Kaire 39 anno II

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Il settimanale di informazione della Chiesa di Ischia ANNO 2 | numero 39 | 26 settembre 2015 | E 1,00

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SEGUIAMO FRANCESCO Lo storico viaggio del Papa a Cuba e negli Stati Uniti. Obama: “Grazie per il grande dono della speranza”

EDITORIALE DEL DIRETTORE

Le preoccupazioni di Pietro Di Lorenzo Russo

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nizia un nuovo anno pastorale per la Chiesa di Ischia. Il vescovo Pietro Lagnese ci ha donato un lungo messaggio, ricco di tanti spunti che vale la pena leggere e rileggere. Un importante testo a cui bisogna riflettere, perché tocca punti di riferimento per l’intera isola. UNO SGUARDO ALLA CHIESA DI ISCHIA. “Siamo un popolo che cammina. (…) la tentazione di rinchiuderci nel nostro guscio, di ritirarci nel nostro egoismo è sempre forte e...il pericolo di farci prendere dalla sindrome della chiesetta piccoletta, come dice Papa Francesco, è sempre incombente... il mio gruppetto, la mia parrocchietta, la mia associazione, la mia confraternita o peggio ancora... la mia sacrestia...” Il nostro obiettivo è invece “fare Chiesa”, essere un unico popolo, puntare a quell’unità fra le parrocchie, i movimenti, i gruppi. Come Chiesa di Ischia in uscita “già l’anno scorso abbiamo individuato nell’ambito della famiglia, dei giovani e dei poveri le nostre vie privilegiate per l’annuncio del vangelo! Riteniamo questi ambiti, prioritari per noi”! Questa la direzione.

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“Chiesa di Ischia, seguimi” Dobbiamo seguire Gesù. Il vescovo Pietro Lagnese ci ha indicato la strada per convertirci. Ora sta a noi scegliere se “fare Chiesa” o essere qualcos’altro!!!

GEOTERMIA

KAIRE TERRITORIO

BAMBINI

ANNIVERSARI

Il Geologo Antonino Italiano dà il suo parere, tra perplessità e buoni propositi.

Epomeo e dintorni: una passeggiata alla scoperta della Falanga, il vero bosco incantato.

Attenzione alle app dedicate ai più piccoli: quali sono i rischi e cosa c’è dietro! .

La memoria storica dei marinai d’Italia ad Ischia.


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La Voce di Pietro 26 settembre 2015

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Continua da pag. 1 E possiamo camminare insieme. Dobbiamo camminare insieme. Ma il vescovo ha poi aggiunto: “Nonostante le nostra povertà e miserie, nonostante i nostri peccati, noi siamo qui la Chiesa di Cristo, presente in tutte le sue realtà: vescovo, presbiteri, diaconi, religiose, religiosi e laici! Siamo la Chiesa di Cristo, costruita sul fondamento degli Apostoli, di cui sono successori i vescovi. Lo ribadivo nei giorni scorsi anche ai nostri sacerdoti: non può esistere una Chiesa senza o contro il Vescovo; c’è una sola Chiesa diocesana: quella dove c’è il vescovo, successore degli Apostoli. Chi nega, anche solo nei fatti questo principio, non sta nella Chiesa! Sta lavorando per qualcun altro! Di certo non per la Chiesa”! Questo passaggio ci insegna che abbiamo un Pastore che ci rappresenta Cristo in terra, a cui un cristiano vi fa obbedienza ed è in piena comunione con lui. Poi un passaggio all’VIII convegno diocesano con un monito ben preciso: “L’immagine di una Chiesa estatica, con le dieci parole da me consegnate a conclusione del convegno, ha trovato accoglienza nelle nostre parrocchie? Abbiamo incominciato ad attuare la conversione pastorale chiestaci da Papa Francesco? (…) La Chiesa è chiamata a far capire agli uomini che essi sono guardati da Dio: sta qui tutta la nostra missione! C’è uno sguardo d’amore, uno sguardo amorevole. E questo sguardo è una vera benedizione”. Una visione quindi di Dio Amore, che non ti punisce, ma ti ama. Nonostante i peccati, Lui è innamorato di noi. E ci chiede di seguirlo. “Seguimi”. MEA CULPA Padre Pietro ha proseguito: “noi che siamo dentro la Chiesa, non siamo migliori degli altri! E tante volte lo si vede; troppe volte appare con chiarezza! Lo si vede pure in noi pastori: vescovi, presbiteri, chiamati a dare l’esempio! Ogni volta che ci allontaniamo da quello sguardo diventiamo persone opache, mediocri,

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che non dicono niente o, peggio, a volte si rendono purtroppo protagonisti di parole e di gesti che non si addicono né ad un pastore, né a un cristiano, ma neppure a persone umanamente mature e responsabili. Quanta pazienza ha il popolo di Ischia con noi! Quando invece la Chiesa ritorna al Signore, si pone di nuovo alla Sua sequela, sotto quello sguardo, essa ritorna ad essere di nuovo ciò che è: sacramento di Cristo, luminosa presenza del Signore”! Ed è per questo che il Papa ci invita ogni giorno a non allontanarci da Lui. GIUBILEO Il Giubileo della Misericordia, che ad Ischia si aprirà il 12 dicembre in Cattedrale sarà una grande occasione per ricominciare. La Cattedrale sarà l’unica chiesa Giubilare della diocesi e dovrà diventare un vero santuario diocesano. Le 25 parrocchie del territorio potranno fare il proprio pellegrinaggio verso questa Chiesa e celebrare – con il Vescovo – la misericordia di Dio. Poi un invito ai sacerdoti sul sacramento della Riconciliazione: “invito pertanto i nostri sacerdoti e i religiosi a riscoprire e a far riscoprire l’importanza di questo Sacramento

Via delle Terme 76/R - 80077 Ischia Codice fiscale e P.Iva: 04243591213 Rea CCIAA 680555 - Prefettura di Napoli nr.11219 del 05/03/2003 Albo Nazionale Società Cooperative Nr.A715936 del 24/03/05 Sezione Cooperative a Mutualità Prevalente Categoria Cooperative Sociali Tel. 0813334228 Fax 081981342 info@kairosonline.it pec: posta.kairos@pec.it Registrazione al Tribunale di Napoli con il n. 8 del 07/02/ 2014

dedicando più tempo all’ascolto delle confessioni, stabilendo orari e luoghi precisi e rendendosi disponibili a prendere parte alle varie celebrazioni penitenziali, a partire dalla Chiesa Cattedrale. L’Anno Santo dovrà anche essere un’occasione per invitare ad uscire dallo stato di peccato quanti appartengono a gruppi criminali o vivono una situazione di corruzione”. E proprio rivolgendosi a queste persone ha ricordato le parole del Papa: “Questo è il momento favorevole per cambiare vita! Questo è il tempo di lasciarsi toccare il cuore. Davanti al male commesso, anche a crimini gravi, è il momento di ascoltare il pianto delle persone innocenti depredate dei beni, della dignità, degli affetti, della stessa vita” (MV, 19). Se la Chiesa non fa questo, non solo non sta dalla parte delle vittime, degli innocenti, ma neppure aiuta chi è caduto nella corruzione. Per questo a nessuno è consentito alcuna forma di omertà, di silenzio o di copertura nei confronti di qualunque forma di ingiustizia, ben consapevoli che tali atteggiamenti sarebbero da ritenersi forme concrete di connivenza che ci renderebbero complici di chi, compie il male, lo continua a compiere e, non riconoscendo le proprie colpe,

Direttore responsabile: Dott. Lorenzo Russo direttorekaire@chiesaischia.it @russolorenzo Direttore Ufficio Diocesano di Ischia per le Comunicazioni Sociali: Don Carlo Candido direttoreucs@chiesaischia.it Progettazione e impaginazione: Gaetano Patalano per Cooperativa Sociale Kairos Onlus

non sembra disposto a dare alcun segnale di pentimento e conversione. Qualora poi quelle forme di ingiustizia venissero perpetuate a danno dei piccoli, di chi non sa difendersi e, per un motivo o per un altro, vive una situazione di debolezza, quelle ingiustizie apparirebbero ancora più gravi e perciò, senza mezzi termini, da riprovare”! Parole che sanno di legalità, onesta, trasparenza, rispetto verso l’altro…valori indispensabili non solo per un cattolico, ma per chiunque. CHIESA - CASA L’immagine del Vescovo della nostra Chiesa è quella di una casa. Come la casa di Matteo dove Gesù va con i discepoli. E Matteo gli prepara NON un banchetto, ma un GRANDE banchetto. E così inizia ad evangelizzare. “Questa la missione della Chiesa – continua Lagnese – aiutare le persone ad incontrare Gesù!” Poi un accenno alle messe celebrate nelle parrocchie diocesane: “L’immagine della Casa mi fa pensare alle nostre Eucarestie: sono accoglienti, favoriscono davvero un incontro con il Signore? Quanti vi prendono parte, anche sporadicamente, sono spinti a ritornare? Fanno un’esperienza di bellezza? Le nostre assemblee

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La Voce di Pietro

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sono pervase dalla stessa ansia evangelizzatrice presente nel cuore di Matteo quel giorno”? FAMIGLIE Un pensiero va soprattutto alle famiglie di Ischia “in difficoltà, a quelle con problemi economici ma anche di relazione, a quelle visitate dal lutto, dalla malattia, dalla mancanza di lavoro, a quelle i cui figli vivono situazioni di dipendenza o nelle cui case ci sono situazioni di disabilità; alle giovani famiglie, da poco nate e, forse, già... finite”! (…) C’è bisogno di rivedere i nostri percorsi di preparazione al Matrimonio: non possiamo essere superficiali, non possiamo essere leggeri. C’è bisogno anche di famiglie che si rendano disponibili all’accompagnamento dei giovani sposi e di un’attenzione ad ogni coppia da parte del parroco e della comunità parrocchiale”. GIOVANI Uno sguardo del tutto particolare va ai giovani di Ischia, soprattutto a quelli più lontani dalla Chiesa. “Sarebbe interessante domandare ai giovani il loro pensiero sulla Chiesa. Dico non ai giovani, pochi in verità, molto pochi, che frequentano le nostre comunità, ma a quelli che semmai hanno abbandonato la pratica sacramentale dopo la Prima Comunione: a quelli che sono ritornati per un attimo, solo un attimo per fare la Cresima e mettere le carte apposto: cosa pensano della Chiesa, cosa pensano del vescovo, dei preti, di quanti sono assidui frequentatori delle nostre assemblea? Cosa pensano di ciò che diciamo? Al di là dei pregiudizi che essi hanno, le loro opinioni dovremmo

ascoltarle e lasciarci interpellare da loro. C’è bisogno che li ascoltiamo. Abbiamo bisogno di cristiani, di preti che li ascoltino: prima ancora che li catechizziamo: c’è bisogno che li ascoltiamo, anzi che li accogliamo”! Non a caso Padre Pietro ha voluto dare un senso più preciso al sacramento della Cresima. Un percorso semmai più esigente, ma capace di incidere di più! Ed è per questo che è iniziata una formazione sul sacramento. “Alla pastorale giovanile chiediamo di impegnarsi per favorire l’ascolto e l’accoglienza dei giovani lontani! A partire da quelli segnati dalle ferite della dipendenza dalla droghe, dall’alcool, dal gioco. Gli ambienti offertici dal Comune di Ischia nei quali la diocesi allocherà tutto il comparto relativo alla solidarietà, prevedranno insieme ad un centro di ascolto per le dipendenze – di cui si prenderà cura la Comunità Giovanni XXIII, fondata dall’amatissimo don Oreste Benzi, di cui è iniziata la causa di canonizzazione – in ambienti per l’incontro e il dialogo con il mondo giovanile, ad incominciare dalle scuole con la quale riteniamo che si debba stabilire – dopo quella con le famiglie - una vera e propria alleanza educativa”! CHIESA PROVOCATRICE Anche Gesù provocava quando mangiava con pubblicani e peccatori. “Una Chiesa che non sa far nascere domande, che non è capace di provocare, che non genera interrogativi, è una Chiesa che non ha molto da dire, una Chiesa che non annuncia il Vangelo. I nostri gesti, le nostre parole, devono sa-

per provocare domande: domande vere, quelle di senso. Come mai sei diverso da me? La gente dovrebbe dire ai cristiani: come mai sei cambiato? come mai non reagisci? come mai non ti scoraggi? continui a combattere, come mai non scendi a compromessi? come mai dedichi il tuo tempo? ci rimetti di persona, come mai t’interessi dei poveri, degli ultimi? come mai non hai smesso di sognare un mondo più pulito, più bello, più solidale”? POLITICA E SOCIETA’ Padre Pietro è sincero. Guarda la realtà. “M’impressiona - e non poco - la grande sfiducia nelle istituzioni, la forte presenza di situazioni di dipendenza, di vecchie e nuove droghe, come la dipendenza dal gioco e dal sesso! Ma mi preoccupa anche l’aumento del disagio sociale, il fenomeno consistente del disagio psicologico in genere e, in particolare, il fenomeno della depressione, come pure il numero impressionante di decessi per suicidio: e tutto ciò mentre qui ad Ischia sembra che l’attenzione per queste problematiche, già non molto viva in passato, vada da parte delle istituzioni ancora più scemando: è di queste ore la chiusura della SIR da parte della nostra ASL! Noi, però, mentre vogliamo porci come coscienza critica nei confronti delle istituzioni dell’Isola, del governo regionale e nazionale, sentiamo forte che dobbiamo fare la nostra parte. Possiamo e dobbiamo fare di più: perciò abbiamo accolto la sfida di gestire, in proprio, come Caritas diocesana, il Centro Giovanni Paolo II, fino ad oggi animato dalla

Comunità “Nuovi Orizzonti”. Crediamo e riconosciamo che quell’opera voluta dal mio amato predecessore, padre Filippo Strofaldi, possa diventare non soltanto il segno di una Chiesa veramente in uscita ma anche lo strumento per far crescere nella nostra Chiesa e nell’Isola, la cultura della carità e della misericordia. Anche per questo abbiamo raccolto la sfida di aprirci, a titolo del tutto gratuito, all’accoglienza dei migranti mettendo a disposizione un appartamento della diocesi in via L. Mazzella e gli ambienti offertici dai padri vincenziani nel palazzo Lavitrano a Forio”. Un amore a 360 gradi soprattutto verso chi vive in situazioni di disagio. Siano essi ischitani o stranieri. E il potenziamento del consultorio diocesano e di tutte le attività di carità ne sono un valido esempio concreto. Questo messaggio del Vescovo ci sproni a cambiare, ad invertire la rotta. Ne abbiamo bisogno come Chiesa di Ischia, come isola d’Ischia! Giovan Giuseppe Lubrano

Sul sito chiesaischia.it potete rivedere il discorso integrale del vescovo Pietro Lagnese, a cura di Teleischia


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La Voce di Pietro 26 settembre 2015

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La chiesa di Ischia, sguardo di Cristo Lunedì 21 settembre, Solennità di San Matteo, apostolo ed evangelista, il nostro Vescovo Pietro Lagnese ha dato inizio al nuovo Anno Pastorale con la celebrazione del Vespro nella Chiesa Cattedrale di Ischia Ponte. Di Giuseppe Galano

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appuntamento è stato molto sentito dall’intera comunità di fedeli isolani che hanno accolto con gioia ed amore l’invito di Mons. Lagnese. Presenti alla celebrazione un nutrito numero di sacerdoti, religiose e religiosi, i membri del nuovo Consiglio Pastorale Diocesano, alcuni tra i componenti dei vari Consigli Pastorali Parrocchiali, i membri delle Consulte Diocesane, gli operatori pastorali delle parrocchie, i laici appartenenti a movimenti ed associazioni, docenti di religione cattolica e tante persone provenienti dall’intero territorio isolano. Questa è stata un’occasione molto preziosa per stare insieme e pregare in un clima di vera e profonda unità. “Grazie per aver accolto l’invito del Vescovo ad essere presenti a questo appuntamento ecclesiale. – ha ribadito padre Pietro - Oggi, festa di San Matteo, ci troviamo insieme per dare inizio a questo nuovo Anno Pastorale”. Nel corso del suo intervento ha toccato più punti di straordinaria attualità riuscendo a donare un messaggio forte che ha aperto i cuori di tutti. “Questa è occasione per pregare insieme; abbiamo bisogno di farlo soprattutto in questo momento in cui la Chiesa d’Ischia vive una stagione non facile della sua storia”. Egli esorta a più riprese ad affrontare con forza e coraggio le tante prove in questo periodo in cui la Chiesa locale è sotto attacco. Con tono di voce fermo e deciso invita tutti a pregare di più, invocando sempre l’aiuto del Signore e della Vergine Maria. “La preghiera ci aiuta a non cadere nello scoraggiamento, a non perdere la gioia del Vangelo”. In questo momento realisticamente poco confortante occorre essere testimonianza di Cristo Risorto. Mons. Lagnese con grande umiltà chiede di pregare per lui. “Pregate per me affinché possa sempre an-

nunciare il Vangelo con coraggio”. Ancora una volta invita ad essere sempre più Chiesa in uscita, a non chiudersi nel proprio guscio, ad essere tutti un solo corpo ed un solo spirito. La Chiesa di Ischia deve seguire sempre più il modello di Gesù che

faceva della strada la sua dimensione preferita, mettendo da parte ogni timore. “Dobbiamo aprire le porte, andare fuori, metterci in ascolto del Signore, fare esperienza di comunione”. Rivolgendosi ai sacerdoti presenti in chiesa li invita ad andare verso le periferie

esistenziali. “Non ripiegatevi in voi stessi, andate verso gli altri ad annunciare la buona novella” La Chiesa è chiamata a far sentire la presenza di Gesù a ciascuno, soprattutto a chi vive in condizioni di disagio e povertà. Occorre far capire agli uomini che essi vengono guidati da Dio. Lo sguardo di Gesù deve essere anche lo sguardo della Chiesa che guida l’uomo. “Tante volte ci allontaniamo dallo sguardo di Cristo compiendo gesti che non si addicono ad un cristiano”. Mons. Lagnese si sofferma sul Giubileo della Misericordia che sarà inaugurato dal Pontefice il prossimo 8 dicembre. La Cattedrale di Ischia sarà la Chiesa Giubilare della nostra Diocesi. Padre Pietro esorta a riscoprire i Sacramenti, in modo particolare quello della Riconciliazione. “L’Anno Santo deve essere occasione per uscire dalla condizione di peccato” Mons. Lagnese si dice fortemente preoccupato per la situazione di forte disagio sociale in cui versa la nostra isola in questo tempo cui prevale una disaffezione generale nei confronti delle istituzioni. Il Vescovo fa riferimento al fenomeno dilagante della depressione ed alle numerose morti per suicidio che si sono verificate nell’ultimo periodo. Altre problematiche sociali che vedono le istituzioni poco attive sono le dipendenze dal gioco, dalla droga e dal sesso. “Possiamo e dobbiamo fare la nostra parte. Occorre essere attenti al mondo dei giovani. Dobbiamo impegnarci di più. L’accoglienza per i bisognosi sarà sempre più concreta ponendo particolare attenzione ai poveri ed ai migranti con il potenziamento del Centro Giovanni Paolo II e delle altre strutture della Diocesi”. Al termine della Celebrazione si leggeva sul volto dei partecipanti un senso di benessere e gioia ed un desiderio forte di mettere in pratica quanto prima gli inviti rivolti a tutti da parte del nostro Vescovo.


Seguiamo Francesco

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IL VOLO DA CUBA AGLI USA

Il Papa: “seguo la dottrina sociale” Dalla Redazione

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embargo degli Stati Uniti verso L’Avana, il mancato contatto con i dissidenti cubani, l’incontro con Fidel Castro, le accuse di chi lo considera un “antipapa” o di chi ritiene troppo morbido con il comunismo rispetto al capitalismo. Questi i temi affrontati da papa Francesco nella conferenza stampa di quasi mezz’ora concessa sul volo Alitalia che lo ha portato da Santiago di Cuba a Washington dove è atterrato martedì notte (ora italiana, il tardo pomeriggio locale) ed è stato accolto dal presidente Barack Obama con la moglie Michelle e le due figlie nella base militare di Andrews. Domande, come sempre, proposte in piena libertà, e senza filtri, dai cronisti. Domande a cui il Pontefice non si è sottratto, rispondendo italiano e in spagnolo. Al Papa è stato chiesto un commento sull’embargo Usa nei confronto di Cuba e se affronterà il tema nel discorso al Congresso americano. «Il problema dell’embargo è parte del negoziato, è pubblico – ha risposto –. Il mio desiderio è che ci sia un accordo che soddisfi ambo le parti. Riguardo alla posizione della Santa Sede rispetto agli embarghi, il riferimento è quello che dice la dottrina sociale della Chiesa. Al Congresso toccherò il tema dell’importanza degli accordi bilaterali e multilaterali come segno di progresso nella convivenza, ma non affronterò il tema specifico». Altro tema al centro della conferenza stampa è stato il mancato contatto con i dissidenti anti-castristi e la denuncia che sono stati arrestati. «Non ho notizie a riguardo (degli arresti, ndr) – ha chiarito Francesco –. A me piace incontrare tutti, tutti sono figli di Dio. Era ben chiaro che non ci sarebbero state udienze particolari con dissidenti e con altri, incluso capi di Stato (di altri Paesi, ndr). So che dalla nunziatura qualcuno di loro era stato invitato nella Cattedrale per un saluto. Ma quando sono andato lì nessuno di quelli che ho salutato si è identificato come dissidente». Sull’incontro con Fidel Castro,

e in particolare se il leader abbia mostrato segni di pentimento per le sofferenze imposte in passato alla Chiesa cubana, papa Bergoglio ha affermato: «Il pentimento è una cosa molto intima, di coscienza. Con Fidel ho parlato di storie di gesuiti da lui conosciuti. Gli ho portato i cd di padre Llorente, gesuita, e due libri di don Pronzato. Abbiamo parlato molto di queste cose, e molto dell’enciclica Laudato si’. Lui è molto interessato al tema dell’ecologia. È stato un incontro non tanto formale, ma spontaneo. Non abbiamo parlato del passato, tranne che dei gesuiti del collegio da lui frequentato da giovane». Ambianti conservatori Usa mettono in dubbio che Francesco sia cattolico. E la domanda è entrata nel dialogo avvenuto du-

rante il volo papale. «Un cardinale amico – ha risposto Bergoglio – mi ha raccontato di una signora molto preoccupata, un po’ rigida ma buona cattolica, che è andato ad incontrarlo e gli ha fatto domande sull’“anticristo” che qualcuno dice sarà un “antipapa”. “Perché mi chiede questo?”, le ha detto. E lei ha risposto: “Perché sono sicura che papa Francesco è l’antipapa”. “Ma perché?”. “Perché non usa le scarpe rosse…”. Io sono certo che non ho detto una cosa in più che non fosse nella dottrina sociale della Chiesa. Le cose si possono spiegare e forse qualche spiegazione ha dato una impressione di essere un pochettino più “sinistrina”, ma sarebbe un errore di spiegazione. La mia dottrina nella Laudato si’ sull’imperialismo economico è quella della dottrina

sociale della Chiesa». E poi sorridendo ha regalato una battuta: «E se è necessario che io reciti il Credo, sono disposto a farlo, eh…». Poi è stato fatto notare al Papa che qualcuno considera le sue critiche al comunismo molto più soft di quelle duramente rivolte al capitalismo e al liberismo nell’ultimo viaggio in America latina. «Le cose che si devono correggere le ho detto chiaramente, non profumatamente, non in modo soft – ha detto –. (Nel viaggio in America latina, ndr) non ricordo poi di aver detto qualcosa di più rispetto a quello che ho scritto duramente nell’enciclica e nell’Evangelii gaudium sull’imperialismo, sul capitalismo selvaggio, liberale. Ho detto quello che avevo scritto lì, che è abbastanza. A Cuba il viaggio è stato molto pastorale, con la comunità cattolica, con i cristiani e anche con le persone di buona volontà. Anche con i giovani, che erano credenti e non credenti, il discorso è stato di speranza e di incoraggiamento, di dialogo, per cercare ciò che ci accomuna e non quello che ci divide. Era un linguaggio più pastorale, invece nell’enciclica si doveva parlare di cose più tecniche». Quindi un cenno al possibile ruolo della Chiesa nel futuro dell’isola caraibica. «A Cuba sono state indultati più di tremila prigionieri prima della visita – ha sottolineato Bergoglio –. La Chiesa qui a Cuba sta lavorando per fare indulti. Qualcuno mi ha detto che sarebbe bello di finire con ergastoli che è quasi una pena di morte nascosta, e questo l’ho già detto. Un’altra ipotesi è che si facciano indulti generali ogni due, tre anni. La Chiesa ha lavorato, sta lavorando, ha chiesto indulti e continuerà a farlo». E di fronte a Francesco è stato evidenziato che Cuba è stata visitata da tre Papi in poco tempo. «No, non ha mali speciali – ha osservato il Pontefice argentino –. Ha quelli che possono avere altri Paesi. Giovanni Paolo II è stato in Brasile tre o quattro volte, ma non per questo può essere considerato un Paese malato. La genesi della mia visita è stata un poco casuale, è maturata dopo l’accordo del 17 dicembre scorso. Sono contento di aver incontrato il popolo cubano e la comunità cristiana cubana».


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Politica 26 settembre 2015

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Riforme, accordo nella maggioranza Di Lorenzo Russo

Scuola, arriva il b onus da 500 euro per i docenti Di Lorenzo Russo

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irmato il decreto sulla carta elettronica dei docenti. 500 euro per la loro formazione”. Così il presidente del Consiglio Matteo Renzi, attraverso il social network twitter, comunica – con foto della sua firma - il decreto. Poco dopo anche il ministro dell’Istruzione Stefania Giannini ha salutato su twitter l’arrivo della novità contenuta nella riforma della scuola. “La Carta rappresenta un altro impegno mantenuto. Con la Buona Scuola la professione insegnante torna finalmente ad essere valorizzata” ha affermato Giannini in una nota, dopo aver firmato il decreto con le modalità di assegnazione e utilizzo della Carta elettronica che sarà distribuita a tutti i docenti per l’acquisto di libri, corsi, software, hardware, ingressi a eventi culturali utili per l’aggiornamento professionale. L’importo per ogni insegnante di ruolo di ogni ordine e grado di istruzione è di 500 euro all’anno. In attesa della distribuzione della Card elettronica, il Miur precisa che i 500 euro saranno assegnati per l’anno scolastico 2015/2016 con una erogazione diretta ai beneficiari. “Dopo anni di mancate decisioni - aggiunge il ministro - stiamo investendo risorse importanti e durature nel tempo: oltre ai fondi per la Carta, che ammontano complessivamente a 381 milioni all’anno, sono previsti 40 milioni, sempre all’anno, per la formazione in servizio e 200 milioni all’anno per la valorizzazione del merito. Si tratta di evidenti segnali di attenzione concreta da parte del governo nei confronti dei docenti”. Per impossessarsi della carta elettronica i docenti dovranno aspettare il prossimo anno scolastico: non ci sono stati i tempi tecnici per bandire la gara pubblica e assegnare all’istituto finanziario vincente il compito di realizzare il supporto elettronico. Ma con la busta paga di ottobre, la somma in più da destinare ad acquisti per la formazione sarà disponibile: una scelta dettata probabilmente dalla volontà di attenuare le proteste legate alla riforma. I docenti dovranno però conservare gli scontrini degli acquisti effettuati e consegnarli alla loro scuola entro il 31 agosto 2016. Eventuali somme non spese o non rendicontate verranno recuperate l’anno successivo.

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a maggioranza ha presentato solo tre emendamenti alla riforma costituzionale firmati dalla presidente della commissione Affari costituzionali del Senato, Anna Finocchiaro. Lo ha detto il sottosegretario alle Riforme, Luciano Pizzetti spiegando che riguardano “le funzioni del nuovo Senato, l’articolo 2 sulla composizione e la Consulta. Rimangono aperti i nodi del Titolo V e del Presidente della Repubblica che di intesa approfondiremo nei prossimi giorni”. Pace fatta all’interno del Pd. Ecco l’emendamento. Si tratta di una modifica al comma 5 dell’articolo 57 della Costituzione che viene introdotto nell’articolo 2 del Ddl Boschi e fissa in Costituzione il principio che i senatori verranno eletti. L’emendamento aggiunge alla frase “la durata del mandato dei senatori coincide con quella degli organi delle istituzioni territoriali dai quali sono stati eletti” questo periodo: “In conformità alle scelte espresse dagli elettori per i candidati consiglieri in occasione del rinnovo dei medesimi organi, secondo le modalità stabilite dalla legge”. Nello stesso articolo al comma successivo infatti si stabilisce che ci dovrà essere una legge “approvata da entrambe le Camere per regolare le modalità di attribuzione dei seggi e di elezione dei membri del Senato della Repubblica tra i consiglieri e i sindaci, nonché quelle per la loro sostituzione, in caso di cessazione dalla carica elettiva regionale o locale. I seggi sono attribuiti in ragione dei voti espressi e della composizione di ciascun Consiglio”. “Sono 82.730.460 i miei emendamenti alla Riforma costituzionale. Non ho sentito nessuno della maggioranza avevo segnalato che li avrei presentati”. Così il vicepresidente del Senato Roberto Calderoli ha risposto ai giornalisti a palazzo Madama dopo aver annunciato la presentazione della valanga di emendamenti da guinness dei primati. Si tratta di 200 emendamenti cartacei e il resto su dvd.


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Politica & Storie

26 settembre 2015

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Un dopo-scuola a costo zero A Gioiosa Ionica (Calabria) riparte il progetto di sostegno agli alunni che hanno difficoltà a seguire il percorso scolastico. Un volontariato diffuso che non pesa sul bilancio comunale. A cura della Redazione

«P

er dare concretezza alla mia scelta di vivere la spiritualità dell’unità, in rete con altri politici che come me cercano di impegnarsi per il bene comune e per far emergere come categoria politica la fraternità, ho accettato l’incarico». Racconta Maria Elena Loschiavo, vice-sindaco con delega alle Politiche sociali e Scuola, in un Comune con poco più di 7.000 abitanti. Lo scorso anno scolastico viene a sapere di diversi bambini e ragazzi che presentano difficoltà di apprendimento e che per motivi vari non possono contare sul supporto della famiglia. «Vorrei inventare qualcosa per loro, ma gli amici dell’Amministrazione mi fanno ben ricordare che non ci sono risorse. Mi confronto allora con mio marito, poi ne parlo con amiche e colleghe in pensio-

ne, chiamo dei giovani che conosco. Alla mia disponibilità segue a ruota quella di un bel gruppetto di persone provenienti da culture e tradizioni religiose differenti. Con loro nasce l’idea di un dopo-scuola, ogni pomeriggio, dalle 15 alle 17. È una bella scommessa perché cominciare qualcosa significa portarla a termine. Significa anche dare addio, per mesi e mesi, al no-

stro bel riposino pomeridiano. Ma vogliamo tentare, vogliamo entrare nel cuore delle famiglie che si sentono ai margini». Appena l’avviso comunale viene esposto al pubblico, arrivano tante richieste, ma il limite è di 25 alunni. «Ognuno di loro è una storia a sé, con ambienti famigliari disagiati che purtroppo non facilitano l’inclusione nel processo di apprendimento. Appena il tempo di organizzarci e il 9 marzo, con grande entusiasmo, partiamo. In modo forse un po’ naif, senza sapere esattamente a cosa andremo incontro. Ma a fine anno i risultati si vedono, eccome! Sia da parte delle famiglie, che a gran voce chiedono che l’esperimento si ripeta anche il prossimo anno, ma soprattutto sui ragazzi». «Come amministratore di una cittadina devo ammettere che creare un team di persone disposte a dare, non è cosa facile. Ma neppure un’impresa impossibile. Sicuramente è stato entusiasmante vedere come ciascuno del gruppo abbia accettato di mettersi insieme per amare questi piccoli, dando ad essi un brano della propria vita. Per poi sperimentare, insieme, che aprirsi alla gratuità è sì una strada faticosa, ma che ti fa sentire un costruttore della fraternità universale, a partire da quella nel tuo comune di residenza». A ottobre si ripartirà col progetto che avrà nuovi sviluppi, sempre a costo zero, sia per l’Amministrazione che per l’utenza. «In questo secondo anno – spiega M. Elena

– si potrà contare su un più grande numero di insegnanti e quindi di bambini che possono accedere al programma. La sede sarà presso la scuola, il che faciliterà un lavoro in sinergia con l’insegnante di classe, che può segnalare le difficoltà del bambino consentendoci di lavorare più puntualmente sul problema. Sempre grazie al volontariato potremo avvalerci anche di un laboratorio medico-psico-pedagogico. I ragazzi avranno dei momenti ludici (in paese ci sono piccoli/grandi talenti nel campo dell’animazione, pittura, danza, ecc…) e per le mamme ci sarà un’ora a settimana di yoga. Non mancheranno poi, col supporto delle Associazioni sportive del territorio, attività di educazione motoria». «Le idee che si stanno realizzando sono tante, ma sono sicura che ne verranno altre, proprio perché, come qualcuno mi aveva detto un giorno, nel campo della solidarietà basta muovere il primo passo. Poi sarà lei a guidare quelli successivi».


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Politica 26 settembre 2015

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Geotermia: il parere del geologo Antonino Italiano Ancora un misto di luci ed ombre sulla famosa questione della realizzazione di un impianto di geotermia nel territorio di Serrara Fontana: tra perplessità e buoni propositi, si è sviluppato il dibattito del giovedì a Teleischia.

Di Amedeo Romano

artiamo dai punti fermi: l’impianto dovrà immettere – qualora venisse realizzato – l’energia prodotta nella rete di Enel distribuzione. Dal generatore presente nell’impianto, la corrente verrà trasportata attraverso una condotta di circa 10 chilometri che, attraversando Panza e tutta Forio, giungerà alla cabina primaria dell’Enel alla Chiaia. A questo punto, getta acqua sul fuoco il geologo Antonino Italiano, sottolineando i benefici che deriverebbero da una simile impresa per tutta la popolazione isolana: “I comuni devono chiedere alla società quello di cui hanno bisogno...altrove in Italia l’Enel ad esempio ha costruito scuole...” Innanzitutto, Italiano fa notare che ci troviamo di fronte ad una richiesta di “ricerca”. Siamo quindi ancora a livello di sperimentazione, “il governo con il decreto del 2011 ha precisato che ci vogliono due fasi: la prima, di verifica se ci sono tutte le condizioni per effettuare l’opera poi si passa alla richiesta di sfruttamento”, sottolinea Italiano. Si, però intanto si spendono 15 milioni di euro per un’opera che ancora non si sa se servirà. Ci saranno le perforazioni, ed in barba a quanto ha scritto l’altro giorno il sindaco Caruso in una nota al ministero, il comune di Serrara Fontana ha già definito un protocollo

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d’intesa con la società Ischiageotermia, nell’ambito della partecipazione del comune all’iniziative. Ma c’è di più: al fine di favorire il passaggio degli automezzi necessari alla realizzazione delle opere a Piano 13, zona Bracconiere, sarà necessario effettuare l’adeguamento di alcuni tratti stradali della Falanga, con abbattimento di muri perimetrali e l’allargamento della carreggiata stradale. E per questo, il consiglio comunale di Serrara Fontana ha già rilasciato un assenso preventivo per la realizzazione degli adeguamenti stradali. Sui rischi paventati di frane o di scosse sismiche, derivanti dalla sollecitazione del suolo, Italiano chiarisce: “si può chiedere alla società la messa in sicurezza del costone franoso”. Sui possibili terremoti, non smentisce la possibilità, ma seraficamente aggiunge: “siamo sempre a rischio terremoti, non saranno le trivellazioni ad aumentare il pericolo...” Illustri tecnici e professori hanno nel frattempo inviato al ministero delle osservazioni al riguardo, manifestando preoccupazione. Nello stesso progetto, lo studio sismico allegato conclude: “il sito in esame è ubicato in zona 3, in questa zona possono verificarsi forti terremoti anche se questi sono estremamente rari”. E il ruolo della politica? I consigli comunali si sono affrettati, dopo che si è sollevato il polverone, a manifestare la propria contrarietà, chiedendo al ministero di agire con precauzione, in riferimento

alla potenziale pericolosità dell’intervento. “I sindaci devono tenere sempre a cuore lo stato di salute della nostra isola”, lo sottolinea il consigliere comunale di Forio Vito Iacono, che ribadisce: “la geotermia non deve essere come la metanizzazione un affare per pochi...” Una esortazione alle amministra-

zioni quindi per verificare si la bontà dell’intervento che – come dice Antonino Italiano – può portare vantaggi e benessere per l’intera isola, ma anche lo stimolo per mettere sul giusto piano d’interesse le altre criticità di cui soffre l’isola d’Ischia. Nelle foto: Il geologo Antonino Italiano e il consigliere di Forio Vito Iacono

Alberghiero in corso le registrazioni per l’accesso al tax credit Un’interessante opportunità per gli operatori che hanno puntato sulla riqualificazione delle strutture ricettive. A cura della Redazione

E'

in pieno svolgimento la fase di registrazione delle strutture alberghiere che intendono usufruire di un›agevolazione fiscale pari al 30% delle spese di ristrutturazione effettuate nel 2014. I termini per la presentazione delle domande sono stati pubblicati dal Ministero dei Beni culturali e del Turismo (decreto legge n. 83-2014). Fino alle ore 16 del 9 ottobre prossimo sarà possibile, per il legale rappresentante l’impresa alberghiera, accedere all’indirizzo internet https://procedimenti.beniculturali.gov.it, un portale ad hoc sul quale caricare istanza e attestazione delle spese sostenute. Poi, dal 12 ottobre avrà inizio la seconda fase (ore 10:00), quella dell’invio telematico dell’istanza e dell’attestazione perfezionate dalle firme digitali, con scadenza alle ore 16 del 15 ottobre. Il Ministero ha stanziato 20 milioni di euro per l’anno in corso e 50 milioni di euro per il periodo 2016-2019 e fino ad esaurimento delle risorse disponibili in ciascun esercizio.


Punti di vista

26 settembre 2015

kaire@chiesaischia.it

Il fascino delle parole di Papa Francesco. La delusione Wolkswagen

Di Franco Iacono

1.

Papa Francesco ha “liberato” la donna dall’antichissima - fin dal Paradiso Terrestre - definizione di “tentatrice”. Una revisione totale quella che sta portando avanti questo grande Papa nel segno di una lettura autentica del Vangelo, che trova, sarà una mia impressione, scarso “ascolto” in Santa Madre Chiesa e nelle sue articolazioni, costrette ad uscire dalla “tranquillità” dei luoghi comuni, per impegnarsi in ben altra Missione. La sua è una sfida anche all’interessata pigrizia di tanti, troppi “addetti ai lavori”. Deve sentirsi “estraneo” anche lui, se è stato costretto, durante questo memorabile viaggio, a dire di se stesso: “Io comunista? Non ho detto una cosa in più rispetto a ciò che c’è nella Dottrina sociale della Chiesa”. Intanto questa revisione

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del ruolo della donna “tentatrice” comporta, di converso, un’altra dimensione dell’uomo, non più solo vittima di quella tentazione, ma attore consapevole e responsabile del proprio destino. Diciamo la verità: la figura di Adamo ci è parsa sempre, fin da quando lo abbiamo “conosciuto”, come quella di un brav’uomo, totalmente nelle mani di Eva, a sua volta succube del “serpente”. “La donna, che tu mi hai posto accanto, mi ha dato dell’albero ed io né ho mangiato” Genesi 2,24. Adamo: totalmente soggiogato, e deresponsabilizzato, dalla “donna”. Una “rivalutazione” anche dell’uomo, quindi, viene da questa chiara “spiegazione” di Papa Francesco, che tesse, poi, le lodi della Donna, come aveva già fatto in altre occasioni, fino a ricordare che Essa è la Madre del Figlio di Dio, il Cristo in terra. Che orizzonti fascinosi ci apre questo Papa, “venuto dalla fine del Mondo”! 2. Da tempo, riflettendo sulla

moralità di noi Italiani, soprattutto confrontandola con quella dei Paesi anglo-sassoni, mi dicevo: in Italia non abbiamo avuto né Lutero, né Calvino e Savonarola lo abbiamo bruciato in Piazza della Signoria. Poi lo scandalo della Enron in America, con gli imbrogli che dirigenti e manager fecero per intascarsi un po’ di dollari, cominciò a far vacillare quella mia tesi. Ora l’imbroglio della Wolkswagen la fa cedere, ma non per “salvare” noi Italiani, del tutto: barare sulle emissioni di gas dai tubi di scarico mi sembra vergognoso, anche perché attenta alla salute di milioni di cittadini. Un gran colpo alla credibilità dell’industria tedesca ad opera della sua “marca” simbolo, che rinvia a qualche riflessione anche sulla durezza, questa si “calvinista”, della Germania nei confronti della Grecia e dei Paesi non in regola, secondo i canoni del rigore, a senso unico, tedesco. Con buona pace di Angela Merkel e di tutti co-

loro che ora fanno a gara a negare ogni responsabilità. 3. Per il resto, tornando in Italia, è patente che la pubblica moralità, intesa come comportamento, e responsabilità, verso gli altri, difficilmente è entrata nel novero dei “peccati”, neppure secondo Santa Madre Chiesa, al netto della predicazione di Papa Francesco. Al massimo si considera l’aspetto penalistico e molti, anche antichi moralisti di giornata, pensano di salvarsi, rifugiandosi nel “niente di penalmente rilevante”! Evadere il fisco, costruire abusivamente, frodare in commercio, presentare qualche certificato medico di dubbia fondatezza per non andare a lavorare o per lucrare qualche indennità, non fare il proprio dovere sul lavoro: chi mai ne sente parlare nelle prediche o nei confessionali?! Senza contare che molti di noi dimenticano che la Libertà di ciascuno di noi finisce laddove comincia quella del nostro simile. Naturalmente il discorso riguarda tutti noi, a cominciare da me, ma sarebbe importante avere almeno consapevolezza di cosa è immorale, di cosa è morale, di cosa non è peccato e di cosa, invece, è peccato! E non ci salviamo se pensiamo di confrontarci con le “immoralità” altrui! Questa tortuosa, ed autoassolutoria, concezione della nostra moralità, civica e religiosa, che dovrebbero coincidere, ha molto contribuito a determinare degrado, malcostume, egoismo diffuso. Tornando alle “macchine”, molti ora si aspettano qualche “sorpresa” dalla Mercedes, magari dalla pressione delle gomme, che montano nei Gran Premi! Sarà quel simpatico ed autentico “patriota” italiano di Vettel, con la Ferrari, a punire le “frecce d’argento” e con essa la Germania, come più volte è accaduto nel calcio?? Un po’ di libertà… per fantasticare! Con leggerezza!



Economia

11 26 settembre 2015

kaire@chiesaischia.it

Dai che c’è la ripresina L’umore dei cittadini-consumatori sembra davvero cambiato

Di Nicola Salvagnin

S

i sta concludendo un’estate caldissima, quanto a temperature: ciò ha sicuramente favorito il turismo stagionale, che a fine luglio chiude infatti con un fatturato in crescita del 2,1% (quindi gli incassi reali sono stati sicuramente maggiori…). E agosto è stato ancora meglio, col tutto esaurito al mare come in montagna e nelle città d’arte; settembre infine segnerà numeri da record. Ma se il sole è stato il protagonista positivo, spingendo gli italiani a fare qualche giorno in più di vacanze, il sole al contempo non fa crescere l’albero dei soldi. Quindi è soprattutto cresciuta la voglia di spendere di più, di uscire da quel senso di timore che ha attanagliato gli italiani negli ultimi anni, gelando i consumi interni e, a cascata, l’intera economia. Sarà che c’è più ottimismo in giro, sarà che la congiuntura sta effettivamente voltando pagina (il governo parla di una crescita del Pil dello 0,9% nel 2015), ma i segnali che i timori si stanno lentamente dissolvendo ci sono tutti. La grande distribuzione sta registrando umori positivi (ovviamente confortati dai numeri), dopo che - per la prima volta dal Dopoguerra - i consumi erano scesi rispetto all’anno precedente. E i supermercati sono l’anello finale di una catena che parte dalle fabbriche. In queste ultime - e certamente una grande spinta l’hanno data le agevolazioni contributive previste dal Jobs Act - si assume a tempo indeterminato. Chi monitora il mondo del lavoro, certifica pure che si sta un po’ riducendo il numero degli sfiduciati, di chi insomma non studia né cerca un posto di lavoro. Altro bel segnale. Così come, a livello psicologico, sono bei segnali i ripetuti proclami governativi di voler abbassare certe imposte (a cominciare da quelle che gravano sulla prima casa) che incidono sul portafoglio di tutti. Certo: godiamo di una congiuntura favorevolissima che aiuta le vele italiane a rigonfiarsi di

vento. Benzina e gasolio costano un 20% meno degli anni scorsi, e per molti la spesa per carburanti è voce assai negativa nel proprio bilancio personale e aziendale; i tassi d’interesse sono ai minimi storici, e più giù di così non potranno andare. Il denaro costa quasi nulla, la rateizzazione a tasso zero è possibile sia per chi la propone che per chi ne approfitta; i mutui a tasso fisso stanno sotto il 3% annuo. Il discorso non è comunque omogeneo, ma a macchia di leopardo. Nel Mezzogiorno è ancora inverno, economicamente parlando. In certe zone del centronord invece spira già aria “tedesca”. Compito dell’esecutivo nei prossimi anni sarà sicuramente quello di omogeneizzare lo sviluppo economico di un Paese che, questa volta, rischia veramente di spezzarsi in due: il Trentino Alto Adige marcia a livelli di Baviera e Baden Wuttemberg; la Calabria invece va a velocità nordafricana. Ma se in definitiva stiamo agganciando il treno di una ripresina, la cosa porta con sé solo conseguenze positive. A cominciare dal fatto che lo sviluppo econo-

mico garantisce allo Stato maggiori introiti fiscali (quelli dell’Iva sono infatti in buona crescita), che possono quindi compensare abbassamenti delle imposte, soprattutto quelle gravanti sul lavoro e la produzione. Questo vorrà dire più assunzioni, stipendi più alti, maggiori disponibilità per le famiglie… Diceva, un milione d’anni fa, il compianto Nino Manfredi: “Fusse che fusse la vorta bbona?”.


12 26 settembre 2015

territorio

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IL RITORNO DI ISCHIA IN 3P: P

Epomeo e

La Falanga, il vero Di Francesco Mattera

P

romessa mantenuta, care amiche ed amici di Kaire! Oggi vi parlerò della Falanga, luogo mitico della nostra meravigliosa terra di Ischia che tutti gli ischitani dovrebbero conoscere non solo come nome di una località del loro paese, ma per averla visitata almeno una volta nella loro vita. E qui cominciano le note dolenti: tanti di noi non solo non hanno mai calpestato quel suolo, ma nemmeno ne conoscono il nome o sanno indicare con una qualche esattezza la sua localizzazione. In questo tanti stranieri, hainoi!, ci danno dei punti. Basta loro una settimana per visitare i posti più belli dell’isola. E noi? Impigriti, indolenti, impegnati in tante incombenze non sempre importanti o per lo meno rimandabili in tempi più propizi, ci lasciamo sfuggire le migliori occasioni per godere appieno il nostro territorio. Bhè, c’è da riflettere molto su questo argomento! Intanto io cerco si stimolare in voi ed in quei pochi e sparuti lettori che a fatica riesco a conquistare alla causa di questo giornale, il desiderio di muovere i piedini alla scoperta della nostra

isola. E vi confesso che in questo riesco anche ad avere discrete soddisfazioni. Ma ritorniamo all’argomento del giorno: il bosco della Falanga. Ci siamo lasciati la settimana scorsa con don Angelo Iacono, insieme e solitari, di ritorno da S. Maria al Monte. Che scelta felice quella di non passare dai Frassitelli! La Falanga, la Falanga!, chiesi con insistenza alla mia guida, e lui sornione: “Non ti preoccupare Cavalié, andiamo proprio nel cuore della Falanga, ne ho di cose da farti vedere e da raccontarti…”. Già all’andata, passati vicino alla Bocca della Falanga, con la sua maniera silenziosa e cadenzata, quasi fossero pensieri dati in prestito alle parole, aveva fatto cenno in maniera fugace ad aneddoti e situazioni particolari legati quei luoghi alpestri e selvaggi, vero dominio di Natura, esempio mirabile della stupefacente bellezza del Creato. Ma l’appuntamento con S.Maria al Monte non permetteva che quei veloci passaggi di notizie. Ora lo scenario è cambiato, siamo solo noi due ed è più facile ascoltare e approfondire, mentre ci si immerge lentamente in una meraviglia senza fine, sorpresi dallo stupore di cose già viste tante volte, ma sempre nuove e più belle. E’

Angelo che fa tutto diverso, la sua sorprendente conoscenza dei luoghi, la sua familiarità anche con gli anfratti in apparenza insignificanti, ma che ad una lieve svolta scoprono alla vista uno scorcio di mirabile e singolare bellezza. Mi viene alla mente Robert Walser, lo scrittore elvetico di lingua tedesca autore di LA PASSEGGIATA, un racconto bellissimo per disincanto e purezza di immagini e sentimenti di un uomo solitario in perfetta sintonia con il paesaggio in cui è immerso. Ed eccole le meraviglie della Falanga: iniziamo presto sul ripido pendio che ci lascia alle spalle la vista sui panorami di Forio, Lacco e Casamicciola. Un gruppo di superbi e annosi carpini neri (Ostrya Carpinifolia L,) che sfidano le leggi della gravità e la lotta spalla a spalla con i castagni, avviliti dalle malattie e dagli attacchi feroci di insetti. Osservo attentamente sui due lati del sentiero semmai si scorgesse qualche cap’ niro, voglio intendere i ricercatissimi funghi porcini, ma Angelo mi dice di non contarci perché i funghi occorre cercarli con metodo e non confidare molto sul caso, sulla fortuna. Intendo e continuo con attenzione a seguirlo. Ecco una cinta di spessi muri

a secco, non molto alti, innalzati con sapiente maestria chissà quanti anni orsono. Sono muri di delimitazione tra proprietà confinanti, dice Angelo. Ma a farli, a suo tempo, è sicuro che furono nugoli di braccianti che disperati invocavano lavoro ai grandi proprietari terrieri per dare sollievo alle loro famiglie attanagliate dalla miseria più nera… Gli anziani raccontano anche di guardiani che fermavano qualche poveraccio che col freddo dell’inverno s’era spinto nel bosco, dal paese, da Forio semmai o da Casamicciola, intimandogli di lasciare la legna perché, a loro dire, rubata nel bosco del “padrone”. E qualche volta anche giù botte sul malcapitato, tanto per dare l’esempio. Oggi di queste cose non si può che sorridere, ma nei tempi andati, invece, si piangeva. Rifletto: tra venti, trenta o più anni, si sorriderà anche per cose per le quali oggi si è costretti a piangere? Chissà!, e mi viene di pensare alle abitazioni abbattute a povere persone che sono incappate nel vero e misconosciuto abusivismo di necessità, o, chessò, alle iniquità di Equitalia, e altre cose simili. Ma è Angelo a strapparmi a questi pensieri che mi estraniano dalla bellezza della Falanga. Ora il cielo non si vede che


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26 settembre 2015

PAESI, PAESAGGI & PERSONE

e dintorni

o bosco incantato a sprazzi, coperto com’è dalla fitta copertura dei castagni. “Guarda lì, verso l’alto- mi dice Angelo- c’è la parete delle pietre bianche, quelle più dure e resistenti all’erosione tanto ricercate dai costruttori che la preferiscono alla pietra saponara che invece si sgretola con il vento e con la pioggia”. Guardo, ma faccio fatica a scorgerla perché coperta da una vegetazione folta, lassa e scura: sono lucinie, lecci (quercus ilex L), che lentamente si stanno sostituendo ai castagni. Il caldo si rende via via più opprimente, ma non tanto da distogliermi dalla mirabilia che si rinnova metro dopo metro sul sentiero. Incrociamo un gruppetto di giovani mamme con i loro figli, bambini e adolescenti quasi in egual numero. Anche loro reduci da S. Maria e parrocchaini di Angelo. Gran giubilo, specialmente dei bambini! Si cambia percorso dopo un breve conciliabolo con le signore. Ora i profumi del bosco si fanno più densi, effluvi terragni si mescolano e confondono con i sentori delle foglie e delle erbe solleticate dal nostro passaggio. Qualche “pernacchio” (specie di funghi di scarso valore e disprezzati per non essere commestibili, e che spazientiscono i cercatori di porcini quando trovano solo loro sui loro passi

e non gli ambiti cap’ niri), libera il suo acre odore quando scalciato con indolenza dai ragazzi. “Guagliù- li rimprovero- i funghi non vanno presi a calci,…”. E loro di rimando: “Ma songhe pernacchie, nzo buone…!”. Decido di arrendermi, e spero di non incrociare sul nostro passo altri funghi, tra virgolette cattivi. Un tratto di sentiero in salita ci fa scorgere una parete rocciosa molto ripida ed alta, è uno dei contrafforti dell’Epomeo. E’ a poca distanza da noi, la vegetazione più rada mette a nudo un tracciato sconnesso e profondamente eroso dalle piogge che portano a vista tufi verdi venati si sesquiossidi di ferro rossastri. Sassi ovunque ostacolano il passo. Poi, all’improvviso si apre dinanzi a noi il cuore della FALANGA: una fustaia di altissimi e grossi castagni con un caos di vecchi tronchi morti caduti e posti di schimbescio sulle piante ancora vegete. E’ il segno tangibile dell’abbandono del bosco da parte dell’uomo che non lo governa, non taglia sistematicamente i pali alla maturità delle ceppaie. Angelo mi svela che vi è l’idea di convertire il bosco in un castagneto da frutto mediante innesti di castagne buone e marroni. Intanto, commenta amaro, con tanta legna che si perde

qui, importiamo legna dalla terraferma! Di quell’idea, confermo, si è fatto promotore al momento un associazione nata sotto l’egida del comune di Barano. Intanto ci siamo addentrati nella parte più affascinante del bosco: una sequenza ininterrotta di enormi massi di tufo verde che l’erosione del vento e dell’acque, nel corso dei secoli ha dato loro le fogge più strane e curiose cui si possa immaginare. Uno spettacolo bellissimo: pareti incise a modo di alveare di una regolarità quasi matematica, guglie altissime che ricordano minareti musulmani finemente cesellati, o ancora forme di animali, becchi adunchi di uccelli rapaci, funghi giganteschi, chele di enormi scorpioni aperte a catturare improbabili prede. Piccole caverne naturali e sbalzi arditissimi offrono un modesto riparo al viandante sorpreso dalla pioggia. E’ un incanto meraviglioso che non può lasciare indifferente alcuno che si addentri nel bosco. Gli alberi che dintorno vi crescono sembra si siano tenuti a distanza da queste stupende sculture naturali per semplice e sussiegoso rispetto. Gli arbusti nani, radi, abbarbicati nei piccoli anfratti e nelle crepacciature, sembrano dei folletti che

tengono compagnia ad un gigante buono. Poi, nelle parti più umide splendide vegetazioni di licheni fogliosi accompagnati da muschi e graminacee rupestri, i tipicissimi palieri da sempre raccolti come foraggio per i conigli. Angelo che tante volte ha visto questo scenario sembra ancora meravigliarvisi e invita i ragazzi a godere di quello spettacolo. Ci porta ancora più avanti la nostra guida per mostrarci una profonda ed ampia buca nel suolo, e spiega che fu prodotta dalla caduta di una bomba nello stesso giorno in cui fu bombardata Forio dagli aerei tedeschi con tante vittime innocenti, al termine dell’ultimo conflitto mondiale. “Per decenni in questo cratere non è cresciuta nessuna pianta - ci dice costernatoper l’inquinamento prodotto dall’esplosivo”. Nelle vicinanze, proprio a ridosso del sentiero, noto una bella stazione di felci dalle lunghe foglie (Pteris longifolia). Donne e ragazzi proseguono senza di noi che ritorniamo sui nostri passi alla ricerca delle antiche FOSS’ A NEV (Fosse della neve). Già ne avevamo intercettata una, piuttosto piccola, poco prima ed Angelo aveva fatto la lezioncina ai bambini ed ai ragazzi: quando non esistevano i frigoriferi, d’inverno la neve caduta veniva


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territorio raccolta e versata in queste buche. E man mano compressa per compattarla. Poi a riempimento concluso il tutto veniva tappato con uno spesso strato di foglie e terra per isolare il ghiaccio e non farlo sciogliere. D’estate il ghiaccio veniva raccolto e portato in città (ad Ischia, a Forio, ecc.) per farne gelati, granite, ecc. Tutto questo fino ai primi decenni del novecento. Poi la cosa è svanita con l’avvento delle fabbriche del ghiaccio e delle macchine frigorifere. Avvistiamo altre due fosse della neve, non molto distanti tra di loro: la prima è un enorme e profondo budello a sezione quadrata protetto su tutti i lati da parracine di tufo verde. All’interno qualche arbusto e una miriade di felci dalle lunghe foglie. Poco discosta una roccia scavata a cavarne un abituro a forma di grotta, con anche un piccolo finestrino di arieggiamento. Fuori un apprestamento di fortuna per improvvisati pic-nic. Molto ben tenuto, mostra le tracce di una presenza recente di persone. Mentre Angelo mi racconta il luogo, la mia mente fantastica sui nevaioli: li vedo davanti a me, vestiti di poveri stracci, miserrimi, coi volti scavati dalla fatica e dai patimenti della fame, aggirarsi a mani nude e protetti da un sacco indossato a modo di mantello, raccogliere la neve nelle ceste e trasportarla in quella profonda fossa, che magari proprio loro avevano costruita, o altri loro compaesani accomunati dallo stesso destino, dopo aver implorato lavoro al proprietario, per loro, per i loro figli. Vedo anche il guardiano della fossa, reso zelante dal ruolo affidatogli dal padrone, scacciare un suo compaesano sorpreso a “ rubare” un poco di neve, in piena estate. Poi, incocciato dallo stesso padrone, vedersi concedere, in un impeto di pietosa generosità, di prendersi tutta la neve che gli necessitava per curare il proprio congiunto da una malattia che richiedeva necessariamente del ghiaccio. Angelo mi scuote da quei pensieri: “Cavaliè. Iamme pa accà, che truvamme ate ccose a velé”. Ed effettivamente ne vediamo, e di belle e sorprendenti ancora: un altro abituro nella roccia, questa volta ancora più ampio e di architettura più complessa: anche questo rifugio di nevaioli, boscaioli, guardiani, che un tempo animavano il bosco. Tutto ha un’aura fiabesca! E’ QUESTO IL VERO BOSCO

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INCANTATO DEGLI ISCHITANI, suggerisco ad Angelo a gran voce. Lui non risponde ma sorride e annuisce con un gesto del capo. La suggestione aumenta in me quando sento un neonato che piange, ma non si vede ombra di mamma o di persone, né percepisco la provenienza che giudico mutevole, ad alimentare vieppiù la magia del momento. Poi ecco la serena immagine di una giovane mamma, valuto straniera, con in grembo un neonato, in un marsupio, ed alle costole un bimbetto di 4-5 anni che trascina un piccolo canestro con dentro piccoli frutti di bosco: sussurra la mammina una dolce nenia all’indirizzo del piccolino ma che sembra abbonire anche il bimbetto aggrappato alle sue gambe. Poi svaniscono dietro un’ansa del sentiero. Poco dopo non so più se quell’immagine l’avessi percepita veramente o fosse frutto della suggestione del luogo. “Guarda quella cima della montagna - mi invita Angelo - da qui si vede bene tutta la vetta dell’Epomeo, e quel bosco di lecci un tempo era oggetto di raccolta di legna. I boscaioli vi si calavano con le corde e poi buttavano giù la legna tagliata che veniva raccolta poi di sotto. Quello è il CACARONE – e mi indica una striscia erosa nella parete rocciosa - detto così perché quando piove o quando si scioglie la neve, l’acqua scede giù e produce un fragore caratteristico che si avverte anche da lontano”. Ora il suolo diventa molto roccioso e gli alberi lasciano il posto agli arbusti della macchia mediterranea, siamo in salita e sfociamo sul sentiero, insterilito da un recente incendio, che ci riporterà sulla strada carrabile. Abbiamo ancora il tempo di osservare il panorama su Panza, a strapiombo. Verso monte la vetta dell’Epomeo fa riaffiorare in Angelo il ricordo dell’aereo che tanti anni orsono, ingannato dalla nebbia, si schiantò sulla parete rocciosa. Proveniva dal Il Cairo, in Egitto, per riportare in Inghilterra 14 persone. Tutte tragicamente morte nello schianto. Un’altra storia con tante zone d’ombra, ma anche con tante luci per la pietà civica e popolare che vide protagonisti gli abitanti di Serrara Fontana. Chiudo, carissimi lettori di Kaire, con un’esortazione: andate in escursione nella Falanga, ne rimarrete affascinati! Francesco Mattera matterafr.agrischia@libero.it


Anniversari

26 settembre 2015

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“A egrege cose” La memoria storica dei marinai d’Italia

Di Vincenzo Italiano

I

l colpo d’occhio nella Chiesa di Portosalvo, sabato 19 settembre, è di quelli che attirano l’attenzione e restano nella memoria; i soci del Gruppo “Attilio Messina” dell’Associazione Nazionale Marinai d’Italia sono schierati in divisa ufficiale estiva con tanto di bandiera nazionale, assieme alle loro signore (le “patronesse”) abbigliate col foulard dell’Associazione, per partecipare ad una messa in suffragio di tutti i caduti delle due guerre mondiali e di tutti i soci che, nel corso dei 25 anni di attività del Gruppo ANMI di Ischia, sono deceduti. Il ricordo dei Caduti in mare e di coloro che hanno donato la loro vita per amor di patria è uno dei valori fondanti dell’Associazione Marinai d’Italia e il Gruppo di Ischia non viene mai meno a questa consuetudine che viene vissuta dagli oltre 200 soci come un dovere morale; d’altro canto ne è testimonianza la presenza di un drappello di soci in divisa, con bandiera dell’Associazione, ad ogni onoranza funebre di soci deceduti. La messa in suffragio dei caduti di tutte le guerre è stata officiata dal parroco e cappellano dell’Associazione canonico don Luigi De Donato, ma il significato profondo della cerimonia è tutto racchiuso nell’intervento dall’altare del Presidente del Gruppo, Giorgio Brandi: “ricordiamo con commozione i nostri soci che hanno voluto precederci nelle braccia del Signore e onoriamo la memo-

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ria dei nostri concittadini caduti in guerra. Giovani ischitani strappati all’affetto delle loro famiglie, chiamati dalla Patria a versare il tributo di sangue per guerre inutili, come inutili sono tutte le guerre”. Poi Brandi ha ricordato che il principio di ripudio della guerra come strumento di offesa agli altri popoli o come mezzo di risoluzione delle controversie internazionali, viene sancito dall’articolo 11 della Costituzione italiana. “Alla luce di questo principio – ha aggiunto il Presidente – l’Italia ha vissuto settant’anni di pace, eppure la memoria dei nostri concittadini non deve venir meno. Le guerre che hanno insanguinato il mondo vanno condannate e cancellate dalla memoria, mentre i nomi dei nostri concittadini scolpiti nel freddo marmo, sono muti testimoni della barbarie degli uomini. Tra tutti, abbiamo voluto scegliere, 25 anni fa, la medaglia d’argento Attilio Messina, cui è intitolato la nostra Associazione, come portabandiera di quel manipolo di cittadini, eroi loro malgrado, che pur non comprendendo le ragioni dei conflitti gettarono il cuore oltre l’ostacolo immolandosi per la Patria”. “La nostra Associazione – ha concluso Giorgio Brandi – è viva perché si nutre della partecipazione attiva dei soci coltivando nobili ideali e si affaccia nel panorama dei vari sodalizi esistenti come la più coesa e fiera di incarnare, con la sua azione quotidiana, lo spirito di solidarietà e fratellanza popolare”. Giovan Giuseppe Lubrano


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Il caso 26 settembre 2015

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LA DENUNCIA

I rischi delle app per bambini Da Avvenire

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ricercatori – un team internazionale – sono stati netti: è “irresponsabile” l’approccio di molte società che propongono applicazioni e siti internet tra i più utilizzati dai bambini. Il problema è globale: la ricognizione nel panorama dell’offerta per i piccoli è opera di 29 Autorità internazionali del Global Privacy Enforcement Network, tra cui quella italiana guidata da Antonello Soro. Il quadro tratteggiato dagli analisti è sconfortante: «Non vorremmo essere un bambino alle prese con questi siti o queste app», scrivono, il 41% delle quali li ha messi a disagio. Loro, che piccoli non sono. Si tratta di proposte per bambini che appartengono al settore educational, al mondo dei giochi, ai servizi on line offerti dai canali televisivi dedicati all’infanzia, ai social network: nella maggior parte delle 1.494 “app” esaminate, la trasparenza è un’illusione, la protezione dei dati irrisoria. In Italia, su 35 casi passati al setaccio, 21 presentano “gravi profili di rischio” e otto di questi saranno sottoposti a specifiche attività ispettive. Ovviamente, la fruizione dei prodotti è trasversale, per definizione non ci sono confini nel mondo digitale, ancora meno quando parla il linguaggio del gioco. E gli indigeni tecnologici – i bambini degli anni Duemila – si muovono inconsapevoli in una giungla piena di trappole e di predatori. La familiarità con gli strumenti tecnologici, la consuetudine e l’abilità con cui li maneggiano rende i bambini propensi alla fiducia, esponendoli a rischi più o meno gravi. Sono una fascia d’età da sempre nel mirino del mercato, un bersaglio privilegiato e facile da prendere all’amo. Perché saranno anche nativi digitali ma sempre bambini sono. E se chiedi loro nome e cognome, te lo dicono. Insieme alla data di nascita, al numero di cellulare, all’indirizzo mail... A volte l’insidia è frutto di trascuratezza: come nel caso – segnalato dalle Autorithy – in cui i siti permettono ai bambini di postare i loro disegni

senza però controllare che non riportino informazioni personali, per esempio il nome, il cognome e l’indirizzo. O di chattare, con il rischio che rivelino dati sensibili a perfetti estranei. Eppure un’alternativa c’è e gli esempi virtuosi pure, come la stessa ricerca sottolinea: alcuni siti e app permettono, sì, di chattare ma solo attraverso parole e frasi da scegliere all’interno di una lista fissa in modo che il bambino non possa confidare inavvertitamente informazioni salienti. Altri invitano i bambini a non usare il loro vero nome quando aprono un account, un sito – una mosca bianca – fornisce agli utenti un avatar preconfezionato da usare nella navigazione, evitando così che il bambino debba crearne uno proprio, usando i dati personali. In generale, però, le cose vanno diversamente visto che il 67% dei siti (tra cui quelli di diffusissimi so-

cial network) e delle app esaminati raccoglie informazioni personali – che la metà poi fornisce a soggetti terzi – e solo il 31% offre meccanismi efficaci per limitarne la raccolta, mentre un risicato 29% consente di cancellare le informazioni dell’account. E saranno anche dedicati ai bambini ma falliscono miseramente nel farsi capire da loro: la semplicità di linguaggio è una rarità, gli avvisi sono difficili da leggere e da capire sette volte su dieci. «L’Autorithy italiana – spiega Baldo Meo che ne è portavoce – ha adottato un parere sulle app evidenziando che la protezione dei dati personali e la relativa sicurezza non possono essere la semplice applicazione di regole una tantum ma nascono da azioni coordinate di sviluppatori, produttori dei sistemi operativi e distributori. Non si capisce perché, per esempio, certe app per i bam-

bini debbano chiedere accesso alla geolocalizzazione o alle foto sul dispositivo». Ma la cosa più grave è che oltre la metà dei prodotti presi in esame offre ai minori la possibilità di accedere ad altri siti, vanificando ogni tentativo di controllo che i genitori possano sforzarsi di esercitare sulla navigazione dei figli. Un controllo non proprio scontato, a cui si è appellato anche il Garante della Privacy italiano attraverso il suo presidente, Antonello Soro, che ha ricordato ai genitori la necessità di affiancare i più piccoli nel percorso di crescita tecnologica. Basta un’indagine casalinga per rendersi conto che i rischi sono grandi, sia in termini educativi sia economici. Non è il caso di scaricare 1.500 app, ne basta qualche decina. Ne vale la pena. Si scopre così che la gran parte dei giochi è gratuita solo per poco: quando inizia il divertimento, per procedere speditamente bisogna pagare. Ma per proseguire nel livello, non serve del vile denaro, semmai “un martello lecca-lecca” o “una vita stellina”, “la gallina becca-ostacoli” e i “mattoncini morbidi”, “le gemme”. Se non comperi, aspetti. Oppure guardi la pubblicità in cambio di un bonus: tutte promuovono altri giochi, tre su cinque sono giochi che simulano le slot machine, che invitano alla scommessa vera (più spesso) o virtuale, anche al tavolo del poker o alla roulette. E ci sono app che il casinò lo hanno incorporato: nella città dei cuochi, tra il ristorante di sushi e quello indiano, la pasticceria e la pizzeria c’è il palazzo con le slot machine. Si entra e si scommette nella speranza di vincere gemme e monete da investire nella propria cucina. E se vuoi sparare ai mostri nella palude, è sempre una slot a decidere su che armi potrai contare, una roulette stabilisce quale booster, quale aiuto, ti aiuterà a scalare le montagne di zucchero. La ricerca internazionale sulle app e sui siti per bambini si conclude con una raccomandazione, con l’incoraggiamento rivolto a sviluppatori, produttori e venditori a migliorare le loro politiche di tutela e rispetto della privacy, a limitare la raccolta dei dati personali allo stretto indispensabile. Ma anche a sforzarsi di parlare ai bambini in modo comprensibile, coinvolgendo sempre i genitori. Proteggeteli di più, è l’ultimo invito. Il solo che vale.


Storie

17 26 settembre 2015

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BRANDELLI DI REALTA’

A cena col Papa…“siamo tutti irregolari” Di Emanukea Vinai

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ettiamo una sera a cena due coppie e un single. Facciamo anche che, delle due coppie, una è formata da due persone dello stesso sesso e l’altra da due persone di sesso diverso non sposati che convivono da anni. Per non far mancare nulla al copione della pièce, aggiungiamo che il quinto elemento single sia reduce da un matrimonio fallito. Ora posizioniamo i personaggi intorno a un tavolo conviviale, aggiungiamo una spruzzata di convinzioni sociopolitiche diverse e poi mescoliamo il tutto. A questo punto il Regista (che guarda da molto in Alto) fa sì che la conversazione arrivi a parlare di Papa Francesco e qui la sceneggiatura si fa reale. La partenza è forte: “Qui siamo tutti irregolari”. Come se si parlasse di clandestini senza documenti, ma nel dipanarsi del discorso la parola che più ricorre è “accoglienza”. E’ declinata nelle varie combinazioni del sentirsi accolti, di nuovo parte di una famiglia che magari si contesta ma che è la tua e alla fine è quella in cui ti riconosci e soffri quando te ne discosti. Pochi esempi tra tanti: “Mi ero allontanata dalla Chiesa, ma adesso ho ricominciato a frequentare”, “Ora sento che c’è chi mi ascolta”, “Non ho più paura di avvicinarmi a un sacerdote”, “Anche i miei genitori sono rasserenati”. Un campionario di sollievo misto a incredulità e speranza, un concitato e sorridente rincorrersi di esperienze e di racconti di chi ha trovato un interlocutore se non diretto almeno pontiere. Quel “chi sono io per giudicare”, spesso citato a sproposito perché riportato solo parzialmente da troppi media, conserva il pregio di tutta la sua forza misericordiosa quando lo si completa a chi ne ignora la continuazione, anche con la ricerca di Dio e la buona volontà. La ricerca di Dio è sete inestinguibile per chiunque, e già la sola rassicurazione di non essere considerati inadatti a questa ricerca è molto più di una pacca sulla spalla.

Dialogo per nulla immaginario fra una coppia gay, una coppia di conviventi e un single separato. La parola che più ricorre su Papa Francesco e la sua Chiesa è “accoglienza”. Declinata nelle varie combinazioni del sentirsi accolti, di nuovo parte di una famiglia che magari si contesta ma che è la tua e alla fine è quella in cui ti riconosci e soffri quando te ne discosti.

Per la prima volta chi si è sentito ai margini ora non pensa di essere commiserato, ma finalmente compreso. Non è che prima di Francesco (o senza di lui) tutto questo non ci fosse: il nostro Paese è ricco di parroci e parrocchie che fanno dell’accoglienza, a tutti i livelli, il loro tratto distintivo. Il problema è la percezione pregiudiziale negli occhi di molti, che si riduce nel ritornello del rifiuto: “tanto mi diranno di no”. Il tratto distintivo di questo Pontificato che viene percepito dalla gente comune è quello di un Pastore che guarda con misericordia a tutti, nessuno escluso. Che poi magari sia anche capacissimo di dare una tirata d’orecchi va bene: se ci si sente amati, si accetta meglio una sgridata, perché si sa che la si riceve per premura, non per cattiveria. Quello che si coglie oggi con maggiore chiarezza è la distinzione millenaria tra peccato e peccatore. Tra gli estremi opposti di chi parla di “maquillage” bollando come “fuffa” le parole del Pontefice e chi al contrario le trova troppo aperturiste, cammina tanta gente che timidamente riguadagna fiducia, apre occhi e cuore, accoglie semi buoni e li fa germogliare. Chi si mette in ascolto e in ricerca coglie il difficile equilibrio tra rigore e accoglienza, tra Dottrina e Opere, ma anche lo sforzo inesausto e costante perché nessuno sia lasciato indietro, sia lasciato fuori, sia lasciato solo. Una scelta precisa e dichiarata, quella di stare dalla parte dei poveri – di ogni tipo, ché la povertà è un concetto ampio - e di scendere a incontrarli nelle periferie della vita, che fa uscire la Chiesa dai luoghi comuni in cui è stata troppo spesso rinchiusa. In fondo, quando il Papa dice che la Chiesa è madre, l’immagine che si forma in chi vi presta attenzione è quella della propria di mamma, una combinazione di ossimori che la rende incomparabilmente preziosa: severa ma tenera, esigente ma amorevole, “un albero grande” che non bandisce nessuno dalla fraternità. Ciascuno al suo passo, si trova posto.


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Cultura 26 settembre 2015

Di Enzo D' Acunto

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ell’estate del 1968, il poeta russo Iosif Brodskij, indirizzò all’unione degli scrittori di Leningrado una vibrante lettera in cui rivendicava la sua autonomia e libertà di scrittore. Quella lettera, pubblicata sulla “Domenica” del Sole 24 Ore del 14 luglio 2013 con la traduzione di Alessandro Niero, è un documento d’indubbia rilevanza storica, ma anche una prova netta, forse meno cruenta di altre, dell’orrenda e truculenta macchina di controllo della cultura posta in essere dagli apparati sovietici durante gli anni del comunismo. Era stata scritta dopo il rifiuto di due case editrici di pubblicare il libro, e i fatti erano andati più o meno così: il poeta aveva inviato una sua raccolta di poesie all’editore Soventskij Pisatel, e dopo gli inziali entusiasmi e la proposta di contratto, si vide propinare un inaspettato rifiuto dettato dalla valutazione che il libro non risultava più adatto ai tempi correnti. Più o meno le stesse motivazioni, pochi mesi più tardi, porteranno ad un secondo rifiuto, stavolta da parte dell’editore Kondrasov. Sono questi i particolari che provocheranno la rabbiosa reazione di Brodskij, che nel 1968 aveva solo ventotto anni e che a suo tempo era già stato sottoposto ad un processo con l’accusa di parassitismo. La sua lettera è infatti un atto di battaglia, perché suona come la presa di posizione – pacifica, intellettuale – di un giovane che reagisce, a suo rischio e pericolo, alla presunzione e all’arroganza dell’imponente macchina della censura sovietica. Un atto che ha in sé sia qualcosa di eroico, ma anche qualcosa di quella profonda incoscienza e temerarietà, che solo uno spirito realmente ed interamente deputato ad una causa, può vantare. Leggendo la lettera, si intuisce che le ragioni del rifiuto sono ideologiche, e Brodskij lo sa bene. In quegli anni, la sua poesia iniziava ad affermarsi fuori dai confini della Russia, suscitando grande interesse per quella capacità unica e inconfondibile di rivitalizzare i canoni della tradizione attraverso i tratti e i toni del modernismo, – e non è un caso che il primo atto compiuto dal poeta in esilio, sarà l’omaggio sentito ed emozionato a Whistan Auden. In ogni caso, il poeta insiste sul suo ruolo al ser-

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Vita da poeta. La tragica esistenza di Iosif Brodskij PRIMA PARTE

vizio della cultura russa, ruolo che egli rivendica e che avverte come primario ed essenziale. Si tratta di riconoscere nelle parole di Brodskij un atto d’amore profondo di un giovane disposto a tutto pur di manifestare la propria sensibilità artistica, rivendicando con forza gli spazi di libertà necessari per la sua creazione. Può sembrare grossolano, forse anche patetico, ma si tratta di un atto forte, sebbene elegante nei modi, – e di certo non è un caso, che questa eleganza si affermerà come il tratto principe del suo talento letterario, – ma non da meno una grande umiliazione, per chi si vede a dover contrattare la propria libertà, il proprio talento, la propria energia con un sistema del tutto alieno da interessi di matrice culturale, ma finalizzato solo ed esclusivamente a piegare le armi dell’arte al volere di un’ ideologia, in nome della quale, si è finiti per perpetrare violenza e distruzione tra gli uomini. La sorte di Brodskij, certamente indegna per un poeta della sua caratura, ha in sé qualcosa di meno terribile rispetto a quella di altri grandi protagonisti, – su tutti si pensi al tragico destino del poeta Osip Mandel’stam, morto nel campo di Vladistok all’età di quarantotto anni, o di scrittori come Aleksandr Solzenicyn o Varlam Salamov, per tanti anni prigionieri nei Kulag sovietici, – ma porta in sé comunque, tutto il carico di meschina e oculata spietatezza di un sistema che su tutto, non ha tentato altro che perfezionare e ra-

zionalizzare le più efficaci modalità d’applicazione del terrore. Dopo questo particolare avvenimento, il poeta passerà altri quattro anni in patria, prima di partire per l’esilio, e salutare quella terra, che oltre ad averlo dileggiato ed ostacolato nella sua attività di poeta, lo aveva sottoposto a calunnie di parassitismo, condannato a cin-

que anni di prigionia oltre ai vari e cruenti internamenti in ospedali psichiatrici, acuendone certamente quella debolezza di cuore che gli strapperà la vita a soli quarantasei anni, in quella che per forza di cose sarà la sua seconda patria, nella sua casa di New York il 28 gennaio 1996.

CHIESA DI S.FRANCESCO D’ASSISI Piazza Municipio, Forio d’Ischia

FESTEGGIAMENTI IN ONORE DI S. FRANCESCO D’ASSISI PATRONO D’ITALIA 25 SETTEMBRE – 4 OTTOBRE 2105 “Suolo, acqua, montagne, tutto è carezza di Dio”…ma “Non può essere autentico un sentimento di intima unione con gli altri esseri della natura, se nello stesso tempo non c’è tenerezza, compassione e preoccupazione per gli esseri umani”. (dall’Enciclica Laudato si’ di Papa Francesco)

PROGRAMMA Novena di preparazione dal 25 settembre al 3 ottobre. Predicatore: P. Ugo Maria Brogno OFM, Cap. Ore 18,15: Corona francescana. Ore 19,00: S. MESSA con Vespri. Giovedì 1° ottobre: dopo la messa, seguirà un’ora di adorazione eucaristica Venerdì 2 ottobre: dopo la messa, seguirà un’ora di adorazione della Croce di S. Francesco Sabato 3 ottobre: dopo la messa, i Vespri della Solennità di S. Francesco e Transito ORE 21,30: In Piazza Municipio, Proiezione del Film “TERRA DI MARIA” del regista Juan Manuel Cotelo DOMENICA 4 OTTOBRE: SOLENNITA’ DI S. FRANCESCO D’ASSISI Ore 7,30: S. Messa. Ore 9,00: S. Messa solenne presieduta dal Vescovo Sua Ecc.za Mons. Pietro Lagnese Ore 11,00: S. Messa presieduta dal Molto Rev.do P. Agostino Esposito Ore 12,00: SUPPLICA alla Beata Maria Vergine del Rosario di POMPEI. Ore 17,30: PROCESSIONE Ore 19,30: S. Messa. Ore 21,30: Piazza Municipio. Nel 750° della nascita di Dante e nell’anno dell’Enciclica di Papa Francesco sul Creato, Gaetano Maschio e la sua Compagnia presentano il Concerto: “…Una melodia dulce correva per l’aere luminoso… Laudato si’, mi Signore…” gli scritti del Sommo Poeta e del Santo di Assisi introducono famosissime e scelte melodie del repertorio lirico - classico italiano. Si ringrazia la generosa collaborazione del Coro della nostra Chiesa, diretto da Ciro Iacono. Il Rettore, P. Nunzio Ammirati


Ambiente & Sostenibilità

26 settembre 2015

kaire@chiesaischia.it

Di Lorenzo Russo

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tempo di rinnovamento. L’Europa ha emanato regole ben precise, entrate in vigore il 26 settembre scorso, sul rispetto ambientale e il risparmio energetico. Parliamo di alcuni elettrodomestici che abbiamo in casa e ci aiutano per la produzione di acqua calda. Caldaie e scaldabagni tradizionali quindi dovranno cedere il passo a modelli più nuovi ed efficienti. Un provvedimento che va ad aggiungersi ad altri già avviati ad inizio anno per aiutare i cittadini europei a risparmiare mentre si vive in casa. Dal 26 settembre quindi anche le caldaie e gli scaldabagni in vendita dovranno avere l’etichetta energetica. Ci sarà maggiore spazio alle caldaie a condensazione, le pompe di calore, sistemi ibridi. I negozi che hanno in magazzino apparecchi non conformi a queste direttive, potranno continuare a venderli fino ad esaurimento scorte. Secondo i calcoli del network delle associazioni dell’Eeb (European environmental bureau), di cui in Italia è associata Legambiente, i nuovi standard energetici faranno risparmiare l’equivalente dell’e-

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nergia consumata da 11 milioni di case. In concreto, per una famiglia media si pagheranno circa 45 euro all’anno in meno sulla bolletta elettrica, e se si acquistano prodotti particolarmente efficienti (A+++) potranno risparmiare fino a 465 euro all’anno di qui al 2020. “Queste nuove misure faranno risparmiare ai consumatori europei l’equivalente di 47 centrali nucleari come quella di Fukushima da qui al 2020” aggiunge Stephane Arditi dell’Eeb. “Drastico taglio delle emissioni globali e locali, minore import di gas, risparmi importanti nelle bollette delle famiglie ed un mercato più interessante per i produttori italiani di caldaie che hanno investito in innovazione e sviluppo: era ora”, afferma Davide Sabbadin di Legambiente. Grazie a queste nuove direttive europee, si eviteranno di consumare nel vecchio continente 56 milioni di tonnellate di petrolio (stime EEB) e si potranno creare circa 238mila nuovi posti di lavoro. Per l’Unione europea queste direttive ‘eco-design’ rappresentano un tassello del piano per combattere i cambiamenti climatici e dare un segnale ai cittadini europei per risparmiare sulla bolletta energetica.

Addio a caldaie e scaldabagni tradizionali


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Liturgia 26 settembre 2015

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Commento al Vangelo

Domenica 27 settembre 2015

Taglia, cava, recidi!

Di Don Cristian Solmonese

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ari amici, in questa domenica la parola di Dio ci spinge veramente ad una radicalità, ad un cambiamento profondo, ad un rinnovamento di vita. Arriva per tutti, prima o poi, nella vita il momento in cui non puoi stare a tergiversare, non puoi salvare tutto, non puoi tenere il piede in due scarpa; arriva un momento in cui tu devi decidere, in cui tutti i “ma”, i “forse”, i “poi vediamo”, lasciano il posto ad un “si” o un “no”. A volte dobbiamo prendere delle decisioni a livello affettivo, se troncare con l’amico, con l’amica, chiudere o aprire una storia d’amore; a volte dobbiamo prendere decisioni a livello scolastico o lavorativo, dobbiamo deciderci se assumere o meno delle responsabilità; anche nella fede a volte dobbiamo prendere delle decisioni (ad esempio per la Cresima); la società di oggi non sembra aiutarci molto, perché tutto sembra reversibile, si può tornare sempre indietro, anche nel matrimonio, anche dai figli e dagli impegni. L’unica cosa che continua a procedere, senza aspettare le tue scelte, è il tempo: lento, ma non ti accorgi che passa e porta anche con se decisioni che non hai preso o che non hai avuto il coraggio di prendere. Ti accorgi che a volte la vita ha fatto le scelte al posto tuo, ti trovi a vivere situazioni che tu non hai mai voluto e ti si impongono continuamente. Gesù non è di questo avviso. Marco nel suo Vangelo essenziale ci scarica addosso una serie di verbi che ci fanno rabbrividire. Questi verbi riguardano decisioni da prendere: taglia, recidi, cava, butta in mare. Si tratta di un piede, di una mano, di un occhio, di un corpo! Sono tutte parti del corpo con cui ci relazioniamo con gli altri, sono le componenti della relazione, della nostra identità nei rapporti con gli altri, con le nostre scelte. La mano può accogliere o stroz-

zare, picchiare, essere puntata; il piede può portare al bene o schiacciare; l’occhio ti può offrire purezza e candore o può essere iniettato di possesso e vendetta e sangue; il corpo intero può essere a disposizione per offrire ragioni di vita o affermare motivi di morte. Da che parte collochi tutto questo? A volte siamo come i camaleonti, a seconda delle situazioni così ci comportiamo, un po’ di qua, un po’ di là, prima ci sta bene uno e poi un altro, prima questa situazione e poi un’altra, e non si sceglie mai. Devi scegliere, Gesù è una persona decisa: devi scegliere, devi dare alla tua vita la forza indispensabile per esplodere, devi buttarti dalla parte della vita, non importa se monco, zoppo o con un occhio solo: la potatura della fede è indispensabile per una vita piena! Chi sceglie Gesù non può essere ambiguo, chi sceglie Gesù non può salvare la sua reputazione, chi sceglie Gesù non può salvare i suoi interessi,; non devi salvare tutto della tua vita, se scegli Gesù non devi scendere a compromessi! È una prova di carattere, perché molti drammi della nostra vita sono dovuto proprio al voler salvare tutto, non vogliamo dire no a nessuno, ma ti trovi imbrigliato nella rete che tu stesso ti sei costruito. Se vogliamo una vita vera dobbiamo tagliare la pigrizia, dobbiamo tagliare tutte le relazioni che sono finte, che si poggiano su cose che non vanno. Questa radicalità unita alle piccole cose (come dare un bicchiere d’acqua ai più piccoli) rendono la vita del discepolo vera, secondo il cuore di Gesù. Nell’immagine del bicchiere d’acqua è racchiuso tutto il Vangelo di oggi: nella sua sostanza vi è l’attenzione e l’amore alle piccole cose e nel carattere, nella trasparenza e nella limpidezza dell’acqua ritroviamo quel carattere, quella radicalità e quella trasparenza che caratterizza la sequela del Signore. Buona domenica!


Ecclesia

21 26 settembre 2015

kaire@chiesaischia.it

La sposa di Francesco La famiglia è un progetto

Madonna povertà Di Ordine francescano secolare di Forio

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o scorso 16 settembre papa Francesco ha concluso le sue catechesi sulla famiglia, evidenziando questa volta l’importanza del matrimonio come strumento di unità e rispetto tra i popoli della terra: “… una nuova alleanza dell’uomo e della donna diventa non solo necessaria, anche strategica per l’emancipazione dei popoli dalla colonizzazione del denaro. Questa alleanza deve ritornare ad orientare la politica, l’economia e la convivenza civile! Essa decide l’abitabilità della terra, la trasmissione del sentimento della vita, i legami della memoria e della speranza. … Dio … ha affidato alla famiglia l’emozionante progetto di rendere domestico il mondo. Proprio la famiglia è all’inizio, alla base di questa cultura mondiale che ci salva; ci salva da tanti, tanti attacchi, tante distruzioni, da tante colonizzazioni, come quella del denaro o delle ideologie che minacciano tanto il mondo. La famiglia è la base per difendersi!” Già San Francesco d’Assisi amava così tanto l’immagine della famiglia che in molte sue esperienze mistiche si ispirava a quella del matrimonio, usando termini nuziali per parlare delle sue nozze con madonna Povertà: “Tornato che fu dunque ad Assisi, dopo alcuni giorni, i suoi amici lo elessero una sera loro signore, perché organizzasse il trattenimento a suo piacere. Egli fece allestire, come tante altre volte, una cena sontuosa. Terminato il banchetto, uscirono da casa. Gli amici gli camminavano innanzi; lui, tenendo in mano una specie di scettro, veniva per ultimo, ma invece di cantare, era assorto nelle sue riflessioni. D’improvviso, il Signore lo visitò, e n’ebbe il cuore riboccante di tanta dolcezza, che non poteva muoversi né parlare, non percependo se non quella soavità, che lo estraniava da ogni sensazione, così che (come poi ebbe a confidare lui stesso) non avrebbe potuto muoversi da quel posto, anche se lo avessero fatto a pezzi. Gli amici, voltandosi e scorgendolo rimasto così lontano, lo raggiunsero e restarono trasecolati nel vederlo mutato quasi in un altro uomo. Lo interrogarono: “A cosa stavi pensando, che non ci hai seguiti? Almanaccavi forse di prender moglie?”. Rispose con slancio: “E’ vero. Stavo sognando di prendermi in sposa la ragazza più nobile, ricca e bella che mai abbiate visto”. I compagni si misero a ridere. Francesco disse questo non di sua iniziativa ma ispirato da Dio. E in verità la sua sposa fu la vita religiosa, resa più nobile e ricca e bella dalla povertà” (FF 1402). In un altro passo delle Fonti si racconta: “Poiché osservava che la povertà, mentre era stata intima del Figlio di Dio, veniva pressoché rifiutata da tutto il mondo, bramò di sposarla con amore eterno. Perciò innamorato della sua bellezza, per aderire più fortemente alla sposa ed essere due in un solo spirito, non solo lasciò padre e madre, ma si distaccò da tutto. Da allora la strinse in casti amplessi e neppure per un istante accettò di non esserle sposo. Ripeteva ai suoi figli che questa è la via della perfezione, questo il pegno e la garanzia delle ricchezze eterne”(FF 641). Il linguaggio di san Francesco nei confronti del matrimonio era un linguaggio biblico e per questo si dissociava dai catari, eretici del suo tempo, i quali consideravano il matrimonio un’istituzione del diavolo e quindi lo proibivano, ponendosi in netto contrasto con la Chiesa che definiva il matrimonio uno dei sette sacramenti. Papa Francesco conclude la sua catechesi benedicendo ogni famiglia di ogni angolo della terra. Preghiamo san Francesco d’Assisi per la riuscita del prossimo “Sinodo sulla famiglia” affinché si compia e si rispetti la Volontà di Dio.

voluto da Dio Di Antonio Magaldi

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io ha creato l’uomo a sua immagine e somiglianza». Questa realtà matrimoniale va vissuta con delle regole ben precise. La donna sta all’uomo come la sua costola, cioè fa parte di lui, per cui l’uomo amerà sua moglie come facente parte del suo stesso corpo. La Sacra Scrittura aggiunge: «Per questo l’uomo lascerà suo padre e sua madre e si unirà alla sua donna, e i due non saranno più due, ma una carne sola». Gesù, commentando queste parole, aggiunge: «Non separi l’uomo ciò che Dio unisce ». È ben evidente che l’equilibrio dei figli scaturisce dall’amore tra i genitori, pertanto il primo amore della moglie deve essere il marito e non i figli. I figli vanno amati assieme, altrimenti si costituisce un altro ordine. Il nostro equilibrio interiore dipende principalmente dall’amore dei genitori, tutti noi siamo frutto di una storia. Gesù stesso ha voluto la sua storia, ha voluto entrare nel mondo per mezzo della storia di una donna, la Vergine Maria, ma ha voluto anche che questa donna fosse affiancata da un uomo che facesse a Lui da padre; ha voluto una storia piena, perché per la formazione sana del bambino occorre il contributo del padre e della madre, spesso in Gesù noi troviamo la delicatezza di Maria ( basta pensare al modo in cui Gesù parla all’adultera: non la guarda per non farla arrossire), è il carattere di Maria che ha formato l’umanità di Gesù ed anche quello di Giuseppe, nella fermezza e nella determinazione di Gesù Cristo nell’affrontare le varie situazioni. Tutti abbiamo le nostre eredità positive, ma anche negative, incise nel nostro carattere. Il Signore, nella Sua infinita Misericordia, ha dato all’uomo una dimensione superiore a tutti gli altri esseri del creato, gli ha donato la dimensione dello spirito, e nella Sua Potenza noi possiamo perdonare e chiedere perdono, così possiamo recuperare quel bene che non abbiamo ricevuto, per vari motivi o per errori personali. Purtroppo in molte famiglie la virtù del’onestà, della sincerità e della fedeltà vanno scomparendo. Il Signore chiede alla Chiesa di riscoprire questa bellissima realtà del matrimonio e della famiglia, che è il luogo ove abita la Trinità: Padre, madre e figlio, insieme sono lo specchio della Trinità, ove Dio manifesta se stesso nella comunione familiare che, solo quando è viva nella Potenza dello Spirito Santo, diventa sovrabbondanza di benedizioni e di beni. Il Signore chiede oggi prima di tutto una conversione e soprattutto il ritorno alla Sua Parola che “è lampada ai nostri passi, luce sul nostro cammino”. I disordini nel matrimonio sono causa di divisione, l’Amore viene da Dio, nella Potenza del Suo Spirito, amore che unisce e porta sempre più alla comunione sempre e con tutti. I figli sono il frutto primario di questa comunione: una comunione piena, santa, come Cristo con la Sua Chiesa. « La famiglia è una scuola dove il pregare ci ricorda anche che c’è un “noi”, che esiste un prossimo vicino, evidente: vive sotto lo stesso tetto, condivide con noi la vita e ha delle necessità ». (Omelia di Papa Francesco nella santa Messa al Parco De Los Samanes- Equador, 6-07-2015).


UFFICIO PASTORALE FAMILIARE – DIOCESI DI ISCHIA

Viaggio a Roma per l’apertura della XIV Assemblea Generale Ordinaria del Sinodo dei Vescovi Sabato 3 e domenica 4 ottobre PROGRAMMA Sabato 3 ottobre Ore 10.35: Partenza con traghetto Medmar da Ischia per Napoli/Porta di Massa. Arrivo al porto, sistemazione sul bus GT e partenza per Roma. Pranzo a sacco. Ore 18.00: Inizio dell’incontro in Piazza S. Pietro. Al termine proseguimento per l’hotel. Sistemazione nelle camere, cena e pernottamento Domenica 4 ottobre Colazione in hotel. S. Messa e programma in Roma. Pranzo (a carico dei partecipanti). Al termine proseguimento per Napoli. Ore 19.00: Rientro ad Ischia Porto con traghetto Medmar

Quota di partecipazione: € 60,00 Suppl. Singola € 30,00 Quota Bambini: 0-5 anni: € 15,00; 6-14 anni: € 30,00 La quota comprende: traghetto A/R; Tassa di soggiorno (€ 3.50); mezza pensione (dalla cena del primo giorno alla colazione del giorno di partenza). La quota non comprende: pranzo della domenica e tutto quanto non espresso nella “quota comprende”. Per prenotazioni entro il 28/09 rivolgersi a: E-mail Segreteria Diocesi Ischia: segreteria.diocesischia@gmail.com Raffaella Mattera: cell.: 3493034377 | Antonio Di Leva: cell.: 3662843368 | Tonia Pisano: cell.: 3288340682 Lo scorso anno, nella lettera alle famiglie, papa Francesco ci chiese: “… questa Assemblea sinodale è dedicata in modo speciale a voi, alla vostra vocazione e missione nella Chiesa e nella società. Pertanto vi chiedo di pregare intensamente lo Spirito Santo, affinché illumini i Padri sinodali e li guidi nel loro impegnativo compito”. Si potrà partecipare in forma domestica nella propria casa, o comunitaria - in gruppi parrocchiali o diocesani invocando lo Spirito Santo e ponendo sulla finestra della propria abitazione un lume acceso.

Anche a Ischia sarà possibile seguire in diretta la Veglia di Piazza San Pietro dalle 18.00 alle 19.30 in Cattedrale insieme al nostro Vescovo Pietro


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Famiglie kaire@chiesaischia.it

VANGELO VISSUTO

Dall’innamoramento all’amore di ogni giorno

26 settembre 2015

ABBONAMENTO POSTALE

Incomprensioni della vita quotidiana che appesantiscono i giorni. Scegliere di non rompere e cercare sempre uno spazio. Come rinascere quotidianamente in una storia che nel tempo acquista sempre più valore.

Di Oreste Paliotti per Cittanuova.it

U

na sera Toni, mio marito, ha fatto una battuta che mi ha spalancato come una voragine: non mi ero accorta che covasse dentro tante incomprensioni e persino del rancore. Pensavo: «Come, lui aveva tutto questo di irrisolto e non me lo ha mai confidato?». Ero delusa. Ci sforzavamo di vivere un matrimonio cristiano, di lui mi era sempre piaciuta la trasparenza, invece questa volta… Per le vacanze, Toni mi ha proposto di passare alcuni giorni a casa dei suoi. Anche se l’idea mi pesava (avevamo molto più bisogno di stare insieme da soli), ho detto di sì. Tuttavia ci siamo accordati per ricavarci a tutti i costi del tempo anche per noi: per ricominciare, per ritrovare una comunione. Così, mentre i miei suoceri badavano ai bambini, siamo usciti: io un po’ trepidante per ciò che sarebbe potuto venir fuori. Siamo andati in un locale gradevole, abbiamo preso qualcosa e poi, prima lui poi io, ci siamo aperti in una confidenza totale. Come non capitava da tempo, ognuno ha cercato di dimenticare il proprio punto di vista, per accogliere l’altro. Ci siamo capiti, riscelti, riscoprendoci sì diversi, ma di quella diversità che ci aveva fatto innamorare. G. P.- Italia

LIBRI

Niente è vero senza amore

Michele Zanzucchi IL VOLUME Nell’ultimo istante prima della morte, Felice ripercorre la sua vita, i suoi rapporti, l’arte, la sua incapacità di rimanere fedele alla moglie. Parallelamente la legittima consorte, Virginia, inglese, rimemora le tappe di una convivenza travagliata, costellata dalle sue fughe e dalla presenza di due figli che soffrono oltremodo della volatilità del padre e, forse, dell’onnipresenza della madre. Ma non solo Felice, tutti e quattro i membri della famiglia ripensano il loro modo di stare assieme e il senso della convivenza. Nel dolore acuto della morte la lucidità della bellezza dell’amore familiare riemerge pur tra mille rimpianti. Nel saggio che segue utili consigli per ogni famiglia smembrata che deve affrontare la morte di uno dei due coniugi e quindi elaborare un vero lutto misericordioso. L’AUTORE Michele Zanzucchi: direttore della rivista «Città Nuova» e del sito www.cittanuova.it, docente di comunicazione a Sophia e alla Gregoriana, autore televisivo e radiofonico, è autore di una quarantina di volumi. Questo racconto è la sua terza opera narrativa pubblicata, dopo Parigi d’amore e Mio figlio ucciso. LA COLLANA Passaparola affronta attraverso racconti autobiografici temi scottanti e dolorosi della quotidianità: adolescenza, crisi di coppia, malattia, dipendenze, lutto, anoressia, trauma. Drammi, ferite e problemi attuali nei quali il lettore può ritrovarsi. Storie scritte con uno stile agile, piacevole e avvincente. Nella seconda parte del volume un esperto rilegge il racconto e fornisce chiavi di lettura utili, indicazioni pratiche, e prospettive concrete. DATI TECNICI ISBN 978-88-311-2863-6 | f.to 13×20 | pp. 112 | prezzo: € 6,00

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