Kaire 38 anno II

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IL SETTIMANALE DI INFORMAZIONE DELLA CHIESA DI ISCHIA ANNO 2 | NUMERO 38 | 19 SETTEMBRE 2015 | € 1,00

“Poste Italiane S.p.A. – Spedizione in abbonamento postale – 70% Aut: 1025/ATSUD/NA”

PASTORALE FAMILIARE Grazie, Anna e Salvatore Califano! Dopo circa 20 anni la storica e solida famiglia cede il posto a Raffaella e Antonio Di Leva, nella guida dell’ufficio diocesano.

EDITORIALE DEL DIRETTORE

BUONA SCUOLA

Il gender non entra a scuola Di Lorenzo Russo

È

arrivata a tutti i dirigenti delle scuole italiane una nuova circolare del ministero dell’istruzione Stefania Giannini per ribadire – per l’ennesima volta - che nella legge sulla Buona scuola non c’è alcuna apertura alla teoria gender. Il testo, inviato mercoledì 16 settembre, ricorda che «tra i diritti e tra le conoscenze da trasmettere non rientrano in nessun modo né “ideologie gender” né l’insegnamento di pratiche estranee al mondo educativo». Il Ministro dell’istruzione ha definito una «colossale e scandalosa truffa culturale» la campagna informativa che da mesi sta circolando tra le famiglie, sollecitate a tenere alta la guardia. Se la circolare «non bastasse – ha aggiunto il ministro – passeremo a strumenti legali». Non è il primo provvedimento ministeriale per cercare di fare chiarezza su un tema che ha creato non pochi campanelli d’allarme. Già lo scorso luglio, infatti, il Miur aveva emanato una prima circolare sull’argomento – pubblicata sul Kaire del 22 agosto attraverso un articolo che spiegava le opportune pre-

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SI RIPARTE!

Inizia il nuovo anno pastorale diocesano. Lunedì 21 settembre ore 20:00 in Cattedrale insieme al Vescovo Pietro, per una Chiesa nuova, in uscita, più attenta agli ultimi.

EMERGENZA PROFUGHI I vescovi campani riuniti per il piano accoglienza. Il Prefetto ringrazia Ischia per l’ospitalità di alcune donne.

VITA CONSACRATA Dopo 25 anni ad Ischia, Suor Gelsomina lascia la chiesetta di San Girolamo per tornare a Roma.

POLITICA FORIO

TEATRO

Quel problema infinito di dove parcheggiare i camion della raccolta rifiuti. Si cerca un’alternativa.

Al via la 2a edizione del premio Aenaria. Si parte il 26 settembre. Tante le novità di quest’anno.


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In Primo Piano 19 settembre 2015

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RAPPORTO CARITAS 2015

Due milioni in più di veri poveri.

Italia spaventata

Dall’inizio della crisi ad oggi (2007-2014) la povertà assoluta in Italia è raddoppiata, passando da 1,8 a 4,1 milioni di poveri. In punti percentuali si è passati dal 3,1% al 6,8% della popolazione. E i più poveri sono diventati ancora più poveri. Richiesta l’introduzione del Reis, il Reddito di inclusione sociale proposto dall’Alleanza contro la povertà. Welfare pubblico “ancora del tutto inadeguato” Di Patrizia Caiffa

S

ono cambiati i volti della povertà: prima della crisi era toccato solo il Meridione, ora anche il Nord. Prima solo gli anziani, ora anche i giovani. Prima riguardava le famiglie con almeno tre figli, adesso anche con due. Prima si era poveri perché senza lavoro, ora si è poveri anche con il lavoro. E a pagare il prezzo più alto, durante la crisi, sono stati i più poveri: il 10% delle persone in povertà assoluta ha sperimentato una contrazione maggiore del proprio reddito (-27%) superiore a quella del 90% della popolazione. È quanto emerge dal Rapporto 2015 sulle politiche contro la povertà in Italia della Caritas italiana, presentato il 15 settembre a Roma, con una dettagliata analisi sulle politiche sociali dei governi degli ultimi anni, compreso l’esecutivo Renzi. In questi anni, rivela il Rapporto intitolato “Dopo la crisi, costruire il welfare”, sono cambiati i governi, ma le politiche sociali non hanno contribuito a risolvere la situazione, che rischia di diventare strutturale se non viene messo in piedi un sistema di welfare pubblico. Nello specifico, Caritas italiana chiede di nuovo l’introduzione del Reis, il Reddito di inclusione sociale proposto dall’Alleanza contro la povertà. Italia e Grecia sono gli unici Paesi in Europa a non averlo. Da una analisi sulle misure prese e annunciate dall’esecutivo Renzi tra cui il bonus di 80 euro per i lavoratori dipendenti, il bonus bebè

Il settimanale di informazione della Chiesa di Ischia Proprietario ed editore COOPERATIVA SOCIALE KAIROS ONLUS

per famiglie con figli entro i 3 anni, l’assegno di disoccupazione (Asdi) e il bonus per le famiglie numerose - risulta molto scarso l’impatto sui più poveri: solo il 22% dei nuclei in povertà ottiene una delle prime tre misure e solo il 5,5% esce dalla povertà assoluta per effetto delle stesse. Secondo il Rapporto, lo sforzo complessivo del governo Renzi “è più incisivo di quello di molti suoi predecessori” per ampiezza di riforme che toccano diversi soggetti sociali. “Tra questi ultimi, tuttavia, non figurano i poveri”. Inoltre l’idea che la ripresa economica e quella occupazionale possano rendere “superflue” le politiche contro l’indigenza è “una infondata illusione”, senza un vero welfare per i più deboli. In ogni caso “poco non è meno di

Via delle Terme 76/R - 80077 Ischia Codice fiscale e P.Iva: 04243591213 Rea CCIAA 680555 - Prefettura di Napoli nr.11219 del 05/03/2003 Albo Nazionale Società Cooperative Nr.A715936 del 24/03/05 Sezione Cooperative a Mutualità Prevalente Categoria Cooperative Sociali Tel. 0813334228 Fax 081981342 info@kairosonline.it pec: posta.kairos@pec.it Registrazione al Tribunale di Napoli con il n. 8 del 07/02/ 2014

niente”, questo lo slogan ribadito da Caritas italiana. La crisi ha colpito e colpirà ancora i più deboli. Sebbene i dati Istat dicano che la povertà assoluta ha smesso di crescere (dal 7,3% del 2013 al 6,8% del 2014), questo non vuol dire che tutto sia a posto: “Rispetto all’Italia pre-recessione gli indigenti sono più che raddoppiati - afferma Cristiano Gori, docente di politica sociale all’Università Cattolica del Sacro Cuore, responsabile scientifico del Rapporto -. La peggiore crisi economica del secondo dopoguerra ha colpito soprattutto i più deboli”. E difficilmente si riuscirà a tornare ai livelli pre-crisi. Anche nei prossimi anni, osserva Gori, l’indigenza sarà “maggiore rispetto al passato e trasversale a tutti i gruppi sociali”,

Direttore responsabile: Dott. Lorenzo Russo direttorekaire@chiesaischia.it @russolorenzo Direttore Ufficio Diocesano di Ischia per le Comunicazioni Sociali: Don Carlo Candido direttoreucs@chiesaischia.it Progettazione e impaginazione: Gaetano Patalano per Cooperativa Sociale Kairos Onlus

tanto da costituire “un tratto abituale del nostro Paese”. Sugli interventi annunciati: il Rapporto Caritas prende in esame anche gli interventi annunciati dall’esecutivo per il prossimo triennio: abolizione della Tasi sulla prima casa nel 2016, riduzione di Ires e Irap nel 2017 e dell’Irpef nel 2018. L’impatto dell’abolizione della Tasi sui poveri sarà “estremamente contenuto” poiché solo il 35% delle famiglie in povertà assoluta la paga. Anche la riduzione dell’Irpef non aiuterà gli incapienti (perché ovviamente non la pagano), mentre Ires e Irap riguardano solo le imprese. Le misure annunciate impatteranno dunque molto poco sui poveri assoluti, visto che non hanno abbastanza soldi o proprietà per pagare queste tasse.

Redazione: Via delle Terme 76/R - 80077 Ischia kaire@chiesaischia.it | @chiesaischia facebook.com/chiesaischia @lagnesepietro Tipografia: Centro Offset Meridionale srl Via Nuova Poggioreale nr.7 - 80100 Napoli (NA) Per inserzioni promozionali e contributi: Tel. 0813334228 Fax 081981342 oppure per e-mail: info@kairosonline.it

Il settimanale è stampato su carta riciclata utilizzando inchiostri vegetali non inquinanti presso uno stabilimento le cui attività prelevano una quantità di energia minore di quella prodotta dal proprio impianto fotovoltaico (a ridotta emissione CO2).


La Voce di Pietro kaire@chiesaischia.it

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Emergenza profughi 19 settembre 2015

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La chiesa in campo per l’accoglienza Riunione straordinaria dei 25 Vescovi della Campania, convocata e presieduta dal Cardinale Crescenzio Sepe, a cui è intervenuto anche il Prefetto Gerarda Pantalone. Una verifica di quanto già si va facendo nelle singole Diocesi per accogliere migranti e profughi e per una ricognizione di possibili nuove iniziative da assumere rispetto alla crescente emergenza migratoria che va investendo il nostro Paese e, segnatamente, il territorio campano. Di Lorenzo Russo

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essuna Chiesa che faccia da supplenze allo Stato, né tantomeno parroci lasciati soli a gestire l’emergenza profughi. Questo il messaggio dei 25 Vescovi campani – tra cui il nostro Vescovo Lagnese - riuniti a Napoli lunedì 14 settembre insieme al Cardinale Crescenzio Sepe. “Da parte nostra non c’è alcun atteggiamento di supplenza delle istituzioni o di altre organizzazioni - ha sottolineato all’unisono con tutti i Vescovi intervenuti - ma solo il dovere morale di continuare a svolgere un’azione complementare e sussidiaria dell’intervento del Governo, per soccorrere e aiutare i tanti fratelli in cerca di dignità e

di futuro che, in misura sempre più numerosa e continua, bussano alle nostre porte e ai quali siamo chiamati a testimoniare l’amore di Cristo che è in noi”. “In questi giorni è previsto l’arrivo di altri tremila migranti, in base al piano nazionale di riparto delle quote – ha ribadito il Prefetto, dott.ssa Gerarda Pantalone, accompagnato dal vicario dott. Francesco Esposito – i Vescovi hanno manifestato tutti grande disponibilità, che spetta a noi concretizzare attraverso moduli di accoglienza coerenti con le richieste”. Il Prefetto ha poi ringraziato la Chiesa Campana per la fattiva vicinanza manifestata, rappresentando la urgente necessità di ulteriore

aiuto per le nuove esigenze di accoglienza e assistenza. Dall’intervento dei Vescovi è emersa, la concretezza degli interventi già in atto, per cui tanti migranti sono stati accolti sui territori, anche in quelli a vocazione turistica – era chiaro il ringraziamento del Prefetto all’isola d’Ischia e al Vescovo Lagnese - nonché la volontà di ricercare e mettere a disposizione altre strutture, affrontando con le istituzioni e risolvendo, però, problematiche e difficoltà di ordine burocratico, attraverso opportune misure straordinarie, ma anche chiarendo responsabilità gestionali, assistenziali, assicurative. Non basta, infatti, l’impegno che la Chiesa profonde quotidianamente attraverso i vari servizi offerti ai poveri e agli emarginati. Soprattutto rispetto agli interventi messi in atto gratuitamente, occorre che vengano superate barriere di ordine burocratico che, troppo spesso, rendono impraticabili gli aiuti, disponendo pertanto un adeguamento normativo che agevoli l’accoglienza straordinaria. In particolare, è emerso l’orientamento ad effettuare un’accoglienza di secondo livello, a beneficio cioè di quelle persone che hanno già ricevuto un permesso di soggiorno

e non godono più dei servizi istituzionali della prima accoglienza. “Le famiglie e le parrocchie hanno detto ancora i Vescovi della Campania - potrebbero costituire un volano in questo processo di inclusione sociale e di integrazione, vista la capillare presenza delle comunità parrocchiali sul territorio”. Gli obiettivi da perseguire sono due: migliorare le condizioni di socializzazione dei rifugiati, nonché coinvolgere e sensibilizzare le comunità all’accoglienza dei fratelli, accompagnandoli lungo uno specifico percorso di autonomia. E’ in programma, comunque, la convocazione di incontri promossi dai Prefetti delle singole province della Campania per un confronto operativo e organizzativo con le istituzioni locali e i Vescovi diocesani. Intanto, la Conferenza Episcopale Italiana ha chiesto ai singoli Vescovi di far conoscere le accoglienze in atto e le eventuali altre disponibilità. E’ il caso di far presente ancora che attualmente nelle strutture afferenti alla Chiesa cattolica sono circa settemila i migranti accolti, ai quali vanno aggiunti gli assistiti quotidiani rappresentativi delle vecchie e nuove povertà.


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Emergenza profughi

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Lagnese: “grazie per il vostro amore” Di Maria Italiano

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unedì 14 settembre, festa dell’esaltazione della Santa Croce, il nostro Vescovo Pietro ha presieduto la celebrazione Eucaristica, per la prima volta, alla chiesetta del Crocifisso nella la Parrocchia di Gesù Buon Pastore ad Ischia. La comunità lì riunita ha accolto gioiosamente il Vescovo che, come di consueto, ha avuto per tutti parole di incoraggiamento e di apprezzamento con l’amabilità che lo contraddistingue. Nel saluto iniziale, il Parroco don Antonio Angiolini ha espresso tutta la gioia sua e della comunità per la presenza di padre Pietro, e l’orgoglio di mostrare la chiesetta restaurata con i sacrifici e la buona volontà dei fedeli. Don Antonio ha sottolineato, tra l’altro che il salone sottostante la chiesa e lo spazio intorno è frequentato dai ragazzi della parrocchia per laboratori, giochi e attività varie. Tra queste, momenti di fraternità e di ritiro organizzati durante l’anno pastorale dalle famiglie che desiderano trascorrere un sano tempo insieme. La celebrazione si è svolta in un clima di grande familiarità, allietata dai canti eseguiti dalla corale “Buon Pastore”, diretta dal maestro Gianfranco Manfra. Nell’omelia, seguita con molta attenzione, il Vescovo ha invitato alla contemplazione della Croce “Luogo della manifestazione di Cristo, luogo di salvezza e di amore incondizionato. Il Crocifisso, che i Padri della Chiesa hanno definito Talamo, ovvero luogo dell’amore dal quale è nata la Chiesa, ci esorta a credere in Lui e a donare l’amore gratuitamente come gratuitamente abbiamo ricevuto. Questa festa pasquale, nata per motivi storici, ci invita a metterci davanti alla croce e a contemplare Gesù crocifisso, massima espressione dell’amore di Dio. Quell’amore che ci guarisce e ci cambia fino a desiderare di amare e di metterci a servizio per curare le ferite dei fratelli che sono nel bisogno, di ascoltare l’invito di papa Francesco di andare verso le periferie. Se contempliamo Cristo crocifisso per amore, non possiamo non amare.”Al termine della celebrazione padre Pietro ha ringraziato

Il vescovo Pietro, per la prima volta nella chiesetta del Crocifisso ad Ischia, ha espresso sentimenti di gratitudine verso la comunità parrocchiale del Buon Pastore e il parroco don Antonio Angiolini per l’accoglienza ai profughi sistemati nell’appartamento al Macello

il Parroco e la comunità per i lavori fatti nella struttura del crocifisso, ma soprattutto ha mostrato la sua gratitudine e il suo apprezzamento per quanto la comunità di Gesù Buon Pastore insieme a quella di Santa Maria Assunta ha fatto per i profughi che sono stati accolti nell’appartamento in via Leonardo Mazzella di proprietà della Diocesi che egli stesso ha messo a disposizione dei migranti. Il lavoro fatto dai volontari delle parrocchie di Santa Maria Assunta e di Gesù Buon Pastore è a dir poco encomiabile. In men che non si dica l’appartamento vuoto è stato attrezzato di tutto quanto occorre per accogliere decorosamente, dignitosamente e, soprattutto amorevolmente quanti sono rimasti senza il necessario per la sopravvivenza. A disposizione degli ospiti si sono rese disponibili persone, anche di madre lingua inglese, ad aiutare per la comprensione della nostra lingua, e un cellulare per non perdere i contatti con i loro parenti e conoscenti. L’amore e la collaborazione sono stati il motore che ha mosso le due parrocchie in questa gara di solidarietà che ha certamente riscaldato il cuore a chi ne ha raccolto i benefici, ma soprattutto ha dimostrato che le comunità parrocchiali, guidate dal vescovo Pietro, vogliono “fare sul serio” non solo a parole ma con le opere, come chiede il Vescovo accogliendo l’invito di Papa Francesco.


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Famiglie 19 settembre 2015

Di Lorenzo Russo

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opo circa 20 anni la storica e solida famiglia Califano cede il posto a Raffaella e Antonio Di Leva. Anna e Salvatore Califano in questi lunghi anni hanno seminato tanti germogli, costruito rapporti stabili insieme ad altre coppie, aiutato famiglie in difficoltà e formato tante coppie in prossimità del matrimonio. Sono sempre stati quel “faro” sicuro per tantissime coppie. Sia nei momenti di difficoltà che nei momenti di gioia. Hanno dato vita su input del vescovo Mons. Pagano all’ufficio diocesano di pastorale familiare e vita e se ad oggi, è diventato una radice ben solida della curia ischitana, e anche e soprattutto grazie a loro. Ed ora si passa ad un’altra coppia di coniugi: Raffaella e Antonio. Una coppia più giovane ma presente da anni nell’ufficio di pastorale familiare. E, da giovani era viva la loro presenza nella pastorale giovanile, dove si sono conosciuti. A loro abbiamo rivolto alcune domande, per conoscerli meglio. Carissimi Raffaella e Antonio, avete ricevuto questo nuovo importante incarico in diocesi, qual è il vostro stato d’animo? “Abbiamo accolto questo nuovo incarico con timore ma allo stesso tempo con gioia. Vogliamo continuare ad essere al servizio della Chiesa diocesana con maggiore impegno ed entusiasmo ma allo stesso tempo con umiltà avendo a cuore il bene delle famiglie. Raccogliamo il testimone da Anna e Salvatore Califano ai quali va ancora il nostro grazie di cuore per questi anni”! A breve il sinodo sulla famiglia: quali saranno gli impegni diocesani? In che modo parteciperà la diocesi? “Avremo modo di partecipare a Roma in Piazza San Pietro alla Veglia voluta da Papa Francesco il 3 ottobre prossimo intitolata: “Le famiglie illuminano il Sinodo”. Sarà un momento di preghiera e testimonianza di fede col Papa e i Padri Sinodali. Sarà bello essere tutti lì e il momento storico che stiamo attraversando ci chiede di fare il possibile per partecipare, mostrando in unità tutta la bellezza della famiglia. Per chi non potrà essere fisicamente presente a Roma si potrà seguire la diretta dalle 18.00 alle 19.30 in

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Grazie, Anna e Salvatore Califano! Passaggio di consegne all’ufficio diocesano familiare, dalla famiglia Califano alla Famiglia Di Leva

Cattedrale col Vescovo”. Nel nuovo consiglio pastorale diocesano c’è un’alta percentuale di coniugi. Una novità voluta dal vescovo? Che ve ne pare? “Una bella novità che diventa un’opportunità per tutti per rendere visibile la Chiesa- Famiglia. La presenza di 19 coppie ci fa capire quanto le famiglie stiano a cuore alla Chiesa e la loro presenza può dare la possibilità a tutti di vivere quei rapporti semplici tipici della dimensione familiare”. Trovate una pastorale familiare già ben avviata che conoscete già da qualche anno. Ci sarà anche attenzione ai divorziati, o ai separati? “Troviamo una pastorale familiare “in fermento”! Quest’anno approfondiremo diversi aspetti della vita familiare. Cominceremo con un progetto di collaborazione sui temi dell’educazione, in particolare sull’affettività, indirizzata ai genitori, agli insegnanti, agli animatori giovanili, agli animatori sportivi, agli insegnati di religione, ai catechisti e a quanti in qualche modo sono interessati alla formazione degli adolescenti. Gli incontri saranno tenuti dal professor Domenico Bellantoni. Continueremo con l’esperienza della Solidarietà familiare in collaborazione con la Caritas. E proprio dopo il Sinodo straordinario sulla famiglia dello scorso ottobre anche nella nostra diocesi viene ancor più in evidenza l’esigenza di accogliere e accompagnare le persone separate o divorziate. Nell’ “incontro di consegna” con don Pasquale Trani e i coniugi Ca-

lifano, il Vescovo ha chiesto ad Anna e Salvatore di seguire più da vicino questa realtà conoscendo la loro esperienza e sensibilità. La famiglia è sempre stata un riferimento ben preciso nella società, anche se spesso soffre di attacchi da parte di altri legami conviviali (unioni civili, etc) … quali consigli dare ai giovani che vorranno in futuro sposarsi? “Siamo sposati da quasi 8 anni e come tutti viviamo momenti belli

e situazioni difficili ma quello che potremmo consigliare ai giovani è di PREPARARSI seriamente ad un passo così importante, di NON AVER PAURA delle difficoltà che possono esserci e CREDERE, al di là di tutto, che c’è una GRAZIA che ci sostiene sempre”! *Nelle foto durante l’incontro di qualche giorno fa ad Ischia della Consulta familiare con il responsabile dell’ufficio nazionale Cei Famiglie don Paolo Gentili


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Famiglie

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IL 3 OTTOBRE LA VEGLIA Di M. Michela Nicolais

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anca meno di due settimane alla Veglia di preghiera per il Sinodo sulla famiglia, organizzata dalla Chiesa italiana, tramite l’Ufficio nazionale per la pastorale familiare, alla vigilia della fase conclusiva dei lavori. A portare la loro testimonianza, il 3 ottobre in piazza san Pietro, davanti al Papa e a migliaia di persone provenienti da diocesi, associazioni e movimenti, saranno tre coppie: Sara Ledda e Juan Luis Giròn Pons, fidanzati di Alghero, Stefano e Lorena Girardi, di Trento, e Francesco e Lucia Masi, di Pisa. Diamo loro la parola. Come due pugili che non mollano. Sono partiti per Cuba. Sara conoscerà la famiglia di Juan, che non torna nella sua terra da 12 anni. Insieme a nonna Justina, che l’ha cresciuto, ci sarà anche il Papa nell’isola caraibica, per il suo già storico viaggio. Ma sarà solo un antipasto di quello Sara, 20 anni, e Juan, 24 anni, avranno la gioia di vivere al ritorno da Cuba, quando prenderanno la parola per primi davanti a Papa Francesco. “Ci siamo conosciuti tramite un’amicizia in comune cinque anni fa, qualche foto e subito il suo sguardo mi ha colpito”, racconta Juan: “Avere il suo numero di cellulare è stata un’impresa”. Poi arriva un sabato di maggio, ad Alghero: “ Avevo lo stomaco come quello di una formica, ma poi tutto è stato bellissimo, di un sapore diverso, lo stesso sapore che ci unisce da cinque anni con mille difficoltà, mille ostacoli e mille gioie”. “Noi siamo come due pugili: non molliamo mai dopo tanta fatica, tanto allenamento, tante sconfitte e tante vittorie”, assicura Juan. “Andando avanti – gli fa eco lei - il gioco si è fatto più duro. Il fatto di avere caratteri forti, orgogliosi e testardi come siamo, in un primo momento si è rivelato essere un limite, in seguito la nostra forza. È come togliere degli occhiali rosa che ti facevano vedere solo il positivo, all’inizio rivorresti quegli occhiali rosa per vedere nuovamente tutto perfetto e iniziano le discussioni perché quei difetti sembrano ostacoli insuperabili. Poi capisci che non sono ostacoli insuperabili ma gradini che, se riesci a salire, ti regalano un panorama stupendo che supera di gran lunga la

In piazza San Pietro Francesco ascolterà tre coppie “imperfette” A portare la loro testimonianza, il 3 ottobre, davanti al Papa e a migliaia di persone provenienti da diocesi, associazioni e movimenti, saranno tre coppie: Sara e Juan, fidanzati di Alghero, Stefano e Lorena Girardi, di Trento, Francesco e Lucia Masi, di Pisa. Così la voce delle famiglie arriverà sino ai padri sinodali visuale offerta dagli occhiali rosa. Come diciamo sempre, è come se ci fossimo fidanzati un’altra volta il giorno che abbiamo deciso di salire insieme quei gradini”. Il “progetto di coppia” dei figli. Lorena insegna italiano alla scuola elementare, Stefano è cartografo del Catasto provinciale. Sono sposati da 24 anni e hanno 4 figli: Emanuele, Martina, Luca, Francesca. Vivono a Ravina, una frazione del Comune di Trento e sono responsabili della pastorale familiare della diocesi. Ma tutto è cominciato nella gioventù francescana, dove si sono conosciuti: sono ancora “in marcia”, come quella volta verso Assisi, e Francesco per loro è un nome dal sapore particolare. Ci tengono a raccontare la loro esperienza di famiglia non come una “bella carriera”, ma all’insegna della normalità, per definizione sempre imperfetta. Non saranno soli: a presentare la sua testimonianza al Papa ci sarà anche una dei loro quattro figli, Martina, 21 anni. Per lei c’è un “progetto di coppia” con Sandro”, 25 anni, che sta crescendo sempre di più. Lo racconteranno, insieme al Papa. “Non sono le situazioni della vita che ci rendono più o meno cristiani, ma le scelte che facciamo in queste situazioni”, dicono Stefano e Lorena: “Questo ci ha insegnato e ci insegna la nostra vita matrimoniale e questo è ciò che vorremmo che i nostri figli imparassero da noi: anche se le strade che intraprenderanno dovessero essere molto diverse da quello che pensavamo per loro, la cosa più importante è un atteggiamento positivo e di speranza verso la vita”. Le paste al cioccolato. “Ci siamo visti quando avevamo entrambi 14 anni, anzi io ho notato Francesco un sabato in palestra, mentre giocava a basket. Ricordo che era sabato pomeriggio e di solito a sera

mi faceva il bagno ancora la mamma. Quella sera, per la prima volta, ho voluto lavarmi da sola. Ho avuto consapevolezza che il mio corpo era già destinato, vocato, ad una vita adulta. Solo più tardi, entrambi abbiamo ricordato che sua nonna e mia zia ci portavano a Messa insieme, nella stessa parrocchia, tutte le sere e, al ritorno, ci compravano una pasta nella pasticceria del quartiere ed era sempre, per tutti e due, una pasta al cioccolato”. A Lucia brillano gli occhi, quando pensa agli inizi del suo lungo percorso di vita con Francesco, al fidanzamento e poi al matrimonio che ha regalato loro cinque figli. Oggi Lucia sta combattendo con la malattia, che però “ci ha avvicinato, ci ha reso più complici”, assicura: “Anche fisicamente e visibilmente siamo sempre insieme, una sulla sedia a rotelle, l’altro che spinge… La necessità di pregare insieme si è fatta più pressante e

ci ha aperto a una confidenza e a una comprensione più grande. A volte leggiamo nello sguardo di chi ci incontra una compassione, noi diciamo lo sguardo del ‘poverini’, ma noi non ci sentiamo né siamo poverini: non ci siamo mai sentiti abbandonati da Dio, non amati. Anzi, misteriosamente, ci sentiamo privilegiati, preferiti, accompagnati”. Non gli chiediamo di anticiparci cosa diranno al Papa, ma Francesco e Lucia ci rispondono indirettamente con il loro racconto: “Il matrimonio vissuto con Cristo, costruito ogni giorno sulla nostra debolezza, sui nostri peccati, sulle crisi, sui litigi, sulle gioie, sulle difficoltà di ogni tipo, ha rivelato a tutta la nostra famiglia una forza invincibile. Abbiamo fatto i nostri casini, sono volati piatti e un giorno anche ombrelli, ma ci siamo ricordati sempre dove poter ritrovare pace e sereno”.


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Politica 19 settembre 2015

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Forio: cercasi parcheggio disperatamente Non si trova una soluzione per far sostare i mezzi della raccolta rifiuti. Zaro, Casale, Panza, Cava dell’isola, Pietre rosse, porto: ognuna di queste ha dato problemi e creato malumori. Si cerca un’alternativa definitiva.

Di Amedeo Romano

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a mancanza di un’area attrezzata per la sosta degli autocompattatori e per il travaso dei rifiuti è davvero una spina nel fianco degli amministratori comunali, soprattutto per quelli di Forio: sono anni che si prova a cercare una sistemazione degna e che non scontenti nessuno, ma non si è ancora riusciti a dire la parola fine a questo travaglio, che ha sconvolto il sonno di Franco Regine prima, e di Francesco Del Deo dopo, se vogliamo rimanere negli ultimi anni... Anni nei quali sono coincisi una serie di eventi: dalla chiusura dell’area di Cavallaro, alla messa in liquidazione delle società partecipate (pegaso prima, torre saracena poi), con il ritorno al privato, leggi Ego Eco... Volendo tralasciare le situazioni giudiziarie che hanno interessato la sorte di alcuni lavoratori del settore, restiamo alla situazione dell’area: si era provato a Zaro, poi si è passati all’area antistante il palazzetto dello sport in località Casale, quindi lo spazio antistante il campo sportivo di Panza, poi il parcheggio di cava dell’isola, quindi quello distante pochi metri più avanti, su alle pietre rosse. Tra le ipotesi che nel frattempo erano state studiate, era stata verificata la disponibilità di un’area a Panza, con tanto di capannone. Ma nessuna di queste ha avuto il lasciapassare; così, in questi giorni si è deciso di “invadere” il parcheggio dei Marinai d’Italia, a lato del porto: qui si trovano parcheggiati i camion dei rifiuti. Ed anche qui, è sorta la polemica, perchè sono vicini alle zone turistiche, al porto, allo sbarco degli

aliscafi, alla zona del centro, ai ristoranti. Alle pietre rosse, erano vicini al passeggio dei turisti che andavano a Citara…a cava dell’isola, sopra la famosa spiaggia e lungo la passeggiata che porta al centro, sempre affollata di residenti, turisti e sportivi in vena di jogging, armati di cuffiette, oltre ai residenti che non potevano aprire le imposte – finestre e balconi – causa miasmi e zanzare varie…al Casale, perchè vicino alla struttura sportiva e al campo di calcio...a Zaro, perchè nel verde prezioso del bosco ai confini con Lacco Ameno... Dunque, pur non volendo sposare questa o quella ipotesi dandola per risolutiva al problema, di certo la coperta è sempre corta: per questo non sono da invidiare affatto gli amministratori comunali che non riescono a liberarsi di questa “spada di Damocle” che pende sulla loro testa. Anche perchè, accanto all’opposizione che svolge il proprio ruolo e contesta apertamente le soluzioni che vengono adottate al problema, c’è pure da non dimenticare i vari “veti incrociati” che dall’interno della stessa maggioranza, con Regine prima e con del Deo poi, contribuiscono a rendere più ingarbugliata la matassa... Insomma, per la questione dell’area rifiuti e nello specifico per la presenza dei camion della Ego Eco, si possono anche determinare oscillazioni del gradimento dell’amministrazione che “osa” produrre questa o quella decisione... Risultato finale: se la logica resta sempre questa, allora il problema non si risolverà mai definitivamente, e ci sarà sempre qualcuno che si dovrà lamentare per la presenza, sotto il proprio naso, dei camion della spazzatura.


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Punti di vista

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Di Franco Iacono

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“La camorra è un dato costitutivo di questa società, di questa città, di questa regione”. Ipse dixit: così ha sentenziato e ribadito Rosy Bindi, la pasionaria (ma di che!?). A parte la lezione di lingua italiana che le ha dato Aldo Masullo su Repubblica, se questo è il risultato della venuta della Commissione Antimafia, quei Parlamentari potevano restarsene a Roma. Si può dire che il nostro tessuto è permeabile alla criminalità organizzata, che per troppo tempo ha prevalso una sorta di indifferenza – rassegnazione con la riserva mentale del “tanto di uccidono fra di loro”, ma affermare che la camorra è un “dato costitutivo” del nostro tessuto è insultante. La “nostra” si era già cimentata con la storia degli “impresentabili”, di cui al Presidente De Luca, a pochi giorni dalla chiusura della campagna elettorale. Ora ci prova ancora, e ci riesce, se l’obbiettivo era quello di fare notizia! Non era di questo che aveva bisogno la nostra Città, la nostra regione, ma, soprattutto, di ben altro ha bisogno la nostra gente ed i nostri giovani. In attesa che finalmente il Presidente del Consiglio ci faccia sapere cosa intende fare per il Mezzogiorno, di cui al tanto strombazzato Masterplan. Certo, sarebbe stato utile se i Parlamentari, soprattutto quelli del PD, si fossero fatti “vivi” con qualche proposta-idea, invece di farsi “distrarre” dalla stucchevole telenovela, appena iniziata, della scelta del candidato a Sindaco di Napoli. Intanto alla mia antica collega di Parlamento Europeo, 1989-1994, dove peraltro non brillò per iniziative ricordevoli, per fortuna nessuno ricorderà come suo personale “dato costitutivo” il suo passato democristiano, di cui anche al sostegno decisivo di Giulio Andreotti per la sua elezione a Strasburgo.

La camorra vista dalla Bindi L’intervento della presidente della commissiona parlamentare antimafia ha scatenato non poche polemiche in territorio partenopeo. C’è spazio poi per la libertà dell’Ungheria e quel muro costruito contro l’Europa unita. In ultimo un appello affinché si riduca l’uso dei fuochi pirotecnici alle feste religiose

Prima che diventasse “pasionaria”. Di che cosa, non si è mai ben capito! Di questo passo, con il tempo e l’energia dedicati alla polemiche provocate, la camorra può vivere sogni tranquilli. 2. Sono fra quelli che da ragazzo, era 1956, si emozionarono di fronte ai carri armati Sovietici, che schiacciavano sotto i loro cingoli l’ansia di Libertà degli Ungheresi. Il mondo si emozionò a quelle immagini crudeli ed accolse, fra gli altri esuli, i giocatori della Honved, tutti nazionali, che, stando un tournee in Europa, proprio in quei giorni, si rifiutarono di rientrare in patria. Diventarono con il loro capitano, lo straordinario Ferenc Puskas, poi, insieme a Di Stefano, alfiere del mitico Real Madrid, il simbolo di quella libertà repressa nel sangue. L’altro simbolo fu il Cardinale József Mindszenty, costretto a rifugiarsi nell’ambasciata americana per gridare da lì la sua

protesta e la sua domanda di libertà, anche per il culto di milioni di cattolici. Provo grande tristezza di fronte alla crudeltà ed alla insensibilità del capo del Governo ungherese e degli stessi Ungheresi, che non fanno sentire la loro protesta contro la costruzione di muri e barriere di filo spinato e neppure contro la violenta repressione di tanti migranti accampati al confine. Una vergogna, una offesa alla loro stessa storia sofferta, di cui alla famigerata Cortina di Ferro. Un monito per quei governanti, Prodi in testa, che per generosità, ma troppo in fretta, ammisero i Paesi dell’Est nell’Unione Europea. Restano queste immagini di un Europa in cui risorgono muri e ritornano le violenze contro i nostri simili: un grande dolore! 3. Un appello al vescovo di Ischia. Soprattutto in questi giorni proliferano feste, patronali e non, con gli immancabili fuochi di arti-

ficio. Da tempo, per la verità, non riesco a comprendere quanto tutto questo aiuti la Fede o sia necessario alla Fede. Ma questo riguarda una mia riflessione personale. Non mi permetto quindi di entrare in un campo in cui si incrociano Fede, tradizioni antiche e tante, troppe umanità, con le loro “fragilità”. Però una proposta mi sento di fare, in questo tempo di grandi e particolari bisogni: per un anno, almeno, sospendere i fuochi di artificio e destinare quelle risorse alla tragedia dei migranti, secondo l’appello costante di Papa Francesco e, più ancora, secondo lo spirito e la lettera del Vangelo. Sapremo fare questa piccola rinuncia alla nostra vanità? Credo che anche i Santi “destinatari” di quei fuochi sarebbero felici. Mi auguro che sua Eccellenza Pietro Lagnese voglia avviare una riflessione e giungere a decisioni concrete. Sarebbe un bel segnale!



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Vita Consacrata

19 settembre 2015

kaire@chiesaischia.it

Di Silvia Pugliese

T

anti anni spesi nella formazione dei giovani, dei bambini, dei ministranti e della liturgia nella parrocchia di Santa Maria Assunta, prima in Cattedrale con Mons. Massimiliano Lauro, poi con Don Carlo Candido. La suora figlia della Chiesa che ha vissuto la storia della comunità di Ischia Ponte, si racconta e ci lascia un suo pensiero. Suor Gelsomina, come hai affrontato la novità di dover lasciare Ischia, dopo tutti questi anni? “Sono contenta di fare la volontà di Dio, che mi ha chiamata da un’altra parte. Sono contenta di essere stata qui, ringrazio tutte le mamme che mi hanno affidato i loro bambini, che sono stati tutti meravigliosi, anche il più discolo mi ha lasciato qualcosa. Io vedo nei visetti dei bambini l’innocenza, qualche volta bisogna essere forte, ma nel cuore sento di volergli bene e di trasmettergli i contenuti che servono per la vita. Magari non ricorderanno tutto, ma le cose importanti gli resteranno. Ho lavorato con tanto impegno, dando tutto quello che potevo, ho sempre amato insegnare, e seguire i bambini del catechismo e i ragazzi della cresima, mi hanno dato tanto, sicuramente qualche volta avrò mancato, non riuscendo a capire in pieno qualche ragazzino, ma sono certa che il signore farà il resto”. Quali sono i ricordi più belli? “Sicuramente gli anni passati in Cattedrale con Don Max sono stati i più intensi per noi, eravamo responsabili dei gruppi catechistici e c’era tanto da fare. Ricordo che un anno ci fu un incendio in una scuola, e dovemmo riorganizzare tutto il calendario del catechismo per dare la possibilità a tutti i bambini di partecipare. Stabilimmo di dividerli in più giorni in modo che ognuno potesse scegliere il giorno più comodo per non perdere né giorni di scuola né di catechismo. È stato un periodo di grande lavoro, ma con l’aiuto del Signore siamo riusciti ad accompagnare questi bambini al Sacramento”. Cosa vorresti dire ai tanti giovani che vorrebbero seguire Dio offrendo la propria vita come hai fatto tu? “Devono ascoltare Gesù che parla nel loro cuore, tutti i consigli che ricevono devono accoglierli ma non seguirli tutti. Devono guar-

Dopo 25 anni di servizio ad Ischia la suorina di San Girolamo saluta Ischia.

Arrivederci suor Gelsomina darsi dentro e fare scelte ponderate, perché sono scelte impegnative che riguardano la vita e necessitano una grande disponibilità nella propria interiorità. Le missioni che Dio ci affida non sono sempre rose e fiori, quindi bisogna avere un rapporto intimo con Dio per superare le difficoltà. I giovani hanno bisogno di persone che gli diano non parole vuote, ma persone che credono in quello che dicono e fanno quello che dicono, noi religiosi non possiamo fare solo belle prediche, a volte basta un sorriso, un’accoglienza dolce e profonda. Tutti abbiamo bisogno di essere amati, Dio ci ha creato per amare ed essere amati”. Ischia soffre la tua partenza, ma dobbiamo ricordarci che gli uomini passano, solo Dio resta, non trovi? “Ma non penso che sentirete tutto questo distacco! Io non ho fatto nulla, sono venuta nel silenzio e me ne vado nel silenzio, non mi aspettavo questa festa! Sono serena, sento che forse non potevo fare più niente per questa comunità, perciò Dio mi ha chiamata altrove! Nel mio cuore amo la classe che don Carlo mi ha affidato, e l’avrei portata fino alla Comunione. Nel mio cuore porto con me tutti voi, in modo speciale i bambini, dalla prima classe che Don Max mi affidò in cattedrale, fino a quella di oggi, non mi metterò al telefono a chiamarvi ma sappiate che nelle mie preghiere sarete presenti ogni giorno. Un tempo la liturgia, la catechesi e ogni aspetto della formazione era affidato a noi religiose, oggi abbiamo un parroco giovane che riesce a coinvolgere tanti giovani, che siete in gamba e sapete fare tante cose, adesso tocca a voi!!! Io vi ammiro, vi ricordo bambini, e ora vi vedo spendervi per la famiglia di Dio, sacrificando la vostra vita, i vostri studi e i vostri impegni! Se abbiamo messo un seme nel vostro cuore, continuate anche per amore nostro, mettetecela tutta e portate aventi questa parrocchia anche per amore di Dio e per amore nostro che abbiamo speso la nostra vita per questo! Bisogna

essere pronti a perdere le idee di come si faceva una volta, perché i tempi cambiano e le cose cambiano, ricordo di aver dovuto buttare i miei appunti di teologia, studiati con i più grandi teologi, per lasciare posto a tre diapositive, in cui si riassumeva il discorso della montagna! È importante accettare il cambiamento e inserirsi in questa chiesa che e sempre nuova”! Un ultimo messaggio per la comunità di Ischia: “Vi ringrazio dal profondo del cuore, io ho dato poco e ricevuto tanto, è una gioia immensa vedere i bambini che ho seguito anni fa diventare grandi, mi auguro dav-

vero che possano trovare un buon lavoro e prego perché il Signore li aiuti a realizzare il progetto che Lui ha su di voi. Non dimentichiamoci mai che al di sopra di tutti i maestri ce n’è uno solo, è Lui la nostra unica guida e dobbiamo seguirlo anche se porta tanta fatica”. Andrea Di Massa


12 19 settembre 2015

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IL RITORNO DI ISCHIA IN 3P: P

EPOMEO E

A S. Maria al Monte nella ricorrenza Di Francesco Mattera

L

a vita, care amiche e amici di Kaire, non finisce mai di riservarci sorprese, e che sorprese! L’altra domenica, 6 settembre, squilla il telefono di casa alle nove di sera circa: “Cavaliè, sono don Angelo, vedi che sabato prossimo andiamo a S. Maria al Monte, partiamo a piedi da casa mia, saliamo per il Bracconiere, poi pigliamo per i Frassitelli e scendiamo dal sentiero che porta alla chiesetta. Se decidi di venire, alle otto devi stare a casa mia. Se non l’hai mai fatta vedrai che è una bellissima esperienza. Bhe, santa notte”. Gli promisi che sarei stato dei loro, tranne imprevisti di quelli seri. Tante volte sono stato sul posto, soprattutto per motivi professionali, ma mai il 12 settembre in occasione della festività di Maria, la madre di N.S. Gesù Cristo. Sapevo della festa dai racconti di amici e parenti, ma mai nessuna partecipazione diretta. Ecco, mi meritavo una piccola vacanza, anche giocando in casa, ovvero restando ad Ischia. La sera prima ero stanchissimo per aver profuso tante energie fisiche nel mio vigneto in vista della vendemmia. Gli anni pesano, riflettevo. Domani avrò la forza di andare con don Angelo? Mi alzo alle 6,45 e ammutolisco in anticipo la sveglia. Il tempo di mettermi in ordine, una colazione abbondante e via alle 7,30 con la mia fedele vespa. Ce n’è per essere puntuale! Invece il rosso del semaforo alle porte di Fontana mi brucia appena mi ci accosto: ben 10 minuti di attesa più un autobus lumaca che decide di non farsi sorpassare. Arrivo a casa di Angelo alle 8 e sette minuti: silenzio assoluto! “E’ andato via mò mò!” (traduci così: proprio adesso!), mi dice sconsolata la dolcissima Pierina, la sorella di Angelo. “Curr, ch’arrive…” Non avevo fatto il conto con la puntualità di Angelo e mi toccava pedalare, anzi accelerare con la vespa. Contavo di raggiungerli dopo qualche centinaio di metri, macché! Arrivo al bivio per i Frassitelli e parcheggio. Corro in fretta.

Un deluso cercatore di funghi mi quieta: Don angelo?, è a meno di cento metri, non affannarti. Raggiungo lui e il resto della piccola comitiva, non più di 10 persone in tutto tra ragazzi, adolescenti e adulti. Ne riconosco alcuni, con gli altri un’intesa immediata. Angelo incomincia a parlami come se stessimo insieme dall’inizio, è stupefacente e commovente ai miei occhi la sua naturalezza. Incomincio a raccontare delle piante che incontriamo, delle caustiche euforbie, delle eriche, delle ginestre degli scopatori giunte sul posto insieme alle robinie (acacie) che adesso sono molto più numerose dei frassini che danno il nome alla località. Ma questi ci sono ancora, ed alcuni esemplari sono veramente maestosi. Andiamo giù per un sentiero ripido sassoso e spinoso su ambo i lati. Una signora ha le vertigini e pensa che anche il figlioletto le abbia. Il panorama su Forio è ora ampio e aperto. D’un tratto ci giunge la voce amplificata da un megafono di don Pasquale Sferratore che sta celebrando messa: siamo ad un tiro di schioppo dalla chiesetta. Già una bella schiera di persone è sul posto, allegra e festante: giovani soprattutto, ma anche anziani e bambini. Don Angelo lo conoscono tutti e si sprecano saluti baci ed abbracci. Poi la messa celebrata proprio dal nostro Angelo, con Vito Iacono (proprio lui il figlio di Franco) chierichetto di eccezione e don Pasquale Sferratore che accompagna il tutto con un rosso maglione in spalla. Don Giuseppe Nicolella è li, al confessionale. Una funzione bellissima, intima e partecipata. Poi un giro intorno con Angelo, visitiamo la casa che sta di fronte al sagrato, divisa dalla stradella che circonda la chiesa dedicata a Maria Vergine. Mi presenta a tutti, ma con molti ci conosciamo già. E’ un’accoglienza meravigliosa, non solo per me, per tutti! Poi in casa incontro una signora, Rosa o Rosina. Mi dice: “Lei è quello che scrive su Kaire?” Certo gli rispondo! “Io leggo il giornale tutte le settimane, e


13 19 settembre 2015

kaire@chiesaischia.it

PAESI, PAESAGGI & PERSONE

DINTORNI

a della festività della Madre di Gesù

prima ancora la seguivo sulla televisione di Ischia, peccato che a Forio non si vede più…” Poi la presentazione a tutte le sue amiche del gruppo, il privilegio dell’esclusiva dell’assaggio delle zeppole, un entusiasmo che mi ha sorpreso e commosso. Poi l’invito perentorio ad essere a tavola con loro, don Pasquale Sferratore ed i figli del mai dimenticato Bartiluccio Impagliazzo, alias Zamberletti. Scene analoghe con lo staff dalle rosse magliette addetti al fuoco delle enormi caldaie di rame per il pranzo collettivo gratuito per i pellegrini! Bella gente, bei modi di fare accoglienza. Sorrisi gioiosi ad ogni angolo. Poi la messa cantata con la voce altisonante di d. Pasquale. Che atmosfera ragazzi! Il fulcro resta la bellissima chiesetta e nessuno disdegna di onorare degnamente la Padrona di casa, Maria. Sono commoventi soprattutto i giovani e gli anziani che lasciano trasparire dai volti tutta intera la loro devozione. Poi il pranzo, allegro e accompagnato dalle canzoni napoletane cantate con il coro delle donne “di casa”, Rosina in testa. Appena il tempo di fare qualche chiacchiera e si sente la fanfara di una banda musicale di giovani foriani: è uscita la processione con in testa d. Angelo, d. Pasquale e d. Giuseppe Nicolella. Un percorso breve fino al costone che a nord ovest si affaccia su Forio. Breve ma intensissimo e colmo della grazia della Fede. Un rito campestre che

culmina, dopo il periplo del piccolo borgo, sul sagrato dove i fedeli si raccolgono in preghiera intorno ai tre sacerdoti prima del rientro in chiesa dei Sacri Cimeli. Il tempo di vedere nuove ondate di pellegrini in arrivo, sono le 15 e trequarti circa, che Angelo mi annuncia il che è giunta l’ora del rientro. Mi affido a lui, perfetto conoscitore dei luoghi. Percorso diverso da quello mattutino. Scomparsa da me ogni traccia di stanchezza del giorno precedente. Miracolo delle cose belle e sante!, medito. Ci dirigiamo verso il bosco che sovrasta la Pera di basso e ammiriamo in contemporanea il panorama che da Forio si spinge fino a Casamicciola. Nel mentre realizziamo che ogni casetta, terrazza improvvisata, piccolo rifugio campestre, brulicano di mense di comitive festanti, in ognuna di essa entra d. Angelo, ed anche io con lui. Altra accoglienza, altri sorrisi, altri inviti a unirsi a loro. Tutto mi fa venire alla mente una piccola Piedigrotta rusticana…, e ancora di più quella che fu e oggi molto, molto ridimensionata, la storica sagra dello Schiappone dell’ 8 settembre, ricorrenza della festività di S. Maria di Montevergine in quel borgo di Barano. Ci avviamo non senza fatica verso il bosco della Falanga. Portate pazienza fino a domenica prossima, cari e affezionati lettori di Kaire, vorrò parlarvi a modo mio di quel luogo incantato. Promesso…


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Parrocchie 19 settembre 2015

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PARROCCHIA MARIA SS. MADRE DELLA CHIESA – DECANATO DI BARANO SERRARA FONTANA

Nelle difficoltà il Signore ci dice: coraggio! Anche quest’anno in prossimità dell’8 Settembre, la comunità parrocchiale dello Schiappone si è riunita per organizzare i festeggiamenti in onore di Maria. Di Rosa Vuoso

onostante la stanchezza dovuta all’organizzazione della festa - solo un mese prima - per Sant’Alfonso Maria dè Liguori, la volontà di onorare la nostra Mamma celeste nel giorno del ricordo della sua nascita, ci ha dato la forza e la spinta per rimboccarci le maniche e, insieme, fare il possibile per preparare con semplicità e genuinità, i festeggiamenti sia liturgici che di paese per questo “compleanno speciale”. Il programma pensato è stato intenso: non sono mancati i momenti di grande spiritualità come la Novena, durante la quale siamo stati guidati da Padre Nunzio, il quale ci ha arricchito spiritualmente e ci ha dato una forte carica cristiana; oppure l’Adorazione Eucaristica organizzata dai giovani della parrocchia; o ancora le Prime Comunioni o le processioni, di cui in particolare quella tradizio-

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nale dell’8 mattina partita alle 5 di mattina da Piazza degli Eroi fino al Santuario dello Schiappone, come sempre ampiamente partecipata anche da persone venute dall’isola di Procida per l’occasione. Ma come sempre il momento culmine è stata la messa celebrata dal nostro Vescovo Padre Lagnese, in occasione della quale c’è stata la tradizionale offerta, da parte del Comune di Casamicciola, dell’olio per la lampada Giubilare offerta alla Madonna. Come spesso accade, la Parola della Santa Messa sembrava scritta proprio per noi, per la nostra comunità: nella prima lettura Isaia ci diceva: «Coraggio, non temete! Ecco il vostro Dio, giunge la vendetta, la ricompensa divina. Egli viene a salvarvi». Padre Lagnese ci incitava: “Non abbiate paura, nella difficoltà il Signore ci dice: Coraggio!” A seguire il Vangelo parlava della guarigione del sordomuto: “Il

La cultura è il cuore dell’Europa Il Museo Diocesano di Ischia apre le porte alle Giornate Europee del Patrimonio 2015 Di Ernesta Mazzella

I

l 19 e 20 settembre, in occasione delle “Giornate Europee del Patrimonio 2015” promosse dal Ministero per i Beni e le Attività Culturali e del Turismo, il Museo Diocesano di Ischia offre al pubblico un’apertura straordinaria, per incentivare e agevolare la fruizione del proprio patrimonio artistico a tutti i visitatori e i cittadini che vorranno approfittarne. La manifestazione nasce nel 1991 promossa dal Consiglio d’Europa e dalla Commissione Europea con lo scopo di potenziare e favorire il dialogo e lo scambio in ambito culturale tra le Nazioni europee. È un’occasione di fondamentale importanza che punta a riaffermare il ruolo centrale della cultura nelle dinamiche della società italiana. Quest’anno il MiBACT, vista la coincidenza delle Giornate Euro-

pee del Patrimonio con il periodo di apertura dell’Expo ha disposto che le aperture straordinarie, le visite guidate e le iniziative ruotassero intorno al tema dell’alimentazione, che da sempre risulta profondamente legata ai valori della cultura e dell’identità storica e artistica italiana. L’evento ha come titolo “La Cultura è il cuore dell’Europa. Ritualità e storia dell’alimentazione attraverso l’arte italiana”.La speciale visita guidata al Museo Diocesano è dedicata all’arte cristiana che è legata da sempre all’esperienza liturgica, in modo particolare, all’Ultima Cena, il cui dramma è il centro del rito “fons et culmen” fonte e culmine di tutta la vita cristiana. Il percorso si propone di far conoscere in quest’occasione ai numerosi visitatori il suo ricco patrimonio. È attraverso la scoperta o riscoperta delle sue opere connesse alla liturgia

sordomuto è colui che non vuole ascoltare, è chiunque non voglia vedere! Ma il Vangelo ci dice che Gesù accompagna il sordomuto! Non lo lascia da solo! E allora noi dobbiamo essere portatori di Cristo! Portatori a Cristo! Dobbiamo portare la persone a Gesù!” e ancora “Spesso noi siamo sordi, non vogliamo aprire il nostro cuore, ma Gesù ci dice: “Effatà! Apriti!” E poi un elogio alla comunità: “Devo dire grazie a questa comunità che riesce a comprendere che bisogna seguire Lui, non l’uomo: l’uomo passa, anch’io oggi sono il

vostro Vescovo, domani chissà, ma voi dovete esserci e seguire l’unico vero Dio”. Padre Pietro ci ha incitati, sostenuti, ci ha aiutati a credere in noi, che Dio è accanto a noi, ci accompagna come ha fatto col sordomuto, e vuole che noi diventiamo “accompagnatori verso Cristo”, e forse, col senno di poi, è proprio quello che abbiamo cercato di fare in questi giorni di festa e famiglia. E così si sono conclusi con gioia e serenità questi giorni speciali, fortemente sentiti e desiderati dall’intera nostra comunità.

eucaristica, che si dona la possibilità di meditare e approfondire sul valore dell’Eucarestia. Il Museo Diocesano è ospitato all’interno del Palazzo del Seminario di Ischia, cuore del centro storico insieme alla Cattedrale. Inaugurato dal vescovo Filippo Strofaldi nel 2000, si propone di far conoscere

il ricco patrimonio storico-artistico e religioso custodito nell’isola di Ischia. Racchiude un’interessante collezione di opere databili dal IV al XX secolo. L’adesione alla Giornate Europee del Patrimonio si è organizzata grazie all’Ufficio Beni Culturali della Curia di Ischia.


Arte Ischitana

15 19 settembre 2015

kaire@chiesaischia.it

Antonio Cutaneo mezzo secolo d’amore per l’arte Di Raffaele De Maio

“V

issi d’arte, vissi d’amore...”, così Tosca in una famosa romanza lirica di Puccini compendia la sua vita di artista dedicata al teatro. Ed è così che mi piace iniziare questa nota su Antonio Cutaneo a compendio dei suoi primi cinquant’anni di attività artistica. Infatti era il lontano 1965, quando ancora bambino a sette anni iniziò ad apprendere presso il ceramista ischitano Egidio Taglialatela i primi rudimenti del “mestiere” ed a scoprire la sua vocazione e amore per l’arte. Da allora questo artista formatosi sul campo alla scuola dei più valenti maestri isolani della seconda metà del secolo scorso, tra i quali il noto collagista Vincenzo Funiciello, di cui Cutaneo è, oggi unanimemente riconosciuto come il più accreditato erede, non ha smesso di amare il suo lavoro a “tutto campo” per l’arte, alla quale ha dedicato e dedica a piene mani il suo talento e il suo impegno. Una vita, dunque, spesa all’insegna e alla ricerca di canoni e valori artistici dove “l’arte figurativa” di quest’artista nelle sue molteplici forme d’espressione mette in scena colore, paesaggi, nature morte, costumi e tradizioni della propria terra mediterranea. All’artista e alla sua poliedricità espressiva che spazia dal “collage di stoffa” alla pittura, dalla scultura alla scenografia, dalla ceramica alla decorazione una menzione di merito alla carriera e i nostri più affettuosi auguri per i suoi primi cinquant’anni di attività. A questo punto chiudere qui questa nota sarebbe però fortemente riduttivo per l’impegno di quest’artista, che associa alla sua attività anche quella formativa di maestro di bottega per ragazzi che vogliono

avvicinarsi e scoprire il mondo e i segreti tecnici delle arti figurative. A riguardo, presso il laboratorio della sua bottega in piazza San Rocco a Barano, da vari anni il “maestro” ha istituito corsi di formazione artistica per giovani talentuosi che trovano a conclusione dei vari cicli per età vetrina espositiva delle loro opere in periodiche mostre annuali. Infatti quest’anno si è tenuta a giugno la rassegna dei lavori effettuati negli anni 2014-015 dai ragazzi dell’associazione ISOLE D’AMORE che a fine settembre inizieranno una nuova esperienza d’arte presepiale finalizzata all’apprendimento di caratteristiche tecniche artistico-artigianali. Ad agosto, la presentazione dei primi lavori degli allievi di nuovo corso: Laura, Noemi, Rita, le due

cugine Rosa e Silvio, a settembre una rassegna di “opere” di acquerello, acrilico, gessetto e sculture in legno realizzate dalle allieve: Anna, Annalisa, Bianca, Giordana, Grazia, Myriam e Rossella che hanno frequentato i corsi del 2013-2014 e 2015. A tutti i partecipanti, al maestro, alla moglie Lina, ai figli: Angela, Amalia, Valentina, Elisabetta, Alessandro e Nicola, collaboratori della bottega che con il loro impegno e amore per l’arte mantengono viva la vecchia tradizione formativa di epoca rinascimentale italiana il nostro plauso e augurio di lungo prosieguo. Da non perdere durante la visita la caratteristica produzione di manufatti presepiali, realizzati dalla bottega nel solco della rinomata tradizione del presepe napoletano.


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Il caso 19 settembre 2015

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LETTERE AL DIRETTORE

GENDER SI, GENDER NO Continua da pag. 1 cisazioni - dove tra l’altro si ricordava il «diritto e dovere delle famiglie di conoscere prima dell’iscrizione dei propri figli a scuola i contenuti del Pof». Anche le attività extracurricolari, comunque da indicare nel Pof, dovranno prevedere «la richiesta del consenso dei genitori» che, «in caso di non accettazione» hanno la facoltà di non mandare i figli a scuola. Lo scontro mediatico fra alcune associazioni di genitori e la legge Buona Scuola è il famoso comma 16 della legge 107/2015 dove, parlando dei Pof, si «assicura l’attuazione dei principi di pari opportunità, promuovendo l’educazione alla parità tra i sessi, la prevenzione della violenza di genere e di tutte le discriminazioni». Ecco, quella parola, “genere”, che ha fatto scattare ansie in tante famiglie. Non solo! Se guardiamo indietro, nel 2014, fece scalpore la diffusione nelle scuole dei cosiddetti “opuscoli Unar” apertamente schierati a favore di tale teoria. Il Ministro Stefania Giannini è stata più che chiara quando afferma che queste “lezioni” – riferendosi ai libretti Unar nulla hanno a che fare con gli intenti della Buona scuola e, quindi, non dovranno più entrare nelle aule. Il Kaire, prima che si approvasse la legge sulla Buona Scuola, ha tenuto alto il livello di guardia sul tema. Ma abbiamo poi dato anche le opportune precisazioni in seguito, rassicurando i nostri lettori. Da genitore capisco le paure e le ansie di tanti papà e tante mamme, e il consiglio che vorrei dare è quello che avete scritto anche voi, cioè essere più presenti nelle scuole dei vostri figli, partecipare agli incontri scolastici, avere un dialogo più costante con i docenti.

Bentrovato, Lorenzo. Ecco il primo giorno di scuola. Chissà in quante teste ancora ci sono timori su fantomatici corsi porno a scuola... sono le premesse a condurci a ragionamenti fallaci. Tu ribadisci più volte di aver pubblicato la smentita dell’introduzione del gender a scuola: ma continuare a parlare di “gender” (pasticcio concettuale che svilisce e devia gli studi di genere, materia serissima e affermata nelle accademie di tutto il mondo... o quasi) è corretto intellettualmente? Mi pare che sia come dire: il pericolo esiste ma l’abbiamo scampato. Ancora: quale è il confine tra propaganda e formazione? Lo spirito critico. La cronaca della crociata anti-gender ad opera della Prevenzano è un compitino di propaganda, in cui vengono riportate le strampalate teorie di Amato & co. senza alcun elemento di analisi né di interpretazione. Amato dice bugie, paventa pratiche forzate e discetta degli orientamenti alternativi al “maschio e femmina dio li creò” con una superficialità ed una manipolazione irresponsabili, pericolosi, inaccettabili. Dal mio punto di vista, informare su questo tema significa anche fare una ricostruzione di come il “mostro idelogico gender” nasce e si diffonde. Per farlo, non si possono non nominare formazioni religiose quali neocatecumenali, militia christi, sentinelle, pro life... Ecco, Lorenzo, io vorrei che si dicesse chiaramente “il re è nudo”: il babau del gender nasce dal timore della

Chiesa cattolica più conservatrice (e dalle aree politiche di riferimento, non solo parlamentari: al family day sfilavano Forza Nuova e Casa Pound) di perdere il primato sull’educazione e sulla morale. Il no alle unioni e alle adozioni gay sembra ammettere ogni mossa, anche quelle più sporche: menzogne, terrorismo psicologico, diffusione di documenti contraffatti. A quale etica corrisponde una pratica di questo tipo? Quali fantasmi e quale cattiva coscienza nasconde la negazione dei reali contenuti dei corsi di educazione alla differenza previsti dalla riforma scolastica (parità di genere, lotta al bullismo e al sessismo)?Mi fermo qui. Spero vorrai entrare nel merito delle mie osservazioni, che ho espresso con la schiettezza che uso verso tutto ciò che ritengo importante. Antonietta Manzi Ciao Lorenzo, (…) ho il timore che si stia diffondendo un clima da caccia alle streghe. E’ ovvio che su questo argomento - come su tanti altri – c’è sempre il rischio che qualche docente possa approfittare del suo ruolo di educatore per fare propaganda di ideologie di vario genere e natura. E’ sempre successo e succederà anche in futuro. Ricordi quando eravamo piccoli e alle scuole Medie la maestra di musica ci faceva suonare e cantare Bella Ciao? Magari oggi qualche fascista potrebbe indignarsi… Ma dire che a scuola si insegnerà la teoria gender… beh, ce ne vuole! Consiglierei solo

a tutti gli operatori della scuola e i genitori di controllare a ciò che si vota negli organi collegiali e di denunciare le eventuali strumentalizzazioni. Grazie per l’attenzione Filomena Caro direttore, ho letto l’articolo della settimana scorsa sul gender. Spesso leggo sul web o sento dire che il ‘gender’ non esiste, che si è creato un allarmismo da parte di alcuni cattolici. Però mi viene da pensare che è stato permesso che certi libretti, poi ritirati per imposizione del Ministero dell’Istruzione, entrassero nelle biblioteche delle Scuole e nelle attività di aggiornamento degli insegnanti. Mi chiedo: se non c’è nulla di cui preoccuparsi, perché non esplicitare chiaramente nel Pof (Piano dell’offerta formativa) che la Scuola non segue l’«ideologia gender»? Salvatore, insegnante delle scuole medie, Ischia Caro direttore, ci sono molte buone ragioni per non far prevalere ideologie e pregiudizi in campo scolastico a proposito dell’educazione intorno alla sessualità e alla famosa ‘identità di genere’. Penso che innanzitutto la scuola deve essere il luogo dell’alleanza tra insegnanti e famiglie. In questi ultimi mesi, grazie al tamtam mediatico sul gender, sembra che abbiamo paragonato la scuola ad un campo di battaglia, con intromissioni indebite. Sono legittime le preoccupazioni dei genitori che hanno visto in questi


Il caso

17 19 settembre 2015

kaire@chiesaischia.it

notizia per firmare l’abrogazione della riforma “Buona Scuola” in cui sarebbe contenuto un “progetto Gender”. Per firmare il quesito referendario bisogna andare nelle segreterie comunali. Tu cosa ne pensi? Bisogna andare a firmare? Cordiali saluti Francesco, Succhivo Sono un ex docente e per molti anni mi sono confrontato con genitori e alunni. Penso che oggi ci troviamo di fronte ad una intrusione ideologica subdola e manipolata. A volte le relazioni tra scuola e famiglia per l’educazione dei ragazzi sono vuoti, i genitori hanno scarsa conoscenza dei problemi didattici e di apprendimento. Lo vogliamo capire che è in gioco la crescita della persona? Vincenzo, pensionato e nonno anni diffondersi progetti e attività “sotto banco” di dubbio valore educativo e forzature ideologiche in nome dell’educazione “di genere”. Mi lasci dire che però queste preoccupazioni talvolta sono state forme fin troppo esasperate. Come

lei ha sottolineato attraverso alcuni articoli sul Kaire nel mese scorso, - dando delle precisazioni in merito - non è stata approvata nessuna legge dove c’è scritto che si prevede di importare la cosiddetta ‘teoria del gender’ nelle aule. Il comma 16

dell’art.1 nella Legge 107 (‘Buona scuola’) introduce l’educazione alla parità tra i sessi e la prevenzione della violenza alle donne, riferendosi alla Convenzione di Istanbul che mira a prevenire e contrastare violenza e discriminazioni. Non si può negare però che l’omofobia o la violenza alle donne costituisca, a volte, un paravento dietro cui si nasconde il ‘gender’. La differenza uomo-donna è fondamentale, è l’incipit dell’identità personale. Al di la di tutto c’è bisogno secondo me che le famiglie siano più presenti nelle scuole, nell’interesse degli studenti. Grazie per l’attenzione Mariaregina, avvocato e mamma –Ischia Carissimo direttore, volevo scrivere due righe per tranquillizzare quella parte dei cattolici che hanno – giustamente – alzato il campanello d’allarme sul gender. Da cattolico li capisco ma vorrei anche precisare che il Parlamento Italiano non ha mai scritto in nessuna legge che nelle scuole italiane si possa parlare dell’ideologia gender. Da genitore però posso consigliare tutte quelle famiglie ‘impaurite’ consigliando loro di avere un ruolo più partecipativo nelle scuole dei propri figli, cercando di dialogare in modo più approfondito con gli studenti sui temi affrontati in classe. Giovan Giuseppe – Casamicciola Terme Carissimo Lorenzo, stimo molto il lavoro che stai facendo per il Kaire. Da agosto sta circolando la

Gentile direttore, vedo tanta confusione sul tema, e penso che dobbiamo aiutarci a trovare la verità. Si legge ultimamente che esistono Studi di Genere e non Teorie di Genere. Ma gli studi non presuppongono una teoria? Gli studi sul campo non dovranno dimostrare se la teoria è vera o falsa?. E’ proprio questo che dobbiamo evitare, cioè che i bambini diventino il campo di questa sperimentazione. Giovanna, Serrara Fontana Sono un’insegnante, cristiana, praticante e catechista. Non vivo ad Ischia ma ho avuto modo – attraverso il circuito dei settimanali diocesani – di apprezzare il Kaire. Vorrei dire a chi crede che nella scuola si insegni la teoria gender, che non è affatto vero. Io ho esperienza diretta sia di Scuola Primaria che dell’Infanzia. Forse la mia scuola sarà un’eccezione, ma vi assicuro che nessuno parla di gender, anzi all’Infanzia, quando i bambini segnano le presenze, poi contano anche quanti maschi e quante femmine. E’ importante invece contrastare la violenza in generale. Pensiamo a quante donne vengono continuamente ammazzate in Italia, e sempre da uomini, che magari hanno anche il coraggio di dire che le amavano. Vorrei anche invitare i genitori ad avere maggior fiducia negli insegnanti, che, come loro, vogliono solo il bene dei bambini loro affidati. Grazie e scusatemi se mi sono intromessa nel vostro giornale. Marianna, Roma


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BIBLE WORKS Una parola per la Bibbia 19 settembre 2015

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STUDI BIBLICI Di don Cristian Solmonese

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arissimi lettori, nei prossimi numeri della nostra rubrica vogliamo offrire il piacere di una passeggiata archeologica in Terra Santa costatando a che punto la ricerca archeologica sul terreno, ha contribuito ad una rinnovata interpretazione delle Scritture. Vi proponiamo la traccia di dieci grandi figure bibliche: le prime hanno il loro fondamento nella Bibbia ebraica, l’Antico Testamento dei cristiani; sono Abramo, Mosè, Davide, Salomone e Acab; le seconde provengono dal Nuovo Testamento; sono Erode, Maria, Gesù, Pilato e Pietro. Ritroviamo tutti questi personaggi nei luoghi che sono loro emblematici, da Ebron a Cesarea, passando ovviamente, per Gerusalemme, Nazareth e Betlemme. Questi siti sono il terreno in cui la memoria biblica ha germogliato e ha portato i suoi frutti fino a noi. Prima di analizzare queste cose è importante chiarire l’impatto che l’archeologia ha avuto sugli studi biblici. L’archeologia cerca di spiegare tracce materiali, appoggiandosi alle fonti disponibili. Al contrario il lavoro dell’esegeta si esercita dapprima sul testo stesso, che eventualmente illumina con l’apporto di dati esterni, epigrafici o testuali, forniti dall’archeologia. Per i periodi antichi della Bibbia, la Scrittura è un elemento inalienabile, ma essa è una letteratura estremamente complessa, di cui bisogna servirsi con cognizione di causa. L’archeologo che pretende di valutare la Bibbia sulla base delle sue scoperte, si sostituisce all’esegeta senza averne le competenze. Certamente l’archeologia ha avuto un impatto sugli studi biblici. Sino alla metà del XIX sec., l’esegeta non aveva come interlocutore che il testo. Egli lavorava in un circolo chiuso, giustificando il testo con se stesso. Lo sviluppo dell’archeologia del Vicino Oriente ha fornito un’abbondante letteratura di confronto in Mesopotamia, in Egitto e in Ugarit. Questo ha contribuito moltissimo alla comprensione filologica dei testi, ma ha anche attirato l’attenzione al loro radicamento sociologico e culturale. Tutto questo ha allargato notevolmente la visione biblicocentrica degli esegeti. Di conseguenza l’archeologia ha anche messo in discussione le idee ricevute; se si considera la questione del Pentateuco, ad esempio

La memoria biblica degli uomini e dei luoghi

l’esegesi degli ultimi decenni era giunta alla conclusione che nulla era potuto essere concluso prima del ritorno dall’esilio, in epoca persiana e pensava spontaneamente a Gerusalemme come epicentro dell’impresa. In quell’epoca, gli archeologi non constatano nessuna esplosione demografica nella Giudea né sviluppo territoriale, piuttosto il contrario. Questo obbliga a immaginare altre ipotesi: abbassare l’impresa all’epoca della restaurazione nazionale asmodea nel III-II sec oppure spostarla in Babilonia.

Inoltre una scoperta di un tempio in Samaria sul monte Garizim pone delle domande sull’adesione dei Samaritani al pentateuco. La ricerca archeologica ha i suoi limiti. Oggi molti archeologi non sono ottimi conoscitori dei testi biblici, il che è normale visto la iperspecializzazione delle discipline. Molti si accostano alla Bibbia in modo rozzo, come se i testi fossero tutti perfettamente contemporanei e in particolare tra di loro e con i resti da interpretare. Molte volte gli archeologi usano a ragion veduta

le fonti bibliche per interpretare i loro dati e non è serio riprendere le loro conclusioni per valicare o correggere i medesimi passi. Ad esempio a Gerusalemme l’archeologa Eilat Mazar ha trovato i resti di un muro abbastanza monumentale, che lei attribuisce al palazzo di Davide, costruito con l’aiuto del re di Tiro verso l’anno 1000 a.C. Ora, non solo lei si appoggia su un passo del secondo libro di Samuele 5, che non è anteriore alla fine dell’VIII o VII secolo, ma in seguito presenta il suo muro come la prova archeologica dello splendore del regno di Davide. Stesso anacronismo a khirbet Qeyafa che gli scavatori hanno recentemente identificato con la città di Shaarim, ricavandone la prova della storicità di Davide. Tutto ciò sulla base di tre testi redatti tra il VII e il IV secolo a. C. In conclusione l’esegesi storico-critica e l’archeologia, in quanto, scienze umane al servizio della ricostruzione del passato, sono certamente chiamate a lavorare insieme, ciascuna nel suo ruolo e secondo le proprie competenze. Gli archeologi hanno bisogno dei biblisti perché la Bibbia è una fonte maggiore; e i biblisti hanno bisogno degli archeologi per dare consistenza alle loro ricostruzioni. Numerose intersezioni del resto sono state già ottenute, soprattutto nell’epoca neo-assira (VIII-VII secolo) che ha dato molti testi, proprio nel momento in cui Gerusalemme diventava una città importante. Questo periodo offre un contesto molto plausibile per la prima stesura della Bibbia. Bisogna continuare a cercare passerelle. (continua)


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Liturgia

19 settembre 2015

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Commento al Vangelo

Domenica 20 settembre 2015

Il servo di tutti Di don Cristian Solmonese

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ari amici, dopo l’episodio di domenica scorsa dove Gesù ha posto ai suoi discepoli una domanda fondamentale, Il Signore continua a svelare quello che è il progetto di Dio per l’umanità. Egli parla del progetto della Passione, del suo arresto, della sofferenza e della morte a quel gruppo di amici, che sembrano ancora essere impastati di terra, delle cose materiali; infatti davanti a Gesù che parla di passione e mor-

te, i suoi discepoli si preoccupano di chi sarebbe stato il più grande nel regno dei cieli. Essi pensavano di essere saliti qualche gradino nella scala sociale stando accanto a Gesù. Si interessavano soltanto a dividere il bottino: chi di noi è il più bravo? Chi di noi è il migliore? Chi può rivestire la carica di capo? Chi avrà il titolo di ministro? Sembra di sentire, allora come oggi, la voce del mondo in tutti i settori della vita, dalla casa al lavoro, dalla scuola alle uscite con gli amici, che fa emergere

dentro di noi quello che è seppellito da sempre nel nostro cuore: il voler emergere sugli altri, la logica del potere, la logica di chi, per nascondere delle proprie insicurezze, esercita il potere e l’arroganza sugli altri. Questo porta a stare in continua vigilanza, a fare gomito a gomito con gli altri. Gesù smonta tutta questa visione con la sua frase lapidaria: chi vuole essere il primo sia l’ultimo di tutti e il servo di tutti! L’unico primato permesso e ammesso da Gesù è il servizio, è il mettersi a disposizione. L’unica ambizione ammessa dal Vangelo è quella del dono senza riserve, dell’offrirsi senza interesse, del dare la vita come lo sa fare lui; il servire non è diventare padroni di qualcosa o del servizio stesso, ne una scalata ad accaparrarsi privilegi,; servire è sapere di obbedire e basta. Questa è la vera libertà ed è la novità che scandalizza di Gesù. Nella nostra logica , nel nostro modo di pensare crediamo che il servo è un fallito, è un perdente, uno che deve sottostare. Mentre nell’obbedienza c’è la salvezza. Gesù ha obbedito al Padre in tutto; anche noi dobbiamo servire obbedendo a Dio e alla Chiesa in tutto, anche in quello che non ci fa piacere. C’è la logica della libertà. Gesù suggerisce questo atteggiamento per i suoi discepoli. Tu sei veramente libero, sei veramente padrone, quando ti senti libero di servire

gli altri. Non sei servo più perché sei sottomesso, ma sei servo perché ti sta a cuore la persona che hai di fronte, i tuoi amici, tuo figlio, tua figlia, tuo marito, tua moglie, i tuoi colleghi, non perché sei sotto di loro, ma perché sei così libero che puoi preoccuparti di servire gli altri, hai la logica del padrone. Noi invece continuiamo a comportarci come servi arricchiti, cioè siamo servi, abbiamo la mentalità da servo e crediamo di essere padroni. Ecco che Gesù fa di un bambino la misura del suo regno, un bambino che per il popolo di Israele non significava niente, non aveva valenza giuridica. Perché un bambino:? per capire il regno dobbiamo guardare il bambino. Il bambino ha un atteggiamento di semplicità, di purezza, libero e diretto, vero, che noi adulti abbiamo perduto perché amiamo mettere maschere per nascondere le cose che ci portiamo dentro. Il bambino diventa il segno, il custode della presenza del Regno di Dio. Quindi per essere padroni dobbiamo imparare a servire veramente. Chiediamo al Signore il coraggio di abbracciare non la logica del mondo ma quella di Dio; chiediamo a colui che vuole che gli ultimi siano i primi e fa di un bimbo la misura del suo Regno: donaci la sapienza che viene dall’alto, perché accogliamo la tua Parola e comprendiamo che davanti a Te il più grande è colui che serve! Buona domenica!

Segui il Vescovo Pietro Lagnese su Twitter: @LagnesePietro Ogni giorno un suo commento sul Vangelo per farti compagnia durante i tuoi impegni.


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Ecclesia 19 settembre 2015

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Rapporti tra famiglia e chiesa

Di Ordine Francescano Secolare di Forio

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urante l’Udienza Generale di mercoledì 9 settembre Papa Francesco ci ha parlato del rapporto tra famiglia e Chiesa: “Nei Vangeli, l’assemblea di Gesù ha la forma di una famiglia e di una famiglia ospitale, non di una setta esclusiva: vi troviamo Pietro e Giovanni, ma anche l’affamato e l’assetato, lo straniero e il perseguitato, la peccatrice e il pubblicano, i farisei e le folle. E Gesù non cessa di accogliere e di parlare con tutti, anche con chi non si aspetta più di incontrare Dio nella sua vita. E’ una lezione forte per la Chiesa! I discepoli stessi sono scelti per prendersi cura di questa assemblea, di questa famiglia degli ospiti di Dio”. Perché sia viva nell’oggi questa realtà dell’assemblea di Gesù, è indispensabile ravvivare l’alleanza tra la famiglia e la comunità cristiana. Potremmo dire che la famiglia e la parrocchia sono i due luoghi in cui si realizza quella comunione d’amore che trova la sua fonte ultima in Dio stesso. Una Chiesa davvero secondo il Vangelo non può che avere la forma di una casa accogliente con le porte aperte, sempre! Le chiese, le parrocchie, le istituzioni con le porte chiuse non si devono chiamare chiese, si devono chiamare musei. E questo avviene quando ci sono famiglie che si offrono lietamente, esse stesse, come “forma domestica” della Chiesa. Come vorrei che le famiglie invadessero le parrocchie e che le comunità fossero aperte a tutti”! Le nostre parrocchie dovrebbero essere sempre più luoghi di ascolto e di sostegno delle famiglie

in difficoltà, avendo ben chiaro che la medicina dell’amore fraterno e della misericordia è l’unica in cui la Chiesa creda fermamente. “Consapevole che il matrimonio e la famiglia costituiscono uno dei beni più preziosi dell’umanità, la Chiesa vuole far giungere la sua voce ed offrire il suo aiuto a chi, già conoscendo il valore del matrimonio e della famiglia, cerca di viverlo fedelmente a chi, incerto ed ansioso, è alla ricerca della verità ed a chi è ingiustamente impedito di vivere liberamente il progetto familiare (FC,1). Il matrimonio e la famiglia cristiani edificano la Chiesa: nella famiglia , infatti, la persona umana non solo viene generata e progressivamente introdotta, mediante l’educazione, nella comunità umana, ma mediante la rigenerazione del Battesimo e l’educazione alla fede, essa viene introdotta anche nella famiglia di Dio che è la Chiesa. L’intuizione di San Francesco nel riconoscere l’umiltà del Padre celeste, che si china sulle sue creature, può sollecitare il nostro rinnovato contributo alla riscoperta dell’aspetto sociale della fede. Richiamiamo alla mente il suo cammino di conversione, attraverso le ambizioni proprie del suo tempo; la capacità di accettare sconfitte e ferite; il realismo della sua fede che non fugge il lebbroso, con il quale, invece, impara ad « usare misericordia »; la fragilità della propria esistenza immersa nel peccato; l’umiltà sconvolgente di Dio in Cristo, povero e crocifisso: «ogni giorno egli si umilia» (FF 144). Ricordiamo la decisione di seguire Cristo povero; l’accoglienza dei fratelli donati dal Signore; vivere secondo la forma del santo Vangelo, imparando ogni giorno ad accogliere la debolezza propria ed altrui, rifuggendo da antichi e nuovi moralismi, come ci insegna, ad esempio, la Lettera ad un ministro (FF234-239); fare esperienza di serena familiarità con tutte le cose e con tutto il cosmo. Questo cammino di conversione rimane per noi la pedagogia migliore per educarci ed educare ad una fede capace di testimonianza e di incidenza sociale. Da qui si spalanca una incondizionata affermazione della positività dell’altro. Si comprende, così, l’attualità di San Francesco di fronte ad ogni uomo, in particolare ai sofferenti e ai più bisognosi del perdono di Dio.


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Ecclesia

19 settembre 2015

kaire@chiesaischia.it

Noi tutti siamo sue creature Riflessione sull’enciclica Laudato Si’ Di Ordine Francescano Secolare di Ischia

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ra il 13 Marzo 2013 e in molti avevamo il televisore acceso in attesa di sapere quale sarebbe stato il successore del Papa Emerito Benedetto XVI; ascoltavamo le previsioni degli addetti ai lavori circa i nomi dei papabili, si cercava di pensare quale sarebbe stato il nome prescelto, si osservava il comignolo conteso dai gabbiani e, in particolare, colpì quello che vi rimase sopra per alcuni minuti: tutti lo interpretammo come un auspicio positivo, per tanti un segno dello Spirito Santo che illuminasse anche le decisioni dei componenti del Conclave. L’immagine è ormai un’icona dell’elezione di Papa Bergoglio ma non fu solo questa a far pensare che qualcos’altro ci avrebbe ben presto sorpreso. La sua dolcezza e umiltà nel presentarsi, salutare e ringraziare con semplicità lo ha fatto amare da subito. Tutti ci chiedevamo quale nome avrebbe scelto e in tanti ci interrogavamo su come mai nella storia della chiesa nessun pontefice avesse mai assunto il nome di Francesco, “gigante della santità”, come lo ha definito Papa Benedetto, amato anche da tanti non credenti: forse per non peccare di presunzione, di orgoglio, di senso di inadeguatezza dinanzi all’ “Alter Christus”, “fratello di Gesù”, “uomo del dialogo”?. Tanta fu la meraviglia e la gioia nel sentire che fu proprio “Francesco” il nome scelto dal nuovo Papa. Perché? E’ proprio lui a spiegarlo, raccontando che un cardinale suo amico fraterno, nell’abbracciarlo, gli aveva raccomandato: “Non dimenticarti dei poveri!”. E quella parola è entrata qui: i poveri, i poveri. Poi, subito, in relazione ai poveri ho pensato a Francesco d’Assisi. Poi, ho pensato alle guerre, …. Francesco è l’uomo della pace. E così, è venuto il nome, nel mio cuore: Francesco

d’Assisi. È per me l’uomo della povertà, l’uomo della pace, l’uomo che ama e custodisce il creato; in questo momento anche noi abbiamo con il creato una relazione non tanto buona, no?” Proprio da queste ultime parole è probabilmente scaturita l’Enciclica “Laudato si’”, incipit dalla seconda strofa in poi delle lodi al Signore nel Cantico delle Creature di San Francesco, in cui si analizza il rapporto degli uomini con il creato, il nostro comportamento verso “sora nostra matre Terra, la quale ne sustenta et governa, et produce diversi fructi con coloriti flori et herba». In realtà l’uomo mostra sempre più spesso di avere poco affetto per questa “madre Terra”, sfruttandola e devastandola in nome di progetti faraonici, «di progressi scientifici più straordinari, le prodezze tecniche più strabilianti, la crescita economica più prodigiosa” che in realtà non hanno rivelato fino ad ora positiva evoluzione, neppure in ambito sociale e morale ma anzi creato accentuate diseguaglianze tra popoli e continenti. Papa Francesco porta allora ad esempio illuminante il comportamento, l’atteggiamento ecologico del Santo di Assisi: “In lui si riscontra fino a che punto sono inseparabili la preoccupazione per la natura, la giustizia verso i poveri, l’impegno nella società e la pace interiore”. Nella sua estasi dinanzi alle meraviglie del Creato, tutti “fratelli” e “sorelle”, Francesco inizia la sua lode al Signore nel Cantico delle Creature partendo dal principio della vita: Frate Sole, dispensatore di calore e luce, radioso e bello quale è il suo Creatore; altrettanto luminose e limpide sono le stelle, tanto da sembrare preziosi gioielli. Anche per gli altri fenomeni atmosferici Francesco loda il Signore: il vento, il sereno, le nuvole, e tutti

i fenomeni che nella loro periodicità si alternano per permettere all’uomo di trarre dalla terra i frutti per il suo sostentamento. A tali doni si aggiungono l’acqua limpida e incontaminata, sappiamo bene quanto preziosa per la vita sul nostro pianeta, e il fuoco, che fornisce luce e calore nella notte. Dio è da lodare per tutto ciò che la Terra produce: fiori, frutti, piante, erbe, indispensabili alla vita non solo dell’uomo ma della flora e fauna di cui è popolata il Pianeta. Lode dà Francesco anche per “sora” Morte, a cui nessuna creatura può sottrarsi; beatitudine eterna conceda il Signore a coloro che l’hanno accolta senza peccati sulla coscienza, che hanno saputo perdonare le offese, che hanno sostenuto dolori fisici e spirituali, che hanno perseguito la pace. Questo canto alla bellezza del Creato non è una semplice descrizione di ciò che esso contiene: nasce davvero da contemplazione ed estasi. A una lettura attenta del Cantico, tanto in originale volgare che in italiano, possiamo notare il grande numero di aggettivi con i quali Francesco qualifica i doni del

Signore: con tali aggettivi il Santo esprime con tutta la sua anima la piena gratitudine verso il Creatore che riconosce in ogni essere del Creato. Qualche secolo dopo, nel ‘500, lo spagnolo San Giovanni della Croce, Sacerdote e dottore della Chiesa, scrittore nonché poeta, scriverà con altrettanto estatico trasporto e ricchezza descrittiva: “Le montagne hanno delle cime, sono alte, imponenti, belle, graziose, fiorite e odorose. Come quelle montagne è l’Amato per me. Le valli solitarie sono quiete, amene, fresche, ombrose, ricche di dolci acque. Per la varietà dei loro alberi e per il soave canto degli uccelli ricreano e dilettano grandemente il senso e nella loro solitudine e nel loro silenzio offrono refrigerio e riposo: queste valli è il mio Amato per me”. Ci auguriamo che gli uomini, ammirando con lo stesso stupore il mistero dell’Universo, sappiano gestire con buona volontà, sapienza e oculatezza, senza egoismi e con rispetto, questo prezioso patrimonio frutto dell’intelligenza e bontà divina: solo così potranno confrontarsi “faccia a faccia con l’infinita bellezza d Dio”.

PARROCCHIA SAN SEBASTIANO MARTIRE DECANATO DI BARANO SERRARA FONTANA

CHIESA DI SAN SAN ROCCO

Solenne Triduo in onore di San Pio da Pietrelcina 20 - 21 - 22 Settembre 2015 Domenica 20 ore 17.45 Rosario meditato attraverso gli scritti di Padre Pio Ore 18.30 Santa Messa Lunedì 21 ore 18.15 Rosario meditato attraverso gli scritti di Padre Pio ore 19.00 Santa Messa Martedì 22: “La notte della Luce” ore 18.15 Rosario meditato attraverso gli scritti di Padre Pio ore 19.00 Santa Messa al termine Esposizione del Santissimo Accensione delle fiammelle e Lettura del Transito di San Pio

Mercoledì 23 Settembre

Anniversario del Transito di San Pio Il Parroco Don Pasquale Trani


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Teatro 19 settembre 2015

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Di Gina Menegazzi

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nizierà sabato 26 settembre presso il Teatro Polifunzionale il Premio Ænaria, rassegna di teatro amatoriale nazionale al suo secondo anno di vita, organizzata dall’associazione Amici del Teatro e dal Teatro Polifunzionale Ischia, con il patrocinio del comune d’Ischia. Una bella scommessa, che Enzo Boffelli, Corrado Visone, Pietro di Meglio e tutti gli Amici del Teatro hanno voluto portare avanti anche quest’anno, convinti che Ischia sia pronta per una drammaturgia intelligente, in cui gli spettacoli, oltre a divertire, facciano anche riflettere. Se da un lato, quindi, si è lavorato per migliorare strutturalmente il teatro - costruendo dei camerini in grado di accogliere anche attori professionisti - e si è creato un marchio e un sito internet (www.polifunzionaleischia. it) per una visibilità al di fuori dell’isola, dall’altro, si è puntato su una serie di lavori che fossero di denuncia sociale, d’impegno civile, che chiedessero al pubblico di essere maturo,perché “il compito della cultura è quello di vivificare una società paralizzata. Il teatro deve essere un luogo in cui ci si pongono delle domande, - dicono gli organizzatori - il primo passo per diventare comunità.” Più di 50 le compagnie che si sono iscritte per la selezione, provenienti da tutta Italia ma anche da Danimarca, Germania e Francia. Sono stati scelti otto spettacoli in concorso e due fuori concorso, che, uniti dal fil rouge della denuncia e del risveglio della coscienza civile, “racconteranno l’omosessualità o la crisi, rifletteranno sulla camorra e sui desaparecidos argentini, ragioneranno sui valori morali o sul tema della violenza sulle donne” attraverso narrazioni, dialoghi a due voci o musical con trenta attori, com’è il caso di Don Peppe Diana – per non dimenticare, la storia del sacerdote ucciso dalla camorra, che andrà in scena sabato 17 ottobre. Il Premio Ænaria porta Ischia in Italia, offrendo ottimo teatro e rivelandosi anche un valido strumento di promozione turistica: almeno 200 persone, tra attori e tecnici, verranno a Ischia per il Premio, conosceranno l’isola e ne parleranno… Il cartellone di quest’anno, che inizia appunto con il Premio Ænaria per proseguire poi, a dicembre, con l’Ischia Teatro Festival e finire con la Rassegna di teatro amatoriale e isolano da febbraio, vuole infine spin-

Tutti i colori del teatro gere gli ischitani ad andare a teatro non solo perché ci recita il cugino o l’amico, ma per scoprire storie nuove, belle, commoventi, divertenti, appassionanti; vuole proporsi per i nostri giovani come alternativa ai soliti sabati sera, come avviene in tutte le città del mondo, dove questo “spazio di contatto umano” offre occasioni di conoscenza, di incontro e di condivisione, e opportunità di formazione culturale. Per questo, oltre a vari tipi di abbonamento, vi è una formula Under30, e sul sito del teatro (www.polifunzionaleischia.it) è possibile prenotare da subito i biglietti per le singole rappresentazioni, oltre a trovare tutte le informazioni sui vari spettacoli. Sarà davvero “un’ottima annata”!


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Media CEI - TV 2000

19 settembre 2015

kaire@chiesaischia.it

Obiettivo puntato sulla realtà Presentata la nuova programmazione di documentari Di Riccardo Benotti

n occasione della 72ª Mostra del cinema di Venezia è stata presentata la nuova programmazione di documentari che andranno in onda su Tv2000 (canale 28 del digitale terrestre, 18 di TvSat, 140 di Sky, streaming su www.tv2000. it). Prodotti dall’emittente televisiva della Conferenza episcopale italiana, i documentari si inseriscono nel filone del racconto cinematografico della realtà che ha assunto una sempre maggiore rilevanza cinematografica anche a seguito del Leone d’oro a “Sacro Gra” di Gianfranco Rosi a Venezia nel 2013. “Appunti sulla felicità” è un grande racconto sul senso della felicità ai tempi d’oggi. Per l’autore, Giuseppe Carrieri, la felicità significa davvero “essere al mondo”, non s’insegna né si vede, ma si dichiara attraverso otto chiavi di lettura. Il “destino”, che prende le mosse da un antico e remoto villaggio del Tajikistan; il “sogno”, con la testimonianza di Laila e altre donne che in Afghanistan svelano le proprie ambizioni di libere imprenditrici; il “risveglio”, storia di un’imprenditrice pakistana di 55 anni che offre lavoro alle donne vittime di attacchi con l’acido; l’“attesa”, narrata attraverso gli occhi di una bambina Tuareg che non può sentire nel campo di rifugiati di Mbera, al confine col Mali; il “futuro”, quando la malattia diventa uno schermo creativo dove sfuggire al trauma e costruire un domani; l’“imperfezione”, che

I

racconta un’esperienza unica di vedove a Vanuatu, disoccupate e gravemente afflitte da problemi di salute; la “grazia”, storia di donne giovani e anziane che si occupano della pulizia dalle mine del proprio territorio di casa in Sri Lanka; infine la “bellezza” di una scuola liceale di Napoli, nel quartiere di Scampia, che mette alla prova giovanissimi studenti con l’esercizio del cinema. Altro documentario, che verrà trasmesso il 22 settembre alle ore 22.30, è “Cattolici dell’altro mondo” di Andrea Salvadore. Settanta milioni di cittadini degli Stati Uniti sono cattolici. Quando nel 1961 fu eletto il primo (e finora unico) presidente cattolico, John F. Kennedy, erano una minoranza circoscritta (italiani, irlandesi e polacchi) che la vittoria di Kennedy tutelò da calunnie e diffamazioni. Molta strada è stata fatta dalla Chiesa cattolica negli Usa, e non è stata sempre in discesa. La svolta demografica (i cittadini provenienti dall’America Latina) sta cambiando il volto della religiosità ma anche delle politiche nel Paese. L’imminente visita di Papa Francesco (23-27 settembre) ha fornito l’occasione per un viaggio attraverso le maglie del tessuto della Chiesa cattolica americana galvanizzata da questo Pontefice, “The Great Reformer” che ha ridato entusiasmo al corpo dei fedeli provato dagli scandali recenti. Il racconto parte da una parrocchia di Queens, quartiere di New York, un tempo roccaforte dell’emigrazione italia-

na, dove un gruppo di anziane signore si trova regolarmente per recitare il rosario, ma sono sempre meno. Quindi è la volta de “Il respiro di Dio” di Cristiana Caricato, una serie di 10 documentari che raccontano le esistenze di uomini e donne che hanno deciso di consegnarsi ai bisogni e alle necessità del prossimo attraverso la scelta della vita consacrata. Nelle loro storie, molte delle quali incastonate nelle periferie del mondo amate da Papa Francesco, si incontra un’umanità ferita, spesso in condizione di grande povertà, consolata dalla prossimità di eroi per caso, profeti e testimoni della Misericordia di Dio. Infine i quattro documentari sul tema del perdono che Tv2000 proporrà con il programma “Beati Voi”. Il titolo è ispirato alla citazione evangelica “Settanta volte sette” e raccoglie diverse testimonianze di perdono: l’ex terrorista che chiede scusa per un assassinio; la donna bosniaca che torna nella terra abbandonata a causa della guerra; gli abitanti di una periferia che cercano una speranza nell’inferno che li circonda; il sacerdote che insegna a sperimentare il perdono come “qualità divina”.

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