Kaire 49 Anno II

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Il settimanale di informazione della Chiesa di Ischia ANNO 2 | numero 49 | 5 DICEMBRE 2015 | E 1,00

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GIUBILEO DIOCESANO DELLA MISERICORDIA: -7 Fervono i preparativi in Cattedrale per l’apertura della Porta Santa, prevista per il 12 dicembre. All’interno l’inserto speciale da conservare, con tutti gli eventi diocesani

EDITORIALE DEL DIRETTORE

Nel Centrafrica la prima Porta Santa di Francesco Di Lorenzo Russo

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el cuore dei conflitti, dove i cristiani sono perseguitati, nella povertà assoluta nonostante il continente sia ricco di risorse naturali ma è alto il commercio di armi, il Papa ha portato amore tenerezza e consolazione. In Africa, 36 anni dopo Paolo VI, papa Francesco ha voluto per l’ennesima volta testimoniare la vita, dare fiato e appoggio a coloro che operano per la pace, a coloro che conoscono solo miseria e povertà. Un viaggio difficile per la sicurezza, sconsigliato da tanti, ma non per il Papa. Ad un giornalista che sull’aereo verso l’Africa gli chiedeva se fosse nervoso per il rischio di attacchi durante la sua visita, Bergoglio ha ironicamente risposto: “Sono più preoccupato per le zanzare”. Le tappe del Papa hanno toccato il Kenya, l’Uganda, e infine la Repubblica Centraficana dov’è stata aperta la prima porta Santa. Le mani di Francesco sembrano quasi aggrapparsi alla porta traforata di legno scuro verniciata di fresco. Nulla di imponente, solo semplici mattoni rossi. Questa Cattedrale di Bangui è però «il centro spirituale del mondo». E da qui che è cominciato il Giubileo della Misericordia. Continua a pag. 7

La porta della misericordia spalancata sull’umanità L’otto dicembre inizierà ufficialmente il Giubileo della Misericordia con l’apertura della Porta Santa della Basilica di San Pietro, da Papa Francesco.

50° DAL CONCILIO VATICANO II Don Franco Mattera ci racconta: “c’ero anch’io in Piazza San Pietro quell’8 dicembre 1965”.

ECUMENISMO La diocesi di Ischia era presente al convegno nazionale di Bari dal titolo “Unica la Sposa di Cristo”.

KAIRE TERRITORIO Dopo il successo dell’articolo della scorsa settimana, altri consigli utili su come riscaldare le nostre case con la legna.

KOSMOPOLIS Si parte con l’enciclica Laudato sì. All’interno 4 visioni diverse con un unico obiettivo: la salvaguardia del Creato.


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La Voce di Pietro 5 dicembre 2015

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A tutti i presbiteri diocesani e religiosi della chiesa di Ischia Carissimi presbiteri, il Signore vi dia pace! Il Giubileo Straordinario della Misericordia indetto l’11 aprile scorso dal Santo Padre Francesco con la Bolla Misericordiae Vultus, nel cinquantesimo anniversario della conclusione del Concilio Ecumenico Vaticano II, è ormai vicino! Sarà una grande occasione per tutti noi per sperimentare l’Amore misericordioso del Padre che, in Cristo, ci viene incontro per farci dono del Suo sguardo di salvezza e ci chiama a diventare misericordes sicut Pater, misericordiosi come il Padre! Avrà inizio per la Chiesa universale il prossimo 8 dicembre, solennità dell’Immacolata Concezione, e in ogni diocesi del mondo, nella domenica successiva, Terza di Avvento. Vi annuncio, perciò, con gioia che la Chiesa di Ischia entrerà nel Giubileo della Misericordia sabato 12 dicembre ore 18.00.

Segui il Vescovo Pietro Lagnese su Twitter: @LagnesePietro Ogni giorno un suo commento sul Vangelo per farti compagnia durante i tuoi impegni.

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Segui gli aggiornamenti e la vita della Diocesi di Ischia in tempo reale

Il settimanale di informazione della Chiesa di Ischia Proprietario ed editore COOPERATIVA SOCIALE KAIROS ONLUS

La Liturgia avrà inizio alle ore 17.00 nella Chiesa di Gesù Buon Pastore in Ischia e proseguirà nella Chiesa Cattedrale con il Rito di Apertura della Porta Santa e la Celebrazione della Santa Messa. L’Anno Santo è un’occasione speciale per vivere un’intensa esperienza della Misericordia di Dio: un dono grande per tutta la Chiesa affinché essa diventi testimone sempre più credibile di Gesù Cristo, Volto della misericordia del Padre (cfr. MV 1). Invito, pertanto, vostro tramite, l’intero Popolo di Dio che è in Ischia a prendere parte alla celebrazione di apertura del Giubileo con cuore grato e disponibile. Dispongo che in quella giornata sia sospesa la celebrazione di ogni Santa Messa pomeridiana e serale in tutto il territorio della Diocesi. Per annunciare all’Isola l’inizio dell’Anno della Misericordia, alle ore 16,00 di quello stesso giorno, in segno di giubilo, le campane di tutte le chiese suoneranno a festa. Di questa lettera si dia lettura al Popolo santo di Dio che è in Ischia in tutte le celebrazioni liturgiche di domenica prossima, 6 dicembre. Ad essa seguirà, per ulteriori informazioni relative all’Anno Giubilare, una mia specifica notificazione. Sia l’Anno Santo per tutta la Chiesa, e in modo speciale per la nostra, come auspicato dal Santo Padre, un tempo favorevole, perché renda più forte ed efficace la testimonianza dei credenti (cfr. MV 3). Assicurando la mia preghiera per voi e per le comunità a voi affidate, vi chiedo di fare altrettanto per Papa Francesco e per me! Maria, la Madre della Misericordia, interceda per noi! Vi saluto nel Signore Gesù e vi benedico! Ischia, dalla Sede Vescovile, addì 29 novembre 2015 Il vostro vescovo

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Direttore responsabile: Dott. Lorenzo Russo direttorekaire@chiesaischia.it @russolorenzo Direttore Ufficio Diocesano di Ischia per le Comunicazioni Sociali: Don Carlo Candido direttoreucs@chiesaischia.it Progettazione e impaginazione: Gaetano Patalano per Cooperativa Sociale Kairos Onlus

Redazione: Via delle Terme 76/R - 80077 Ischia kaire@chiesaischia.it | @chiesaischia facebook.com/chiesaischia @lagnesepietro Tipografia: Centro Offset Meridionale srl Via Nuova Poggioreale nr.7 - 80100 Napoli (NA) Per inserzioni promozionali e contributi: Tel. 0813334228 Fax 081981342 oppure per e-mail: info@kairosonline.it

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La Voce di Pietro

5 dicembre 2015

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L’INIZIO DEL NUOVO ANNO LITURGICO

La prima domenica di avvento con Padre Pietro Di Silvia Pugliese

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urante l’omelia Padre Pietro ci ha portati a riflettere sul Vangelo, in cui leggiamo parole di terrore e distruzione attraverso le quali il Signore e ci ricorda che c’è una fine, c’è un culmine, una realizzazione verso la quale noi andiamo, Quando Gesù ci parla di “angoscia di popoli in ansia…” ci sta in fondo dicendo che noi andiamo sì verso la fine di questo mondo, ma verso l’inizio di una nuova realtà. Per questo, ci ricordava il Vescovo, Gesù dice “quando vedrete accadere tutte queste cose, alzate il capo perché la vostra liberazione è vicina”. Quindi dobbiamo credere, meditare e vegliare, perché, il Signore verrà e realizzerà quelle “promesse di bene” di cui parla nella I lettura. “L’invito che ci è rivolto” continua il nostro Vescovo, “è a VEGLIARE, a non accontentarci, a non perdere di vista il senso di tutto ciò che facciamo, perché viviamo, esistiamo, crediamo, siamo qui questa mattine e domani mattina andremo a lavorare? Perché qual è il senso profondo che sta alla base di tutte le cose che facciamo?” Ma come vegliare? Come fare in modo di non perdere di vista questo obbiettivo, il senso della nostra vita, che questo mondo passerà e con esso passeranno tutte le cose che sanno di morte, di paura e di angoscia? C’è bisogno che noi preghiamo. La preghiera, ha il compito di farci risentire le parole del Signore, perché nella preghiera il Signore ci parla. Il tempo dell’Avvento è il tempo dell’ascolto della Parola di Dio che dice “Coraggio, io verrò e manterrò tutte le mie promesse” Questo l’incoraggiamento di Padre Pietro, anche se vediamo cose che non vanno, distruzione e morte, sembra che questo sia vinto dal male, Lui verrà e realizzerà le Sue promesse di bene. Ed è grazie a questa promessa che noi potremo continuare il nostro cammino ver-

Con l’inizio del tempo di avvento, Padre Pietro torna a celebrare la S. Messa domenicale delle ore 10.00. Per i lavori di manutenzione che terranno chiusa la Cattedrale per qualche giorno, l’Eucarestia si è celebrata nella vicina Chiesa dello Spirito Santo.

so il Signore. Quindi “Non sarò come coloro che invece devieranno il loro cammino verso il vuoto, verso il non senso, o come coloro che vanno di qua e di là senza un baricentro, un fondamento, come coloro che cercano di fare esperienze nuove, oppure di chi si ubriaca, di chi alza tutti i volumi, perché non vuole prendere consapevolezza della realtà. Oppure ancora, chi si sente solo e si affanna per coprire tutte le toppe, riempire tutti i buchi, mettere catenacci a tutte le porte, perché il mondo ci fa paura, perchè siamo terrorizzati, non sappiamo cosa ci attende.” Mons. Lagnese ci ha ricordato che il cristiano non vive così. Ascoltando la Sua Parola in questo tempo di Avvento, scopriremo che è possibile vivere in una maniera nuova, piaceremo al Signore, e testimonieremo questa nostra fede, in una capacità di amare i fratelli, diventando il segno che il Signore sta venendo. Il nostro Vescovo ha poi affidato tutti all’intercessione di Maria, Donna dell’Attesa e di speranza, e ci salutati con questa bellissima riflessione “Verrà quel tempo in cui tutto sarà Eucarestia e non avremo più il ricordo di Gesù, ma saremo nella piena comunione con Lui.”


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Giubileo della Misericordia 5 dicembre 2015

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INTERVISTA A PAPA FRANCESCO Il Pontefice spiega: «Ho convocato il Giubileo perché ho sentito che era desiderio del Signore mostrare agli uomini la via della riconciliazione». E svela che lui stesso, in un momento di dolore, ha sperimentato su di sé la misericordia di Dio.

«Il tempo della misericordia è ora» Di don Antonio Rizzolo, direttore di Credere

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nutile nasconderlo: per un giornalista, intervistare il Papa è come una medaglia d’oro alle olimpiadi per un atleta; uno di quegli obiettivi impossibili che tutti, nel nostro mestiere, prima o poi sognano di raggiungere. Per noi di Credere però, in questo caso, non è così: il nostro obiettivo non era appuntarci sul petto la stelletta al merito. Piuttosto, come rivista ufficiale del Giubileo, ci è sembrato necessario, inevitabile quasi, iniziare il percorso di questo Anno santo straordinario ascoltando innanzitutto le risposte di Jorge Mario Bergoglio, il Vescovo di Roma che questa iniziativa posta sotto il segno della misericordia ha voluto sin dal primo istante della sua elezione, la sera del 13 marzo 2013. Come è successo in altre interviste che ha concesso in questi due anni e mezzo di pontificato, papa Francesco non si è tirato indietro. E anche sulle domande più

personali, com’è nel suo stile, non ha glissato. Anzi, le sue riflessioni spirituali si capiscono meglio, e appaiono vere in modo trasparente, perché Bergoglio le fonda sempre sulla propria esperienza personale di credente, un semplice cristiano bisognoso – come tutti – della misericordia del Signore. Siamo sicuri che, come è capitato a noi, anche ai nostri lettori le parole di Francesco risulteranno preziose per metterci tutti quanti in cammino sulla strada tracciata da questo Giubileo. Nello spirito degli antichi pellegrini, questuanti della grazia e della verità del Signore Gesù, la cui venuta questo tempo liturgico ci ricorda essere ormai prossima. Padre Santo, ora che stiamo per entrare nel vivo del Giubileo, ci può spiegare quale moto del cuore l’ha spinta a mettere in risalto proprio il tema della misericordia? Quale urgenza percepisce, a tale riguardo, nell’attuale situazione del mondo e della Chiesa?

«Il tema della misericordia si va accentuando con forza nella vita della Chiesa a partire da Paolo VI. Fu Giovanni Paolo II a sottolinearlo fortemente con la Dives in misericordia, la canonizzazione di santa Faustina e l’istituzione della festa della Divina Misericordia nell’Ottava di Pasqua. Su questa linea, ho sentito che c’è come un desiderio del Signore di mostrare agli uomini la sua misericordia. Non è quindi venuto in mente a me, ma riprendo una tradizione relativamente recente, sebbene sempre esistita. E mi sono reso conto che occorreva fare qualcosa e continuare questa tradizione. Il mio primo Angelus come Papa fu sulla misericordia di Dio e in quell’occasione parlai anche di un libro sulla misericordia regalatomi dal cardinale Walter Kasper durante il Conclave; anche nella mia prima omelia come Papa, domenica 17 marzo nella parrocchia di Sant’Anna, parlai della misericordia. Non è stata una strategia, mi è

venuto da dentro: lo Spirito Santo vuole qualcosa. È ovvio che il mondo di oggi ha bisogno di misericordia, ha bisogno di compassione, ovvero di patire con. Siamo abituati alle cattive notizie, alle notizie crudeli e alle atrocità più grandi che offendono il nome e la vita di Dio. Il mondo ha bisogno di scoprire che Dio è Padre, che c’è misericordia, che la crudeltà non è la strada, che la condanna non è la strada, perché la Chiesa stessa a volte segue una linea dura, cade nella tentazione di seguire una linea dura, nella tentazione di sottolineare solo le norme morali, ma quanta gente resta fuori. Mi è venuta in mente quell’immagine della Chiesa come un ospedale da campo dopo la battaglia; è la verità, quanta gente ferita e distrutta! I feriti vanno curati, aiutati a guarire, non sottoposti alle analisi per il colesterolo. Credo che questo sia il momento della misericordia. Tutti noi siamo peccatori, tutti portiamo pesi interiori. Ho sentito che Gesù


Giubileo della Misericordia

5 dicembre 2015

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vuole aprire la porta del suo cuore, che il Padre vuole mostrare le sue viscere di misericordia, e per questo ci manda lo Spirito: per muoverci e per smuoverci. È l’anno del perdono, l’anno della riconciliazione. Da un lato vediamo il traffico di armi, la produzione di armi che uccidono, l’assassinio d’innocenti nei modi più crudeli possibili, lo sfruttamento di persone, minori, bambini: si sta attuando – mi si permetta il termine – un sacrilegio contro l’umanità, perché l’uomo è sacro, è l’immagine del Dio vivo. Ecco, il Padre dice: “Fermatevi e venite a me”. Questo è quello che io vedo nel mondo». Lei ha detto che, come tutti i credenti, si sente peccatore, bisognoso della misericordia di Dio. Che importanza ha avuto nel suo cammino di sacerdote e di vescovo la misericordia divina? Ricorda in particolare un momento in cui ha sentito in maniera trasparente lo sguardo misericordioso del Signore sulla sua vita? «Sono peccatore, mi sento peccatore, sono sicuro di esserlo; sono un peccatore al quale il Signore ha guardato con misericordia. Sono, come ho detto ai carcerati in Bolivia, un uomo perdonato. Sono un uomo perdonato, Dio mi ha guardato con misericordia e mi ha perdonato. Ancora adesso commetto errori e peccati, e mi confesso ogni quindici o venti giorni. E se mi confesso è perché ho bisogno di sentire che la misericordia di Dio è ancora su di me. Mi ricordo – l’ho già detto molte volte – di quando il Signore mi ha guardato con misericordia. Ho avuto sempre la sensazione che avesse cura di me in un modo speciale, ma il momento più significativo si verificò il 21 settembre 1953, quando avevo 17 anni. Era il giorno della festa della primavera e dello studente in Argentina, e l’avrei trascorsa con gli altri studenti; io ero cattolico praticante, andavo alla Messa della domenica, ma niente di più... ero nell’Azione cattolica, ma non facevo nulla, ero solo un cattolico praticante. Lungo la strada per la stazione ferroviaria di Flores, passai vicino alla parrocchia che frequentavo e mi sentii spinto a entrare: entrai e vidi venire da un lato un sacerdote che non conoscevo. In quel momento non so cosa mi accadde, ma avvertii il bisogno di confessarmi, nel primo confessionale a sinistra – molta gente andava a pregare lì –. E non so cosa

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successe, ne uscii diverso, cambiato. Tornai a casa con la certezza di dovermi consacrare al Signore e questo sacerdote mi accompagnò per quasi un anno. Era un sacerdote di Corrientes, don Carlos Benito Duarte Ibarra, che viveva nella Casa del Clero di Flores. Aveva la leucemia e si stava curando in ospedale. Morì l’anno successivo. Dopo il funerale piansi amaramente, mi sentii totalmente perso, come col timore che Dio mi avesse abbandonato.

Questo è stato il momento in cui mi sono imbattuto nella misericordia di Dio ed è molto legato al mio motto episcopale: il 21 settembre è il giorno di san Matteo, e Beda il Venerabile, parlando della conversione di Matteo, dice che Gesù guardò Matteo “miserando atque eligendo”. Si tratta di un’espressione che non si può tradurre, perché in italiano uno dei due verbi non ha gerundio, neppure in spagnolo. La traduzione letterale sarebbe “misericordiando

e scegliendo”, quasi come un lavoro artigianale. “Lo misericordiò”: questa è la traduzione letterale del testo. Quando anni dopo, recitando il breviario latino, scoprii questa lettura, mi accorsi che il Signore mi aveva modellato artigianalmente con la sua misericordia. Ogni volta che venivo a Roma, poiché alloggiavo in via della Scrofa, andavo nella chiesa di San Luigi dei Francesi a pregare davanti al quadro del Caravaggio, appunto la Vocazione di san Matteo» Secondo la Bibbia, il luogo dove dimora la misericordia di Dio è il grembo, le viscere materne, di Dio. Che si commuovono al punto da perdonare il peccato. Il Giubileo della misericordia può essere un’occasione per riscoprire la “maternità” di Dio? C’è anche un aspetto più “femminile” della Chiesa da valorizzare?

«Sì, lui stesso lo afferma quando dice in Isaia che si dimentica forse una madre del suo bambino, anche una madre può dimenticare... “io invece non ti dimenticherò mai”. Qui si vede la dimensione materna di Dio. Non tutti comprendono quando si parla della “maternità di Dio”, non è un linguaggio popolare – nel senso buono della parola – sembra un linguaggio un po’ eletto; perciò preferisco usare la tenerezza, propria di una mamma, la tenerezza di Dio, la tenerezza nasce dalle viscere paterne. Dio è padre e madre». La misericordia, sempre se ci riferiamo alla Bibbia, ci fa conoscere un Dio più “emotivo” di quello che talvolta ci immaginiamo. Scoprire un Dio che si commuove e si intenerisce per l’uomo può cambiare anche il nostro atteggiamento verso i

fratelli? «Scoprirlo ci porterà ad avere un atteggiamento più tollerante, più paziente, più tenero. Nel 1994, durante il Sinodo, in una riunione dei gruppi, dissi che si doveva instaurare la rivoluzione della tenerezza, e un Padre sinodale – un buon uomo, che io rispetto e al quale voglio bene – già molto anziano, mi disse che non conveniva usare questo linguaggio e mi diede spiegazioni ragionevoli, da uomo intelligente, ma io continuo a dire che oggi la rivoluzione è quella della tenerezza perché da qui deriva la giustizia e tutto il resto. Se un imprenditore assume un impiegato da settembre a luglio, gli dissi, non fa la cosa giusta perché lo congeda per le vacanze a luglio per poi riprenderlo con un nuovo contratto da settembre a luglio, e in questo modo il lavoratore non ha diritto all’indennità, né alla pensione, né alla previdenza sociale. Non ha diritto a niente. L’imprenditore non mostra tenerezza, ma tratta l’impiegato come un oggetto – tanto per fare un esempio di dove non c’è tenerezza. Se ci si mette nei panni di quella persona, invece di pensare alle proprie tasche per qualche soldo in più, allora le cose cambiano. La rivoluzione della tenerezza è ciò che oggi dobbiamo coltivare come frutto di questo anno della misericordia: la tenerezza di Dio verso ciascuno di noi. Ognuno di noi deve dire: “Sono uno sventurato, ma Dio mi ama così; allora anche io devo amare gli altri nello stesso modo”». È famoso il «discorso della luna» di papa Giovanni XXIII, quando, una sera, salutò i fedeli dicendo: «Date una carezza ai vostri bambini». Quell’immagine divenne un’icona della Chiesa della tenerezza. In che modo il tema della misericordia potrà aiutare le nostre comunità cristiane a convertirsi e a rinnovarsi? «Quando vedo i malati, gli anziani, mi viene spontanea la carezza... La carezza è un gesto che può essere interpretato ambiguamente, ma è il primo gesto che fanno la mamma e il papà col bambino appena nato, il gesto del “ti voglio bene”, “ti amo”, “voglio che tu vada avanti”». Ci può anticipare un gesto che intende fare durante il Giubileo per testimoniare la misericordia di Dio? «Ci saranno tanti gesti che si faranno, ma un venerdì di ogni mese farò un gesto diverso».


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Giubileo della Misericordia 5 dicembre 2015

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50° DAL CONCILIO VATICANO II Di don Franco Mattera

C’

ero anch’io in Piazza S. Pietro quell’8 dicembre 1965, quando papa Paolo VI consegnava i sette Messaggi del Concilio all’umanità nella celebrazione dell’Eucaristia nella quale egli dichiarava chiuso il Concilio Vaticano II. Oggi, cinquant’anni dopo, il suo successore alla guida della Chiesa Papa Francesco, l’8 dicembre 2015, apre la Porta dell’Anno della Misericordia. Non è un anniversario. Non è un ricordo. Paolo VI il 4 ottobre sempre del 1965 nel discorso all’ONU a New York diceva: “...voi conoscete la nostra missione; noi siamo portatori di un messaggio per tutta l’umanità... Noi siamo come il messaggero che dopo un lungo cammino arriva a recapitare la lettera che gli è stata affidata, ...si adempie un voto che noi portiamo nel cuore da quasi venti secoli. ...da quando ci è stato comandato: andate e portate la buona novella a tutte le genti”. Forse il fatto che Papa Francesco abbia voluto aprire la prima “Porta Santa” non al centro dell’Italia ma al centro dell’Africa, ci aiuta a capire il senso pieno del messaggio: il Vangelo è per tutti gli uomini (allora comprendiamo anche il perchè della presenza e della parola del vescovo di Roma anche in una moschea dell’Africa). C’è un modo nuovo di guardare alla misericordia di Dio per l’uomo, superando l’egoismo di una salvezza personale per riscoprire la salvezza degli altri. E’ nella linea del messaggio del Vangelo: “Chi vorrà salvare la propria vita, la perderà, ma chi perderà la propria vita per causa mia la salverà.(Lc 9,24) Il Concilio Vaticano II ha aiutato la Chiesa del XX secolo a prendere coscienza della sua “cattolicità”, della sua universalità, ad alzare gli occhi dal proprio intimismo spirituale per rivolgerli al mondo intero (pensiamo alla Gaudium et Spes, La Chiesa nel mondo contemporaneo). Il Papa, già con Giovanni XXIII e con Paolo VI, ha cominciato ad uscire da Roma, ad abbracciare il mondo intero, raggiungendo il culmine in Giovanni Paolo II, ma anche in Papa Benedetto XVI e Papa Francesco, sempre con un’attenzione particolare ai paesi poveri, senza avere paura delle difficoltà politiche e degli ambient ostili. Ma il cammino dell’accoglienza e dell’annuncio del Vangelo ha sem-

Una parola nuova per il mondo Misericordia di Dio per gli uomini. Misericordia dell’uomo per l’uomo

pre nuove esigenze. La Chiesa del terzo millennio, ci aiuta a capire papa Francesco, non si può ridurre a piccole finezze e sdolcinature, ma, alla luce del Concilio e quindi del Vangelo, cresce nell’amore verso Dio, vivendo l’impegno amorevole per l’uomo e per il creato.

L’Anno Santo della Misericordia, “tempo favorevole per la Chiesa, perchè renda più forte ed efficace la testimonianza dei credenti”(Miser. Vultus, 3), può aiutare ogni persona a riscoprire la misericordia di Dio verso l’uomo, ogni uomo, alla luce della Parola di Dio (MV

6.7.8.9), ma è necessario che diventi anche fonte di conversione alla misericordia per ognuno di noi; “..siamo chiamati a vivere di misericordia, perchè a noi per primi è stata usata misericordia. ...per noi cristiani è un imperativo da cui non possiamo prescindere.”(MV 9). La nostra Porta Santa non potrà essere solo quella delle Basiliche o quella della Cattedrale o dei Santuari o quella del Sacramento della Penitenza, ma quella del cuore di ogni uomo e di ogni casa dove sapremo vivere le opere della misericordia: “...dovunque vi sono dei cristiani, chiunque deve poter trovare un’oasi di misericordia.”(MV 12). Certamente momenti di preghiera, di ascolto della Parola, di riflessione, di catechesi, di celebrazioni, ma non saranno mai fine a se stessi. Ognuno di essi sarà “tempo favorevole” per riscoprire la misericordia di Dio verso ciascuno di noi, ma anche a vivere la misericordia verso i fratelli. E’ possibile che non sappiamo neanche più quali siano le opera di misericordia, e non solo perché non le impariamo più a memoria, forse molto di più perché forse non siamo più operatori di misericordia. Misericordiosi come il Padre non è solo “il motto dell’Anno Santo”, non è uno slogan, è un programma di vita: un programma che è necessario scoprire, conoscere, studiare bene e attuare”. Per essere capaci di misericordia, quindi, dobbiamo innanzitutto porci in ascolto della Parola di Dio. Ciò significa recuperare il valore del silenzio per meditare la Parola che ci viene rivolta. In questo modo è possibile contemplare la misericordia di Dio e assumerla come proprio stile di vita”. MV 13 Sarà opportuno prendere in mano il Vangelo della Misericordia che ci accompagnerà in questo anno liturgico (Il vangelo di Luca), l’insegnamento di Giovanni Paolo II, almeno la Dives in misericordia , oltre alla Misericordiae Vultus perché guidino la riflessione personale e comunitaria. Il nostro limite potrà essere quello di fermarci ad alcuni eventi specifici, come l’apertura della porta Santa, un pellegrinaggio o qualcos’altro, senza vivere questo tempo-dono come un pellegrinaggio lungo e difficile (“icona del cammino che ogni persona compie nella sua esistenza”) per re-indirizzare la nostra vita. Nella foto scattata da don Franco Mattera, Papa Paolo VI, 8dicembre 1965


Giubileo della Misericordia

7 5 dicembre 2015

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L’IMMACOLATA E IL GIUBILEO

In una donna, Maria, la strada della misericordia Di don Vincenzo Rini

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a quando Papa Francesco ha indetto il Giubileo della Misericordia, mi sono domandato più volte: perché mai non ha deciso di farlo partire nella prima domenica di Avvento? Non sarebbe più significativo aprire la Porta Santa al momento in cui si apre il nuovo anno liturgico che ripercorre la storia della salvezza, storia dell’eterna misericordia del Padre? La risposta l’ho trovata proprio ora, al momento di preparare le riflessioni sulla solennità dell’Immacolata. Sì, perché questa celebrazione ci riporta in maniera esplicita proprio alla opposizione tra bene e male che – come sottolinea la prima lettura della Messa dell’8 dicembre, il capitolo 3 della Genesi – ha avuto inizio là, nel Paradiso terrestre, quando l’uomo e la donna scelsero l’indipendenza da Dio e, con essa, la loro e nostra rovina. Una scelta che il Creatore non poteva tollerare, per cui, subito, pensò a ripristinare la vocazione e la predestinazione alla salvezza per l’umanità: pensò a far vincere la sua misericordia contro la follia del peccato. E questa misericordia l’annunciò proprio indicandone la strada in una donna. Dio non ha misericordia per il demonio e lo maledice; nutre invece volontà misericordiosa nei confronti dell’umanità; l’uomo e la donna peccatori non li maledice; li castiga, ma, allo stesso tempo, promette salvezza, promette misericordia: e chi meglio di una donna può esprimere la grandezza, la verità, la bellezza della misericordia di Dio? Una donna – appare fin dal brano biblico della Genesi - che porta in sé una “stirpe”, un figlio che deve nascere. E proprio questa “stirpe”, questo Figlio che nasce, sarà colui che “schiaccerà la testa” del serpente. Certo, non sarà lei, la donna, la fonte della salvezza; ne sarà invece la strada, quella strada attraverso la quale il Figlio suo verrà nel mondo, portatore della misericordia, del perdono, della liberazione dal male, perché lui, il Figlio di questa donna, “schiaccerà il capo” del serpente, il quale, inutilmente, tenterà di “insidiare il calcagno della donna” per impedirle di dare alla luce il Salvatore, il Signore della misericordia.

Chi meglio di una donna può esprimere la grandezza, la verità, la bellezza della misericordia di Dio? Papa Francesco mi ha convinto: la data giusta per dare il via al Giubileo della Misericordia non poteva essere che la solennità di Maria concepita senza peccato, preannunciata fin dal momento del peccato originale

La disobbedienza di Adamo ed Eva è capovolta, nei suoi effetti, dalla obbedienza di Maria che, nell’annunciazione, si rende disponibile al progetto di Dio: “Ecco la serva del Signore; avvenga di me secondo la tua parola”. Questa è la “storia” della misericordia di Dio: il Padre, per mezzo del Figlio è la fonte di ogni miseri-

cordia; ma come fa giungere a noi la sua misericordia? La fonte ha bisogno di un acquedotto che porti l’ “acqua” fino a noi: e questo acquedotto che ha portato su questa terra il Figlio di Dio è lei, Maria. Lo racconta mirabilmente san Bernardo di Chiaravalle nel suo discorso “De aquaeductu”. Dopo avere parlato della fonte che ha bisogno

dell’acquedotto, precisa: “Voi avete già capito, se non sbaglio, quale sia questo acquedotto che, ricevendo la pienezza della sorgente dal cuore dello stesso Padre, l’ha data per noi alla luce, anche se non come è, ma quale potevamo comprenderla. Sapete infatti a chi fu detto: Ave, o piena di grazia”. Papa Francesco mi ha convinto: la data giusta per dare il via al Giubileo della Misericordia non poteva essere che la solennità di Maria concepita senza peccato, preannunciata fin dal momento del peccato originale: lei è l’acquedotto attraverso il quale giunge all’umanità la pienezza della misericordia di Dio, Gesù Cristo nostro Signore.

Continua da pag. 1 Non a Roma, ma nella Repubblica Centrafricana dilaniata dalla guerra civile. «L› Anno Santo della Misericordia arriva in anticipo in questa terra che soffre da diversi anni la guerra, l›odio, l›incomprensione, la mancanza di pace» dice il Papa prima di aprire Porta Santa. «In questa terra sofferente ci sono tutti i Paesi del mondo che sono passati per la croce della guerra. Bangui diviene la capitale spirituale della preghiera per la misericordia del Padre». E fa ripetere a tutti i presenti: «Ndoye siriri, amore e pace!». «Dio è più forte di tutto - dice Bergoglio nell’omelia - Questa convinzione dà al credente serenità, coraggio e la forza di perseverare nel bene di fronte alle peggiori avversità. Anche quando le forze del male si scatenano, i cristiani devono rispondere all’appello, a testa alta, pronti a resistere in questa battaglia in cui Dio avrà l’ultima parola. E questa parola sarà d’ amore!». Francesco così conclude: «A tutti quelli che usano ingiustamente le armi di questo mondo, io lancio un appello: deponete questi strumenti di morte; armatevi piuttosto della giustizia, dell’amore e della misericordia, autentiche garanzie di pace». Un pontificato che fino ad oggi ha reso le periferie «centro spirituale del mondo».


8 5 dicembre 2015

territorio

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Riscaldiamo le nostre case con la legna seconda parte

Di Francesco Mattera

A

vete riflettuto su quanto vi ho detto la settimana scorsa? Bene, allora possiamo andare avanti. Molte cose che vi dirò le troverete ovvie, scontate, e potreste anche annoiarvi e mandarmi al diavolo. Ma io confido sempre nella vostra benevolenza e penso di non sbagliarmi. Proprio in questi giorni mi sono recato a Lacco Ameno per motivi di lavoro. Pioveva già dalla notte precedente e faceva anche abbastanza freddo. Dovevo rilevare le condizioni di alcuni alberi pericolanti ed insieme al mio cliente lo abbiamo fatto incuranti della pioggia. Poi siamo entrati in casa e ci siamo riscaldati al fuoco vivo di un bel termocamino. Mai coincidenza fu più propizia: in breve si sono uniti a noi, intorno al camino, i figli del padrone di casa e ne è nata una bella conversazione, piacevole più che mai. Mi sono detto: sembra che tutto ciò sia frutto di un disegno. Oppure è semplicemente un caso. Poi ho riflettuto che, statistica alla mano, non è poi così eccezionale che a fine novembre pio-

va, né che in una casa ischitana vi sia un caminetto acceso. Ma questi ragionamenti li ho accantonati subito quando ho scoperto che i miei ospiti, perché lo hanno detto loro, sono lettori assidui di KAIRE, ed in particolare dei miei servizi. Oh, ohhh! ho esclamato. Ma che fortunata coincidenza, stavo appunto parlandovi della bellezza di stare insieme intorno ad un caminetto acceso, ed adesso devo anticiparvi che sul prossimo numero di Kaire troverete proprio un mio scritto su quest’argomento. Non era stupore quello che ho letto sui loro volti, ma una specie di delicato compiacimento, come di chi è contento di essere parte di una storia, una storia insignificante, ma pur sempre una storia. E’ il disegno del volto che ti rivela lo stato d’animo delle persone. Non sono le parole. Quelle possono essere anche di tono diverso. Ma le pieghe della bocca, il rilassamento o la contrazione dei muscoli della faccia, la fissità degli occhi o la loro irrequietezza, il loro fugace brillìo o una vacua schifata opacità, ti dicono qual è lo stato d’animo delle persone. Bisogna saper cogliere, allenati a tutto quanto. Ah, adesso fai anche lo psicologo!, penserà qualcuno di voi. Ma

Ancora tanto interesse per una fonte energetica che non passa mai di moda. perché non vieni al sodo e ci parli delle cose che ci avevi promesso la settimana scorsa, ovvero della legna, e di tutte le altre belle faccende che ci hai detto? Eh no! Non è proprio così che sono abituato a fare. Io non faccio il manuale di istruzioni. Io dialogo! Con voi, care amiche ed amici di Kaire, io dialogo. A distanza, ma dialogo. E non c’è verso per taluni di voi di accorciare questa distanza, o addirittura di annullarla. Ma a questo ci pensa la fortuna, o forse la Provvidenza. Vi incontro senza nemmeno conoscervi, o talvolta si, e nemmeno penso o intuisco subito che è proprio con voi che dialogo a distanza. Distanza ora annullata o ridotta al massimo a poco meno di un metro, quando mi confessate

“…leggo tutte le settimane Kaire, vado subito alla ricerca del tuo articolo e mi piace molto e…..interessante!” Oh bella dico, finalmente qualcuno che ti da soddisfazione. Lo penso ma non lo dico: benvenuto nel mio mondo, oggi sono confermato nel dialogo con i miei lettori, no, non sono un monologante! Ma adesso non posso continuare su questo filo, diventa non pericoloso, ma inutile. Ristabilita la misura, occorre che vada avanti senza indugi. Eccomi! LA PROVVISTA DI LEGNA: FORMICHE O CICALE? Occorre fare la scorta di legna quando non serve! Vi sembrerà una cosa assurda ma è così: facciamolo a fine inverno, a primavera inoltrata, quando non fa più fred-


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do. Al massimo all’inizio dell’estate. Se possibile riduciamola già in pezzi adatti alla nostra macchina del calore, stufa o caminetto. Quindi la tagliamo e la sezioniamo con l’ascia al calibro giusto. La disponiamo in un posto possibilmente soleggiato, accatastandola ordinatamente. Così avrà modo di seccarsi per bene per poi essere pronta per il mese di novembre. Una copertura solo sul colmo della catasta va bene. Infatti le piogge di tarda primavera o estive, non inzuppano il legno più di tanto e si asciugano rapidamente. Quindi, cari amici di Kaire, fate decisamente come le formiche e costituite la vostra scorta per tempo. La legna per dare il massimo del suo calore deve essere ben secca ed asciutta. Mi fanno ridere coloro che acquistano o si procurano in giro legna fresca di taglio, a pochi giorni dal primo fuoco e dal primo freddo. Qualcuno addirittura pensa che la legna fresca sprigioni più calore, perché si consuma più lentamente. Pia illusione! La legna fresca brucia lentamente e produce più condensati (catrame) che si accumula nelle canne fumarie ostruendole. In casa facilmente si può sentire il tanfo tipico dei vapori sprigionati dalla linfa contenuta nel legno, anche se il tiraggio è ancora efficiente. Se

territorio

poi il condotto si riduce proprio perché si brucia legna non adatta, allora il fumo inizia ad entrare in casa in modo subdolo e spesso nemmeno ci si accorge della sua lenta invasione. L’ideale sarebbe la legna secca di due anni. Ma non sempre, o quasi mai si riesce ad essere tanto virtuosi. DOVE PRENDERE LA LEGNA Sulla nostra isola ci sono diverse possibilità. La prima, e la più preferita ed economica, è quella di raccogliere in giro la legna approfittando di amici, parenti e conoscenti vari. Magari quando si ha notizia del taglio di qualche albero pericolante, o secco. Chi ha un frutteto o un bosco, raccoglie legna di potatura dei suoi alberi, o per il taglio di quelli morti. Ciò è comune e facile per alberi di albicocco, pesco, ed altre piante da frutto che non hanno una vita molto lunga. Anche i sarmenti ed i ceppi di viti morte possono essere utilizzati allo scopo, specialmente come legna fina più adatta all’avvio del fuoco. La seconda possibilità, meno conveniente, è l’acquisto dai commercianti del settore. Questi non sempre sono onesti, e nella generalità dei casi vendono legna fresca di taglio. E siccome il costo è fissato a quintale di legna,

più fresca è e più guadagnano. A ciò si aggiunge che è poco adatta allo scopo. Un consiglio: se possibile unitevi in gruppo di almeno 3-4 e comprate insieme un carico completo (120-130 quintali) e lo dividete secondo il singolo fabbisogno. Concordate il prezzo in anticipo e le modalità di fornitura e fate l’acquisto nell’epoca giusta, come vi ho suggerito sopra. Sapete cosa è il DIRITTO DI LEGNATICO? Fa parte dei cosiddetti usi civici, ovvero degli usi riservati gratuitamente alla cittadinanza di un paese per diritto. Ne sono gravati alcuni beni di proprietà pubblica, come ad esempio i pascoli, ed appunto le macchie arbustate ed i boschi. Il diritto di legnatico consente ai cittadini di un paese di raccogliere la legna naturalmente caduta sul suolo del bosco, nonché gli alberi morti, liberamente. Sulla nostra isola questo diritto grava ad esempio sul bosco della Maddalena a Casamicciola Terme. Quindi chiunque raccogliesse legna con le modalità dette in quel bosco, non potrà trovare ostacolo o impedimento da nessuno. Ovviamente non sono consentiti gli abusi, come ad esempio tagliare piante vegete per fare legna. LEGNA BUONA, COSI’ COSI’, CATTIVA!

5 dicembre 2015

Potremmo fare subito un elenco, ma prima dobbiamo dire quale fattore determina queste categorie. Innanzitutto la loro resa calorica. E’ ovvio che nel caso di legna acquistata e pagata a caro prezzo, si deve pretendere la qualità riferita a quel prezzo. Sovente invece c’è furbizia in chi vende. E quella che doveva essere quercia, ad esempio, è un miscuglio eterogeneo dove c’è pure un poco di quercia. Le vittime prescelte sono le persone che non sanno distinguere il prezzemolo dal basilico, ovvero che no sanno niente di piante e dintorni. Altro fattore è la combustibilità: ci sono alcune specie di legna che benché secca a dovere brucia con difficoltà, specialmente se non accompagnata da legna più infiammabile. Poi c’è il fattore tossicità che deve far escludere assolutamente taluni tipi di legna, per cause naturali o per particolari trattamenti ricevuti in precedenza. Ma di tutto questo vi parlerò la settimana prossima. Mi raccomando quindi, non mancate al vostro appuntamento settimanale con Kaire, il vostro giornale amico...! (continua) Inviate un vostro commento o un mi “mi piace” a: matterafr.agrischia@libero.it


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Ecumenismo 5 dicembre 2015

Si è svolto a Bari nei giorni 23-25 novembre il Convegno Annuale dell’Ufficio Nazionale per l’Ecumenismo e il Dialogo Interreligioso della Conferenza Episcopale Italiana dal titolo: “Le relazioni tra la Chiesa Cattolica e le Chiese Ortodosse nel loro insieme”

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Unica è la sposa di Cristo

Di Giuseppina Attore

è

stato presente al Convegno anche Sua Eminenza il Cardinale Walter Kasper, già Presidente del Pontificio Consiglio per la promozione dell’unità dei cristiani; sono stati presenti, inoltre, in larga misura Vescovi e Archimandriti delle varie Chiese Ortodosse e Chiese Orientali Ortodosse presenti in Italia, come anche delle Chiese cattoliche di rito bizantino che arricchiscono la cristianità del nostro Paese. In rappresentanza della Diocesi di Ischia vi hanno partecipato la sottoscritta e Antonietta Pisani. Si è trattato di un Convegno molto profondo che, nonostante il sottolineare ancora le questioni teologiche che ci dividono ha posto il suo sguardo soprattutto su tutto ciò che ci unisce, guardando cosi il bicchiere mezzo pieno e non quello mezzo vuoto. Il Metropolita di Istambul Makximos Di Silyuria (stretto collaboratore del Patriarca Bartolomeo) dovendo commentare Mt.16: Pietro dice a Gesù:”Tu sei il Cristo!”; Gesù dice a Pietro: “ Tu sei Pietro!” ha basato il suo discorso sulla teologia ortodossa che ha la sua origine nella Trinità in cui il Padre che è il primo, non intaccando le altre persone, rispetta le opinioni dell’altro. Nella Trinità l’idea di paternità scompare perché siamo tutti icona di Dio, siamo tutti immagine di Dio e ciascuno è chiamato ad esistere come Dio esiste. Questa secondo lui è la strada per arrivare a Dio. La Trinità rivela alla Chiesa una comunione che ci fa fratelli perché figli di Dio. Commentando lo stesso passo la dott.ssa Virgili (Istituto teologico marchigiano) descrive un po’ la figura di Simon Pietro che è stato il primo tra coloro che hanno seguito Gesù; capolista del gruppo dei 12, di cui si fa spesso portavoce; discepolo tipo: non un superuomo ma

una persona normale. Ha per questo il primato dell’essere piccolo tra i piccoli. Pietro ha l’interpretazione della Volontà di Dio anticipata nelle leggi e che si compie nella vita di Gesù. E, secondo lei, ha acquistato questa conoscenza perché si è fatto piccolo. Un altro intervento, che è rimasto impresso alla maggior parte delle persone in sala , è stato quello di Siniakov Alexandre, rettore del Seminario ortodosso russo in Francia ( del Patriarcato di Mosca) che ha parlato di due dialoghi: Dialogo della Verità che è quello teologico e Dialogo della Carità che vede una relazione rinnovata con la nostra Chiesa. La chiesa ortodossa russa vede nel nostro papa un contributo forte per la costruzione della fraternità. Il dialogo della carità ha anche una dimensione teologica: non è solo un preambolo al dialogo della verità ma in realtà è esso stesso un nuovo materiale teologico e ai teologi conviene valorizzarlo. Quindi, diceva lui:” Amiamoci e dialoghiamo nella carità costruendo la nostra unità teologicamente”. Un po’ da tutti gli interventi veniva in evidenza che le nostre Chiese sono sorelle e hanno il compito di custodire l’unità della Chiesa tutta. Un’unità nella diversità: frutto dell’azione dello Spirito. Mons. Bruno Forte, presidente della Commissione Episcopale di Ecumenismo e Dialogo Interreligioso ha sottolineato come il vivere un’esperienza teologica è condivisa da tutti i cristiani e come ciascuno di noi non deve mai sentirsi padrone della verità. E’ necessario avere una conoscenza onesta e fedele della Parola di Dio perchè non si può fare teologia senza essere in-

namorati di Dio. Ha poi aggiornato l’assemblea del Sinodo della Chiesa Ortodossa che si terrà nel prossimo 2016 e ha chiesto una preghiera a tutti i cattolici presenti affinché sia per la nostra Chiesa sorella un momento di profonda comunione (non avendo il Papa come noi che faccia da mediatore) .E, concludendo, ha poi chiesto agli ortodossi presenti di pregare per la nostra Chiesa e per il papa che sta facendo nascere una nuova epoca nella Chiesa cattolica. In una tavola rotonda, poi, sul Dialogo Ecumenico in Italia tra Ortodossi e Cattolici in Italia S.E. Siluan ha un po’ aggiornato sulla situazione dell’immigrazione ortodossa in Italia ( la cui presenza conta ca. 1.500.00 di persone). Oggi si dice e si ha l’impressione che la Chiesa è divisa ma al di la’ delle divisioni umane la Chiesa è una ed è indivisa. C’è, diceva lui, una crisi della serietà nel vivere come cristiano. La superficialità e l’ignoranza sono i problemi da superare oggi e purtroppo quest’ignoranza è reciproca. Non sappiamo dire chi siamo, aspettiamo che l’altro cerchi di conoscerci. Sembra quasi che l’Ecumenismo sia misterioso, un lavoro che vuole distruggere più che unificare. Non si sa di cosa si tratta.(Ecco l’ignoranza.) Però, grazie a questa numerosa presenza in Italia è iniziato un dialogo con carattere personale. Le famiglie italiane sono accanto alle famiglie ortodosse e spesso si intrecciano rapporti del tipo : cattolici che fanno da padrini al battesimo di bambini ortodossi oppure testimoni di nozze. Papa Francesco a riguardo ha detto: “ Iniziamo a volerci bene”. E questo, a suo avviso, è il dialogo

più importante. Possiamo pregare, soffrire e, volendoci bene, desiderare la salvezza gli uni degli altri. Questo il tono degli altri interventi.... davvero numerosi in questi due giorni e mezzo di Convegno. A momenti più rilassanti ma altrettanto profondi e intensi sono state dedicate le due serate nella Basilica di San Nicola a Bari. La prima serata è stata dedicata ad un’opera musicale-teatrale della Fondazione “Frammenti di luce” di Bari dal titolo: “ Nikolaos tra Oriente e Occidente”, sulla figura di San Nicola. Artisti, musicisti e cantanti, di alto livello, hanno rappresentato tra canti, musiche e danze la vita di questo santo amato e venerato sia dalla Chiesa Ortodossa che da quella Cattolica. Un momento che ha davvero entusiasmato tutti i presenti. La seconda serata, poi, è stata dedicata ad una Preghiera Ecumenica con la venerazione delle reliquie di San Nicola. Una preghiera che attraverso gesti e parole ha davvero commosso tutti. Ed impressa nel cuore di ciascuno è rimasta l’immagine di un vescovo Ortodosso che vedeva la Chiesa di Dio come una fune forte e resistente formata da tante piccole funi (le nostre chiese) che seppur diverse tra loro sono intrecciate dall’amore e dalla preghiera reciproca. Questa immagine può riassumere, pensiamo, il messaggio di tutto il Convegno, con la certezza che, “davanti all’impotenza che talvolta oggi ci assale, dobbiamo fare un unico primo passo: ridonarci a Dio come strumenti nelle sue mani, perchè Lui, sul nostro nulla, operi l’unità. Questo è il nostro impegno, il primo passo che occorre fare singolarmente e insieme”.


GIUBILEO DIOCESANO DELLA MISERICORDIA

La chiesa di Ischia pronta per il Giubileo Di don Carlo Candido, direttore Ufficio per le Comunicazioni Sociali

S

arà un Giubileo prettamente “diocesano”, che avrà il suo centro nella comunità diocesana chiamata a vivere, in tutte le sue espressioni, l’esperienza della Misericordia di Dio, la gioia di “toccare con mano” la tenerezza del Padre. La “Porta della Misericordia” nella Cattedrale. Papa Francesco, infatti, ha stabilito che, a differenza dello scorso giubileo ordinario, questo anno santo abbia una dimensione anche locale. Infatti, come si legge nella bolla di indizione, «stabilisco che in ogni Chiesa particolare, nella Cattedrale che è la Chiesa Madre per tutti i fedeli … si apra per tutto l’Anno Santo una uguale Porta della Misericordia» (MV,3). «Il Giubileo, pertanto aggiunge Papa Francesco - sarà celebrato a Roma così come nelle Chiese particolari quale segno visibile della comunione di tutta la Chiesa» (MV,3). Così, in concomitanza con l’a-

pertura della porta santa della Basilica di San Giovanni in Laterano, cattedrale di Roma e madre di tutte le cattedrali del mondo, la Chiesa ischitana aprirà l’Anno Giubilare sabato 12 dicembre, nei Primi Vespri della Terza Domenica di Avvento (Gaudete) con l’apertura della Porta Santa della Chiesa Cattedrale. Alle ore 17, ci sarà la Celebrazione diocesana di apertura dell’anno giubilare della misericordia con partenza dalla chiesa parrocchiale di Gesù Buon Pastore, arrivo nella cattedrale di Santa Maria Assunta e apertura della “Porta Santa della Misericordia”, con celebrazione eucaristica concelebrata da tutti i sacerdoti: per l’occasione viene sospesa ogni altra celebrazione pomeridiana nella diocesi. La Cattedrale: “Santuario” di adorazione, ascolto e riconciliazione. Durante tutto l’Anno Santo, la cattedrale per desiderio del vescovo, diventerà un Santuario, “un’oasi di misericordia”: dove quotidianamente ci sarà la Celebrazione e l’Adorazione Eucari-

stica, la celebrazione della liturgia delle ore, la recita della coroncina alla Divina Misericordia e il santo Rosario. Sarà fortissima la presenza di sacerdoti per l’ascolto e la Riconciliazione per favorire l’accesso alla Misericordia del Padre, in modo da rendere, così come vuole il Papa, veramente viva e presente la “mano di Dio” misericordioso. Saranno proposti dei cammini preparatori attraverso sussidi cartacei e visivi per aiutare la preparazione dei penitenti. Catechesi-Testimonianza. Cuore dell’esperienza giubilare saranno le 14 catechesi-testimonianze sulle opere di misericordia corporale e spirituale, che si terranno in Cattedrale durante tutto l’Anno della Misericordia, con testimoni del nostro tempo. Missione Popolare. Momento culminante sarà la “missione al popolo”, voluta da Papa Francesco, che nella diocesi isclana si svolgerà al termine dell’Anno Santo: i “missionari della Misericordia”, i frati minori della provincia umbra con la loro equipe, saranno inviati nelle famiglie per annunciare la

“buona notizia” della Misericordia di Dio, dell’Amore del Padre che guarisce e salva ogni uomo. Sarà un’occasione per risvegliare il dinamismo missionario delle comunità parrocchiali e rispondere al monito di Papa Francesco che ci invita ad essere “Chiesa in uscita”. Il Pellegrinaggio e l’Indulgenza Plenaria. «Il pellegrinaggio – scrive papa Francesco – è un segno peculiare nell’Anno Santo, perché è icona del cammino che ogni persona compie nella sua esistenza». (MV, 14) La Chiesa Cattedrale, unica Porta Santa della Diocesi, per ottenere il dono delle indulgenze in aiuto alla nostra fragilità, sarà meta dei pellegrinaggi delle 25 parrocchie, associazioni, cammini, movimenti, confraternite da tutta la Diocesi, con un calendario già definito. Si celebreranno anche i giubilei per categorie (Mondo della Scuola, Giovani e Sport, Bambini, Gente di Mare, Mondo del Turismo, Forze dell’Ordine e Pubblica Amministrazione, Famiglie, Consacrati, Malati e monContinua a pag. 12


Continua da pag. 11 do della Sanità, Volontariato e Caritas,…). Tutte le celebrazioni giubilari e i pellegrinaggi saranno presieduti dal Vescovo Mons. Pietro Lagnese: segno, servo e custode dell’unità della chiesa locale. La Misericordia: volto dell’Amore. Un’altra modalità di fare esperienza della misericordia e ottenere le indulgenze indicate da Papa Francesco sarà – come Mons. Lagnese ha sottolineato più volte nel discorso di apertura dell’anno pastorale – quella di vivere la carità verso gli ultimi e l’attenzione alle situazioni di sofferenza attraverso le “opere di misericordia”. I fedeli, quindi, non solo potranno compiere il pellegrinaggio alla “porta santa”, la confessione, la comunione e la preghiera per il Papa, ma anche vivere pienamente il giubileo attraverso opere di misericordia verso i più deboli: i poveri, gli immigrati, i malati, chi soffre di ogni forma di solitudine o sfruttamento. In particolare i fedeli tutti saranno invitati a donare del loro tempo al servizio degli ultimi, con un amore concreto: - nel Centro Diocesano di Accoglienza e mensa “Giovanni Paolo II”, gestito dalla Caritas diocesana, - la visita ai malati nell’ospedale, nelle case di cura, nelle famiglie, - nella Caritas parrocchiale (banco alimentare, assistenza anziani soli,…) L’ufficio per le Comunicazioni Sociali ha predisposto un video e un vademecum sull’Anno della Misericordia, sussidi per tutti i pellegrini, soprattutto per un serio esame di coscienza e di verifica della propria vita alla luce delle “Opere di misericordia”. Inoltre ogni settimana, sul settimanale diocesano Kaire, saranno pubblicati articoli informativi e catechetici, e si darà notizia degli eventi diocesani e romani dell’Anno Santo. Ulteriormente si renderà ampio spazio alle celebrazioni e catechesi giubilari celebrate in Cattedrale. Per tutte le informazioni, in costante aggiornamento, si farà riferimento al sito vaticano www. iubilaeummisericordiae.va e al calendario diocesano sul sito diocesano www.chiesaischia.it Don Carlo Candido

PELLEGRINAGGI PARROCCHIALI NEL 2016 martedì 12 gennaio Gesù Buon Pastore (Ischia) mercoledì 13 gennaio S. Maria di Portosalvo (Ischia) venerdì 15 gennaio San Ciro Martire (Ischia) martedì 19 gennaio S. Antonio Abate (Ischia) lunedì 25 gennaio S. Maria delle Grazie in S. Pietro (Ischia) mercoledì 27 gennaio S. Domenico in SS. Annunziata (Ischia) giovedì 04 febbraio S. Sebastiano Martire (Forio) lunedì 08 febbraio S. Vito Martire (Forio)

mercoledì 13 aprile S. Maria del Carmine (Serrara Fontana)

mercoledì 26 ottobre S. Maria Maddalena pen. (Casamicciola T.)

giovedì 14 aprile Natività di Maria SS. (Barano d’Ischia) venerdì 15 aprile S. Maria la Porta (Barano d’Ischia)

Pellegrinaggio Giubilare diocesano a Roma: 9 marzo 2016

giovedì 21 aprile S. Maria della Mercede (Serrara Fontana) lunedì 02 maggio Maria SS. Madre della Chiesa (Barano d’Ischia) lunedì 17 ottobre S. Antonio di Padova (Casamicciola T.) venerdì 21 ottobre S. Maria delle Grazie (Lacco Ameno)

martedì 23 febbraio S. Maria Assunta nel santuario di San Giovan Giuseppe della Croce e traslazione dell’Urna del Santo patrono (Ischia)

Celebrazioni dell'Anno Santo presiedute dal vescovo Pietro in Cattedrale

giovedì 10 marzo S. Leonardo Abate (Forio) lunedì 14 marzo S. Maria di Montevergine (Forio) martedì 15 marzo S. Michele Arcangelo (Forio) mercoledì 30 marzo S. Francesco Saverio (Forio) giovedì 07 aprile S. Sebastiano Martire (Barano d’Ischia) venerdì 08 aprile S. Giorgio Martire (Barano d’Ischia) lunedì 11 aprile S. Michele Arcangelo (Serrara Fontana) martedì 12 aprile S. Giovan Battista (Barano d’Ischia)

INFO E CONTATTI: Cattedrale di Ischia, via Luigi Mazzella, 43, Ischia (Na) 80070 Ufficio: Tel & Fax 081982825 Parroco: don Carlo Candido 3293523355 mail: doncarlo69@gmail.com Segreteria Accoglienza gruppi pellegrini: Anna 3478186055 – Attilio 3281864538 – Rosa 3491384559 WebTv: per seguire le celebrazioni in diretta www.lafontanadelvillaggio.it

Il pellegrinaggio – scrive papa Francesco – è un segno peculiare nell’Anno Santo, perché è icona del cammino che ogni persona compie nella sua esistenza». (MV, 14) •

APERTURA PORTA SANTA DIOCESANA: 12 dicembre 2015

Consacrati: 1° febbraio 2016 Famiglie: 13 febbraio 2016

Gente di Mare: 1° marzo 2016 • Confraternite: 30 aprile 2016 •

Mondo della Scuola, Giovani e Sport: 7 maggio 2016 • Veglia di Pentecoste diocesana •

Giubileo dei Movimenti e delle Associazioni: 14 maggio 2016 • Corpus Domini – Giubileo dei ministranti: 26 maggio 2016 •

Forze dell’Ordine

e Pubblica Amministrazione: 22 giugno 2016 • Malati e mondo della Sanità, Volontariato e Caritas: 27 settembre 2016 • Mondo del Turismo: 26 ottobre 2016 •

CHIUSURA PORTA SANTA DIOCESANA: 20 novembre 2016

Il 16 marzo 2016 ci sarà il Pellegrinaggio Diocesano a Roma


GIUBILEO DIOCESANO DELLA MISERICORDIA

Preghiera per l’Anno Santo

ASCOLTA E MEDITA LA PRIMA VIDEOCATECHESI SUL WEB

SPIEGAZIONE DEL LOGO Il logo e il motto offrono insieme una sintesi felice dell’Anno giubilare. Nel motto Misericordiosi come il Padre (tratto dal Vangelo di Luca, 6,36) si propone di vivere la misericordia sull’esempio del Padre che chiede di non giudicare e di non condannare, ma di perdonare e di donare amore e perdono senza misura (cfr. Lc 6,37-38). Il logo – opera del gesuita Padre Marko I. Rupnik – si presenta come una piccola summa teologica del tema della misericordia. Mostra, infatti, il Figlio che si carica sulle spalle l’uomo smarrito, recuperando un’immagine molto cara alla Chiesa antica, perché indica l’amore di Cristo che porta a compimento il mistero della sua incarnazione con la redenzione. Il disegno è realizzato in modo tale da far emergere che il Buon Pastore tocca in profondità la carne dell’uomo, e lo fa con amore tale da cambiargli la vita. Un particolare, inoltre, non può sfuggire: il Buon Pastore con estrema misericordia carica su di sé l’umanità, ma i suoi occhi si confondono con quelli dell’uomo. Cristo vede con l’occhio di Adamo e questi con l’occhio di Cristo. Ogni uomo scopre così in Cristo, nuovo Adamo, la propria umanità e il futuro che lo attende, contemplando nel Suo sguardo l’amore del Padre. La scena si colloca all’interno della mandorla, anch’essa figura cara all’iconografia antica e medioevale che richiama la compresenza delle due nature, divina e umana, in Cristo. I tre ovali concentrici, di colore progressivamente più chiaro verso l’esterno, suggeriscono il movimento di Cristo che porta l’uomo fuori dalla notte del peccato e della morte. D’altra parte, la profondità del colore più scuro suggerisce anche l’imperscrutabilità dell’amore del Padre che tutto perdona.

Signore Gesù Cristo, tu ci hai insegnato a essere misericordiosi come il Padre celeste, e ci hai detto che chi vede te vede Lui. Mostraci il tuo volto e saremo salvi. Il tuo sguardo pieno di amore liberò Zaccheo e Matteo dalla schiavitù del denaro; l’adultera e la Maddalena dal porre la felicità solo in una creatura; fece piangere Pietro dopo il tradimento, e assicurò il Paradiso al ladrone pentito. Fa’ che ognuno di noi ascolti come rivolta a sé la parola che dicesti alla samaritana: Se tu conoscessi il dono di Dio! Tu sei il volto visibile del Padre invisibile, del Dio che manifesta la sua onnipotenza soprattutto con il perdono e la misericordia: fa’ che la Chiesa sia nel mondo il volto visibile di Te, suo Signore, risorto e nella gloria. Hai voluto che i tuoi ministri fossero anch’essi rivestiti di debolezza per sentire giusta compassione per quelli che sono nell’ignoranza e nell’errore: fa’ che chiunque si accosti a uno di loro si senta atteso, amato e perdonato da Dio. Manda il tuo Spirito e consacraci tutti con la sua unzione perché il Giubileo della Misericordia sia un anno di grazia del Signore e la tua Chiesa con rinnovato entusiasmo possa portare ai poveri il lieto messaggio proclamare ai prigionieri e agli oppressi la libertà e ai ciechi restituire la vista. Lo chiediamo per intercessione di Maria Madre della Misericordia a te che vivi e regni con il Padre e lo Spirito Santo per tutti i secoli dei secoli. Amen. Papa Francesco



Pastorale Sociale & Lavoro

15 5 dicembre 2015

kaire@chiesaischia.it

L’ESPERIENZA Di Enrico Scala, Comitato didattico Kosmopolis

E

ra il lontano 2013 quando iniziai la mia “avventura” con Kosmopolis. Allora, per me, l’università era solo un’idea lontana e inconsistente messa in ombra dalla terrificante prospettiva dell’esame di stato e dalle tante gioie e fatiche della vita da liceale. Pensandoci ora, sembra davvero passata un eternità e mi sento di essere cresciuto molto rispetto al ragazzo che ero e se questo è avvenuto è stato grazie a delle esperienze bellissime che ho avuto la fortuna di vivere: tra queste, un ruolo rilevante lo ha avuto anche la mia adesione alla scuola di formazione politica Kosmopolis. Ricordo di essere rimasto subito affascinato dai volantini e dalle parole che usava il mio professore per “pubblicizzare” il progetto in classe. Ma aldilà di tutto quello che si può leggere su Kosmopolis, sui suoi obiettivi, sulla sua origine, l’unico modo per conoscerne davvero i principi e il carattere di questo progetto è partecipare alle lezioni, agli incontri, ai laboratori di gruppo organizzati. Non si tratta di indottrinare persone, di imporre un pensiero, di

Cos'e’ Kosmopolis per me!

annoiare con pesanti monologhi di ore ed ore di persone distanti da noi giovani e dal nostro modo di pensare, anzi, è esattamente il contrario. Per come la vedo io infatti, “Kosmopolis” è un modo come un altro per indicare una sorta di seconda famiglia. La preoccupazione di chi ha creato quest’iniziativa è la stessa di un padre o di una madre che vuole consegnare ai suoi figli le chiavi di lettura (per dirla più “moderna”, le password) per vivere nel nostro mondo, per relazionarsi con gli altri, per non farsi mettere i piedi in testa da nessuno. La volontà

del comitato di Kosmopolis (con cui sto avendo anche la fortuna di lavorare da qualche tempo, in vista di questo nuovo ciclo di lezioni aperto dall’incontro tenutosi il 28 dello scorso mese) è sempre stata quella di presentarsi tra i giovani come amici, non come professori o predicatori, per trascorrere anche poche ore del tempo di noi studenti (il più prezioso di tutti, senza dubbio) riflettendo assieme sulle problematiche della nostra società e della nostra amata isola, scandendo il ritmo con battute e pasticcini. Perchè lo stesso concetto di cittadinanza attiva non deve

essere inteso come una sterile affermazione di valori predefiniti, ma un’unione di intenti e ideali che porti alla capacità di collaborare e convivere al meglio delle nostre possibilità. Dunque io dico a tutti i giovani che vogliono vivere alzando la testa e guardando in faccia i problemi, ma divertendosi al tempo stesso, in un ambiente genuino, onesto e aperto a tutte le diverse idee, proposte e opinioni, di provare ad iscriversi a questo corso. Io ve lo consiglio, ma adesso sta a voi: noi vi aspettiamo, pronti ad accogliervi con affetto e dedizione!


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Pastorale Sociale & Lavoro 5 dicembre 2015

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laudato si

Il giorno della fine del mondo Di Enzo D'Acunto

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acconta, una poesia del poeta polacco Czeslaw Milosz, che il giorno della fine del mondo l’ape volerà sul fiore del nasturzio e il pescatore riparerà la rete luccicante. Eppure, tutt’altro aspetto, sembrerebbe avere questa fine del mondo, stando al contenuto della illuminante tavola rotonda di sabato 28 novembre al cinema Excelsior di Ischia organizzata da Kosmopolis per l’avvio della sua nuova edizione. Lo spunto, ovviamente, non poteva che essere costituito dalla Laudato si’ di Papa Francesco, il grande contributo che il Papa venuto da lontano ha voluto destinare a tutti gli uomini, nessun escluso, in un abbraccio di fratellanza universale, forse mai conosciuto prima dalla Chiesa di Roma. E l’evento organizzato da Kosmopolis, ha corrisposto la natura poliedrica di questa enciclica, nata dall’ambizione innovativa e riformatrice del dialogo fecondo con la scienza, il solo dialogo che forse, lo si spera, potrà salvare questo mondo. Ed è forse anche per questa poliedricità, che il dialogo in sala, si è retto sull’attento confronto di materie e punti di vista differenti, di cui in questo contributo, si cercherà di dare annotazione tanto più in giorni come questi, dove i grandi del mondo sono ancora una volta riuniti in un summit internazionale, in cui si spera con tutto il cuore, sapranno passarsi non una, ma ben due mani sulla coscienza. La prospettiva politica. Professore Alberto Lo Presti Lo Presti, amico e anima di Kosmopolis, nel suo intervento ha dato nota degli aspetti di rilievo politico più interessanti di questa enciclica. La prima ad essere destinata a “tutta l’umanità”, secondo una precisa logica laica e multidisciplinare che mai nessuna enciclica precedente, aveva conosciuto. Un’opera che si muove nella consapevolezza che un “tremendo potere” sta conducendo il pianeta verso un regime non sostenibile. Una situazione in cui, sembra ormai doveroso superare l’antico paradigma secondo cui “la scienza

risolverà tutto”, e prendere le mosse per una necessaria rivoluzione culturale, in cui appare necessario allentare la marcia e riprendere stili di vita differenti, forse anche superati, abbandonando l’idea che la sola crescita del mercato rappresenti la soluzione per tutto. La prospettiva del fisico. Professore Luca Fiorani Chi ha minime conoscenze della storia della filosofia sa perfettamente che già nel pensiero di Aristotele l’idea della irrimediabilità del divenire era idea assodata e, forse, principio fondante di tutta la sua fisica. Ma la scienza del reale, impone oggi più che mai, una domanda ben precisa: “qual è il mondo che vogliamo lasciare ai nostri figli?”. Per nulla retorica, questa domanda si poggia su dei presupposti reali, appunto “fisici”, che ove assunti per il loro reale significato, quanto mai drammatico, potranno essere molto istruttivi. I dati sono estremamente chiari: il restringimento dei ghiacci artici, a seguito della sempre maggiore emissione di gas serra nell’atmosfera, - che ha aperto le rotte per i passaggi a Nord Est e a Nord Ovest, rendendo circumnavigabile la calotta del circolo polare artico, - sta contribuendo al progressivo aumento della temperatura. E le previsioni sono chiare, lì dove ritengono che un aumento medio della temperatura di soli 2 gradi nei prossimi cent’anni, sarà sufficiente a pregiudicare la biodiversità e l’ecosistema attuale con rischi seri per l’uomo, ed in ogni caso, per le fette di popolazione mondiale più

povere, - punto questo, più volte ripreso dal papa nell’enciclica, che minori possibilità avranno di opporsi a questa progressiva deriva. Ma le classi dirigenti di questo mondo, per evitare tutto questo, cosa stanno facendo? Di summit internazionali ne sono stati fatti a grandi quantità, eppure, tutto sembra ancora insufficiente. A Stoccolma, nel 1972, è stato fondato il “Programma ambientale delle Nazioni Unite”, dove è stata affermata la necessità di creare un ambiente umano. Significativo? Per nulla. A Rio de Janeiro, nel 1992, è stata sottoscritta una Convenzione quadro delle Nazioni Unite per i cambiamenti climatici. Un grande sforzo? Nient’affatto, perché tale Convenzione apportava un contributo di solo indirizzo, senza imporre alcun vincolo. Poi ancora, si è arrivati al protocollo di Kioto del 1997, esteso fino al 2015 e poi al 2020. In esso si è fissato un tetto di riduzione delle emissioni di gas serra, - causa principale del surriscaldamento globale, - grosso modo del 9% rispetto alle emissioni dell’anno 1985. Sufficiente? Per nulla anche questo, e basti qui pensare, che da Kioto sono rimasti fuori paesi come la

Cina (oggi primo emittente di gas serra nell’atmosfera) e l’India, all’epoca paese in via di sviluppo, e gli Stati Uniti, che hanno firmato il protocollo ma pensato bene di non ratificare. E oggi, in presenza dell’ennesimo Summit Internazionale sull’ambiente, cosa attendersi? Si spera, molto di più. La prospettiva del teologo. Professore Leopoldo Sandonà La vera, forse unica via di salvezza per le sorti del mondo, - e il professore Sandonà ne è profondamente convinto, - passa per l’affermazione di una matura etica ambientale, capace di andare ben oltre l’immagine teologica del nostro tempo: il fratricidio. In una cornice dilatata e diradata in cui la frantumata dimensione del dialogo, - autentico mistero teologico, - non permette approdi semplicistici alla pace, non solo nelle relazioni umane, ma al contempo, nelle relazioni dell’uomo con l’ambiente, che, l’allegra spensieratezza dei nostri giorni, mette sempre più a repentaglio. Ma si sa, una qualunque etica richiede dedizione e sacrificio. La prospettiva del biologo. Dottoressa Maria Cristina Buia L’intervento della dottoressa Buia, trapiantata ad Ischia dal 1983, è


Pastorale Sociale & Lavoro

17 5 dicembre 2015

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L'editoriale stato dettato - e forse non poteva essere diversamente, - dal cuore di donna in prima linea per il nostro mare. La ricostruzione biografica di Anton Dohrn e la sua Stazione Zoologica a Napoli, - luogo d’incontro di ricercatori di tutto il mondo, - ha fatto solo da pretesto introduttivo all’analisi dello stato di salute delle nostre acque. La progressiva tropicalizzazione e acidificazione cui stiamo assistendo, e poi, il fenomeno - del tutto naturale stante la natura vulcanica della nostra isola, - di emissione di Co2 nello specchio d’acqua intorno al Castello, con la dissoluzione progressiva delle epifidi, fonte di quella ricchezza trofica che genera gran parte dell’alimento marino e che rischiamo di pregiudicare. Ebbene, il progressivo aumento di emissioni di Co2, - dato che per il vero, non può essere imputato, ed è doveroso precisarlo, all’azione dell’uomo, - può, ed è la comunità scientifica a dirlo, anticipare lo scenario futuro dell’ambiente marino, uno scenario in cui l’acidificazione crescente potrà condurre progressivamente al disfacimento della fauna e della flora marina, uno scenario in cui, le parole “brullo e desolato”, tanto care ad Eugenio Montale, non potranno che sussurrarci, forse, quello che non vorremmo sentirci, e indicarci, quello che non vorremmo vedere. E a fronte di tutto questo, che fare? Il professore Fiorani ritiene che una piccola speranza vi sia. Bisogna avere la capacità di risparmiare energia e investire nell’innovazione di qualità che possa garantire processi produttivi sostenibili. Tutto questo non è facile, e per nulla semplice. Ma una cosa è certa, continuando con l’indifferenza di ognuno di noi, questo mondo può dirsi già finito. Ma di certo in ogni caso, non sarà possibile credere alle parole di Milosz. Non è vero, infatti, che il giorno della fine del mondo, l’ape girerà sul nasturzio come se nulla fosse. No, non è per nulla vero, il giorno della fine del mondo sarà tutt’altro e tutto dipenderà da noi. INVITO DI PARTECIPAZIONE.

La scuola Kosmopolis è ben lieta di invitare tutti gli “uomini di buona volontà” alla partecipazione al nuovo percorso formativo, nella speranza che le parole di Padre Pietro trovino concretezza e che Ischia ricordi di nuovo che la terra è cosa buona. Andrea Di Massa

Cantiere Kosmopolis, apertura con la laudato si’ Di Francesco Mattera

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iamo stati convocati per sabato 28 novembre al cinema Excelsior di Ischia, alle ore 16,00 per il convegno di apertura del nuovo corso di Kosmopolis, la scuola di formazione politica promossa dalla diocesi di Ischia. Organizzazione affidata all’ufficio di Pastorale Sociale. E’ un evento importante che rende conto dell’ impegno profuso dalla chiesa di Ischia nella promozione della cultura politica nelle giovani generazioni, quelle che oggi si affacciano nel mondo degli adulti con tutte le incertezze e le ansie per il futuro che sono proprie di questi tempi. Sul palco dell’Excelsior un sociologo nella veste di moderatore, un teologo, un fisico ed una biologa, oltre ad Antonio Pisani in rappresentanza dell’Ufficio di Pastorale Sociale. In prima fila nella platea, il nostro vescovo Pietro. Il tema da porre all’attenzione dei presenti, la recentissima enciclica di papa Francesco, la Laudato Si’. Personalmente mi aspettavo una sala pienissima. E non nascondo la delusione che ho provato nel constatare all’inizio dei lavori la presenza di solo un centinaio di persone. Fortunati quelli che c’erano, ho poi realizzato! Un’occasione sicuramente perduta per gli assenti. Quelli sempre colpevoli, come si usa dire. I quattro relatori hanno regalato spunti di riflessione sulla Laudato si’ che solo una lettura attenta e minuziosa può far cogliere. E’ stata messa in evidenza la rivoluzionaria visione dei problemi del nostro pianeta lanciata con l’enciclica da Papa Francesco. I precedenti storici sugli stessi temi provenienti da altre confessioni religiose, la collaborazione avuta da tanti importanti personaggi planetari nella sua stesura, il formidabile impatto avuto dal documento papale sulle più grandi personalità politiche mondiali e sugli organismi sovranazionali che si occupano di arrestare le modificazioni del clima, agendo alla radice sulle cause. La custodia e la protezione del Creato come input

etico fondamentale per garantire ai nostri figli ed ai nostri nipoti un ambiente, una casa comune, in cui vivere degnamente. Assicurare questo diritto ad un’umanità che dovrà popolare la terra nel futuro. Il fisico Luca Fiorani ha posto in evidenza la proiezione catastrofica dell’innalzamento della temperatura del pianeta sulle manifestazioni climatiche a medio-lungo termine. Simpatica l’esposizione con uso di immagini a fumetto che intercalavano i vari interventi. La biologa - Maria Cristina Buia della Stazione zoologica Anthon Dhorn - ha illustrato l’attività del laboratorio del benthos da lei diretto, la figura di Dhorn quale suo fondatore storico, e la minaccia che grava sugli organismi bentonici del nostro mare che derivano dall’acidificazione delle acque marine e dall’aumento progressivo della loro temperatura legata proprio alle veloci modificazioni del clima a cui gli organismi marini non possono tenere testa con una loro ipotetica evoluzione adattativa. Ma arduo è raccontarvi e darvi conto delle innumerevoli sfaccettature delle esposizioni dei tre relatori. Un breve filmato proposto da alcuni giovani vicini al progetto Kosmopolis, ha messo nella prima parte il dito su alcuni guasti del nostro territorio, mentre nella seconda immagini suggestive e iconografiche di alcuni paesaggi isolani, proposti a passo veloce con notevole effetto scenico. La chiusura affidata al vescovo Pietro, semplice, efficace, diretto nel riproporre il pensiero del Papa sulla necessità di porre al centro

di ogni ragionamento la questione dell’Umanità. Di non chiudere gli occhi sulla sofferenza, l’indigenza, la povertà assoluta di tanta parte della popolazione mondiale, a confronto di altra opulenta ed il più delle volte insensibile ed indifferente. Un’ultima considerazione: non sono mancate zone d’ombra che potevano essere rischiarate con un dibattito finale. Come ad esempio una cui ho pensato mentre ascoltavo il fisico che, armeggiando con un computer ed altri dispositivi, ci parlava del metodo galileiano della sperimentazione per comprendere la natura. Poi stigmatizzando i processi industriali esasperati, il produttivismo delle economie industriali occidentali ed orientali, colpevoli di immettere nell’atmosfera quantità crescenti di gas serra. Gli avrei detto: non è che anche noi, anche voi, siamo-siete, magari in maniera inconsapevole responsabili di tutto ciò? Cambiamo ad esempio un computer un telefonino che ancora funzionano, con altri solo perché più belli e con maggiori funzioni. Ed a fabbricarli non sono proprio quei paesi e quelle aziende che immettono ciodue ed altri gas serra nell’atmosfera? Come la mettiamo su questo aspetto? Voi scienziati state tranquilli da questo punto di vista? Ognuno di noi in un anno quanti chilometri percorre inutilmente con la sua autovettura? Peccato che domande come questa ed altre non si siano potute proporre! Ci sarà sicuramente un’occasione propizia per farlo.


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Attualità 5 dicembre 2015

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poche note

La lectio di Paolo Crepet

Di Nunzio Albanelli

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enché abbia militato per ben quarant’anni nella scuola, prima in qualità di docente e poi di dirigente dei due licei isolani – fusi purtroppo, a torto, dall’onorevole Bassolino che vanificò il risultato del ricorso vinto dall’avvocato G. Di Meglio, proprio nel giorno di scadenza dei termini – non posso tacere che ho colto nella sua lectio tanti spunti di riflessione efficaci ed attuali. E’ stata offerta, nell’occasione, ai numerosi ai numerosi ascoltatori la possibilità di un esame di coscienza che non dev’essere disatteso. Eppure molti hanno accusato di semplicismo le parole di Crepet, oppure hanno colto solo l’opportunità offerta dalla sua affabilità, per esercitare la propria ironia o, peggio, per sorriderne come se avesse dato prova di farneticazione! Ecco perché sono indignato, soprattutto al constatare che parecchi, i quali avrebbero dovuto far tesoro delle sue parole, in quanto chiamati

in causa direttamente, hanno osato affermare che le stesse persone possono riferirsi ad una realtà diversa da quella isolana o a persone “arretrate” o prive degli strumenti fondamentali a stimolare interessi diversificati. Ne ho avuto il sentore fin dall’ approccio introduttivo, oggetto immediato di ilarità collettiva. Non sono invero disposto a giustificare neppure coloro i quali, sorpresi dalla mia reazione, mi hanno risposto senza timore che quelle parole erano risibili. Ecco perché toccherà alcuni punti che ritengo fondamentali al fine di non riuscire generico. Mi riferisco in particolare, all’invito rivolto ai genitori e agli insegnanti a favorire l’acquisto dell’autostima, giudicata appunto uno dei pilastri fondamentali dell’educazione. All’uopo ho citato l’episodio calzante della bottiglia collocata su di un tavolo in modo che il bambino non riesca a raggiungerla, il genitore tuttavia, si sente subito impegnato a dargliela, condizionato dal timore che possa cadere. Ecco il punto sottolineato a ragione da Crepet; è proprio il problema dell’educazione che va affrontato diversamente e in modo tale che possa contribuire alla crescita, alla formazione, alla preparazione ai pericoli del mondo attuale che

ciascuno è chiamato ad affrontare, altrettanto vale per quanto attiene al comportamento dei genitori nei confronti del figlio che abbia riportato un brutto voto. Ebbene questi ultimi, come al solito ad Ischia, si sentono a tal punto colpiti, da ritenersi autorizzati a portarsi subito alla scuola per protestare contro il docente responsabile di un simile reato e spesso addirittura a minacciare ritorsioni! Indubbiamente alcune critiche possono ritenersi anche motivate, soprattutto quando è evidente che l’orario delle lezioni soddisfa più le esigenze del docente che quelle dell’allievo o quando gli assegni per casa risultano particolarmente gravosi in quanto si dimentica l’importanza che ha per l’allievo la possibilità di dedicarsi anche ad attività extra-scolastiche per le quali ha dimostrato interesse ed inclinazione. In ogni caso i genitori hanno sottratto ai figli la possibilità di crescere anche nelle sconfitte, il che rappresenta il frutto più prezioso del rapporto educativo. Mi ha inoltre particolarmente interessato l’attenzione riservata ai giovani, preoccupati per il loro futuro, ma non definiti “bamboccioni” come ha scritto un quotidiano locale. Ad

avviso di Crepet, essi devono innanzitutto senso del dovere e della responsabilità ma, nel contempo adoperandosi costantemente per acquisire l’autostima e dimostrare creatività, altri due pilastri fondamentali dell’educazione; ci riusciranno nella misura in cui sapranno riservare tempo anche alla lettura, alla riflessione, alla elaborazione personale, solo in tal modo, sottraendosi all’onda di suoni ed immagini che caratterizza il nostro tempo al conformismo di massa, potranno costruirsi una personalità sulla scorta di scelte libere e di esperienze. In breve Paolo Crepet è riuscito nell’intento di offrire alla società isolana l’antidoto più efficace per combattere i mali che chiaramente la travagliano. A conclusione delle mie poche note, non posso fare a meno di ringraziare Celestino Vuoso, presidente dell’Opera Pia, benemerito sia per il concorso annuale riservato agli studenti e riguardante problematiche di grande attualità, sia per le “Lectiones Magistrales” l’anno scorso di Andreoli e quest’anno di Crepet, che offrono un notevole contributo alla formazione dei giovani disorientati del nostro tempo. G.G.Lubrano

Una serata memorabile Celestino Vuoso Presidente della Fondazione Opera Pia Iacono Avellino Conte ringrazia autorità, alunni e partecipanti. In margine alla serata conclusiva del VI Premio intitolato alla memoria del Prof. Francesco Ferrandino e indetto dalla Fondazione Opera Pia Iacono Avellino Conte, sento il dovere di ringraziare Salvatore Di Meglio e la sua famiglia che, ancora una volta, sensibile alle attività di promozione sociale e di sprone alle istituzioni civili e religiose, ha messo a disposizione le sue splendide strutture alberghiere del Grand Hotel Re Ferdinando, mostrando senso civico ed interesse per quei valori fondanti della nostra società. Grazie di cuore. Ringrazio, altresì, S.E. il Vescovo Pietro Lagnese che, fin dai suoi primi passi in Diocesi, ci ha accolti, supportati ed incoraggiati. Ai Sindaci dell’Isola Enzo Ferrandino (Vicesindaco), Francesco Del Deo, Paolino Buono, Giovan Battista Castagna e Giacomo Pascale ed ai politici intervenuti va, non solo il ringraziamento, ma anche l’accorato appello a far sì che, almeno parte di quanto emerso dalle nostre iniziative, venga preso in seria considerazione e trasformato in concreti programmi per venire in aiuto ai bisogni delle nostre comunità e dei giovani in particolare. Alle autorità militari presenti, Carabinieri, Polizia, Guardia di Finanza, Polizia Municipale e quanti altri hanno manifestato la loro partecipazione un caloroso ringraziamento. Ai docenti e agli alunni che rappresentano il cuore e la parte più sensibile a cui si rivolgono le nostre iniziative, l’augurio sincero a far tesoro di tutte le sollecitazioni che vengono dalla nostra Fondazione. Al professor Paolo Crepet che ha tenuto la «lectio magistralis» riscuotendo il convinto consenso dell’uditorio il nostro sincero omaggio e cordiali ringraziamenti. Alla professoressa Lucia Cuomo che, anno dopo anno, ci supporta e fiancheggia con grande dedizione, va tutta la nostra stima e l’augurio che estendiamo a tutta la classe docente intervenuta, affinché il loro impegno sia coronato dai successi che essi meritano. Alla fiumana di persone di ogni ceto sociale che, pure in una giornata di pioggia battente ha allietato la serata, non solo grazie ma anche la constatazione che quando si perseguono obiettivi sensibili ed attuali la partecipazione corale della parte migliore della società è assicurata. Grazie ancora a tutti. Il Presidente della Fondazione Celestino Vuoso


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Teatro

5 dicembre 2015

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Di Gina Menegazzi

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unedì 23 novembre l’associazione Amici del Teatro e il Teatro Polifunzionale Ischia hanno presentato il cartellone dell’Ischia Teatro Festival, giunto ormai all’ottava edizione, che dal 13 dicembre al 31 gennaio ci offrirà dieci spettacoli di musical, prosa, improvvisazione e ricerca, portati in scena da compagnie ischitane e non, per farci davvero vivere “Tutti i colori del teatro”. L’11, 12 e 13 dicembre comincerà la compagnia Artù con il testo di Luigi Lunari 3 sull’altalena, reduce da una bella tournée in vari teatri d’Italia: una commedia brillante, in cui tre personaggi si ritrovano a condividere un medesimo spazio… Dal 18 al 20 dicembre sarà la volta degli Attori per caso che presenteranno Borgo Sant’Antonio commedia musicale di Raffaele Viviani, adattamento e regia di Salvatore Ronga. Subito prima di Natale, il 22 e 23 dicembre la compagnia Manovalanza proporrà Miriam – storia

Tango Di Gina Menegazzi

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na fila di scarpe, maschili, femminili, sul proscenio; sullo sfondo un lungo telo bianco pieno di parole, alcune scritte al contrario o a specchio casa, estate, coraggio, tempo, farfalla -, e due attori, un ragazzo a sinistra e una ragazza a destra, più o meno coetanei, che si raccontano in un “monologo a due”. Questo è Tango, di Francesca Zanni, portato in scena da Gli amici di Jachy di Genova per la regia di Paolo Pignero, ultimo spettacolo del Premio Aenaria di quest’anno. I due monologhi scorrono paralleli, intrecciandosi e sovrapponendosi, e le due vicende prendono forma lentamente, senza un nesso dichiarato. Lui sente di avere una vita vuota: “Come una torta, bella fuori, ma dentro non c’è niente.” A poco a poco viene fuori, a frasi smozzicate, la sua rabbia, il suo pessimo rapporto con il padre, il suo nulla. Lei, in un abito leggero

…E sarà ancora teatro laica di una nascita annunciata su testi liberamente tratti da Erri De Luca, Alda Merini, Pablo Neruda e Mariangela Gualtieri: un racconto universale della nascita e della morte, di un Cristo nella pancia di sua madre… Tra Natale e Capodanno avremo la possibilità di assistere a due rappresentazioni: il 26 e 27 dicembre, Sasiski ci offrirà uno spettacolo di Commedia dell’Arte con Le due commedie in commedia con due diversi canovacci, e il 29-30 dicembre musica e canti con Facimmo ‘na canzone allera! Portati sul palco dalla Scuola del Folklore. Il nuovo anno a teatro avrà inizio il 5 e 6 gennaio con un viaggio emozionale nel passato: 1861 – la brutale verità, musiche e racconti prodotti da Carma che ci faranno vedere l’altra faccia del brigantaggio meridionale. Il 9 e 10 gennaio la Compagnia Teatrale Costellazione, pluripremiata

in Italia e all’estero, porta in scena La Cattedrale ispirata a due capolavori del passato: Notre Dame de Paris di Victor Hugo e l’Opera da tre soldi di Bertoldt Brecht. Sfida all’ultima… battuta con i Match d’improvvisazione teatrale: il 1516 e 17 gennaio gli Strani Tipici ischitani affronteranno altre due squadre italiane in un fantastico triangolare. Ma, come al solito, sarà il pubblico il vero protagonista. Il 23 e 24 gennaio: a grande richiesta torna Il gran ballo di Cinerello – Un’operetta amorale di Salvatore Ronga, prodotta da Artù, che tanto successo ha riscosso nella passata stagione. E per finire, il 29-30 e 31 gennaio gli Uomini di Mondo si ispireranno alla – quasi omonima commedia di Eduardo De Filippo e ci proporranno Sabato, domenica e un’alba di Corrado Visone. Teatro per tutti i gusti, dunque, con un programma inserito anche

che si rivelerà essere una camicia da notte, ci parla del suo rapporto con le parole “alcune piccole, altre grandi”: ne sceglie una, al mattino, e se la porta dietro tutta la giornata, le danno forza, le occupano la mente. Le parole grandi le prende quando il dolore è troppo forte. Perché? Così, una bravissima Martina Lodi, (Carla in scena), con una leggerezza e una freschezza che contrastano sempre di più, brutalmente, con quello che dice, ci racconta di quando è stata prelevata - di notte, senza nemmeno il tempo di vestirsi -, delle violenze che subisce, del marito arrestato insieme a lei e che ha finto di collaborare per cercare di uscire e raccontare fuori di lì quelle atrocità (ma anche di lui non si saprà più niente, come di oltre 30.000 giovani argentini, in quegli anni di piombo) e infine di quel bimbo di cui era incinta prima di essere presa, che ha partorito e potuto tenere solo per poco, in quell’inferno, e al quale ha scritto una lettera, piena d’amore e di speranza (“ditegli che sono viva”) prima di essere portata via. E il ragazzo a sinistra, tornato nella tremenda casa dove aveva vissuto da bambino, viene avvicinato da una donna anziana, che lo informa che lui è suo nipote, Miguel, il figlio di Carla. Una vita si riempie, in scena, mentre un’altra,

tanti anni prima, era stata caricata su un aereo, e buttata giù in mare, come troppi altri. Ma persino nell’ultimo viaggio Carla conserva una positività che riesce quasi a renderla felice in quel tragico volo, perché vi assapora davvero, finalmente, la libertà. Uno spettacolo

nel cartellone degli eventi natalizi del Comune d’Ischia, e potrebbe davvero essere una bella idea, per Natale, quella di regalare e regalarsi un abbonamento ai dieci spettacoli: con 50 euro (5 euro a spettacolo!) aprirete le porte di un mondo vario e sfavillante e contribuirete alla crescita di questa realtà così viva qual è il “Teatro Ischia”. Tutte le info sul sito internet www.polifunzionaleischia.it

Grazie Luca Solo poche righe per ricordare il grande Luca De Filippo: tanti, molto più qualificati di me, hanno saputo ricordare la sua sobrietà, la sua raffinatezza, la sua generosità e la sua sottile malinconia. Io vorrei riassumerlo con il motto, che gli piaceva tanto, iscritto sulla facciata del Teatro Massimo di Palermo: “Vano delle scene il diletto, ove non miri a preparar l’avvenire” Gina

forte e delicatissimo, sulle note di un tango. Per ricordare il dramma atroce dei desaparecidos e di quei loro figli strappati alle madri e dati in adozione agli aguzzini. Una memoria che non dobbiamo cancellare, perché ci deve proteggere dal ripetere tanti orrori.


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Liturgia 5 dicembre 2015

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Commento al Vangelo

Domenica 6 Dicembre 2015

In cammino verso la salvezza Di Don Cristian Solmonese

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arissimi amici, il Vangelo di questa domenica ci aiuta a continuare il cammino verso la celebrazione del Natale. Possiamo celebrare cento natali, senza che mai Dio nasca nei nostri cuori. Perciò abbiamo bisogno di un tempo di interiorità, perché possiamo, infine, accogliere la luce del Signore. Accogliamo la Parola che scende con abbondanza su Giovanni in questa domenica. Nel vangelo di oggi l’evangelista offre una lunga serie di precise informazioni per dirci quando Dio è uscito allo scoperto, in quale preciso momento, in che luogo, in quale contesto sociale Dio si è coinvolto nella storia dell’uomo. L’aulico e solenne incipit della predicazione del Battista conferma questo intento. Egli, discepolo di Paolo, non ha mai visto Gesù in vita sua. Come noi è stato affascinato e sedotto dalla predicazione di Paolo e dal fuoco della sua parola. Luca, antiocheno, greco, colto e raffinato, ha scritto il suo vangelo dopo Marco, in contemporanea con Matteo. Ci tiene, Luca, a dimostrare (già allora!) che non è corso dietro a delle favole ma che l’annuncio si fonda su solide basi. Per comprendere il messaggio del vangelo, partiamo dall’ultima espressione

del Vangelo: “Ogni uomo vedrà la salvezza di Dio”. Questa espressione è il centro del testo, è l’annuncio solenne: Gesù è il centro della storia. Ecco la grande lezione di Luca; essa non è solo per gli ebrei ma per ogni uomo di ogni tempo e nazione. Questo annuncio viene messo in bocca al Battista che è un personaggio chiave dell’Avvento; ripercorriamone la descrizione: annuncia nel deserto, si definisce voce, il suo messaggio è di conversione (battesimo), annuncia la preparazione all’avvento del Messia. Con semplici ma incisive pennellate l’evangelista ci da nuovamente delle coordinate per vivere l’avvento. La parola di Dio scesa su Giovanni si fa voce da ascoltare così come deve risuonare fortemente la voce della parola nella nostra vita soprattutto in questo tempo; egli ci richiama al deserto. In Esso c’è solitudine e silenzio e questo ci suggerisce il metodo per ascoltare la voce; dobbiamo avere il coraggio di metterci da soli e far tacere il mondo per ascoltare la Parola; ma nel deserto troviamo delle piccole oasi d’acqua che sono l’immagine nuovamente della purificazione. L’acqua ci ricorda il nostro voler cambiare vita, convertirci, tornare al Signore. Il messaggio del Battista infine ci indica la metodologia per accogliere il Signore, il lavorio interiore che dobbiamo fare in questo tempo: preparare, raddrizzare, riempire, abbassare, spianare. Questi verbi ci indicano la fatica del percorso da fare nel nostro cuore: preparare significa togliere dalla mia vita tutto cio che non mi lascia incontrare Dio; raddrizzare è ritrovare il senso e la voglia di vedere Gesù come mia stella polare; riempire indica la capacità di dare senso alla mia vita; abbassare i monti della superbia e del mio orgoglio; spianare significa lasciare modellare il mio carattere dallo Spirito. Queste sono le condizioni e i suggerimenti che il Battista ci offre per accogliere il Signore Gesù nostra salvezza. Noi li accogliamo e ci mettiamo subito al lavoro. Buona domenica!


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Ecclesia

5 dicembre 2015

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San Francesco innamorato dell’Immacolata Dell' Ordine francescano secolare di Forio

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an Francesco d’Assisi, su imitazione di Cristo, ha intrapreso il suo cammino di conversione affidandosi continuamente alla Vergine Maria, Colei che per la Sua divina maternità è degna di lode e onore. “Circondava di un amore indicibile la Madre di Gesù, perché aveva reso nostro fratello il Signore della maestà. A suo onore cantava lodi particolari, innalzava preghiere, offriva affetti tanti e tali che lingua umana non potrebbe esprimere”(FF 786). Maria è la Madre di ogni bontà, infatti “Francesco si trasferì nella località chiamata Porziuncola, dove c’era un’antica chiesetta in onore della beata Vergine Madre di Dio, ormai abbandonata e negletta. Vedendola in quel misero stato, anche perché aveva grande devozione per la Madre di ogni bontà, il santo vi stabilì la sua dimora e terminò di ripararla nel terzo anno della sua conversione (FF355). … In Lei, dopo Cristo, riponeva la sua fiducia (FF1165). … supplicava insistentemente Colei che concepì il Verbo pieno di

grazia e di verità, perché si degnasse di farsi sua avvocata. E la Madre della misericordia ottenne con i suoi meriti che lui stesso concepisse e partorisse lo spirito della povertà evangelica” (FF1051).

CHIESA S. FRANCESCO D’ASSISI, FORIO di ISCHIA

Pellegrinaggio al Santuario Madonna delle Lacrime a Civitavecchia

Venerdì 11 dicembre 2015 (guidato da P. Nunzio Ammirati)

Ventennale delle Lacrimazioni della Madonnina Sono passati 20 anni dalla prima delle 14 lacrimazioni di Sangue di una statuetta della Madonna a Civitavecchia. La prima delle Lacrimazioni della Madonnina è avvenuta in casa della famiglia Gregori il 2 febbraio 1995, festa liturgica della «Presentazione di Gesù al Tempio»; l’ultima è avvenuta nelle mani di Mons. Girolamo Grillo il mattino del 15 marzo 1995. “Quando il 15 marzo del 1995 ho preso tra le mani la Madonnina, socchiudendo gli occhi mi sono soffermato anzitutto sulla prima espressione della “Salve Regina” che stavo pregando in silenzio: Salve Regina, Mater Misericordiae (Salve o Regina, Madre di Misericordia), che è poi la stessa cosa di Madre della Misericordia divina, cioè Madre di Dio, che di sua natura è l’Amore, cioè la Misericordia infinita. Ecco perché, quando la Madonnina ha cominciato a piangere di nuovo per la quattordicesima volta, mi sono rivolto subito alla divina Misericordia, invocando la mia conversione. E quante volte io stesso, dinanzi al Santissimo Sacramento, rivolgendomi al Signore, ripeto: Gesù mio, misericordia!” (Mons. Girolamo Grillo, La vera storia di un doloroso dramma d’amore. La Madonnina di Civitavecchia) Programma PARTENZA per quelli di Ischia, da Ischia Porto con aliscafo Caremar ore 6:20. Per quelli di Napoli, ore 6,45 da P.zza Garibaldi. Si raccomanda la puntualità. Arrivo al Santuario, visita e celebrazione della Santa Messa con consacrazione alla Maria, Regina della Pace. QUOTA DI PARTECIPAZIONE: 20 euro; Colazione a sacco. ISCRIZIONI: Rivolgersi a P. Nunzio, (Cell. 3335854801) Per iscriversi a Napoli, rivolgersi alla Chiesa di S. Pietro ad Aram, Corso Umberto oppure chiamando Ernesto cell. 3332572504

Quindi Francesco, come Maria Santissima, concepì e partorì, accolse e diede alla luce la Parola di Dio, dandogli forma e vita attraverso i tre Ordini da lui fondati. Egli fu il primo a invocare Maria

come “Sposa dello Spirito Santo”, definizione che verrà sostituita in seguito col titolo di “Immacolata Concezione”. Lo Spirito Santo fece di Lei la Madre verginale di Cristo, lo stesso Spirito che fece nascere Cristo nel cuore di Francesco e dei suoi frati, invitando i fedeli di ogni tempo a invocare a affidarsi all’azione dello Spirito di santità per concepire e generare Gesù nei propri cuori. Nel corso dei secoli i francescani contribuirono enormemente a difendere e sostenere il mistero dell’Immacolata Concezione, facendo sì che diventasse dogma di fede, come poi avvenne nel 1854. Il più grande sostenitore francescano degli ultimi tempi verso la figura dell’Immacolata è stato san Massimiliano Kolbe, che prese esempio dallo stesso san Francesco, il cui scopo era quello di morire di amore per l’Amore di Colui che s’è degnato di morire per amore nostro. In questa santa novena dell’Immacolata affidiamoci con riverenza al Cuore immacolato di Maria affinché ci faccia gustare la dolcezza e la gioia del prossimo santo Natale.

Dicembre Tanti Auguri a... Don Mariano Montuori ordinazione il 6 dicembre 2008 Don Cristian Solmonese ordinazione il 6 dicembre 2008 Don Pasquale Sferratore compleanno il 7 dicembre Don Gioacchino Castaldi ordinazione il 20 dicembre Don Agostino Iovene compleanno il 20 dicembre

Don Agostino Iovene compleanno il 20 dicembre Diacono Antonio Pisani compleanno il 22 dicembre Don Pasquale Trani compleanno il 24 dicembre Diacono Giovan Giuseppe Barbieri compleanno il 25 dicembre



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Punti di Vista

5 dicembre 2015

kaire@chiesaischia.it

Rispettiamo le fedi altrui

ABBONAMENTO POSTALE

Di Franco Iacono

1.

In un esercizio commerciale ascolto questa conversazione. La titolare dice di un suo cliente: “Quello non mente, non può mentire, perché è testimone di Geova!”. Intervengo io: “Noi invece, cattolici romani, possiamo mentire!”. La titolare dell’esercizio commerciale replica: “Certo che possiamo mentire, perché possiamo confessare il nostro peccato e con una penitenza di qualche Padre, Ave, Gloria ce la caviamo”. Dalle nostre parti, anche nel nostro tessuto sociale, si va facendo strada l’idea che i Testimoni di Geova siano più affidabili in commercio, sul lavoro e nei rapporti in genere. A prescindere da aspetti dottrinali e teologici, del tutto opinabili ed a volte del tutto incomprensibili, dispiace che alcuni sacerdoti tendano a “criminalizzare” o a mettere in ridicolo quel messaggio, che i suoi “missionari” encomiabilmente si prodigano a diffondere con certosina pazienza e tenacia. Sarebbe molto più produttivo se anche noi, cattolici romani, ci impegnassimo a testimoniare, concretamente, il messaggio evangelico, che oggi Papa Francesco ci fa “vedere” in tutta la sua possente e fascinosa bellezza e poi: guardiamo il nostro Papa, che sulla papamobile si offre all’entusiasmo di centinaia di migliaia di africani, di ogni religione, insieme all’Imam e cerchiamo di comprendere che ogni credo religioso deve essere solo rispettato e che non c’è alcuna superiorità da vantare mentre

sarebbe bellissimo, anche per costruire una società migliore, se ciascuno di noi sapesse nei fatti testimoniare il nostro “credo”, ispirato al Vangelo che incita soltanto all’Amore. 2. Ogni tanto, nel tempo lungo, irrompe il Napoli con i suoi rinnovati campioni, a dare entusiasmo, spensieratezza, allegria al nostro tessuto, afflitto da troppi mali e da troppe tragedie. Stranamente, ma può essere un esempio per tanti, c’è voluto un onesto e bravo “artigiano”, come Sarri, a saper cavare il meglio da campioni già affermati come Higuain o meno celebrati come Khoulibaly. Come che sia la partita con l’Inter, con il suo carico di indubbia fortuna ha costituito il paradigma di que-

sto percorso, che ha portato il Napoli in testa alla classifica. Questo indubbio successo, ancorché non definitivo, sarà utile anche per regalare giornate belle nelle nostre periferie e nella gente più semplice. Se poi contribuirà ad evitare che il Presidente ogni tanto si abbandoni a qualche plateale, e molto opinabile, gesto o dichiarazione, sarà ancora più utile. Una prova complessiva di pacifica maturità di tutto il nostro contesto sarebbe un bel segnale sul piano sportivo, ma anche su quello sociale e civile. Il Napoli, non solo quello di Maradona, sarebbe riuscito a realizzare questo … miracolo! E che non sia troppo intermittente sul piano sportivo e quello sociale! Alla prossima!

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