Kaire 48 Anno II

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Il settimanale di informazione della Chiesa di Ischia ANNO 2 | numero 48 | 28 novembre 2015 | E 1,00

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GIUBILEO DELLA MISERICORDIA: -14 S’avvicina l’8 dicembre, inizio del Giubileo della Misericordia indetto da Papa Francesco. In Diocesi si aprirà la porta santa il 12 dicembre. Ripercorriamo le tappe storiche del Giubileo.

Ripartiamo dalla speranza Di Filomena Sogliuzzo

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a sesta edizione del premio “F.Ferrandino” indetto dalla fondazione “Opera Pia-Iacono-Avelino-Conte, quest’anno ha avuto per tema la condizione di insicurezza e precarietà che vivono i giovani e la conseguente impossibilità di progettare il futuro. Ad aprire una finestra di riflessione ma anche di speranza è stata la conferenza della serata conclusiva di sabato 21 novembre all’hotel “Re Ferdinando”sul valore di una “buona educazione” che fornisca strumenti di crescita e di arricchimento interiore.

La serata è stata ricca di spunti di riflessione, una sorta di questionario esistenziale sollecitato dalla “lectio magistralis” del prof. Paolo Crepet. Con un linguaggio ironico e brillante, immediato e ricco di esperienze personali il prof. Crepet ci ha presi tutti per la collottola e ci ha dato qualche bello scossone, con simpatia ma l’ha fatto e così, giovani e adulti, chi ha avuto orecchi e “cuore” per ascoltare ha trovato le domande giuste da fare a se stesso e i più fortunati anche qualche risposta soddisfacente! Ma andiamo per ordine. Dopo le presentazioni di rito da parte degli organizzatori, è stata proiettata un’intervista del giornalista Graziano Petrucci a quattro ragazzi delle scuole Continua a pag. 6

In ritiro spirituale I sacerdoti della nostra diocesi hanno lasciato per cinque giorni l'isola d'Ischia per poter svolgere gli esercizi spirituali con il Vescovo Pietro Lagnese.

PARROCCHIE La comunità di Fiaiano dà il benvenuto a Federica che ha ricevuto tre Sacramenti dal vescovo Pietro.

KAIRE TERRITORIO Riscaldiamo le nostre case con la legna. Ancora tanto interesse per una fonte energetica che non passa mai di moda.

PICCOLO MONDO ANTICO Il ricordo di don Livio Baldino tornato al Padre 20 anni fa, a cura del prof. Nunzio Albanelli.

IL MONDO DEI BAMBINI Cosa dire ai nostri figli quando ci fanno domande sul terrorismo e sulle guerre?


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Diocesi 28 novembre 2015

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FORMAZIONE DIOCESANA

Incontro di educazione socio affettiva e sessuale Giovedì 3 dicembre alle ore 16:30 presso l’auditorium del Polifunzionale ad Ischia ci sarà il terzo incontro con il prof. Domenico Bellantoni, nell’ambito del percorso formativo sull’affettività e sessualità per una educazione libera e responsabile. Di Lorenzo Russo

Di Lorenzo Russo

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uesto percorso di formazione, offerto dalla Diocesi di Ischia attraverso i suoi Uffici competenti (Pastorale familiare e vita, Pastorale scolastica, Catechesi, Servizio di pastorale giovanile), nasce dall’esigenza largamente condivisa sia negli ambienti più propriamente ecclesiali che sociali (soprattutto dalle famiglie, dagli insegnanti, dagli operatori dell’educazione in genere), di colmare un vuoto educativo preoccupante nelle nostre Comunità circa le dimensioni dell’affettività e sessualità della persona umana. Notiamo infatti che a farne le spese sono soprattutto i bambini e i ragazzi che - sempre più spesso e sempre più numerosi – presentano problematiche e atteggiamenti che vanno ben aldilà di una fisiologica crescita. Si vogliono dunque offrire, in un’ottica di “alleanza educativa”, degli strumenti pedagogici condivisi da tutti – credenti e non – per favorire lo sviluppo armonico di ogni persona, di ogni ragazzo, che ne ha diritto! LA PARTECIPAZIONE E’ LIBERA E GRATUITA. Giovedì 3 dicembre saranno trattati i seguenti temi: significato simbolico della sessualità umana, collocata all’interno di un orizzonte di senso e valoriale. Percorsi e me-

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todologie per un’educazione socio affettiva, sessuale e di genere. Attenzione specifica alla narrazione e autobiografia, per un’educazione alla consapevolezza e allo sviluppo del Sé. CHI È IL PROF. BELLANTONI Il prof. Domenico Bellantoni è un laico, sposato, psicologo, counsellor e psicoterapeuta. Insegna Psicologia della religione all’Università Salesiana di Roma e Analisi esistenziale frankliana all’Universi-

Via delle Terme 76/R - 80077 Ischia Codice fiscale e P.Iva: 04243591213 Rea CCIAA 680555 - Prefettura di Napoli nr.11219 del 05/03/2003 Albo Nazionale Società Cooperative Nr.A715936 del 24/03/05 Sezione Cooperative a Mutualità Prevalente Categoria Cooperative Sociali Tel. 0813334228 Fax 081981342 info@kairosonline.it pec: posta.kairos@pec.it Registrazione al Tribunale di Napoli con il n. 8 del 07/02/ 2014

tà “La Sapienza” di Roma. E’ vicepresidente dell’associazione di Logoterapia e Analisi Esistenziale Frankliana (ALAEF) e Direttore della Scuola di Counselling Esistenziale Frankliano. ATTESTATO DI PARTECIPAZIONE A quanti ne faranno richiesta sarà rilasciato al termine del percorso un attestato di partecipazione, previa verifica della firma di presenza ad almeno 4 incontri proposti.

Direttore responsabile: Dott. Lorenzo Russo direttorekaire@chiesaischia.it @russolorenzo Direttore Ufficio Diocesano di Ischia per le Comunicazioni Sociali: Don Carlo Candido direttoreucs@chiesaischia.it Progettazione e impaginazione: Gaetano Patalano per Cooperativa Sociale Kairos Onlus

a lunedì 23 a venerdì 27 novembre i sacerdoti della nostra diocesi sono partiti da Ischia per svolgere gli esercizi spirituali con il vescovo Pietro Lagnese. Il ritiro si è svolto presso la casa religiosa Villa Crawford, in località Sant’Agnello nel territorio della diocesi di Sorrento. Ad accompagnare i nostri sacerdoti, il padre predicatore Gianfranco Barbieri. Le giornate iniziavano verso le 8 del mattino con la recita delle lodi, poi a seguire la colazione e alle 9:30 la prima meditazione del giorno. Intorno le 11:45 la Santa Messa nella cappella della struttura, e a seguire il pranzo. Il pomeriggio si riprendeva alle ore 16 con l’Ora Media e la seconda meditazione. Alle 18:00 a tu per tu con Gesù Eucarestia, il momento della giornata per stare di fronte all’esposizione del SS. Sacramento e dialogare con Lui. Alle 19 i Vespri e a seguire la cena che concludeva la giornata. Qualche volta dopo cena c’era la visione di un film – mercoledì è stato proiettato il diario di un curato di campagna - o un momento di condivisione. Giornate semplici in cui i nostri sacerdoti hanno potuto sperimentare quel distaccamento da tutto e tutti, ed essere così in pieno legame solo con Gesù.

Redazione: Via delle Terme 76/R - 80077 Ischia kaire@chiesaischia.it | @chiesaischia facebook.com/chiesaischia @lagnesepietro Tipografia: Centro Offset Meridionale srl Via Nuova Poggioreale nr.7 - 80100 Napoli (NA) Per inserzioni promozionali e contributi: Tel. 0813334228 Fax 081981342 oppure per e-mail: info@kairosonline.it

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Esercizi spirituali del clero


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Verso il Giubileo 28 novembre 2015

Di Oreste Paliotti

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immagine più nota atta ad esprimere questo tempo di grazia è l’apertura a Roma, nelle quattro basiliche maggiori, delle porte sante (ora ribattezzate dal papa “porte della misericordia”): altrettanti simboli di Cristo che accoglie i pellegrini in luoghi di bellezza evocante la Gerusalemme celeste, per poi inviarli, rinnovati dal sacramento della riconciliazione, suoi testimoni in mezzo al mondo. Quattro basiliche che dicono ciascuna una realtà professata nel credo: la Vaticana, edificata sulla tomba di Pietro, manifesta la Chiesa apostolica fondata sulla roccia che è lui stesso; l’Ostiense, che ingloba la tomba di Paolo, presenta la Chiesa in quanto universale, perché sull’esempio dell’apostolo delle genti non conosce confini nella sua missione; la Lateranense testimonia la Chiesa una sotto la guida del vescovo di Roma, di cui è cattedrale; e infine la Mariana (Santa Maria Maggiore con la sua reliquia della “Sacra Culla” e il presepio marmoreo di Arnolfo di Cambio), che esalta la Chiesa scaturita dal fianco di Cristo nato dalla Vergine. Prima ad essere “smurata” il 13 dicembre sarà la “porta della misericordia” di San Giovanni in Laterano. Seguiranno, nei giorni successivi, quelle delle altre basiliche papali. Il vescovo di Roma ha voluto però estendere il privilegio di una uguale porta a basiliche, cattedrali e santuari di tutte le diocesi del mondo (ad Ischia la Chiesa Cattedrale), affinché il Giubileo possa essere celebrato anche a livello locale, «quale segno di comunione con tutta la Chiesa». Secondo i suoi intenti dovrà essere un “Giubileo delle periferie”, molto pastorale e poco spettacolare. Ma le novità non si limitano a questo. Il primo viaggio del papa in Africa, iniziato il 25 di questo mese, vede il giorno 29, prima domenica di Avvento, l’apertura della prima porta della Misericordia, nella cattedrale di Bangui, la capitale della Repubblica Centroafricana, dilaniata da tre anni di scontri. Vuole in tal modo «manifestare la vicinanza orante di tutta la Chiesa a questa nazione così afflitta e tormentata ed esortare tutti i centroafricani a essere sempre più testimoni di misericordia e di riconciliazione». La tradizione dell’Anno Santo (altro nome del Giubileo)

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S’avvicina l’8 dicembre, inizio ufficiale del Giubileo straordinario della Misericordia indetto da papa Francesco e incentrato su «Dio ricco di misericordia», espressione usata da san Paolo nella sua lettera agli Efesini. L’evento coincide col 50° anniversario della chiusura del Concilio Ecumenico Vaticano II: di qui il suo particolare significato, e l’impulso per la Chiesa cattolica a continuare l’opera iniziata con quella storica assise.

Il Giubileo delle periferie

inizia nel 1300 con papa Bonifacio VIII, che ne previde uno ogni secolo. Ma dal 1475, per permettere ad ogni generazione di viverne almeno uno, il Giubileo ordinario fu cadenzato con il ritmo di 25 anni. L’ultimo di una serie che ne conta 26 è stato quello del 2000. Risale invece al XVI secolo la consuetudine di indire in occasione di un avvenimento particolare un Giubileo straordinario, l’ultimo dei quali ha celebrato nel 1983, per iniziativa di Giovanni Paolo II, i 1950 anni della Redenzione. Il senso più profondo di un evento caratterizzato, nelle ultime edizioni, da una spettacolarità mediatica senza precedenti consiste in un perdono generale, in un’indulgenza aperta a tutti, soprattutto in un’opportunità data ai cristiani per

approfondire la fede e viverla con rinnovato impegno. Per accompagnare questo percorso segnalo, edito da Laterza, Il Giubileo: un illuminante saggio di Alberto Melloni, docente di Storia del cristianesimo all’Università di Modena-Reggio Emilia e titolare delle cattedra Unesco sul pluralismo religioso e la pace dell’Università di Bologna. L’autore vi ripercorre la storia di questa istituzione legata indissolubilmente «a una delle istanze più ambigue della disciplina della Chiesa latina, la dottrina dell’indulgenza». Evidenziando luci ed ombre del Giubileo, il suo avvicinarsi o discostarsi dalla matrice biblica, l’autore arriva ai nostri tempi e alla svolta che segna il progressivo purificarsi e spiritualizzarsi dell’Anno Santo. L’avvio è

dato da papa Giovanni XXIII, il cui Giubileo del 1962 si distacca nettamente dai precedenti con la rinuncia «alle armi della severità» e il ricorso «alla medicina della misericordia» di cui il Concilio s’era fatto banditore. Ultima fioritura dei semi piantati dai successori di papa Roncalli, il Giubileo di papa Francesco vuol essere «il Concilio vissuto» in quanto pone al centro dell’attenzione il Dio misericordioso che invita tutti all’incontro con lui: incontro che ispira, a sua volta, la virtù della misericordia nei riguardi di ognuno. In questo orizzonte, cambia radicalmente lo stesso concetto di indulgenza: smette di essere una tecnica, una grazia da “lucrare”, per declinarsi invece come «parte del sentimento materno di Dio».


Verso il Giubileo

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Di Giovanna Pasqualin Traversa

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iubileo da jobel, il corno d’ariete che secondo la prescrizione di Mosè annunciava ogni cinquant’anni agli ebrei l’inizio di un anno santo dedicato al Signore, nel quale i fondi alienati venivano restituiti ai proprietari, gli schiavi rimessi in libertà, i debiti condonati. I primi scrittori cristiani vi intravedono la prefigurazione dell’ “anno di grazia” annunciato da Gesù nella sinagoga di Nazareth, ma è Isidoro di Siviglia, nel VII secolo, ad attribuire al giubileo valenza di condono dei peccati anticipando la questione delle indulgenze, in origine autonome rispetto all’anno santo. La prima indulgenza plenaria viene infatti concessa nel 1095 da Urbano II ai crociati in partenza per la Terra santa; solo in seguito “iubilaeum” e “indulgentia” finiranno per coincidere. L’autunno del medioevo. È Bonifacio VIII a indire nel 1300 il primo anno santo della storia per riaffermare il prestigio del pontificato e l’universalità del cristianesimo di fronte alla crisi delle due istituzioni-cardine del medioevo, papato e impero, e alla nascita degli stati europei. Fin dall’inizio i giubilei si rivelano grandi eventi della cristianità ma anche specchio del tempo e realtà in grado di influenzare società e cultura. Cinque anni dopo ha inizio la “cattività avignonese” (1305 – 1377) e il giubileo del 1350 si svolge, malgrado l’epidemia di peste nera, in assenza di papa Clemente V. In tono minore anche quello del 1390, celebrato da Bonifacio IX dopo il rientro dei pontefici a Roma grazie anche alle esortazioni di santa Caterina da Siena. In pieno scisma d’occidente (1378 – 1417) l’anno santo del 1400, seguito da quello del 1423 voluto da Martino V a 33 anni da quello del 1390. Umanesimo, rinascimento e riforma. Il rapporto fra umanesimo e fede cristiana è la novità che i papi si trovano ad affrontare nel quattrocento, epoca che vede la luce del mecenatismo pontificio. “Giubileo d’oro” viene definito quello indetto nel 1450 da Niccolò V che decide di trasferire la residenza papale dal Laterano al Vaticano e incarica Leon Battista Alberti di demolire l’antica basilica petrina per costruirne una più idonea. Grazie al pontefice umanista fanno ritorno a Roma codici

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Giubileo: scheda storica

miniati e preziosi testi del mondo classico, primo nucleo della biblioteca vaticana. La bolla del 1470 di Paolo II stabilisce che i giubilei debbano essere quattro per ogni secolo, negli anni 00-25-50 75. Sisto IV, noto per la costruzione della Cappella sistina, promulga l’anno santo del 1475, ma per la scarsa affluenza di pellegrini si diffonde la prassi di offrire l’indulgenza, a giubileo concluso, su versamento di denaro. Pratica che sarà nel 1517 una delle cause scatenanti della “rivolta” di Martin Lutero. Alessandro VI, nel 1500, stabilisce l’inaugurazione giubilare con l’apertura di una porta santa in ogni basilica. In piena riforma protestante e in tono minore si tiene il giubileo del 1525 (Clemente VII). Controriforma ed epoca moderna. Ignazio di Loyola e Filippo Neri sono tra i pellegrini dell’anno santo del 1550, convocato da Giulio III in pieno concilio di Trento (1545 – 1563), ma vero banco di prova per la Chiesa uscita più forte dall’assise tridentina è quello del 1575 (Gregorio XIII) che riafferma la supremazia del papa e il culto della Vergine e dei santi. Nel secolo successivo Roma si arricchisce di grandiose scenografie

barocche. Al giubileo del 1600, indetto da Clemente VIII, partecipa Roberto Bellarmino; in quello del 1625 viene inaugurato l’interno della basilica di san Pietro. Fran-

cesco Borromini viene incaricato di restaurare la basilica lateranense per il giubileo del 1650, mentre ad accogliere quello del 1675 (Clemente X) è il colonnato del Bernini, ma il fervore religioso inizia ad attenuarsi e l’anno santo del 1700 (Innocenzo XII) assiste agli albori

illuministici. La fontana di Trevi e la scalinata di Trinità dei monti arricchiscono la Roma del giubileo del 1725, nel corso del quale Benedetto XIII richiama a sobrietà e devozione dopo gli eccessi del secolo precedente. Nell’anno santo del 1750 (Benedetto XIV) prendono il via le missioni popolari di Leonardo di Porto Maurizio, mentre quello del 1775, indetto da Pio VI, si svolge due anni dopo la soppressione della Compagnia di Gesù. Pio VI muore in esilio in Francia e nel 1800 il giubileo non viene celebrato, mentre quello del 1825, proclamato da Leone XII, sembra segnare la fine di un’epoca. Il successivo si svolge in tono minore nel 1875, a cinque anni dalla chiusura del primo Concilio Vaticano e dalla braccia di Porta Pia. L’anno santo del 1900 (Leone XIII) saluta l’illuminazione elettrica della basilica petrina, quello del 1925 vede il ripristino della croce al Colosseo. A pochi anni dall’orrore della seconda guerra mondiale Pio XII indice il giubileo del 1950, durante il quale viene proclamato il dogma dell’assunzione in cielo di Maria e inaugurata via della Conciliazione. Nel 1975, a dieci anni dalla conclusione del Concilio Vaticano II, viene per la prima volta trasmessa in mondovisione l’apertura della porta santa da parte di Paolo VI. Nel 1983 Giovanni Paolo II indice il giubileo straordinario della redenzione.


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Attualità 28 novembre 2015

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Ripartiamo dalla speranza La sesta edizione del premio “F. Ferrandino” indetto dalla fondazione “Opera Pia-Iacono-Avelino-Conte, quest’anno ha avuto per tema la condizione di insicurezza e precarietà che vivono i giovani e la conseguente impossibilità di progettare il futuro. Continua da pag. 1 superiori, molto ben fatta in verità ma, ahimè, per nulla aderente all’inquietudine che attraversa il mondo giovanile isolano. Gli intervistati hanno raccontato del loro rapporto con la rete, dei valori che indirizzano la loro esistenza, dei progetti per il futuro; bene, un dato da rilevare però, è che tutti hanno raccontato di aver alle spalle una famiglia unita, dove circolano amore e ascolto reciproci, un modello da ripetere a cui tutti hanno detto di aspirare; allora mi è venuto spontaneo chiedermi, quante delle nostre famiglie incarnano il modello familiare narrato dai ragazzi? Come mai il mal di vivere ci annienta, vedi ad esempio tutte le famiglie rovinate dal gioco d’azzardo? Altro dato significativo, quello più aderente a tutta la nostra gioventù, è l’assenza di impegno sociale e civile e di ogni interesse ad esso relativo a testimonianza che gli ischitani disertano le questioni riguardanti la politica, in senso nobile, e quindi in questo campo sono poco educativi. Allora, buona la scelta dei testimoni, sono ragazzi di primordine ma, per il resto, non raccontiamoci favole. Dopo la proiezione del video, la lectio del professor Crepet prende l’avvio ponendo una serie incalzante di domande, cosa vuol dire educare oggi? Proteggere i nostri figli dal dolore è educativo? Siamo capaci di aiutarli a costruire la loro autostima che, dice Crepet, “oggi è merce sempre più rara”? Abbiamo pensato che cancellare il dolore di vivere, la fatica, la frustrazione fosse educativo, dimenticando che ognuno ha dentro di se le risorse per affrontare queste situazioni in autonomia e che proprio da questo sperimentarsi nasce l’autostima. Abbiamo lasciato ai nostri figli quello spazio vitale d’azione in cui mettere in campo la sue risorse, abbiamo sollecitato la loro creatività nella soluzione dei problemi, piccoli o grandi che siano? Il grande educatore - dice


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Attualità

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Crepet - è quello che capisce il limite da non superare tra un dolore che stimola alla reattività e quello che distrugge e annienta. Educare è dunque un atto artistico! Far crescere la loro autostima è un atto creativo! E’ chiaro, dunque, perché non ci siano decaloghi sull’educazione ma esperienze educative che

seppur trasmissibili, vanno sempre giocate tra le mille variabili delle relazioni umane. Il ruolo dell’adulto è quello di stimolare grandi ambizioni - aggiunge Crepet - di essere capitani e non imbrigliatori delle loro ali, cacciatori di orizzonti con loro e mai schiacciarli con sensi di colpa.

“Volete aiutarli? Dategli poco, il desiderio viene dalla mancanza, chi ha tutto non desidera e diventa un adulto che non sa progettare”. In fondo mi sembra che si invochi quel senso di responsabilità degli adulti presente nelle famiglie che i ragazzi ci hanno fatto intravedere nel video e che non riguarda affatto l’offerta di cose ma l’offerta di tempo, di ascolto, tenerezza, insomma di se stessi. “Quando un ragazzo sbaglia la sua colpa è per metà colpa dei padri”. Poi rivolgendosi ai ragazzi presenti in sala ha detto “la vita è progetto, questa è la sfida, non abbiate paura…vi auguro di incontrare capitani che vi indichino la stella

polare, guardate là con coraggio”. Infine l’intervento del Vescovo e i suoi ringraziamenti “mi sento perfettamente allineato con quanto detto, noi adulti abbiamo una grande responsabilità, quella di trasmettere la fiducia nella vita, non con le parole ma con la vita e di fronte a questo c’è bisogno che tutti ci esaminiamo a cominciare da noi uomini di chiesa che tante volte non diamo il buon esempio e poi a tutti quelli che esercitano il mestiere bellissimo ma difficilissimo di essere padri”. Una serata dunque molto stimolante, come lo sono tutte le occasioni che mettono in moto il pensiero critico, grazie, davvero. Giovan Giuseppe Lubrano


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Politica & Società 28 novembre 2015

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Il Mercato Comunale che non decolla! Ad esclusione del giovedì che vede un alta affluenza di persone grazie alla fiera esterna, per il resto della settimana il mercato è quasi deserto, nonostante la convenienza economica e la disponibilità di parcheggio.

Di Amedeo Romano

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l mercato comunale di Ischia viaggia a due velocità: due situazioni paradossali ed estreme, quelle vissute dai mercatali che si dividono o spazio di via Morgioni. Da una parte, quelli che occupano i box interni, per tutto l’anno, e quelli che arrivano ad animare una vera e propria fiera nell’area esterna, ma solo il giovedì. Ed è proprio di giovedì che si sviluppa l’assurdo caso del mercato ischitano: frequentatissima la parte esterna, con tanti residenti ma anche moltissimi turisti che per

strada chiedono e si informano per sapere dov’è il mercato... e non si preoccupano se è un po’ fuori mano, loro ci arrivano lo stesso, per trascorrere una mattinata diversa, nel mercatino ischitano... E mentre per i mercatali dell’esterno c’è un giro di persone che è difficile da smistare tanto sono numerosi, a pochi metri nell’area interna si vive l’assurdo di una desolazione, interrotta soltanto da qualche curioso che decide di inoltrarsi all’interno per vedere cosa c’è. Le problematiche dei mercatali sono sempre le stesse, tant’è che si stancano perfino di parlarne: pochi i box assegnati, si contano sulle dita di una mano; tanti, troppi

quelli ancora da assegnare, ma non si riesce a venirne a capo. C’è una graduatoria che non scorre, e le amministrazioni che si susseguono fanno sempre le stesse cose, promesse di sviluppo, mai mantenute. Sono ormai stanchi di protestare, anche se hanno le idee chiare: il mercato di via Morgioni, così come è messo fuori mano, nei giorni della settimana in cui non si anima la parte esterna, è quasi un mortorio...è fuori mano, ma l’obiezione della massaia è chiara e non contestabile: d’accordo che si vendono i detersivi o cose per la casa, ma se non c’è un negozio di alimentari, alle mamme di famiglia non conviene giungere fin lì...è più

semplice e pratico fare la spesa in un supermercato, anche se costa di più! Non una guerra tra poveri quindi, ma la ricerca di una soluzione che tarda ad arrivare, nonostante le promesse. Per rivitalizzare il mercato di via Morgioni non bastano le bancarelle nell’area esterna una volta alla settimana: bisogna coprire gli spazi vuoti all’interno, per rendere credibile ed appetibile l’intera struttura, che gode di un parcheggio che dovrebbe fare la differenza, rispetto ad altre strutture. Lo chiedono i commercianti dei box interni, e potrebbe essere un vantaggio anche per la popolazione tutta e, perchè no, anche dei turisti.


Opinioni

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PUNTI DI VISTA

La violenza non si sconfigge con la violenza Di Franco Iacono

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iolenza, violenza, ancora violenza! Violenza a Parigi, ma violenza anche a Napoli, dove la morte corre sulle… ali lugubri della criminalità organizzata. E non è solo la frequenza degli omicidi, è anche la loro efferatezza ad impressionare: una donna giovane uccisa e bruciata per questioni di droga! Proprio in questi giorni. E poi, Caivano, il Parco Verde, l’isolato numero 3: lì l’infanzia viene violata, viene sporcata! Un uomo abusa della figlia della sua donna. Ha 3 anni e la mamma sapeva e copriva. Accade sempre in questi giorni! Lì i bambini muoiono dope essere stati stuprati, come la povera Fortuna, “precipitata” dal settimo piano di quel palazzaccio di morte. L’isolato numero 3! Nonostante le grida accorate del Parroco, Don Maurizio Patriciello, nessuno, neppure quelli che sanno, parlano. Scrive Fulvio Bufi sul Corriere della Sera di giovedì 19 di novembre: “Il silenzio dei colpevoli ed il silenzio degli innocenti. Sempre che chi chiude gli occhi davanti all’abuso di un bambino possa sentirsi innocente!” Che umanità è questa?! Che tempo è questo?! Parigi “vale” Caivano, allora!? Certo che no! Ma, mentre ci indigniamo, soffriamo, partecipiamo per i morti di Parigi e ci preoccupiamo per il futuro, anche nostro, in un mondo senza governo e senza bussola, per favore non giriamo lo sguardo dall’altra parte di fronte a quello che accade fuori dell’uscio di casa nostra! E non rassegniamoci, pensando che questo degrado sia inevitabile ed irreversibile. Per for-

tuna tante associazioni, sportive, culturali, solidali danno sorriso e speranza, nel segno di una lettura più autentica del Vangelo, come Papa Francesco ci insegna con il suo coraggio e la sua testimonianza eroica, di cui anche al viaggio in Africa di questi giorni. La sfida: in questo luogo di bellezza, che il Padreterno ci ha donato, dobbiamo far vincere la bellezza dei sentimenti, dell’amore, della solidarietà. Anche qui ad Ischia, dove saltano i valori più sacri, a cominciare dall’amicizia, magari per questioni di interesse; qui ad Ischia, dove la droga continua a farla da padrona, dove prevaricazioni e ingiustizie segnano troppi rapporti, già appesantiti da tante ipocrisie. La Pace, come diceva Papa Giovanni XXIII, non è soltanto assenza di guerra, ma è valore positivo, che costruiamo giorno per giorno nelle famiglie, nel nostro tessuto sociale, sul posto di lavoro. Anche in questo modo contribuiamo a realizzare un mondo migliore. E Dio sa quanto bisogno c’è che questo Mondo diventi migliore.


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Parrocchie 28 novembre 2015

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PARROCCHIA DI S.SEBASTIANO MARTIRE – DECANATO DI BARANO SERRARA FONTANA

Alla scoperta di carismi antichi e nuovi Della Redazione

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el 2012 come parrocchia di San Sebastiano Martire, in occasione della festa di San Rocco facemmo un gemellaggio con la Chiesa di San Pietro, un santuario benedettino nel centro di Assisi. L’anno successivo abbiamo restituito la visita facendo un itinerario sulle orme di San Francesco. L’anno scorso siamo stati a Laverna e Loppiano. Quest’anno, in 27 abbiamo vissuto il pellegrinaggio parrocchiale a Roccaporena, Cascia, Norcia, Collevalenza e Greccio. Un itinerario alla scoperta di carismi antichi e nuovi, fra le radici di San Benedetto, Santa Rita e la novità di Madre Speranza. Roccaporena è la città natale di Santa Rita, mentre a Cascia c’è il monastero dedicato a lei. A Norcia abbiamo visitato il duomo di San Benedetto e a Collevalenza il santuario dell’amore misericordioso di Madre Speranza. Molto significativa la preghiera con alcuni giovani benedettini, e la scoperta di Madre Speranza, un carisma del tutto nuovo rispetto ai benedettini. “Mi sento davvero bene, dopo aver vissuto questi giorni splendidi – ci racconta Paola - E’ per me una preparazione all’Avvento. Santa Rita, questa madre coraggio, è davvero fantastica. Ha dato speranza a noi mamme che viviamo con queste nuove generazioni di ragazzi che sono un po’ lontane dalla chiesa di oggi e,

Auguri a don Beato Della Redazione

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nche questo è essere famiglia come Chiesa. Ecco un momento di agape dopo la messa serale per festeggiare don Beato Scotti e il suo quarantaduesimo compleanno nella parrocchia di S. Maria di Montevergine a Forio. Auguri da tutti noi. Michele Magnanimo

vedendo alcuni esempi negativi all’interno della Chiesa, difficilmente si avvicinano. Papa Francesco ci scuote e ci chiede di dare testimonianza, e noi da qui abbiamo appreso come fare. Poi siamo passati a San Benedetto, dove abbiamo sperimentato quel silenzio, quel vigore necessario per far crescere la propria fede in Dio. E poi il top dei top: San Francesco.

Qui ho capito che esiste un presepe dentro di noi che deve crescere ogni giorno, e se non guardiamo dentro di noi, non potrà nascere mai il Bambinello in mezzo a noi. Noi siamo sempre in cammino, felici di dare una mano alla Chiesa nel mondo ma anche e soprattutto alla Chiesa ischitana, dando sostegno al nostro vescovo che è un grande Padre”.


Il mondo dei bambini

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Cara Emma, quello che è accaduto tocca il cuore di tutti e fa sorgere in ciascuno tanti interrogativi ma non ha ripercussioni immediate, non cambia la vita, almeno di una piccola cittadina come Lisieux. Capisco lo sgomento di tutti, anche dei più piccoli. In fondo, una violenza così brutale è del tutto sco-

nosciuta non solo alle nuove generazioni ma anche alla mia, che pure ho qualche anno in più. La seconda guerra mondiale, insieme alla distruzione materiale, ha generato il desiderio di voltare pagina e di abbandonare per sempre la guerra. È triste parlare di guerra ma forse è proprio questa la parola più adatta. Non ci illudiamo, oggi è in atto uno scontro violento tra due modi di intendere la civiltà. Non è un gruppo di psicopatici, come qualcuno li ha definiti. Cosa fare, allora? In primo luogo dobbiamo parlarne con i nostri figli, evitando

In dialogo con i figli…

Se papà e mamma si lasciano? Ieri Virginia mi ha chiesto: “Papà, ma se tu e la mamma vi lasciate chi è che tiene due figlie e chi una?” Ero in cucina che stavo affettando le cipolle, la domanda mi ha colto di sorpresa. “In che senso, Virginia?”, ho detto. “Siamo tre sorelle”, ha detto, “la terza sorella non potete mica dividerla a metà!” Mi è venuto da ridere. Stavo per risponderle: “Non ti preoccupare, amore, la mamma ed io non ci lasceremo mai”, ma non volevo mentirle, perché so che ogni relazione s’inventa ogni giorno, e il torto più grande che puoi fare a te stesso, e agli altri, è proprio quello di crederti invincibile. “Virginia”, ho detto, “se per caso la mamma ed io un giorno ci separassimo vi vedremmo tutte e tre, un po’ io e un po’ la mamma, non ti preoccupare.” “Ma in Mrs. Doubtfire il papà vedeva i bambini solo il sabato”, ha detto. “Virginia, certe volte quando due genitori si lasciano possono succedere delle cose”, ho detto. “Magari non si sono lasciati bene, ma litigando. Ma la mamma ed io siamo stati sempre d’accordo che, se anche ci lasciassimo, voi verreste sempre prima di tutto. Hai capito? Sempre.” Mi ha fissato in silenzio. “Papà”, ha detto d’un tratto. “Ma l’amore può finire?” Ci ho pensato un attimo prima di rispondere. “L’amore

di pensare che sono troppo piccoli per comprendere eventi come questi. Chi ha la responsabilità educativa ha l’obbligo di insegnare a leggere gli eventi. Anzi, possiamo dire che è proprio questa la prima e fondamentale educazione. Dobbiamo dire che vi sono uomini che fanno il male. E pretendono di farlo in nome di Dio. Tutto questo, dobbiamo dirlo con calma e fermezza, è profondamente sbagliato perché ogni offesa fatta all’uomo è anche un’offesa a Dio. Il male fa paura. Non possiamo pretendere di non aver paura né possiamo

vendere illusioni ai più piccoli. Ma non dobbiamo restare schiavi della paura. “Non avrete il mio odio”, ha scritto un uomo che negli attentati di Parigi ha perso la moglie ed è rimasto solo con un bambino di 17 mesi. Odiare significa cadere nella trappola. La rabbia istintiva ma non l’odio; il desiderio di giustizia, non la vendetta. Siamo certi che l’amore è più forte della morte. Mia cara, cerca di trovare le parole adatte per dire ai tuoi figli che il coraggio di affrontare la vita non nasce dalla certezza di poter rispondere colpo su colpo, ma dalla fede. Possiamo guardare al futuro senza paura perché sappiamo che Dio è più forte. A questo punto il dialogo diventa preghiera. E ci accorgiamo allora che siamo tutti figli, grandi e piccoli e tutti bisognosi di sperimentare la paternità di un Dio che non ci abbandona. Don Silvio

“No”, ho detto, “ma quando la mamma lo ha scoperto ormai mi voleva già bene.” “Papà!”, ha detto, “ma allora l’hai imbrogliata.” “Forse un pochino”, ho detto, “ma il punto è che la mamma è stata la prima che mi abbia mai fatto venire voglia di cercare un elastico,

capisci che intendo?” Mi ha guardato per qualche secondo. “Tieni papà”, mi ha detto, sfilandosi l’elastico che le teneva su i capelli. “Così tu e la mamma non vi lasciate.” Lei ha riso, io per fortuna stavo affettando le cipolle.

Terrorismo, le domande dei nostri figli e le risposte che dobbiamo dare

Di Don Silvio Longobardi

aro Don Silvio, come va la vita a Lisieux? Quali ripercussioni sta avendo su di voi la strage avvenuta a Parigi? Ieri anche Francesco ed Emanuele erano un po’ preoccupati per voi…. Francesco ieri sera aveva paura di andare a dormire, forse poiché è più grande, riesce meglio a percepire il male che c’è in tutta questa vicenda e le conseguenze che ne potrebbero derivare. Cosa possiamo e dobbiamo fare in una vicenda come questa? Emma

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non finisce”, ho detto, “sono le persone che cambiano.” “Le persone?”, ha detto. “Virginia”, ho detto, “anche gli adulti crescono, sai? Tu adesso sei una bambina grande, sette anni fa eri una bambina piccola. Funziona un pochino così anche per le mamme e i papà. Io quando ho conosciuto la mamma ero una persona diversa, lo era anche lei. L’importante, quando due persone si amano, è riuscire a cambiare insieme o rispettare i cambiamenti dell’altro. I genitori, con i propri figli, fanno proprio quella cosa lì, invece fra loro certe volte non ci riescono. E’ per quello che l’amore per i figli è l’unico che non finisce mai, mai.” “Ma tu”, ha detto, “quando hai incontrato la mamma, come hai fatto a sapere che era la mamma?” “Non ho capito”, ho detto. “Come hai fatto a capire che volevi amarla?”, ha detto. “Ah, quello”, ho detto. “L’ho capito dopo circa dieci minuti.” “E da cosa?”, ha detto. “Quando ci siamo incontrati la prima volta, si è sollevata i capelli dietro la nuca, sopra la testa, e si è fatta uno chignon senza neanche un elastico, solo annodandoli”, ho detto. “E allora?”, ha detto. “E allora lì ho capito che lei aveva disperatamente bisogno di un elastico”, ho detto. “E io dei suoi capelli.” “E tu ce l’avevi, l’elastico?”, ha detto.


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Parrocchie 28 novembre 2015

Di Giuseppe Galano

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a ragazza, con forza e determinazione ha desiderato di appartenere a Gesù, dopo un cammino durato oltre un anno e caratterizzato da un susseguirsi di gioia ed amore. Possiamo definire unica l’esperienza vissuta dall’intera comunità parrocchiale che ha fortemente desiderato stringersi in un abbraccio forte e caloroso a questa meravigliosa ragazza. Tanta gioia si leggeva anche sul volto del Vescovo Pietro fin dal suo ingresso in chiesa. La Celebrazione, animata dalle splendide voci della corale parrocchiale, ha visto la presenza di tantissimi bambini che con la loro tenerezza hanno contribuito a rendere ancora più speciale questo giorno. “Per me è una grande gioia essere qui. Questo è un momento bellissimo non solo per Federica che viene immersa nello Spirito ed entra a far parte della Chiesa e della SS. Trinità. Per tutta la comunità e per l’intera diocesi è un momento bello. A tutti noi oggi è data la possibilità di rigustare il dono del Battesimo che un giorno abbiamo ricevuto per diventare figli di Dio”. Con queste parole padre Pietro ha dato inizio alla Celebrazione. L’omelia, fin dalle prime battute, è stata molto intensa.”Bello che vi sia tutta la comunità a partecipare a questa Liturgia dove Federica riceve i Sacramenti ed entra pienamente a far parte della Chiesa, diventando a pieno titolo membro della famiglia di Dio. E’ bello che questo avviene nella Solennità di Cristo Re dell’Universo, festa voluta da Papa PioXI nel 1925 quando nel mondo ed in Europa in modo particolare sorgevano sempre più nuovi regni e dittature. Il Papa volle ricordare a tutti che vi è un solo Re, il vero Re è Cristo Gesù, Re dell’Universo”. Il brano del Vangelo di Giovanni (18,33-37) ci parla di Gesù che dinanzi a Pilato afferma con decisione la sua regalità. Un regno, però, il suo che non è di questo mondo: solo la fede può intenderne la portata e testimoniarne la verità. “Stamattina siamo qui per dire a Gesù che è il Re dell’Universo, colui che regna il mondo, colui che è venuto a liberarci, riscattarci e pregare per noi. Gesù per noi ha fatto tutto, ci ha amati e liberati dal peccato con il suo sangue. Rivolgendosi con tenerezza a Federica afferma: “Vorrei che sentissi questo oggi, che Gesù è il tuo Re, ti ama e libera dal

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La comunità parrocchiale di Maria SS. Madre della Chiesa in Fiaiano, gu

niverso, ha vissuto un momento a dir poco speciale che resterà per sem

Messa ed ha impartito i Sacramenti del Battesimo, della Confermazione

Benven

Feder


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Parrocchie

28 novembre 2015

kaire@chiesaischia.it

uidata dal parroco don Emanuel Monte, domenica 22 novembre, Solennità di Cristo Re dell’U-

mpre impresso nel cuore e nella mente di tante persone. Il Vescovo Pietro ha celebrato la Santa

e e dell’Eucarestia a Federica Emmanuel, una giovane proveniente da un altro credo religioso.

nuta

rica

peccato. Grazie ai Sacramenti sarai immersa in un fiume di grazia che sgorga da Cristo morto e Risorto perché tu possa sentirti amata, perdonata, salvata, redenta. Oggi tu ricevi il Battesimo e, grazie a questo Sacramento, sarai inviata a testimoniare il Signore diventando discepola missionaria, sarai chiamata a testimoniare il Vangelo, l’amore di Dio”. Rivolgendosi all’assemblea, con tono di voce fermo e deciso, invita tutti ad impegnarsi a far crescere il Regno di Dio e a far si che Gesù sia sempre il Re della nostra vita. “Federica si pone davanti a Gesù a collaborare con Lui alla costruzione del Suo Regno. La più grande Regina è Maria, colei che più di tutti si è fatta uno con Gesù ed ha collaborato alla realizzazione del suo Regno”. Egli auspica che Federica possa tutti i giorni scegliere Gesù quale Re della sua vita. Un pensiero speciale è rivolto alla comunità parrocchiale: “Il Signore

dia a questa comunità di diventare sempre più in Maria e con Maria una Chiesa Madre che sappia generare figli. Che questa comunità possa sempre più realizzare questo Regno con l’aiuto di Maria”. Un’emozionatissima Federica, al termine dell’omelia del nostro Vescovo ha ricevuto in primis il Sacramento del Battesimo al quale hanno fatto seguito quello della Confermazione e dell’Eucarestia. Sono stati tre momenti bellissimi che hanno donato in tutti un senso indescrivibile di gioia e pace. Al termine della Messa il parroco ringrazia il Vescovo e tutti coloro che hanno contribuito al cammino di formazione di Federica invitando tutti alla preghiera affinché la comunità parrocchiale possa essere Madre lieta e gioiosa per tanti figli. Il vescovo Pietro, prima della Benedizione finale, augura a tutti di vivere nel Battesimo da figli di Dio. Daniele Calise


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territorio

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Riscaldiamo le nostre case con la legna Di Francesco Mattera

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uesto novembre si è rilevato più caldo di quanto ci si poteva aspettare. Un lungo periodo senza piogge, ma con temperature massime quasi estive e un’umidità relativa piuttosto alta che si è palesata con foschie mattutine anche molto dense e rugiade copiose, guazzose, che hanno fatto penare le nostre donne di casa nell’asciugare la biancheria stesa all’aperto. La natura ne ha tratto giovamento con copiose fioriture fuori stagione di rose, lantane, ibischi ed altre piante che comunemente ornano i nostri giardini. Anche la raccolta di funghi nei boschi e nei castagneti è stata propiziata da questa estate di s. Martino più lunga del normale. Erano anni che non si raccoglievano così tanti porcini (cap niri o casatielli), ovuli buoni (rocciole r’ove), mazze di tamburo (conocchie), Lattulari (lattarole) e galletti (ciurilli), oltre ad una serie di funghi minori raccolti solo da chi ben li conosce e li distingue per buoni e non velenosi. Ma l’inverno è alle porte e quando si presenta repentinamente, spesso coglie di sorpresa tanta gente che poi deve fare la corsa per approvvigionarsi del necessario per riscaldare la propria casa. Penso, care lettrici e lettori di Kaire, soprattutto alle case di campagna, dove è più naturale e congeniale il ricorso alla legna per questa incombenza che ci accompagnerà fin quasi alla fine di marzo. Ma la mia mente va anche alle stesse case di campagna del passato, quelle si veramente tali a dispetto di quelle di oggi che non possono esattamente qualificarsi come case contadine, perché grosso modo, e tranne rare eccezioni, del tutto identiche a quelle di città,

con gli stessi comodi. Ed io le ho conosciute le case di campagna, le ho abitate con la mia famiglia, ho conosciuto tante famiglie di parenti, amici e semplici conoscenti che le abitavano! Ebbene, la cosa più sorprendente era che quelle case non erano affatto riscaldate, né con la legna né con altro. Al massimo si ricorreva ad uno o più bracieri alimentati con carbonella di tralci di vite, al più arricchita con la cosiddetta “muniglia” di carbone (una sorta di rimasuglio quasi polverulento di carbone che si acquistava appunto dai carbonai). Assenti quasi del tutto stufe e caminetti, la loro funzione spesso era sostituita dal focolare o dalla cosiddetta cucina economica, ovvero una cucina a legna che nelle fattezze era molto simile ad una attuale cucina alimentata a gas. Pensate, era un segno di distinzione per la famiglia che ne possedeva una! Del resto la mancanza della televisione e la necessità di alzarsi presto la mattina per affrontare i lavori di campagna, la stessa stanchezza accumulata durante il giorno, non faceva percepire come una forzatura quella di andare a letto molto presto. Ed a letto, come si intuisce, è più facile trovare sollievo dal freddo. Ma oggi le cose sono radicalmente cambiate: il livellamento degli stili di vita rende il bisogno di riscaldare le case diffuso in maniera omogenea nella società, un fattore di reale democrazia che si è affermata anche e soprattutto con l’aumento dei redditi familiari medi. Ovviamente ci sono le eccezioni, come pure le differenziazioni ed i livelli di qualità nel soddisfacimento di questo fondamentale bisogno: riscaldarsi e non patire il freddo ! RISCALDARE LA CASA, COME? Con le ricorrenti crisi e c o n o m i ch e le fami-

Ancora tanto interesse per una fonte energetica che non passa mai di moda. glie, anche quelle economicamente più dotate, fanno sempre più attenzione alla bolletta energetica. E per il riscaldamento delle abitazioni da tempo sono quasi completamente spariti i termo a gasolio, efficienti dal punto di vista della resa calorica, ma molto costosi e di difficile gestione soprattutto per quanto riguarda la manutenzione delle caldaie. L’avvento del GPL ha un tantino scompigliato il mercato per la facilità di istallazione e per i minori costi di gestione delle caldaie, ma la scarsa resa calorica ed il costo spesso fuori controllo di quel combustibile, lo hanno reso poco simpatico alle famiglie. Resiste ancora laddove non è giunta ancora la rete del gas metano, più economico e meno pericoloso del GPL. Negli ultimi tempi la vera star del riscaldamento domestico sono i cosiddetti pellets. Sono dei cilindretti di legno ottenuti da una pasta di legno, poi pressata ed asciugata con tecniche particolari, fino a ridurne l‘umidità ad un valore bassissimo. Sono quindi nate le termostufe, le caldaie ed i termocamini che funzionano a pellets. Macchine generatrici di calore molto efficienti ed alcune di livello tecnologico avanzatissimo. Come combustibile i pellets sono economicamente molto competitivi con quelli tradizionali (gasolio, GPL e Metano). E’ il costo iniziale della stufa o della caldaia centralizzata esterna o del termocamino ad essere alquanto elevato. Poi c’è il discorso dell’approvvigionamento dei pellets: sul mercato si è accesa una concorrenza spietata tra i commercianti a chi fa il prezzo più basso, con ricavi irrisori alla cassa. Ma l’insidia è nascosta dietro l’angolo: mai farsi allettare da prezzi troppo bassi! Spesso nascondono frodi occulte, la più comune delle quali è quella della qualità, ovvero della

resa calorica. I pellets in apparenza sono tutti uguali, ma la differenza la fa la loro resa in calore. A parità di peso e volume, vi sono pellets di piante dal legno duro che hanno una resa calorica quasi del doppio di altri ottenuti da piante dal legno tenero, tipo pioppo, betulla, ecc. I migliori pellets sono quelli di faggio, di quercia di pino silvestre. La frode si può spingere al punto da immettere sul mercato pellets ottenuti da un mix di legno e paglia. Costo basso= bassa resa calorica, quindi molti più pellets per ottenere. Ormai è risaputo che i migliori pellets sono quelli canadesi, perché ottenuti con una migliore tecnologia, hanno un’umidità vicino a zero, sono ottenuti da legni selezionati, e non presentano inquinanti tossici. Anche qui si può prendere la fregatura! Oggi sembra che tutti i pellets siano provenienti dal Canada! Strano vero? Come orientarsi in questo scenario sconfortante? Trovare il fornitore di fiducia e marcarlo stretto! Ovvero fargli capire che al primo scherzo lo si cambia, si va altrove. … E SE USASSIMO LA LEGNA? Riscaldarsi al fuoco della legna è cosa antica quanto l’umanità. Qualcuno dice che la fiamma di un bel fuoco di legna, il suo crepitare, le faville che se ne liberano, esercitano un’attrazione particolare, magnetica sull’uomo. E qualcuno aggiunge che questa attrazione, nella sua degenerazione psicotica sfocia nella piromania, ovvero nella mania folle e perversa per il fuoco. Ma queste sono cose che a noi poco importano, care amiche ed amici di Kaire. Ritorno quindi subito sull’argomento: SCALDARE LE NOSTRE CASE CON IL FUOCO DI LEGNA! E perché no?, aggiungo subito. Stufa o caminetto che sia, o la più moderna versio-


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ne dei termocamini e delle temostufe a legna, è secondo me il più bel modo di riscaldarsi. Quello che unisce le persone nell’affascinate rito del focolare domestico. Centro, fulcro della vita familiare, soprattutto di sera quando più sentito è il bisogno di caldo. Il caldo rende le persone più buone, più ben disposte al dialogo, certamente meno tristi. Il fuoco di un camino chiude il cerchio degli affetti familiari. Accoglie in un abbraccio gli amici. Rifletteteci, è una sensazione bellissima! E’ pure, questa, una situazione che ha una sua radice biologica. Le cellule di cui siamo fatti tutti noi, esultano e sono più vitali con una temperatura gradevolmente calda. Non c’è la sofferenza del freddo che porta ad un ripiegamento su se stessi, non solo fisico, anche di umore, quindi di buona disposizione ad un franco rapporto con i propri simili. E il fuoco di un camino o di una stufa dalla cui finestrella proviene il bagliore di una fiamma, e la necessità avvertita di nutrirla, di

territorio alimentarla, anche se faticoso, dà un’intima soddisfazione. La soddisfazione anche di essere attore di un rito che diviene quotidiano, ma giammai noioso, sempre rinnovato nel crogiuolo atavico dell’uomo che per primo scoprì che il fuoco, elemento domato, oltre a riscaldarlo g l i faceva scoprire il valore del consorzio umano, dello stare insieme. Poi anche della capacità di cuocere il cibo e di renderlo più buono e nutriente. Quel primo uomo probabilmente lo disse ad un altro, e poi a tanti suoi altri simili, e così a catena, rinsaldando il rapporto del gruppo, sempre intorno alla pira di un fuoco di legna. Catalizzatore unico di questa conquista dell’umanità, il fuoco! Vi sembra sufficiente per continuarne a parlarne? Ebbene dal prossimo numero andremo nel pratico. Dove, come e quando trovare la legna, le qualità dei diversi tipi di legno, quali non usare mai,

28 novembre 2015

le prudenze nella preparazione, la conservazione, come gestire la legna in casa, come far sprigionare dalla legna tutte le sue virtù, come evitare i problemi, gli incidenti, e tanto altro ancora! Non mancate ai prossimi appuntamenti su questo Kaire. Inviate un vostro commento o un mi “mi piace” a: matterafr.agrischia@libero.it

CURIOSITà

Canale 5 come Kaire? Striscia la notizia con PAESI & Paesaggi sulle orme della nostra Ischia in 3P. Della Redazione

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a notizia questa volta striscia veramente, e la protagonista è proprio la popolarissima trasmissione targata Mediaset e figlia di Antonio Ricci. E’ una curiosità che alcuni amici ci hanno segnalato, e cioè che in alcune puntate di Striscia la notizia è ospitata una rubrica intitolata PAESI & PAESAGGI, condotta da Davide Rampello. E’ più che certo che si tratta di qualcosa nettamente in controtendenza rispetto al cliché tradizionale della trasmissione, tutto improntato alla denuncia civile ed alla satira politica e di costume, con diverse varianti sul tema. Infatti, facendo fede al titolo, la rubrica si occupa di ambiente, di agricoltura in territori difficili, di paesi e paesaggi della nostra Italia. E come non pensare alla ISCHIA in 3P del nostro Francesco Mattera che in un anno e mezzo circa di uscite su nostro settimanale ha raccolto tanti consensi tra gli appassionati lettori di KAIRE? Quando Francesco ci propose la rubrica ed il suo titolo, non pensavamo potesse avere tanto successo. Tanto che in occasione delle rare pause, sono giunte puntuali le educate rimostranze da parte di alcuni lettori che ci chiedevano spiegazioni in proposito. Ischia in 3P, ovvero PAESI, PAESAGGI & PERSONE! Si tratterà sicuramente di una coincidenza, di un’idea comune su un titolo, ma permetteteci di andare orgogliosi della primogenitura sul titolo! Del fatto che qualcuno, con gli stessi intenti e con la stessa filosofia votata all’ambiente, alla natura, al Creato, mettendo anch’egli al centro le persone, abbia pensato ad un titolo per 2/3 identico al nostro. E’ vero, non è esattamente lo stesso titolo, ma cosa significa. Il nostro è certamente più completo, perché mette in primo piano proprio le persone che animano e vitalizzano paesi e paesaggi. E lo fa credendoci veramente, perché quello che unisce le persone a paesi e paesaggi, significa molto, significa alla fine che paesi e paesaggi non hanno poi un gran senso senza quelle persone. E allora che dire? Siamo felici per questa novità lanciata da Striscia la Notizia . Ma soprattutto siamo contenti di aver tracciato una strada buona per noi e soprattutto per altri, speriamo per tanti!


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Giovani 28 novembre 2015

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arte Di Giuseppe Galano

L'

incontro, dal titolo “Farà molto di più per voi”, ha avuto come tema centrale le Beatitudini. Il momento di preghiera ha avuto inizio con l’ Invocazione allo Spirito Santo. Le voci della corale della Pastorale Giovanile hanno intonato il canto Inno allo Spirito Santo. “Invochiamo lo Spirito affinché sia questo un vero incontro con il Signore, la Sua parola abbia ad interpellarci, inquietarci, come detto a Firenze da Papa Francesco”. Queste le prime parole pronunciate dal Vescovo. “Lo Spirito è con noi, in noi e preghiamo affinchè possiamo far spazio alle Parole di Gesù, affinché possiamo realizzare in noi quello che avvenne a Nazareth quando lo Spirito trovò posto in Maria. Il Vescovo ha invitato tutti a meditare sulle Beatitudini. La Lettura delle Beatitudini invita a pensare alla felicità alla maniera di Gesù, una felicità che rende beati. “In questo incontro vogliamo meditare in preparazione alla Giornata Mondiale della Gioventù. Meditiamo sulla Prima Beatitudine, Beati i poveri di spirito perché di essi è il regno dei cieli”. Quale supporto alla riflessione è stato proposto un canto, tratto dal repertorio di Jovanotti, datato 2005, Mi fido di te. Jovanotti ha utilizzato parole che sembrano senza senso; si fa fatica a capire il testo della canzone. “Facciamo fatica a comprendere il senso delle cose, il senso della vita. Quello che appare chiaro in tutte queste difficoltà è la necessità di fidarci di qualcuno. Il testo ruota tutto intorno all’espressione mi fido di te, riportato nel testo più volte. Il povero di spirito è colui il quale dice mi fido di te”. Il Vescovo ha estrapolato dal testo frasi molto significative che hanno favorito la riflessione. Forse fa male eppure mi va di stare collegato, di vivere di un fiato, di stendermi sopra al burrone, di guardare giu. “Non vogliamo rinunciare a vivere, vogliamo vivere in pieno, nonostante il rischio di vivere; allora mi fido di te”. La vertigine non è paura di cadere ma voglia di volare. “Vi è voglia di volare, voglia di libertà. Che la parola Beati i poveri di spirito possa significare proprio questo. Beati coloro che hanno capito che la loro vita non è accumulo di cose, non è avere la tasche piene, la vita non è quello che si ha. Beati coloro

Venerdì 20 novembre si è rinnovato l’appuntamento mensile tra i giovani delle varie realtà parrocchiali isolane ed il nostro Vescovo Pietro. La Preghiera Giovane è sempre un momento speciale che riesce a trasmettere pace e serenità a chi vi prende parte.

Farà molto di più per voi

che si riconoscono poveri davanti a Dio. Beati quelli che sanno che tutto viene da Dio, che Dio è nella loro vita, che Dio è presente e provvede alla loro vita”.Cosa sei

disposto a perdere. “Questa frase è la chiave di lettura per poter entrare nelle Beatitudini, per essere poveri di spirito. Cosa sei disposto a perdere? Cosa sei disposto a fare?

Se sei disposto a perdere qualcosa allora potrai essere Beato e potrai scoprire che vi è gioia sapendo che vi è qualcuno che si prende cura di te”. Padre Pietro afferma che se nella vita tutto è scontato, tutto è organizzato e preparato, se non si è disposti a lasciarsi andare almeno una volta non si potrà scoprire questa Beatitudine, quella di colui che si riconosce piccolo davanti a Dio. Mons. Lagnese ha invitato i presenti a meditare su un passo del Vangelo di Matteo (6,25-34). “Sono parole che riscaldano il cuore queste scritte da Marco, ci fanno sentire amati da Dio, ci mettono gioia nel cuore, ci emozionano. Quando ci sentiamo amati ci emozioniamo. Gesù ci invita ad una vita bella, una vita speciale”. Padre Pietro invita tutti a fidarsi di Dio. “Povertà non significa non avere nulla, povertà è fidarsi di Dio, sperimentare la libertà”. Dopo queste parole viene proposto il canto Povertà, tratto dal Musical Forza Venite Gente. A conclusione dell’incontro la corale intona il canto Io credo in te Signore. Possiamo affermare con certezza che i ragazzi sono strati toccati dalle riflessioni, in essi si leggeva al termine dell’incontro un senso di pace e benessere. Andrea Di Massa


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Turismo

28 novembre 2015

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Strategie condivise per la crescita dell’isola L’azienda turismo di Ischia spiana la strada all’unione dei comuni.

Intesa di unità portuale anche per gli approdi turistici

Di Michele Lubrano

Di Antonio Lubrano

C'

è aria nuova dalle stesse sei amministrazioni comunali isolane che hanno condiviso un Piano strategico territoriale comune per lo sviluppo socio-economico dell’isola intera. Ad aprire le porte a questa nuova iniziativa vi ha pensato l’Azienda Turismo isolana attraverso il suo commissario regionale dott. Mimmo Barra, con la quale nei giorni scorsi è stato siglato un importante documento che impegna i 6 Comuni a formalizzare tutti gli atti necessari per ottenere, in tempi rapidi, gli strumenti utili a presentare proposte valide per intercettare le risorse finanziarie nel nuovo POR 2014-2020. Un ottimo ed importante punto di partenza per affrontare e risolvere insieme i grandi problemi di cui soffre tutto il territorio isolano. In questo nuovo cammino, il Comune Capofila sarà Forio. Testimoni storici di questo nuovo corso in rappresentanza dei 6 comuni di appartenenza sono stati Christian Ferrandino e Luigi Di Vaia (Ischia), Raffaele Di Meglio (Barano d’Ischia), il sindaco Rosario Caruso e Irene Iacono (Serrara Fontana), Gianni Matarese e Maria Orlacchio (Forio), Cecilia Prota (Lacco Ameno) e Giuseppe Silvitelli e Antonio Carotenuto (Casamicciola Terme). Costoro hanno chiesto alcune modifiche agli atti al dott. Barra che in tempi rapidi porteranno alla stipula del protocollo d’intesa. Barra in proposito si è detto convinto che, “se i comuni manterranno gli impegni responsabilmente assunti, l’isola potrà progettare un roseo futuro per i prossimi decenni. Un treno, quello europeo, che corre veloce, sul quale bisogna salire non appena stazionerà nei paraggi dell’isola. Pena restare appiedati, e per sempre. Il titolo di viaggio lo abbiamo consegnato. L’Azienda Turismo, tra l’altro in liquidazione per gli effetti della Legge Regionale n. 18/2014, onestamente non può fare altro”. Battersi insieme per migliorare le singole realtà, con l’Unione dei Comuni sostenuta dall’Azienda Turismo sui grandi temi che tengono l’isola in costante apprensione, può risolvere problemi generali come rifiuti, sanità, viabilità e traffico, corpo vigili urbani che potrebbe diventare unico interisolano, disciplina marina, edilizia pubblica e privata, assistenza sociale, cultura.

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isola può sentirsi unita anche per l’effetto delle attività portuali dei suoi cinque approdi per la nautica da diporto, ed i suoi circa millecento posti barca attualmente operativi. Tanti i progetti ancora da realizzare, le eccellenze al momento sono costituite dai moli di ormeggio di Lacco Ameno e di Porto d’Ischia, gli unici attrezzati in maniera tale da poter accogliere panfili e yacht che superano i 60 metri di lunghezza. Un soddisfacente equilibrio fra gestione privata e pubblica si registra presso lo scalo di Casamicciola Terme, mentre ancora tanto da fare c’è sicuramente a Forio e Sant’Angelo, dove continue diatribe legali ed amministrative fra enti pubblici e privati, fanno scontare enormi ritardi. L’unione nazionale armatori da diporto è da tempo in prima linea nel fornire le sue valutazioni in ordine al livello organizzativo e gestionale raggiunto nei diversi scali isolani. L’organizzazione da tempo segue con interesse gli sviluppi di un mercato come quello isolano che in prospettiva avrà grandissime potenzialità e sembra – in questo momento - la più titolata ad assegnare i punti sulla speciale pagella di qualità dei servizi. Cominciamo da Lacco Ameno, che oltre ad avere i più importanti alberghi di lusso, è storicamente sull’isola il luogo dove è nata la cultura della portualità turistica. Non male viene giudicata la gestione attuata dalla “Luise”, al molo “Seventh Heaven” dove solitamente attraccano i panfili. Insufficiente viene giudicato invece l’insieme dei servizi offerti dalla gestione comunale all’altro approdo, quello della Fundera. Analoga valutazione, anche se con sfumature meno marcate, per lo scalo di Casamicciola, dove i servizi offerti dai privati vengono giudicati eccellenti a fronte di quelli comunali. Nel caso di Sant’Angelo, i diportisti rilevano addirittura passi indietro rispetto al recente passato e per Forio si segnala il preoccupante perdurare di una situazione di anarchia gestionale, che determina una pessima organizzazione dei servizi.


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Piccolo Mondo Antico 28 novembre 2015

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DON LIVIO BALDINO Di prof. Nunzio Albanelli

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ncora oggi, benché siano trascorsi ben vent’anni dalla sua dipartita, ho potuto constatare con compiacimento e con sorpresa che molte persone, anziane per lo più, ne serbano un ricordo che definiscono incancellabile. Ciascuno ha un episodio da raccontare, atto a rinverdire il ricordo per il bene diffuso a piene mani nella comunità di Barano, che in tutte le occasioni non mancava mai di dimostrargli amore e riconoscenza. Molti rammentano infatti con rimpiantogli incontri con lui che era prodigo di consigli e di incoraggiamenti, soprattutto nei confronti dei giovani ai cui problemi si mostrava particolarmente sensibile. In particolare li sollecitava a confidarsi, a manifestargli le difficoltà che incontravano sia nella quotidianità sia nelle varie occasioni in cui erano chiamati a cimentarsi o negli studi o nei concorsi cui egli li sollecitava a partecipare assicurando anche il suo sostegno. Erano consapevoli tuttavia che non avrebbero potuto contare su raccomandazioni di sorta, che rifiutava a priori, bensì sulla sua preparazione pedagogica e soprattutto teologica. Era a mio avviso il cantore della totale fiducia nella Divina Provvidenza che premia puntualmente coloro che si applicano alla battaglia con grande senso di responsabilità. Quanta gioia provava quando successivamente apprendeva che i suoi consigli paterni non erano stati vani! Era in quegli anni vigilatore presso la scuola media di Barano, sezione distaccata della scuola media Scotti di Ischia, e ricordo con commozione che anche la compianta Preside Anna Di Meglio Baldino non nascondeva il suo compiacimento al sentire che era venuto don Livio- egli nella sua umiltà non amava essere chiamato monsignore- in visita alle classi, si allontanava asserendo che quella visita era più efficace di molte ore di lezione. Come dimenticare inoltre l’assistenza quotidiana ed affettuosa prestata alla prof. Di Costanzo Raffaella - docente di educazione tecnica e madre di un avvocato, Giancarlo, allora alle prime armi - costretta a letto da un male incurabile, ogni qualvolta mi recavo da lei insieme all’ indimenticabile dr. Walfredo Virgili scomparso quest’anno, e al prof. Giovan Giuseppe Di Meglio, ci accorgevamo con ammirazione che accanto al letto di lei, eravamo stati preceduti dal caro don Livio, che era riuscito a strapparle un sorriso, benché soffrisse indicibilmente. Il giorno in cui la professoressa scomparve, don Livio nel suo breve e commosso intervento al cimitero, non poté fare a meno di esclamare: “ho trascorso molto tempo alla scuola del dolore ed ho avuto la riprova del suo potere purificatore e salvifico, oggi ho perduto una madre!” Queste parole mi sono sempre risonate nella mente e nel cuore, soprattutto quando, dirigente titolare del liceo scientifico “Russell” di Cles in Val di Non, ricevetti la ferale notizia della sua dipartita. Seppi dai miei che pochi giorni prima, ricordandosi di me, volle inviare a casa mia una bottiglia su cui aveva ricamato un cane in lana, cui era stata sempre affezionata, quale segno di amicizia, riconoscenza e fedeltà. Con immutato rimpianto.


BIBLE WORKS Una parola per la Bibbia

19 28 novembre 2015

kaire@chiesaischia.it

STUDI BIBLICI

SPIRITUALITÀ BIBLICA

La memoria biblica degli uomini e dei luoghi

Il cristianesimo delle origini: giustino martire

Salomone a Meghiddo: il valzer delle scuderie

Di don Cristian Solmonese

N

ella Bibbia la città di Meghiddo, ai piedi del monte Carmelo in Galilea, appare tra i grandi cantieri di Salomone. Attratti dalla curiosità, i primi archeologi in terra santa vi hanno portato alla luce delle imponenti vestigia dell’età del ferro. La tradizione ha sempre parlato di quella città come delle scuderie del re; sarà proprio vero? La città di Meghiddo occupava una posizione strategica nella valle di Jezreel, dove passava la via Matris, la famosa strada maestra che collegava l’Egitto alla Mesopotamia attraverso la costa. Nel III millennio a.C. era una città fiorente. Più che degli altri siti archeologici, questo luogo per gli archeologi è stato di grande interesse, pensando di essere giunti a scoprire le tracce del grande regno salomonico del X secolo. Un passo del libro dei Re (1Re 9,15) lasciava intendere che il re aveva realizzato grandi lavori, come a Gerusalemme, ad Asor, Gherez. L’archeologo Guy, quando negli anni 1920 riscopre dei centri urbani imponenti, pensò al regno salomonico. Vi erano in particolare vasti edifici rettangolari, i cui spazi erano divisi in corsie grazie a pilastri. Pensando al versetto di 2 Cronache 8,6 che vantava: «tutte le città per i carri e i cavalli» restaurate da Salomone, Guy si convinse subito che si trattava di scuderie reali. Questo confermava ai suoi occhi lo spiegamento territoriale che aveva portato il piccolo figlio di Davide al rango delle grandi nazioni. Era dimenticare un po’ troppo rapidamente che lo stesso versetto parlava anche di “città dei magazzini” e che il libro dei Re, da parte sua, accreditava altri re di una cavalleria importante! Le “stalle di Salomone” non erano dunque al riparo da qualche cambio di destinazione. Yegael Yadin aprì le danze riattribuendole al re Acab la cui cavalleria si era distinta contro gli Assiri nel 835 a. C. Esse in seguito cambiarono funzione e divennero depositi quando furono scoperti a Bersabea degli identici edifici riempiti di vasellame. Poi venne Finkelstein le cui precisazioni cronologiche riportarono il grande sviluppo di Meghiddo al tempo di Geroboamo II (inizio VIII sec. a.C.). Ultima trovata: all’alba del XXI sec., specialisti di equitazione hanno riesaminato gli edifici con i pilastri e li hanno giudicati perfettamente adatti ad un allevamento equino su grande scala! Ritorno dunque alle scuderie di un grande re … ma questa volta senza Salomone.

Di Diacono Giuseppe Iacono

I

primi scritti furono opere di cristiani per altri cristiani. Fu questo il caso dei vangeli; delle lettere di Paolo a diverse comunità cristiane del mondo mediterraneo; delle lettere di vescovi come Ignazio di Antiochia e il romano Clemente alla fine del I sec.; di qualche omelia; di un manuale di regole per la vita di una delle prime comunità; di una descrizione del martirio di un anziano vescovo. Alcuni testi – per esempio, gli Atti degli Apostoli – erano forse destinati a un pubblico più ampio, ma la scrittura di opere che si rivolgevano intenzionalmente ai non cristiani non cominciò prima della metà del II sec. Gli autori di queste opere sono chiamati apologisti, e in questo contesto “apologia” significa spiegazione e difesa di un modo di vivere e di un sistema di credenze. Toccò ai primi apologisti il compito particolarmente difficile di presentare per la prima volta il cristianesimo a una società che non sapeva niente sulla religione di Cristo. Quest’ultima era nata nel quarto decennio del I sec. a Gerusalemme, alla periferia orientale dell’Impero, e a distanza di cento anni ben pochi avevano informazioni di prima mano sul nuovo movimento. Quello che sapevano, lo sapevano quasi sempre per sentito dire. La prima menzione del cristianesimo da parte di un autore non cristiano risale al secondo decennio del II sec. Plinio il Giovane, governatore romano in Asia Minore (Turchia), definì sprezzantemente la nuova religione un “depravato culto straniero portato a bizzarri eccessi”. Se una simile opinione non era un caso isolato, il cristianesimo aveva effettivamente bisogno di difensori. Tra i primi apologisti, il più sofisticato fu Giustino Martire, palestinese del II sec. Si definiva “samaritano”, probabilmente perché originario di Neapolis (Nablus). Ma la sua famiglia era greca, e a quanto pare Giustino non aveva mai sentito parlare di Mosè e dei profeti finchè, già adulto, incontrò un cristiano. Prima di convertirsi aveva coltivato la filosofia, della quale conservò sempre l’impronta interiore ed esteriore. Stabilitosi a Roma, sede di una vivace comunità cristiana, insegnò la Parola di Dio, come afferma uno storico antico, e usò la Scrittura per difendere la sua nuova fede di fronte ad altri filosofi della città. Giustino scrisse per i romani diverse opere in difesa del cristianesimo, ma ne dedicò una, ampia, anche agli ebrei. I pensatori cristiani dovettero respingere contemporaneamente due serie di critiche, una delle quali rispecchiava le tradizioni culturali della Grecia e di Roma, l’altra il popolo in cui il cristianesimo era nato e dal quale aveva ricevuto la Bibbia. Nella sua opera che tratta del giudaismo, il Dialogo con Trifone, Giustino offre una dettagliata spiegazione di passi scelti dai LXX (la traduzione greca dell’AT), per dimostrare che essi andavano interpretati alla luce del cristianesimo. Tuttavia, fece precedere il dialogo da una introduzione, che raccontava efficacemente come si era convertito al cristianesimo. È una delle prime opere cristiane che usa la filosofia come apologetica, caratteristica che interesserà la letteratura cristiana degli anni a venire. (continua)


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Liturgia 28 novembre 2015

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Commento al Vangelo

Domenica 29 Novembre 2015

Nuove creazioni Di Don Cristian Solmonese

C

arissimi amici, iniziamo oggi l’anno liturgico. Vuol dire che si ricomincia sempre da capo? Io direi di no, perché noi siamo diversi dall’anno scorso, da due o tre anni fa. Anche l’immagine che noi abbiamo di Dio, crescendo, cambia. Nella prima fase della vita ci accontentiamo dell’esteriorità, di ripetere gesti, parole, procedendo diventiamo testimoni di messaggi di vita. Gesù non è più qui presente sulla terra e noi siamo qui per renderlo presente: non vi pare una grossa responsabilità, che ci impegna tutta la vita in un modo crescente? Anche il mondo è in cambiamento e soprattutto avrà una fine. Noi celebriamo l’avvento perché esso nasce da una certezza: il Signore ritornerà. Il brano del Vangelo secondo Luca che leggiamo oggi non si capisce in una prima lettura perché sia stato scelto per la I Domenica di Avvento, sembra che parli della fine del mondo! Leggiamo attentamente il brano; Gesù sta parlando della distruzione del tempio di Gerusalemme. Gesù propone il regno di Dio, che si realizza attraverso un cambiamento interno delle persone (conversione). Il Regno di Dio c’è già, ed è già vincitore; tutti questi sistemi di potere che si oppongono alla realizzazione del Regno, uno dopo l’altro cadranno, ce lo assicura Gesù. Gesù non annuncia calamità che colpiranno la terra, ma il cielo. Gesù annuncia speranza, non spavento e orrore, difatti dice: “Quando cominceranno ad accadere queste cose, alzatevi, levate il capo perché la vostra liberazione è vicina.” Cos’è quest’immagine del sole e della luna? Essi non sono solo astri che regolano il tempo (la cui fine ci indica la fine del tempo terrestre), ma sole, luna e stelle erano considerate dai popoli pagani, delle divinità e venivano adorate. Ogni potente (stella) veniva considerato divino. Gesù quindi assicura che, a causa della “Buona Notizia”, a causa dell’annuncio del Vangelo, la vera luce di Dio porterà a un’eclissi delle false divinità. Quindi il sole non darà più luce, la luna perderà il suo splendore, gli astri cadranno dal cielo: non è un messaggio alla rassegnazione, ma all’attività, diamoci da fare! Più brilla la luce del Vangelo e più il mondo migliora. Quindi Gesù non annunzia un messaggio che mette paura, ma un messaggio che dà grande speranza e grande certezza. Gesù nel momento drammatico del tradimento di Giuda, dice: “Io ho vinto il mondo”. Il mondo è già stato sconfitto, sta a noi rendere visibile questa sconfitta! Questo messaggio chiede la nostra collabora-

zione, siamo noi che oggi lo dobbiamo rendere visibile! Nel momento della caduta delle potenze, delle divinità non vere, “vedranno, il figlio dell’uomo venire nelle nubi con grande potenza e gloria”. Gesù quando deve parlare di se stesso adopera la formula “Figlio dell’uomo”. Cos’è questo “Figlio dell’uomo”? Gesù, figlio di Dio, è Dio nella condizione umana; Gesù Figlio dell’uomo, è l’uomo nella sua condizione divina. Queste due formulazioni, non si contrappongono, ma si uniscono. In Gesù, Dio manifesta il suo volto pienamente umano, e in Gesù si mostra la condizione divina di ogni uomo. Questo è il Figlio dell’uomo. Dio è invisibile e la sua presenza si può percepire soltanto attraverso fenomeni che l’accompagnano. Ugualmente la venuta del Figlio dell’uomo, cioè della condizione divina dell’uomo, può essere percepita attraverso le situazioni: ogniqualvolta cade qualche sistema oppressore viene il Figlio dell’uomo. Oggi però questo messaggio è nelle nostre mani, ci coinvolge. Rimbocchiamoci le maniche perché spetta a noi dare una spallata, convertirci e vegliare! Non c’è niente di scontato, abbiamo una grossa responsabilità. “Alzatevi, levate il capo, perché la vostra liberazione è vicina”. Accogliamo l’apostolo che dice Svegliatevi! è ormai tempo di svegliarmi! Di cambiare la vita, di impostare la mia vita diversa! Cambiamo in questo tempo, diventiamo buoni, viviamo la carità, non mormoriamo, siamo operatori di pace e di giustizia, non litigi e gelosie, comportiamoci onestamente! Questo è il segno che stiamo camminando e stiamo preparando il ritorno del Signore! Buon Cammino di conversione verso il Natale!


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Ecclesia

28 novembre 2015

kaire@chiesaischia.it

SPALANCATE LE PORTE A CRISTO! La misericordia alle proprie domande di senso, poiché solo Criè l’amore di Dio sto sa cosa c’è dentro l’uomo. Per San Francesco ogni discorso in Gesù inche perdona urante l’Udienza Generale di mercole- clude una pratica al seguito di Gesù. Proprio

Dell' Ordine francescano secolare di Forio

D

dì 18 novembre, Papa Francesco ci incoraggia ad aprire le porte della Chiesa perché l’impegno suo e quello di ogni cristiano è costruire un mondo sempre più umano. Il nostro Padre San Francesco ci indica anche lo stile, la modalità con cui, fidandoci del Signore, consapevoli della nostra pochezza, intraprendere ognuno di noi questo compito della evangelizzazione: Poiché sono servo di tutti, sono tenuto a servire a tutti e ad amministrare a tutti le fragranti parole del mio Signore (FF 180). L’appartenenza dei laici alla Chiesa deriva dalla stessa volontà di Gesù Cristo, che ha voluto la sua Chiesa aperta a tutti. Qui basti ricordare il comportamento del padrone della vigna, nella parabola narrata da Gesù. Vedendo degli uomini disoccupati, il padrone dice loro: «Andate anche voi nella mia vigna». Tutti sono invitati a «lasciarsi riconciliare con Dio». a lasciarsi salvare e a cooperare alla salvezza universale, perché Dio «vuole che tutti siano salvi». Sarà solo spalancando le porte a Cristo, accogliendolo nella propria vita, che l’uomo troverà la risposta

in una società che a parole non rinnegava Dio, anzi lo onorava nei riti, ma che praticamente viveva come se Dio non esistesse, viveva cioè in un modo che contraddiceva la funzione paterna, riconciliatrice con Dio, ricordata e invocata nella preghiera di Cristo “Padre nostro”, San Francesco si sente chiamato a ricongiungere in sé e nei suoi seguaci ciò che egli vede indissolubilmente unito in Cristo: la pratica quotidiana in favore degli uomini e l’invocazione al Padre: «mentre questo eccesso di devozione e di carità lo innalzava alle realtà divine, la sua affettuosa bontà si espandeva verso coloro che natura e grazia rendevano suoi consorti…la carità di Cristo lo rendeva ancor più intensamente fratello di coloro che portano in sé l’immagine del Creatore…» (FF 1168): “Solo la gratuità che scaturisce dall’amore ci fa scoprire la falsità del “non ho tempo” che invece affiora continuamente sulle nostre labbra. Ecco, invece, il senso della nostra fede: non aver paura di dare il nostro tempo a Cristo e ai fratelli!”

Camminando con Francesco Dell' Ordine francescano secolare di Ischia

I

giorni del triduo solenne a Santa Elisabetta d’Ungheria, presso il Convento di Sant’Antonio ad Ischia, si sono conclusi il 17 Novembre con il rito d’Ingresso al noviziato nell’Ordine Francescano Secolare di undici candidati che, dopo aver svolto un anno di probandato (prova), iniziano il primo anno di noviziato nell’OFS. Pronunciando le formule del rito abbiamo espresso il desiderio di essere accolti nell’ordine della grande Famiglia Francescana. La Fraternità di Ischia ha accolto tutti noi novizi con affetto di veri fratelli e sorelle, assicurandoci la loro amicizia, le loro preghiere ed il loro aiuto nel nostro cammino, ricordandoci che il nostro gruppo arricchisce la Famiglia Francescana la quale, dopo secoli e secoli, non solo non accenna a diminuire ma, al contrario aumenta, confermando che gli insegnamenti evangelici messi in atto da Francesco durante la sua vita non sono per nulla sorpassati ma sempre attuali, soprattutto in questi ultimi anni. Il momento più suggestivo del rito è stato quello in cui ognuno di noi ha dovuto esprimere la sua volontà di entrare nell’Ordine: la risposta alla chiamata per nome è stata semplicemente “Eccomi!”, espressa con voce commossa e “annaffiata” da qualche lacrima di commozione; con essa abbiamo preso un impegno importan-

te, dovremo ricordarcela ogni istante del nostro cammino francescano durante la nostra vita; sarà la risposta a chi ci chiede un po’ di compagnia perché è anziano e solo, a chi in ospedale non ha nessuno che lo visiti o lo aiuti a mangiare, a chi dice che non ha cibo da mettere in tavola, a chi piange e ha bisogno di un conforto. Il nostro impegno sarà operare secondo l’insegnamento evangelico, pur restando dentro le proprie occupazioni quotidiane e delle varie situazioni di vita. Noi undici novizi siamo tutti laici: ognuno di noi ha una normale famiglia, dei figli, dei nipoti; abbiamo attività lavorative che, come tutti, ci portano ad affrontare quotidianamente sia gioie che preoccupazioni, incomprensioni, delusioni, scoraggiamenti dinanzi alle difficoltà della vita. Operare per gli altri eliminerà un poco di egoismo dalle nostre vite, insegnandoci a guardare gli altri con gli occhi dell’amore fraterno.

“Dinanzi alla gravità del peccato, Dio risponde con la pienezza del perdono. La misericordia sarà sempre più grande di ogni peccato, e nessuno può porre un limite all’ amore di Dio che perdona. Nella festa dell’Immacolata Concezione avrò la gioia di aprire la Porta Santa. Sarà in questa occasione una Porta della Misericordia, dove chiunque entrerà potrà sperimentare l’amore di Dio che consola, che perdona e dona speranza”. (Misericordiae Vultus nr. 3).

Di Antonio Magaldi

L'

anno Santo si presenta come una particolare e speciale grazia che la Chiesa riceve da Cristo stesso e che utilizza, sotto l’opera direttiva dello Spirito Santo, per attribuire i meriti del Salvatore ancora una volta ad ogni credente che mostra con tutto il cuore e con tutta l’anima il desiderio di raggiungere la statura di Cristo. Sappiamo bene che dopo il peccato originale, il risultato fu ben altro che l’evoluzione dell’uomo alla Grazia divina: per l’uomo si spalancò l’abisso del peccato e della morte. La redenzione è costituita appunto nel recupero dell’interno della vita dell’uomo (quella di Cristo, Dio-Uomo), dell’antico progetto elevativo di Dio. È per donare all’uomo una nuova chance di divinizzazione che Gesù Cristo ha compiuto attraverso la Sua missione terrestre; ma il risultato della Sua espiazione dolorosa è stato migliore del primo progetto di creazione. Il Salvatore aveva realizzato qualcosa che neanche l’azione del Creatore in tutta la Sua infinita Potenza aveva realizzato: la possibilità per l’uomo è divenire figlio di Dio per connaturalità con il Figlio Suo prediletto. La conversione che dobbiamo chiedere al Signore, consiste proprio in questo: un cambiamento radicale della nostra esistenza, la realtà che Dio ci doni un cuore e uno spirito nuovo per diventare uomini nuovi. Per raggiungere questa consapevolezza dovremo verificare quanto Dio ha operato in noi. Se ci sarà stato in noi un cambiamento, si vedrà anche esteriormente. “È proprio di Dio usare Misericordia e specialmente in questo si manifesta la Sua onnipotenza” (Misericordiae Vultus nr. 6)



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Teatro

28 novembre 2015

kaire@chiesaischia.it

Di Gina Menegazzi

U

no splendido spettacolo, quello di sabato 21 novembre al teatro Polifunzionale, uno dei migliori, se non il migliore, del Premio Aenaria. La Compagnia degli evasi, di Castelnuovo Magra (SP) ci ha offerto Mandragola di Niccolò Machiavelli per la regia di Marco Balma, anche lui in scena nella parte di Ligurio, l’astuto perdigiorno. In un’atmosfera senza tempo e senza spazio, che non è però così lontana dai giorni nostri, e intrecciandosi con le schioppettanti musiche di Zaz e dei Kings of convenience, la commedia, alleggerita di alcune parti e di qualche espressione troppo ostica per un pubblico moderno, conserva la lingua cinquecentesca di Machiavelli, dando vita a un corto circuito affascinante tra l’allora e l‘ora. Gli attori, cinque uomini in abito scuro e cravatta colorata e due donne in colori sgargianti, sono quasi sempre tutti in scena, ma quelli che al momento non parlano creano intriganti quadri viventi. L’inganno che Ligurio ordisce, beffando lo sciocco Nicia, della cui moglie Lucrezia è follemente innamorato Callimaco, se all’inizio sembra una congiura dei vari personaggi per far cedere l’innocente e virtuosa Lucrezia, e sottolinea da subito tutto il cinismo e la crudeltà dell’essere umano, ha come parziale contraltare la stupidità senza speranza di Nicia e l’amore che Callimaco può infine dichiarare a Lucrezia. Ispirata a una novella del Boccaccio e intitolata dalla pianta – la mandragola, appunto – che dovrebbe avere il potere di far restare incinta Lucrezia, ma anche di uccidere il primo uomo che fosse stato

Teatro, bellissimo teatro! con lei dopo l’assunzione della pozione, è una di quelle opere all’apparenza leggera, che diverte e fa ridere, ma nasconde realtà amare, in cui tutti ahimè, in un modo o nell’altro possiamo ritrovarci. La leggerezza con cui Callimaco s’innamora follemente di una donna di cui ha solo sentito parlare, al punto di accettare la trama più subdola pur di averla con l’inganno; la facilità con cui Nicia si lascia ingannare da due parole in latino riguardo alle capacità magiche della pozione; la sua incapacità di capire i propri limiti; la superficialità sua e del frate nel considerare di poco conto la possibile morte del “garzonaccio” che passerà la prima notte con Lucrezia; l’avidità di denaro dei vari personaggi e la loro capacità di piegare con-

ABBONAMENTO POSTALE

vincimenti e religione ai propri interessi, sono solo alcuni degli spunti su cui l’autore ci fa riflettere e che il ritmo, la vivacità e l’allegria della Compagnia degli evasi hanno seminato tra il pubblico nel loro piacevolissimo spettacolo. Sabato 28 novembre sarà in scena l’ultima opera che partecipa al Premio Aenaria: Gli amici di Jachy di Genova ci proporranno Tango di Francesca Zanni. Valentina Lucilla Di Genio per il Premio Aenaria

CHIESA S. FRANCESCO D’ASSISI, FORIO di ISCHIA

Pellegrinaggio al Santuario Madonna delle Lacrime a Civitavecchia

Venerdì 11 dicembre 2015

L’abbonamento annuale ordinario al nostro settimanale costa € 45,00 e consente di ricevere con spedizione postale a casa propria (sul territorio italiano) i 52 numeri del giornale stampati nel corso di un anno solare più eventuali “Kaire speciali”. Per chi vive all’estero, è possibile abbonarsi on line al settimanale in modo da poterlo leggere in formato Pdf a partire dalle ore 7,00 del mattino (ora italiana) nel giorno di uscita (verrà inviato via mail) e poterlo archiviare comodamente. Il settimanale online è esattamente uguale - per contenuto e impaginazione - a quello stampato su carta. L'abbonamento online costa € 45,00. LE ALTRE TARIFFE ANNUALI: Abbonamento amico €.100,00 Abbonamento sostenitore €.200,00 Benemerito a partire da €.300,00 COME PAGARE L’ABBONAMENTO Per il pagamento in contanti contattate la segreteria di “Kaire” ai seguenti numeri di telefono 081981342 – 0813334228 oppure il pagamento può essere effettuato mezzo bonifico bancario intestato COOP. SOCIALE KAIROS ONLUS indicando quale causale ABBONAMENTO KAIRE sul seguente codice IBAN IT 06 J 03359 01600 1000 0000 8660 Banca Prossima SpA. Dopo aver effettuato il pagamento inviate una mail a kaire@kairosonline.it oppure inviando un fax al 0813334228 con i seguenti dati per la spedizione: Cognome e nome: ... | indirizzo (via/cap/comune/ provincia): ... |codice fiscale: ... | telefono: ... | mail: ... nel caso l’abbonamento sia da attivare a favore di altra persona, indicare anche: Cognome e nome del beneficiario dell’abbonamento: ... Indirizzo (via/cap/comune/provincia): ...

(guidato da P. Nunzio Ammirati)

Ventennale delle Lacrimazioni della Madonnina Sono passati 20 anni dalla prima delle 14 lacrimazioni di Sangue di una statuetta della Madonna a Civitavecchia. La prima delle Lacrimazioni della Madonnina è avvenuta in casa della famiglia Gregori il 2 febbraio 1995, festa liturgica della «Presentazione di Gesù al Tempio»; l’ultima è avvenuta nelle mani di Mons. Girolamo Grillo il mattino del 15 marzo 1995. “Quando il 15 marzo del 1995 ho preso tra le mani la Madonnina, socchiudendo gli occhi mi sono soffermato anzitutto sulla prima espressione della “Salve Regina” che stavo pregando in silenzio: Salve Regina, Mater Misericordiae (Salve o Regina, Madre di Misericordia), che è poi la stessa cosa di Madre della Misericordia divina, cioè Madre di Dio, che di sua natura è l’Amore, cioè la Misericordia infinita. Ecco perché, quando la Madonnina ha cominciato a piangere di nuovo per la quattordicesima volta, mi sono rivolto subito alla divina Misericordia, invocando la mia conversione. E quante volte io stesso, dinanzi al Santissimo Sacramento, rivolgendomi al Signore, ripeto: Gesù mio, misericordia!” (Mons. Girolamo Grillo, La vera storia di un doloroso dramma d’amore. La Madonnina di Civitavecchia) Programma PARTENZA per quelli di Ischia, da Ischia Porto con aliscafo Caremar ore 6:20. Per quelli di Napoli, ore 6,45 da P.zza Garibaldi. Si raccomanda la puntualità. Arrivo al Santuario, visita e celebrazione della Santa Messa con consacrazione alla Maria, Regina della Pace. QUOTA DI PARTECIPAZIONE: 20 euro; Colazione a sacco. ISCRIZIONI: Rivolgersi a P. Nunzio, (Cell. 3335854801) Per iscriversi a Napoli, rivolgersi alla Chiesa di S. Pietro ad Aram, Corso Umberto oppure chiamando Ernesto cell. 3332572504

COLLABORIAMO INSIEME Per inviare al nostro settimanale articoli o lettere (soltanto per quelle di cui si richiede la pubblicazione) si può utilizzare l’indirizzo di posta kaire@chiesaischia.it I file devono essere inviati in formato .doc e lo spazio a disposizione è di max 2500 battute spazi inclusi. Le fotografie (citare la fonte) in alta risoluzione devono pervenire sempre allegate via mail. La redazione si riserva la possibilità di pubblicare o meno tali articoli/lettere ovvero di pubblicarne degli estratti. Non sarà preso in considerazione il materiale cartaceo.

EDICOLE DOVE POTER ACQUISTARE

Comune di Ischia Edicola di Piazza degli Eroi; Edicola di Ischia Ponte; Edicola al Bar La Violetta; Edicola di San Michele da Odilia; Edicola di Portosalvo Comune di Lacco Ameno Edicola al Bar Triangolo Edicola Minopoli sul corso Comune di Casamicicola T. Edicola di Piazza Bagni; Edicola di Piazza Marina; Comune di Forio Edicola del Porto; Edicola di Monterone



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