Kaire 50 anno II

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Il settimanale di informazione della Chiesa di Ischia ANNO 2 | numero 50 | 12 DICEMBRE 2015 | E 1,00

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CATECHESI SULLE OPERE DI MISERICORDIA Martedì 15 dicembre alle ore 20 in Cattedrale il Cardinale Crescenzio Sepe terrà la prima catechesi dal titolo «Dar da bere agli assetati».

L’isola della Misericordia Un anno In tutte le Cattedrali, Basiliche e chiese giubilari del mondo straordinario questo weekend verranno aperte le Porte Sante. Dopo l’av-

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utti abbiamo sotto gli occhi la profonda crisi antropologica che sta attraversando il nostro tempo, la negazione del primato dell’essere umano e il servilismo al potere della finanza hanno aperto scenari di conflitto e divisione sempre più sconcertanti anche all’interno della Chiesa di Dio. I media ci raccontano di corruzione, carrierismo e nella Chiesa, di quella brutta malattia che è la mondanità spirituale, madre di novelli Guelfi e Ghibellini porporati e non. Papa Francesco con l’indizione dell’Anno Giubilare della Misericordia intende ristabilire la centralità della dignità umana ma anche il suo bisogno di sperimentare il perdono del Padre, lo ha fatto ricordando alla chiesa e al mondo il primato di una sola legge, quella dell’Amore di Dio per l’Umanità. Anche la Chiesa ischitana guidata dal suo Pastore, nutre speranza di perdono e progetta, attraverso le opere di misericordia, di essere trasparenza dell’amore del Padre per i fratelli, gli strumenti che saranno messi in campo per realizzare questo progetto ce li racconta in un’intervista il nostro Vescovo Mons. Lagnese che troverete a pagina 2 di questo giornale.

vio a Banguii in Africa e a San Pietro in Roma, ora tocca alle periferie. Ad Ischia la Cattedrale sarà l’unica Chiesa Giubilare. All’interno l’intervista del Vescovo Lagnese sull’Anno Santo. Andrea Miniello

Di Filomena Sogliuzzo

GIUBILEO Il teologo Padre Salvatore Perrella: “Riscopriamo in questo Giubileo, Maria, la Vergine, la madre della Misericordia”.

ANNO SANTO DALLA A ALLA Z Vediamo cosa occorre sapere per cogliere quel filo di luce capace di illuminare i nostri passi.

VERSO LA GMG DI CRACOVIA II giornata di spiritualità dei giovani della Pastorale Giovanile Diocesana. Un’esperienza intima di unità con Dio.

FORMAZIONE DIOCESANA Grande successo di partecipazione all’incontro con il prof. Bellantoni sull’educazione socio affettiva.


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“Sogno una Chiesa in ascolto di Dio e a servizio della gente” Di Filomena Sogliuzzo

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onsignor Lagnese cosa deve significare concretamente per noi questo Giubileo sia come crescita personale che come testimonianza di amore ai fratelli? “Sembra che a questa domanda troviamo risposta nelle parole del Santo Padre quando ha riproposto a tutta la Chiesa lo spirito del Concilio Vaticano II, che è la spiritualità della Chiesa che va verso l’Uomo e che lo guarda con simpatia, sapendo che deve imparare a dialogare con l’Uomo e deve, a quest’uomo, portare l’annuncio del Vangelo. Celebrare il Giubileo della Misericordia chiede a noi cristiani, da una parte, di fare una rinnovata esperienza della Misericordia di Dio nella nostra vita, dall’altra di diventare segno efficace di questa Misericordia. Per realizzare questo progetto dobbiamo assumere un atteggiamento di prossimità, di benevolenza verso l’umanità tanto bisognosa di ri-trovare nei cristiani il segno di questo volto dell’Amore del Padre che è Gesù”. Quali progetti Lei ha in serbo per la nostra Chiesa durante quest’Anno Giubilare? “Il progetto è sempre lo stesso: annunciare il Regno di Dio facendolo però, già vedere nelle opere. Da una parte, dunque, l’impegno grande per l’evangelizzazione perché è opera di misericordia già annunciare il Vangelo. Infatti questo annuncio ridona la speranza, la voglia di spendersi per gli altri, la gioia di vivere a quanti sono ripiegati su loro stessi, spesso in una situazione di disperazione e di grande appiattimento culturale e spirituale. Dunque la prima opera di misericordia è l’annuncio della Buona Novella e per sottolinearlo, saba-

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Intervista al vescovo di Ischia Pietro Lagnese in occasione del Giubileo della Misericordia.

to 12 dicembre durante l’apertura in Cattedrale dell’Anno Giubilare, sarà presentata la missione diocesana tenuta dai Frati Minori di Assisi dal 4 al 13 novembre prossimo; l’Anno della Misericordia si chiuderà con questi dieci giorni di missione, ciò vuole significare che esso è un anno di preparazione all’esperienza missionaria. Dall’altra parte vogliamo testimoniare l’Amore di Dio attraverso gesti concreti, opere segno, infatti quest’anno accanto al Centro

Via delle Terme 76/R - 80077 Ischia Codice fiscale e P.Iva: 04243591213 Rea CCIAA 680555 - Prefettura di Napoli nr.11219 del 05/03/2003 Albo Nazionale Società Cooperative Nr.A715936 del 24/03/05 Sezione Cooperative a Mutualità Prevalente Categoria Cooperative Sociali Tel. 0813334228 Fax 081981342 info@kairosonline.it pec: posta.kairos@pec.it Registrazione al Tribunale di Napoli con il n. 8 del 07/02/ 2014

diocesano di prima accoglienza Giovanni Paolo II - che stiamo cercando di potenziare ma anche di portare “dentro” la chiesa locale perché diventi esperienza contagiosa e al tempo stesso di evangelizzazione – desideriamo portare avanti altre opere quali due abitazioni per l’accoglienza dei migranti e una comunità per il recupero dei tossicodipendenti che apriremo di qui a qualche settimana, a Panza, in una struttura che ci è stata data in como-

Direttore responsabile: Dott. Lorenzo Russo direttorekaire@chiesaischia.it @russolorenzo Direttore Ufficio Diocesano di Ischia per le Comunicazioni Sociali: Don Carlo Candido direttoreucs@chiesaischia.it Progettazione e impaginazione: Gaetano Patalano per Cooperativa Sociale Kairos Onlus

dato d’uso dai Padri Vincenziani che a nostra volta metteremo a disposizione degli esperti della Comunità Papa Giovanni XXIII fondata da don Oreste Benzi e guidata oggi da Paolo Ramonda il quale ha accolto la nostra richiesta di inviare ad Ischia alcuni aderenti a questa comunità per dar vita, immediatamente, ad un centro di ascolto per tossicodipendenti – questo significherà anche opera di sensibilizzazione e prevenzione a questo problema che esiste e che sembra sia coperto sull’isola, da grande omertà - il che evidenzia una condizione giovanile di grande povertà. Partiamo dunque con il centro di ascolto ma durante l’anno daremo vita ad una comunità residenziale per tossicodipendenti. Questo è un altro segno importante che vogliamo dare alle nostre comunità ischi tane per metterle in uno stato di missione, di uscita, dunque, da una parte l’annuncio, dall’altra le opere che mostrino il Vangelo vissuto, la vita che comincia a fiorire, cioè la vita nuova di Gesù risorto”. Se lei dovesse fare un augurio alla nostra, alla sua Chiesa, cosa desidererebbe per noi? “Innanzi tutto che in quest’anno sappiamo deciderci per Dio, che sappiamo eliminare ogni resistenza all’azione di Dio nella nostra vita, che sappiamo corrispondere a questo sguardo che Lui ci rivolge, che è uno sguardo che guarisce, che salva. Dall’altra parte che sappiamo fare la scelta dell’uomo. Queste due dimensioni se accolte, fanno la vita bella, una vita vissuta pienamente. Sogno una chiesa in ascolto di Dio e a servizio della gente alla quale il Signore mi ha mandato”. Grazie Padre Pietro e speriamo che il suo sogno diventi il sogno e l’impegno quotidiano di tutti noi.

Redazione: Via delle Terme 76/R - 80077 Ischia kaire@chiesaischia.it | @chiesaischia facebook.com/chiesaischia @lagnesepietro Tipografia: Centro Offset Meridionale srl Via Nuova Poggioreale nr.7 - 80100 Napoli (NA) Per inserzioni promozionali e contributi: Tel. 0813334228 Fax 081981342 oppure per e-mail: info@kairosonline.it

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PIETRO LAGNESE Dio e della Sede Apostolica Vescovo di Ischia

per grazia di

NOTIFICAZIONE

Ai presbiteri, diaconi, consacrati e fedeli laici per il Giubileo Straordinario della Misericordia Grazia, misericordia e pace siano con voi da parte di Dio Padre e da parte di Gesù Cristo, Figlio del Padre, nella verità e nell’amore. (cfr. 2 Gv 1,3) 1. «Gesù Cristo è il volto della misericordia del Padre. Il mistero della fede cristiana sembra trovare in questa parola la sua sintesi. (…) Gesù di Nazareth con la sua parola, con i suoi gesti e con tutta la sua persona rivela la misericordia di Dio. Abbiamo sempre bisogno di contemplare il mistero della misericordia. È fonte di gioia, di serenità e di pace. È condizione della nostra salvezza. Misericordia: è la parola che rivela il mistero della SS. Trinità. Misericordia: è l’atto ultimo e supremo con il quale Dio ci viene incontro. Misericordia: è la legge fondamentale che abita nel cuore di ogni persona quando guarda con occhi sinceri il fratello che incontra nel cammino della vita. Misericordia: è la via che unisce Dio e l’uomo, perché apre il cuore alla speranza di essere amati per sempre nonostante il limite del nostro peccato. Ci sono momenti [però] nei quali in modo ancora più forte siamo chiamati a tenere fisso lo sguardo sulla misericordia per diventare noi stessi segno efficace dell’agire del Padre. È per questo che ho indetto un Giubileo Straordinario della Misericordia come tempo favorevole per la Chiesa, perché renda più forte ed efficace la testimonianza dei credenti» (Misericordiae Vultus, 1-3). 2. «La celebrazione dell’Anno Santo sia per tutti i credenti un vero momento di incontro con la misericordia di Dio. È mio desiderio, infatti, che il Giubileo sia esperienza viva della vicinanza del Padre, quasi a voler toccare con mano la sua tenerezza, perché la fede di ogni credente si rinvigorisca e così la testimonianza diventi sempre più efficace» (Lettera di Papa Francesco a mons. R. Fisichella, 1 settembre 2015). 3. La Chiesa di Dio che vive in Ischia, aderendo con intensa gioia spirituale all’ispirazione del Santo Padre Francesco, accoglie con animo grato e disponibile il dono del Giubileo Straordinario della Misericordia, riconoscendo in esso una grande occasione per tutti i suoi figli per sperimentare l’Amore misericordioso del Padre di cui Gesù di Nazareth si è fatto icona visibile e concreta soprattutto nel segno dell’Amore crocifisso, Amore incondizionato e universale. In Cristo, Misericordiae Vultus, il Padre ci viene incontro per farci dono del Suo sguardo di salvezza e ci chiama a diventare misericordiosi come Lui, misericordes sicut Pater. 4. «Con lo sguardo fisso su Gesù e il suo volto misericordioso possiamo cogliere l’amore della SS. Trinità. La missione che Gesù ha ricevuto dal Padre è stata quella di rivelare il mistero dell’amore divino nella sua pienezza. «Dio è amore» (1 Gv 4,8.16), afferma per la prima e unica volta in tutta la Sacra Scrittura l’evangelista Giovanni. Questo amore è ormai reso visibile e tangibile in tutta la vita di Gesù. La sua persona non è altro che amore, un amore che si dona gratuitamente. Le sue relazioni con le persone che lo accostano manifestano qualcosa di unico e di irripetibile. I segni che compie,

soprattutto nei confronti dei peccatori, delle persone povere, escluse, malate e sofferenti, sono all’insegna della misericordia. Tutto in Lui parla di misericordia. Nulla in Lui è privo di compassione. (…) Ciò che muoveva Gesù in tutte le circostanze non era altro che la misericordia, con la quale leggeva nel cuore dei suoi interlocutori e rispondeva al loro bisogno più vero» (MV 8). 5. Nel Discorso per l’inizio del nuovo Anno Pastorale 2015-2016 del 21 settembre scorso “Nella Chiesa, sguardo di Cristo” ho proposto a tutta la diocesi l’icona biblica della chiamata di Matteo (cfr. Mt 9, 9-13). Scrive Papa Francesco: «Anche la vocazione di Matteo è inserita nell’orizzonte della misericordia. Passando dinanzi al banco delle imposte gli occhi di Gesù fissarono quelli di Matteo. Era uno sguardo carico di misericordia che perdonava i peccati di quell’uomo e, vincendo le resistenze degli altri discepoli, scelse lui, il peccatore e pubblicano, per diventare uno dei Dodici. San Beda il Venerabile, commentando questa scena del Vangelo, ha scritto che Gesù guardò Matteo con amore misericordioso e lo scelse: miserando atque eligendo. Mi ha sempre impressionato questa espressione, tanto da farla diventare il mio motto» (ibidem). A partire da queste parole, in quel Discorso così dicevo: «Questo sguardo di Gesù deve essere, però, anche lo sguardo della Chiesa! Anzi la Chiesa è lo sguardo di Gesù! Lo sguardo di Gesù che vede l’uomo!». 6. Questa verità di sempre la Chiesa l’ha riscoperta in modo particolare grazie al Concilio Ecumenico Vaticano II. «Il Concilio segnò infatti per la Chiesa la consapevolezza che un nuovo sguardo essa doveva assumere verso il mondo!» (Discorso per l’inizio del nuovo Anno Pastorale 2015-2016). «La Chiesa sentiva - dice il papa - la responsabilità di essere nel mondo il segno vivo dell’amore del Padre» (MV 4). La scelta di Papa Francesco di indire un Giubileo della Misericordia nel cinquantesimo anniversario della conclusione del Concilio è un chiaro segnale della volontà di mantenere vivo quell’evento e di proseguire nella sua realizzazione (cfr. ibidem). Aprendo la Porta Santa il prossimo 8 dicembre, il Papa vuole richiamare a tutta la Chiesa che il Padre, attraverso lo Spirito, la chiama ad uscire – secondo lo Spirito del Concilio Vaticano II – per essere, per tutti gli uomini e donne che incontra, strumento di misericordia e di salvezza. 7. Mentre invito a prendere in considerazione le indicazioni pastorali per l’Anno Giubilare espresse nel richiamato Discorso, in merito al Giubileo Straordinario della Misericordia, desidero specificare quanto segue: Apertura della Porta della Misericordia 8. «L’Anno Santo si aprirà l’8 dicembre 2015, solennità dell’Immacolata Concezione. (…) Sarà in questa occasione una Porta della Misericordia, dove chiunque entrerà potrà sperimentare l’amore di Dio che consola, che perdo-


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na e dona speranza. La domenica successiva, la Terza di Avvento, si aprirà la Porta Santa nella Cattedrale di Roma, la Basilica di San Giovanni in Laterano. Successivamente, si aprirà la Porta Santa nelle altre Basiliche Papali. Nella stessa domenica stabilisco che in ogni Chiesa particolare, nella Cattedrale che è la Chiesa Madre per tutti i fedeli, oppure nella Concattedrale o in una chiesa di speciale significato, si apra per tutto l’Anno Santo una uguale Porta della Misericordia» (MV 3). 9. Nella Diocesi di Ischia l’Anno Straordinario della Misericordia si aprirà nella Chiesa Cattedrale, unica chiesa giubilare, sabato 12 dicembre 2015 alle ore 18.00, nei Primi Vespri della III Domenica di Avvento. La Liturgia avrà inizio alle ore 17.00 nella Chiesa di Gesù Buon Pastore in Ischia e proseguirà con il pellegrinaggio verso la Chiesa Cattedrale dove seguirà il Rito di Apertura della Porta della Misericordia e la Celebrazione della Santa Messa. Alla liturgia di apertura dell’Anno Santo da me presieduta è chiamato a partecipare l’intero popolo di Dio: presbiteri, diaconi, religiosi, religiose, laici. 10. Per tale straordinario evento ecclesiale, al fine di favorire la partecipazione di tutti, dispongo che in quella giornata sia sospesa la celebrazione di ogni Santa Messa pomeridiana e serale nell’intero territorio diocesano. Per annunciare all’Isola l’inizio dell’Anno della Misericordia, alle ore 16,00 di quello stesso giorno, in segno di giubilo, le campane di tutte le chiese suoneranno a festa. 11. A partire dal 12 dicembre p.v. e per tutto l’Anno Giubilare ogni giorno, sia personalmente sia comunitariamente, siamo chiamati a recitare la Preghiera del Papa per l’Anno Santo. Nella S. Messa di ogni giorno la preghiera si reciterà prima della benedizione finale. Il significato dell’Indulgenza plenaria 12. La Chiesa vive la comunione dei Santi. Così la Madre Chiesa è capace con la sua preghiera e la sua vita di venire incontro alla debolezza di alcuni con la santità di altri. «Il Giubileo porta con sé anche il riferimento all’indulgenza. Nell’Anno Santo della Misericordia essa acquista un rilievo particolare. Il perdono di Dio per i nostri peccati non conosce confini. Nella morte e risurrezione di Gesù Cristo, Dio rende evidente questo suo amore che giunge fino a distruggere il peccato degli uomini. Lasciarsi riconciliare con Dio è possibile attraverso il mistero pasquale e la mediazione della Chiesa. Dio quindi è sempre disponibile al perdono e non si stanca mai di offrirlo in maniera sempre nuova e inaspettata. Noi tutti, tuttavia, facciamo esperienza del peccato. Sappiamo di essere chiamati alla perfezione (cfr. Mt 5,48), ma sentiamo forte il peso del peccato. Mentre percepiamo la potenza della grazia che ci trasforma, sperimentiamo anche la forza del peccato che ci condiziona. 13. Nonostante il perdono, nella nostra vita portiamo le contraddizioni che sono la conseguenza dei nostri peccati. Nel sacramento della Riconciliazione Dio perdona i peccati, che sono davvero cancellati; eppure, l’impronta negativa che i peccati hanno lasciato nei nostri comportamenti e nei nostri pensieri rimane. La misericordia di Dio però è più forte anche di questo. Essa diventa indulgenza del Padre che attraverso la Sposa di Cristo raggiunge il peccatore perdonato e lo libera da ogni residuo della conseguenza del peccato, abilitandolo ad agire con carità, a crescere nell’amore piuttosto che ricadere nel peccato» (MV 22). Condizioni richieste per l’Indulgenza plenaria 14. Le condizioni richieste dalla Chiesa per partecipare alla grazia dell’Indulgenza intendono preparare nei fedeli le migliori disposizioni spirituali perché tale pratica sia veramente fruttuosa per una sincera conversione. Afferma il Santo Padre: «Per vivere e ottenere l’indulgenza i fedeli sono chiamati a compiere un breve pellegrinaggio verso la Porta Santa (...) come segno del desiderio profondo di vera conversione. È importante che questo momento sia unito, anzitutto, al Sacramento della Riconciliazione e alla celebrazione della santa Eucaristia con una riflessione sulla misericordia. Sarà necessario accompagnare queste celebrazioni con la professione di fede e con la preghiera per me e per le intenzioni che porto nel cuore per il bene della Chiesa e del mondo intero» (Lettera di Papa Francesco a mons. R. Fisichella, 1 settembre 2015). Indulgenza per gli ammalati, anziani, e persone impedite 15. Gli ammalati e le persone anziane e sole e quanti per diversi motivi saranno impossibilitati a recarsi alla Porta Santa, - ricevendo la comunione o partecipando alla santa Messa e alla preghiera comunitaria, anche attraverso i vari mezzi di comunicazione - potranno ottenere l’indulgenza giubilare e così vivere con fede e gioiosa speranza la loro situazione di prova (cfr. Lettera di Papa Francesco a mons. R. Fisichella, 1 settembre 2015). Indulgenza plenaria per i Defunti

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16. «L’indulgenza giubilare, infine, può essere ottenuta anche per quanti sono defunti. A loro siamo legati per la testimonianza di fede e carità che ci hanno lasciato. Come li ricordiamo nella celebrazione eucaristica, così possiamo, nel grande mistero della comunione dei Santi, pregare per loro, perché il volto misericordioso del Padre li liberi da ogni residuo di colpa e possa stringerli a sé nella beatitudine che non ha fine» (cfr. Lettera di Papa Francesco a mons. R. Fisichella, 1 settembre 2015). Assoluzione dal peccato di aborto 17. Il Santo Padre Francesco, per l’Anno Giubilare, nonostante qualsiasi cosa in contrario, ha deciso di concedere a tutti i sacerdoti la facoltà di assolvere dal peccato di aborto quanti lo hanno procurato e pentiti di cuore ne chiedono il perdono (cfr. Lettera di Papa Francesco a mons. R. Fisichella, 1 settembre 2015). «I sacerdoti si preparino a questo grande compito sapendo coniugare parole di genuina accoglienza con una riflessione che aiuti a comprendere il peccato commesso, e indicare un percorso di conversione autentica per giungere a cogliere il vero e generoso perdono del Padre che tutto rinnova con la sua presenza» (Lettera di Papa Francesco a mons. R. Fisichella, 1 settembre 2015). Le opere di misericordia corporali e spirituali 18. «In questo Anno Santo, potremo fare l’esperienza di aprire il cuore a quanti vivono nelle più disparate periferie esistenziali, che spesso il mondo moderno crea in maniera drammatica. Quante situazioni di precarietà e sofferenza sono presenti nel mondo di oggi! Quante ferite sono impresse nella carne di tanti che non hanno più voce perché il loro grido si è affievolito e spento a causa dell’indifferenza dei popoli ricchi. In questo Giubileo ancora di più la Chiesa sarà chiamata a curare queste ferite, a lenirle con l’olio della consolazione, fasciarle con la misericordia e curarle con la solidarietà e l’attenzione dovuta. (…) Apriamo i nostri occhi per guardare le miserie del mondo, le ferite di tanti fratelli e sorelle privati della dignità, e sentiamoci provocati ad ascoltare il loro grido di aiuto. Le nostre mani stringano le loro mani, e tiriamoli a noi perché sentano il calore della nostra presenza, dell’amicizia e della fraternità. Che il loro grido diventi il nostro e insieme possiamo spezzare la barriera di indifferenza che spesso regna sovrana per nascondere l’ipocrisia e l’egoismo» (MV 15). 19. È vivo desiderio del Santo Padre che il popolo cristiano durante il Giubileo rifletta sulle opere di misericordia corporale e spirituale (cfr. MV 15). «Sarà un modo per risvegliare la nostra coscienza spesso assopita davanti al dramma della povertà e per entrare sempre di più nel cuore del Vangelo, dove i poveri sono i privilegiati della misericordia divina. La predicazione di Gesù ci presenta queste opere di misericordia perché possiamo capire se viviamo o no come suoi discepoli» (MV 15). 20. «Ogni volta che un fedele vivrà una o più di queste opere in prima persona otterrà certamente l’indulgenza giubilare» (Lettera di Papa Francesco a mons. R. Fisichella, 1 settembre 2015). Come comunità diocesana approfondiremo le opere di misericordia corporali e spirituali con le 14 catechesi tenute in Cattedrale da testimoni del nostro tempo. Ogni catechesi sarà accompagnata da un’apposita scheda al fine di favorire a livello personale, familiare e comunitario, un momento di riflessione e di verifica della qualità della nostra vita cristiana. Le opere-segno 21. Durante l’Anno Santo s’intensifichino gesti di carità in favore dei più poveri e si promuovano incontri di condivisione e momenti di servizio verso quanti vivono situazioni di precarietà e di disagio, raggiungendoli nella solitudine delle loro dimore, nell’ospedale, nelle case per anziani, disabili e minori in difficoltà. 22. In questo Giubileo è mio vivo desiderio che si dia particolare attenzione alla funzione educativa della Caritas diocesana e delle Caritas parrocchiali attraverso la costituzione di centri di ascolto e autentiche iniziative di solidarietà. Si conosca e si sostenga in particolare l’esperienza del “Centro di Prima accoglienza Giovanni Paolo II” di Forio, favorendo un effettivo coinvolgimento delle comunità e l’offerta di un concreto servizio di volontariato, affinché a partire da questa opera cresca nella nostra Chiesa di Ischia la cultura della carità. Sia potenziata anche l’opera del Consultorio familiare diocesano. 23. Così come espressamente chiestoci dal Santo Padre, anche la nostra Chiesa come tante altre diocesi italiane, per venire incontro ai bisogni dei tanti profughi ed immigrati, mette a disposizione le proprie strutture diocesane; in particolare saranno due le abitazioni destinate alla loro accoglienza. Altra opera segno di quest’Anno Giubilare sarà realizzata in favore del recupero di persone che vivono in situazioni di dipendenza. Per loro nascerà un


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centro di ascolto e una comunità residenziale che ho affidato alla Comunità Papa Giovanni XXIII, fondata da don Oreste Benzi. Resta inteso che la grazia dell’indulgenza legata al compimento di una o più opere di misericordia richiede sempre il soddisfacimento anche delle altre condizioni richiamate al n. 14 di questa Notificazione. Il pellegrinaggio giubilare 24. «Il pellegrinaggio è un segno peculiare nell’Anno Santo, perché è icona del cammino che ogni persona compie nella sua esistenza. La vita è un pellegrinaggio e l’essere umano è viator, un pellegrino che percorre una strada fino alla meta agognata. Anche per raggiungere la Porta Santa a Roma e in ogni altro luogo, ognuno dovrà compiere, secondo le proprie forze, un pellegrinaggio. Esso sarà un segno del fatto che anche la misericordia è una meta da raggiungere e che richiede impegno e sacrificio. Il pellegrinaggio, quindi, sia stimolo alla conversione: attraversando la Porta Santa ci lasceremo abbracciare dalla misericordia di Dio e ci impegneremo ad essere misericordiosi con gli altri come il Padre lo è con noi. Il Signore Gesù indica le tappe del pellegrinaggio attraverso cui è possibile raggiungere questa meta: “Non giudicate e non sarete giudicati; non condannate e non sarete condannati; perdonate e sarete perdonati. Date e vi sarà dato: una misura buona, pigiata, colma e traboccante vi sarà versata nel grembo, perché con la misura con la quale misurate, sarà misurato a voi in cambio” (Lc 6,37-38)» (MV 14). 25. Durante la celebrazione dell’Anno Giubilare avremo la possibilità di vivere diverse esperienze di pellegrinaggio. Vivremo innanzitutto il pellegrinaggio diocesano a Roma il 16 marzo 2016. Come Chiesa di Ischia parteciperemo all’Udienza Generale di Papa Francesco e, insieme, dopo aver attraversato la Porta della Misericordia della Basilica di San Pietro, celebreremo la Santa Eucaristia all’altare della Cattedra. Ci saranno inoltre i pellegrinaggi alla Chiesa Cattedrale. Ad essa volgeranno le 25 parrocchie della diocesi! Ogni comunità parrocchiale vivrà il proprio pellegrinaggio. In Cattedrale, accolta dal vescovo, nell’Eucarestia da lui presieduta, celebrerà la Misericordia di Dio! 26. In particolare, il pellegrinaggio richiesto verso la Porta Santa si potrà svolgere partendo dal Chiesa conventuale di S. Antonio in Ischia, per poi raggiungere in preghiera la Chiesa giubilare della Cattedrale. I singoli fedeli prima di portarsi nella Chiesa Giubilare potranno sostituire o aggiungere al cammino processionale tradizionale un pellegrinaggio ai “santuari della sofferenza”, dove incontrare e servire Cristo, nella consapevolezza che dove c’è un povero, un anziano, un malato, una persona piagata nel corpo e nello spirito lì c’è presenza reale di Gesù Cristo (cfr. Mt 25,31-46). I poveri e i sofferenti sono, infatti, sacramento del Signore! La Chiesa Cattedrale 27. Durante tutto il tempo del Giubileo della Misericordia la nostra Chiesa Cattedrale, unica Chiesa Giubilare della diocesi, dovrà diventare - dicevo nel summenzionato Discorso per l’inizio dell’Anno Pastorale - «un vero santuario diocesano, un santuario della misericordia, dove sperimentare il dono dell’abbraccio del Padre e la grazia dell’indulgenza plenaria». 28. «Per essere capaci di misericordia, - ci ricorda il papa - dobbiamo in primo luogo porci in ascolto della Parola di Dio. Ciò significa recuperare il valore del silenzio per meditare la Parola che ci viene rivolta. [Solo] In questo modo è possibile contemplare la misericordia di Dio e assumerlo come proprio stile di vita» (MV 13). In particolare siamo invitati in quest’Anno a riscoprire il valore della preghiera, dell’Eucaristia e dell’Adorazione e a ridare la giusta importanza al Sacramento della Riconciliazione, per permettere a tanti di toccare con mano la grandezza della Misericordia di Dio. Quanti si porteranno nella Chiesa Cattedrale dovranno sperimentare il senso di una Chiesa che, quale madre accogliente, vuole aiutare i suoi figli a vivere un vero di incontro con Dio che, nel Suo Figlio, viene a parlarci, a perdonarci, a rialzarci, in una parola, a salvarci! 29. Perché ciò concretamente si realizzi ho chiesto alla Parrocchia di S. Maria Assunta nel Santuario Diocesano di San Giovan Giuseppe della Croce, nel cui territorio è situata la Madre di tutte le chiese della diocesi, che per tutto l’Anno della Misericordia abiti la Chiesa Cattedrale per svolgere in essa il servizio dell’accoglienza e dell’animazione. Durante l’Anno, la parrocchia avrà cura di accogliere e servire i pellegrini che verranno singolarmente o in gruppo, animare la preghiera, in particolare l’Adorazione Eucaristica, curare le celebrazioni (la Liturgia delle Ore, l’Eucarestia, le liturgie della Parola e penitenziali), offrendo loro la testimonianza di una carità concreta che permetta a tutti di gustare la tenerezza dell’abbraccio di Dio e la bellezza di stare nella Chiesa, casa accogliente, e la gioia di andare, a loro volta, per annunciare il Vangelo della Misericordia.

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Nell’Anno della Misericordia, la Chiesa Cattedrale sarà aperta per l’intera giornata al fine di favorire l’Adorazione Eucaristica permanente e la possibilità di accostarsi al Sacramento della Riconciliazione. Il Tempo della Quaresima 30. «La Quaresima di questo Anno Giubilare sia vissuta più intensamente come momento forte per celebrare e sperimentare la misericordia di Dio» (MV 17). In questo Tempo sia riscoperta innanzitutto l’importanza dell’ascolto della Parola di Dio. «Quante pagine della Sacra Scrittura possono essere meditate nelle settimane della Quaresima per riscoprire il volto misericordioso del Padre!» (ibidem). È desiderio del Santo Padre che l’iniziativa “24 ore per il Signore”, da celebrarsi nel venerdì e sabato che precedono la IV Domenica di Quaresima, sia incrementata nelle diocesi. «Tante persone si stanno riavvicinando al sacramento della Riconciliazione e tra questi molti giovani, che in tale esperienza ritrovano spesso il cammino per ritornare al Signore, per vivere un momento di intensa preghiera e riscoprire il senso della propria vita. Poniamo di nuovo al centro con convinzione il sacramento della Riconciliazione, perché permette di toccare con mano la grandezza della misericordia. Sarà per ogni penitente fonte di vera pace interiore» (ibidem). Nella nostra diocesi si celebrerà nella Chiesa Cattedrale pertanto il 4 e 5 marzo 2016. Negli altri decanati sarà invece anticipata al 3 e 4 marzo 2016. In special modo in Quaresima e durante tutto l’Anno della Misericordia, i presbiteri si dedichino con generosità al Sacramento della Riconciliazione. Non solo nella Chiesa Cattedrale ma in ogni parrocchia sia data a tutti, anche attraverso liturgie penitenziali, la possibilità di ricevere la grazia del perdono, Anzi «i Pastori, specialmente durante il tempo forte della Quaresima, siano solleciti nel richiamare i fedeli ad accostarsi «al trono della grazia per ricevere misericordia e trovare grazia (Eb 4,16)» (MV 18). La Missione diocesana 31. Accogliendo l’invito del Santo Padre che chiede che si organizzino nelle Diocesi delle “missioni al popolo”, ho la gioia di annunciare che in questo Anno della Misericordia si celebrerà nella nostra diocesi una Missione diocesana. Si terrà a conclusione dell’Anno della Misericordia, dal 4 al 13 novembre 2016 e coinvolgerà l’intero territorio diocesano. Ad animarla saranno i Frati Minori della Provincia umbra. Oltre alla presenza di numerosi frati minori, la missione vedrà coinvolti in qualità di missionari anche diverse religiose, coppie di sposi e giovani. La Missione mentre offrirà a tutta la Chiesa di Ischia l’opportunità di riascoltare l’annuncio della Misericordia di Dio, si rivolge soprattutto a quanti si sono di fatto allontanati dalla fede o non hanno ancora ricevuto l’annuncio liberante del Vangelo. Ad essi la Chiesa, come madre premurosa, tende la mano perché vivano una conversione che faccia nascere o «restituisca loro la gioia della fede e il desiderio di impegnarsi con il Vangelo» (Evangelii Gaudium, 14). La conclusione dell’Anno della Misericordia 32. Nella nostra diocesi, come in tutto il mondo, il Giubileo Straordinario della Misericordia, si concluderà nella domenica precedente la solennità liturgica di Gesù Cristo Signore dell’universo, «in quel giorno, chiudendo la Porta Santa avremo anzitutto sentimenti di gratitudine e di ringraziamento verso la SS. Trinità per averci concesso questo tempo straordinario di grazia» (MV 5). 33. Il 20 novembre 2016 l’Anno giubilare si concluderà per la Chiesa universale. Affidandoci a Maria, Mater Misericordiae, viviamo la gioia dell’Anno Giubilare: «la dolcezza del suo sguardo ci accompagni in questo Anno Santo, perché tutti possiamo riscoprire la gioia della tenerezza di Dio» (MV 24). I nostri Santi patroni intercedano per noi. A laude della SS. Trinità. Ischia, dalla Sede Vescovile, addì 6 dicembre 2015 II Domenica di Avvento.

Sac. Gaetano Pugliese Cancelliere vescovile

+ Pietro Lagnese Vescovo di Ischia


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Il Crocifisso della Cattedrale:

icona diocesana Di Serena Orsola Pilato

I

l suggestivo “Cristo Nero”, di scuola catalana, risalente alla seconda metà del XIII sec. e conservato nella Cattedrale di S. Maria Assunta della diocesi di Ischia, è stato scelto come icona diocesana dell’Anno Giubilare della Misericordia. Una scelta, quella del crocifisso, ricca di significato, vista la bolla di indizione del Giubileo nella quale il Papa ci presenta Cristo come il volto della Misericordia del Padre (cfr. Misericordiae Vultus, 1). Per questa ragione il crocifisso per l’intero Anno Giubilare, posto al centro del presbiterio, è presentato alla contemplazione di tutti. Perché il crocifisso della Cattedrale? Per la sua semplicità ed essenzialità, che raccolgono in sé tutta la sofferenza e il silenzio di un Cristo, dal volto appena accennato, nel quale ogni cristiano può riconoscersi; una realizzazione di grandissimo valore artistico e affettivo per gli isolani tutti. L’opera, raffigurante un Christus patiens alto circa un metro e ottanta, proviene dall’antica Cattedrale del Castello Aragonese. La cattedrale di Ischia custodisce un vero capolavoro della scultura medioevale italiana, un’opera in cui confluiscono sia elementi culturali catalani e francesi, che nuove ideologie religiose propagandate dagli Ordini mendicanti. “Un’antica scultura in legname divisante il Crocifisso, che fu traslato dalla vecchia Cattedrale, siccome si riferiva di essere opera e scultura molto antica anco per giudizio dei professori, così è di somma divozione presso il popolo: sta sita nella cappella attaccata alla porta della sagrestia. È propriamente ritenuta opera della scuola di Pietro Stefani. Con queste parole il Canonico Onorato, pur avanzando un’ipotesi attributiva che fu in seguito smentita, testimoniava il grande legame tra il popolo ischitano e l’amato crocifisso. Nel 1948 lo studioso locale Onofrio Buonocore dedicò al Cristo Nero alcune pagine del proprio volume riguardante la Diocesi isclana, e descrisse minuziosamente la scultura,

così come appariva prima dell’intervento di restauro del 1950: “la testa colore dell’ebano, rivestito di clamide rossa, serrata ai lombi di sciarpa scendendo al lato destro, orlata di galloni d’oro; il nudo è limitato alla testa, alle mani, ai piedi”. Il Buonocore considerava l’opera ischitana una riproduzione del Volto Santo di Lucca, culto introdotto nell’isola da Monsignor Lorenzo Ricci, di origine fiorentina, vescovo a Ischia dal 1419 al 1436. Fu proprio lui a diffondere sul territorio locale il culto lucchese, ordinando l’immersione del Crocifisso nella pece bollente, al fine di assimilarlo il più possibile alla taumaturgica statua di Lucca.Per questo motivo la statua appare più scura in alcune parti del corpo. Nel 1950 in occasione di un’importante mostra sulla scultura lignea in Campania, curata da Ferdinando Bologna e Raffaello Causa, gli studiosi hanno ricondotto l’opera alla seconda metà del XIII secolo, sostenendo la già presente definizione di catalano, convinti però

che l’autore appartenesse a una maestranza napoletana. La forte umanità che contraddistingue il Cristo della Cattedrale, si deve al contatto con le novità culturali provenienti dall’Umbria e dal grande cantiere di Assisi, patria degli ordini mendicanti, che dall’ultimo quarto del XIII secolo, diffondono un’ideologia nuova, fondata su un’accesa sensibilità per l’umanità del Cristo e della Vergine. Il crocifisso ischitano dal dolcissimo volto reclinato a destra, gli occhi chiusi appena scolpiti e dipinti, la bocca sottile, i capelli divisi al centro della testa e ricadenti in ciocche sulle spalle, la zona pettorale particolarmente plastica e voluminosa, rivela la conoscenza della produzione scultorea francese. Tuttavia una nuova umanità traspare dal volto di Cristo, al cui effetto finale certamente contribuiscono anche la naturalistica barba e la bocca sottile e appena dischiusa. Una dolcezza nuova, così in contrasto con la forza

e il violento espressionismo visuale che costituiscono l’elemento distintivo delle opere catalane, i cui volti dai grandi occhi a mandorla, con palpebre pronunciate trasmettono una certa inquietudine nell’osservatore. Il crocifisso della Cattedrale, che sarà sotto i nostri occhi per tutto il Giubileo, il cui volto ci è tanto familiare e caro, ci invita a contemplarlo per imitarlo nella Misericordia e in modo particolare a riconoscere in lui lo sguardo amorevole del Padre. Il nostro vescovo Pietro nel Discorso di Apertura per il nuovo Anno Pastorale 2015-16, del 21 settembre 2015, ci ricordava: “C’è uno sguardo di Dio anche su di me, su di te, su di noi, sulla nostra Chiesa di Ischia: Dio la ama e la sogna! Gli uomini e le donne, di oggi e di sempre, di ciò hanno bisogno, di cogliere questo sguardo e di rimanere sotto lo sguardo. La Chiesa è chiamata a far capire agli uomini che essi sono guardati da Dio: sta qui tutta la nostra missione!”. Andrea Miniello


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7 12 dicembre 2015

L’ INTERVISTA AL TEOLOGO Di Filippo Rizzi

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are l’esperienza del Giubileo vestendo l’abito di comuni pellegrini, apertosi solennemente l’8 dicembre con l’apertura della Porta Santa in San Pietro, affidandosi alla Vergine «madre di Colui che è misericordia, di quel Dio che si è incarnato nella storia». È la strada che indica il servo di Maria, padre Salvatore Maria Perrella, preside al Marianum di Roma. Il religioso sottolinea la centralità di questo Anno Santo ma anche la natura cristologica che risiede nella figura di Maria. «Spero che questo anno di grazia aiuti credenti e non credenti, secondo proprio l’auspicio di papa Francesco - osserva - a scoprire nella Vergine, colei che si definisce “la serva del Signore” e a individuare che proprio nel titolo di tradizione cluniacense “Maria, madre della misericordia” l’occasione per rileggere la grandezza di questa figura come tramite privilegiato per sperimentare la virtù della misericordia che proviene sempre da Dio». E precisa: «Penso che sia un’occasione per riscoprire la figura della Madre di Dio in base a ciò che ci dicono le Scritture, la tradizione della Chiesa e il Vaticano II e l’importanza per questa donna di aver Ella stessa sperimentato la misericordia di un Dio che è uno e trino». Il religioso servita si sofferma

Perrella: così la Vergine ci insegna la misericordia di Dio Parla il servita preside del Marianum: il Giubileo occasione per riscoprirla in base a ciò che ci dicono le Scritture, la tradizione della Chiesa e il Vaticano II. soprattutto sull’importanza dei gesti del Pontefice come l’apertura della Porta Santa a Bangui nella Repubblica Centrafricana e poi l’8 dicembre nella Basilica di San Pietro. E evidenzia ancora il filo rosso che lega idealmente l’anno santo del 1983 di Giovanni Paolo II sulla redenzione e quello di oggi sulla misericordia. «L’ auspicio di Francesco - annota - è che questa azione di misericordia che per sua natura è eccedente e quindi non ha confini, coinvolga credenti e non credenti, ma anche i seguaci delle altre due religioni del Libro come l’ebraismo e l’islam». Ed è proprio sulla forte simbologia della porta come accesso “aperto a tutti” per entrare nel Regno di Dio come «le pecore» su cui riflette padre Perrella. «Credo che abbia colpito tutti la scelta da parte di Francesco di aprire la Porta Santa di una Cattedrale - osserva - in una “periferia” del mondo come l’Africa in cui è presente anche lì la bontà di Dio in ambienti dove persistono l’odio, l’i-

PER UNA MISERICORDIA CIVILE ED ECONOMICA

Una opportunità per riflettere ed agire sulle tante schiavitù di oggi Di Luigino Bruni Economista, Docente Università Lumsa Roma

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ell’umanesimo biblico ogni giubileo è giubileo della misericordia, ma una misericordia soprattutto sociale, politica economica: fondamentale era nel giubileo degli ebrei liberare quegli schiavi che erano diventati tali per debiti. Se vogliamo che questo giubileo non resti solo una faccenda privata e intimistica dei singoli cristiani, dobbiamo cogliere questa grande occasione che ci dà papa Francesco per dar vita a grandi iniziative di perdono e di misericordia economica, bancaria, civile. Ad esempio interrogandoci sulla finanza e sui tanti debiti e sui tanti schiavi del nostro tempo, ridotti in schiavitù da un sistema sbagliato. La vera domanda che da economista di comunione mi pongo all’inizio di questo giubileo è: “possiamo far si che questa grande evento diventi anche un evento economico, civile, politico che cambi i nostri rapporti economico finanziari, che riformi una finanza che rende schiavi?” Buon anno santo!

niquità, la diseguaglianza sociale e la delinquenza». Un’occasione questo Giubileo, agli occhi di padre Perrella, per ripercorrere quanto la Vergine sia stata al centro del magistero di Pontefici lontani nella storia come Pio IX, Pio XII e Giovanni Paolo II. «Maria fa parte di una strategia ecclesiale e la maggioranza degli ultimi Papi sono a grande “caratura mariana” - osserva - e la Chiesa come istituzione è essa stessa ministra di misericordia. Come certamente è singolare, alla luce di quanto ci indica l’attuale Pontefice nella bolla di indizione del Giubileo la Misericordiae vultus l’unicità di questa figura per la salvezza dell’uomo». E indica un suggerimento: «Non facciamo tante celebrazioni per questo evento se non per conformarci sempre di più a Cristo proprio nel stesso modo in cui Maria è stata confermata dallo Spirito Santo che è il vero “iconografo” della Vergine e di tutti noi

credenti nella trama della nostra vita di ogni giorno». Padre Perrella torna con la mente all’antico titolo medievale dedicato alla Madonna “Mater Misericordiae” e al cuore di questo evento eccezionale per la vita ordinaria della Chiesa qual è il Giubileo. «Credo che questo anno di grazia confida il mariologo - ci aiuterà tutti a ripartire dalla definizione che la Vergine dà di sé quello di essere la “serva del Signore” cioè l’amica di Dio. E se Ella è amica di Dio allora è anche amica e sorella nostra». Un’esperienza quella dell’Anno Santo da sperimentare nella veste di comuni pellegrini e anche semplici peccatori. «Mi auguro che ciascuno attraversi le centinaia di Porte Sante aperte per questo evento - è la riflessione - con la consapevolezza di essere, come ci mostra Francesco, peccatori e persone sempre bisognose di misericordia in cui possiamo sperimentare la vicinanza e il perdono di Dio». Un evento quello di questo anno speciale per far esperienza, secondo padre Perrella, di qualcosa di speciale e di inaspettato: «Mi tornano spesso in mente le parole di Benedetto XVI che indica in Maria colei “che ci fa entrare con familiarità nella Parola di Dio”. Un richiamo per tutti noi credenti a conoscere, meditare e rendere viva la Parola di Dio».


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GRANDI EVENTI A ROMA

Giubileo, ecco gli appuntamenti più importanti

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l primo grande evento del Giubileo è stata l’apertura della Porta Santa in San Pietro l’8 dicembre scorso. Seguiranno il 13 dicembre l’apertura di quella di San Giovanni in Laterano e San Paolo fuori le Mura. Il 1°gennaio 2016 la porta di Santa Maria Maggiore. Ma il primo avvenimento con una grande affluenza di popolo sarà dedicato a tutti coloro che operano nel pellegrinaggio, dal 19 al 21 gennaio. «È un segno – ha spiegato monsignor Fisichella – che intendiamo offrire per far comprendere che l’Anno Santo è un vero pellegrinaggio e come tale va vissuto. Chiederemo ai pellegrini di compiere un tratto a piedi, per prepararsi a oltrepassare la Porta Santa con spirito di fede e di devozione. Andare oltre la sfera del turismo è decisivo». Il 10 febbraio ci sarà l’invio dei Missionari della Misericordia, nella Basilica di San Pietro, mentre il 22 ci sarà il giubileo della Curia Romana, del Governatorato e delle Istituzioni collegate alla Santa Sede. Il 4 marzo è previsto l’evento “24 ore per il Signore” con celebrazione penitenziale a San Pietro. Il 1° aprile sarà la volta della celebrazione per tutto il variegato mondo che si ritrova nella spiritualità della divina misericordia. Dal 23 al 25 aprile è la volta dei ragazzi e della ragazze dai 13 ai 16 anni, sul tema: “professare la fede e costruire una cultura di misericordia”. Il 5 maggio, solennità dell’Ascensione del Signore, c’è la veglia di preghiera a San Pietro per tutti

coloro che hanno bisogno di consolazione. Dal 27 al 29 maggio – Corpus Domini in Italia – il giubileo dei diaconi e il 3 giugno, nella solennità del Sacratissimo Cuore di Gesù, il giubileo dei sacerdoti, a 160 anni dall’introduzione della festa introdotta nel 1856 da Pio IX. Continuiamo con il 10 giugno, con gli ammalati e i disabili, mentre il 26 luglio, fino al 31, il giubileo dei giovani con la GMG di Cracovia. Il volontariato caritativo, a sua volta, sarà chiamato a raccolta il 4 settembre (significativamente il giorno prima della festa liturgica della beata Madre Teresa). «Il volontariato è il segno concreto di chi vive le opere di misericordia e merita una celebrazione riservata». Il 23 settembre il giubileo dei Catechisti, mentre invece iI mondo della spiritualità mariana avrà la sua giornata il 9 ottobre per celebrare la Madre della Misericordia. Una speciale attenzione verrà data al giubileo del 6 novembre dedicato ai carcerati. Domenica 13 novembre verranno chiuse le Porte Sante delle basiliche romane.

“Frati Assisi”, una nuova app dedicata San Francesco FRATI ASSISI, questo il nome della app gratuita dedicata a San Francesco e lanciata dai Frati Minori della Basilica di Santa Maria degli Angeli. Un’iniziativa volta a far conoscere il santo di Assisi e ad organizzare le varie iniziative dedicate al patrono d’Italia. La tecnologia viene applicata all’autore di quella che storicamente viene considerata la prima opera della letteratura italiana (Il Cantico delle creature). Attraverso gli scritti si potrà analizzare e conoscere il personaggio. Saranno messe a disposizione alcune informazioni, con immagini e video, dei luoghi di Francesco e Chiara oltre che le loro preghiere e le altre della tradizione francescana. Sarà inoltre possibile prenotare visite religiose, seguire in diretta le celebrazioni alla Porziuncola, conoscere gli orari dei santuari, trovare subito i recapiti (telefonici, email, web e social), verificare la possibilità di accoglienza. L’app è già disponibile per Android, in Google Play e, entro Natale, si cercherà di estendere il servizio anche a dispositivi Apple e Windows. A breve, inoltre, l’applicazione sarà disponibile anche in altre lingue.


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L’Anno Santo dalla A alla zeta Parola d’ ordine: Misericordia. Per i prossimi dodici mesi non si parlerà d’altro. Ma che significa davvero? E cosa c’entra con quello che sta accadendo attorno a noi, nel mondo? Un Anno Santo straordinario proclamato proprio per non farci distrarre dalla realtà circostante, dal rumore, da una società che, nel suo complesso, tende a fare allontanare lo sguardo dal cuore delle cose della vita. Insomma, un percorso rivolto alle persone di buona volontà per arrivare all’essenziale. Ma vediamo, in una specie di abbecedario, cosa occorre sapere per cogliere quel filo di luce capace di illuminare i passi dell’uomo. Di Franca Giansoldati

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come Anno Santo straordinario. Straordinario perché si pone al di fuori del tradizionale tempo giubilare che si celebra ogni 25 anni. In questo caso non vi è alcun anniversario, né occasione particolare per commemorarlo nel 2016. Il solo scopo è di esaltare l’amore di Dio per l’ uomo. B come basiliche. Il pellegrinaggio tradizionale ha per meta le quattro basiliche maggiori (San Pietro, San Giovanni, Santa Maria Maggiore e San Paolo fuori le mura) a Roma e le basiliche diocesane in tutto il mondo. C come consapevolezza. Il Papa si raccomanda che il tema delle indulgenze abbia alla sua radice solo l’amore di Dio da cui scaturisce il suo perdono. È un lasciarsi riconciliare attraverso il mistero pasquale e la mediazione della Chiesa. D come donne. L’ attenzione speciale verso le donne costrette a ricorrere all’aborto, definito un dramma esistenziale e morale, che «lascia cicatrici nel cuore per scelte sofferte e dolorose», è rappresentata dall’assoluzione della scomunica affidata ai missionari della misericordia. E come eventi. Il periodo giubilare si è aperto l’8 dicembre 2015 con il varco della Porta di San Pietro e si chiuderà il 20 novembre 2016. Bergoglio ha però deciso che in via straordinaria, per la Repubblica Centrafricana, dove si è recato il 29 novembre, l’Anno Santo iniziasse un po’ prima. Una novità voluta per invocare la pace in un paese scosso dalla guerra civile. F come Francesco. Ha scritto una Bolla in cui spiega l’essenza e il cuore dell’Anno Santo. «Gesù Cristo è il volto della misericordia del Padre». G come galera. Il 6 novembre 2016, uno degli ultimi atti del Giubileo, è dedicato ai carcerati. Sarà un invito forte alla condivisione con tutti co-

loro che stanno scontando una pena. Per la prima volta nella cappella di un carcere italiano, a Padova, è stata autorizzata una porta santa per lucrare le indulgenze. I come indulgenza. Si può ottenere con il pellegrinaggio e qualche opera di misericordia e carità. Il pellegrinaggio stavolta si può effettuare anche nella chiese locali, nei santuari indicati dal vescovo locale (per Ischia, la Cattedrale). Non è necessario recarsi a Roma. I come inno. L’ Anno Santo straordinario ha un suo inno, composto da Paul Inwood, membro della Royal Academy di Londra, ed il gesuita Eugenio Costa. Si tratta di un canto processionale, andante, per aiutare la riflessione e il cammino nella fede. L come logo. Il marchio scelto per questo giubileo raffigura Gesù buon pastore che trasporta sulle spalle un uomo smarrito. Misericordiosi come il padre è il motto tratto dal Vangelo di Luca. M come missionari della misericordia. E’ una delle grandi novità di questo giubileo. Si tratta di sacerdoti incaricati di assolvere i peccati gravissimi solitamente riservati alla Sede Apostolica, tra cui l’aborto. N come novità. Per la prima volta i pellegrini dovranno registrarsi sul sito www.im.va per varcare la porta santa di San Pietro e per partecipare ai grandi eventi previsti nel corso del 2016. La prenotazione è obbligatoria. O come opere di misericordia. Da rispolverare gli atti necessari per ottenere l’indulgenza. Dar da mangiare agli affamati, dar da bere agli assetati, vestire gli ignudi, alloggiare i pellegrini, visitare gli infermi, i carcerati, seppellire i morti. Alle opere corporali si inseriscono anche quelle spirituali: consigliare i dubbiosi, insegnare agli ignoranti, ammonire i peccatori, consolare gli afflitti, perdonare le offese, sopportare le persone moleste,

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pregare Dio per i vivi e i morti. P come porta santa. L’uso di aprire e chiudere le porte sante fu introdotto da Papa Alessandro VI Borgia. Alla vigilia di Natale il Papa doveva colpire con un martelletto d’argento il muro della porta e poi varcare la soglia a capo chino o in ginocchio in segno di penitenza. P come Padre Pio. Il 13 febbraio 2016 le spoglie di padre Pio e di padre Leopoldo Mandic, entrambi santi e grandi confessori, saranno esposte a San Pietro. Sarà uno dei momenti maggiormente attesi dai fedeli. Q come quaresima. Il perdono si applica sempre e solo quando vi è la consapevolezza di un male, o del peccato. R come riconciliazione. Il Papa ha stabilito che durante il Giubileo i sacerdoti della Fraternità San Pio X (ossia i lefebvriani, scomunicati dopo che Marcel Lefebvre ordinò quattro vescovi senza l’autorizzazione di Giovanni Paolo II) possano validamente confessare. Un gesto di riconciliazione, un rametto d’ulivo verso l’area degli ultra tradizionalisti. S come storia. Il primo giubileo ufficiale è stato voluto da Bonifacio VIII nel 1300. Gli storici sono divisi sui motivi: alcuni sostengono che in questo modo il pontefice voleva rimpinguare la casse della Chiesa, altri che si voleva disciplinare il fenomeno nascente dei pellegrinaggi a Roma. T come trasparenza. Papa Francesco si è raccomandato con gli organizzatori per realizzare un evento spirituale e non un evento mondano, quindi non legato al business, alle grandi opere o agli show. U come umiltà. Una delle principali caratteristiche della persona misericordiosa, ha ricordato Francesco tante volte, è l’essere umile e al servizio del prossimo. V come Vangelo. Ai pellegrini viene suggerita la meditazione di un passo di Matteo: «Quanto stretta è la porta e angusta la via che conduce alla vita, e pochi sono quelli che la trovano». Insomma, nulla è scontato. Y come yobel. Si tratta del corno citato nel Levitico, uno strumento musicale simile a una tromba con il quale gli ebrei «annunciavano la remissione e il perdono per tutti gli uomini». W come web. Il giubileo del 2016 segna l’ingresso degli anni santi nel web. I sacerdoti che desiderano diventare missionari della Misericordia possono presentare la domanda scaricando appositi moduli sul sito www.im.va Z come zelo. Purché non sia soltanto fine a se stesso.


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CHIESA CATTEDRALE - 15 DICEMBRE ORE 20.00 Di Card. Crescenzio Sepe Arcivescovo di Napoli

n realtà, questa complessa sete, che incalza e consuma la nostra esistenza, nasconde una più radicale arsura: la nostalgia di un mondo Altro, l’insaziabile aspirazione ad una vita piena di verità, bellezza, libertà. Sentiamo dentro un’implacabile voglia di felicità. Inseguiamo mille seduzioni, eppure restiamo puntualmente delusi. Tutto ciò che mettiamo nel nostro cuore lo soddisfa solo in parte. Dopo breve tempo, quella sete insorge più imperiosa di prima. Impariamo, spesso a nostre spese, che essa non può essere del tutto appagata in questo mondo. Sant’Agostino, che pur aveva inseguito tante chimere rimanendone ogni volta disincantato, in un impeto mistico riconobbe di essere destinato ad Altro: «Ci hai fatti per te, Signore, e il nostro cuore è inquieto finché non riposa in te». Questa inquietudine interiore è segno di povertà e ricchezza insieme. Non disponiamo dell’acqua capace di estinguere la nostra intima sete e, nello stesso tempo, avvertiamo in noi un’apertura verso l’Infinito, una capacità di autotrascenderci, di andare oltre noi stessi. Quando la quotidianità ci delude, quando la vita non mantiene le sue promesse, sentiamo l’insop-

Prima catechesi sulle opere di misericordia

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«Dar da bere agli assetati» portabile morso della noia e della solitudine. Si tratta di un’esperienza frustrante, ma profondamente rivelatrice. Essa, in fondo, ci mostra l’inadeguatezza delle cose esistenti, la loro insufficienza difronte alla grandezza dell’essere umano. Solo Dio può dissetarci. Solo Gesù ci può dare quell’acqua che alimenta la vita in eterno. Dio è essenziale per l’uomo come l’acqua lo è per ogni essere vivente. Senza Dio e senz’acqua non si vive. Ma non si vive neppure se manca la salute, la dignità, la passione nel costruire insieme la propria città, la fiducia di andare incontro al proprio futuro. Per questo motivo la condizione di vita nuova proposta da Gesù, la realizzazione del Regno, si preannuncia e si concretizza a mano a mano che i lebbrosi vengono guariti, i ciechi riacquistano la vista, i paralitici e gli storpi sono posti in grado di camminare. Mettere in piedi l’uomo e consentirgli di avanzare responsabilmente per le vie della storia è lo scopo per cui il Padre ha inviato suo Figlio nel mondo. È il mistero dell’Incarnazione. Ed è que-

Pubblichiamo uno stralcio dalla lettera pastorale del Card. Sepe di giugno 2015 a cui possiamo meditare per prepararci alla catechesi giubilare sta anche la finalità per cui Gesù ha raccolto intorno a sé i discepoli e li ha formati perché si facessero anche loro pane e acqua per sfamare e dissetare ogni essere umano tra le mille difficoltà e contraddizioni dell’esistenza. Nasce la Chiesa – secondo la bella immagine usata da Papa Giovanni XXIII – come la “vecchia fontana del villaggio” che disseta tutti. Con un’immagine altrettanto

BIOGRAFIA DEL CARD. CRESCENZIO SEPE Nascita e servizio presso la Santa Sede (1943-2006) Il Cardinale Crescenzio Sepe è nato a Carinaro (Ce) il 2 giugno 1943. È stato ordinato sacerdote il 12 marzo 1967 e incardinato nella diocesi di Aversa. Nel 1972 è entrato nel Servizio diplomatico della Santa Sede ed è stato destinato alla Rappresentanza Pontificia in Brasile fino al 1975. Poi è ritornato in Vaticano, in Segreteria di Stato dove ha lavorato prima nella sezione internazionale e poi nell’Ufficio «Informazione e Documentazione». Il 2 aprile 1992 è stato nominato Arcivescovo titolare di Grado e Segretario della Congregazione per il Clero. Ha ricevuto l’ordinazione episcopale da Giovanni Paolo II il 26 aprile 1992. Ha seguito in prima persona l’itinerario di preparazione all’Anno Santo 2000 e poi l’organizzazione di questo grande Evento. Il 9 aprile 2001 è stato nominato Prefetto della Congregazione per l’Evangelizzazione dei Popoli. Da Giovanni Paolo II creato e pubblicato Cardinale nel Concistoro del 21 febbraio 2001, Diacono di Dio Padre misericordioso. Nomina ad Arcivescovo di Napoli e servizio presso l’Arcidiocesi partenopea (2006 ad oggi) Il 20 maggio 2006 papa Benedetto XVI lo nomina ar-

evocativa, Papa Francesco la definisce “ospedale da campo”. In essa possono trovare riparo e conforto quanti sono sfiniti, stremati, provati dalla vita. In essa ci sentiamo accolti tutti noi, uomini e donne comuni, pur carichi di fragilità, ma decisamente impegnati a costruire una storia nuova per la nostra città, anch’essa ferita e bloccata da antiche e recenti piaghe”.

civescovo di Napoli: diventa il 126° Pastore dell’arcidiocesi. Il 1º luglio 2006 prende effettivo possesso con una solenne celebrazione in Duomo, preceduta dalla visita al disagiato quartiere di Scampia. Questo sarà un gesto simbolico che anticipa le tante iniziative di carità di cui si renderà protagonista. Il 21 ottobre 2007 accoglie Benedetto XVI in visita pastorale all’arcidiocesi. Il 25 gennaio 2008, durante il periodo dell’emergenza rifiuti di Napoli, dispone la traslazione e l’esposizione straordinaria delle reliquie di San Gennaro, parlando di momento grave per la città, sprofondata, a suo dire, «in una delle notti più buie della sua storia». Il 9 gennaio 2015 rende noto in conferenza stampa della prossima visita pastorale di papa Francesco a Napoli fissata per domenica 21 marzo 2015. Questi, giunto in città, ha celebrato la messa in Piazza Plebiscito e nel corso della giornata ha visitato, tra i vari luoghi, il carcere di Poggioreale, fermandosi a pranzo con i detenuti, il Duomo, dove per la prima volta il sangue di San Gennaro si è liquefatto dinanzi ad un pontefice (in 3 altre precedenti occasioni, nel 1848 con Pio IX, nel 1990 con Giovanni Paolo II e nel 2007 con Benedetto XVI, la liquefazione non si era verificata) ed il lungomare Caracciolo, dove ha incontrato una rappresentanza delle famiglie napoletane.


Formazione Diocesana

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Giovedì 3 dicembre presso l’auditorium del Polifunzionale d’Ischia vi è stato il terzo incontro con il prof. Domenico Bellantoni nell’ambito del percorso formativo su affettività e sessualità Di Giuseppe Galano

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uesto percorso di formazione sta riscontrando enorme successo soprattutto tra insegnanti, educatori, operatori pastorali e genitori. All’evento erano presenti numerosi studenti del Liceo Statale Ischia e di altri Istituti isolani che, con attenzione e curiosità, hanno ascoltato le parole del relatore, mossi dal desiderio di approfondire tematiche di straordinaria importanza. Nel corso dell’incontro si è trattato di Educazione socio affettiva con condotta sessuale di genere. Qualsiasi condotta umana, a detta del relatore, presenta tre fattori caratterizzanti: i fattori predisponenti predispongono i soggetti ad una determinata condotta, tuttavia da soli non bastano a giustificarla; i fattori precipitanti, associati a predisposizione e fattori ambientali possono scatenare determinate azioni. Il consolidamento della condotta si verifica se vi sono fattori ambientali, socio-culturali e familiari. Il relatore, rivolgendosi alla folta platea, fornisce una definizione chiara e precisa di cosa sia la sessualità, intesa non come esercizio della genialità e quindi di rapporti sessuali. La sessualità è energia vitale che sostiene qualsiasi attività umana. Occorre mettere a questa forma di energia argini che siano liberamente e responsabilmente scelti e costruiti. La natura di questi argini deve essere necessariamente umana. Una condotta sessuale ha necessariamente una natura evolutiva; si manifesta man mano che le persone sviluppano conoscenze e virtù umane. Il relatore ha poi parlato del concetto di Normalità affermando che negare l’esistenza della normalità equivale a dire ognuno faccia ciò che vuole. Egli ha enunciato i Criteri di Normalità che rappresentano gli argini entro i quali ognuno sceglie di canalizzare la sessualità. Il criterio giuridico considera i comportamenti sessuali giuridicamente accettati e non; quello psichiatrico distingue tra condotte normali e psichiatricamente patologiche. Il criterio psicologico considera la sessualità sana dal punto di vista psicologico. Secondo il criterio statistico si definisce normale un comportamento frequente, anomalo uno raro. Oggi, a detta di Bellantoni, si tende sempre più ad applicare il criterio statistico nel senso che è normale quel-

Educazione socio affettiva con condotta sessuale di genere

lo che fanno tutti. Quinto criterio, OMS, considera normale il comportamento che fa stare bene una persona. Approfondendo ulteriormente i criteri di normalità il relatore ha parlato di normalità soggettiva, inter-soggettiva ed oggettiva. Il criterio soggettivo è una forma molto diffusa nell’educazione familiare di un tempo, quella del si fa così perché lo dico io, frase spesso rivolta ai figli da parte dei genitori. Vi sono poi criteri inter-soggettivi secondo i quali si arriva ad accordi di maggioranza per veicolare scelte. I criteri oggettivi considerano i comportamenti che possono essere ritenuti normali da un individuo, un gruppo o all’interno di una cultura. A questi si aggiungono le scienze positive secondo le quali, in riferimento a dati scientifici si può affermare se una condotta sia normale o meno. Le scienze positive di per se non possono dire se una scelta sia giusta o sbagliata. Spesso tuttavia corrono il rischio di assumersi il diritto di dire se una cosa va fatta o meno. Un criterio oggettivo scientifico che veicola una scelta non può esistere poiché le scienze positive in se non hanno l’etica. Quest’ultima è una branca delle filosofie o delle religioni e non rientra nelle scienze. Il relatore ha parlato di normalità e condotta sessuale analizzando tre livelli: biologico, psicologico e spirituale. La parte finale della lezione è stata caratterizzata da momenti di dialogo tra il prof. Bellantoni e la platea. Genitori, insegnati e catechisti hanno posto al relatore una serie di domande molto interessanti. Nel corso dei vari interventi sono stati offerti spunti di riflessione e sono state ulteriormente approfondite le tematiche trattate nel corso dell’incontro.


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Pastorale Giovanile & Vocazionale 12 dicembre 2015

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GIORNATA DI SPIRITUALITà Di Giuseppe Galano

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in da subito tra i presenti si respirava una contagiosa aria di gioia e fraternità. I ragazzi che hanno risposto all’invito a fermarsi, staccare dalla solita routine, hanno aperto il cuore alla meditazione della Parola di Dio facendo ritorno alle proprie case con il desiderio di testimoniarla con la propria vita. Ad accogliere i giovani che man mano arrivavano ci hanno pensato Elvira, Daniele, Giuseppe e gli altri ospiti della struttura che hanno offerto calorosi abbracci e sorrisi a quanti hanno preso parte all’evento. Padre Giuseppe Carulli, sacerdote vincenziano dallo straordinario carisma che opera per la Caritas Diocesana, ha animato il ritiro. Il tema affrontato nel corso della giornata ha messo al centro di tutto la Misericordia e come a partire da questa possa essere generato perdono ed accoglienza. Quale atto preliminare, padre Giuseppe ha fatto ascoltare un canto tratto dal repertorio di Laura Pausini, datato 2001, dal titolo “E ritorno da te”, un testo molto significativo perfettamente riadattato al tema trattato. Successivamente è stata proposta la Parabola del figliol prodigo o del padre misericordioso. Il figliol prodigo pensa di poter fare a meno di Dio; le prova tutte fin a toccare il fondo. Ad un certo punto ritorna in se ed ha nostalgia di come suo padre tratta tutti, servi compresi. Egli è disposto a chiedere perdono, a riconoscere le sue colpe. La misericordia del padre spinge il giovane a tornare sui suoi passi. Padre Giuseppe ha sottolineato un aspetto molto importante, tante volte ognuno di noi è bloccato nell’orgoglio e non vive la misericordia ed il perdono. Questa dovrebbe entrare pienamente nella nostra vita. Egli ha ribadito a più riprese che solo dalla misericordia può nascere perdono ed accoglienza verso l’altro. E’ stato proposto un passo del Vangelo di Matteo (18, 2335), la Parabola del servo spietato. Il testo ha permesso di capire che non sempre si riesce ad imparare dalla misericordia del Padre; spesso non si ha capacità di comprendere e mettere in atto la misericordia. A volte la si giudica dall’esterno in modo negativo, come un qualcosa che non serve. Ne da prova l’Evangelista Luca con la Parabola della peccatrice a casa di Simone (7, 36-50). Intorno a noi, afferma padre Giuseppe, vi sono tante opere di misericordia; spesso le giudichiamo dall’sterno, restando chiusi nei nostri gusci. Occorre entrare negli

Domenica 6 dicembre tanti giovani provenienti dalle varie realtà parrocchiali isolane e non solo si sono ritrovati di buon mattino al Centro Caritas Diocesano Giovanni Paolo II a Forio per trascorrere insieme la seconda giornata di spiritualità organizzata dalla Pastorale Giovanile Diocesana in preparazione alla prossima GMG di Cracovia.

Da Ischia a Cracovia…

Cercando Te!

occhi di Dio e comprendere come dalla misericordia nasce il perdono, un qualcosa che va ben oltre il chiedere scusa. Se la misericordia non genera accoglienza ed amore non vi è perdono. La svolta sta nel guardare le cose da angolazioni diverse. Tante volte si pensa che il perdono sia sinonimo di debolezza. Papa Francesco afferma che il perdono delle offese per un cristiano è imperativo dal quale non è possibile prescindere. Il perdono è condizione necessaria per vivere felici. Se si porta rancore, spirito di vendetta non sarà possibile sperimentare la felicità. Senza perdono la vita sarebbe infelice ed infeconda. Dopo queste intense riflessioni vi è stato

spazio per un momento di riflessione personale a cui ha fatto seguito il pranzo, offerto grazie al lodevole contributo di alcune strutture ricettive della zona e all’aiuto dei volontari della Caritas. Ha fatto seguito la divisione in gruppi di ascolto e lavoro, moderati dai giovani dell’equipe della PG. Si è chiesto ai ragazzi di passare dall’io al noi e di riflettere su come ci si può far carico delle debolezze e difficoltà dei giovani lontani dalla Chiesa e su come sia possibile mostrare il volto misericordiosi di Dio che non si dimentica di loro. Nei vari gruppi si è riscontrato il forte desiderio di essere strumenti nelle mani di Dio affinché tanti giovani possano avvicinarsi alla Chiesa.

I ragazzi hanno fatto tante concrete proposte molto belle da poter attuare al fine di mostrare il volto misericordioso del Padre a chi è lontano. A seguire è stata celebrata la Santa Messa nella cappella del Centro. A conclusione della giornata sul volto dei ragazzi si leggeva un forte senso di benessere e pace. I giovani si sono lasciati toccare dalle riflessioni proposte da padre Giuseppe ed hanno fatto ritorno alle proprie case con animo profondamente arricchito. Un grazie speciale va a don Gianfranco Del Neso, a don Marco D’Orio ed a tutto lo staff della Pastorale Giovanile per la passione, la dedizione e l’amore con cui hanno organizzato questo evento.


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Pastorale Giovanile & Vocazionale

12 dicembre 2015

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ESPERIENZE DI CONDIVISIONE

La voce dei ragazzi

PROSSIMI APPUNTAMENTI • PREGHIERA GIOVANI

22 dicembre ore 20.30 presso la Chiesa Cattedrale • LUCE NELLA NOTTE evangelizzazione. 23 dicembre ore 22.00 a Forio presso la Chiesa di San Gaetano

• FESTA DI

FINE ANNO

31 dicembre presso il Centro Giovanni Paolo II di Forio • ESERCIZI SPIRITUALI 2-5 gennaio 2016 Assisi

Luisa: “Da questo incontro ho molto approfondito il tema della Misericordia. Prima mi soffermavo solo sulle piccole cose senza andare nel profondo; non capivo cosa fosse realmente la Misericordia. Il Signore nei nostri confronti è molto misericordioso. Noi purtroppo non riusciamo ad esserlo come Lui. La Misericordia genera perdona. Tuttavia a volte perdonare non risulta molto semplice. Se non perdoniamo prima noi stessi non possiamo perdonare gli altri. Perdonare noi stessi così da poter guardare le cose, nel nostro piccolo e nella quotidianità, da angolazioni diverse, nella prospettiva di Dio. Questo è l’insegnamento che mi sono portata a casa grazie al ritiro. Dobbiamo cercare di cambiare, essere meno presuntuosi, più amorevoli nei confronti dell’altro. Dobbiamo essere misericordiosi così come Dio lo è con noi. Il perdono fa si che vi sia speranza. A mio avviso dobbiamo farci carico delle debolezze degli altri e delle difficoltà dei nostri fratelli. Farsi carico degli altri può risultare molto pesante però aiutando una persona che ne ha bisogno si generano molti frutti”. Annette: “Nella seconda giornata di”Da Ischia a Cracovia cercando Te” ci siamo soffermati molto su come la Misericordia generi accoglienza e perdono. Avere Misericordia ogni giorno, in ogni momento, con le persone che ci circondano, che siano familiari, amici o colleghi. Ci siamo soffermati su un aspetto molto caro a Papa Francesco, senza perdono la vita resta infeconda e sterile. Per noi cristiani perdonare deve essere un imperativo ed è proprio per questo che dobbiamo imparare a guardare le cose da angolature diverse, con gli occhi di Dio. Ho ricevuto questo e sono chiamata a fare altrettanto”. Jessica: “L’esperienza del ritiro è stata per me un bel momento. Si è trattato di una realtà totalmente nuova, un qualcosa che non ti delude ma che ti apre la mente e ti permette di vedere le cose da un altro punto di vista, quello del Bene”. Emilia: “L’esperienza vissuta domenica per me è stata davvero bella ed inaspettata, andata ben oltre ogni previsione. Ho sentito gioia nel mio cuore ed ho imparato una grande lezione sulla misericordia di Dio. Sento di dover ringraziare tutti e di fare i complimenti a tutti coloro che hanno organizzato l’evento. Sono rimasta colpita dalla dolcezza di tutti”. Daniele: “La giornata di ritiro che abbiamo trascorso insieme è stata davvero splendida; come sempre padre Giuseppe è riuscito a rivelarci cose immense con parole semplici. Una delle cose che più mi ha colpito è stata la chiave di lettura diversa della parabola del “Padre Misericordioso”, il rileggere la parabola non più dal punto di vista del padre ma piuttosto calandosi nei panni del figlio che aveva scelto di vivere la sua vita lontano dalla casa e dai suoi cari e che alla fine ritrova la strada giusta grazie al ricordo della grande misericordia del padre e grazie alla certezza nel suo cuore che quest’ultimo lo perdonerà nonostante tutto. È stato bello anche scoprire come sia importante nella vita provare a guardare tutto da un punto di vista diverso, cercare di osservare tutto con gli occhi di Dio, anche nelle situazioni che più ci hanno ferito, per provare ad avere la sua misericordia verso chiunque, mettendo in pratica il motto dell’anno della Misericordia che è alle porte: “Siate misericordiosi come il Padre vostro è misericordioso””. Rosaria: “Misericordia, un tema difficile da comprendere per noi ragazzi ma soprattutto da mettere in atto. Ho partecipato ad entrambe le giornate di spiritualità e la cosa che mi ha più colpito è stata l’unità che si è creata tra di noi, provenienti da diverse realtà parrocchiali ma tutti accomunati da un solo grande Amore. L’imparare a meditare, individualmente ed in gruppo, mi è stato di grande aiuto, soprattutto quando mi sono trovata nel quotidiano a fare i conti con situazioni in cui mi sono fermata ed ho ripetuto a me stessa “Sii misericordiosa””.


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Il Caso 12 dicembre 2015

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I RISCHI DI UNA MALINTESA LAICITÀ

La «guerra» ai simboli religiosi mira a spegnere la speranza Presepi negati, segni proibiti, cambio di nome da Natale a Festa d’Inverno: ostilità che sa di paura. Questa volontà maniacale di far guerra ai simboli s’è incrinata e attenuata proprio in Francia, che per prima ha modellato la laicità ostile alla religione. Di Carlo Cardia

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e polemiche che puntualmente esplodono, in prossimità delle feste natalizie, per la faziosità che si manifesta verso i simboli religiosi, specie cristiani, riflettono i sintomi d’una malattia che colpisce l’Europa e la sua cultura, non solo religiosa. Gli episodi più recenti, non tutti conosciuti dal grande pubblico, aggiungono ciascuno una goccia di ostilità, sempre più fredda e irrazionale. Non torno su quelli accaduti, in sconcertate sequenza, in Italia all’insegna di intenti censori sul piano dell’arte e di remissive elucubrazioni sulla «provocazione» che i canti natalizi cristiani potrebbero rappresentare dopo l’eccidio jihadista di Parigi. Segnalo, però, che a Madrid la nuova giunta municipale ha deciso di non allestire nei locali del Comune il tradizionale presepio, provocando reazioni popolari e politiche. Mentre, nel mondo del commercio, la multinazionale di caffetteria Starbucks ha stilizzato il consueto prodotto natalizio, tingendolo in rosso per evocare «tutte le storie». La guerra ai simboli religiosi non è di oggi, se ne trovano tracce in più Paesi, alcune serie, altre ridicole. Una recente proposta di legge in una grande regione della Cina Popolare prevede che gli edifici di culto siano costruiti in modo tale che non risaltino, dal punto di vista architettonico e cromatico, rispetto all’edilizia circostante. Devono essere non troppo alti, con colori neutri che non li distinguano dai Palazzi vicini, e con simboli religiosi (Croci, stelle di Davide, statue di Buddha) che non si facciano notare. La squadra del Real Madrid, forse in ossequio allo sponsor arabo, toglie la croce dallo stemma, si vuole vietare ai giocatori di calcio di fare il segno della croce quando entrano in campo, si stampano biglietti augurali astratti, e si chiama il Natale ‘festa d’inverno’.

Non manca nemmeno il caso dello Stato di Okhlaoma, dove i seguaci di un culto satanista hanno eretto una grande scultura di Satana-Bafomet (strana figura che origina dal processo ai Templari di Filippo il Bello), per situarla in una piazza della capitale. Singolarmente, questa volontà maniacale di far guerra ai simboli s’è incrinata, e attenuata, proprio in Francia, che per prima ha modellato la laicità ostile alla religione. È del 2004 la legge che proibisce a chi frequenta la scuola di indossare segni religiosi che non siano molto piccoli, e a essa ha fatto seguito uno stillicidio di misure regressive: l’assunzione di professori che divulghino i principi della laicité repubblicana; il dovere d’astensione dei funzionari da atti che implichino adesione a una religione, perfino il divieto dei simboli ai familiari che partecipino a gite scolastiche. Questi eccessi provocano ormai reazioni e contestazioni. Più volte i cittadini si oppongono, con ricorsi e appelli, a decisioni negative, non di rado ottengono pronunce favorevoli all’esposizione di presepi e raffigurazioni religiose. Rapporti ufficiali e testimonianze dirette denunciano i rischi della separazione tra cultura e religione: alcuni ragazzi non riconoscono più, nei musei di Francia,

la figura della Madonna nell’arte classica, la confondono con una «baby-sitter che accudisce un bambino», non comprendono i principali eventi, le personalità più eminenti, della storia cristiana. Nei giorni scorsi una «guida della laicità» pubblicata sul sito del Governo ha voluto smussare la tradizionale ostilità ricordando che il presepio (crèche de Noël) in uno spazio pubblico può consentirsi come espressione della cultura o della tradizione. Alcuni tribunali hanno permesso l’esposizione di opere religiose, perché legate a tradizioni locali, o fonti di attrazione turistica. Un modo tortuoso di ragionare che salva i simboli, e tradisce l’imbarazzo di un potere pubblico che non vuole contraddire il buon senso, e la realtà culturale che ha animato la Francia nella sua storia secolare. Siamo di fronte ad una sorta di iconoclastia laicista, che induce a riflettere sulla nostra crisi. I simboli religiosi trasmettono spesso un messaggio universale che si deposita nella memoria collettiva di un popolo e del suo cammino storico. La figurazione ideata da San Francesco nel Natale del 1223 in una stalla di Greccio riassume il senso della svolta che porta nella storia l’annuncio dell’amore di Dio per l’umanità, av-

via una crescita d’interiorità giunta sino a noi. Nel presepio tutto è gioia, dal bambino appena nato ai genitori che l’amano, dai pastori che lo riconoscono agli angeli che cantano, ai Magi che viaggiano per partecipare all’evento. Ogni cosa riflette una bellezza che esprime solidarietà, attesa per una storia migliore, fede in una redenzione che non esclude nessuno, e come tale è interpretata anche nella cultura moderna. Laurence Housman vede nel Natale l’evento con il quale l’amore va verso l’odio per vincerlo, la luce allontana il buio, la pace sostituisce la guerra, mentre per Georges Bernanos il Natale è il giorno «di tutte le speranze umane», che parlano a donne e uomini d’ogni colore e latitudine, a chi cade e vuole sollevarsi. L’ostilità che si manifesta contro il presepio, s’oppone a un simbolo che da sempre è oggetto di culto e memoria per i cristiani, ha ispirato artisti d’ogni tipo, pittori, scultori, musicisti, è divenuto punto di congiunzione tra fede, cultura, tradizioni popolari. Quest’ anno, poi, il presepio risponde a una speranza aggiuntiva, porta un messaggio di pace in un mondo che vive una drammatica regressione dai livelli di umanità e civiltà sinora conseguiti, soffre guerre, persecuzioni, violenze. Il messaggio cristiano è più di ieri un messaggio di pace, perché tante promesse sono state tradite, molte attese sono andate deluse, troppi diritti della persona sono negati. Questa è la riflessione che potrebbe essere promossa e sviluppata nelle nostre scuole, tra i ragazzi: il presepio è simbolo di amicizia, intimità, solidarietà, mentre l’ideologia che vuole spegnere la voce della speranza, non sa parlare agli altri, riflette paura, ignora le luci, i suoni, l’interiorità, che provengono dalla raffigurazione di un evento che ha cambiato la storia umana, e la alimenta di continuo.


Punti di Vista kaire@chiesaischia.it

Di Franco Iacono

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uelle forze politiche, anche in Europa, che inseguono i populismi sbagliano: gli elettori preferiscono gli “originali” invece delle “copie”. È accaduto in Francia e temo accadrà anche in Italia. Lì i Socialisti con Hollande, mettendo in gran forse la loro identità antica, hanno cercato addirittura di “anticipare” i tempi sulla questione della immigrazione, tenendo sotto il tiro dei gendarmi migliaia di migranti sugli scogli di Ventimiglia. Misero tentativo, che non ha centrato l’obiettivo e forse ha tenuto a casa milioni di elettori, che non condividevano, né si riconoscevano in questa mutazione genetica del Socialismo francese. Se le forze democratiche, comprese quelle centriste di Sarkozy, altre a quelle a sinistra dei socialisti, capiranno il pericolo e si uniranno, come pare stia avvenendo, allora sbarreranno la strada alla Le Pen. Con l’augurio che questa ennesima lezione sia stata compresa! Tutto questo, ovviamente, al netto della tragedia del terrorismo, che, per ora, colpisce particolarmente la Francia: non è tema che si può affrontare in queste poche righe. Continuo a pensare che, anche in Italia, inseguire “mode” a scapito della identità è un doppio errore: frantuma le forze a sinistra e tiene lontano gli elettori, che non si riconoscono più in un partito che non pone alla base della sua ragion d’essere i valori dell’uguaglianza, della giustizia sociale, della libertà dal bisogno, del diritto costituzionale di ciascun essere di realizzarsi secondo la propria intelligenza e la propria capacità. Naturalmente tutto questo comporta scelte precise: “Togliere a chi più ha per redistribuire equamente a chi meno ha”. Diceva Giacomo Brodolini, socialista, Ministro del Lavoro, padre dello Statuto dei Lavoratori: “Da una parte sola, dalla parte dei lavoratori!” E questo non significa, come viene accusato addirittura Papa Francesco, essere “comunista”, ma più appropriatamente, socialista, in coerenza con l’appartenenza al Partito del Socialismo Europeo. Né più, né meno. Di più, di questi tempi, significa avere anche il conforto del Papa, che ha spiegato al “colto” ed all’“inclito” che Lui si ispira semplicemente al Vangelo ed al messaggio del Cristo. Se, invece, si vara il Job Act, ci si complimenta a piene mani con Marchionne, sicuramente un bravo

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Questione di muri Quando si mina l’unità di un popolo, si alzano barriere europee, si inseguono mode “politiche” a scapito di identità, si cade in errore.

manager, che però paga le tasse in Olanda, non si pensa lontanamente ad una politica di equità fiscale che tenga conto che il 10% degli Italiani possiede il 50% della ricchezza, temo che si otterrà l’unico risultato di annacquare l’identità o dividere ulteriormente la sinistra, ma, soprattutto, di tenere lontano dalle urne milioni di elettori. Con il risultato pratico che il populismo “vero” di Salvini, con un irriconoscibile fu Cavaliere al seguito, farà man bassa fino al Mezzogiorno d’Italia. Al netto del prevedibile successo anche del Movimento 5 Stelle. Con la palla al piede, il PD, di un Partito, soprattutto al Sud, praticamente inesistente, che si regge prevalentemente, quando non è Renzi impegnato in prima persona come alle Europee, su antichi capi corrente democristiani, con qualche residuo di comunisti organizzati. Senza contare i rischi per le sorti dell’Unione Europea. Il successo di questi populismi e l’altro, prevedibile, del referendum inglese, “promesso” da Calderon per il 2017, minerà alla base lo stesso concetto di Europa, ormai disseminata di Muri anziché di Ponti. Così è, se vi pare: a meno che non capisco, io, più niente! Come può essere!


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territorio

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Riscaldiamo le nostre case con la legna TERZA parte

Di Francesco Mattera

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egna buona, così così, cattiva! Facciamo quindi una graduatoria dei tipi di legno in ordine decrescente di qualità in quanto a resa calorica. Un buon metodo è quello di dividere i legni duri e di media durezza da quelli teneri. LEGNI DURI. Al primo posto sicuramente la quercia, ovvero la roverella (ciercula). Da noi è quasi esclusiva la specie Quercus robur, var. virgiliana. Ma in giro per i nostri boschi troviamo anche diversi ibridi spontanei che si distinguono per grandezza e forma delle foglie e per la loro persistenza. Infatti alcuni individui le conservano fino a poco prima dell’uscita delle nuove in primavera. Di poco inferiore per qualità il leccio, la nostra lucigna (Quercus ilex). A differenza della prima è un sempreverde. Per questo motivo il legno è un pochino più tenero della quercia. Il Faggio (fagus silvatica) non cresce nei nostri boschi, è quindi un tipo di legna da comprare. E’ tra le migliori in assoluto, per resa calorica e combustibilità. Meglio se secca di due anni e ben conservata al riparo dal-

Ancora to

tan-

interesse

per una fonte energetica che non passa mai di moda. la pioggia diretta. Invece nei nostri boschi, specialmente sulle falde settentrionali dell’Epomeo e nel Fondo d’Oglio, a Casamicciola cresce il CARPINO NERO (Ostrya carpinifolia) di cui vi raccontai l’anno scorso proprio di questi tempi d’Avvento. Legno a lenta crescita, compatto e duro. Ottimo per il fuoco domestico. Ma risparmiamo gli alberi vegeti, ed accontentiamoci magari di utilizzare i tronchi di alberi morti per cause naturali e riversi al suolo! E veniamo al CASTAGNO (Castanea sativa). Dà un legno durissimo di elevato potere calorico. Il fatto che scoppietta lanciando a distanza

faville, lo rende un tantino pericoloso per il caminetto a bocca libera. Nessun problema invece per stufe a legna e termocamini a bocca chiusa. Ma perché scoppietta tanto? Il motivo è legato alla conformazione delle fibre che costituiscono il legno: sono allungate, rettilinee e tenacemente legate tra loro da elevate forze di tensione interna. Potrete rendervi conto di queste caratteristiche da due elementi. Primo: la facilità con cui i pezzi privi di nodo si lasciano spaccare con un colpo di accetta. Secondo: il fatto che nel passato si usassero e si lasciassero preferire ad altri legni per costituire travature per

le coperture delle case. Sono state in qualche maniera le antesignane naturali delle moderne travi in cemento pre-compresso, seconde solo al cerro (Quercus cerris) che però non cresce da noi. Antiche case di Ischia Ponte e di altre parti dell’isola ancora conservano solai con travi di castagno e chiancarelle sempre di castagno. Chi non ha mai calpestato un pavimento sostenuto da tali strutture si meraviglia per le vibrazioni che provocano alle minime sollecitazioni. Non c’è da spaventarsi perché sono dovute all’elasticità di quelle travi che per secoli hanno fatto il loro onesto lavoro. Del resto


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le cose elastiche - lo stesso cemento armato - non sono necessariamente più deboli di altre strutture più rigide. Come dire, la rigidità fa sempre male, anche a noi umani, sia da un punto di vista organico (i muscoli!) che caratteriale! Con il calore della fiamma le fibre del castagno perdono la loro coesione liberando l’energia delle forze di interne. E’ un poco come tante molle che in successione scattano e lanciano lontano quello che vi è attaccato sopra. I nostri castagneti, ormai quasi del tutto abbandonati e in via di decadimento, si avvantaggerebbero molto di tagli selettivi fatti secondo le tecniche della buona pratica boschiva, ad esempio per parcelle, a scacchiera, e con lo schema del ceduo matricinato, ovvero risparmiando gli alberi più robusti e sani, opportunamente spaziati tra loro, che disseminando castagne permettono una propagazione delle piante anche per seme. Per questo sono dette matricine, ovvero delle mamme di giovani piante! Tagliare un castagneto non significa distruggerlo, ma ringiovanirlo e dargli nuova vita. Ma ritorniamo alla legna. Della Macchia mediterranea sono ottimi i legni dell’ORNIELLO (Fraxinus ornus) in dialetto Frass. Il LENTISCO (Pistacia lentiscus) è anch’esso ottimo per durezza e potere calorico. E’ ricco di resine e questo può costituire un problema quando si usa non perfettamente secco o da solo. Può contribuire ad ostruire le canne fumarie e ad emettere odore un tantino forte. La FILLIREA (Phillirea angustifolia) nei nostri boschi diventa anche un modesto albero. Legno duro ed ottimo. La pianta non ha un nome dialettale preciso: Ianculella per taluni perché ha un fogliame verde chiaro.

territorio

In italiano Olivella per le foglie simili a quello di olivo, alla cui famiglia appartiene (Oleacee). Il SORBO PELOSO (Arbutus unedo) da un buon legno solo se ben secco perché da fresco è ricchissimo di acqua. La MORTELLA (Myrtus communis) raramente può dare legna di buon calibro, perciò meglio lasciarla in pace. Buona per fare scopelle e rametti sottili per fabbricare canestri. Tra le conifere, il solo cipresso nero (Cupressus sempervirens) da un legno definibile duro, se da soggetti molto maturi. E’ un legno però particolarmente profumato. Deve essere secchissimo, meglio se di tre anni, perché ricchissimo di resina che con l’essiccamento in parte si dissolve. Ed infine la legna di campagna: l’OLIVO dà, dal tronco e dalle ceppaie di alberi adulti, un legno che gareggia con la quercia per durezza e potere calorico. La legna di potatura da rami giovani è un pochino meno pregiata, ma solo un pochino. In serie decrescente per qualità: NESPOLO, SORBO, ALBICOCCO, CILEGIO, MELO, PERO. Io il legno di nespolo da tronchi dritti e spessi non lo brucerei mai! Di un bel colore rosso simile al mogano, ne farei oggetti o tavole per piccola falegnameria. Che dire poi del ciliegio: meditate gente, meditate! LEGNI DI MEDIA DUREZZA Reperibilissimi da noi sono i pini ed altre conifere impiegate soprattutto per ornamento. Il pino da pinoli (Pinus pinea), quello delle nostre pinete, giardini, discusse alberature stradali, ecc. è il più generoso fornitore di legna da ardere di noi ischitani. Legno di potature, ma anche di alberi morti e di alberi vegeti abbattuti per scopi di sicurezza. Segue al secondo posto il pino d’Aleppo. Rare altre specie:

il pinastro (Pinus pinaster), il pino austriaco, il pino insigne, ecc. Tra i secondi, varie specie di CEDRO, di CIPRESSI, PICEA, ecc. Hanno tutti in comune la grande ricchezza in resina. E’ un problema serio quando la legna non è secchissima. Ma anche in questo caso l’uso esclusivo e prolungato facilita l’otturamento delle canne fumarie. Di grande combustibilità sia per la resina che per la tenerezza del legno. Il potere calorico è medio, e si sviluppa con rapidità, come pure il consumo è rapido. Anche l’ambiente e soprattutto la qualità dell’aria non sono felici quando si usa troppa legna di pino, soprattutto fresca: il condensato che se ne libera (catrame) spesso si deposita con la consistenza di fiocchi neri su tetti, balconi, davanzali di finestre ecc. cerchiamo quindi di usarla molto secca (2 anni) e mista a legna meno problematica. La ROBINIA, da noi conosciuta come A’ CACIA (Robinia pseudoacacia) appartiene a questa categoria. Non è un eccellente legna: brucia con difficoltà anche se poi dura molto. Vuole essere accompagnata con altri legni. I venditori di legna furbescamente la mischiano a legna più buona e si fanno pagare un prezzo non meritato. Occhio, cari amici! Tra la legna di giardino ricordiamo la MAGNOLIA (Magnolia grandiflora), ma con legna di potatura. Infatti perché abbattere una pianta così bella e dai fiori bianco puro e profumatissimi? LEGNI TENERI Al primo posto il PIOPPO (Populus alba), per noi ischitani Arule, Chiupp(o). Al secondo il SALICE (Salix spp.), nelle varianti bianco e giallo (cutele ianco e cutele giall(o)). Sono equivalenti per qualità non eccelsa.

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Qualcosa di buono per loro è che danno una cenere bianchissima, ottima per usi particolari, come ad esempio la cura delle olive verdi in abbinamento con calcina. Di questo vi dirò in altra occasione. Usate i loro legni come esca per avviare il fuoco o in abbinamento a legna più dura. Ed eccoci al famigerato AILANTO, che ormai sapete che è il nostro BUNCAZZONE. Pianta senza motivo odiata da tanta gente, perché tacciato di essere invadente. Ma come dirlo alla mia amica Clementina che il problema non è la pianta ma le persone, sì le persone!, che gli permettono di colonizzare i loro terreni e giardini, quando li abbandonano e non li curano per niente? Se ci sei batti un colpo, cara Clem! Non è, quella del buncazzone, una legna eccelsa. Ma come tutte le cose ha pur sempre una qualità, anzi più di una. Vediamole: il legno maturo di tronchi di spessore importante, e ben secco, non è poi tanto disprezzabile: ottima e completa combustibilità, potere calorico medio-alto. La corteccia ben secca ha una infiammabilità eccezionale, quasi esplosiva. Stessa cosa per i rametti secchi. Il motivo? La corteccia contiene nelle sue ghiandole una sostanza parente stretta dell’alcool. Quindi ottima la corteccia secca (è come una pergamena) per avviare o riavviare il fuoco: un modo per non usare le pasticche accendifuoco. Vi siete stancati? Ne avete ben ragione! Rimandiamo tutto alla prossima settimana quando vi parlerò dei materiali da non usare mai e della gestione di stufe e caminetti. (continua) Inviate un vostro commento o un “mi piace” a: matterafr.agrischia@libero.it


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Sacerdoti Oggi 12 dicembre 2015

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Di don Vincenzo Avallone

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Potete forse reggere le città se il Signore non resta con voi? Mille vigili che dirigono il traffico non sanno dirvi né perché venite né dove andate. Una colonia intera di cavie e un’orda di attive marmotte edificano meglio di coloro che edificano senza il Signore. (da “La Rocca” di Thomas Stern Eliot; 1888-1965)

cavatori di pozzi

“Isacco seminò in quel paese, e in quell’anno raccolse il centuplo. I filistei lo invidiavano, perciò turarono e riempirono di terra tutti pozzi. Ma i servi di Isacco scavarono nella valle e vi trovarono un pozzo di acqua fresca... scavarono un altro pozzo per il quale altercarono, ma essi scavarono ancora ed ecco un altro pozzo” (Genesi 26, 12-33)... Nella sacra. Scrittura troviamo continuamente che i patriarchi sono intenti a scavare pozzi. Chi potrà penetrare il significato profetico di questi pozzi?... Isacco è Cristo, il nostro Salvatore che, venuto in questo mondo, scavò in primo luogo quei pozzi che il Padre aveva già scavato per mezzo dei suoi servi, cioè la Legge e i Profeti, e che erano stati costruiti dai filistei, cioè da coloro che impediscono a sè stessi e agli altri di bere l’acqua della vita; possiedono cioè i pozzi non per attingervi l’acqua, ma per gettarvi dentro la terra. Ebbene, chiunque è ministro della Parola scava pozzi e cerca acqua viva con cui ristorare i suoi uditori che sono tormentati dalla “sete della parola di Dio” (Amos 8, 11)... E la sorgente è dentro di noi; non è fuori che la donna aveva smarrito la dracma poi ritrovata: dentro di noi troveremo la dracma, cioè l’immagine dell’uomo celeste. Perseveriamo perciò come Isacco a scavare acqua dal pozzo delle Scritture, e le sacre acque traboccheranno nelle nostre pubbliche piazze in modo che bevano gli uomini e i loro greggi, possano cioè capire coloro che sono istruiti e coloro che non lo sono; perché colui che nella Chiesa ha il compito di insegnare e debitore ai dotti e agli ignoranti, a colui che ha già il gusto delle cose sacre e a chi ancora non lo ha (Origene 185-223; scrittore di lingua greca). In un mondo senza bussola

O sciagurata generazione di uomini colti traditi nei dedali del vostro stesso ingegno venduti dai profitti delle vostre stesse invenzioni. Vi ho dato mani e le distogliete dall’adorazione. Vi ho dato la Parola e voi la usate in infinite chiacchiere. Vi ho dato la mia Legge e voi fate controlli. Vi ho dato labbra per esprimere sentimenti amichevoli. Vi ha dato cuori e voi li usate per sospettarvi. Leggete molto, ma non il Verbo di Dio. Costruite molto, ma non la Casa di Dio. Edificate invano se il Signore non edifica con voi.

Regole del predicare del Vangelo

Il prete Riflessioni dal brogliaccio di un vecchio prete

Parlare cuore a cuore. Predicare il senso della vita, il giudizio dopo la morte, l’amore di Dio e l’amore al prossimo. Ripetere continuamente l’essenziale. Ciò che fa presa nell’altro è la convinzione, il grado di vero assenso di colui che parla... in fondo predicare è lasciare traboccare fuori di sé la propria vita interiore. Bisogna spiegare, spiegare, spiegare. Devi predicare alle persone semplici, sicuro che i più istruiti dalla tua semplicità ne riceveranno grandi vantaggi. (Jean Guitton 1901-1999; accademico di Francia). Bisogno del sacro “Il bisogno profondo del mondo contemporaneo è il senso del sacro. Molti laici sono seccati dal vedere i preti che fanno politica invece di interessarsi alla sacralità della vita. In alcuni preti c’è una concezione pessimistica a riguardo delle esigenze interiori dell’uomo; si crede che l’uomo non è più interessato dalla vita spirituale. Niente di più falso perché, specialmente tra i giovani, questa è l’aspirazione più profonda” (Jean Danielou, 1905-1974; gesuita francese). Raccontare la Vita di Cristo

“I Padri della Chiesa non hanno fatto altro che commentare il Vangelo, cioè la vita di Cristo... sia dunque tutto vostro questo mio lavoro (la 2a edizione delle Vita di Cristo) che comincio a scrivere soprattutto per voi, cari uditori sacri di Sacra Eloquenza (il Morgera era insegnante di questa materia nel Seminario di Ischia). Studiatelo con l’intelletto d’amore affinché lo possiate rifare, ognuno secondo la propria indole, e così degnamente prepararvi all’alta missione di Predicatori” (G. Morgera, Vita di Cristo, 2a edizione editrice San Bernardino, Siena 1895). Post scriptum

“Quando Maria, portatrice di Cristo, andò a visitare la cugina, Giovanni Battista sussultò nel grembo di Elisabetta”. Quando un prete è veramente portatore di Cristo, la sua semplice presenza fa sussultare il Cristo che, velato o dimenticato, dorme in ogni uomo che incontra.


Sacerdoti Oggi

12 dicembre 2015

kaire@chiesaischia.it

Di don Vincenzo Avallone

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SACERDOTE, TU CHI SEI? Non sei un notabile, un amico dei potenti, uno che sa di greco e di latino, un esperto di questioni sociali, un costruttore di templi, un organizzatore di feste, sei un uomo che appartiene a Dio, un uomo con l’orecchio sempre teso al Vangelo, un uomo che poggia il capo sul petto di Gesù Cristo, uno specialista del Sacro, un uomo di Spirito, una guida a Dio. La gente ti chiederà sempre: chi è Dio? Dov’è Dio? Per quale fine Dio ci ha creati? Perché soffriamo? Insegnaci a pregare! E la tua voce, o Sacerdote, sarà sempre inconfondibile, se è pura da ogni elemento umano, sarà sempre ricercata e apprezzata, forse più da quelli che ritieni lontani che non da quelli che ritieni vicini; perché? Perché tu sei il Buon Pastore come Gesù Cristo: “le mie pecore mi conoscono e mi seguono” (Gv 10,27) (dal brogliaccio del 6/04/1971) 2) IL SACERDOTE, L’UOMO DAL CUORE TRAFITTO Il Sacerdote di domani sarà l’uomo dal cuore trafitto, trafitto dall’insuccesso e dall’esperienza della propria miseria, ma deve essere convinto che soltanto da un tale cuore viene mediata la forza della sua missione, ogni autorità del suo ufficio, ogni valevole oggettività della parola, ogni efficacia dell’opus operatum dei sacramenti. Il Sacerdote di domani troverà la sua propria essenza guardando al cuore del Signore. Questo è il cuore che ha lasciato entrare in sé la tenebra del mondo con i suoi peccati, questo è il cuore che nascose il suo abbandono nelle mani del Padre; il cuore che nessuna potenza volle se non quella dell’amore che perdona; il cuore che fu perforato e così divenne forte di ogni spirito. Questo cuore dovrà incontrare i sacerdoti del futuro. (Karl Rahner – “L’uomo dal cuore trafitto. Culto del cuore di Gesù e futura esistenza sacerdotale. Friburgo 1967, p.126) (dal brogliaccio del 20/11/1983) 3) IL MISTERO DEL PRESBITERATO Si è presbiteri a partire dal mistero di Cristo (Col 2,2), dalla configurazione a Cristo; non da una configurazione esteriore ma dalla realtà ontologica di Cristo. Noi presbiteri partecipiamo dell’unico sacramento “fontale” che è Cristo. Perciò noi presbiteri non ci dobbiamo vedere funzionalmente: un rapporto ontologico distingue il Presbitero dagli altri battezzati: noi Presbiteri siamo ed agiamo non “a nome” di Cristo o

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Sacerdote, tu chi sei? Riflessioni dal brogliaccio di un vecchio prete “in vece” di Cristo ma IN PERSONA CHRISTI. La specificità essenziale del Presbitero è nel fatto che

egli rappresenta il Cristo – capo. Qui si fonda il compito profetico che fa del Sacerdote l’annunciatore uffi-

ciale della Parola di Dio, da qui nasce il suo compito regale, quello cioè di collaboratore nello sviluppo di tutti i carismi per l’edificazione della Comunione nella Chiesa. Il Presbitero non ha il carisma di tutti i carismi ma deve spingere ogni battezzato a vivere intensamente il suo carisma. Donarsi è l’atteggiamento essenziale del Figlio rispetto al Padre e di noi Sacerdoti che partecipiamo del Sacerdozio di Cristo. Il Prete, identificandosi col Cristo, deve sforzarsi di fare dono di sé agli altri. (cfr Jean Galot. “Il nuovo volto del Prete”). Solo donandoci totalmente a Dio per i fratelli noi Sacerdoti ci sentiremo realizzati perché la nostra persona combacerà con la nostra funzione. (dal brogliaccio del 7–8/01/1986. Esercizi spirituali presieduti da don Raffaele Russo, decano della facoltà teologica di Capodimonte) 4) PRETI, COME? Preti con riconoscenza di aver avuto dalla vita più di quanto ci si possa aspettare, un dono cioè che sorpassa ogni umana ambizione, nonostante i nostri difetti e i nostri limiti: “Ecclesia Santa et peccatrix” (cfr Lumen Gentium). Preti con certezza ma non la nostra certezza bensì quella che noi siamo uniti anche fisicamente con Cristo tanto che diciamo: “Questo è il mio corpo”, “io ti assolvo”. Essere certi di Cristo. Cristo è la solidità della fede che annunciamo, anche se la nostra personale vicenda umana ci fa sentire in perdita. Preti con fedeltà a Cristo e alla sua Chiesa. Non ci dobbiamo preoccupare se i frutti seguono o non seguono, ma solo di essere trovati fedeli. In questa fedeltà a Cristo sta la nostra efficacia, la nostra piena realizzazione. Noi non produciamo fede, noi dobbiamo essere strumenti fedeli nelle mani di Cristo. (Fiorino Tagliaferri) (dal brogliaccio del 14/02/1985) Post scriptum: una rivisitazione ideale del passato credo faccia bene a tutti, sacerdoti e laici. Ripensare cioè a quello che avremmo dovuto e voluto essere è un esame di coscienza prezioso, anche se purtroppo ci si accorge – ma non è mai troppo tardi – che i conti non ci tornano.


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Liturgia 12 dicembre 2015

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Commento al Vangelo

Domenica 13 Dicembre 2015

Che cosa dobbiamo fare? Di Don Cristian Solmonese

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arissimi amici, questa domenica, terza del tempo di avvento viene chiamata domenica Gaudete, della gioia. Risuona forte in questa domenica ancora una domanda che vuole indicare la volontà di accogliere il Signore. «Che cosa dobbiamo fare?» questa è davvero la domanda giusta per questo tempo! Una domanda del genere è sempre difficile farsela, soprattutto farsela ad alta voce davanti agli altri come avviene in questo brano del Vangelo di Luca. Giovanni sta parlando duro, sta delineando con chiarezza le ombre della generazione a cui si rivolge. Eppure nessuno va via, nessuno lo lascia solo o lo manda a quel paese. La gente aumenta e vuole ascoltare la sua parola, una parola che prepara la strada alla Parola, una voce che non teme di gridare nel deserto, una voce che dà il suono ed articolazione alla Parola di Vita. L’invito alla conversione di Giovanni raggiunge il cuore di molti e questi si chiedono senza paura «Che cosa dobbiamo fare?». E poi...una cosa (già difficile) è farsi la domanda, un’altra è essere capaci di ascoltare la risposta, viverla, com-prenderla, e com-prenderla in presenza di altri. La risposta di Giovanni tocca dimen-

sioni importanti della nostra vita quotidiana. La dimensione relazionale della condivisione: si può vivere circondati da tante persone, ma ritrovarsi soli perché con nessuno si ha il coraggio di condividere quello che si ha. L’accumulo, è una brutta malattia per cui “non riesco ad usare l’altra mano per dare quello che l’altra ha preso, mentre se hai, hai per dare” (Enrico Chiavacci). Alla sovrabbondanza e allo spreco fanno eco due bestie trasparenti: l’egoismo e l’indifferenza. Questa è la lotta da intraprendere combattere contro l’egoismo e l’indifferenza. La dimensione politica: essere capaci di vivere la politica come la più alta forma di Carità, come dicevano Giorgio La Pira e Paolo VI. Non ci si può arricchire sui sacrifici degli altri. Forse oggi questa risposta di Giovanni agli esattori delle tasse: «Non esigete più di quanto è stato fissato» diventa per noi la richiesta di attenzione al limite delle risorse, al limite di sopportazione della nostra madre terra verso la quale ci comportiamo peggio di tanti esattori di tasse le chiediamo più di quanto ci può dare mettendo a rischio la vita e la convivenza sul pianeta. La dimensione sociale: La società ha bisogno di ordine e rispetto. Ma questi valori fondanti della società non possono essere estorti con la forza, e ancor meno con la forza militare. I drammi di questi tempi sono grandi e gravissimi, e la forza delle armi sembra l’unica forza possibile; questo è solo un abbaglio, un grande errore che nasconde la paura di farsi questa domanda che il Vangelo ci suggerisce: «Che cosa dobbiamo fare?» Cosa dobbiamo fare per avere il coraggio di amare e rispettare chi, accanto a noi, non ha le nostre stesse idee e che con il suo modus vivendi e la sua storia fa traballare i nostri valori? Cosa devo fare per avere il coraggio di osare la pace e l’amore e il rispetto dell’altro? Questo cominciando dal mio piccolo. Il tempo di Avvento e il Giubileo straordinario della misericordia sono una grande opportunità per guardare nella nostra vita e nella nostra storia per ritrovare noi stessi - forse anche rischiando di perderci - per scoprire che ad attendere non siamo noi, ma è Dio che ci attende, e nell’attesa Egli non smette di chiedersi «Che cosa devo fare per farti capire che ti amo, amo la vita che ho creato?». Buona domenica.


Ecclesia

21 12 dicembre 2015

kaire@chiesaischia.it

Anno Santo, anno di conversione! Dell' Ordine francescano secolare di Forio

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on dobbiamo mai smettere di convertirci, l’Anno Santo della Misericordia serve a questo, ad andare avanti nella strada della salvezza”: è quanto ha detto il Papa all’Angelus ai fedeli riuniti in una Piazza San Pietro domenica 6 dicembre. Il Giubileo è una forte chiamata alla conversione, un pressante invito a tornare a casa. Noi siamo peccatori, abbiamo bisogno di misericordia, di perdono, di riconciliazione: abbiamo bisogno di conversione. E questo tutti i giorni della nostra vita sull’esempio del nostro Padre S. Francesco. Scrisse infatti S. Bonaventura che il Serafico Padre nell’anno ventesimo della sua conversione, chiese che lo portassero a S. Maria della Porziuncola, per rendere a Dio lo spirito della vita là dove aveva ricevuto lo spirito della

grazia. (FF 1239). Dunque la vita di San Francesco dal momento del cambiamento diventò un cammino continuo di conversione. La conversione che ci è richiesta è come un tornare a casa: come il Figliuol Prodigo noi ci siamo allontanati da casa, abbiamo voluto cercare da soli la nostra via, la nostra felicità; oppure siamo rimasti a casa ma senza gioia, senza sentirci fortunati, con la gratitudine verso il Padre e con la misericordia verso chi sbaglia. Da tutte e due le situazioni abbiamo bisogno di tornare, di rivolgerci verso l’amore del Padre, di alzarci e decisi andare verso casa, verso una vita diversa: accolti, perdonati, diventare anche noi capaci di amare, di servire, di condividere, La conversione di San Francesco appare preparata da tempo sotto l’influsso dello Spirito fino al punto in cui si opera in lui la trasformazione totale. San Francesco stesso ne dà testimonianza nel suo commento al

Pater noster: in esso San Francesco si esprime con parole e frasi che possono essere state dettate solo dalla sua personale esperienza, visto che non hanno riscontro in altri scritti spirituali dell’epoca, né in opere edite o inedite del Millecento. Pregava San Francesco: « Sia fatta la tua volontà come in cielo così in terra: affinché ti amiamo con tutto il cuore, sempre pensando a te; con tutta l’anima, sempre desiderando te, con tutta la mente, orientando a te tutte le nostre intenzioni e in ogni cosa cercando il tuo onore. E con tutte le nostre forze, spendendo tutte le nostre energie e sensibilità dell’anima e del corpo a servizio del tuo amore e non per altro» (Pater 8-10-270). L’uscire dal mondo è per San Francesco un distacco totale dai valori umani: la carne, il denaro, la propria volontà e anche la scienza. Così libero da tutto, si dedica all’Assoluto di Dio in Gesù Cristo e, a questo pun-

to, manda i suoi fratelli a predicare: «Andate, carissimi, a due a due per le varie parti del mondo e annunciate agli uomini la pace e la penitenza in remissione dei peccati » (1 Cel 29:366). Questa è la novità. Fino a questo impegno di carità apostolica, esercitata in assoluta povertà come dono di sé al prossimo in Cristo, si spinge la conversione di Francesco, che si propone ad ogni uomo come invito continuo a ritornare a Dio. La Chiesa, madre misericordiosa come Maria, ci chiede questa solerzia, questa cura, questa com-passione, ma ci chiama a sentire l’urgenza dell’andare, ci invita a “correre” perché la notizia da portare è grande “Gesù è risorto”. Ci chiede di sentire non la paura, ma la gioia del camminare perché Cristo cammina con noi. E ci esorta non ad andare muti ma a” cantare” con la voce, col cuore con la nostra vita!

Il dono della misericordia nasce dallo Spirito Santo Di Antonio Magaldi

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i prego, accettiamo Gesù come unico Signore, apriamoci all’azione del Suo Spirito, non opponiamoci a Lui, per essere in grado con la Sua forza di crocifiggere la carne con le sue passioni e i suoi desideri. (Gal 5,24 – RM 6,11) E’ necessario crocifiggere in noi l’uomo vecchio per comportarci secondo lo Spirito. Il dono della Misericordia, nasce dallo Spirito Santo (senza di Lui è impossibile), si forma, matura e si rinforza sotto la Sua influenza rendendo l’uomo capace di partecipare alla Misericordia di Cristo Gesù. È attraverso il dono dello Spirito Santo, che ogni Cristiano partecipa alla natura di Dio stesso, ovvero al Suo Amore Misericordioso. Si può affermare, senza ombra di dubbio, che, lo Spirito Santo, essendo più intimo del nostro intimo, dal didentro forma lo spirito dell’uomo secondo l’esempio di Cristo Gesù. Ecco che per mezzo dello Spirito Santo Gesù Misericordioso diventa la regola vivente ed interiore del comportamento dell’uomo (C.C.C.

2074); diventa la vita dell’anima e l’uomo nel suo pensare, parlare, agire, ed anche sentire diventa sempre più simile a Gesù. Il dono della Misericordia, non è soltanto una parola misericordiosa, sporadica, un atto misericordioso, ma è un atteggiamento interiore, costante dell’uomo formato e fissato nel suo cuore sotto l’azione dello Spirito Santo, dove trova la sua espressione nell’azione misericordiosa completa. Alla base, c’è l’unione viva e personale con

Gesù, con il vivo desiderio di rispecchiare in tutti i propri atti e pensieri. La Misericordia, richiede lo sforzo, la fatica e l’abnegazione, o in breve richiede il sacrificio. Il comportamento coerente con il dono della Misericordia è un crocifiggere noi stessi, il nostro “io” affinché lo Spirito di Cristo possa abitare in noi e agire attraverso di noi. È un morire, una negazione di se stesso e non una volta sola ma sempre fino al termine della nostra vita

terrena. Il dono della Misericordia richiede un profondo cambiamento. Non ci sarà mai che il dono della Misericordia coincida con la superbia, con l’egoismo con la presunzione. Pertanto, può annunciare, ed essere Apostolo della Misericordia, solo colui che è diventato realmente misericordioso. “Con lo sguardo fisso su Gesù e il suo Volto Misericordioso, possiamo cogliere l’Amore della SS. Trinità”. (Misericordiae Vultus n°8)


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Attualità 12 dicembre 2015

Di Agnese Sasso

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a nostra sensibilità di fronte alla problematica dei Disturbi del Comportamento Alimentare (DCA) ci ha spinti ad unirci in un ambiente scarsamente informato in cui le necessità di far conoscere il problema, attivare una comunicazione corretta e approfondita su questo tema, sono impellenti e prioritarie. La comunità scientifica definisce i DCA come persistenti disfunzioni del comportamento alimentare che condizionano gravemente la salute fisica, il funzionamento psicologico e la vita di relazione delle persone. Essi sono caratterizzati da una eccessiva preoccupazione per il peso, l’alimentazione e le forme del proprio corpo, che rendono chi ne soffre prigioniera di pensieri, emozioni e comportamenti ossessivi. Il disturbo alimentare è un mezzo per esprimere un forte disagio esistenziale ma allo stesso tempo una strategia di sopravvivenza, un tentativo di salvaguardare un potere e un’identità che si ritiene di non essere in grado di affermare nei differenti contesti e ambiti della vita. In particolare nella gestione dei conflitti affettivi e nelle delicate fasi dei cambiamenti fisici e psicologici legati all’adolescenza e alla maturità. Come a dire: “… e se non riesco a misurarmi con la mia vita, provo

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Accoglienza il Girasole

insieme si può Dopo la storia di Artemisia Massa che ci ha lasciati questa estate a causa dell’anoressia, ci siamo posti alcune domande: chi soffre ad Ischia di disturbi del comportamento alimentare, come e dove può chiedere aiuto per affrontare il problema? E così è nata l’Associazione il Girasole

almeno a decidere il mio giro vita!” (R.Ruocco). L’anoressia nervosa e la bulimia nervosa pur essendo i disturbi più conosciuti e “pubblicizzati”, rappresentano nella realtà solo una piccola percentuale dei DCAP. Infatti più del 70% circa dei casi clinici sono persone affette da disturbi dell’alimentazione altrettanto gravi ma non classificabili. Esse rappresentano i casi “nascosti” che non si “vedono” di cui ci si “vergogna” e che sfuggono anche ai terapeuti. I DCAP stanno registrando un progressivo e drammatico incremento negli ultimi anni e oggi rappresentano un fenomeno di grande allarme sociale. Questo ha determinato da un lato un aumento delle richieste di cura dall’altro il fiorire di un mercato di cure e terapie non validate e inefficaci che lasciano sulla pelle di chi ne soffre un vissuto di sconfitta, rasse-

gnazione e ineluttabilità. Alla luce di queste considerazioni ci siamo posti la domanda: ma chi soffre di DCAP qui ad Ischia, a chi, come e dove può chiedere aiuto per affrontare il problema? Questa domanda è diventata ancora più pressante dopo la storia di una nostra sorella isolana colpita e portata via dalla malattia. A quel punto il bisogno di creare un punto di ascolto sul territorio dove le persone e le famiglie potessero rivolgersi è diventato per noi tutte un obbligo morale a volte dimenticato dalle strutture ministeriali e dallo Stato.

Unendole nostre esperienze e le nostre forze, abbiamo quindi fondato l’Associazione di Volontariato Accoglienza IL GIRASOLE. Il nostro lavoro si muoverà non solo nell’ambito della sensibilizzazione, conoscenza e prima accoglienza, ma anche in sinergia con professionisti esperti del settore al fine di poter indirizzare e/o offrire una concreta risposta individuale e sociale a questi problemi. Non a caso abbiamo scelto come simbolo e nome un fiore che ostinatamente, in ogni condizione, si orienta sempre e solo in direzione del sole e della luce. Il Girasole è la metafora della nostra associazione che vuole essere la linfa vitale, quel luogo verso cui ogni piccolo e unico girasole può orientarsi, sentirsi accolto e accompagnato in quella coraggiosa ma bellissima scelta: la voglia vivere e di rinascere. Il nostro slogan, è INSIEME SI PUO’, perché siamo convinti che solo insieme è possibile rinascere! Le nostre attività inizieranno dopo l’inaugurazione dell’Associazione a cui vi invitiamo vivamente il 19 Dicembre 2015.

BASILICA SANTUARIO DI SANTA RESTITUTA

Le Sante Quarantore e l’Immacolata Si è concluso un lungo percorso spirituale cominciato il 29 novembre fino al 2 dicembre per le SS Quarantore e poi, dal 3 all’8 dicembre, in onore dell’Immacolata Concezione. Di Mena Alvi

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anti sono stati gli argomenti di Padre Nunzio Ammirati, chiamato per accompagnarci nella preghiera e nella riflessione. Si sono succeduti Don Carlo, il parroco Don Gioacchino, e il Vice Parroco Don Gianfranco. Nell’ultimo giorno delle Quarantore, commentando il Vangelo di mercoledì 2 dicembre, episodio della “moltiplicazione dei pani”, Don Gioacchino ha voluto sottolineare lo spreco che avviene nelle nostre case: buttiamo cose di cui molti fratelli meno fortunati posso essere necessarie. E’ un peccato contro la Provvidenza. Il Signore un giorno ci chiederà come abbiamo usato la nostra vita e in un’altra occasione ha detto che il campo delle opere buone è sconfinato. Il 3 dicembre in apertura delle celebrazioni in onore dell’Immacolata Concezione, don Nunzio ha ribadito l’importanza di fare opere di misericordia spirituale e di crescere insieme preferendo gli ultimi della società. Categorico è stato quando ha detto: “la bocca uccide! non fatelo!” Ricordando poi San Francesco di Assisi ha ribadito che la solennità dell’Immacolata Concezione è la festa mariana più significativa; Maria Vergine Beatissima nel suo primo istante della sua concezione fu preservata dal peccato originale. Don Gianfranco, nel giorno dell’Immacolata ha ricordato il “si” di Maria: tutti siamo chiamati alla santificazione, siamo in quel SI, nessuno escluso. Nel pomeriggio l’atto di affidamento dei bambini alla Vergine Maria con la consegna della medaglia miracolosa. Queste giovani vite, attraverso la dolcezza e le parole di Padre Nunzio, hanno vissuto un momento indimenticabile, imparando come nella Misericordia c’entra il cuore, la voglia di seguire Maria, la nostra mamma. Giuseppe Arcamone


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Attualità

12 dicembre 2015

kaire@chiesaischia.it

PREMIO AENARIA

"Tu, mio." Vincitore della 2a edizione ABBONAMENTO POSTALE

Si è conclusa domenica 6 dicembre la seconda edizione del Premio Aenaria. La serata è stata presentata da Corrado Visone che, accompagnato dal cabaret di Enzo Boffelli e dalla chitarra di Nick Pantalone, ha consegnato i premi realizzati per l’occasione da Nello Di Leva di Keramos.

Di Gina Menegazzi

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a giuria, presieduta da Salvatore Ronga (regista e autore), era composta da Valerio Buono (regista), Milena Cassano (attrice e regista), Isabella Marino (giornalista), Nick Pantalone (musicista e cantante), Isabella Puca (giornalista) e Gianni Vuoso (giornalista). Il Premio Aenaria come miglior spettacolo è stato assegnato a Tu, mio, portato in scena dalla compagnia TeatRing di Milano. La motivazione: “La scrittura drammaturgica, l’uso sapiente dello spazio scenico e il talento degli interpreti concorrono al profilo qualitativo dello spettacolo, capace di riportare al presente della messinscena la memoria del passato e le contraddizioni dell’adolescenza e la necessità di una metamorfosi, che è il senso più autentico del fare teatro.” Miglior attrice è stata premiata Martina Lodi per lo spettacolo Tango della Compagnia Gli amici di Jachy con la motivazione: “Per la leggerezza e la profondità con cui ha saputo restituire l’umanità del personaggio nella sua problematica complessità, con misura e rigore, elevando il vissuto personale a dimensione universale.” Miglior attore a Matteo Ridolfi nel ruolo di Callimaco in Mandragola della Compagnia degli evasi, “per la reinvenzione di un personaggio del teatro classico, in felice equilibrio tra sperimentazione

e tradizione, al limite del virtuosismo, ma al servizio di un progetto originale e coraggioso.” Miglior regia a Raffaele Furno per La gamba di Sarah Bernhardt della compagnia Imprevisti e Probabilità “per il gioco teatrale convincente che, con continue e riuscite invenzioni, valorizza il testo e le qualità attoriali all’interno di un disegno registico raffinato e coerente.” Miglior attrice emergente a Serena Urti nel ruolo della morte nello spettacolo Settàneme della Compagnia di Teatro del Bianconiglio, “per l’interpretazione ricca di suggestioni, colta e popolare, all’interno di uno spettacolo che sa raccontare il sud e sublimare la memoria collettiva in poesia.” Miglior scenografia a Troiane di Euripide, a cura dell’Associazione Culturale Arte Povera, “per la straordinaria macchina scenica che diventa strumento espressivo, saldando passato e presente in un tempo sospeso, evocativo e drammatico che si fa azione.” Questo spettacolo ha ricevuto anche il premio di Gradimento del pubblico. Menzioni speciali sono andate a la Bottega dei RebArdò per L’ultimo volo, ove “la regia ha saputo valorizzare la dimensione collettiva della tragedia dei desaparecidos, e per la recitazione corale e inclusiva degli attori.” e alla compagnia Ansiteatro con Don Peppe Diana – il Musical “per la brillantezza nel modo di cantare, per l’ottima intonazione e per l’alto contenuto sociale

del testo.” Premi speciali della stampa sono stati assegnati, da Il Dispari al cast femminile di Troiane di Euripide per la tematica della violenza sulle donne e da Il Golfo alla Compagnia di Teatro del Bianconiglio per Settàneme. Infine ­il Premio Aenaria per la Drammaturgia Intelligente, assegnato dalla giuria composta da Claudio Petruccioli ex presidente Rai, Giovanna Nuvoletti scrittrice e saggista, Salvatore Ronga regista e autore, Cristina Cilli regista Rai, Ornella Roccuzzo addetto stampa e esperta di comunicazioni, e ideato per favorire la promozione e la diffusione della scrittura teatrale, ha premiato Lo spazio vuoto di Paolo Bignami.

PROSSIMI APPUNTAMENTI TEATRALI 11-12 e 13 dicembre: la compagnia Artù con 3 sull’altalena

L’abbonamento annuale ordinario al nostro settimanale costa € 45,00 e consente di ricevere con spedizione postale a casa propria (sul territorio italiano) i 52 numeri del giornale stampati nel corso di un anno solare più eventuali “Kaire speciali”. Per chi vive all’estero, è possibile abbonarsi on line al settimanale in modo da poterlo leggere in formato Pdf a partire dalle ore 7,00 del mattino (ora italiana) nel giorno di uscita (verrà inviato via mail) e poterlo archiviare comodamente. Il settimanale online è esattamente uguale - per contenuto e impaginazione - a quello stampato su carta. L'abbonamento online costa € 45,00. LE ALTRE TARIFFE ANNUALI: Abbonamento amico €.100,00 Abbonamento sostenitore €.200,00 Benemerito a partire da €.300,00 COME PAGARE L’ABBONAMENTO Per il pagamento in contanti contattate la segreteria di “Kaire” ai seguenti numeri di telefono 081981342 – 0813334228 oppure il pagamento può essere effettuato mezzo bonifico bancario intestato COOP. SOCIALE KAIROS ONLUS indicando quale causale ABBONAMENTO KAIRE sul seguente codice IBAN IT 06 J 03359 01600 1000 0000 8660 Banca Prossima SpA. Dopo aver effettuato il pagamento inviate una mail a kaire@kairosonline.it oppure inviando un fax al 0813334228 con i seguenti dati per la spedizione: Cognome e nome: ... | indirizzo (via/cap/comune/ provincia): ... |codice fiscale: ... | telefono: ... | mail: ... nel caso l’abbonamento sia da attivare a favore di altra persona, indicare anche: Cognome e nome del beneficiario dell’abbonamento: ... Indirizzo (via/cap/comune/provincia): ...

EDICOLE DOVE POTER ACQUISTARE

22 e 23 dicembre: la compagnia Manovalanza con Miriàm – storia laica di una nascita annunciata 26 e 27 dicembre: Sasiski con Le due commedie in commedia 29 e 30 dicembre: la Scuola del Folklore con Facimmo ‘na canzone allera!

COLLABORIAMO INSIEME Per inviare al nostro settimanale articoli o lettere (soltanto per quelle di cui si richiede la pubblicazione) si può utilizzare l’indirizzo di posta kaire@chiesaischia.it I file devono essere inviati in formato .doc e lo spazio a disposizione è di max 2500 battute spazi inclusi. Le fotografie (citare la fonte) in alta risoluzione devono pervenire sempre allegate via mail. La redazione si riserva la possibilità di pubblicare o meno tali articoli/lettere ovvero di pubblicarne degli estratti. Non sarà preso in considerazione il materiale cartaceo.

Comune di Ischia Edicola di Piazza degli Eroi; Edicola di Ischia Ponte; Edicola al Bar La Violetta; Edicola di San Michele da Odilia; Edicola di Portosalvo Comune di Lacco Ameno Edicola al Bar Triangolo Edicola Minopoli sul corso Comune di Casamicicola T. Edicola di Piazza Bagni; Edicola di Piazza Marina; Comune di Forio Edicola del Porto; Edicola di Monterone



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