’Azione Cattolica, i Comitati di civici di Gedda, fino al famigerato slogan in occasione delle elezioni dell’18 aprile del 1948: Iddio ti vede, Togliatti NO! Eppure “questa” Chiesa, che, vivente ed in carica sul Soglio di Pietro Papa Francesco, tollera Tarcisio Bertone, Cardinale, in un appartamento di oltre 700 metri quadri, è un riferimento in un Mondo in disfacimento, in cui tutte le più grandi Istituzioni vanno in frantumi, o sono assolutamente ininfluenti: basti guardare all’Unione Europea o all’ONU. Ecco, il rischio del messaggio, dell’azione di Papa Francesco è quello di destrutturare “questa” Chiesa e di non essere nella condizione di “edificare” la Chiesa Nuova. Rischia, Papa Francesco, di non realizzare il sogno del Poverello di Assisi, di cui allo straordinario affresco di Giotto nella Basilica Superiore: riedificare la Chiesa andata in frantumi, questa volta per il potente messaggio dello stesso Papa. Questo è il quadro, questo il rischio, al quale si aggiunge l’altro: quello di avere un altro Papa emerito, nel caso in cui Papa Francesco si dovesse rendere conto dell’impossibilità di “riedificare” la Chiesa di Cristo, nel segno del Vangelo. Per quanto mi riguarda, nel mio piccolissimo “recinto”, la preferenza assoluta va a questo Papa e alla forza rivoluzionaria del suo Magistero, ma sarebbe da miopi non avere chiari i rischi relativi.

Un grande Papa, il degrado dei valori, la nazionale di calcio 2. Viviamo un tempo di crudele degrado di Valori e, addirittura, di umanità. Quello che accade a Napoli nel “mondo”, purtroppo vasto, della criminalità organizzata, non ha nulla di umano: neppure le bestie, soprattutto se della stessa razza, arrivano a tanto. Naturalmente, in quel “mondo” non solo a Napoli: basti guardare alla Calabria, anche per fatti recenti, ed alla Sicilia. Ma quello che accade nella società, più o meno “civile”, non determina minore preoccupazione: valori come l’amicizia vengono “immolati”, sempre più spesso, sull’altare degli interessi, anche i più meschini. Il denaro, l’utile, il profitto, come ammonisce il Papa, sono i nuovi idoli, ai quali sacrificare Valori antichi, che erano alla base della convivenza civile, segnata dall’altro Valore, quello della solidarietà. Certo, non mancano esempi di altissimo significato, in senso diametralmente opposto, che arrivano fino all’eroismo: spesso, a parte forti testimonianze individuali, sono le Associazioni di volontariato a dare la speranza. Alla base di questa crisi profonda, a parte la responsabilità di “certa” Chiesa, di “certa” Scuola e di “certo” Stato, vi è un dato di fondo: troppa gente ha perso il

gusto per la Bellezza e per l’Amore. Ha perso la gioia di godere di questi Valori, di viverli, di …. praticarli. Ed è un gran peccato! 3. La Nazionale Italiana parteciperà ai Campionari Europei! Evviva! Eppure, la crisi è evidente insieme alla carenza di bel gioco ed alla scarsa presenza di giocatori, forti e dotati, in grado non solo di fare la differenza, ma di rappresentare l’Italia al meglio! Buffon a parte! Come sono lontani i tempi in cui l’Italia si poteva permettere di tenere in panchina, uno fra Rivera e Mazzola! La “colpa” è del sistema, che non trova il modo, e ci sarebbe!, di mettere in campo, è il caso di dire, una politica, anche con opportuni incentivi, una strategia, che rilanci i settori giovanili delle singole squadre e li riporti ad essere autentiche fucine di campioni. Si pensi che la selezione dell’allenatore della Nazionale avviene su di un campione complessivo di non oltre 50 calciatori. Non superano questo numero i giocatori, oriundi compresi, italiani che sono titolari nella Serie A. Con dirigenti come Tavecchio e Lotito c’è poco da sperare, con i nuovi padroni della Serie A, come Thoir e Mister Bee, ancora di meno.


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Giovani 17 ottobre 2015

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GMG DELLA MISERICORDIA

Il cuore a Cracovia per centomila giovani italiani Don Michele Falabretti, responsabile del Servizio nazionale per la pastorale giovanile (Snpg), ricorda che con la sua proposta di realizzare opere di misericordia corporale e spirituale “il Papa trasforma il cammino della Gmg in un lungo, paziente esercizio di preghiera e di pratica della carità. Usciamo dalla retorica della Gmg, del buonismo e di etichette come quella di Papaboys” Di Daniele Rocchi

S

i è aperto domenica 4 ottobre il percorso di preparazione delle diocesi italiane verso la Giornata mondiale della Gioventù che si svolgerà a Cracovia dal 25 al 31 luglio 2016, sul tema “Beati i misericordiosi, perché troveranno misericordia”. Un cammino da iniziare con il piede giusto, magari seguendo le coordinate dettate da Papa Francesco nel suo Messaggio per la Giornata nel quale invita i giovani a riscoprire le opere di misericordia corporale e spirituale e metterle in pratica ogni mese, da qui all’inizio della Gmg. Una proposta concreta che, secondo don Michele Falabretti “chiama in causa anche gli adulti, gli educatori e gli operatori della pastorale giovanile. I giovani, infatti, vanno accompagnati perché la Gmg è una palestra impegnativa”. Una richiesta di concretezza. Nel suo Messaggio il Pontefice

“chiede cose concrete, impegnative come le opere di misericordia. La sfida è tenere insieme la loro dimensione spirituale e corporale. Visitare malati, i carcerati, accogliere i forestieri, perdonare le offese, sopportare pazientemente le persone moleste, tanto per citarne qualcuna – dice don Falabretti - hanno un senso se mi invitano al confronto con la mia libertà, la mia capacità quotidiana di perdonare coloro che ho più vicino, di rispettare le regole, il senso di giustizia, di accoglienza e quindi mi rimandano alla conversione e alla formazione della mia coscienza. Con la sua proposta il Pontefice trasforma il cammino della Gmg in un lungo, paziente esercizio di preghiera e di pratica della carità. Insomma non si va a Cracovia “a vedere Papa Francesco, ma si va Cracovia pronti a tutto, in cerca di conversione”. La cari-

ca dei 100mila. I giovani italiani “pronti a tutto” che si recheranno a Cracovia sono stimati, dal Snpg, in almeno centomila, oltre cento i vescovi che li guideranno, mentre saranno molti di più i sacerdoti, religiosi e religiose che, con gli operatori della pastorale giovanile delle diocesi, li seguiranno in Polonia. Al momento le iscrizioni azzurre pervenute sono 50mila su un totale di oltre 300mila. Come tradizione, dunque, quello italiano sarà uno dei contingenti più numerosi e tra i più organizzati. “Da due anni - spiega don Falabretti - stiamo lavorando per Cracovia 2016. Abbiamo diffuso un sussidio di preparazione che serve anche alla ri-partenza post Gmg per continuare a seguire i giovani”. Come a dire che la vera Gmg comincia quando questa finisce. A Cracovia sarà allestita “Casa Italia”, nei pressi dei luoghi che ospiteranno i grandi eventi del programma papale. Avrà un parco esterno dotato di wi fi per permettere ai giovani italiani di connettersi con amici e familiari rimasti in Italia. Casa Italia, la cui idea è stata nel tempo copiata anche da altre Conferenze episcopali, sarà un punto di riferimento e di assistenza pratica anche per risolvere eventuali problemi che si potessero verificare durante la permanenza in Polonia. Una particolare attenzione verrà prestata ai pellegrini disabili. De-

finito il “Kit degli italiani”, molto ricercato dai pellegrini di altri Paesi interessati allo scambio dei gadget. Oltre al cappello – che a Cracovia avrà una foggia tutta rinnovata – al telo blu e al tricolore, il kit prevede una croce lignea, un diario del pellegrino, una radiolina, un frisbee che all’occorrenza diventa un utile ventaglio, una lampada da notte da posizionare con apposita fascia sulla testa e una t-shirt artistica realizzata da un giovane italiano che vive e lavora a New York. Il “Pellegrinaggio degli italiani”. Uno dei momenti clou della presenza azzurra a Cracovia sarà il “Pellegrinaggio degli italiani” (27 luglio), al santuario della Divina Misericordia di Cracovia, dove sarà allestita la Porta Santa del Giubileo della Misericordia. Un cammino a piedi di circa 5 km che culminerà con la messa e la festa finale nel parco di Blonia su cui aleggiano “nomi di artisti noti”. Un ultimo cenno, il responsabile del Snpg lo dedica al Giubileo dei ragazzi (Roma, 23-25 aprile 2016) che si pone in continuità con la Gmg, che nelle parole di Papa Francesco sarà il Giubileo dei giovani, iscritto nel più grande scenario del Giubileo della Misericordia. Centomila ragazzi (13-16 anni), da tutto il mondo, invaderanno Roma per tre giorni di testimonianze e preghiere. Una festa allo Stadio Olimpico, e la messa con Papa Francesco sono alcuni dei momenti del pellegrinaggio.

PASTORALE GIOVANILE E CENTRO DIOCESANO PER LE VOCAZIONI

Da Ischia a Cracovia, cercando te... Itinerario spirituale e formativo per i giovani dai 16 ai 35 anni

Della Redazione

S

aranno cinque gli appuntamenti per l’anno pastorale da poco iniziato, organizzati dall’ufficio diocesano di pastorale giovanile e il centro diocesano per le vocazioni, guidati da don Beato, don Gianfranco e don Marco. Verrà affrontato il tema del nuovo anno pastorale: “Beati i misericordiosi...”, tema anche della prossima Giornata Mondiale della Gioventù, che si terrà a Cracovia dal 18 luglio al 31 agosto 2016. Questi appuntamenti sono pensati per far crescere in noi e nei nostri

giovani un cuore misericordioso e quindi un’attenzione particolare per i più “piccoli”. Ci aiuteranno anche a percorrere insieme l’itinerario che ci condurrà poi a Cracovia entrando sempre più nel “clima” della Giornata Mondiale dei Giovani. E’ per questo che il titolo di questo itinerario è: “Da Ischia a Cracovia, Cercando Te...”.Il primo appuntamento sarà domenica 18 ottobre, dalle 9,00 alle 18,00, al Centro Giovanni Paolo II di Forio. Trascorreremo insieme l’intera giornata nel luogo forse più rappresentativo per il tema che ci proponiamo di

affrontare. Ci guiderà nella meditazione padre Giuseppe Carulli, religioso vincenziano. Ecco le date di tutti gli appuntamenti: 18 otto-

bre 2015 (Centro Giovanni Paolo II), 22 novembre, 2/5 gennaio (esercizi spirituali), 21 febbraio, 8 maggio.

Assisi, San Gabriele, Padre Pio dal 7 al 10 novembre 2015 4 giorni - tutto compreso in pullman - Euro 300,00 Per informazioni Tel. 081 995750 Salvatore Mattera Cell. 3331306538 info@bellitaliaviaggi.it - www. bellitaliaviaggi.it


Società

17 ottobre 2015

kaire@chiesaischia.it

Di dott.ssa Rossella Verde – Psicologa

P

er un periodo molto lungo l’omosessualità è stata considerata alla stregua di una malattia. Nel 1973 l’American Psychiatric Association (APA) ha rimosso l’omosessualità dalla lista di patologie mentali incluse nel Manuale Diagnostico e Statistico dei Disturbi Mentali (DSM), e ha introdotto la definizione dell’omosessualità come “variante non patologica del comportamento sessuale”, riconoscendo la stessa suscettibilità alle patologie sia in persone omosessuali che eterosessuali. Nel 1993 anche l’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) ha accettato e condiviso la definizione non patologica dell’omosessualità. L’APA, inoltre, si è posta il problema di verificare su quali basi teorico-metodologiche si fondassero le cosidette “Terapie riparative”, nate negli anni ’80 con l’obiettivo di riportare a una condizione di “normalità” la devianza patologica degli omosessuali attraverso il ricorso alla psicoterapia. L’APA ha verificato inoltre quali validità avessero gli studi svolti in tal senso e quali conseguenze a medio e lungo termine si potessero ipotizzare per chi si fosse sottoposto ai trattamenti correttivi. E’ stato così fondato un gruppo di ricerca, capitanato dalla psicologa Judith Glassgold, che ha condotto una meta-analisi degli studi e delle ricerche sul tema effettuati negli ultimi cinquant’anni giungendo alla conclusione che non esistono evidenze scientifiche che l’orientamento sessuale possa essere modificato volontariamente. Inolte gli studi finora condotti non sono stati in grado di valutare l’impatto che tali terapie possono avere sugli individui e quindi non è possibile stabilire l’assenza di danni potenziali nel medio e lungo periodo. Sulla base dei dati raccolti, nel 2000 l’APA, tramite la produzione di un documento ufficiale, disconosce qualsiasi genere di trattamento che parta dall’assunto che l’omosessualità sia un disturbo mentale, ribadendo inoltre che l’orientamento sessuale, che si tratti di omosessualità, eterosessualità o bisessualità, non è una scelta consapevole che può essere volontariamente modificata. Oggi la comunità scientifica afferma che l’orientamento sessuale non dice nulla della salute mentale, della capacità di relazione, della struttura morale di un individuo, e la quasi totalità degli psicoterapeuti

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Omosessualità Il divario tra progressi scientifici e stereotipi socio-culturali

oggi riconosce una concezione non patologizzante dell’affettività e della sessualità gay, considerate come declinazioni altrettanto sane del desiderio amoroso. Dal punto di vista scientifico il modello patologico è stato sostituito dal modello affermativo: non esiste un orientamento sessuale normale e uno patologico, un’identità sessuale naturale e una innaturale. La persona omosessuale non ha il rischio di sviluppare patologie diverse da una persona eterosessuale: il percorso terapeutico con un omosessuale non deve essere impostato alla riabilitazione del suo orientamento sessuale, ma ad una integrazione maggiore della propria immagine di sé e del pro-

prio orientamento sessuale come parte integrante del proprio sé. Se da un punto di vista scientifico sono stati fatti passi in avanti, dal punto di vista socio-culturale non possiamo dire altrettanto: la tentazione di inserire l’omosessualità in una classificazione a metà tra la perversione e la malattia è ancora molto forte. I ripetuti episodi di omofobia che affollano le cronache ne sono una chiara dimostrazione. Il termine omofobia compare nel 1972, nel libro di G. Weinberg “Society and the Healthy Homosexual”. Per dare un’idea di quanto la società abbia vessato e stigmatizzato le persone omosessuali, l’autore utilizza questo concetto, omo-

fobia, definendolo come la “paura irrazionale, l’intolleranza e l’odio perpetrati nei confronti delle persone omosessuali, gay e lesbiche, dalle società “eterosessiste”, che si rifanno a uno schema ideologico che nega, denigra e stigmatizza ogni forma di comportamento, identità, relazione o comunità di persone non eterosessuali”. Omofobi si nasce o si diventa? Non si nasce omofobi; lo si diventa attraverso l’educazione, i messaggi diretti e indiretti che ci vengono trasmessi. Gli atteggiamenti sociali verso il sesso, il genere e l’omosessualità vengono generalmente appresi acriticamente e interiorizzati molto presto, nelle prime fasi della vita, prima che un individuo abbia riconosciuto il proprio orientamento sessuale. Quando i gay e le lesbiche cominciano a diventare consapevoli della loro omosessualità, essi sperimentano verso loro stessi i medesimi atteggiamenti che hanno interiorizzato, complicando di conseguenza il processo di accettazione di sé. In una società fortemente ostile agli omosessuali, gay e lesbiche devono percorrere un cammino molto difficile e problematico attraverso il quale riconoscere il loro orientamento sessuale, sviluppare un’identità basata su di esso, svelare il proprio orientamento sessuale agli altri (coming-out). Soprattutto per i soggetti che si trovano ai primi stadi del processo di formazione dell’identità omosessuale, e in generale per chi non è capace di gestire efficacemente lo stigma associato all’identità gay o lesbica, la percezione di un ambiente familiare e sociale repressivo può portare a interiorizzare pensieri e sentimenti negativi nei confronti dell’omosessualità, e ciò può esprimersi sul piano psicologico attraverso la vergogna e il senso di colpa, la bassa autostima e la scarsa accettazione di sé. Nascondere il proprio orientamento sessuale può creare una scissione dolorosa tra identità pubblica e identità privata. La profonda sofferenza che ne deriva pone in evidenza l’esigenza di intervenire sul rafforzamento delle abilità di coping attive, sullo sviluppo di reti sociali, sul superamento del disagio attraverso l’accettazione della propria identità sessuale, piuttosto che sulla correzione dell’orientamento sessuale. Soltanto in questo modo poteremo stabilire una continuità tra progressi scientifici ed evoluzione socio-culturale.


12 17 ottobre 2015

territorio

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Www.Lacucinasecondobeppi

Cos’è? É un’invenzione del giovane imprenditore locale M so che ti piace cucinare, vogliamo fare qualcosa insieme, Di Beppi Banfi

C

ome si fa a dire di no, infatti ho detto si. Dopo qualche giorno Massimo mi richiama per farmi vedere il progetto in fase di evoluzione, ma era una evoluzione continua, fino ad arrivare al “format” ora si dice così, attuale, mi sono ritrovato a cucinare ad alcuni amici ospiti nella mia cucina, ma non erano amici qualsiasi, erano tutti attori, Antonio Fiorillo, Serena Garitta, Francesco Paolantoni, Lucianna De Falco, Lucio Allocca, Michele Caputo, Luisa Amatucci e per finire in bellezza, Anna Falchi. Sotto la regia di Marco Alvise Di Majo di Eicon Produzioni, è partito il primo di 30 ciack con il gigante buono, Antonio Fiorillo: mi sono sentito subito a mio agio aiutandomi così per le successive 29 puntate. La mia passione per la cucina? Mio nonno materno, Giuseppe Oliviero, era Chef al Palazzo Reale di Ischia, e un cugino di mio padre era titolare di un ristorante al nord, dalle parti di Saronno. E allora posso dire che la passione per la cucina è nel DNA, ed è una passione, coltivata nel tempo. All’età di 14 anni mi ritrovai a lavorare nel Grande Albergo Delle Terme di Ischia, come apprendista manutentore. Le serate di guardia erano lunghe e monotone e la cucina confinava col mio reparto. Incominciai ad interessarmi delle funzioni e le azioni del Chef garde-manger (cam-

busiere o dispensiere), mi ricordo ancora, si chiamava Antonio Aiello, lui preparava le gelatine, i piatti freddi, le carni da mandare nei vari reparti, i pesci, insomma questo suo lavoro mi aveva incuriosito e timidamente entrai nel suo regno. Ricordo che un giorno entrò nel reparto lo Chef Ecxecutive, Lucchetti di Como che aveva sostituito il grande Chef isolano Vincenzo Pisani, divenni rosso dalla vergogna e volevo sparire, ma lui con

alla ricca, dote di molta importanza per l’uomo che considera la vita regolare. Luigi Carnacina - aprile 1976”. Questa è stata, proprio per rimanere in tema, la ciliegina sulla torta. Da allora la mia passione per la cucina è diventata una costante perchè più che cucinare per me, lo facevo per gli altri, per i famigliari, per gli amici. Cosa mi piace cucinare? Tutto, anche ricette collaudate e note, locali e regionali, nazionali

spensa, e nel frigorifero, e in un attimo elabori la pietanza che da lì a qualche minuto gusterai con i compagni di tavola. Dopo il matrimonio, così, per una mia scelta e con il compiacimento di Antonietta, mia moglie, decidemmo di mangiare solo spaghetti per un mese, senza mai ripetere la stessa ricetta, 30 ricette una differente dall’altra, provate, gli spaghetti si prestano benissimo a questa stravaganza.

La ricetta è come uno spartito di musica, gli ingredienti sono le note e chi le cucina ne da una propria interpretazione un sorriso mi chiamò e mi chiese perchè ero lì. Gli raccontai del mio interesse e che ero affascinato da quel mondo, e mi prese di buon occhio e da quel giorno, pur essendo manutentore, mi spiegò un sacco di cose, addirittura mi mise un coltello da disosso in mano e mi insegnò a tagliare la carne dai “quarti”. Nel 1976 in quell’albergo venne a riposare, dopo aver subito un sequestro, Luigi Carnacina del quale avevo già acquistato il libro, un vero e proprio manuale di cucina, mi feci fare subito l’autografo: “Al caro Giuseppe Banfi per la passione e il desiderio di mangiare

ed internazionali, senza neppure pensare troppo se si avvicinasse all’originale, anche perché ritengo che pure colui che ha inventato una ricetta, ogni volta che la ripete, ne da una nuova versione, perché la ricetta è come uno spartito di musica, gli ingredienti sono le note e chi le cucina ne da una propria interpretazione e lo Chef, il Cuoco o l’appassionato come me è come un direttore d’orchestra, leggendo quello spartito, pardon, quel menù, ne da una propria interpretazione. In cucina ci metto la fantasia, pur non avendo una programmazione certa, basta che guardi nella di-

Cosa mi piace cucinare di più? I risotti. Sono un cultore dei risotti. Con l’ottima organizzazione della Luce ADV il 23 settembre scorso in una elegante serata è stato presentato il progetto e alle ore 21 di quella stessa sera è partita la prima puntata. L’appuntamento con le ricette e con i personaggi è settimanale ed è fissato alle 21 di ogni mercoledì. Per poter vedere le ricette ci si deve andare sul sito: www.lacucinasecondobeppi.it ed iscriversi gratuitamente, questo oltre a tante altre iniziative in cantiere vi da la possibilità di ricevere in anticipo una newsletter con


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acucinasecondobeppi.It

Massimo Baldino, “Beppi me la daresti una mano?” l’anticipazione della ricetta e con la lista della spesa. Quello che mi è piaciuto di questa esperienza è che Massimo Baldino ha coinvolto un sacco di ragazzi, Assistenti di produzione Giuseppe Ferrandino e Vincenzo Cerullo, per le scenografie Teresa e Mariangela Baldino, assistenti alla scenografia Annamaria e Maria Pilato, assistenti di studio Marco Cammarano, Giovan Giuseppe Cammarano e Filippo Trani, elettricista di scena Alberto Di Scala e poi ha coinvolto giovani sommelier Marco Starace, Fausto Di Costanzo, Lucia Lupa e Annarita Bagnoli. Operatori di ripresa Marco Alvise Di Majo e Claudio Cappello che ne ha curato anche il montaggio, regia

di Marco Alvise Di Majo. Già dalle prime tre puntate si è riscontrato un notevole successo di visione, Massimo Baldino ha già programmato la prossima serie, le cui riprese riprenderanno quanto prima, nel frattempo godetevi le ricette e i personaggi sul sito web. Sarebbe interessante che altri imprenditori isolani che appartengono al mondo della ristorazione e non usufruissero di questa esperienza tutta isolana per pubblicizzare i propri prodotti, i numeri di contatti sono veramente interessanti.

17 ottobre 2015

Vi regalo una ri

cetta

i n e i p i r i h c Gnoc al sugo Crocchette Ingredienti per

ripiene

quattro persone:

Per gli gnocchi lesse gr. 800 Purea di patate gr. 300/400 Farina 00 nr. 2 Uova intere Fior di latte o ata gr. 250 provola affumic b. q. Sale

Per la salsa nr. una decina gini Pomodorini Cilie Cipolla; Aglio; ia; Rosmarino; lv Sa di o ist m Trito q.b. o Origano; Basilic b. q. Olio Oliva q.b. Sale & Pepe

di oliva, bondante olio delle erbe in ab scottare i pompo avrete fatto tte i fra ch l oc due/ ne gn i gl e r Pe te less a bollente, dopo ianatoia le pata odorini in acqu m n acco a a, ol rin ot Mettere sulla sp ci fa apatate, la rsarli in una ci ve ac hi uti in sc m lo al tre spellamento. passate cemena per favorire lo impastare velo , dd va fre uo a le della qu e le il sa po’ di etterli nella pa se necessario un volta spellati m na inuti U m di e eo na te aggiungendo, ogen una deci un impasto om l trito e dopo forco a un lla n de farina, ottenere co i po in i pomodor e per il tem e ar ar os ci rip ac r hi che fa sc , al do qu morbi ancora far addensare lla salsa. de a, ett ati ne ol io ch sc az i ar ch ep za oc pr moz rsarvi gli gn gliare a dadini la re ge istante e poi ve un gi ag Nel frattempo ta io ar za, se necess en a. ed ol ec ov pr ia ig pr in la rm rella o riposo, tture, il pa rso il periodo di di acqua di co ’ co as po di tr re un lta la vo go a re na o U lo fin ata di pepe, sto col mattarel no e una macin iolina di stendere l’impa . circa, m m 5 n qualche fogl di co re so ire rv es se sp e lo e le er sa raggiung ametro sta di 8 cm. di di tibasilico. con un coppa pa ro dei nt arvi buon appe ce al , a in dischi mente nell’augur ia n vv no O ve do oo ov at tagliare la past zarella o la pr vedere il film a oz m to vi la in e et vi , et er to ric quali mett i dopo aggi della rete tutti i pass o’ di raviolo, po ve m a tro e lo er so ud hi la, ric violo sotrete pure. far rotolare il ra ta, ma vi diverti così aver infarinato do en en ott i, lle man Beppi to il palmo de mettete chè di patate, oc cr di a rt so una cottura momento della da parte fino al i. ch oc gn i ic pl e sem che avverrà com salata e a qu ac te an nd Versarli in abbo li. o a galla scolar on ng ve do an qu Per la salsa re il trito della far rosola In un’ampia pa

50 Anni di matrimonio... X 2 Doppio cinquantenario di matrimonio per i coniugi Vincenzo e Carmela, e Antonio e Pierina nella chiesa di S. Antuono ad Ischia, officiata del parroco don Giuseppe Nicolella. La particolarità? Sono coppie di consuoceri che si sposarono in contemporanea nel 1965! Auguri di cuore per questo traguardo raggiunto.


14 17 ottobre 2015

territorio

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Di Francesco Mattera

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a successione delle stagioni marca il tempo della nostra vita in maniera costante. Sono quattro spazi fittizi in quanto stabiliti per convenzione dall’uomo. Volendo si potrebbe aumentare il loro numero interponendo altri segmenti temporali, tenendo o non tenendo conto di fattori climatici, astronomici, delle vicende che riguardano la fisiologia e l’espressione fenotipica di vegetali o comportamenti di determinati animali. Tutto ciò sarebbe possibile, ma di difficile realizzazione in quanto poi il novero delle nuove stagioni dovrebbe essere accettato dall’universo mondo, così modificando anche gli assetti organizzativi dei consorzi umani che alle nuove stagioni dovrebbero poi far riferimento. E’ un utopia!, ma non per questo priva di fascino, come di vero fascino sono ancora oggi ammantate inverno, primavera, estate ed autunno. Riflettete, care amiche ed amici di Kaire, quanta nostalgia si insinua nell’animo di ognuno di noi al ricordo della stagione appena passata, fosse essa quella da tutti ritenuta più bella o più brutta di tutte! Chi non sospira in inverno al ricordo delle giornate calde e luminose dell’estate, chi ancora non anela, imperando il caldo torrido dell’estate, alla tepidezza di primavera, o, ancora chi non rimpiange l’intimità della casa, propria dell’inverno, quando nelle altre stagioni si propaga un poco si sregolatezza ed i rapporti tra familiari si allentano? Tutto ciò è normale e spinge l’uomo, con naturalezza, alla rincorsa verso il futuro, piuttosto che verso il passato: penso al ricordo caldo e recente dell’estate, ma lo proietto come desiderio alla prossima bella stagione con una carica di spe-

Autunno

Stagione di frutti portentosi Un’immersione nelle meraviglie di madre terra sulla nostra isola ranza, di fiducia in tempi migliori, che rappresenta l’elan vital di ogni essere umano. Con queste premesse oggi voglio parlarvi dell’autunno. Delle quattro, insieme alla primavera, è considerata, sempre per convenzione umana, una stagione di transizione. La nostra che prepara i viventi all’inverno, mentre primavera è l’accompagnatrice fresca e gaia dell’estate. Le contrapposizioni che tutti possono cogliere sono in realtà il frutto di eventi cosmici ed astronomici: in primavera le giornate man mano si allungano, le temperature salgono, le piante si risvegliano, ecc. In autunno le giornate man mano si accorciano, le temperature tendono in basso, le piante, quasi tutte, vanno lentamente in una fase di riposo, alcuni animali si accingono ad un lungo letargo o cambiano d’abito. Autunno è quindi l’esatto opposto di primavera. Tutto ciò non è forse mirabile? L’equilibrio, anche dei pesi, impone alla ciclicità degli eventi, quindi anche di quelli cosmogeografici e planetari, una compensazione. La ciclicità dei movimenti e delle posizioni è propria degli oggetti tondi, e la sfericità della terra è l’espressione volumica della rotondità. Pe r f e z i o ne nella

perfezione: ecco perché la contrapposizione delle stagioni non deve stupirci, quanto piuttosto confortarci per il disegno divino che lo ha voluto e lo ha creato. Ma forse mi sono troppo allungato in questa premessa!, mi perdonerete? Confido nella vostra benevolenza. Siamo in autunno e vi parlerò di questa stagione, in particolare dei frutti della terra di Ischia, anche se gli stessi li ritroviamo poi in quasi tutto il nostro paese, tranne rare eccezioni. Autunno è stagione nella quale la terra sembra restituire il calore che ha imprigionato in estate. Pensate ai colori rosso acceso delle foglie di alcune piante, al giallo sorprendente di altre, al caldo marrone con cui altre transitano passando dal verde scuro prima, al giallo vivido poi, prima di cadere al suolo. Le nostre città sono piene di aceri, platani, tigli, ippocastani, liriodendri, e faggi. I parchi cittadini degli stessi alberi, ma anche di ornielli, frassini, sorbi degli uccellatori, pioppi, betulle, nespoli germanici, e tanti altri che adesso non mi viene il nome. Una bella coperta di queste foglie cade man mano per terra e sembra che le piante vogliano proteggere la terra dal freddo che arriva stendendo sopra di essa una calda e frusciante coltre. Eccoli i frutti dell’autunno, ve li presento alla mia maniera: IL MELOGRANO (Punica granatum L., fam. Punicacee) Ogni casa contadina, cantina, cellaio, ecc., nel passato aveva nelle vicinanze nu’ ranat(e). Quei globi gialli con mascheretta rosso-por-

porina e boccuccia merlettata, nascondono qualche migliaio di rubini rosso vivido, protetti a strati da un delicato velo giallino! Ognuno di essi in realtà è un singolo frutto e la melagrana è quindi una infruttescenza ed il fiore carminio che lo ha generato nella tarda primavera, una infiorescenza. In questi giorni si raccolgono le melagrane. A volte la buccia cuoiosa lacerata per la crescita mostra il rosso, ed è un’attrazione irresistibile. Oggi ci dicono che in quanto frutti rossi ricchi di antociani e tannini, fanno molto bene alla salute perché antiossidanti. Ciò mi consola perché in gioventù, con i miei compagni di giochi ne abbiamo fatto uno sterminio, anche sugli alberi degli altri, ma senza cattiveria! Seduti su un muretto di campagna, gambe ciondoloni, sgranavamo i frutticini e disseminavamo le bucce d’intorno. Che divertimento ragazzi! Oggi gli israeliani ci insegnano che del melograno si può fare una coltura da alto reddito, con varietà selezionate a frutto grossissimo, con frutticini privi affatto di semini, dolcissimi. Ne sanno qualcosa alcuni imprenditori siciliani che si sono buttati nell’impresa. Auguri a loro! Ad Ischia si potrebbe tentare. IL SORBO (Sorbus domestica , fam. Rosacee) “Guagliò (ne) nun ‘nta mangnà, sta percoc(a) ‘nzuareia!”, così un giorno mi disse Gesualdo che mi sorprese a raccogliere una pesca bianca da un suo albero. Non gli credetti e addentai il frutto, salvo poi a sputare tutto per terra con la bocca orribil-


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mente astretta. Ecco come la lingua napoletana riesce con un’immagine efficacissima a restituire l’effetto prodotto da un frutto di sorbo non abbonito, acerbo, a chi tentasse di mangiarlo. E trasferisce tale significato anche sugli altri frutti che in certe occasioni danno lo stesso gusto: ‘nzuareia, ovvero “fa come il sorbo”. Tradotta in italiano diventa “allappa la lingua”. Anch’essa efficace, ma mai quanto il vocabolo in napoletano. Il sorbo è un albero bellissimo, dal fogliame gentile con foglie composte paripennate. In primavera è un’esplosione di fiori bianchi appena dopo l’emissione delle foglioline. In estate i frutti, a grappoli, crescono quasi inosservati, poi di questi tempi il miracolo: maturano di giallo con le faccine rivolte al sole rosso acceso, lucidissimi, con i rami resi penduli dal carico a volte esagerato dei piccoli pomi. La pianta diventa man mano una policromia accesa di colori, dal giallo oro al rosso pompeiano. Le varietà selvatiche danno frutti piccolissimi, quelle selezionate invece, della dimensione di una piccola perina. Non li mangi direttamente dall’albero perché appunto ‘nzuareiano. Occorre raccoglierle in mazzetti ed appenderle sotto ai portici della cantina o al riparo dello sporto di balconi, scale, ecc., ed aspettare che si imboniscano, segnalato dal viraggio del colore che da giallo-rosso diventa marrone. Bruttine a vedersi, ma saporitissime. Le più grandi si pelano con facilità. Un consiglio: fatene un consumo quotidiano, e soprattutto fatele mangiare anche ai bambini in modo

territorio

che anche da adulti le apprezzino, perché fanno molto bene alla salute! Non occorre che vi dica altro, fidatevi! Godetevi con l’immaginazione questa scena: un porticato di una casa contadina di Ischia, zona Cavone della Panzese, anni sessanta, dove sono appesi contemporaneamente, in attesa di esser consumati, mazzetti di sorbe, piennoli di pomodoro, pale di fichi d’india con i relativi frutti, meloni gialli e verdi sostenuti da un basket di spago di canapa a croce, cespi di aglio e di cipolla, mazzetti di origano, e altro ancora. Seduto nei pressi, il contadino che ha fatto tutto ciò che fuma tabacco nero in una pipa di terracotta, con un sorriso stampato sul volto, ad occhi quasi chiusi, in pace con se stesso e con il mondo intero. Ragazzi, queste scene io le ho viste!, e voi? IL NOCE (Juglans regia L., fam. Jungladacee) Croce e delizia delle nostre campagne. E’ un albero che può divenire gigantesco e occupare uno spazio enorme sottraendolo ad altre coltivazioni, con le quali accende una severa competizione anche per lo spazio radicale e quindi anche per l’acqua e gli elementi della fertilità. I contadini si guardavano bene un tempo a piantarlo troppo accosto alle cisterne in quanto con le sue radici può rompere gli intonaci e far perdere l’acqua. Ma nonostante tutto ciò, l’intera isola era un tempo costellata da bellissimi alberi di noci. Per S. Giovanni si

raccolgono le noci immature per preparare il nocino, un infuso appunto ottenuto dai malli sezionati in quattro, a croce, e poi immersi in alcool puro da liquori per 40 giorni, con i boccaci disposti al sole. Poi tante ricette, quante sono le persone che lo preparano! Tutte in gran parte danno dei liquori degni di esser consumati a fine pasto come digestivo e, sembra a detta di qualcuno, anche con una funzione protettiva sulla mucosa gastrica. Cosa di cui dubito per le versioni molto alcoliche, superiori ai 30 gradi, per le quali all’opposto deve temersi un danno e non un giovamento. Le virtù salutistiche, accertate, sono legate alla relativa ricchezza in tannini che dovrebbero esplicare un’azione astringente e cicatrizzante, se si esclude ovviamente l’azione negativa dell’eccesso di alcool. Ma ritorniamo all’albero: bello, imponente, efficace ombreggiatore in estate! Di questi tempi i malli si

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lacerano e lasciano cadere i frutti con le classiche cupole bivalve, legnose. Per facilitare la raccolta, le piante venivano sbatacchiate con lunghe canne o leggere pertiche di legno, aiutandosi con scale o salendo direttamente sull’albero, a mò di acrobati. Poi raccolte da terra, ripulite dai residui di mallo, ed esposti in fine al sole per farle seccare, sui lastrici delle cantine, sulle aie delle case di campagna, ecc. poi disposte in sacchi di canapa e appesi laddove non possono raggiungerle i topi, voraci distruttori dei preziosi e duri semi. Appuntamento rinviato a dicembre, nelle prossimità del Natale, per il contadino stesso, gli amici, i parenti, i vicini di casa semmai, il dottore, l’avvocato…, capite bene…! Continua… Francesco Mattera Indirizzate un vostro commento a matterafr.agrischia@libero.it


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Ottobre Missionario 17 ottobre 2015

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Storie di missione Di Ilaria De Bonis

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a famiglia di Giovanni e Chiara Balestrieri la riconosci per la vivacità intellettuale, per la libertà mentale. Non ci sono preconcetti e troppi condizionamenti culturali in loro. Coppia di missionari laici, dopo cinque anni in Perù con le loro tre bambine (due delle quali nate proprio durante quest’esperienza), sono tornati di nuovo in provincia di Milano. E qui in un certo senso la loro missione prosegue. In una Chiesa alla quale stanno regalando tutto ciò che hanno ricevuto. “Nella diocesi di Huacho - racconta Chiara - eravamo in una parrocchia di un paesino di campagna ai piedi delle Ande. Vivevamo in mezzo a questi campi di canne da zucchero, molto belli… Ma la bellezza vera erano le relazioni umane”. Che sono state al centro della missione

L' INTErVISTA 1

I poveri protagonisti della missione Parla monsignor Francesco Beschi, presidente di Missio Di Miela Fagiolo D’Attilia

i metto al servizio di questa grande realtà che è la missione, così come viene percepita e vissuta nel nostro Paese”. Con queste parole, monsignor Francesco Beschi, vescovo di Bergamo, presidente della Commissione episcopale per l’evangelizzazione dei popoli e la

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L' INTErVISTA 2

Dalla parte dei poveri Parla don Michele Autuoro, direttore di Missio Di Miela Fagiolo D’Attilia

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l tema della Giornata Missionaria Mondiale 2015 “Dalla parte dei poveri” segue l’esortazione di papa Francesco che invita la Chiesa ad uscire per andare verso gli altri fino alle più lontane periferie. Missione è dinamismo, più che mai quest’anno in cui si celebra il 50esimo della pubblicazione del decreto conciliare Ad Gentes. Perché la missione è annuncio di misericordia, dell’amore di Dio per tutti gli uomini. A partire dai poveri. “Poveri sono coloro

evangelica. “Avevamo un gruppo di pastorale famigliare: abbiamo contattato una incredibile coppia peruviana. Nei nostri incontri si parlava di problemi quotidiani molto concreti. Le famiglie lì hanno a che fare con alcolismo, violenza domestica… Ci sono donne che si fanno sottomettere e accettano di tutto. Figli che crescono in contesti di violenza”, spiega Chiara. Ed è proprio qui che il Vangelo diventa vita. E’ pane per l’anima e nel contempo

scioglie i nodi della vita quotidiana. “Gli incontri di pastorale avvenivano anche assieme ad un’assistente sociale, ad uno psicoterapeuta e alla moglie – prosegue - Allora abbiamo visto dei cambiamenti nelle coppie: perché comunicare i propri problemi, le difficoltà, le incomprensioni, smuove qualcosa dentro”. La famiglia Balestrieri ha dovuto affrontare anche momenti duri in Perù. “Dopo un anno che eravamo lì con Benedetta, è nata

Irene e poi Silvia. Ma quando ero incinta di Irene sono stata ricoverata d’urgenza perché mi avevano trovato un tumore. Siamo tornati in Italia e lì è nata la bambina. Ma subito siamo volati di nuovo in Perù: lei aveva appena 43 giorni!”. La verità è che in missione “sia come singolo che come coppia si riceve molto. E’ come se ci fosse un substrato di condivisione che aiuta a riflettere. A prendere decisioni di un certo spessore insieme”, dice. “Questo lo vediamo anche adesso: nel paesino dove viviamo. Ci sono coppie non sposate, persone che non hanno profonde radici cristiane e che magari non hanno battezzato i figli, che però guardando noi, interagendo, in qualche modo ricevono l’immagine di una Chiesa possibile. Il discorso di fede magari rimane lo stesso, ma qualche interrogativo nasce in loro”.

cooperazione tra le Chiese, apre il quinquennio della suo mandato di presidente della Fondazione Missio. “L’Italia, anch’essa oggi terra di missione, ha una forte vitalità, grazie alle realtà diocesane, agli Istituti missionari, ad una partecipazione laicale organizzata”. Missio si occupa della formazione e dell’animazione missionaria sul territorio: quali gli orizzonti verso cui andare? “Le periferie, le “terre esistenziali” da raggiungere oggi sono rappresentate dall’infinità di frammenti nei quali possiamo riconoscere le nostre esistenze personali e comunitarie. Spesso denunciamo la

frammentarietà della vita contemporanea. Ci sono poi le molteplici periferie geografiche, da cui i poveri ci interpellano nelle loro difficoltà materiali e per la mancanza di senso delle loro esistenze”. Papa Francesco ci parla di una Chiesa in uscita verso le periferie. Quali sono le nuove rotte dell’evangelizzazione? “I poveri sono la rotta dell’evangelizzazione contemporanea e diventano soggetto dell’evangelizzazione, un riconoscimento che stenta ancora a trovare forme adeguate nelle nostre comunità di antica cristianità. Nei contesti di più recente evangelizzazione è più evidente

vedere il protagonismo dei poveri come soggetti di missione”. La diocesi di Bergamo è tra quelle che ha la più alta presenza di sacerdoti e laici fidei donum in missione. Quale scambio di culture ed esperienze si realizza attraverso i missionari? “Il frutto più bello è il “ritorno della missione” che porta nella nostra Chiesa l’esperienza dei missionari. Il ritorno dalla missione indirizza verso la condivisione sempre più ampia. L’impegno missionario della diocesi di Bergamo continua perché non solo non indebolisce le forze della Chiesa locale ma la arricchisce di nuove esperienze vive”.

che hanno gli afflitti, gli esclusi, i perseguitati, - afferma din Michele Antuoro - coloro che hanno sete di giustizia. Nelle sue infinite manifestazioni, c’è una povertà reale, materiale, che è fatta di circostanze, di storie di uomini, di sofferenze, di esclusioni, di abbandoni, di ferite. E’ a questi poveri che dobbiamo rivolgerci in modo preferenziale”. La GMM è stata sempre un appuntamento molto sentito nelle parrocchie, sul territorio e dalla Chiesa italiana. Missio prepara strumenti di animazione e preghiera per vivere pienamente l’Ottobre missionario. Come si vive la GMM di quest’anno? “E’ una giornata popolare anche perché allarga l’orizzonte dal nostro Paese al mondo intero e perché ci invita a gesti di solida-

rietà. Siamo chiamati ad avere uno sguardo universale, a pensare alle donne e agli uomini che attendono l’annuncio del Vangelo, ma anche la nostra solidarietà. La tradizione delle Pontificie Opere Missionarie ci ricorda che questo è l’impegno di giovani, adulti e famiglie ma anche dei bambini. Nel mondo ci sono piccole comunità cristiane che hanno bisogno di essere accompagnate nella crescita, difese, sostenute anche con l’invio e la formazione di personale apostolico. C’è bisogno di sostenere le Chiese del Sud del mondo anche nelle loro difficoltà materiali per la formazione dei seminaristi, per le strutture necessarie per l’evangelizzazione, là dove mancano chiese e luoghi dove riunire e formare i fedeli. Non dobbiamo dimentica-

re che anche noi, come Chiese di antica evangelizzazione, abbiamo bisogno di ricevere nuovo slancio dalle Chiese di nuova evangelizzazione”.

Vangelo e vita quotidiana


Tempo Libero

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PREMIO AENARIA – TEATRO POLIFUNZIONALE ISCHIA Di Gina Menegazzi

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ttima prova quella della compagnia Luna Nova di Latina, vincitrice del Premio Aenaria l’anno scorso e presentatasi quest’anno fuori concorso. Non una sbavatura né dalla regia, né dai tre bravissimi interpreti. Semplice, lineare lo spettacolo, molto ricco il testo che, a mo’ di scatole cinesi, si apre in continui livelli. La costruzione, di Roberto Russo, per la bella regia di Sara Pane, vede in una scena fissa Roberto Becchimanzi, Cristian Mirante e Marina Casaburi ed è la ricostruzione/ripresentazione al pubblico in sala, chiamato a fare da giuria, di un processo per “atti contrari alla pubblica decenza” svoltosi a Torino nel 1883. Un caso di malagiustizia, prima di tutto: due uomini furono condannati sulla base della denuncia di un loro vicino di camera, in albergo, che sentì qualcosa attraverso la parete confinante e la interpretò a suo modo; la cameriera, nella camera attigua, non aveva sentito niente, e i due uomi-

La costruzione

I PROSSIMI SPETTACOLI AL TEATRO POLIFUNZIONALE 17 ottobre: Ansiteatro (Aversa) in Don Peppe Diana, per non dimenticare – il musical di Giuseppe Capoluongo 24 ottobre: Imprevisti e Probabilità (Formia LT) in La gamba di Sarah Bernhardt di Soledad Agresti 31 ottobre: Ass. Cult. Arte Povera (Mogliano Veneto TV) in Le Troiane di Euripide

ni erano chiusi nella stanza, luogo privato. Ma, come specifica l’autore in un suo commento: “Mi è capita-

to di imbattermi proprio nella sentenza della Cassazione e di leggere le motivazioni della decisione. E ciò che ne viene

fuori è un tratto davvero sconcertante. Il De Barbieri non viene condannato in via definitiva in quanto omosessuale (la questione dell’omosessualità appare in realtà solo sullo sfondo), e nemmeno in quanto abbia violato dei principi religiosi o strettamente morali (consideriamo che nel 1883 i rapporti fra Stato Unitario e Chiesa sono del tutto inesistenti). La condanna avviene sulla base di concetti […] ispirati ad una visione produttiva di tutto quanto rientri nel controllo dello Stato”. Una commedia di ‘parola’ insomma, che, attraverso il processo a De Barbieri, mette in realtà sotto accusa la “manipolazione” continua e senza tregua alla quale siamo tutti sottoposti: non c’è pensiero che attraversi la nostra mente, o azione che poniamo in essere, che non sia stato deciso – costruito – da coloro che “ci controllano e ci guidano” per il nostro bene... Ecco “la costruzione”. Ancora una volta teatro che fa riflettere, che ci costringe a interrogarci sulla nostra consapevolezza di essere continuamente e in tanti modi manipolati, e sui nostri rapporti con il potere.

Televisione Dalla Redazione

è

l’unica lezione facoltativa, l’unica materia con un’ora soltanto a settimana, e nessuno degli alunni ha mai avuto “paura” del prof di religione. Tutta questa debolezza può però tramutarsi in forza e se scatta la scintilla magica può nascere un bel “matrimonio”. Ma cosa accade, davvero, in un’ora di religione? Lo racconta il docu-reality seguendo le lezioni del prof. Andrea Monda, insegnante di religione per scelta e convinzione, in una classe del liceo classico “Pilo Albertelli” di Roma. Appuntamento settimanale, in onda da ottobre a maggio secondo le oscillazioni di un normale calendario scolastico, per capire come accompagnare gli studenti alla scoperta delle tante porte che questa materia di studio apre, come suscitare in loro interesse e passione verso l’insegnamento della dottrina, come far loro comprendere le domande di significato cui la religione offre una risposta. Ogni lunedì, alle 19.30, il docente enuncia il tema, e lo lancia come riflessione e provocazione; seguono

Buongiorno Professore Con Andrea Monda da lunedì 12 ottobre alle 19.30 su Tv2000

interventi e domande dei ragazzi, materiale audio e video trasmesso sulla lavagna per spiegare la storia della chiesa e la sua dottrina. Inoltre sarà possibile interagire con il Prof. attraverso il blog www.tv2000.it/buongiornoprofessore e tramite la pa-

gina facebook www.facebook. com/buongior noprofessore. Andrea Monda, scrittore e saggista vive a Roma, è sposato e ha un figlio. Si è laureato in Giurisprudenza presso la Sapienza e in Scienze Religiose presso la Pontificia Università Gregoriana ed è docente

di religione. Dal 1988 collabora con diverse testate giornalistiche, tra le quali «il Foglio», «Avvenire», «L’Osservatore Romano», oltre a scrivere recensioni per «La Civiltà Cattolica». Partecipa alla vita dell’associazione BombaCarta per cui organizza eventi culturali sempre in ambito letterario. Dal 2006 tiene un seminario su “religione e letteratura” presso la Pontificia Università Lateranense e, dal 2008, anche alla Pontificia Università Gregoriana. Ha pubblicato otto saggi di cui tre dedicati all’opera di Tolkien.


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Libri 17 ottobre 2015

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La famiglia, ospedale da campo Recensione del libro di Antonio Spadaro, direttore de “La Civiltà Cattolica”. Queste pagine affrontano temi “caldi” sul terreno della famiglia e si pongono quale contributo qualificato al dibattito sinodale. Sono state pensate per aiutare a maturare una visione critica, ponderata e consapevole dei problemi sul tappeto.

Di Don Vincenzo Avallone

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ei suoi esercizi spirituali sant’Ignazio di Loyola, fondatore della Compagnia di Gesù, scrive che Dio vede il mondo come un campo di battaglia con morti e feriti. Questa visione muove Dio all’incarnazione. Quando papa Francesco, nell’intervista rilasciata a La civiltà cattolica, parla della chiesa come di un «ospedale da campo dopo una battaglia» ha presente questa visione. Egli chiarisce il ruolo della chiesa proprio alla luce dello sguardo di Dio sul mondo: vede tanta gente ferita che chiede da noi vicinanza. Il Vangelo non si cambia, piuttosto ci chiediamo: abbiamo già scoperto tutto? Su questa strada aperta di comprensione, ci sono anche tentazioni, alle quali il papa

ha fatto riferimento: quella dell’irrigidimento ostile ... della misericordia buonista ... di scendere dalla croce ... di considerarsi padroni della fede. La verità è che la luce del cammino della Chiesa deve rimanere Cristo servo, che vuole «una Chiesa che non ha paura di mangiare e di bere con le prostitute e i pubblicani». Cristo ha voluto che la sua chiesa fosse una casa con la porta sempre aperta all’accoglienza senza escludere nessuno. Ci sono quindi diversi passi da fare, anche solo per individuare percorsi di evangelizzazione e di riconciliazione. I problemi delle famiglie riassunti e concentrati nel documento preparatorio (Instrumentum laboris) sono innumerevoli. Si può dire che oggi la famiglia è al crocevia di tutti i problemi che affliggono il nostro mondo: lavorativi, educativi, affet-

tivi, economici... La sensibilità ai problemi della famiglia è veramente la via della chiesa e si può considerare come un contributo fondamentale che essa può offrire alla società di oggi. «Non è il vostro amore a sostenere il matrimonio, ma d’ora innanzi è il matrimonio che sostiene il vostro amore». Queste parole semplici del teologo protestante Dietrich Bonhoeffer indicano con verità inoppugnabile quello che i cattolici chiamano la «sacramentalità del matrimonio», la sua dimensione di sostegno, dispiegamento e trionfo ... Partendo dalla propria esperienza felice, in questo scritto (D. Bonhoeffer, Sermone di nozze dal carcere - 15 maggio 1943 – in Resistenza e resa, Queriniana, Brescia 2002, pag.71) il pastore protestante incarcerato ricorda che ogni matrimonio autentico significa trionfo, perché «le difficoltà, le resistenze, gli ostacoli, i dubbi e le esitazioni non sono stati sufficientemente messi tutti da parte, ma lealmente affrontati e vinti». E Bonhoeffer ne deduce che gli sposi hanno il diritto di celebrare il matrimonio come un trionfo.Se il riferimento allo Sposo messianico e alla sua Sposa è strutturale già per la rivelazione, tanto più allora lo dovrà essere per il sacramento del matrimonio. Il che significa che gli sposi sono chiamati a vivere la loro relazione, fin dall’iniziale fase dell’innamoramento, come una relazione non semplicemente a due, ma a tre, nella quale, cioè, Dio è parte del complesso divenire della loro relazione d’amore. Come? Anzitutto nel desiderio di infinito che emerge prepotentemente in ogni innamoramento, preziosa e nel contempo fragile promessa che non va però mai idolatricamente proiettata sull’altro/a... Un’idolatria che è la ragione ultima di quella che l’Instrumentum laboris del 2014 denuncia come «una visione romantica dell’amore, percepito solo come un sentimento intenso verso l’altro» e delle disillusioni di cui esso è inevitabilmente foriero quando viene lasciato solo a sè stesso. A partire da questo sguardo sapienziale sulla relazione di coppia, l’altro/a va allora umanamente sempre meglio percepito e vissu-

to come un riflesso della bontà e della bellezza di Dio, l’Unico che è veramente in grado di mantenere quella promessa di immortalità dell’amore alla quale sembra fare nostalgicamente eco ogni innamoramento. Anzi l’altro/a va percepito dal partner come dono unico e personale fattogli da Dio, e questo in tutte le dimensioni del suo essere personale, a cominciare da quella corporea e tattile. Sul piano più strettamente pastorale, il contesto attuale ci sembra esigere di non concepire più e proporre i corsi in preparazione al matrimonio come un pedaggio da pagare per un celebrazione alla quale si avrebbe comunque sempre diritto per legge naturale ... il primo obiettivo di questo corso dovrebbe essere quello di rendere affettivamente ed esistenzialmente consapevoli le persone circa l’importanza e la bellezza della relazione con Dio per poter gustare, vivere e nutrire quella di coppia.


BIBLE WORKS Una parola per la Bibbia

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STUDI BIBLICI

La memoria biblica degli uomini e dei luoghi Mosè a Kades: alle porte della terra promessa Di Don Cristian Solmonese

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iunti a Kades Barnea sotto la guida di Mosè che li conduce dall’Egitto, gli israeliti nicchiano ad entrare in Canaan la terra che il Signore riserva loro. Risultato? Dio si irrita e li condanna a quarant’anni di attesa prima di prenderne possesso. Questo racconto è descritto nel libro dei Numeri e in quello del Deuteronomio e narra questo episodio particolare del cammino degli israeliti verso la terra promessa. Questo soggiorno dovrebbe aver lasciato delle tracce. Kades Barnea è una delle tappe importanti dell’Esodo. Secondo il testo biblico regna una certa confusione sulla durata del soggiorno a Kades; nel libro dei Numeri si parla di quaranta giorni e nel Deuteronomio di quarant’anni. Secondo le descrizioni bibliche esso doveva collocarsi nel nord del Sinai, ai bordi del Negheb. A 75 km da sud-ovest di Bersabea vi era un’oasi il cui nome era Ein keideis (la santa sorgente) che potrebbe aver conservato il ricordo di Kades e delle sue sorgenti. Tuttavia a 20 km di lì, vi era un altro possibile candidato, l’oasi di Tell el-Qudeirat che disponeva di rovine più imponenti e si collocava in una posizione migliore sulla pista naturale che collegava l’Egitto al nord del Sinai. Nel 1914 gli archeologi Charles Woolley e Thomas Lawrence vi fecero un breve scavo. Trovarono le tracce di una fortezza rettangolare, occupata alla fine del secondo millennio e decisero per Qudeirat. Da quello scavo, sono susseguiti vari interventi non portando a conclusioni che avevano riscontro con il testo biblico. Nel 1982 una campagna di dieci scavi portò alla luce ben tre fortezze che attestano una difesa costante del sito tra il X e il VI secolo

a.C. Lo stato più antico da dove proveniva la ceramica, risaliva al X sec a.C.; esso era composto da un bastione e sei casematte. Questa fortezza fu distrutta, ricostruita e ampliata. Questa stessa subì la medesima sorte della prima. La presenza di queste fortezze purtroppo non fa nessuna eco con il soggiorno biblico delle tribù di Israele. In conclusione davanti ai risultati degli scavi, lo storico può dire due cose o che lo scavo è sbagliato e continua a cercare un’eventuale memoria storica, oppure accetta la testimonianza delle pietre e tenta di decriptare la parola sottile della Bibbia. Scegliendo questa seconda possibilità, l’egittologo americano Redfort pubblicò nel 1992 un’ipotesi molto interessante. A prima vista spiega l’egittologo, sembra che l’esodo si svolga al tempo del nuovo regno sotto i Ramessidi, ma in realtà la geografia dell’Esodo corrisponde molto meglio alla situazione dei secoli VII-VI a.C., tanto nel delta del Nilo in cui i faraoni saiti della XXVI dinastia restaurarono per un periodo la potenza faraonica, che nel regno di Giuda allora all’apogeo del suo sviluppo. Gli autori biblici hanno semplicemente collocato il loro racconto nel paesaggio che avevano sotto gli occhi. Con questa chiave di lettura, lo scarto tra i risultati dell’archeologia e i racconti dell’esodo e della conquista di Canaan, non è più riducibile e si spiega lo spazio privilegiato attribuito a Kades. In conclusione è in quell’epoca che sarebbe stata composta una prima versione del testo, chiamando in campo i ricordi eroici e diffusi di un lontano soggiorno in Egitto. Più tardi al ritorno dell’esilio in Babilonia, questi racconti di propaganda regale troveranno un nuovo impiego in seno al grande affresco delle origini, e porteranno siano ai nostri giorni la fede di Israele nel suo dio e nel suo destino.


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Liturgia 17 ottobre 2015

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Commento al Vangelo

Domenica 18 ottobre 2015

Il potere di essere servi Di Don Cristian Solmonese

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on hanno capito molto, gli apostoli. La scena del giovane ricco si era chiusa con la pressante domanda dei Dodici, fatta da Pietro a nome di tutti: e noi che abbiamo lasciato tutto? Gesù li aveva rassicurati: lasciare tutto per il Regno significa trovare cose nuove. Fine, applauso. Poi, continua il vangelo di Marco. Il terzo annuncio della Passione, con un Gesù visibilmente scosso che racconta ai suoi amici di essere disposto a morire pur di non tradire l’immagine di Dio che porta scolpita nel cuore. E il vangelo di oggi è uno dei più orribili che la storia ci consegni. Certo, fanno notare gli esegeti, quando Marco scrive Giacomo l’arrogante è già stato ucciso e Giovanni passerà la vita a raccontare di Gesù, altro che cariche nel governo. La lezione l’hanno imparata. Un vangelo talmente forte che Luca lo salta a piè pari e Matteo lo attenua, attribuendo alla mamma dei boanerghes l’improvvida iniziativa. Certo, i discepoli hanno lasciato tutto. In teoria. I protagonisti oggi, sono Giovanni e Giacomo. Giovanni il perfetto, il mistico, l’aquila, il profondo, chiede a Gesù una raccomandazione, chiede di sedere alla destra di Gesù nel momento in cui si fosse instaurato il Regno dei cieli, concepito come un regno politico ed immediato. Non basta avere avuto grandi doni mistici e segni della presenza di Dio nella preghiera per evitare di commettere errori madornali: anche i fratelli e le sorelle che, in mezzo a noi, hanno scelto la strada della contemplazione devono sempre vegliare sul rischio della gloria mondana voluta e cercata... Il paradosso è cercato da Marco: non un infervorato giovane scivola così pesantemente, ma due discepoli che hanno appena sentito il terzo

annuncio della Passione. Peggio: gli altri dieci se la prenderanno con loro per avere per primi preso l’iniziativa! Gesù è sconcertato, nuovamente. Sa che il suo Regno è servizio, sa che questa sua posizione gli costerà del sangue e questi parlano di privilegi e di cariche, di bonus e di benefit. Una pagina sincera, che ci obbliga a guardare al nostro modo di essere Chiesa. Penso, in particolare, ha quanti hanno compiti e responsabilità all’interno della comunità: vescovi, sacerdoti, ma anche catechisti e animatori. Ho visto persone straordinarie, consapevoli dei propri limiti, consumare la propria vita nell’annuncio del Vangelo. Ma ho anche visto (e sento dentro di me), la tentazione dell’applauso e della gloria, del riconoscimento sociale del mio sforzo, del risultato che, in qualche modo, deve essere visibile e quantificabile. Ho visto (e sento dentro di me) rispolverare vecchi titoli e privilegi, giovani preti convinti che basti la loro semplice presenza e simpatia per cambiare le cose. Ho visto (e sento dentro di me) catechisti offendersi per un richiamo, lettori incupirsi per una minore attenzione, educatori stancarsi al primo soffio di vento. E penso che dobbiamo ancora fare tanta strada, stare attenti a non cadere nell’inganno della mondanità, guardare sempre e solo al Maestro che ha amato, senza attendersi dei risultati e che li ha ottenuti proprio dando il meglio di sé, in assoluta umiltà e mitezza. Gesù ci dice di essere come agnelli in mezzo ai lupi. A volte pensiamo che, finché gli altri non diventano degli agnelli, è meglio fare i lupi anche noi. Gesù dice di essere venuto per servire e non per essere servito. A volte la nostra Chiesa lamenta una scarsa attenzione e vorrebbe contare di più. Dobbiamo convertirci, semplicemente.

L’ARTE DEL VOLONTARIATO In occasione della Giornata Nazionale A.V.O., che ha come tema l’arte del volontariato, l’Associazione sarà presente nella giornata di venerdì 23 ottobre nell’androne dell’Ospedale Rizzoli e a Forio lungo Corso Umberto, vicino alla fontana. I Volontari esporranno materiale propagandistico della nostra Associazione e piccoli gadget. Inoltre promuoveranno il corso di formazione base A.V.O. Isola d’Ischia alla ricerca di aspiranti volontari che avrà inizio il 27 ottobre alla Sala POA ad Ischia Ponte.


Ecclesia

21 17 ottobre 2015

kaire@chiesaischia.it

La vita iperattiva distrugge il silenzio interiore Di Antonio Magaldi

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anima è libera, quando mette Dio al primo posto, lo loda, l’adora, lo benedice, lo ringrazia e si lancia in Lui con atti di fede, speranza e carità. Ma alla perfezione del silenzio interiore, l’anima giunge quando, non parlando più ad alcuna creatura, non parla nemmeno a Dio, ma ascolta attentamente con grande rispetto le mozioni dello Spirito Santo. Essa lo vede in se stessa e guarda i fratelli non per quello che sono realmente peccatori, ma per l’immagine di Dio che essi hanno in se stessi. In questo modo si attua la preghiera del silenzio, proprio come fece S. Giuseppe che ogni giorno guardava a Gesù, nel silenzio del mistero che si trasforma in Amore. Il silenzio interiore, supera tutto quello che noi potremmo dire; esso è uno dei più grandi omaggi che possiamo fare a Dio, il silenzio è la nostra lode. Cosa può fare l’uomo davanti all’infinita Maestà di Dio? Può soltanto tacere stupi-

Di Ordine francescano secolare di Forio

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urante l’ Angelus di domenica 11 ottobre, facendo il commento al Vangelo del giorno, Papa Francesco ci ha parlato dell’incontro di Gesù con un giovane ricco che Gli chiedeva cosa doveva fare per acquistare la vita eterna. “Costui corre verso Gesù, si inginocchia e lo chiama «Maestro buono». Quindi gli chiede: «Che cosa devo fare per avere in eredità la vita eterna?», cioè la felicità. (v. 17). “Vita eterna” non è solo la vita dell’aldilà, ma è la vita piena, compiuta, senza limiti. Che cosa dobbiamo fare per raggiungerla? La risposta di Gesù riassume i comandamenti che si riferiscono all’amore verso il prossimo. Al riguardo quel giovane non ha nulla da rimproverarsi; ma evidentemente l’osservanza dei precetti non gli basta, non soddisfa il suo desiderio di pienezza. E Gesù intuisce questo desiderio che il giovane porta nel cuore; perciò la sua risposta si traduce in uno sguardo intenso pieno di tenerezza e di affetto. Così dice il Vangelo: «fissò lo sguardo su di lui, lo amò» (v. 21). Si accorse che era un bravo ragazzo… Ma Gesù capisce anche qual è il punto debole

to. Dionigi l’Aeropagita dice che - una cosa che oltrepassa il nostro concetto e non si può esprimere in parole si tace -. Sotto l’azione dello Spirito Santo, la vita umana si infiamma di Amore Divino e tutte le vicende vengono lette alla luce della presenza dell’amore. Sant’Ambrogio afferma che: la cosa più conveniente ai misteri della nostra fede è quella di meditarli in silenzio. Questo silenzio interiore unisce l’anima a Dio che è l’unico principio della purezza, santità, forza e perfezione. Quello che conta è come noi siamo interiormente e non ciò che facciamo. Questo è talmente vero, che lo sanno molto bene tutti quelli che pur compiendo molte opere buone, si sentono affaticati ed oppressi interiormente, alcune volte anche vuoti dentro. Chi si occupa di fare molte opere buone e sante si debilita, si svuota se gli manca la preghiera. Il silenzio interiore è la condizione della preghiera ed è preghiera esso stesso. P. Baldassarre Alvarez (Maestro di S. Teresa e del Ven. Ludovico

del suo interlocutore, e gli fa una proposta concreta: dare tutti i suoi beni ai poveri e seguirlo. Quel giovane però ha il cuore diviso tra due padroni: Dio e il denaro, e se ne va triste. Questo dimostra che non possono convivere la fede e l’attaccamento alle ricchezze. Così, alla fine, lo slancio iniziale del giovane si smorza nella infelicità di una sequela naufragata.” Al contrario di questo giovane San Francesco non si è lasciato attrarre dalle ricchezze del padre, anzi le distribuiva a piene mani sicché spesso i genitori dovettero rimproverarlo. « A piene mani- racconta l’Autore della Leggenda- egli gettava il denaro, per sé e per i suoi amici, per i poveri e per i bisognosi. Spesso i suoi genitori gli dovettero rimproverare che dissipasse tanto e tanto facilmente, da non sembrare il figlio di un mercante ma bensì di un grande principe» (Leggenda, n.2). Nello stesso modo si comportò San Francesco, quando vennero a lui i primi compagni. «Di buon mattino andremo in chiesa e consulteremo il libro dei Vangeli, per sapere quello che Cristo ha insegnato ai suoi discepoli» (3 Comp 28:1430), disse a Bernardo di Quintavalle. Quando poi il mattino

da Puente Gesuita), essendo stato interrogato dal suo superiore, su come faceva orazione rispose: “ Medito talvolta rimanendo nella mia mente qualche parola della Sacra Scrittura: altre volte ragiono e non medito, oppure mi tengo in silenzio e in riposo davanti a Dio”. Impegniamoci a non lasciarci dominare dall’urgenza del fare, ma dominiamo sempre noi la situazione. Quanto è necessario l’ordine nell’Amore. Regola aurea, ma dimenticata da molti soprattutto oggi, dove presi dalla frenesia di “fare del bene”, si dimentica che il primo bene dobbiamo farlo a

noi stessi; lasciando che sia Dio ad amare gli altri, attraversi di noi. Stiamo attenti che col pretesto di salvare gli altri trascuriamo noi stessi. La nostra preghiera diventa superficiale, e il nostro agire, alla fine diventa un ricercare noi stessi e la nostra affermazione. Raccogliamoci, facciamo tacere le occupazioni ed ascoltiamo Dio ed una sola Sua Parola ci gioverà più di mille parole che vorremmo dire a Lui. Se il Signore ci dice: “Ascolta Israele” (Dt 6,4), rispondiamo con Samuele: “Parla Signore che il Tuo servo ti ascolta” (1 Sam 3,9).

Madonna povertà seguente aprì il libro dei Vangeli, s’imbatte nelle parole di Cristo: « Se vuoi essere perfetto, va’, vendi quello che possiedi, dallo ai poveri e avrai un tesoro nei cieli » (Mt 19,21). «non prendete nulla per via…» (Mt 16,24; Lc 9,23). E il Santo precisò: «Fratelli , ecco la vita e la regola nostra e di tutti quelli che vorranno unirsi a noi». (3 Comp 29: 1431). San Francesco incontrò la povertà perché egli aveva udito queste parole del Signore, non perché aveva veduta la povertà negli altri. Egli stesso lo mette in evidenza nel suo Testamento: « E dopo che il Signore mi donò dei frati, nessuno mi mostrava che cosa dovessi fare; ma lo stesso Altissimo mi rivelò

che dovevo vivere secondo la forma del santo Vangelo» (2 Test 1617:116). Povertà, mitezza, giustizia, misericordia, purezza di cuore e integrità di costumi, azioni di pace, di misericordia e di perdono, ascolto docile e premuroso della parola di Dio, accettazione coraggiosa e generosa della «croce» e della santa volontà del Signore: queste sono le « vie maestre» della vita cristiana, il banco di prova per un cristianesimo vivo e vitale, il fondamento di quella cristiana «speranza che non inganna». La scienza, la tecnica anche più avanzata, i mutamenti e i rivolgimenti in cui si dibatte di continuo l’umanità, non muteranno mai lo spirito e il valore di “Madonna Povertà”.



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Attualità

17 ottobre 2015

kaire@chiesaischia.it

Ripartono i laboratori di Luca A cura della Redazione

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al 19 ottobre si parte! Tante le novità nel nuovo anno con 14 laboratori dell’associazione Luca Brandi onlus, che daranno vita a 20 corsi a cui potranno accedere circa 400 ragazzi dagli 8 anni in sù. “Sono contento che l’associazione sia ormai parte fondante del tessuto della società isolana. – ha affermato il prof. Silvano Brandi - Contiamo di aumentare il numero dei ragazzi che frequentano i nostri corsi e abbiamo dato spazio alle discipline in crescita come l’inglese il canto e il teatro. Le novità di quest’anno sono rappresentate dall’inserimento del corso di INGLESE per le scuole medie e il corso di CERAMICA per ADULTI. Due novità che pensiamo incontrino il gradimento di tanti giovani. Inoltre stiamo migliorando la tecnologia e questa’anno insieme alla LIM (lavagna interattiva multimediale) inseriamo l’ascolto in cuffia per alcuni laboratori e una nuova batteria elettronica. Ora aspettiamo solo i ragazzi”. Vediamo come sono articolati i corsi. CINECLUB lunedì ore 15.00: la fabbrica dei sogni, il cinema. Percorso per gli appassionati del Cinema con la visione di film con temi diversi con la tutor Eleonora Sarracino (per questo laboratorio i ragazzi saranno dotati di cuffie in modo da poter seguire senza distrazioni esterne i film). FOTOGRAFIA lunedì ore 15.00: laboratorio di foto e Photoshop curato da Enzo Rando riservato alle scuole superiori. INGLESE lunedì ore 17.00

per IV e V Elementari, a seguire ore 18.00 per Scuole Medie ed infine ore 19.00 per Scuole Superiori con la tutor Maddalena Ferrandino. I corsi di Inglese si basano soprattutto sulla conversazione con un livello crescente di difficoltà. GULP! martedì ore 15.00: il fumetto con Michele D’Ambra, per gli appassionati di disegno, per apprendere le tecniche e costruire ministorie. PITTURA martedì ore 16.30 per IV e V Elementari e Scuole Medie con Anna Maria Di Meglio, come migliorare la passione per la pittura con varie tecniche di apprendimento. PSICOLOGIA martedì ore 18.15 dall’autostima alla comunicazione con le tutor Ella Scotto e Lucia Buono, un modo per conoscersi e migliorare la propria autostima. TANGO martedì ore 20.00 ritmi diversi per una danza unica con i tutor Angela Amalfitano e Luciano Trani, la passione del ballo argentino i suoi passi e le movenze. LATINO mercoledì ore 15:00 con la tutor Tina Di Frenna, a sostegno dei ragazzi delle superiori per accompagnarli in un percorso più agevole verso la lingua latina e sostenere le famiglie onde evitare un di-

spendio economico in lezioni private. CERAMICA mercoledì ore 15:00 per Scuole Superiori, seguiti alle ore 16.30 per i ragazzi delle Scuole Medie, alle ore 17.30 le IV e V Elementari e alle ore 18.30 la novità del corso per adulti, con i tutor Gaetano De Nigris e Nello Di Leva. MUSICA e CANTO giovedì ore 15:00 corso di batteria e percussioni col tutor Rore Saitto che quest’anno si avvarrà della nuova batteria elettronica col sistema di ascolto in cuffia. In contemporanea alle ore 15.00 chitarra classica e a seguire i corsi di canto moderno col tutor Salvatore Ferraiuolo. SCRITTURA CREATIVA venerdì ore 18:30 un percorso creativo dal diario alla stesura di una vera e propria storia e alla poesia con la tutor Isabella Puca TEATRO sabato ore 10:00 per IV e V Elementari, il teatro dei piccoli, per dare spazio alla fantasia dei piccoli. Alle ore 15.00 il collaudato teatro per le Scuole Superiori seguito da Salvatore Ronga. Nelle foto alcuni lavori del laboratorio di ceramica, la premiazione dei tutor nella scorsa edizione e un momento dell’Antigone

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