Kaire 51 Anno II

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Il settimanale di informazione della Chiesa di Ischia ANNO 2 | numero 51 | 19 DICEMBRE 2015 | E 1,00

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SEPE APRE LA PRIMA CATECHESI GIUBILARE L’arcivescovo di Napoli inaugura la prima catechesi con un messaggio forte: “Un cristiano che non si assume la responsabilità di una crescita umana, sociale, culturale, politica, religiosa, del proprio territorio, non è un buon cristiano”. APERTA LA PORTA GIUBILARE

Convertiamoci: è ora!

Ad Ischia è Inizia l’Anno Santo in Diocesi con l’apertura in Cattedrale della PorAnno Santo! ta Santa dal Vescovo Pietro Lagnese. Una folla immensa ha invaso le strade di Ischia Ponte. Lagnese: “E noi che cosa dobbiamo fare"? Di Silvia Pugliese

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tre giorni di distanza dall’inizio del Giubileo straordinario della Misericordia, celebrato a Roma da Papa Francesco l’8 dicembre scorso con l’apertura della Porta Santa nella Basilica papale di S. Pietro, finalmente anche la nostra diocesi ha la sua Porta della Misericordia! È accaduto sabato 12 dicembre nel tardo pomeriggio, quando Padre Pietro, con voce solenne e carica di emozione, alla presenza di migliaia di fedeli pellegrini che invadevano le strade di Ischia Ponte, ha esclamato “Aprite le porte della giustizia, entreremo a rendere grazie al Signore. È questa la porta del Signore:
 per essa entriamo per ottenere misericordia e perdono!” E ha spalancato la Porta Santa della Chiesa Cattedrale di Ischia. È stato un pomeriggio lungo e intenso, preceduto da giorni di duro lavoro per preparare la Cattedrale - ma soprattutto il cuore - ad accogliere quella che si pensava sarebbe stata una gran folla di fedeli provenienti da tutta l’isola! Ma la partecipazione del popolo isolano ha del tutto superato le aspettative! Alle 17.00 presso la Chiesa parrocchiale di Gesù Buon Pastore, ad attendere il ve-

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Esercizi di misericordia per guarire dalla “sclerocardia”!

GIUBILEO Il filosofo Massimo Cacciari: “La chiesa non può lasciarsi addomesticare dal nostro tempo”.

PRESEPI ISOLANI

AMBIENTE

Il presepe unisce vecchie tradizioni con nuovi scenari. I giovani riscoprono l’arte presepiale.

Ecco come mettere in pratica l’enciclica Laudato si’ nel riscaldamento delle nostre case con la legna.

MARIANNA VIVE CON NOI In ricordo della ragazza tragicamente morta il 9 maggio scorso, piantato un albero alle scuole medie di Ischia.


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Continua da pag. 1 scovo, erano in tantissimi, da tutte le parrocchie e realtà, e senza distinzioni di età: bambini e anziani compresi. Il grande aiuto delle forze dell’ordine, delle associazioni di volontariato e del servizio d’ordine, con impegno ha guidato l’enorme processione che seguiva il vescovo e l’intero presbiterio, per le strade di Ischia, alla volta della Chiesa Giubilare. Ad attendere i pellegrini, una gran folla riversata nelle strade in attese dell’apertura della Porta Santa, la stessa Chiesa Cattedrale era completamente deserta e buia. Il momento era tanto atteso e l’emozione nei tantissimi fedeli era palpabile. Per alcuni minuti, nonostante il grandissimo numero di persone, realmente ammassate per le piccole strade del borgo, regnava il silenzio assoluto. Intorno alle 18.00 il richiamo della tofa, che riproduce il suono dello jobel, l’antico strumento musicale della tradizione ebraica, e Padre Pietro dopo aver pronunciato le parole rituali “Aprite le porte della giustizia” ha spinto i battenti e ha spalancato la Porta Santa. Accese le luci, il nostro vescovo ha pregato a lungo inginocchiato sulla soglia della Porta della Misericordia… Dopo questo momento di intenso raccoglimento, vescovo, presbiteri, diaconi e laici sono entrati nella neo-chiesa giubilare sulle note dell’inno dell’anno santo “Misericordes sicut Pater”. Purtroppo la chiesa non era sufficientemente capiente per accogliere tutti i fedeli accorsi, anche la vicina Chiesa dello Spirito Santo, dove era stato istallato un monitor per partecipare alla celebrazione, era pienissima. Quindi più della metà delle persone sono rimaste fuori, in strada e hanno seguito la celebrazione dall’esterno, aspettando con grande desiderio che la chiesa si liberasse per poter varcare la soglia della Porta Santa. Nell’omelia padre Pietro ci ha riproposto la ricorrente domanda del Vangelo della III domenica d’Avvento: “E noi cosa dobbiamo fare?”, una domanda alla quale spesso non sappiamo rispondere, ma ci riesce più facile dire cosa gli altri debbano fare, credendo di avere le risposte giuste per tutti. Il nostro vescovo all’inizio di questo giubileo ha sollecitato ogni ischitano a farsi questa domanda, chiedendo a se stessi e al Signore. “È importante - continua il presule - che ogni azione, ogni attività, ogni lavoro e ministero, ogni vocazione, ogni impegno sociale religioso e civile, sia mosso dal desiderio di rispondere alla volontà di Dio su ognuno di noi”. In modo molto diretto e concreto padre Pietro ci ripropone la risposta di Pietro agli Apostoli nel giorno di Pentecoste: un invito alla conversione, che il nostro amato vescovo definisce “il messaggio perenne della Chiesa!” E quale tempo migliore, del tempo dell’attesa, per inaugurare questo Giubileo, un tempo favorevole per tutti noi, per vivere la Misericordia? “Mettere di nuovo al centro Gesù Cristo! L’aver posto al centro del nostro presbiterio l’antico e bellissimo crocifisso della cattedrale deve ricordarci chi è il centro della nostra vita e della nostra fede, senza di Lui nulla avrebbe senso della nostra esistenza!” Questo il messaggio di Mons. Lagnese, che ci avverte però di non illuderci, perché “se non faremo noi per primi esperienza di misericordia, non sarà possibile offrire Misericordia!” Padre Pietro ci ha messo in guardia dalla “sclerocardia”, la durezza del cuore, che ci porta lontani dalla vera Misericordia, che ci induce a dire “non fa nulla” e a lasciar correre le cose, accettando tutto come se tutto andasse bene. Mons. Lagnese ci ha riproposto le parole di Papa Francesco: “il buonismo è distruttivo, fascia le ferite senza prima curarle e medicarle. E questo non è cristiano. Il cristiano è colui che vuole lasciarsi rinnovare dal amore di Dio”! Padre Pietro ci ha poi salutati con il “consiglio” di Maria, madre di misericordia, che risponde alla nostra domanda “E noi cosa dobbiamo fare?” con le dolci parole tratte dal Vangelo di Giovanni: “Qualsiasi cosa vi dica, fatela!”

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Ad Ischia Sabato 12 dicembre la Chiesa di Ischia loda e ringrazia il Padre della Misericordia per l’apertura della Porta Santa!

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La nostra Porta Santa Commenti per la processione dal Buon Pastore alla Cattedrale e apertura della Porta Santa Gina Menegazzi: “Una fiumana di gente che ha riempito tutto il paese. Così si è concluso il pellegrinaggio dalla chiesa di Gesù Buon Pastore fino alla Cattedrale, sabato 12 dicembre, per l’apertura della Porta Santa. Sua Eccellenza il Vescovo Lagnese e tutti i sacerdoti e i diaconi davanti, e dietro tanta tanta gente, di ogni genere, e tanti tanti giovani. Pensavo, mentre camminavamo recitando le litanie dei Santi, a tutti quegli uomini e quelle donne che ci avevano preceduto nel segno della Fede e che venivano ora invocati: “prega per noi”. Cercavo di prestare attenzione al loro nome, d’identificarli con un gesto, un attributo, un’opera d’arte che me ne rimandasse un’immagine, in modo che non fossero solo una vuota lista di nomi. E nel fare questo, sentivo la loro presenza, quasi il loro camminare con noi, e il nostro essere “popolo in cammino” verso la Misericordia del Padre, con loro in Comunione. E poi c’è stata l’apertura della Porta della Cattedrale - per noi tutti, ora, Porta della Misericordia - e la potenza della figura di Padre Pietro, inginocchiato sulla soglia, che racchiudeva e rappresentava tutti noi, con una forza e al tempo stesso un’umiltà che davvero parevano invocare, e accogliere, con quel gesto, tutta la Misericordia di Dio. E’ stata un’emozione grande, più forte di quando io stessa, più tardi, ho attraversato quella stessa Porta. Mi resta dentro quella domanda che il nostro Vescovo ha più volte ripetuto nella sua omelia: “Che cosa vuole il Signore da me? Che cosa devo fare?” Rosa: “Mi dispiace per tutti coloro che sono rimasti fuori dalla Cattedrale. C’era veramente tanta gente: impensabile per tutti entrare dove per ragioni di ordine pubblico non potevano accedervi più di un tot di persone! Come parrocchia di Ischia Ponte sono stati tre giorni di intenso lavoro!! Dalle 16 sono stata in sacrestia della Cattedrale, ho aiutato a vestire don Camillo e altri sacerdoti anziani… Non ho visto l’apertura della porta perché dovevamo accendere le luci ma vi assicuro che al momento dell’apertura sono stata pervasa da un’emozione forte e anche se non vedevo nulla, il mio volto era bagnato di lacrime!!! E come la sig.ra che mi era vicino, ho sentito che cominciava un percorso per me, di misericordia nei miei riguardi: non ero io a dover esser misericordiosa ma il mio Papà, Gesù, lassù voleva farmi sentire la Sua Misericordia, cominciava per me un nuovo e profondo pellegrinaggio dell’anima!! Questo è stato il momento più bello e forte per me. E così comincia un nuovo percorso che ci vede impegnati in prima persona in questo giubileo diocesano!! Pellegrinaggi parrocchiali, di gruppi, catechesi sulle opere di misericordia, adorazione continua.. con la Sua Grazia tutto si può”! Franca: “Vedere tutta quella gente, un fiume immenso di persone dietro il nostro Vescovo, che hanno invaso in modo silenzioso, in preghiera, le strade di Ischia Ponte, mi ha fatto emozionare. Sentivo la Chiesa di Ischia un unico corpo. Tanti, ma una cosa sola. Eravamo li per assistere ad un momento storico per la nostra comunità locale: l’apertura della Porta Santa. Da oggi l’isola d’Ischia cambia volto: sarà un po’ misericordiosa. Ma il cammino è duro e lungo. Ce la faremo”. Giovanni: “Non vedevo tutte quelle persone per un evento religioso, da quando era venuto Giovanni Paolo II ad Ischia. Finalmente i cristiani ischitani sono scesi in strada e hanno manifestato la loro voglia di seguire Dio, attraverso il Papa, il Vescovo di Ischia. Continuiamo così, immergiamoci in questa misericordia d’Amore”. Lisa: “Mi sono emozionata in vari momenti della funzione in Cattedrale. Il vescovo, come un Padre, ci ha ricordato che questa è la Porta della Misericordia ed è spalancata per noi che vi possiamo passare! E ancora ci ha ricordato quattro verbi: rallegrati, grida di gioia, esulta e acclama con tutto il cuore! Come chiesa locale abbiamo ora questo compito: gridare di gioia, rallegrarci, esultare e acclamare che Dio è misericordioso. Grazie Padre Pietro”.

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L'intervista

Sepe: “facciamo squadra per risolvere i problemi” Il Cardinale di Napoli, intervenuto ad Ischia per la prima delle catechesi in occasioni del Giubileo, ci racconta la sua vita pastorale a Napoli svelando problematiche ma anche tanta vita della Chiesa locale che, spesso in silenzio, è vicina a chi vive situazioni di disagio. Intervista di don Carlo Candido Don Carlo: Eminenza, sono quasi 10 anni del vostro episcopato a Napoli; dopo dieci anni che cosa è cambiato e cosa non è cambiato nella vostra esperienza di pastore della chiesa napoletana? Cardinale Sepe: Dieci anni non sono pochi, vista l’evoluzione veloce e continua. Certamente ho riscontrato a Napoli, appena arrivato, quei valori che conoscevo e che costituiscono un po’ la realtà sociale, culturale, religiosa della città, quel DNA che rappresenta l’identità, la napoletanità della nostra gente. Come in tutte le società, alla luce corrispondono però delle ombre che da una parte si tenta di eliminare per una svolta reale della società, ma d’altra parte sono incrostazioni che si fa fatica a togliere. C’è ancora una sensibilità a certi valori, quelli che riguardano la famiglia, l’accoglienza, la reciprocità di rapporti, ma d’altra parte rimane una chiusura che impedisce alla comunità, alla società di fare squadra, di mettersi insieme per cercare insieme di risolvere i problemi… una certa mentalità che dice sto bene io, cerco di sopravvivere io e il resto non m’interessa. Il che è profondamente sbagliato sia da un punto di vista personale, perché chi si chiude in se stesso alla fine muore di asfissia perché non c’è aria, non c’è novità, sia per la mancanza di quell’apporto necessario che ogni cittadino che è parte di una comunità dovrebbe dare alla società in cui vive. Don Carlo: La difficoltà che ha trovato soprattutto, in questi anni, quindi è il fare squadra, è lavorare insieme, più individualità ma poco cammino insieme. Cardinale Sepe: Individualità ma anche eccellenze: abbiamo eccellenze un po’ in tutti i campi: scientifico, medico, letterario, giuridico, persone che tutti ci invidiano, perché rappresentano dei punti di riferimento; quando però si cerca di affrontare un problema che caratterizza un certo malessere, ognuno ha paura di perdere la sua libertà. Io sono convinto che fino a quando non si riuscirà a mettersi insieme per risolvere i problemi, né la chiesa da sola, né le istituzioni, la

scuola, o le famiglie da sole ci potranno riuscire, e questo con particolare riferimento ai problemi dei nostri giovani. Don Carlo: Lei ha dato un monito forte a tutta la città di Napoli quando ha detto che la camorra è dappertutto, è come un morbo che si è diffuso. Qual è la risposta della chiesa di Napoli a questa lebbra? Lei alcuni anni fa invitava i cosiddetti corrotti di cui parla Papa Francesco nella Misericordiae Vultus a convertirsi e a deporre le armi: ricordo i famosissimi cesti ai piedi dei crocifissi. Cosa è cambiato? Cardinale Sepe: Siamo arrivati a prese di posizione molto forti. Per esempio un documento sui sacramenti, discusso da tutti gli organismi di partecipazione della diocesi e con il parere favorevole della Congregazione per il Culto Divino, con cui, sempre per sensibilizzare, abbiamo proibito i sacramenti, e in certi casi le esequie nelle chiese, a questi malavitosi: come può uno fare da padrino a un battesimo, a una cresima, a un matrimonio, cioè essere un testimone di un sacramento, quando poi la sua vita è tutta contraria a questi insegnamenti? Questa non è una condanna, si dice semplicemente che fino a quando non sentite un minimo di rimorso per il male che spargete nella nostra società, non potete essere rappresentanti di quel Dio di amore, testimoni di quel Vangelo di carità, di fraternità che il Signore ci ha dato. Don Carlo: Lei ha parlato delle baby gang… Cardinale Sepe: Noi ora non solo stiamo perdendo una generazione intera di giovani, noi stiamo offrendo a questi giovani per mancanza d’impegno, la strada del male. I capi tradizionali, o perché uccisi o perché in carcere, hanno lasciato un vuoto che questi ragazzini cercano di riempire. Sono giovani, anche adolescenti, qualche volta anche bambini. Se questi sono il futuro della nostra società, noi stiamo costruendo una società sul male, sulla cattiveria. La chiesa fa quello che può. Stiamo realizzando, da alcuni anni, le attività oratoriali; questo è il terzo anno di un campionato di calcio parrocchiale, con 2800

Il Cardinale Sepe lascia una dedica personale alla Chiesa di Ischia, nel Sussidio

bambini, che coinvolge genitori, fratelli, sorelle; in sette parrocchie abbiamo creato delle bande musicali, però sono sempre gocce d’acqua. Se noi non ci mettiamo insieme con la scuola, che fa già tanto, se non coinvolgiamo le famiglie… Don Carlo: Fare una patto di alleanza, tutti. Lei, quando ha iniziato da Scampia, entrando a Napoli, ha detto “Non perdiamo la speranza” e in fondo queste gocce d’acqua della chiesa di Napoli sono segni di speranza, anche per la società civile. Un ultima cosa. Per la Chiesa d’Ischia lei è il primo testimone catecheta del nostro anno giubilare: ci può dare un incoraggiamento, e anche un augurio, per questo anno della Misericordia? Cardinale Sepe: Credo che veramente sia un dono che, attraverso il Papa, Dio offre a tutte le chiese. Dio interviene nella storia, nella vita di ognuno di noi per scuoterci, in un momento drammatico in cui davvero sembra che l’umanità abbia perso il senso del proprio essere, della propria esistenza. Questi focolai di guerra un po’ dappertutto, non solo in Medio Oriente, ma in Africa, in Asia, in America Latina…come liberarci da questa ondata di violenza che sembra trascinare un po’ tutto e tutti? Ecco la Misericordia. Questo Gesù di Nazareth che rispecchia la maternità-paternità di Dio, che si presenta all’uomo come il Dio della vita, del rinnovamento, della penitenza, della conversione, della purificazione. Perché che cosa ci ha rivelato Cristo: ci ha rivelato la nostra dignità di uomini figli di Dio, ci ha affratellati, in lui, e ci ha insegnato a vivere da fratelli e sorelle. Siamo tutti chiamati a riscoprire il volto misericordioso di Dio in Cristo Gesù, per riprenderci, per non scoraggiarci. E poi, sulle orme di Giovanni Paolo II: “Sono venuto per riorganizzare la speranza”, perché nel momento in cui non c’è più speranza, allora tutto è finito. Nel momento in cui non ci arrendiamo al male, ma ci organizziamo per fare il bene e nel fare il bene sconfiggere il male, allora sì, noi rispondiamo a quella missione che il Signore ci ha dato.

Sul sito chiesaischia.it è online il vademecum della Chiesa di Ischia per l’Anno Santo della misericordia. Inoltre trovate anche la prima catechesi

della Diocesi di Napoli

del card. Crescenzio Sepe e l’omelia del Vescovo di

“Andate in città”

Ischia Lagnese per l’apertura della Porta Santa.


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Reagiamo al male delle nostre città Una folla immensa ha partecipato alla prima Catechesi per il Giubileo della Misericordia. Il Cardinale di Napoli Crescenzio Sepe ha dato una forte scossa alla Chiesa di Ischia ricordando che “la Porta è Cristo e noi dobbiamo entrare e incontrarlo per trovare speranza”. E a chi non si professa cristiano ha ricordato il giubileo napoletano del 2010: “Vuoi dare il tuo contributo per la rinascita culturale, sociale, della nostra gente? Bene, abbiamo un fine comune, mettiamoci insieme e facciamo”.

Dalla Redazione

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n cristiano che non si immedesima nella realtà nella quale la Provvidenza lo ha posto a vivere e non si assume la responsabilità di una crescita umana, sociale, culturale, politica, religiosa, non è un buon cristiano”. Questo forse il punto chiave della testimonianza-catechesi che il Cardinale Crescenzio Sepe, Arcivescovo Metropolita di Napoli, ha tenuto nella nostra Cattedrale martedì 15 dicembre. Nel dare inizio alle catechesi sulle opere di Misericordia corporali e spirituali, che rispondono anche a un forte desiderio del Papa di una chiesa e di un’umanità che riscopra nel volto di Gesù l’incarnazione dell’amore e della misericordia di Dio, il Cardinale Sepe ha sottolineato come il Signore abbia voluto che noi nascessimo in questo tempo, in questo luogo, non per caso - nessun uomo è per caso - ma perché ci ha affidati una missione da compiere: l’essere testimoni di questa carità, di questa misericordia di Dio. Un cammino che tutta la chiesa è invitata a fare. La Porta è Cristo, e noi dobbiamo entrare e incontrarlo, perché questo incontro ci rinnova e rinvigorisce, ci dona quella speranza, ci rafforza in quella fede che poi ci deve spingere a incarnare quella carità che lui ha incarnato nella sua vita. “Da tempo la Chiesa di Napoli – ha affermato sua Eminenza – ha sentito l’esigenza di percorrere la strada della carità per annunziare il Vangelo della Misericordia all’uomo di oggi. Abbiamo preso a emblema il quadro di Caravaggio, proprietà del Pio Monte della Misericordia e dedicato alle sette opere di Misericordia corporale, per risvegliare la città, per dire: stiamo vivendo un momento difficile, sembra che il male ci voglia spingere a subire… come reagire? Rendendo vivo il Vangelo di Cristo. E Cristo quand’è che diventa vivo?

Nei sacramenti, nell’Eucarestia in particolare, quando noi spezziamo il pane della Sua parola e lo offriamo agli altri, ma Cristo diventa vivo anche quando noi compiamo le opere di Misericordia. Alla fine, che cos’è la dottrina cristiana? Non è la fede, non è insegnamento, è vita. “Ho avuto fame e mi avete dato da mangiare” non “avete dato da mangiare a Tizio, a Caio; avete dato da mangiare a me” ed è su questo che Lui dirà “Entra! Prendi la comunione eterna”. Chi non ha vissuto la Carità sarà scartato. Cristo va vissuto. “Io sono il Vivente”. Signore, come vivi? Vivo se tu mi fai vivere, se tu mi accogli come Maria nella tua vita e mi fai nascere in te, se tu, come Maria e Giuseppe, mi sai accogliere e mostrare il mondo, se tu, come quella madre che allatta e che nutre, mi sai riconoscere in chi ha bisogno. Anch’io ho avuto bisogno di compagnia: una madre, un padre putativo, ma anche dei Magi, dei pastori che sono venuti e mi hanno

riconosciuto Dio. L’incarnazione di Dio continua ad avvenire nella vita di ognuno di noi ogniqualvolta noi sappiamo dire sì, un sì che poi si traduce in opere di carità”. Sua Eminenza ha raccontato del giubileo da lui promosso a Napoli nel 2010, organizzandolo per le varie categorie e chiamando le varie forze sociali e culturali della città: i rettori delle università, i sindacati della scuola, i malati, gli ospedali, i bambini. A chi si professava non cristiano, la sua risposta era: “Vuoi dare il tuo contributo per la rinascita culturale, sociale, della nostra gente? Bene, abbiamo un fine comune, mettiamoci insieme e facciamo”. A ogni celebrazione voleva rimanesse un segno, e la sua proposta a medici e professionisti è stata di dare una dimensione etica al loro lavoro, mettendo a disposizione un po’ del loro tempo per i poveri: i primi a goderne sarebbero stati loro stessi. E’ nata così la medicina solidale, con più di cento medici che un giorno alla

settimana curano gratis; la farmacia solidale, per dare ai poveri, gratuitamente, le medicine, quando c’è il riconoscimento del parroco di una situazione d’indigenza. Con i soldi di un’asta è stata comprata un’ambulanza per i bambini nati prematuri, e un ecografo, sempre per i bambini, al Cardarelli. “Non si può credere di essere un buon cristiano e come cittadino, come membro della famiglia umana, comportarsi male: avere case linde e pulite e, per esempio, sporcare per terra, in strada, come se la strada non fosse di ciascuno… Dobbiamo essere cristiani integrali, fatti di anima e di corpo: il Signore ci salva tutti interi! Il Signore ci vuole completi: Dio, incarnandosi, ha preso in quel corpicino nato nella grotta di Betlemme tutta l’umanità, ma soprattutto l’umanità più ferita, più dolente, più abbandonata. Quanti drammi umani ci sono, che non dobbiamo andare a cercare in Africa o in Asia, ma che si vivono nei nostri quartieri, nei nostri vicoli, nelle


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nostre piazze; e la violenza, che porta a distruggere se stessi, la propria vita, quella delle proprie famiglie e la società, perché se una società viene dominata dal male, è tutta l’umanità che decade. E allora la sete… sete di che cosa? Certo, anche dell’acqua, perché, se a noi non manca, quanti peccati abbiamo commesso e commettiamo quando inquiniamo i fiumi, i mari, le falde acquifere; quando sfruttiamo l’acqua per i nostri interessi, mentre dovrebbe essere dono di tutti. Ma soprattutto sete di senso, di significato nella vita, sete di giustizia. Alle volte la mia città mi dà l’impressione di esser diventata un deserto, perché ha perso tanto di umanità, e soprattutto ha perso tanto della sete di Dio. Dobbiamo riscoprire i tanti che vivono situazioni desertiche: penso agli anziani lasciati soli, ai giovani che chiedono compagnia, ai ragazzi che vogliono svilupparsi esplodendo secondo la loro età evolutiva… quanta sete di umanità! E quanta sete di Dio! Quanti cuori

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inquieti, quanti che cercano di trovare la felicità, il senso, in tante sorgenti inquinate, forse velenose. Ma è anche Lui che ha sete di noi. Dice alla Samaritana: “Dammi da bere”. Non l’ha detto solo a quella donna, è come se chiedesse a noi di essere dissetato. E qual è l’ultima parola che ha detto il Signore sulla Croce? “Ho sete”. Dio ha sete di noi, Dio chiede a noi di appagare questo desiderio di amore attraverso una testimonianza fatta di carità, di fratellanza, di giustizia, di solidarietà. Però nessuno di noi può pensare di essere portatore della sua acqua: “Ma io sono intelligente, io sono bravo!!!…” Nel momento in cui tu riferisci a te, sei finito! Tu sei uno strumento! Ci riempiamo della sorgente divina, attraverso il Pane, attraverso la Parola, e quando ci siamo riempiti, come vasi comunicanti diamo, sempre dicendo “noi strumenti nelle tue mani”. Il Signore anche attraverso la nostra pochezza, anche attraverso i nostri

limiti, i nostri peccati, dimostra la sua grandezza. Io ho peccato! Alzati e cammina! Non sei tu, è Cristo che ti alza, ti mette in piedi, ti dice di andare, di annunziare! Ma io non so parlare! “Sono io che parlo in te, con te!” Tutto viene da Dio, tutto esiste in Dio, e tutto sarà in Dio. Io sarò con voi! Dio ci chiede una sola cosa: “apri la porta del tuo cuore, la porta del tuo lavoro, della tua disoccupazione, della tua solitudine: il Signore è Dio, ci pensa Lui.” Non c’è un deserto assoluto: il deserto è tempo di grazia e ci porta poi alla terra promessa. E se viviamo momenti di solitudine, di abban-

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dono, sappiamo che Dio con la sua grazia ci dona la forza e il coraggio di vivere e testimoniare. Io credo che se noi ci mettiamo a percorrere con amore il cammino della carità, della solidarietà, se impariamo sempre di più a concretizzare il Vangelo della carità attraverso le opere, possiamo veramente essere dei missionari che annunciano Cristo. Il male non si vince con le parole, si vince con le opere, con l’impegno e allora sono certo che, se abbiamo il coraggio, la gioia, la fierezza d’incarnare Cristo nella nostra vita, vincerà il bene.. Andrea Di Massa


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SULLE ORME DEL CONCILIO Di Gianni Borsa

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a parola “incontro” è più volte risuonata nella giornata di apertura dell’Anno santo straordinario dedicato alla misericordia. Anche Papa Francesco l’ha ripresa nell’omelia durante la messa per l’apertura della Porta santa in San Pietro. Dopo l’invito ad “anteporre la misericordia al giudizio” e ricordando che “in ogni caso il giudizio di Dio sarà sempre nella luce della sua misericordia”, ha invitato ad abbandonare “ogni forma di paura e di timore”, vivendo piuttosto “la gioia dell’incontro con la grazia che tutto trasforma”. Quindi una riflessione sul Vaticano II: “Il Concilio è stato un incontro. Un vero incontro tra la Chiesa e gli uomini del nostro tempo. Un incontro segnato dalla forza dello Spirito che spingeva la sua Chiesa a uscire dalle secche che per molti anni l’avevano rinchiusa in se stessa, per riprendere con entusiasmo il cammino missionario. Era la ripresa di un percorso per andare incontro a ogni uomo là dove vive: nella sua città, nella sua casa, nel luogo di lavoro… dovunque c’è una persona, là c’è la Chiesa”. Una Chiesa, si potrebbe dire, pienamente calata nella storia. È una ripresa dello slancio conciliare? Lo chiediamo a Massimo Cacciari, filosofo, politico, che più volte si è misurato con le dinamiche religiose ed ecclesiali, ponendole in parallelo alla vita e al pensiero moderni. Una chiacchierata che, fra l’altro, spazia da Dante ad Agostino, dagli evangelisti a Nietzske, dalla “Evangelii gaudium” alla “Lettera a Diogneto”. Professor Cacciari, cosa le suggeriscono le parole del Papa? “La Chiesa vive e opera pienamente calata nella storia, non può essere diversamente. Ma anche nel suo essere forma mondana e politica, stando dunque nel tempo, deve pur sempre guardare al Regno di Dio e fare dunque appello alla conversione, al cambiamento. Questa è un’esigenza forte, necessaria: a chi crede si chiede un cambiamento radicale. Per questo mentre la Chiesa abita il proprio tempo, non può limitarsi ad accettarne ogni direttrice e nemmeno a curarne le ferite né a consolare l’umanità; non può fermarsi a un compromesso con la storia. La Chiesa abita la casa degli uomini eppure deve attraversare questa casa, andare oltre. Non può lasciarsi addomesticare. Da qui la situazione paradossale della Chiesa nel tempo che è la condizione ‘strutturale’ del seguace di Cristo. Diversamente, se la Chiesa si limitasse a vivere e ad accettare il

Il filosofo Massimo Cacciari riflette sull’Anno santo della misericordia: “Mentre la Chiesa abita il proprio tempo, non può limitarsi ad accettarne ogni direttrice e nemmeno a curarne le ferite né a consolare l’umanità; non può fermarsi a un compromesso con la storia”.. E ancora: “il ‘non di solo pane’ è ben altro, è messaggio radicale, è l’andare oltre…”. E poi “c’è una libertà di perdono che incontra la capacità del perdono: è questo il sale del messaggio di Cristo”

“La chiesa non può lasciarsi addomesticare dal nostro tempo” tempo così come è, vivrebbe nella medesima realtà di un non credente, come il sottoscritto. Ma il ‘non di solo pane’ è ben altro, è messaggio radicale, è l’andare oltre… Per questo da sempre mi appassiona la dimensione di cui la Chiesa è portatrice”. Un intero anno dedicato alla misericordia. A lei cosa dice questo percorso ecclesiale? “La misericordia è Dio stesso vinto dall’amore, è una potenza superiore persino alla volontà di giustizia divina. Misericordia è, insieme, perdonare e donare tutto. Da qui la misura sovrumana della misericordia in quanto grazia che viene da Dio, la quale può essere compresa attraverso la fede. Se non fosse così, la lettura cristiana della misericordia si appiattirebbe su un semplice voler bene all’altro, a un occhio benevolo e indulgente verso il prossimo, ma questo è anche il messaggio, ad esempio, di Aristotele. Il quale, peraltro, non si faceva problema ad avere gli schiavi per casa. Anche qui, nella misericordia, ritroviamo la paradossalità del messaggio cristiano. Direi di più, essa è il perdono che trascende ogni dialettica perdonativa”. Un perdono, atteso e promesso, senza limiti? Settanta volte sette? “Sì, e tutto questo è qualcosa che va al di là delle nostre logiche: la logica, ad esempio, di un credente musulmano, così come lo è per un non credente. C’è una libertà di perdono che incontra la capacità del perdono: è questo il sale del messaggio di Cristo. È lo specifico delle Beatitudini, del ‘porgi l’altra guancia’. In tal senso le parole di Gesù sono divine, e il cristiano non deve perdere questo sale, altrimenti cosa resta della minestra? Sennò il cristianesimo si ferma a una dimensione etica e politica della vita e del tempo, perdendo il riferimento alla trascendenza e, appunto, alla ricerca del Regno di Dio”.

Bergoglio: un carisma o un insegnamento speciale per il compito missionario della Chiesa oggi? “Ma certo. E personalmente ritengo che vada compreso a fondo, sottolineato e vissuto con coerenza il tema della povertà, che il Papa richiama così spesso, facendo eco al messaggio di Francesco d’Assisi. Questa indicazione di Bergoglio interroga i cristiani e la fede, è una traccia nel cammino di paradossalità che caratterizza le pagine del Vangelo. Chiaramente c’è la fatica di comunicare a questo mondo la sfida della povertà, testimoniandola nel quotidiano. Non ci può essere in questo senso da parte della Chiesa

la tentazione di un ritrarsi alla mera dimensione mondana; i seguaci di Cristo non possono limitarsi a un compromesso al ribasso con il nostro tempo. Questa è una tensione estrema che deve vivere la Chiesa portatrice del messaggio di Cristo”.


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La Voce di Pietro

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III DOMENICA DI AVVENTO

Verso il Santo Natale con Padre Pietro Di Silvia Pugliese

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opo la celebrazione dell’apertura della Porta Santa della Cattedrale, continua il cammino della Chiesa di Ischia, che guidata dal suo Vescovo, Mons. Lagnese, si prepara alla Venuta di Gesù. Per la prima volta, così come avverrà per tutto l’Anno della Misericordia, la S. Messa domenicale delle 10, presieduta dal Vescovo, è stata animata dalla parrocchia di Santa Maria Assunta, e in particolare, per questa Terza domenica di Avvento, dal gruppo giovani. È stata grande la gioia, di vedere la Cattedra del Vescovo, dopo tanti anni, ospitare la vita di parrocchia, e altrettanto grande l’emozione di una famiglia parrocchiale che cambia “casa” e si lancia, con non poche difficoltà , in nuova sfida d’amore, quella di essere una realtà accogliente per i tanti fedeli dell’isola che attraverseranno la Porta Santa, nella speranza che, per intercessione del Padre Misericordioso che invocheremo con fede per tutto l’anno giubilare, la chiesa di Ischia superi le

diffidenze e le difficoltà e sia unita intorno al suo pastore, Padre Pietro. Il Vescovo nell’omelia ci chiedeva: “Perché gioire? Perchè gridare di gioia, come dice Sofonia? La gioia non si comanda e non si può imporre, nasce da fatti concreti che ci danno motivo di esultare - continua Mons. Lagnese - e oggi ci è data notizia del fatto concreto che Dio ci guarda con occhi di misericordia”! Padre Pietro ci fa notare che il Signore sembra dirci di non aver paura, che Lui è con noi e ci darà la forza se noi lo vorremo, la Grazia necessaria se noi l’accoglieremo, perché la nostra vita possa rifiorire e perché oggi possiamo iniziare a scrivere una storia nuova. Cambiare può dare l’idea di una volontà di annullare il passato e di considerarlo tutto sbagliato e tutto cattivo. Ma il Signore non dice questo, Lui ci parla di rinnovamento, di fare nuova la nostra vita perchè risplenda della bellezza originaria. Ma senza il Signore, avverte Padre Pietro, non ci sarebbe rinnovamento, e ne abbiamo prova ogni volta che vogliamo fare da soli: ogni volta che abbiamo ritenuto di poter ba-

stare a noi stessi, abbiamo poi fatto esperienza del fallimento. Il Signore gioisce tutte le volte che ci lasciamo prendere per mano e condurre verso i sentieri della pace. Il nostro Vescovo invita ciascuno di noi a pregare il Signore perché ci faccia vedere cosa si deve rinnovare nella nostra vita e ci dia la forza di mettere in pratica ciò che ci ha fatto vedere. E infine Padre Pietro ci ricorda che

la Parola di queste domeniche, che ci promette una grande gioia, è vera non solo perché siamo in Avvento quindi in attesa, ma è vera perché il Signore vuole venire adesso in questa nostra vita e farla bella. E come è ormai consuetudine di questo Anno Giubilare, Padre Pietro saluta la sua Chiesa affidandola all’intercessione di Maria, Madre della Misericordia. Andrea Di Massa

Il Natale di Tv2000 con Papa Francesco Film, documentari e concerti, eventi religiosi: è il Natale di Tv2000 all’insegna della cultura, del cinema d’autore e della buona compagnia. In programma tutte le cerimonie presiedute da Papa Francesco dal 20 dicembre al 6 gennaio. Durante le festività in onda anche i consueti programmi di rete. Al tema del Natale saranno dedicate anche puntate “speciali” dei programmi “Bel tempo di spera” (18, 23 e 24 dicembre ore 9.10), “Siamo noi” (21 e 22 dicembre ore 15.20) e “Il Diario di Papa Francesco” (23 e 24 dicembre ore 17.30). Spazio inoltre alla riflessione sul Giubileo della Misericordia e all’attualità di giornata con le notizie in arrivo dall’Italia e dal mondo. Per tutte le informazioni visitate il sito www.tv2000.it APPUNTAMENTI DEL PAPA IN DIRETTA 24 dicembre ore 21.30 Santa Messa della notte di Natale

31 dicembre ore 17.00 Vespri e Te Deum

25 dicembre ore 12.00 Benedizione Urbi et Orbi (replica ore 17.10)

31 dicembre ore 22.30 Santa Messa per la marcia della pace

26 dicembre ore 12.00 Angelus 27 dicembre ore 10.00 Santa Messa per le famiglie 30 dicembre ore 10.00 Udienza generale di Papa Francesco (replica ore 21.00)

1° gennaio ore 10.00 Santa Messa e Angelus 1° gennaio ore 17.00 Santa messa e apertura della Porta Santa Basilica di Santa Maria Maggiore 6 gennaio ore 10.00 Santa Messa dell’Epifania e Angelus


PROSSIMI APPUNTAMENTI PASTORALE GIOVANILE • • •

PREGHIERA GIOVANI 22 dicembre ore 20.30 presso la Chiesa Cattedrale LUCE NELLA NOTTE evangelizzazione. 23 dicembre ore 22.00 a Forio presso la Chiesa di San Gaetano FESTA DI FINE ANNO 31 dicembre presso il Centro Giovanni Paolo II di Forio


Punti di Vista

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L’esperienza della Francia Di Franco Iacono

1.

Al secondo turno delle elezioni regionali in Francia, hanno votato quasi 4 milioni di elettori in più rispetto al primo turno. E così ha perso Marine Le Pen ed il suo sogno di vittoria, coltivato dopo il clamoroso successo di quindici giorni prima. “E’ scattata una difesa repubblicana, che va oltre i Partiti” ha dichiarato Jean Noel Schifano. Ha ragione! Certo, i Partiti, in particolare quello Socialista con grande senso di responsabilità democratica, hanno fatto la loro parte, anche con generosità: hanno costituito una sorta di CLN, di antica memoria italiana al tempo della Resistenza, contro il pericolo fascista, ma il popolo ha risposto, andando anche… oltre. Quando si recupera identità, molti degli astenuti, che spesso non vanno a votare perché non si riconoscono in nessuno dei Partiti in lizza, tornano alle urne. In Francia, la “chiamata alle armi” nel segno della Democrazia e dell’Antifascismo ha trovato risposta positiva in tanti elettori, soprattutto socialisti, che non si riconoscevano più nella deriva omologante di Hollande, soprattutto sul versante delle sue scelte verso la tragedia dei migranti. Il resto, sul piano della pura tecnica elettorale, lo ha fatto la rinuncia dei canditati Socialisti in alcune regioni a favore dei centristi di Sarkozy, meglio piazzati dopo il primo turno. Peccato che nei commenti dei vincitori sia mancato un riferimento all’Europa, che una vittoria di Le Pen avrebbe seriamente minato. In Italia, lo fanno anche i sondaggisti, non si dà molto valore alle altissime percentuali di astenuti, ormai oltre il 50%, perché da tutti i Partiti ri-

tenuti “persi”. Ed invece la partita delle elezioni, sicuramente di quelle Politiche, si gioca proprio sul recupero di quello elettorato. Di più: se Renzi riesce ad avere un “colpo di reni”, che lo induca a recuperare non tanto i transfughi alla Civati-Fassina, quanto quegli elettori della “Sinistra di Governo”, che non si riconoscono nella deriva da “Partito Della Nazione” ed aspettano una chiara collocazione del PD nel segno del Partito del Socialismo Europeo e della antico, ma sempre attuale, Riformismo Italiano, allora molti ritroveranno la ragione per tornare a votare. Certo, ma qui sono meno fiducioso che accada, se i vari Vendola, Landini, Camusso, Epifani capiscono che il problema vero non è far perdere Renzi, quanto battere l’asse Salvini-Berlusconi-Meloni, al-

lora anche in Italia può accadere il “miracolo” francese. Naturalmente, tenendo sullo sfondo il Movimento Cinque Stelle, la cui tenuta, comunque, non è stata ancora sperimentata appieno rispetto ad una radicalizzazione dello scontro Destra-Sinistra. Dubito, conoscendo uomini e cose, che nella Sinistra oltre il PD, al netto delle responsabilità di Renzi, si costruisca questo clima positivo, nel segno dei Valori della Democrazia, della Solidarietà, della Giustizia Sociale e del recupero dell’Idea di Europa, secondo il disegno dei Padri Fondatori. Il tempo perché la Ragione si affermi c’è: si tratta di saperlo e volerlo usare! Intanto, sono certo che un recupero di identità riporterà alle urne molti elettori delusi da questo PD, arginando il pericolo destro-leghi-

sta, della cui entità daranno conto le prossime Elezioni Amministrative. 2. A Parigi la Conferenza sul Clima si è conclusa in modo positivo, aprendo larghe speranze “salvezza” del Mondo. Sempre che gli impegni assunti vengano mantenuti nel tempo. In questa vittoria della Speranza c’è molto dell’impegno di Papa Francesco. La sua Enciclica “Laudato si…” ha lasciato il segno. E così sia!


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Natale 19 dicembre 2015

Di Antonio Lubrano

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l presepe è la manifestazione più semplice, autentica e familiare della cristianità universale riferita alla nascita del bambinello tra Maria e Giuseppe, adorato all’origine dai pastori e dai re Magi con tutta una cornice di altri personaggi tra cui gli Angeli per i canti e gli zampognari per la musica, che tutti insieme compongono la grande scena che da secoli chiamiamo presepe. Ad oltre duemila anni da quell’avvenimento che cambiò radicalmente il corso della storia, il messaggio rimane di grande attualità. L’impensabile, l’impossibile diventa realtà. Il Verbo, Dio, prende le sembianze di un bambino e si fa carne per venire ad abitare in mezzo a noi. Cosi noi lo collochiamo in una simbolica capanna per dare forma e vita al presepe in famiglia e in luoghi pubblici come scuole, ospedali, circoli ricreativi, bar e sale di incontri. C’è però un aspetto sociale che mina la tradizione del Natale che riguarda quell’ondata di avversità religiosa portata avanti da pericolosi fondamentalisti. Ischia invece si riscopre isola nel ritorno alla fede che si manifesta anche nelle tradizioni che arricchiscono di profondi significati questo sacro evento della Natività. Per noi ischitani, la tradizione del Presepe è un’usanza antica che ci lega indissolubilmente alle nostre origini e diventa fede per animi semplici ma schietti, momento per stare insieme, focolare per rinsaldare vincoli familiari, esercizio di bravura artigianale o anche creazione di autentiche opere d’arte. Vengono su autentici capolavori, con un impegno che dura un paio di mesi ma che si programma nel corso dell’anno. Pierino Pugliese e figlio, con collaboratori, col loro magnifico presepe, sempre più completo e ricco, da anni si cimentano in questa meritoria attività e creano suggestive scene. Altri bellissimi presepi per tecniche diverse sono i presepi di Maria Pilato (Carbone) a Ischia Ponte e di Peppino della Vecchia (Albergo Villa Maria) a Porto d’Ischia. Inoltre è da considerarsi molto bello il presepe di Casa Lubrano. Nel contempo un gruppo di giovani allestisce in via Sogliuzzo nella proprietà Colucci un altro pregevole presepe che diventa palestra per i futuri capolavori. Pasquale Di Massa con il suo bel presepe in pianta stabile nello stradone, porta avanti il concorso che nell’arte presepiale trova entusiastici ammiratori mobilitando

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La tradizione del Presepe è un’usanza antica che ci lega indissolubilmente alle n

per animi semplici ma schietti, momento per stare insieme, focolare per rinsalda

di bravura artigianale o anche creazione di autentiche opere d’arte. Ischia, dal vide nascere la storia moderna dell’isola, è ricchissima di queste tradizioni.

Ogni anno vengono realizzati bellissimi presepi. Agli anziani che trasmettono la fiancano i giovani che con maggiore entusiasmo si candidano alla successione.

La passione per il presepe La nativita' del presepe vivente di Campagnano

La nativita'sul presepe di Peppino Della Vecchia (albergo Villa Maria) Porto d'Ischia

Particolare del presepe realizzato nella Cattedrale di Ischia

schiere di visitatori. Lo stesso dicasi per quei giovani che allestiscono il presepe nelle chiese parrocchiali e locali privati di Ischia e degli altri comuni, come a Panza dove i giovani dell’Associazione Culturale Giovanile Moveo hanno realizzato un presepe artistico ispirandosi ad una frase tratta dal Vangelo di Luca: “Non c’era posto per loro...” rimarcando il concetto secondo cui “ancora ritorna il tema del rifiuto di un Dio che viene per donarci il suo

Amore ma sempre più oggi come allora trova sbarrati i cuori che dovrebbero accoglierlo”. L’isola quindi si riscopre nella sua parte migliore. E lo fa anche con gli spettacolari addobbi natalizi riuscendo a cambiare il volto alle strade, trasformandole in fiabeschi luoghi di meraviglioso richiamo per residenti e turisti. Primo su tutti il Comune di Ischia, dove da piazza antica Reggia fino al Borgo di Celsa di Ischia Ponte è tutto un filare di

Sasa il fabbro impersona se stesso nel presep

La natività nel presepe di Shierley e Michele


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Natale

19 dicembre 2015

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nostre origini e diventa fede

are vincoli familiari, esercizio

l porto all’ antico Borgo che

a tradizione presepiale si af-

e ad Ischia

Pastori antichi nel presepe di Peppino Della Vecchia (albergo Villa Maria) Porto d'Ischia

La tessitrice nel presepe vivente di Campagnano

pe vivente di Campagnano

e Lubrano

luci fantastiche, nulla da invidiare, nel settore alla reclamizzata Salerno natalizia. Insomma addobbi di alto livello eseguiti dalla collaudata ditta Criscuolo. Casamicciola Lacco Ameno e Forio non stanno a guardare e vivranno il loro Natale anch’esse immerse nella luci suggestive della festa. A Campagnano, l’avv. Giuseppe Di Meglio col suo nutrito staff, da anni con enormi sacrifici, si cimenta in un’impresa difficile e complessa: il presepe vivente che anima il borgo rurale collinare movimentando centinaia di personaggi del posto. Quest’anno l’appuntamento è previsto per il 29 dicembre. Sono circa 300 i figuranti che si mescolano nello straordinario scenario, coinvolgendo residenti e turisti che rimangono affascinanti dallo spettacolo unico che si pone davanti ai loro occhi. L’evento è realizzato dall’Associazione culturale “Villa di Campagnano” che, nell’ambito di un più vasto programma di salvaguardia e valorizzazione del patrimonio storico, culturale e religioso della frazione, dal 2002 propone la rappresentazione vivente della Natività. L’impegno organizzativo è imponente soprattutto per la capacità di ricondurre la narrazione all’immaginario domestico, con la “messa in scena” dei mestieri più rappresentativi della comunità, rimanendo fedeli, allo stesso tempo, ai temi classici del presepe napoletano dell’800. Un corteo di figuranti, con in testa i Re Magi, muove dalla vicina frazione di S. Antuono fin su la piazza di Campagnano. I vicoli e le stradine di questo antico borgo di contadini nella parte alta di Ischia, diventano il teatro naturale dell’antica scenografia inaugurata nel 1223 da San Francesco d’Assisi, con un effetto scenico che raggiunge il suo apice di meraviglia quando si raggiunge la grotta di Betlemme poco distante dalla piazza. Numerosi stand di artigianato ed enogastronomia locale fanno il resto, mettendo immediatamente a loro agio visitatori e residenti che, tra un buon bicchiere di vino e le prelibatezze della cucina di terra ischitana, hanno la possibilità di trascorrere un paio d’ore vivendo la magia del Natale e la tradizione del presepe sull’isola che ormai va sempre più incrementandosi. L’evento, tra l’altro, ormai è diventato di importanza strategica per l’offerta turistica invernale dell’isola d’Ischia, all’insegna, diciamolo, della tradizione e della buona tavola. Giovan Giuseppe Lubrano

COL PRESEPE E GLI ZAMPOGNARI

Il fascino dell'attesa

Il grande presepe di Pugliese in via Giovan Battista Vico a Ischia Ponte

Di Michele Lubrano

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l fascino e la bellezza del Natale incominciano con i giorni prenatalizi, quando cioè si inizia a pregustare il Natale con l’atmosfera che si ammanta delle sue suggestioni fatte di festosi avvertimenti che ti annunciano che il Natale è alle porte. E’ qui che si entra nel clima vero, che esplode tutta la voglia di vivere questo Avvento attraverso fede e tradizione. Il Natale è uno ed unico. L’attesa è bella e dolce, perché già ci sentiamo coinvolti nella sua atmosfera, fatta di celebrazioni, fede, tradizioni, spettacolo, festa per le strade con le sue artistiche luminarie e in famiglia. Tutto serve per rendere unico questo momento: il presepe, l’albero, gli zampognari, le novene, la teatrale Cantata dei Pastori, le serate trascorse insieme ad amici e parenti a giocare a tombola, i canti natalizi che scaldano i cuori come Tu scendi dalle Stelle e Quann nascette Ninno e tutti quegli altri canti popolari napoletani che magnificano la festa più bella dell’anno. E a tutto questo, da qualche anno ci sono alcune iniziative lodevoli, che un po’ ci fanno assomigliare a grandi città come Londra o New York. Parliamo ad esempio delle piste di ghiaccio ad Ischia e a Casamicciola Terme dove bambini ed adulti si divertono pattinando in scioltezza. Lo stesso vale per il Bosco Incantanto nella pineta di via Edgardo Cortese, la massiccia illuminazione natalizia per tutte le strade del paese in particolare quella bellissima di via Giovanni da Procida (Vico di Lucione) ad Ischia Ponte. Il Natale di un tempo, cioè dei nostri padri e dei nostri nonni, lo si vive in parte ancora oggi. Siamo riusciti comunque ad essere custodi di un patrimonio storico di ideali che riproponiamo lo stesso ogni anno. Chi invece ha dovuto cedere il passo al progresso è stato il tradizionale mercato del pesce nella vigilia di Natale, dove in passato (fino agli anni ’80) si svolgeva in piazza Croce a Porto d’Ischia e piazza Luigi Mazzella a Ischia Ponte.

Le opere d’arte di Maria

Di Lorenzo Russo

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aria Pilato, conosciuta come Maria ‘e carbone, residente ad Ischia Ponte, ogni anno confeziona bambole di stoffa per l’Unicef. Con generosa pazienza, amore e cura crea vere opere d’arte. Un semplice gesto nato da una passione coltivata nel tempo, che esplode in un grande atto d’amore verso tanti bambini in difficoltà, aiutati dal fondo delle Nazioni Unite per l’infanzia. Maria è davvero molto brava. Quest’anno ha realizzato con le sue mani pastori fatti con tela di sacco per un singolare presepe che potete visitare accanto al forno di Boccia a Ischia Ponte. Ringraziamo Maria, nostra assidua lettrice, per questo suo talento messo a disposizione per tutti noi. Grazie Maria…


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Società 19 dicembre 2015

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Festa dell’albero per Marianna Di Meglio In ricordo della ragazza ischitana tragicamente morta il 9 maggio scorso per un incidente stradale alle porte di Ischia Ponte, il primo dicembre è stato piantato un albero nei pressi delle scuole medie G.Scotti di Ischia

Di Gina Menegazzi

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arianna aveva le idee chiare: non aveva ancora finito la terza media e si era già iscritta all’Istituto Agrario, perché voleva diventare una Guardia Forestale. Marianna Di Meglio era una ragazza solare, aperta e decisa. Così la descrive la preside, prof.ssa Lucia Monti, direttrice della scuola media statale “Giovanni Scotti” di Ischia presso cui Marianna frequentava la terza I. Così è rimasta nel cuore dei compagni. Purtroppo però, il 9 maggio di quest’anno, un assurdo incidente stradale ne ha troncato la vita e i sogni, lasciando solo di lei questo ricordo meraviglioso. Però il suo desiderio di lavorare a difesa dell’ambiente ha commosso e colpito il Corpo Forestale dello Stato che nella persona del suo comandante provinciale, il dott. Angelo Marciano, ha deciso di dedicare la Festa dell’Albero di quest’anno a Marianna Di Meglio e di regalare alla scuola un albero intitolandolo a lei. “Perché sognava di fare il lavoro che facciamo noi, un lavoro sicuramen-

te delicato, particolare, ma uno dei più bei lavori del mondo: occuparsi della tutela dell’ambiente, preservare l’ambiente e trasferirlo alle future generazioni nel miglior modo possibile, ritengo sia uno dei lavori più belli che si possano intraprendere”. In una splendida mattinata di sole, venerdì 1° dicembre si sono radunati nel cortile della scuola le autorità civili e militari dell’isola d’Ischia, i genitori di Marianna, gli ex alunni suoi compagni di classe e tutta la scolaresca, per questa festa che ha avuto il suo culmine nella benedizione dell’albero da parte di Sua Eccellenza il Vescovo di Ischia, Mons. Pietro Lagnese. Per prima ha parlato la Preside, Prof.ssa Lucia Monti che nel ringraziare il Comandante Angelo Marciano ha sottolineato come questa giornata fosse stata fortemente voluta dal Corpo Forestale e come l’albero da loro scelto, un Ginkgo Biloba, pianta secolare e fossile vivente, che è riuscito resistere anche alle radiazioni della bomba atomica di Hiroshima, simbolo della forza e del vigore, rispecchiasse in fondo il carattere e la determinatezza di Ma-

rianna, una ragazza aperta, allegra, intelligente e con le idee chiare. Il Comandante Angelo Marciano ha tracciato brevemente la storia della festa dell’albero, recentemente ripristinata dal governo con la legge n. 10 del 2013 ma istituita ancora dal Regno d’Italia con decreto del 1904, per ricordare l’importanza della natura, del bosco, delle foreste e della difesa di questo patrimonio per la qualità della vita, come recita anche la nostra Costituzione. Se la data ufficiale è il 21 novembre, essa può essere spostata più avanti nell’anno, entro la primavera, e punta anche alla valorizzazione degli spazi pubblici e al censimento degli alberi monumentali d’Italia, attualmente in corso. “La valorizzazione degli spazi verdi è un importante indicatore della qualità della vita nelle aree prevalentemente urbane: le città che hanno spazi verdi organizzati, ben gestiti e tutelati, hanno sempre indici della qualità della vita di gran lunga superiori rispetto alle città che queste caratteristiche non hanno. Questo perché la funzione primaria delle piante non è tanto quella di dare ossigeno, ma piuttosto

di sottrarre anidride carbonica all’atmosfera e tutti sappiamo che importanza avranno per il nostro futuro le decisioni prese in questi giorni dal summit internazionale di Parigi volto a fronteggiare il problema della riduzione delle emissioni di anidride carbonica nell’atmosfera”. “In questa giornata, interamente dedicata a Marianna Di Meglio - ha continuato il Comandante – parliamo della qualità della vita nel suo complesso, tenendo insieme i due temi della tutela dell’ambiente e dell’educazione stradale: ogni anno in Italia 4000 persone muoiono a causa d’incidenti stradali e molte migliaia rimangono ferite. Voglio qui ricordare che ieri finalmente il Senato ha approvato la legge per l’omicidio stradale, che ora andrà alla camera per la definitiva approvazione.” A questo riguardo il Sindaco d’Ischia, Giosi Ferrandino, accompagnato dal suo vice Enzo Ferrandino, ha sottolineato le responsabilità di tutti: di chi va sulle strade, di chi educa, scuola e famiglia, e delle istituzioni che cercheranno di fare la loro parte per tenere le strade in or-


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dine e prive degli elementi pericolosi per autisti e pedoni, ma ha anche sottolineato il lavoro che viene fatto dalle forze dell’ordine soprattutto con i controlli del sabato sera, che sta dando grossi risultati. Molto sentite le parole di Monsignor Lagnese: “Mi sembra molto bello che la scuola e il corpo forestale abbiano avuto quest’idea di piantare un albero in ricordo: questa realtà deve essere riconosciuta come un momento altamente educativo. Ricordiamoci di Marianna. Davanti al Signore la ricordiamo stamattina benedicendo quest’albero, ma ricordiamo ancor più Marianna quando siamo per le strade, se mai guideremo il motorino o quando saremo

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in auto con i nostri genitori, o più avanti quando noi stessi saremo alla guida di un’auto. E ricordandoci di lei avremo più attenzione, più zelo e più impegno nel rispettare le regole stradali; ricordandoci di lei potremo lavorare perché ciò che è accaduto a lei non abbia ad accadere ad altre persone perché la sicurezza stradale possa essere un diritto per tutti. Quest’albero ci ricorderà ogni giorno la presenza di Marianna in questa scuola, che ha voluto dedicarle il diario scolastico e che vuole ricordarla anche in futuro presentando ai nuovi studenti la figura di questa bella ragazza che con passione e con entusiasmo viveva l’avventura della

scuola e della vita: un giorno la incontreremo in Cielo”. Padre Pietro ha poi invocato la benedizione del Signore: “Benedici quest’albero, e tutti coloro che si impegnano in favore della legalità, della giustizia e della sicurezza stradale. Fa che vinca sempre la vita, fa che vinca sempre la pace e venga un mondo più bello, più giusto e più sicuro”. Anche la mamma di Marianna, Annarita Ferrara, accompagnata dal marito Giuseppe Di Meglio, si è rivolta brevemente ai ragazzi, ricordando come la cosa più importante sia che ognuno faccia la propria parte: non parole astratte quindi, ma il rispetto delle regole, nelle piccole cose che facciamo tutti

i giorni. “Alla base del vivere civile c’è il rispetto delle regole: ognuno deve fare il proprio dovere. L’albero piantato, il diario dedicato a Marianna devono creare un’onda di bene, di cose positive, perché solo con le cose piccole si possono creare le cose grandi.”Il Comandante Angelo Marciano, infine, ha offerto ai genitori della ragazza il Crest, lo stemma del Corpo Forestale dello Stato e volume che raccoglie le uniformi storiche del Corpo. La mattina si è conclusa con alcuni interventi musicali degli alunni della scuola e con le dolci e sentite parole degli ex compagni di Marianna: “una persona non muore mai perché vive nel cuore di chi l’ama.”


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territorio

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Riscaldamento domestico e ambiente Nel solco della Laudato si' Di Francesco Mattera

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eniamo dalla conclusione del vertice dei grandi del mondo a Parigi sulle modificazioni del clima. Sembra che vi siano buone ragioni di ottimismo nelle decisioni prese per ridurre le emissioni dei cosiddetti gas serra, quelle sostanze volatili, prima fra tutte la ciodue, meglio conosciuta come anidride carbonica (CO2) a cui è dovuto il riscaldamento globale dell’atmosfera, causa primaria delle già vistose modificazioni del clima che oggi tutti noi percepiamo: temperature più calde del normale, lunghi periodi siccitosi seguiti poi da piogge inverosimili per violenza e quantità di acqua scaricata in breve lasso di tempo, venti impetuosi che fanno gridare all’uragano, ovvero di cosa di altri luoghi, di altri continenti. Bene, care amiche ed amici di Kaire, la custodia del Creato, tanto cara al nostro amato papa Francesco, deve far riflettere non solo i grandi del mondo perché adottino

QUARTA E ULTIMA parte

Ancora tanto interesse per una fonte energetica che non passa mai di moda.

politiche industriali più rispettose della casa comune, così riducendo a livelli compatibili con la sopravvivenza della madre terra le emissioni di sostanze nocive. Ognuno di noi è chiamato in causa. E ognuno di noi può dare il suo piccolo contributo. La virtuosità del singolo è preziosa agli occhi di Dio, ma lo è ancora di più quella della collettività. Noi tutti, insieme, siamo la collettività. Il

comportamento sano, che promana un amore sincero nei confronti della Creazione, produce la diffusione capillare di positività di cui beneficiano tutti i viventi e riverbera poi anche nel mondo fisico. L’umanità in questo modo si pone al di fuori delle logiche e delle rigide leggi dell’economia: colui che adotta stili di vita sobri, sani, compatibili con l’ambiente, può percepire la sua esperienza come un percorso di sacrificio. Ed anche quelli che non sono in sintonia con quella etica, possono schernirlo e dileggiarlo per ciò. Ma v’è un paradosso in tutto ciò: la strada lunga, quella appunto difficoltosa e disagiata del sacrificio, alla lunga è quella che reca in se il seme anche del benessere economico. Un ambiente risanato, per dirlo con il linguaggio degli economisti, ha un valore monetario più grande di un ambiente inquinato, malato, in cui è odiosa e disprezzabile la stessa sopravvivenza, a meno di fughe che solo in pochi possono concedersi. Ma la fuga è spesso intrisa di colpevolezza. E qui che rientra il discorso sottile e paradossale del comportamento del singolo che non si può, o forse si deve (sta qui il pradosso!) confondere con quello delle masse. Perché le masse, come la materia, è fatta di unità. Per le prime, siamo noi uomini le unità. Per la seconda sono le molecole, e le cellule per gli esseri viventi. Provate a mettere una molecola spuria in una sostanza pura: l’impurezza ammala tutta la sostanza. E se una cellula di un vivente si ammala, può ammalarsi tutto l’organismo. E se ciò non avviene, è perché tutte le altre cellule sane possono, in determinate condizioni di equilibrio, insorgere

contro quelle insane e sconfiggerle. La sconfitta per le persone che hanno comportamenti insani verso il Creato, non è la loro soppressione, bensì la loro conversione alla causa della vita. Conversione che può venire solo dall’esempio e dalla persuasione anche energica della parte ragionevole e sana dell’umanità. Tanti singoli silenziosi , ma attivi, crescono in numero e diventano artefici di una politica. Le loro scelte divengono contagiose. Man mano, da straordinarie divengono normali, ordinarie, e non suscitano più scandalo. Concludo con una riflessione che potreste considerare avventata, se non blasfema. Nelle condizioni in cui si trova oggi l’umanità, più che custodire è imperante la necessità di recuperare il Creato, laddove questo è stato posto sul ciglio del burrone. Farsi quindi parte attiva nella rigenerazione della Creazione. Ecco, oso dire che bisogna correre in soccorso del Creato. E una volta rigenerato a nuova vita, poi custodirlo. Infatti si custodiscono le cose sane e preziose per tali. Quelle perse bisogna prima ritrovarle, poi essere gelosi della loro bellezza e custodire con la saggezza che a tutti noi è stata data in luce da Dio. Vi siete ripresi da questa mia lunga riflessione? A fatica credo, ma penso ne sia valsa la pena. Poi mi farete sapere, spero..! Ma la legna, cosa centra la legna con questi ragionamenti, vi state chiedendo? Anche la legna, il suo uso o non uso possono essere parte del discorso sull’etica dei consumi. Fino ad ora vi ho celebrato questo dono del Creato come una cosa buona e santa, e vi ho condotto per mano nel suo uso, nei suoi segreti piccoli e grandi, e


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Pulizia camino dal tetto

mai apparentemente ho dubitato di un approccio insano nel suo impiego. Ma solo apparentemente! Tra le righe avreste dovuto scorgere dei segnali sull’uso etico della legna. Se non li avete colti, potreste sempre rileggere e segnarli con un tratto in rosso. Oggi voglio dirvi delle cose più dirette. La prima che mi viene è questa: non bruciamo più legna di quanto non sia necessario! Anche la combustione della legna produce anidride carbonica, specialmente se non ben secca. Quante volte vi ho fatto questa raccomandazione, ricordate! Quindi non surriscalderemo le nostre case, non terremo stufa e caminetto accesi tutto il giorno, non andremo avanti fino alla primavera con il fuoco, e così via. Ma andando alla fonte, non abbatteremo alberi vegeti e sani per fare la nostra legna, e tra quelli da tagliare daremo la preferenza a quelli che si rigenerano dalla ceppaia, tipo il castagno, ad esempio che da noi, ad Ischia, ha bisogno proprio delle ceduazioni per potersi rigenerare. Eccovi un esempio di come dare una mano al Creato di sanarsi! Non odiamo i buncazzoni, eh Clementina! (leggi numero precedente per maggiori info) Lasciamoli in pace se possibile. A ben vedere coprono con le loro fronde eleganti le nostre brutture, quelle delle pale meccaniche, dei cumuli di nostri rifiuti, e, pensate, mentre crescono che fanno?, consumano la CO2 che produciamo noi umani e nello stesso tempo ci regalano ossigeno. Clementina mi dirà che è una pianta che puzza, invadente, ma io, noi, non badiamo al cattivo odore, quando è condito di buon ossigeno salutare per i nostri polmoni. QUALE LEGNA FA MALE A

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territorio

Ferulago sylvatica

NOI ED ALL’AMBIENTE? Volendo scherzare con voi, mi verrebbe da dire che da ragazzino delle elementari la legna che faceva male era quella della bacchetta del nostro maestro sul palmo delle nostre mani! Ma vengo al sodo: mai dobbiamo usare per il nostro caminetto o stufa la lena coperta da vernici o smalti. Liberiamo nell’aria oltre alla CO2 anche solventi e pigmenti tossici. Anche quella impregnata da oli minerali: stesso discorso. I legni con laminati plastici. Spesso in queste sere umide e fredde (di giorno fa caldo!) uscendo, si sentono odori strani, spesso asfissianti e quindi tossici. I proprietari di termocamini sono quelli che più di altri sono tentati di usare vecchi infissi di legno dismessi, o mobili, addirittura bottiglie di plastica o spezzoni di vetroresina ecc. Fanno male, malissimo, e dovremmo, conoscendone qualcuno, ammonirlo severamente. Ho saputo di persone che hanno smesso quando qualcuno gli ha parlato di tumori, di malattie respiratorie, del rischio che correvano pure loro. Senza toccare il tasto dell’ambiente. Pure è casa nostra, di tutti. Poi che altro? Guardiamoci dal legno di oleandro! E’ molto tossico anche in fase di vapore e se un poco di fumo accidentalmente vi entra in casa, potreste come minimo avere la bocca che diviene amara. Mai cuocere alla griglia su braci di quella pianta! Ma mai usare legna di piante esotiche che non conosciamo. Potrebbero essere tossiche e non saperlo quindi attenzione! USIAMO CORRETTAMENTE STUFE E CAMINETTI In fase di montaggio guardiamo bene dove posizioniamo l’uscita

Legno Oleandro

della canna fumaria. Non è corretto convogliare fumi nella casa del vicino. Le canne fumarie delle stufe devono avere percorsi rettilinei e verticali. Quindi niente curve, al massimo una di tipo aperto. Il fumo deve passare velocemente e disperdersi nell’atmosfera senza impedimenti e strozzature: ne va dell’efficienza e della salubrità della casa che potrebbe avere tanfo di fumo e annerimenti a pareti e soffitti. Niente valvole a farfalla nella canna fumaria: si possono chiudere da sole e affumicarvi la casa o, nel caso di brace che consuma durante la notte, provocare intossicazioni da monossido di carbonio: si può morire! Stufe e caminetti devono stare lontani da tendaggi e da materiali infiammabili, in specie i caminetti a bocca aperta. Il pericolo di incendio è dietro l’angolo. La pulizia delle canne fumarie deve essere eseguita almeno prima dell’inizio del primo uso e poi a metà inverno, specialmente se si usano legni resinosi. Fatelo per bene e se non sapere come fare affidatevi a persone esperte ed attrezzate allo scopo. Qualcuno senza lavoro potrebbe specializzarsi e proporsi a pagamento per questo lavoro: riscopriremmo la figura dello spazzacamino. La pulizia deve essere totale: dal comignolo fino alla caldaia della stufa, con zone delicate dove il nerofumo e la cenere possono nascondersi subdolamente e rendere non completamente libero il condotto, e quindi dare fumo in casa. Oggi esistono degli aspiratori elettrici molto potenti e dotati di buoni filtri concepiti apposta per nerofumo e ceneri, sono detti appunto ASIRACENERE e sono molto efficaci ed utili. LE ESCHE PER IL FUOCO

Non usate mai e non tenete mai a portata di stufa o caminetto liquidi esplosivi: alcool, benzina, ecc. Ogni anno tante persone si ustionano gravemente nel tentativo di aiutarsi con questi prodotti per accendere il fuoco. Bene gli accendi fuoco solidi: le famose pasticche. Oggi ve ne sono anche di biologiche (senza derivati del petrolio). Usiamoli con parsimonia. Ma vediamo cosa ci offre la natura e il buon senso. Le nostre nonne usavano per il focolare gli stecchi di canne secche e gli sproccoli (legnetti secchissimi di vite) legati a mazzetti e messi alla base della caldaia, sotto la legna più doppia. Possiamo fare lo stesso, e integrare con striscioline di cartone, oggi reperibili ovunque. Ma attenti alla presenza di parti in plastica o di verniciature sospette. Le pigne secche, messe a castelletto sotto la legna più doppia sono efficacissime, ma non abusiamo perché ricche di resina. Ma c’è qualcosa che ci offre la nostra terra di Ischia che è insuperabile per avviare il fuoco: la cannafera, ovvero gli steli secchi e fistolosi della pianta che si chiama Ferula F ferulago che molti scambiano per un grosso finocchio selvatico. Cresce dappertutto sulle nostre colline incolte. In Primavera sono belle le loro infiorescenze gialle a forma di ombrelle, portate su lunghi steli verdi con foglie che effettivamente somigliano a quelle di finocchi. A fine estate seccano e sono ottime pera avviare il fuoco. Stanno li, a nostra disposizione, basta raccoglierle, ridurle i spezzoni e conservarli all’asciutto. Poi ci daranno una mano ad avviare il nostro fuoco. Inviate un vostro commento o un mi “mi piace” a: matterafr.agrischia@libero.it


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In Dialogo 19 dicembre 2015

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Lotta all'isis... Di Michele Zanzucchi

"A

ndate avanti con coraggio nel vostro percorso di dialogo e di fraternità, perché tutti siamo figli di Dio», ha detto domenica scorsa, 13 dicembre, papa Francesco al termine dell’Angelus in piazza San Pietro. Si rivolgeva ad alcune centinaia di musulmani e cristiani vicini al Movimento dei Focolari e ad alcune comunità islamiche italiane, da Trieste a Teramo, a Roma, a Catania, che inalberavano uno striscione con su scritto: “Cristiani e musulmani, costruttori di pace”. L’evento, continuato poi nel pomeriggio all’Augustinianum, ha avuto qualche elemento di novità che mi sembra di dover sottolineare. Innanzitutto la necessità, in momenti di gravi tensioni internazionali e di minacce terroristiche e belliche di inedita portata, di una testimonianza comune per la pace e contro ogni violenza. Musulmani e cristiani assieme, ma solidali con persone di buona volontà e con fedeli di altre religioni. Si sta in effetti correndo il rischio di sostenere la pace in ordine sparso, musulmani, cristiani e laici ognuno con le motivazioni proprie. Finendo per trasformare una “guerra essenzialmente politica” in una guerra di religione che opporrebbe il mondo musulmano a quello cristiano, identificando il primo con la zona mediorientale e il secondo con un generico Occidente. Mentre c’è da capire, come sostiene il politologo Pasquale Ferrara, che esiste una sorta di «religione della guerra» ben più reale e potente delle eventuali «guerre di religione». Un altro elemento di novità nella manifestazione di domenica consiste nella platea presente: non si trattava solo e tanto di “esperti del dialogo interreligioso” – particolare categoria, rispettabilissima peraltro, di professionisti e diplomatici -, ma di gente del popolo. I fatti raccontati lo testimoniavano. Il percorso, iniziato ormai 20 anni fa, di vicinanza tra comunità cristiane dei Focolari e musulmane di diversa estrazione, ha avuto in piazza San Pietro il riconoscimento dello stesso papa Francesco che ha caldamente incoraggiato tutti a continuare nel cammino. C’è poi da sottolineare come sia emersa un’idea di dialogo “forte”. Tre sono infatti i rischi che si corrono: buonismo (ridurre il dialogo a un “volemose bene”), irenismo (cioè vedere la pace dappertutto, quando le violenze impazzano) e sincretismo (cioè prendere un po’

È religione della guerra, non guerra di religione Domenica scorsa alcune centinaia di musulmani e cristiani vicini ai Focolari e ad alcune comunità islamiche italiane sono state incoraggiate da papa Francesco ad andare avanti nel percorso di dialogo e fraternità avviato. Una riflessione sulle novità di questo evento, dal quotidiano Avvenire. di una religione e un po’ dell’altra per costruire un proprio credo faida-te). Ma, nelle parole e nei gesti dei partecipanti, sono emersi gli antidoti a queste tre minacce: l’impegno quotidiano per la misericordia contro il buonismo, il farsi costruttori di pace ben coscienti della gravità della situazione contro l’irenismo, l’essere veri musulmani e veri cristiani, senza passerelle né scorciatoie contro il sincretismo. Infine, mi sembra di dover sottolineare la larga adesione di altri gruppi ed organizzazioni cattolici (Pontificio Consiglio per il dialogo interreligioso, Commissione ecumenismo e dialogo interreligioso della Cei, Cnal, Azione cattolica, Meic, Sacro convento di Assisi...), musulmani (Ucoii, Centro culturale islamico d’Italia della moschea di Roma, Centro pro-dialogo del movimento turco di Fethullah Gülen, comunità degli ahmadiyya…) e di altre religioni (Religions for peace, Rissho Kosei-kai buddhista, Unione buddhista italiana….). L’incontro è stato perciò un simbolo (si sa che sun-ballein in greco vuol dire unire, e dia-ballein dividere), con lo scopo di contribuire a evitare la diabolica tendenza alla guerra, al terrorismo, alla lotta a tutti i costi contro chi la pensa diversamente o chi ha altri modi di pregare. L’appuntamento di domenica non è stato quindi improvvisato: chi è sceso in piazza, infatti, è da anni impegnato nel dialogo con persone di fedi diverse. Nella convinzione che la testimonianza nell’unico Dio misericordioso è uno straordinario incentivo alla pace. E che offrirla insieme, nell’anno della misericordia, mentre si aprivano le Porte Sante ad Aleppo, a Roma, a NewYork, a Teheran, a Gerusalemme, non è stato un caso. Il Dio di misericordia è il Dio degli ebrei, dei cristiani, dei musulmani. Ma sa unire anche buddhisti, indù, persino chi non crede. La misericordia è divinissima e umanissima.


Attualità

19 19 dicembre 2015

kaire@chiesaischia.it

lettere Di don Vincenzo Avallone

C

hissà perché, guardando il vostro presepe 2015, mi sono venute in mente queste famose parole di Galileo Galilei per i guai che passò dopo aver detto che non è il sole che gira attorno alla terra ma è la terra che gira attorno al sole. Cari ragazzi, ancora una volta con le iniziative che prendete, voi corrispondete alla vostra vocazione: muovervi e far muovere. Difatti la prima impressione che si ha davanti al vostro capolavoro è che “tutto si muove”. Si muove innanzitutto il tempo; e lo dimostrate con i vostri scherzi di luci, quindi un elogio particolare va al vostro elettricista. Con il tempo poi – mattino, giorno e sera – sono sincronizzati i vari lavori: il panettiere che inforna il pane di notte, il contadino che al mattino, nella sua cantina arabescamente affrescata, fa scorrere il mosto dal palmento di sopra al palmento di sotto per poi riempire le botti; l’asino che fa girare lo “ngiegno” a Citara quando è sera, tirando fuori dal pozzo l’acqua bollente, che durante la notte si deve raffreddare per poter annaffiare nelle “sienie” i famosi pomodori di Citara. Si muove poi la storia, quando accanto al palazzo di Erode il vostro presepe riempie il paesaggio di grotte. E mi fate ricordare quello che ci disse la guida portandoci in giro

“Eppur si muove” Ai ragazzi della “Moveo” di Panza

per la Palestina: “Sono passati oltre duemila anni e quello che ci rimane dell’epoca di Cristo sono solamente alcune grotte”. Ma ancora, cari ragazzi, fate muovere anche la Parola di Dio, quando, partendo dalle grotte, intitolate il vostro presepe “Non c’era posto per loro…” (Luca 2,9). Gesù Cristo difatti dovette nascere proprio in una grotta: “Quel Dio che muove il sole e le altre stelle…” (Dante) è nato in una grotta! (E qui come non

ricordare le parole di Papa Francesco a Nairobi , nel Kenia: “E’ uno scandalo vedere accanto ai grattacieli la miseria più nera!”). Infine, e questa è la cosa più importante riguardo al Presepe della Moveo, voi, cari ragazzi, fate muovere tutto il paese. A parte il fatto che avete lavorato un mese intero dalle 7 di sera fino alle 11 di notte dopo la scuola e dopo il lavoro, ho saputo che anche le vostre famiglie collaborano durante tutto l’anno alle

varie “figurazioni” e ai piccoli particolari che arricchiscono il vostro presepe. Insomma non è il Presepe di un singolo artista, come ce ne sono tanti nella nostra isola e tutti belli, artistici ed encomiabili. Il vostro è un presepe corale, un presepe di tutto il paese. P.s. Un elogio particolare infine meritano i ragazzi e le ragazze che fanno da “ciceroni” al loro capolavoro, dandosi il cambio fino a tarda sera.


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Liturgia 19 dicembre 2015

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Commento al Vangelo

Domenica 20 Dicembre 2015

L'inaudito è il contrario Di Don Cristian Solmonese

C

arissimi amici, poche ore e celebreremo l’inaudito di Dio. No, non siamo qui a far finta che poi Gesù nasce. Dio è già nato, è morto ed è risorto e vive glorioso. A noi, in questo tempo che ci è dato, in questa vita più o meno soddisfacente, il compito di lasciar nascere Dio nei nostri cuori. Ecco, questa sì che è una buona notizia. Il Vangelo di questa domenica è l’icona di quello che Dio sta per fare: sta per incontrarsi con l’umanità come Giovanni e Gesù s’incontrano portati in grembo dalle rispettive madri. Questo incontro produce vangelo, buona notizia, una verità sorprendente: puoi essere felice anche se povero e sfortunato, puoi realizzare la tua vita, anche se abiti in un paese arido e senza poesia, puoi essere ricolmo più di un re perché ascolti la Parola che Dio ti vuole dare. Dio viene per colmare il tuo cuore: questa è una buona notizia. Buon Dio! Se vi dicessi: hai

Aspettando Natale L’Avvento ci ha portati dinanzi al disarmante mistero di un Dio che si mette in gioco per ciascuno di noi.

Di don Pasquale Foresi

"S

pesso noi siamo portati, dal linguaggio che usiamo, a farci un’idea non esatta di quello che si compì a Nazareth, nel momento in cui l’angelo comunicò alla Vergine santa che il Verbo si faceva carne. Si è portati, con una mentalità antropomorfica, a considerare Iddio lontano, in alto, nei cieli, che manda suo Figlio in un luogo sperduto per farsi uomo. Non è così. Dio è dappertutto, è in cielo, in terra e in ogni luogo. Dio era perciò nella stanzetta della Vergine a Nazareth quando le apparve l’angelo. Era però infinitamente distante dalle creature per l’abisso del peccato e per la loro naturale piccolezza.Dio, nell’istante in cui la vergine pronunciò il suo fiat, nel seno purissimo di lei sposò la natura umana, sposò la creatura, operando un avvicinamento inimmaginabile fra la divinità e l’universo. Da allora egli è in mezzo a noi. Quella distanza infinita che la nostra immaginazione ha espresso quasi ponendo Iddio lontano da noi, sopra i cieli, è annullata: egli è in terra, egli è nostro concittadino».

una vita riuscita, un lavoro che ti realizza e che ti dà vagonate di soldi, hai una casa da sogno, una splendida moglie, figli educati e sensibili, il salone di casa con l’alberone e le luci e il clima di festa giusto... perciò sii felice, cosa dico di straordinario? Che buona notizia è? Un Dio che dona pace alle persone già felici? L’inaudito è proprio il contrario: la felicità è altrove, è la salvezza di un Dio che ti ama talmente da consegnarsi come un neonato, è una felicità accessibile anche al povero, anzi forse più ancora al povero perché più disposto, più accogliente. La buona notizia è che Dio è accessibile, è semplice, è diverso. Diverso dalle nostre paure, diverso dai fantasmi che ci perseguitano. Diverso. E Maria e Elisabetta ora lo sanno e cantano, dicono, raccontano. La loro gioia dilaga perché ora vedono chiaro, luminoso, evidente, mozzafiato il pensiero di Dio disegnarsi nella loro piccola storia, usarle, coinvolgerle. Lasciamoci coinvolgere anche noi! Buona domenica!


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Ecclesia

19 dicembre 2015

kaire@chiesaischia.it

Dell' Ordine francescano secolare di Forio

I

l giorno dopo l’apertura della Porta Santa in piazza San Pietro il Santo Padre ha tenuto la sua prima catechesi iniziando a sviluppare il tema della Misericordia divina, oggi quanto mai necessaria. È importante far conoscere la Misericordia del Padre celeste a chi ne ignora l’esistenza o, peggio ancora, ne dubita l’azione e l’applicazione alla propria vita per sentirsi perdonati e sanati dalle ferite che il peccato lascia nell’anima di ognuno. Papa Francesco dice chiaramente: “Che cosa è che “a Dio piace di più”? Perdonare i suoi figli, aver misericordia di loro, affinché anch’essi possano a loro volta perdonare i fratelli, risplendendo come fiaccole della Misericordia di Dio nel mondo.” San Francesco d’Assisi ha sperimentato la bellezza del perdono del Padre del cielo, lodandolo senza sosta, da figlio prodigo ha gustato la dolcezza dell’abbraccio del Padre misericordioso che lo attendeva paziente a nuova vita, convertendo la sua esistenza, facendo del Vangelo vissuto la sua unica meta. La lode è la preghiera del cuore, Gesù stesso insegnò a pregare ai suoi discepoli con l’unica preghiera del Padre nostro, in cui è sintetizzato tutto il Vangelo. San Francesco ha voluto commentare questa grande preghiera perché la sentiva profondamente sua: « O santissimo Padre nostro: creatore, redentore, consolatore e salvatore nostro. Che sei nei cieli: negli angeli e nei santi, illuminandoli alla conoscenza, perché tu, Signore, sei luce, infiammandoli all’amore, perché tu, Signore, sei amore, ponendo la tua dimora in loro e riempiendoli di beatitudine, perché tu, Signore, sei il sommo bene, eterno, dal quale proviene ogni bene e senza il quale non esiste alcun bene. Sia santificato il tuo nome: si faccia luminosa in noi la conoscenza di te, affinché possiamo conoscere l’ampiezza dei tuoi benefici, l’estensione delle tue promesse, la sublimità della tua maestà e la profondità dei tuoi giudizi. Venga il tuo regno: perché tu regni in noi per mezzo della grazia e ci faccia giungere nel tuo regno, ove la visione di te è senza veli, l’amore di te è perfetto, la comunione di te è beata, il godimento di te senza fine. Sia fatta la tua volontà come in cielo così in terra: affinché ti amiamo con tutto il cuore, sempre pensando a te; con tutta l’anima, sempre desiderando te; con tutta la mente, orientando a te tutte le nostre intenzioni e in ogni cosa cercando il tuo

Padre di misericordia

onore; e con tutte le nostre forze, spendendo tutte le nostre energie e sensibilità dell’anima e del corpo a servizio del tuo amore e non per altro; e affinché possiamo amare i nostri prossimi come noi stessi, trascinando tutti con ogni nostro potere al tuo amore, godendo dei beni altrui come dei nostri e nei mali soffrendo insieme con loro e non recando nessuna offesa a nessuno. Dacci il nostro pane quotidiano:

il tuo Figlio diletto, il Signore nostro Gesù Cristo, dà a noi oggi: in memoria, comprensione e reverenza dell’amore che egli ebbe per noi e di tutto quello che per noi disse, fece e patì. E rimetti a noi i nostri debiti: per la tua ineffabile misericordia, per la potenza della passione del tuo Figlio diletto e per i meriti e l’intercessione della beatissima Vergine e di tutti i tuoi eletti. Come noi li rimettia-

mo ai nostri debitori: e quello che non sappiamo pienamente perdonare, tu, Signore, fa’ che pienamente perdoniamo sì che, per amor tuo, amiamo veramente i nemici e devotamente intercediamo presso di te, non rendendo a nessuno male per male e impegnandoci in te ad essere di giovamento a tutti. E non ci indurre in tentazione: nascosta o manifesta, improvvisa o insistente. Ma liberaci dal male: passato, presente e futuro ». (FF266)

Distinguere è la chiave per affrontare quanto sta accadendo Di Roberta Pegoraro

S

emplificare significa generalizzare, ragionare per preconcetti, per deduzioni logiche affrettate perché il bisogno a cui si risponde è quello di placare l’ansia che la complessità genera. Generalizzare è comodo:permette di sentenziare rapidamente, illude di vedere con chiarezza la via di uscita dalla complessità. Mai come in questo momento invece è importante distinguere. Distinguere significa prestare attenzione. Tutti gli italiani sono mafiosi? NO! Bisogna distinguere. Tutti i musulmani sono terroristi? NO! Bisogna distinguere. Tutti i migranti sono terroristi che si infiltrano? NO! Bisogna distinguere. Tutte le generazioni integrate sono potenziali terroristi? NO! Bisogna distinguere. Distinguere è fondamentale e insegnare a distinguere ancora di più. Le nuove generazioni hanno davanti un mondo complesso, e più impareranno a distinguere a individuare livelli di complessità e più avranno strumenti per risolverle. Può

un’Associazione risolvere i conflitti del mondo? NO! Però può dare un valido contributo. Civicrazia (www.civicrazia.org ) ne raccoglie oltre 4000 di Associazioni. I valori che il cittadino persegue attivandosi sul territorio nei movimenti associativi locali, sono condivisi e tutelati da Civicrazia. Tra le sue Associazioni c’è ANGELS (www.loveangels.it), Associazione culturale che ha come valore principale la PACE, la difesa dei diritti dei bambini e la tutela e protezione dei minori. L’Europa è invasa da bambini provenienti da zone di guerra e di conflitti. Questi bambini vanno educati alla pace e alla dignità. Abbiamo il compito di educare una generazione che sappia distinguere i valori delle civiltà che sono stati costretti ad abbandonare e distinguere i valori della civiltà che li ha accolti. Pace e solidarietà tra i popoli è l’obiettivo di ANGELS che persegue contemporaneamente in zone di pace e zone di guerra.



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Teatro

19 dicembre 2015

kaire@chiesaischia.it

Di Gina Menegazzi

M

i piace andare a teatro senza sapere niente di quello che vedrò, senza leggere prima recensioni e trama, in modo da farmi sorprendere e coinvolgere dall’opera così com’è. E 3 sull’altalena, portato in scena lo scorso fine settimana dalla compagnia Artù al Teatro Polifunzionale per l’Ischia Teatro Festival, è uno spettacolo decisamente coinvolgente, che ti fa dimenticare tutto il resto e ti trascina piacevolmente nel suo racconto. Dove sono capitati, in realtà, i tre personaggi? Fino a che punto gli strani accadimenti di cui si trovano protagonisti sono spiegabili razionalmente? E come si comportano (come si comporta ciascuno di noi) davanti alla possibilità di un giudizio finale? Queste le domande che man mano la trama ci propone, in uno spettacolo divertente, intelligente e ottimamente recitato da Giuseppe Iacono (sua è anche la regia), Cenzino Di Meglio, Aaron Insenga e Rosa Inserra. Il testo, una delle invenzioni teatrali più geniali di Luigi Lunari, è stato scritto nel 1989 e, approdato nel 1994 al Festival di Avignone, gode da allora di un grosso e meritatissimo successo internazionale. Tre persone, un piccolo industriale, un capitano dell’esercito e un professore, si ritrovano in una sorta di anticamera, ciascuno per un diverso appuntamento. Giunti da altrettante porte, corrispondenti a indirizzi diversi, si trovano di fronte a episodi inquietanti che sembrano marcare la loro individualità: porte che si aprono solo per chi ci è entrato, bibite che compaiono nel frigobar a seconda dei desideri di ognuno… Obbligati a passare la notte in quella stanza a causa dell’allarme antismog che impedisce loro di andarse-

3 Sull’altalena

ne, cominceranno a interrogarsi su quanto sta accadendo e a cercare delle risposte non solo all’enigma che li coinvolge, ma alle grandi tematiche della vita e della morte: l’importanza del caso nella vita e la sua inspiegabilità, i diversi punti di vista individuali che rendono differente uno stesso oggetto; ma soprattutto la paura della morte e il loro rapporto con la religione e con Dio. Una commedia dai dialoghi serrati, con una vivace, elegante ed essenziale scenografia curata dal grande Jean Manuel Martinez (scenografo cinematografico di grandi film come “I fiumi di porpora” e “ Red 2”). Tra gli interpreti, tutti ottimi, mi piace sottolineare la bravura di Cenzino Di Meglio, il capitano, divertente senza essere stupido, mai sopra le righe o macchietta, assolutamente credibile nella sua allegria e leggerezza. Uno spettacolo davvero ottimo!

PROSSIMI APPUNTAMENTI TEATRALI 18 -20 dicembre: ATTORI PER CASO Borgo Sant' Antonio Regia di Salvatore Ronga 22 e 23 dicembre: la compagnia Manovalanza con Miriàm – storia laica di una nascita annunciata 26 e 27 dicembre: Sasiski con Le due commedie in commedia 29 e 30 dicembre: la Scuola del Folklore con Facimmo ‘na canzone allera!

COLLABORIAMO INSIEME Per inviare al nostro settimanale articoli o lettere (soltanto per quelle di cui si richiede la pubblicazione) si può utilizzare l’indirizzo di posta kaire@chiesaischia.it I file devono essere inviati in formato .doc e lo spazio a disposizione è di max 2500 battute spazi inclusi. Le fotografie (citare la fonte) in alta risoluzione devono pervenire sempre allegate via mail. La redazione si riserva la possibilità di pubblicare o meno tali articoli/lettere ovvero di pubblicarne degli estratti. Non sarà preso in considerazione il materiale cartaceo.

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EDICOLE DOVE POTER ACQUISTARE

Comune di Ischia Edicola di Piazza degli Eroi; Edicola di Ischia Ponte; Edicola al Bar La Violetta; Edicola di San Michele da Odilia; Edicola di Portosalvo Comune di Lacco Ameno Edicola al Bar Triangolo Edicola Minopoli sul corso Comune di Casamicicola T. Edicola di Piazza Bagni; Edicola di Piazza Marina; Comune di Forio Edicola del Porto; Edicola di Monterone



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