Kaire 37 Anno II

Page 1

www.chiesaischia.it

Il settimanale di informazione della Chiesa di Ischia ANNO 2 | numero 37 | 12 settembre 2015 | E 1,00

“Poste Italiane S.p.A. – Spedizione in abbonamento postale – 70% Aut: 1025/ATSUD/NA”

UN ISCHITANO IN PELLEGRINAGGIO CON DIO Nove giorni verso Santiago, per fare un’esperienza lontana dal ritmo giornaliero, alla ricerca dell’Essenziale. L’esperienza di Luca Balestro.

DIO VI BENEDICA

Inizia il Consiglio Pastorale Ecco il nuovo Consiglio Pastorale Diocesano. Diocesano “La nostra Chiesa con coraggio, sia pronta ad uscire dalle proprie comodità per raggiungere tutte le periferie che hanno bisogno della

Di Filomena Sogliuzzo

luce del Vangelo”. Padre Pietro Lagnese

M

ercoledì 9 settembre nella sala maggiore dell’Episcopio, si è tenuta la RIUNIONE D’INSEDIAMENTO del nuovo CONSIGLIO PASTORALE DIOCESANO Ci siamo ritrovati in tanti col Vescovo - 80 con esattezza – in un clima che ha subito assunto i caratteri dell’amicizia e della gioia di ritrovarsi ancora al servizio della Chiesa di Cristo. La seduta ha avuto inizio con la preghiera e i canti d’invocazione allo Spirito Santo seguiti dalla lettura, da parte del Cancelliere Vescovile don Gaetano Pugliese, del decreto di nomina del Consiglio Pastorale Diocesano. Il Vescovo, mons. Pietro Lagnese, ha avuto parole d’incoraggiamento e di stimolo per tutta l’assemblea “ vi invito ad aprirvi all’azione della grazia, il Signore fa cose che noi non riusciamo neppure a pensare” ed in particolare rivolgendosi ai laici ha voluto sottolineare il compito e la responsabilità di operare in comunione con lui e di guardare a questo incarico con spirito di Continua a pag. 2

FORMAZIONE SACERDOTALE Due giorni per il clero per approfondire il tema della famiglia con don Paolo Gentili.

PARROCCHIA Abbracci gratis a Forio: emozionante esperienza di Dio vissuta da 37 giovani di Fiaiano.

SEGUIAMO FRANCESCO Nullità del matrimonio: unica sentenza e processo gratis e più breve. Il ruolo dei vescovi.

CASO GENDER L’Avv. Gianfranco Amato, Presidente Nazionale dei Giuristi per la Vita al convegno ad Ischia.


2

Vita Diocesana 12 settembre 2015

www.chiesaischia.it

Continua da pag. 1 servizio, lontani dall’idea di aver ricevuto uno speciale riconoscimento, poi l’invito a diventare un laicato maturo che affianchi il vescovo nella guida della diocesi con una nuova consapevolezza della propria vocazione battesimale, nell’armonia delle diversità che è opera dello Spirito Santo operante in ognuno e nella Chiesa. Mons. Lagnese, ha sottolineato come tutti siamo chiamati ad edificare il Corpo di Cristo e a compiere la missione che Dio ci ha affidato nel mondo, invitandoci ad essere una Chiesa tutta discente in ascolto, capace di contemplare e considerare la volontà di Dio, una Chiesa segno di una comunità epicletica che si esprima anche attraverso i suoi organismi di comunione come il Consiglio Pastorale Diocesano. Rivolgendosi in particolare ai membri del CPD, Lagnese ci ha invitati a gustare la bellezza di essere popolo di Dio superando gli ostacoli e amando la diversità perchè diventi arricchimento per ognuno, “ognuno sperimenti la presenza del Signore Gesù che ci chiama all’unità e alla missione” ad essere un luogo in cui crescano relazioni autentiche, amicizie trasparenti e belle, “per condividere insieme il sogno di Gesù che è il Regno di Dio in terra”. Un invito innanzitutto ad amare senza riserve e pregiudizi, perché solo l’amore reciproco ci garantisce la presenza di Cristo che è l’unico costruttore di “unità”, dunque un amore che non impone la propria volontà, frutto delle proprie convinzioni umane che finiscono per creare uniformità e omologazione piuttosto che unità. La novità di questo CPD è soprattutto la speciale attenzione che è stata data alle famiglie, su esplicito desiderio del Vescovo infatti, molte parrocchie sono state rappresentate da coppie di sposi, a voler sottolineare che “dalla famiglia la chiesa ha tanto da imparare”come detto da Lagne-

Il settimanale di informazione della Chiesa di Ischia Proprietario ed editore COOPERATIVA SOCIALE KAIROS ONLUS

Inizia il Consiglio Pastorale Diocesano

se stesso. Altro invito speciale ai membri del consiglio è stato quello di essere sempre in ascolto attento delle proprie comunità affinché il Vescovo possa conoscere le reali esigenze del popolo di Dio, i suoi bisogni, i dubbi, le domande. Infine la richiesta di collaborare nell’annuncio del Vangelo. L’obiettivo della Chiesa di sempre è l’annuncio del Vangelo “noi siamo qui per questo, ci è stato affidato un tesoro prezioso seppur posto in vasi di creta quali noi siamo” al consiglio è allora affidato di porre in atto i mezzi necessari a quest’annuncio per avanzare nel cammino di una conversione pastorale senza lasciarsi

Via delle Terme 76/R - 80077 Ischia Codice fiscale e P.Iva: 04243591213 Rea CCIAA 680555 - Prefettura di Napoli nr.11219 del 05/03/2003 Albo Nazionale Società Cooperative Nr.A715936 del 24/03/05 Sezione Cooperative a Mutualità Prevalente Categoria Cooperative Sociali Tel. 0813334228 Fax 081981342 info@kairosonline.it pec: posta.kairos@pec.it Registrazione al Tribunale di Napoli con il n. 8 del 07/02/ 2014

influenzare dal “si è sempre fatto così” sperimentando invece, una chiesa in uscita, ospedale da campo, come la definisce il Papa; con questo auspicio il vescovo conclude il suo intervento a cui sono seguiti la lettura e gli interventi esplicativi dei vari articoli dello Statuto del CPD, da parte del moderatore don Pasquale Trani. Dulcis in fundo, la festa a sorpresa organizzata nel giardino dell’episcopio per festeggiare il compleanno di Padre Pietro. Possa l’umiltà, l’affetto e la semplicità del nostro Pastore essere di esempio a tutti per una partenza “nuova” della Chiesa ischitana.

Sul sito: www.chiesaischia.it potete leggere l’intervento

integrale

del vescovo di Ischia Pietro

Lagnese

al

primo incontro del Consiglio Presbiterale Diocesano.

Raffaella Mattera e Marco Trani

Direttore responsabile: Dott. Lorenzo Russo direttorekaire@chiesaischia.it @russolorenzo Direttore Ufficio Diocesano di Ischia per le Comunicazioni Sociali: Don Carlo Candido direttoreucs@chiesaischia.it Progettazione e impaginazione: Gaetano Patalano per Cooperativa Sociale Kairos Onlus

Redazione: Via delle Terme 76/R - 80077 Ischia kaire@chiesaischia.it | @chiesaischia facebook.com/chiesaischia @lagnesepietro Tipografia: Centro Offset Meridionale srl Via Nuova Poggioreale nr.7 - 80100 Napoli (NA) Per inserzioni promozionali e contributi: Tel. 0813334228 Fax 081981342 oppure per e-mail: info@kairosonline.it

Il settimanale è stampato su carta riciclata utilizzando inchiostri vegetali non inquinanti presso uno stabilimento le cui attività prelevano una quantità di energia minore di quella prodotta dal proprio impianto fotovoltaico (a ridotta emissione CO2).


Vita Diocesana kaire@chiesaischia.it

3 12 settembre 2015


4

Formazione Sacerdotale 12 settembre 2015

www.chiesaischia.it

Come accompagnare alle nozze? Due giorni per il clero per approfondire il tema della famiglia con il direttore dell’ufficio nazionale per la pastorale familiare, don Paolo Gentili. Di Marco Trani

S

ulla scia della tre giorni vissuta ad agosto con don Luciano Meddi dove il Vescovo, i presbiteri e i seminaristi si sono interrogati sul tema dell’iniziazione cristiana, questa volta il Vescovo ha voluto offrire due mattinate di dialogo sul grande tema della famiglia. Relatore d’eccezione è stato il Direttore dell’Ufficio della Conferenza Episcopale Italiana per la pastorale familiare, don Paolo Gentili, che la domenica precedente aveva già incontrato la consulta diocesana di pastorale familiare – sullo stesso tema - con la partecipazione di circa 60 coniugi, che tengono i corsi prematrimoniali. Don Paolo ci ha mostrato da subito come tutta la pastorale andrebbe rivista alla luce della famiglia, in un’ottica di pastorale integrata per meglio declinare il Vangelo nell’oggi della nostra società, detto con le parole di Benedetto XVI: “Il matrimonio, costituisce in se stesso un Vangelo, una Buona Notizia per il mondo di oggi, in particolare per il mondo scristianizzato”. Si è affrontato il tema della denatalità per natura e quella per scelta che Francesco ha accusato: “Ci sono cose che a Gesù non piacciono, ovvero i matrimoni sterili per scelta: questi matrimoni che non vogliono i figli, che vogliono rimanere senza fecondità. Questa cultura del benessere di dieci anni fa ci ha convinto: E’ meglio non avere i figli! E’ meglio!”. È proprio vero che “la cultura del benessere ci anestetizza” e soffoca i desideri più profondi: quello di essere padre, quello di essere madre. Così veniamo rinchiusi in uno sterile narcisismo, eppure, l’apertura alla vita è una dimensione costitutiva della dimensione sponsale. La stessa indissolubilità del matrimonio non è innanzitutto da intendere come “giogo” imposto agli uomini, bensì come un “dono” fatto alle persone unite in matrimonio. Allo stesso tempo per i Padri sinodali “la Chiesa deve accompagnare con attenzione e premura i suoi figli più fragili, segnati dall’amore ferito e smarrito,

ridonando fiducia e speranza, come la luce del faro di un porto o di una fiaccola portata in mezzo alla gente per illuminare coloro che hanno smarrito la rotta o si trovano in mezzo alla tempesta”. D. Paolo ci ha messi in guardia dal pensare l’amore come qualcosa di chimico, riducendo l’uomo a una macchia; la tenerezza è la chiave che costruisce la civiltà dell’amore, ma al tempo stesso le carezze sono chiuse nell’oggi se non c’è una promessa, se non c’è quel “per sempre” che da senso e sapore alla vita coniugale. La riflessione collegiale ha tenuto dentro anche il tema dei corsi prematrimoniali, dove era chiaro come una preparazione esclusivamente immediata rischia di essere gravemente insufficiente, come se dessimo certificati di abitabilità a case senza fondamento: quanta coscienza abbiamo prima di celebrare il sacramento del matrimonio? Quanto preghiamo per i fidanzati che si preparano o per le coppie in crisi? Quanto dipende da noi accompagnarli nel celebrare bene le loro nozze? È una festa per la comunità e non solo per gli interessati? È sempre tutta la comunità che celebra le nozze tra Cristo e la Chiesa! Questi fidanzati non sono anche loro cercatori di Dio se ci chiedono di sposarsi in Chiesa? Allora diamo il via a corsi anche personalizzati che accompagnino queste coppie donando loro il vino buono e affiancandole a coppie più formate che possano far loro da angelo custode. Il Vescovo ha sottolineato come valga la pena accogliere bene queste persone che dopo tempo si affacciano alla parrocchia e sono desiderose di iniziare un percorso; è evidente come spesso le coppie in crisi abbiano subìto nella loro preparazione un vuoto ecclesiale che avremmo potuto riempire, è necessario allargare lo sguardo su tutta la comunità. D. Paolo ci ha suggerito di creare, se necessario, anche un documento diocesano che possa tradurre per la nostra isola gli orientamenti della CEI. Il Vescovo ha espresso la sua grati-

tudine a d. Paolo per il tempo che ci ha offerto e ha rinnovato il desiderio di investire sempre più sulla formazione dei presbiteri alla pastorale familiare. Tutto questo non può lasciare iner-

me il presbiterio da una nuova e doverosa sensibilità pastorale, vivendo fino in fondo ciò che è umano, del resto Gesù Cristo incarnandosi non è venuto ad assumere la nostra umanità?


5

Seminaristi

12 settembre 2015

kaire@chiesaischia.it

A cura dei nostri Seminaristi

T

re le figure che ci hanno accompagnato nei diversi giorni. Nel primo giorno San Romualdo e la vita dei monaci camaldolesi ci hanno fatto vivere momenti di preghiera come le lodi mattutine e la S. Messa, meditando sulla loro regola e spiritualità. È esemplare come S. Romualdo abbia voluto coniugare nell’ordine da lui fondato, sia la vita eremitica che la vita cenobitica, sia l’esperienza individuale che comunitaria. Intensa e carica di fascino è stata la visita all’eremo dove fra Alberto ci ha guidati tra le celle e i luoghi di vita eremitica, mostrandoci la loro giornata tipo. Abbiamo potuto trovare anche in quest’esperienza millenaria i frutti che il Concilio Vaticano II ha operato a beneficio di questa piccola, ma significativa, realtà ecclesiale. L’eremo dei Camaldoli resta un grande centro culturale, ospitando varie settimane dedicate a temi biblici, ecumenici, liturgici e spirituali. La seconda giornata è stata vissuta sotto l’affascinante figura del patrono d’Italia, S. Francesco, recandoci al Monte La Verna dove ha ricevuto le stimmate. Suggestivo e d’impatto è il clima di raccoglimento e preghiera che si respira in questo luogo chiave per la vita del Poverello d’Assisi e di tutto il francescanesimo. Nella Cappella delle Stimmate insieme al nostro Vescovo abbiamo pregato per l’Italia e la nostra isola e a seguire abbiamo pregato il Vespro insieme alla comunità dei frati. L’ultimo giorno è stato all’insegna di un lungo pellegrinaggio verso Barbiana, frazione sperduta della campagna fiorentina, che ha visto operare un vero profeta dei nostri tempi: d. Lorenzo Milani. Figura scomoda del secolo scorso che sembra vivere ancora nell’ombra, ma che rappresenta per la Chiesa italiana un caso di incidenza incalcolabile e che grazie alla fondazione dei suoi ex alunni, tiene vivo e autentico il suo ricordo. Don Milani viene mandato in un paesino dove gli abitanti non conoscono più di 300 parole in italiano, si chiede come annunziare il Vangelo se non viene compreso, tanto da dire: “Non si possono trasformare le bestie in santi”. Milani affronta in modo serio la crisi educativa con la sua scuola, che non prevede voti, né campa-

Tempo di fraternità dei seminaristi con il Vescovo Pietro Dal 1° al 4 settembre a Camaldoli di Arezzo i nostri seminaristi hanno vissuto un tempo di comunione, confronto e riposo insieme con il nostro Vescovo e don Emanuel, delegato per i seminaristi.

nelle né giorni di festa; il lavoro nero degli industriali; il problema del collateralismo e la difesa degli obiettori di coscienza. D. Lorenzo cerca di abbattere il muro di carta e di incenso che separa la Chiesa dai reali problemi della gente contro un’informazione mistificata. È suggestivo vedere come i luoghi di Barbiana siano rimasti intatti e che grazie al Sig. Piero, suo ex alunno, abbiamo avuto la grazia di visitare. Anzitutto è stata doverosa la preghiera sulla sua tomba, rimasta nel piccolo cimitero, dove per sua volontà fu sepolto, in segno di totale obbedienza alla volontà di Dio, lì dove lo aveva chiamato ad operare. Dalle parole e lacrime di commozione del Sig. Piero, seduti sui banchi della piccola scuola di Barbiana, la figura di questo sacerdote sembrava rimbalzarci davanti agli occhi e le reali parole lasciate ai suoi ragazzi e impresse sulle mura dell’officina, hanno lasciato dentro di noi il desiderio di

Sulla tomba di don Lorenzo Milani

conoscere sempre più questa figura e di appassionarci ai tanti problemi dell’oggi così da scrive sulle porte dei nostri cuori “I care”, mi interessa! Oltre al lato spirituale e culturale abbiamo potuto gustare i

bellissimi paesaggi e la fauna presente sul territorio e deliziarci con i sapori dei prodotti tipici di quelle zone. Il rientro ad Ischia è stato triste, per i giorni volati in questo clima disteso e fraterno.


6

Seguiamo Francesco 12 settembre 2015

www.chiesaischia.it

Riforma canonica Dalla Redazione

L'

istituzione di un “processo più breve” davanti al vescovo diocesano, in aggiunta a quello documentale attualmente vigente, “da applicarsi nei casi in cui l’accusata nullità del matrimonio è sostenuta da argomenti particolarmente evidenti”. È la principale novità del Motu Proprio “Mitis Iudex Dominus Iesus” sulla riforma del processo canonico per le cause di dichiarazione di nullità del matrimonio nel Codice di Diritto Canonico, diffuso oggi dal Papa insieme ad un Motu Proprio analogo, dal titolo “Mitis et misericors Iesus”, che fissa le regole per il Codice dei Canoni delle Chiese orientali. “La carità e la misericordia esigono che la stessa Chiesa come madre si renda vicina ai figli che si considerano separati”, scrive il Papa in latino, spiegando come siano essenzialmente due le motivazioni principali per questa “spinta riformatrice”: “L’enorme numero di fedeli che, pur desiderando provvedere alla propria coscienza, troppo spesso sono distolti dalle strutture giuridiche della Chiesa a causa della distanza fisica o morale”, e il fatto che “la maggioranza” dei padri sinodali, nell’ottobre scorso, “ha sollecitato processi più rapidi ed accessibili”. Il Motu Proprio, presentato oggi in sala stampa vaticana, andrà in vigore l’8 dicembre ma non sarà retroattivo. In base alle nuove norme varate da Papa Francesco, il “processo più breve” deve essere celebrato entro 30 giorni, a partire dal momento della convocazione di tutti i partecipanti, cui si aggiungono altri 15 “per ulteriori osservazioni”. Il vescovo ha la facoltà di emanare la sentenza, “se raggiunge la certezza morale sulla nullità del matrimonio”. Altrimenti, può rimettere la causa al processo ordinario. Papa Francesco è il terzo papa, dopo Benedetto XIV e Pio X, a riformare il processo matrimoniale. L’accesso al “processo più breve”. Nel Motu proprio, si descrivono in dettaglio le principali “circostanze che possono consentire la trattazione della causa di nullità del matrimonio” tramite questa nuova modalità: “Quella mancanza di fede che può generare la simulazione del consenso o l’errore che determina la volontà, la brevità della convivenza coniugale, l’aborto procurato per impedire la pro-

Nullità del matrimonio: unica sentenza e processo più breve Papa Francesco ha varato, con due “Motu Proprio” la riforma del processo canonico per le cause di dichiarazione di nullità del matrimonio. Sottolineato il nesso con i lavori sinodali: la maggioranza dei padri sinodali, nell’ottobre scorso, “ha sollecitato processi più rapidi ed accessibili”. Il ruolo del vescovo, giudice nel processo breve. La totale gratuità dei processi creazione, l’ostinata permanenza in una relazione extraconiugale al tempo delle nozze o in un tempo immediatamente successivo, l’occultamento doloso della sterilità o di una grave malattia contagiosa o di figli nati da una precedente relazione o di una carcerazione, la causa del matrimonio del tutto estranea alla vita coniugale o consistente nella gravidanza imprevista della donna, la violenza fisica inferta per estorcere il consenso, la mancanza di uso di ragione comprovata da documenti medici”. Il Motu Proprio, precisa il Papa, favorisce “non la nullità dei matrimoni, ma la celerità dei processi, non meno che una giusta semplicità, affinché, a motivo della ritardata definizione del giudizio il cuore dei fedeli che attendono il chiarimento del proprio stato non sia lungamente oppresso dalle tenebre del dubbio”. “Lo stesso vescovo è giudice”. L’abolizione del secondo grado di giudizio per rendere definitiva la sentenza e la scelta di rendere evidente che il vescovo stesso nella sua Chiesa è “giudice tra i fedeli a lui affidati”. Sono queste le altre novità del Motu Proprio, in cui Papa Francesco stabilisce che “non sia più richiesta una doppia decisione conforme in favore della nullità del matrimonio, affinché le parti siano ammesse a nuove nozze canoniche, ma che sia sufficiente la certezza morale raggiunta dal primo giudice”. La costituzione del giudice unico, che deve essere comunque “un chierico”, “in prima istanza” viene inoltre “rimessa alla responsabilità del vescovo”. Per volontà del Papa, dunque, “lo stesso vescovo è giudice”: di qui l’auspicio che “nelle grandi come nelle piccole diocesi lo stesso vescovo offra un segno della conversione delle strutture ecclesiastiche,

e non lasci completamente delegata agli uffici della curia la funzione giudiziaria in materia matrimoniale”. Disposizioni, queste, che devono valere “specialmente nel processo più breve, che viene stabilito per risolvere i casi di nullità più evidente”. In tali processi il vescovo diventa “il maggiore garante dell’unità cattolica nelle feda e nella disciplina”, evitando così che “un giudizio abbreviato possa mettere a rischio il principio dell’indissolubilità del matrimonio”. La gratuità e il ruolo delle Conferenze Episcopali. “Le Conferenze episcopali, che devono essere soprattutto spinte all’ansia apostolica di raggiungere i fedeli dispersi, avvertano fortemente il dovere di condividere la conversione, e rispettino assolutamente il diritto dei vescovi di organizzare la potestà giudiziale nella propria Chiesa particolare”, dispone il Papa. “Il ripristino della vicinanza tra il giudice e i fedeli ammonisce - non avrà successo se dalle Conferenze non verrà ai sin-

BENVENUTO

Giovanni Paolo Liguori Il 5 settembre 2015 è nato il piccolo Giovanni Paolo. Auguri di cuore a mamma Melania e Papà Ciro dalla redazione Kaire. Che Dio vi custodisca sempre in quell'Amore che una famiglia deve incarnare ogni giorno.

goli vescovi lo stimolo e insieme l’aiuto a mettere in pratica la riforma del processo matrimoniale”. “Insieme con la prossimità del giudice - l’invito di Francesco - curino per quanto possibile le Conferenze episcopali, salva la giusta e dignitosa retribuzione degli operatori dei tribunali, che venga assicurata la gratuità delle procedure”. Presto l’”adeguamento” della Sacra Rota. “La legge propria della Rota Romana sarà al più presto adeguata alle regole del processo riformato, nei limiti del necessario”. Lo annuncia il Papa, che a proposito di procedure per ottenere la nullità matrimoniale mantiene l’appello al Tribunale ordinario della Sede Apostolica, cioè la Rota Romana, “nel rispetto di un antichissimo principio giuridico, così che venga rafforzato il vincolo fra la Sede di Pietro e le Chiese particolari, avendo tuttavia cura, nella disciplina di tale appello, di contenere qualunque abuso del diritto”.


Sanità

12 settembre 2015

kaire@chiesaischia.it

Di Isabella Marino - quischia.it

F

a un certo effetto, dopo aver assistito alla nascita della Sir di Ischia e averne seguito l’evoluzione in tutti questi anni, ricordando la forza dell’esperienza sviluppata sul territorio da Villa Orizzonte e tanti momenti pregni di umanità, ritrovarsi oggi a leggere la fine di quella realtà straordinaria ridotta a una sequela di fredde formule burocratiche, di aride cifre, di riferimenti ad atti, articoli, relazioni, commissioni. FA L’EFFETTO DI UN COLPO ALLO STOMACO DA KO. E alla fine è questo l’effetto della delibera 506/15 pubblicata all’Albo Pretorio dell’Asl Na2Nord con immediata esecutività: il ko della Sir e dei servizi di salute mentali per i cittadini delle isole di Ischia e Procida. Il temuto de profundis che ormai non è più solo un disastro annunciato, visto che la commissaria Agnese Iovino lo ha firmato e sottoscritto, compiendo così il lavoro che aveva iniziato dal suo arrivo al vertice di Monteruscello, dopo essere stata coprotagonista in precedenza del disegno distruttivo dell’allora direttore generale Ferraro. Diciotto anni di un’esperienza psichiatrica all’avanguardia nel Mezzogiorno e in Campania, uno dei casi esemplari di applicazione e di funzionamento della Legge 180, ancora pienamente vigente nella Repubblica Italiana, spazzata via in un documento di otto pagine in burocratese gestito e curato dall’Unità Operativa Provveditorato e Economato. La vita dei pazienti di ieri e di oggi e di quelli di domani, che non potranno più essere seguiti sull’isola, ridotta ad un mero calcolo ragionieristico di somme e sottrazioni, di soldi e di ore lavorate. Tutto immiserito nel discorso economico, che ovviamente non è ininfluente né secondario, ma che nel trattare di sanità pubblica e di servizi per persone fortemente sofferenti dovrebbe essere quanto meno mediato da altre valutazioni, considerazioni, opportunità. Così come la tutela della salute e della dignità delle persone dovrebbe essere primaria rispetto a calcoli di esclusiva natura finanziaria. TRISTE, SCONCERTANTE, VERGOGNOSO. Sono solo alcuni degli aggettivi che mi vengono in mente a botta calda per commentare questa sconfitta. Gli unici pubblicabili.

7

Liquidata la Sir di Ischia e Procida La commissaria Iovino ha completato l’opera

“Rimodulazione dell’appalto Sir di Ischia”, il titolo all’apparenza innocuo della delibera-mannaia. Con la quale si ufficializza e si rende esecutivo l’ultimo atto della MACELLERIA SANITARIA che Monteruscello ha realizzato negli ultimi anni. Con un’accelerazione incredibile da parte della commissaria Iovino, che evidentemente ci tiene davvero tanto a legare il suo nome a questa operazione sull’isola d’Ischia. Tanto che perfino in pieno agosto l’Asl ha lavorato alacremente per arrivare a smantellare la Sir dal 1° settembre. E adesso è anche nero su bianco, con la delibera immediatamente esecutiva per l’URGENZA di dare seguito all’accordo concluso il 1° agosto scorso con il Consorzio Gesco, che ha l’appalto fino al 2017 per la gestione delle 22 comunità alloggio – Villa Fasolara e Villa Alessandria (sì, Sant’Alessandro è diventato Alessandria) e, fino a ieri, della Sir. Ad “apparare” l’aspetto medico ci sono i precisi riferimenti alla Commissione di psichiatri che ha effettuato una VALUTAZIONE CLINICA di tutti i pazienti delle residenze isolane. E che ha concluso il suo lavoro dando il via libera alla RIMODULAZIONE “delle prestazioni dell’appalto in trattazione ed evitare in tal modo i danni derivanti a questa Asl dal mantenere un contratto di attività in

evidente esubero, quindi eccessivamente onerose, a fronte delle citate disposizioni regionali in materia”. Si sottolinea poi che la Commissione di psichiatri ha condiviso “LA NECESSITA’ DI RIMODULARE L’APPALTO”. Si precisa anche che la Commissione era rappresentata negli incontri con Gesco e che, per evitare futuri contenziosi, si è addivenuti con il Consorzio appaltante ad un accordo, che ha riconosciuto gli esuberi di personale e di ore di lavoro. E c’è poi la formula magica che definisce “tale accordo più che vantaggioso per questa asl sia sotto il profilo economico che sotto il profilo tecnico”. Vantaggioso per l’Asl si vedrà, peccato che non si possa dire altrettanto per i pazienti e per i cittadini delle isole!!! Seguono tutti i conteggi di ore e di euro. Per arrivare al succo dei risparmi che il sacrificio della Sir comporterà: gli OSS, che invece di essere impegnati presso la Sir sono stati “spalmati” tra gli ospedali dell’Azienda, dove le loro prestazioni costeranno 15,60 euro all’ora invece dei 17 pagati ad altri operatori; c’è poi un risparmio di 16.540 euro all’anno nel passaggio dalla gestione di una Sir a quello di una TERZA COMUNITA’ ALLOGGIO “IN GRADO DI RISPONDERE ALLE ATTUALI ESIGENZE ASSISTENZIALI”; poi c’è l’annullamento dell’affitto

della sede della Sir (Villa Stefania) pari a 140.000 euro all’anno. Insomma, secondo l’Asl questa manovra risparmiosa era necessaria e imprescindibile. E la sua realizzazione dovrebbe essere una sorta di medaglia all’efficienza e alla congruità della gestione del sistema attuata dall’Azienda. Che poi è ciò che la commissaria Iovino ha rivendicato pubblicamente nel suo comunicato di pochi giorni fa. Peccato che non si sia fatto alcun conteggio o valutazione di merito sulla congruità dell’affitto di un immobile privo dei requisiti essenziali da parte della virtuosa Azienda, sugli impegnativi lavori di riattazione che vi sono stati fatti. E tanto meno tra questi conti della serva rientrano valutazioni sugli effetti della chiusura della Sir sulla salute dei pazienti, sulle ripercussioni sui livelli di assistenza psichiatrica sulle isole, sulla “rimodulazione” che di fatto fa pulizia anche dei servizi di riabilitazione e prevenzione. Insomma, chi valuta a livello dei costi sociali ed economici connessi lo smantellamento della Salute mentale sui territori insulari, dove l’incidenza dei disturbi e delle patologie psichiatriche è statisticamente più elevata che altrove? Altro che medaglie!!! Per le popolazioni di Ischia e Procida restano solo macerie. E la politica chiacchierona e inconcludente resta a guardare.


8

Politica 12 settembre 2015

www.chiesaischia.it

Giochiamo a scacchi? Di Amedeo Romano

L

e ultime due settimane sono state caratterizzate da veri e propri “terremoti” politici all’interno dell’amministrazione comunale di Ischia, tant’è che al momento attuale ci ritroviamo con delle novità significative sia in giunta che nel consiglio comunale. Partiamo da lontano: tutto ebbe inizio con le dimissioni di Carmine Barile da vice sindaco; una vera e propria “patata bollente” per il sindaco Giosi Ferrandino che ha dovuto giocoforza rimettersi a studiare davanti allo scacchiere delle forze interne alla variegata maggioranza, per cavare il “ragno dal buco”. Aveva bisogno – per dirla con termini che in queste ore di rievocazioni storiche stanno tornando d’attualità – di un “vicerè” regnante, uno che gestisse l’ordinaria amministrazione, mentre lui è impegnato nelle note ormai faccende personali. Ma mentre era lì che componeva e scomponeva, e dai suoi venivano fuori nomi di papabili alla carica, con le relative bocciature dall’interno di qualche gruppo di maggioranza, giungono le dimissioni di Sandro Iannotta, l’assessore che va via dopo aver fatto approvare il bilancio in consiglio. “Il mio gruppo non mi supporta più”, sostiene l’avvocato Iannotta, mentre Paolo Ferrandino (uno dei due del gruppo di cui sopra) a Teleischia si precipita ad intessere lodi nel panegirico del “santo” Sandro... Ma non finisce qui: dopo pochi giorni arrivano le dimissioni anche di un altro assessore, Isidoro Di Meglio, uno di quelli che concorrevano per la carica di vice sindaco e per il quale c’era stata una levata di scudi significativa... Morale della favola, il sindaco si è ritrovato in pochi giorni con una giunta monca, ridotta ai minimi termini, se così vogliamo definire Giosuè Mazzella e la dottoressa Rosanna Ambrosino. Urgeva risolvere al più presto il problema del vice sindaco, perchè tra l’altro il 22 settembre si avvici-

na (giorno in cui dovrà comparire dinanzi ai giudici).. E allora, gira che ti rigira, si arriva a quella soluzione ovvia, scontata e più volte citata, ma pure rinviata: nominare vice sindaco Enzo Ferrandino! Già, ma così si dava il via ancora una volta allo scorrimento dei consiglieri, vista la incompatibilità delle due cariche. Il primo dei non eletti, nella lista di Enzo Ferrandino, è Ciro Cenatiempo, per il quale tanto si è discusso all’interno della stessa maggioranza... Ma facciamo un passo indietro,

proprio per considerare i rapporti interni ai sotto gruppi della stessa maggioranza che dovrebbe supportare il governo cittadino: a parte la posizione ben nota del presidente Gianluca Trani, ancora non si è del tutto chiarita la posizione dell’avvocato Gennaro Scotti, subentrato al dimissionario dottor Luigi Mattera. Accanto a questi, bisognerà verificare pure la posizione dei due consiglieri della lista del dimissionario Isidoro Di Meglio: Cristian Ferrandino e Luca Montagna, che ruolo avranno? E quindi, si arriva a Cenatiempo, per

il quale ci sarebbe una questione di incompatibilità in quanto dipendente della partecipata Ischia Ambiente. Ma ci sarebbe pure un problema di natura politica, per cui al Cenatiempo potrebbe essere richiesto di “abiurare” nei confronti dell’amico Trani e “giurare fedeltà” invece al gruppo di maggioranza, sindaco in testa...Ma mentre scriviamo, si sarà già consumato il consiglio comunale di venerdì, nel quale era previsto proprio l’argomento della surroga... Al di là dei giochi e degli assestamenti interni, torniamo alla giunta: una giunta ancora a tre, mentre qualcuno dall’interno del palazzo lasciava intendere che era solo questione di ore, per il completamento con la nomina di altri due componenti, un uomo ed una donna. E siamo al “vicerè”: Enzo Ferrandino ha già dimostrato di avere una tempra forte, quando è stato presidente del consiglio comunale all’inizio della consiliatura del 2007; ora da vice sindaco, ha già messo in moto una serie di cose che sembrerebbero dimostrare la voglia di non sfigurare, perchè sa bene che ha gli occhi puntati addosso di tanti, sia all’esterno che all’interno della maggioranza, soprattutto di quelli che hanno dovuto mal digerire questa nomina...Lui sa quindi di essere solo, a combattere contro i “mulini a vento”; finora si è mosso con discrezione e pure con decisione, soprattutto sulla vertenza polifunzionale, alzando la voce nei confronti dell’ex provincia, oggi città metropolitana di Napoli. Di certo, non ha vietato il consumo per strada del rucolino, ma ha consentito il parcheggio a chi ha bisogno di cure presso il presidio nell’ex clinica di san Giovan Giuseppe. Ma è sulla lunga distanza che vorremmo si misurassero le azioni di un amministratore; tanto di occasioni non mancheranno, così come pure non mancheranno sgambetti o strattoni...Poi non sappiamo questa consiliatura che durata avrà, se avrà cioè fiato lungo e giungere alla naturale conclusione, oppure avrà fiato corto, ovvero mangiare il panettone e a pasqua fare nuove elezioni... Intanto, nei box si stanno riscaldando in tanti, a partire da quelli di Lacco Ameno...


Punti di vista

9 12 settembre 2015

kaire@chiesaischia.it

Profughi: il sonno interrotto della Germania! La locomotiva d’Europa si scopre umana e apre all’accoglienza. Al contrario l’Europa dell’est. La scia di “sangue giovane” a Napoli: cosa fare per stare al fianco della gente onesta? Giorgio Albertazzi e l’epopea dell’Imperatore Adriano.

Di Franco Iacono

1.

Allora: evviva Angela Merkel?! Ci andrei cauto! Ci avesse pensato, insieme al fido Hollande, qualche mese fa, sarebbero stati evitati molti dei morti nel Mediterraneo. Già, ma allora il problema sembrava riguardare solo l’Italia e la bistrattata Grecia. Poi il pianto della bambina siriana in tv, che le chiedeva di vivere in Germania insieme alla sua famiglia, ma, più ancora, la foto straziante del piccolo Alan morto sulla spiaggia di Bodrum in Turchia, hanno fatto maturare l’opinione pubblica tedesca, umanizzandola. Qui Angela Merkel, ha saputo prima interpretare, e rappresentare, questa svolta nei sentimenti dei tedeschi e quindi cavalcarla, da autentica statista, gettando sul piatto, come si conviene ai forti, ben sei miliardi di euro per organizzare la integrazione di migliaia di “migranti”. E l’apertura sarà senza limiti di numero. Già ha garantito 500.000 profughi all’anno da accogliere e da integrare in un tessuto vecchio, come il nostro, per vitalizzarlo. Certo, le migliaia in marcia dalla ostile Ungheria verso Vienna hanno avuto un peso forte in quella decisione improvvisa, subito sostenuta da bellissime testimonianze di solidarietà e di generosa accoglienza da parte di migliaia di Tedeschi, entusiasti della scelta della loro Cancelliera. A fronte di tanta generosa apertura, meraviglia, ed impressiona, l’atteggiamento di chiusura di tutto il blocco dell’Est, capitanato da Ungheria e Polonia: proprio nei confronti di quelle Nazioni, l’Europa, e gli Europei, si comportarono ben diversamente al tempo della Cortina di Ferro. Poi, caduto il Muro di Berlino, ne favorirono lo sviluppo fino ad accoglierli, forse con qualche fretta di troppo di Romano Prodi, nella Unione Europea. Proprio quei Popoli, che erano chiusi da Muri e “Cortine”, ora alzano Muri e tessono fili spinati. Non proprio un bel vedere! Di cose ne sono accadute e ne accadranno, ma resta la vergogna della Francia contro i Migranti sugli scogli di Ventimiglia o su quelli di Calais: la Francia era stata, fin dal tempo

dell’accoglienza agli esuli antifascisti, antesignana della ospitalità. Ora si fa scavalcare dalla Germania ed è costretta ad accodarsi: a guidarla è il socialista Francois Hollande. L’altro Francois, il grande Mitterand, si starà rigirando nella tomba! 2. Titolava il Mattino di lunedì 7 settembre “Napoli, il sangue sulla città”. Si riferiva agli ultimi fatti di una lunga catena di uccisioni e morti. Il procuratore Colangelo si era rivolto alle madri di questa nuova e sanguinaria generazione di criminali, organizzati in mille gruppi, che si compongono e si scompongono all’insegna della violenza, del denaro facile, di cui ad una vita, avvelenata dalla droga. Le madri sanno, spesso sono coinvolte nel “sistema”, che aveva già visto protagonisti i loro uomini, i padri, ora in carcere o al cimitero. In questo scenario si sta distruggendo un’intera generazione di giovani e di ragazzi. La scuola è stata abbandonata da sempre, il lavoro è mancato da più di sempre, ma, salvo le cooperative di ex detenuti e di disoccupati organizzati, comunque difficilmente collocabili nell’alveo dei lavori socialmente utili, niente è stato pensato sul piano della Formazione per avviare quei ragazzi ad una qualche prospettiva di onesto lavoro. Quando Eduardo, a prescindere dal suo Fujitevenne, mostrò concreto interesse per i ragazzi del Filangieri e di Nisida, d’accordo con l’allora direttore di quelle carceri, Sommella, da Presidente della Provincia feci approvare alla Giunta una delibera che assegnava risorse alle botteghe artigiane che avessero assunto ragazzi, che uscivano dalle carceri minorili, spesso “condannati” a ritornarci o ad approdare nel carcere di Poggioreale. Quella delibera la “portai” al Filangieri, era il 1984, insieme a Diego Armando Maradona, che mostrò

Bimbo siriano avvolto dalla bandiera dell'Europa

Giorgio Albertazzi

Franco Iacono con Diego Armando Maradona in visita al carcere minorile Filangieri

una sensibilità assoluta: trascorremmo una intera giornata con gli entusiasti ragazzi del Filangieri. Era una goccia in un mare di bisogni, ma era una goccia che poteva essere arricchita, incoraggiata, organizzata in “sistema” positivo. Invece restò una “perla” isolata, di cui presto si perse anche il valore testimoniale. Di quel giorno restano bellissime fotografie, che custodisco gelosamente, anche perché in quella occasione Maradona non sta nel bagno pacchiano dei camorristi-pseudotifosi, ahimè, che lo avevano “catturato” ma con i ragazzi che volevano riscattarsi per non cadere nel tragico errore.. 3. Giorgio Albertazzi, nello splendido e recuperato anfiteatro Antonino Pio, lunedì 7 settembre, ha rinnovato, da par suo, l’epopea dell’Imperatore Adriano. Proprio nel luogo

dove morì ed ebbe la prima sepoltura il grande Imperatore. Sarà stata questa suggestiva circostanza, sarà stata la crescente identificazione di Albertazzi con la figura di Adriano, così come “vista” da Marguerite Yourcenar, ma performance è stata assolutamente straordinaria. E sempre “nuova”, anche per uno come me, che ha visto oltre dieci volte Memorie di Adriano. E quando Albertazzi-Adriano ha espresso il suo sogno di costruire Bellezza e Amore, il pensiero è andato al nostro tempo: troppi non perseguono più questi Valori! Il risultato è sotto i nostri occhi: degrado, violenza, egoismo, odio, invidia. E così siamo costretti a rifugiarci nei sogni e nel Mito di un grande e concreto Sognatore, Adriano, emozionante e consapevole, che va “incontro alla morte ad occhi aperti”.


10

Esperienze di Vita 12 settembre 2015

www.chiesaischia.it

In pellegrinaggio con Dio Di Lorenzo Russo

L

uca Balestro è un ischitano d’adozione. Nato e cresciuto a Roma, si è sposato ad Ischia con Simona Mattera - il 10 settembre scorso hanno spento la decima candelina di nozze – e hanno tre splendide figlie: Ilaria, Sara e Rebecca. Vivono a Roma ma buona parte dell’anno si trasferiscono ad Ischia (a San Michele nella parte alta di Ischia Ponte) per trascorrere le proprie vacanze - estive o natalizie - e stare in compagnia con i nonni Ciro e Assunta. Quest’anno Luca ha però lasciato la nostra isola per qualche giorno per fare un’esperienza con Dio. Solo con Dio. D’accordo con moglie e figlie è partito per Santiago Di Compostela, per fare il cammino portoghese che va da Lisbona a Santiago. Ma la sua partenza è iniziata dalla città di Porto. Luca quanti Km hai percorso? “240 km percorsi in nove giorni” Cosa ti ha spinto a fare quest’esperienza? “Principalmente mi ha spinto una ricerca di Dio. Sentivo l’esigenza di fare un’esperienza solo con Lui, lontano dai rumori della città e della vita quotidiana” E la famiglia? “Eh già. Sono sposato e ho tre bimbe, ma abbiamo deciso insieme che avrei fatto questo viaggio. Già da quest’inverno ne avevamo parlato e iniziato insieme ad organizzare il mio viaggio”. Quali difficoltà hai trovato durante il viaggio? “La difficoltà principale è stata un’infiammazione che ho avuto alla spalla e che mi ha fatto soffrire per diversi giorni. Ho dovuto far ricorso alle cure del pronto soccorso e prendere antidolorifici…” E poi? “Poi ho proseguito e sono riuscito ad arrivare a destinazione lo stesso. Una bella soddisfazione. Un dolore che però non era nulla in confronto a quello che Gesù ha patito quando portava quella Croce con quelle piaghe”. Cosa ti porti da quest’esperienza? “E’ stata un’esperienza indimenticabile. 12 giorni completamente

Nove giorni verso Santiago, per fare un’esperienza lontana dal ritmo giornaliero, alla ricerca dell’Essenziale. fuori dal mondo, dal tram tram normale, dal lavoro. Una bella parentesi della mia vita”. Quindi un viaggio solo con Dio, attraverso la natura… “Si, ritrovare Dio attraverso la natura e le cose che ti circondano. Questa ricerca mi ha permesso poi di conoscere altre persone che mi hanno aiutato soprattutto nei momenti più duri quando soffrivo fisicamente. Sembrava che erano stati messi lì da Dio apposta. Tra l’altro è capitata una cosa davvero simpatica. Forse un miracolo: in uno dei giorni in cui avevo maggior dolore alla spalla non era facile trasportare lo zaino di 10 Kg. In una pausa pranzo, ero in un parco bellissimo, e mentre pregavo ho chiesto a Dio aiuto. E 10 minuti dopo, come per magia, è apparso un passeggino sulla strada di campagna. Era lì abbandonato ma in perfette condizioni. Lo avevano trovato gli amici portoghesi che me lo hanno portato, e così gli ultimi km di quella giornata li ho fatto con lo zaino nel passeggino. Penso che sia davvero strano, ma originale trovare un passeggino fra le vigne non trovi?” Già. Ma tu poi di passeggini ne hai guidati in questi ultimi anni! “Eh sì. Era simpatico vedere questa scena, soprattutto per me che ho tre bimbe piccole e di passeggini ne ho spinti…” Per chi volesse fare un esperienza di Dio come questa, che consigli dai? “Partire con una mente vuota, aperta, pronti ad accogliere tutto e tutti. Nel cammino incontri persone diverse, con tante esperienze di vita. Bisogna rispettare tutti e volerli bene. Sapere che sei lì anche per loro, per amarli così come sono, perché Dio li ha messi lì per te e tu per loro, così come gli amici portoghesi che ho conosciuto lì che mi hanno aiutato in questi giorni”.


Attualità

12 settembre 2015

kaire@chiesaischia.it

Di Angela Di Scala

R

ecenti studi hanno rivelato che al termine del ciclo di scuola primaria, la percentuale dei bambini, soprattutto maschi, che hanno uno sviluppo grafomotorio inadeguato risulta di circa il 20,7%, con un’incidenza del 5,5% di scritture disgrafiche e di un 15,2% a rischio di disgrafia. Questo disturbo specifico dell’apprendimento (DSA) può compromettere l’apprendimento scolastico, la maturazione e l’adattamento della personalità in evoluzione, perché lo scrivere a mano ci permette di esprimere (e di imprimere, fissare come anche il proverbio latino ‘verba volant, scripta manent’ ci fa comprendere) idee, suoni, parole, pensieri e di comunicare; quindi il non riuscire a farlo provoca disagio, sofferenza. In molti casi tale disturbo può essere risolto con adeguati interventi rieducativi e – prima che il bambino si misuri con l’apprendimento della scrittura o con le frustrazioni e il senso di inadeguatezza che un tale disturbo può generare – la prevenzione è fondamentale: il modo in cui si sta seduti, come vanno tenute le braccia, le gambe, i piedi, a che distanza stare dal banco, come si impugna una matita/penna/forbice/posata, che tipo di quaderno e di strumento utilizzare, e poi da dove si parte e che direzione prendere per delineare un’ovale o una qualunque altra lettera, quando apporre i puntini sulle ‘i’ e i tagli delle ‘t’ pur di agevolare la continuità, e quindi la scorrevolezza, sono basilari per far sì che un bambino non abbia difficoltà o non diventi disgrafico. Anche il tipo di gioco è importante; se infatti “…si considera come sono andate cambiando negli ultimi decenni le abitudini dei bambini, dalla routine quotidiana ai giochi più comuni, si è sorpresi di come tutto concorra verso la direzione di uno scarso utilizzo delle mani e particolarmente delle attività che coinvolgono la manipolazione e l’opposizione pollice-indice. Si tratta di una vera e propria rivoluzione delle abitudini dei bambini che, nella nostra società digitale, sta avvenendo quasi inosservata, malgrado comporti enormi implicazioni nella loro formazione e nelle loro possibilità di apprendimento future” (A. Venturelli, 2011), quindi sulla loro salute (R. Travaglini, Le ‘periferie’ virtuali

11

Sulla disgrafia Attualmente in Italia un’importante parte della popolazione scolastica presenta difficoltà nell’apprendimento del linguaggio scritto. Tali difficoltà non diminuiscono con l’età, ma tendono gradualmente ad aumentare.

del disagio giovanile, rel. al convegno ‘La scrittura a mano nell’era dei nativi digitali’, Roma). F. Frabboni, già Presidente della Società Italiana di Pedagogia e Preside della Facoltà di Scienze della Formazione, afferma: “…la scrittura a mano è ricca, diversa, individuale, ci rende uno differente dall’altro. Bisognerebbe educare i bambini fin dall’infanzia ad annotare i propri pensieri, a capire che la scrittura è una voce di dentro, un esercizio irrinunciabile, mentre il computer è un mezzo, utilissimo per molti aspetti, ma pur sempre uno strumento di cui servirsi in base alle esigenze e non a cui asservirsi”.

La lettura e la scrittura (se non usate soltanto per studiare le materie da imparare a memoria) sono zattere sicure per i bambini e per i giovani per navigare nel mare di una mente che pensa e di un cuore che sogna.


12

Parrocchie 12 settembre 2015

www.chiesaischia.it

PARROCCHIA MARIA SS. MADRE DELLA CHIESA Di Giuseppe Galano

A

conclusione di un ritiro svoltosi a Santa Maria al Monte che come consuetudine dà inizio alle attività giovanili della parrocchia vi è stata una sorpresa finale. Filo conduttore del ritiro è stato il discorso di Papa Francesco ai giovani presenti a Rio de Janeiro nella passata GMG; il Santo Padre esortava ad essere costruttori di un mondo migliore, un mondo di amore, a giocare in attacco. I ragazzi, in risposta alle esortazioni del Papa, carichi di entusiasmo, guidati dal parroco don Emanuel Monte, si sono messi in gioco in un’esperienza unica, per tanti impensabile fino a quel momento, portando per le strade del centro storico di Forio “Abbracci Gratis”. In piazza fin dall’arrivo dei ragazzi si respirava un clima di vera gioia ed immenso amore. La meravigliosa chiesa di San Gaetano, recentemente riportata al suo originale splendore aveva le sue porte completamente aperte ed al suo interno vi era l’Esposizione di Gesù Eucarestia. I giovani, dopo un intenso momento di preghiera ed adorazione, si sono recati all’esterno della chiesa ed hanno dato vita a qualcosa di straordinario; carichi di entusiasmo hanno donato una marea di abbracci e sorrisi a quanti passavano per la piazza e per le strade limitrofe. A volte un abbraccio semplice ma donato con il cuore è tutto ciò di cui si ha bisogno, ci si sente così amati e voluti bene. Inizialmente tra i partecipanti vi era un senso di timore ed inibizione ma è bastato poco per vincere la timidezza e donare a turisti ed isolani abbracci forti, calorosi e carichi d’amore. Tantissime persone hanno accolto l’offerta di un abbraccio regalando a loro volta abbracci ad altre persone, innescando una vera e propria catena d’amore. Altri invece hanno rifiutato questo gesto. Con tanti passanti si è riusciti a creare veri e propri dialoghi nei quali veniva messo Dio ed il Suo amore per ciascuno al primo posto. Le persone sono state invitate ad entrare in chiesa ed a porgere una loro personale preghiera davanti a Gesù Eucarestia. Ai piedi dell’altare vi era un cesto con frasi tratte dalla Parola di Gesù. Tanti si sono letteralmente sciolti davanti ad un gesto simile. Per tutti è stata un’esperienza incredibile che ha aperto

perfino i cuori più duri donando un’infinità di amore, gioia e pace. Diamo spazio alle testimonianze di chi ha vissuto questa meravigliosa esperienza. Lino Di Iorio “Inutile nascondere i tanti timori, il solo pensiero di uscire ed andare per strada a donare abbracci a chiunque e magari di riuscire a portarne alcuni davanti Gesù, era da far tremare le gambe. Eppure appena scesi in piazza tutte le paure sono passate e subito si è passati a distribuire amore. Abbraccio dopo abbraccio era amore che andava ma soprattutto amore che ritornava. Magari stretti ad una persona riuscivamo a poter dire: “questo è l’abbraccio di Gesù per lei, e se mi segue potrà ascoltare Lui stesso”. Durante tutta la serata, in maniera inaspettata, si è formato un fiume continuo di persone davanti l’altare. Sono state queste ore di Paradiso, sia per le persone da noi incontrare sia per noi. Una signora in chiesa mi ferma in lacrime: “sono commossa! nessuno mai mi aveva abbracciato in questa maniera, grazie di cuore!”; ancora una coppia di giovani sposi: “grazie per averci dato la possibilità di stare davanti Gesù questa sera”; e ancora due giovani: “questa è la chiesa che ci fa sentire amati!” Insomma siamo usciti in piazza pieni di timore e con l’intento di voler amare, ma siamo tornati a casa “convertiti” perché testimoni dei tanti piccoli miracoli operati da Gesù durate tutta la serata. Vedere gli occhi lucidi di tanti che leggevano la Parola pescata increduli come a dire - com’è possibile? era la risposta che attendevo. Questi giorni di ritiro non potevano terminare in maniera migliore, stanchi si, ma con il cuore pieno di gioia”. Luisa Di Costanzo “Questa esperienza mi è servita a tanto, ho riflettuto molto sui dubbi che avevo e mi sono soffermata molto sulla persona che sono. Il momento più forte per me è stata l’adorazione. Si percepiva veramente la presenza di Gesù nel mio cuore e vederLo esposto mi riempiva l’anima di gioia. Sentivo dentro di me una pace, un’armonia che non riesco ad esprimere so solo che attorno a me non vi era nessuno, eravamo solo io e Lui. Questo momento mi ha caricata e mi ha permesso di donare “abbracci gratis “ alle tante persone che affollavano la piazza di Forio. Mi aspettavo tanti si, ma anche

Abbracci gr

Bellissima ed emozionante l’esperienza vis iano domenica 6 settembre sera nella centr

tanti no, tuttavia non avevo paura perchè avevo Gesù nel mio cuore. La gioia immensa era sentire quel grazie e quel sorriso dell’altro. È stata un’esperienza fantastica e ringrazio Antonia Spedicati che mi è stata sempre vicina”. Daniele Calise “Dio è sempre una sorpresa e l’essere uniti in suo


Parrocchie

13 12 settembre 2015

kaire@chiesaischia.it

A – DECANATO DI BARANO SERRARA FONTANA

ratis a Forio

ssuta da 37 giovani della Parrocchia di Fiaralissima piazza San Gaetano a Forio.

nome può fare davvero cose incredibili. Ne ero convinto prima e ne sono ancora più sicuro dopo la serata fantastica di ieri in piazza San Gaetano a Forio d’Ischia. Avevo partecipato agli “Abbracci Gratis” in un Ritiro a Loreto ed in un’altra occasione ad Ischia in piazzetta San Girolamo ma ieri sera ho sentito un’emozione speciale dal primo momento, forse perché io sono nato e cresciuto a Forio e per questo era come se fossi a casa mia. Ho incontrato tantissime persone che conoscevo da anni ed é stato bello essere testimonianza prima per loro e poi per i numerosi turisti, che passavano per il corso, provando ad evangelizzare concretamente superando qualsiasi barriera. Nell’accompagnare tante persone all’altare a pregare davanti al Santissimo mi sono sentito davvero felice perché in ognuno sentivo un desiderio concreto di incontrare Dio e la loro emozione, era la mia emozione. Sono certo che sia questo tipo di evangelizzazione più di ogni altra cosa, la strada giusta per far crescere nel mondo quello spirito cristiano di cui oggi c’è tanto bisogno e sono fiducioso che sulla nostra isola ci saranno sempre più momenti come quello di ieri”. Rossella Impagliazzo “Parto col dire che non è la prima volta che provo l’esperienza degli “abbracci gratis” ma è sempre un’esperienza nuova e emozionante. Scesi da Santa Maria al Monte, dopo un’ora di adorazione per caricare l’animo dell’amore di Dio abbiamo sondato il corso di Forio divisi in gruppi. Già dall’inizio emozioni forti: trovare giovani che spiegando perché facevamo tutto questo si emozionavano, felici di aver ricevuto un abbraccio. Durante la serata un via vai continuo nella chiesa di San Gaetano, dove c’era il Santissimo esposto, gente che entrando titubante e intimorita ne usciva sorridente e gioiosa. Qui davvero ho visto Dio all’opera; Egli attraverso una singola parola, frase o semplici gesti risponde a giovani donne non credenti o a uomini solcati da dolori inimmaginabili. Quest’esperienza è una riconferma che Lui tutto può se noi facciamo cadere la semente di Dio in terra buona, se noi ci alleniamo nella Sua squadra e se siamo quel mattone per reggere la Chiesa tutta. Grazie Dio per questo e per la bellissima grande famiglia che mi ha donato”.

Marica De Luise “Questa è stata la prima volta in cui ho concretamente messo in pratica l’invito di Papa Francesco: annunciare l’amore. Quando ci è stato detto di dover scendere in piazza per regalare abbracci a chiunque volesse e spingere le persone ad entrare in chiesa io,come tanti altri,ero terrorizzata e spaventata dalle possibili reazioni dei passanti, ma tutto è avvenuto spontaneamente così come ci avevano raccontato Rosaria e Marialaura, due ragazze che hanno partecipato all’evangelizzazione a Riccione. Quando sei lì, in strada, a parlare è lo Spirito Santo, non tu. Ti senti FELICE, spensierata, sparisce l’ansia e la paura. Provi una gioia immensa quando vedi occhi felici che si incontrano con i tuoi,gente triste che per pochi attimi sorride e cambia espressione quando qualcuno alla domanda “posso abbracciarla?” ti risponde “certo, da stamattina nessuno lo ha fatto”. Quando qualcuno mi stringeva forte mi sembrava di rivivere quegli abbracci che solo mia cugina Antonia Spedicati sapeva donarmi”. Gaetano Franco “Abbracci gratis!? Al solo pensiero mi venne la pelle d’oca e iniziai a pensare: no, mai e poi mai! Avevamo appena finito la messa e don Emanuel ci disse: “ragazzi stasera ci sarà una bella sorpresa andremo a Forio nella chiesa di San Gaetano e daremo abbracci gratis”. Io sapevo già di cosa si trattasse perché la mattina stessa sentimmo l’esperienza di Marialaura e il suo Street art fatto a Riccione il mio primo pensiero fu un NO secco. Nel pomeriggio ci divisero in 3 “guerriglie” con a capo un diverso animatore che aveva il compito di “istruirci” sull’approccio. Bhe’, il tempo vola e arriva il fatidico momento due parole per descrivermi “Falsa Calma” in realtà ero nervoso ma molto nervoso mi sentivo stringere alla gola ma ingoiai il rospo e iniziammo. Vorrebbe un abbraccio gratis? Iniziai a chiedere a tutti incredibile ma vero, io non me lo sarei mai aspettato, in verità era solo per merito degli altri miei compagni che riuscii a chiedere alla gente di essere abbracciata. Mi sentivo felice stressato, stressato perché c’era sempre quel no che ti rimaneva l’amaro in bocca, felice perché non c’è niente di meglio di un si detto con un immenso Sorriso e inseguito a da un caldo e forte abbraccio”.


14 12 settembre 2015

www.chiesaischia.it

Di Antonio Lubrano

I

l Cavolo è uno dei principali ortaggi che ha sempre arricchito la spesa delle massaie isolane, sopratutto di quelle dei Comuni a valle, anche perché nei terreni (ad es.) del Comune di Ischia si produceva una gran quantità di cavolfiori, specie quelli tradizionali bianchi. Un fatto nuovo sta sconvolgendo la “normalità” della nostra semina in agricoltura, almeno per quanto riguarda la piante del cavolfiore, da noi conosciuto sempre come il tradizionale cavolo bianco. Invece fra poco li vedremo e li mangeremo addirittura colorati, per effetto di una semina particolare ad inserto che sicuramente attirerà l’attenzione degli ischitani per l’inattesa e moderna novità, per altro già praticata in altre parti d’Italia e all’estero. La semina dei cavoli colorati tecnicamente avviene nel mese di settembre, in terreni asciutti e caldi. Il cavolfiore viola o giallo si caratterizza per il suo colore sgargiante. Chi l’ha visto in un mercato o direttamente in alta Italia, non può dimenticarlo. Quanto prima lo vedremo anche nella nostra isola. E’ ricchissimo in sali minerali e, come tutte le crucifere, è molto utile nella prevenzione di malattie degenerative come il cancro. Si può utilizzare in molti modi in cucina ma c’è da tener presente che, purtroppo, con la cottura il colore tende a sbiadire. Il cavolfiore in generale, è verdura tipicamente invernale che però, si consuma anche in primavera fino a giugno, ma si tratta di cavoli coltivati e curati nelle serre. La produzione dei cavoli sull’isola d’Ischia negli anni ‘40 e ‘50 è stata la più forte della Campania, arrivando addirittura a distinguersi nell’esportazione del prezioso ortaggio. I cavolfiori al mercato di Ischia Ponte arrivavano per lo più dalle “parule” di Porto d’Ischia estese fra via Alfredo De Luca e la zona di San Ciro a cominciare dai terreni coltivati dove oggi c’è il Grand Hotel Re Ferdinando (ex Jolly). Il cavolo o cavolfiore bianco, è una delle varietà più comuni della specie dei cavoli. Si presenta di forma tondeggiante ed ha infiorescenza compatta di peso variabile tra 1 e 1,5 chilogrammi. Grazie al perfetto equilibrio dei suoi componenti, il cavolo esercita un’azione benefica sulla salute di tutto l’organismo, e contiene po-

Come cambia la nostra agricoltura La produzione dei cavoli sull’isola d’Ischia negli anni ‘40 e ‘50 è stata la più forte della Campania. I nostri vecchi mercati ortofrutticoli di Piazza Luigi Mazzella a Ischia Ponte, Piazza Bagni a Casamicciola, Piazza San Gaetano a Forio e Largo del Pontile a Lacco Ameno erano punti di raduno dei contadini per la vendita dei cavolfiori di tute le dimensioni. Il rimedio per evitare l’insorgere dell’odore sgradevole in fase di cottura che si propaghi per tutta la casa.

che calorie. Presenta ottimi livelli di potassio, è molto ricco di minerali, acido folico, fibre, calcio, ferro, fosforo e vitamina C. Utilizzato da sempre per prevenire, curare o alleviare numerosissime malattie, infatti contiene principi attivi anticancro, antibatterici, antinfiammatori, antiossidanti e antiscorbuto. Sono depurativi e rimineralizzanti e favoriscono la rigenerazione dei tessuti. Possono essere consumati anche in caso di diabete. Ne viene utilizzato anche il succo per scopi terapeutici. Il Cavolo bianco gratinato si consuma come contorno, lessato e condito con olio e aceto (o limone), conservato sottaceto, gratinato con la besciamella, fritto con la pastella, come condimento per la pasta o nelle minestre. Quando è particolarmente tenero e fresco, il cavolfiore è ottimo anche crudo: tagliato a fettine molto sottili e unito ad altre verdure in insalata. Crudo è anche più digeribile e salutare, perché conserva inalterate tutte le sue sostanze benefiche. Il modo migliore per mantenerne tutte le proprietà nutrizionali è quello di cuocerli stufati o a vapore, per non più di venti minuti. La cottura in acqua, specialmente se prolungata, distrugge gran parte delle vitamine, li rende poco digeribili e di odore sgradevole. Per evitare che l’odore piuttosto forte del cavolfiore durante la cottura si propaghi per tutta la casa, basta seguire il seguente trucco: mettere all’interno della pentola una fetta di pane con

tanta mollica imbevuta di aceto o limone, e l’odore brutto del cavolo cucinato sparisce. Usavano questa tecnica le nostre mamme e le nostre nonne nelle vecchie e tradi-

zionali cucine che rappresentavano per la famiglia riunita ischitana il sacrario ove si trattavano tutti i prodotti ortofrutticoli provenienti dalle terre isolane.


15 12 settembre 2015

kaire@chiesaischia.it

Il cavolfiore tra storia, storiella e proverbi

Di Michele Lubrano

I

l cavolo arriva quasi alla fine del 2015 carico di gloria e di onori: presso gli antichi Greci, da Crispo e Pitagora e Ippocrate, l’odoroso ortaggio era considerato una panacea per curare tutti i mali. I latini come Catone e Plinio lo veneravano: si dice che per sei secoli i Romani curassero con il cavolo ogni tipo di malattia, lo stesso Plinio guarì dalla gotta grazie ad un’alimentazione a base di

questo ortaggio. Ma esiste oggi chi usa il cavolo per esprimersi anche in certo modo. Ad esempio: “testa di cavolo”, “non me ne importa un cavolo”, “col cavolo!”, “pensa ai cavoli tuoi”, “non capisci un cavolo”, oppure, semplicemente, “cavolo!”, “c’entra come i cavoli a merenda”, “Sono cavoli amari”. Poi la famosa, per chi la conosce, storiella del lupo, della pecora, del cavolfiore e il barcaiolo. Ma andiamo a conoscere meglio i personaggi di questa storiella che ha innervosito più di uno che voleva spiegarsela. Innanzitutto, il barcarolo. Un signore agreste, uomo di campagna, rematore. Di mestiere trasporta oggetti, bestiame o umani oltre il fiume (non esistono ponti, in ‘sto paese: son tempi grami, e pochi sanno nuotare). Gli aspiranti passeggeri, oggi, sono tre: un lupo,

una pecora, un cavolfiore (probabilmente non si sono presentati alla partenza da soli: è difficile che una pecora, o un lupo, o un cavolfiore, soprattutto, si rechino, in autonomia, alla biglietteria dei traghetti o alla fermata dell’autobus, insomma qualcuno, si presume, avrà incaricato il vettore cioè il barcarolo di provvedere al loro trasporto, ma non divaghiamo) – dicevamo, i tre passeggeri sono pronti, ma sorge un problema di logistica e di logica: il battello è di ridotte dimensioni. Talmente ridotte da non permettere lo spostamento in un’unica soluzione dei viaggiatori. Il barcarolo può quindi trasferire solo uno dei tre alla volta. E sin qui non ci sarebbe nulla di male, a parte la seccatura di dover far avanti e indietro. Però: occorre anche prestare attenzione a cosa combi-

nano i due passeggeri rimasti soli mentre il barcarolo è in acqua con il terzo. Mi spiego meglio. Infatti se il barcarolo si muovesse, al primo giro, in compagnia del lupo, nel frattempo, a terra, vedrebbe la perdita quasi certa di uno dei suoi tre clienti, ossia il cavolfiore, di sicuro mangiato dalla pecora nell’attesa del turno. Se invece il barcarolo scegliesse di far salire a bordo, per primo, il cavolfiore, ebbene, nel contempo, sull’arenile, il lupo mangerebbe la pecora. L’obiettivo è quindi di ideare un modo per avere i tre sani e salvi sull’altra sponda del fiume, evitando accoppiamenti pericolosi per la pecora e il cavolfiore, entrambi commestibili. Ma come? La cosa migliore sembra essere: prendere a bordo la pecora, per prima. D’accordo. Ma se al secondo turno la si lasciasse raggiungere, alla stazione d’arrivo, dal cavolfiore o dal lupo, saremmo daccapo (qualcuno si ciberebbe del compagno di viaggio più indifeso o più gustoso profittando dell’assenza vigile del barcarolo, tornato indietro a pigliare l’ultimo avventore. Quindi come finisce?


16

Società 12 settembre 2015

www.chiesaischia.it

CIRCOLO GEORGES SADOUL – ISOLA D’ISCHIA Di Gina Menegazzi

C

ìcon il professor Raffaele Mirelli, che, in collaborazione con il Circolo Georges Sadoul Ischia, ha organizzato il primo Festival Internazionale di Filosofia “La Filosofia, il Castello, la Torre” che si svolgerà a Ischia dal 24 al 27 settembre nelle splendide cornici del Castello Aragonese e della Torre Guevara. Il daimon di Socrate, perché ha spaventato tanto le istituzioni passate e anche presenti? “Il daimon di cui parlava Socrate, questo qualcosa di divino che parla e alberga in me, non andava bene per le istituzioni, perché era un’indeterminatezza, qualcosa di non definibile e quindi non controllabile. Si arriva così all’Apologia di Socrate, dove il filosofo si deve difendere, ed è sintomatico che un testo così, che fa parte della storia della filosofia, parli di un uomo che si difende, ma viene ucciso. Diventa a questo punto plausibile per i filosofi pensare a un posto chiuso in cui fare filosofia: ecco le scuole, l’Accademia. Molto tempo dopo, un altro filosofo, Nietzsche, cambia un po’ le carte in tavola, parla del viandante, riprende una figura come quella di Socrate, un viandante, Zarathustra, colui che esce dalla caverna parlando direttamente al sole, sfidando l’idea platonica del bene, sfidando quindi la moralità, le convenzioni, e ritorna a valle, vuole parlare di nuovo con le persone, ma è un viandante! Forse Nietzsche ha rimesso i filosofi in piazza, però sono dei senzatetto, non hanno ancora una collocazione nella società. Nel festival, sarebbe bello far capire al filosofo questa problematica. La discesa dei filosofi in piazza il 26 settembre, è una sfida: il filosofo che dal suo settore, dalla giornata intensa di relazione con se stesso e con gli altri, di parole, scende giù in piazza davanti al Castello. Sperando che ci siano persone disposte a interloquire con lui. Altrimenti inizierà di nuovo a parlare solo con gli altri filosofi”. In tutto questo nasce anche il progetto “Guida si-cura” “Siccome l’atto filosofico diventa pratica, e ciò spesso attraverso la scrittura, ho sentito l’esigenza di un’azione concreta da subito, il non pensare solo in aria, ma pensare Aenaria, qual era il sottotitolo, non solo da un punto di vista archeologico - ci sarà infatti la presentazione degli scavi di Aenaria da parte della dottoressa Gialanella - ma anche pensando Aenaria, inteso come pensare il territorio di Ischia ferito da tante tragedie. Il tutto è nato da quella ragazza, Marianna Di Meglio, quattordici anni, che poco tempo fa perse la vita sulle strisce pedonali, qui a Ischia Ponte. Allora non dei semplici manifesti per pubblicizzare il festival, ma il progetto “Guida si-cura”, con il trattino: sì alla cura, la cura verso se stessi e gli altri, alla responsabilità. Sarà nient’altro che una sensibilizzazione attraverso trenta pannelli posti lungo la strada che dal Porto d’Ischia arriva al Castello Aragonese e alla torre Guevara con delle frasi sulla responsabilità.

1° Festival Internazionale di Filosofia Con la rassegna filosofica dal 24 al 27 settembre, nasce il progetto “Guida si-cura” per sensibilizzare gli ischitani ad una guida più responsabile e attenta.

Raffaele Mirelli

Guidando per le vie d’Ischia si vede spesso che c’è troppa irresponsabilità, dettata secondo me dal non considerare l’altro, lo spazio dell’altro, dal pensare solo a se stessi; al volante esce fuori un’isteria notevole, la gente non si rende nemmeno conto di essere sopraffatta da questo sentimento. Attraverso questo atto pratico, perché la scrittura è un atto pratico, filosofico, abbiamo scelto delle citazioni che disporremo lungo il percorso, come guida per il filosofo verso le location,

ma soprattutto come guida per noi verso un sentimento di responsabilità, un rimando, un piccolo campanello d’allarme, un ricordo - perché qui spesso si tende a dimenticare - per chi è al volante e non solo, anche il pedone deve fare attenzione, usare le strisce pedonali, fare attenzione comunque prima di attraversare. Guida si-cura secondo me potrebbe essere un primo atto pratico, filosofico, a Ischia, oltre a quello della filosofia con i bambini: dire sì alla cura di se stessi e dell’altro”.


Libri

17 12 settembre 2015

kaire@chiesaischia.it

Globalizzare per ben-vivere Pro-vocazioni dal libro “INSEGNARE A VIVERE. Manifesto per cambiare l’educazione” di Edgar Morin, Raffaello Cortina Editore, Milano 2015 prezzo 11,00 € Di Don Vincenzo Avallone

L'

insegnante Per insegnare c’è bisogno dell’Eros cioè dell’amore, affermava Platone. È la passione dell’insegnante per il suo messaggio, per la sua missione, per i suoi allievi che garantisce un’influenza possibilmente salvifica, che fa sbocciare una vocazione da matematico, da scienziato, da letterato. Ci sono stati, ci sono sempre professori, uomini e donne, posseduti dall’Eros pedagogico... In coloro che hanno sentito la vocazione a insegnare, l’Eros era presente nell’amore per il sapere che avrebbero dispensato, nell’amore di una gioventù da educare. Nei bambini e nei giovani, l’Eros era presente in quella meravigliosa curiosità per tutte le cose, spesso delusa da un insegnamento che taglia la realtà del mondo in pezzi separati. Globalizzare L’iperspecializzazione impedisce di vedere il globale... perdiamo cioè l’attitudine a globalizzare, cioè a introdurre le conoscenze in un insieme più o meno organizzato. Orbene, le condizioni di ogni conoscenza sono la contestualizzazione, la globalizzazione... Conoscere è, in un anello ininterrotto, separare per analizzare e collegare per sintetizzare o complessificare. La prevalente attitudine disciplinare separatrice ci fa perdere l’attitudine

a collegare cioè a situare un’informazione o un sapere nel suo contesto naturale. In un’era planetaria di intersolidarietà, la disgiunzione storica fra le due culture, la cultura umanistica e la cultura scientifica, bisogna superarla non per annullare le nostre capacità analitiche o separatrici, ma per aggiungervi un pensiero che colleghi. Quando Pascal affermava: “Ritengo impossibile conoscere il tutto se non conosco le parti, nè conoscere le parti se non conosco il tutto”, sottolineava con forza che la vera conoscenza è una conoscenza che compie il circuito dalla conoscenza delle parti verso quella del tutto e dalla conoscenza del tutto verso quella delle parti... Da alcuni decenni esistono opere di ricercatori e di professori che alimentano le possibilità di un’autentica cultura nella quale siano stabilite le relianze fra le conoscenze cosmologiche, fisiche, biologiche e la cultura umanistica. Ben-essere e Ben-vivere Il termine benessere si è degradato identificandosi con le comodità materiali e con le facilitazioni tecniche prodotte dalla nostra civiltà. È il benessere delle poltrone relax, dei telecomandi, delle vacanze polinesiane, del denaro sempre disponibile. In effetti, il benessere occidentale si identifica con il molto avere, mentre c’è un’opposizione, spesso sottolineata, fra essere e avere. La nozione invece del Ben-vivere ingloba tutti gli aspetti positivi del ben-essere occidentale, perciò bisognerebbe introdurre nella preoccupazione pedagogica il ben-vivere, il saper vivere, l’arte del vivere... Si vive molto male senza ragione, si vive molto male senza passione; niente passione senza ragione, ma niente ragione senza passione; non è la felicità che bisogna ricercare, bisogna ricercare l’arte del vivere, che dà in regalo grandi e piccole felicità. La scuola attualmente non fornisce la preoccupazione, l’interrogazione, la riflessione sulla buona vita e sul ben-vivere. Insegna solo in modo molto lacunoso a vivere, fallendo in ciò che dovrebbe essere la sua missione essenziale. POST SCRIPTUM Globalizzare! È diventata quasi la parola d’ordine di oggi... Ma globalizzare è sinonimo di unire. Sembra quasi che ci avviciniamo alla realizzazione del desiderio di Gesù: “Che tutti siano una cosa sola” (Giovanni 17, 21). Per unirci però bisogna “dialogare”. E a questa necessità ci porta anche il motto del Meeting di Rimini 2015: “Di che mancanza è questa mancanza, cuore, che ad un tratto ne sei pieno” (Mario Luzi). E il motto dell’anno venturo è nella stessa direzione: “Tu sei un bene per me”, in un parola: l’altro non è un incidente di percorso da evitare, l’altro mi è necessario per capire meglio chi io sono. Di qui “la cultura dell’incontro è costitutiva della natura umana” (papa Francesco). I rapporti umani sono la vera medicina in tutte le situazioni. Sintetizzando: il ben-vivere richiede il globalizzare, l’unire richiede il dialogo.

Il libro Sulle tracce di La testa ben fatta e I sette saperi necessari all’educazione del futuro, Edgar Morin auspica una riforma profonda dell’educazione, fondata sulla sua missione essenziale, che già Rousseau aveva individuato: insegnare a vivere. Si tratta di permettere a ciascuno di sviluppare al meglio la propria individualità e il legame con gli altri ma anche di prepararsi ad affrontare le molteplici incertezze e difficoltà del destino umano. Questo nuovo libro non si limita a ricapitolare le idee dei precedenti ma sviluppa tutto ciò che significa insegnare a vivere nel nostro tempo, che è anche quello di Internet, e nella nostra civiltà planetaria, nella quale ci sentiamo così spesso disarmati e strumentalizzati. L’autore Edgar Morin è una delle figure più prestigiose della cultura contemporanea. Nelle nostre edizioni ha pubblicato, tra gli altri, La testa ben fatta (2000), I sette saperi necessari all’educazione del futuro (2001), La nostra Europa (con Mauro Ceruti, 2013), La mia Parigi, i miei ricordi (2013).


18

Caso Gender 12 settembre 2015

www.chiesaischia.it

Giù le mani dai Il 4 settembre presso il “Grande Hotel Re Ferdinando”, l’Avv. Gianfranco Amato, Presidente Nazionale dei Giuristi per la Vita, ha tenuto un convegno organizzato da varie associazioni pro-life presenti sul territorio, tra cui “Ischia per la Vita”, con la presenza di oltre 400 persone.

Di Francesca Prevenzano

L'

Avv. Amato ha iniziato la sua relazione nel corso della quale ha analizzato in modo preciso l’indottrinamento gender nelle scuole e la problematica dell’omofobia, questioni sulle quali la maggior parte delle persone ha manifestato di non essere assolutamente informata. Amato ha sottolineato più volte l’esistenza di questa “ideologia gender” dato che spesso viene negata. “Cosa si intende per identità di genere? – ha affermato il relatore - La percezione che una persona ha di sé come appartenente al genere femminile o maschile anche se opposto al proprio sesso biologico, per cui non si è maschio o femmina in base al dato oggettivo di natura, ma in base alla percezione soggettiva di come ci si sente al momento. L’obiettivo è «instillare» sin dalla più tenera età questa idea di uomo: fluida. Con la formazione e l’aggiornamento del personale della scuola, con la revisione dei libri di testo, con progetti e attività nelle classi. Spesa prevista: 200 milioni di euro”. Il Presidente Amato ha esaminato anche l’indeterminatezza del concetto di “omofobia” sia in ambito medico che giuridico, denunciando acutamente come questa indeterminatezza renda la nozione di “omofobia” particolarmente manipolabile (la storia della professoressa Caramico ne è un esempio chiarissimo: per più di venti giorni è stata ingiustamente sottoposta ad un vergognoso linciaggio mediatico). Nonostante la natura incerta e vaga del concetto di omofobia è stata

ad ogni modo elaborata una vera e propria strategia per combattere il fenomeno che originerebbe: la “Strategia nazionale per la prevenzione e il contrasto delle discriminazioni basate sull’orientamento sessuale e sull’identità di genere (20132015)”. L’Avv. Amato ha puntualizzato che tale strategia è rivolta «a diffondere la teoria del gender nelle scuole, attraverso anche iniziative volte ad offrire ad alunni e docenti, ai fini dell’elaborazione del processo di accettazione del proprio orientamento sessuale e della propria identità di genere», ad esempio valorizzando «l’expertise delle associazioni LGBT (Lesbiche, Gay, Bisessuali e Transgender) in merito alla formazione dei docenti, degli studenti e delle famiglie», o proponendo «un glossario dei termini LGBT che consenta un uso appropriato del linguaggio». Questo documento espropria la famiglia – ambito privilegiato e naturale di educazione – dal compito di formazione in campo sessuale, disconoscendo il fatto che la stessa famiglia rappresenti l’ambiente più idoneo ad assolvere l’obbligo di assicurare una graduale educazione della vita sessuale, in

maniera prudente, armonica e senza particolari traumi. L’avv. Amato a riguardo ha citato Papa Francesco il quale tantissime volte si è espresso sul tema gender nelle sue omelie, come si è verificato al Bice (Bureau international catholique de l’enfant) l’11 aprile 2014: “Occorre ribadire il diritto dei bambini a crescere in una famiglia, con un papà e una mamma capaci di creare un ambiente idoneo al suo sviluppo e alla sua maturazione affettiva. Continuando a maturare nella relazione, nel confronto con ciò che è la mascolinità e la femminilità di un padre e di una madre, e così preparando la maturità affettiva. Ciò comporta al tempo stesso sostenere il diritto dei genitori all’educazione morale e religiosa dei propri figli. E a questo proposito vorrei manifestare il mio rifiuto per ogni tipo di sperimentazione educativa con i bambini. Con i bambini e i giovani non si può sperimentare. Non sono cavie da laboratorio! Gli orrori della manipolazione educativa che abbiamo vissuto nelle grandi dittature genocide del secolo XX non sono spariti;

conservano la loro attualità sotto vesti diverse e proposte che, con pretesa di modernità, spingono i bambini e i giovani a camminare sulla strada dittatoriale del “pensiero unico”. “Quest’aberrante ideologia si sta diffondendo anche nei nostri asili nido”, ha ribadito Amato, come si è purtroppo verificato con il “gioco del rispetto” in 45 scuole dell’infanzia, iniziativa promossa dal comune di Trieste e riportata anche da diversi quotidiani nazionali. In cosa consisteva il “gioco del rispetto”? Questa attività puntava a verificare le conoscenze e le credenze di bambini e bambine su cosa significhi essere maschi o femmine, a rilevare la presenza di stereotipi di genere e ad attuare un primo intervento, che avrebbe consentito loro di esplicitare e riorganizzare i loro pensieri, offrendo ai bambini anche un punto di vista alternativo rispetto a quello tradizionale. I genitori dei bambini hanno comunque manifestato la loro indignazione soprattutto in merito ai giochi proposti nel progetto e ad alcune frasi riportate nelle schede di gioco contenute nel kit distribuito negli istituti che hanno


Caso Gender

12 settembre 2015

kaire@chiesaischia.it

bambini aderito all’iniziativa. Uno di questi prevede che la maestra, dopo aver fatto fare ai piccoli alunni un po’ di attività fisica, faccia notare che le sensazioni e le percezioni provate dai piccini sono uguali. «Per rinforzare questa sensazione – si leggeva nel manuale a disposizione delle insegnanti - i bambini/e potevano esplorare i corpi dei loro compagni e ascoltare il battito del cuore a vicenda o il respiro». «Ovviamente – si leggeva ancora - i bambini potevano riconoscere che vi erano differenze fisiche che li caratterizzavano, in particolare nell’area genitale». Tra i giochi proposti vi era pure quello del “Se fossi”, durante il quale i bambini utilizzando dei costumi si travestivano e indossavano dei vestiti diversi dal loro genere di appartenenza. Ultimo aspetto toccato che ha suscitato nei presenti molto stupore è che in Gran Bretagna i bambini potranno cambiare sesso già a 9 anni. A offrire lo speciale trattamento, come riporta il “Mail on Sunday”, sarà un trust del Servizio sanitario britannico che permetterà ai bambini di ritardare la loro pubertà con farmaci specifici (Un’iniezione mensile nello stomaco dei bambini); tali farmaci, noti come bloccanti ipotalamici, bloccano, infatti, lo sviluppo degli organi sessuali, nonché la neutralizzazione della naturale produzione di ormoni maschili e

19

femminili, che comporta nei maschi l’interruzione della crescita dei peli sul viso e del cambio del tono di voce e per le femmine il blocco del ciclo mestruale. Il fatto aberrante è che tale pratica è in fase di elaborazione anche qui in Italia, infatti è al vaglio la proposta fatta dal reparto di medicina della sessualità e andrologia dell’ospedale fiorentino, che ha già presentato richiesta di autorizzazione al consiglio sanitario regionale della Toscana e alla commissione del farmaco per i piccoli che soffrono di disforia di genere. L’ Avv. Amato ci ha invitato a documentarci su internet in caso di dubbi a riguardo. Cosa fare dinanzi a questa deriva? Amato ha concluso il suo libro “Gender distruzione” con queste significative parole. “La saggezza dell’ars militaris insegna che a fronte di un buon piano di invasione da parte del nemico, occorre predisporre un altrettanto efficace piano di difesa e contrattacco. Il punto è che bisogna prima convincere che un piano di invasione esiste. Non è facile destare gli increduli, i dubbiosi, i pavidi, gli incerti, i sonnolenti, i pessimisti cronici, gli scettici, i disfattisti. Il grande San Pio X ricordava, con fine realismo, che da temere non è tanto la forza dei cattivi, quanto la fiacchezza dei buoni”. GGLubrano


20

Liturgia 12 settembre 2015

www.chiesaischia.it

Commento al Vangelo

Domenica 13 settembre 2015

E tu chi dici che io sia? Di don Cristian Solmonese

C

ari amici, ogni anno, puntualmente, all’inizio dell’anno pastorale nelle nostre parrocchie, dopo la parentesi estiva, troviamo lo stesso vangelo: opportuno, insistente, destabilizzante. Si parla molto di Gesù, ieri come oggi. Sui giornali, nei dibattiti, tra amici, Gesù è un mistero irrisolto, inquietante, difficile da decifrare. Chi è, veramente, Gesù di Nazareth? Le risposte le conosciamo: un grand’uomo, un uomo mite, un messaggero di pace, uno dei tanti uccisi dal potere. Tutto vero, ma ci si ferma qui; un po’ come le risposte degli apostoli: un buon ebreo, un profeta, la ripresentazione di Giovanni Battista. Nessuno coglie il senso profondo dell’identità di Gesù. In quel guazzabuglio della città di Cesarea di Filippo, città costruita a gloria dei Cesari in cui si adoravano un’accozzaglia di divinità, Gesù si chiede: chi sono per la gente in mezzo a questo politeismo dominante? Difficilmente si accetta la testimonianza della comunità dei suoi discepoli: Gesù è Cristo, Gesù è Dio stesso. Meglio dar retta alla teoria di moda per dire sempre e solo una cosa, da duemila anni: il Gesù vero non è quello (sconcertante) che vi hanno raccontato. Gesù non ci sta e, a bruciapelo, pone oggi a ciascuno di noi la domanda: Voi chi dite che io sia? Già. E per me? Per me solo, dentro, senza l’assillo di dare risposte sensate o alla moda, senza la facciata e l’immagine da tenere in piedi? Simone osa, si lancia: tu sei il Messia. Risposta forte, esagerata, ardita: in nessun modo Gesù assomiglia al messia che la gente si aspetta, così comune, dimesso, arrendevole, misericordioso. Nulla. Gesù spiega cosa Dio è venuto a fare, cosa ha in mente, Gesù non andrà a conquistare il Potere ma a mettersi nelle mani di chi detiene il potere. Per la prima volta

compare nel testo la follia della croce; Dio sceglie di assomigliare non ai potenti ma ai torturati e agli uccisi del mondo. Gesù è venuto a fare una rivoluzione, è venuto a cambiare l’idea che abbiamo di potere ed è venuto a cambiare la nostra idea di Dio che abbiamo nel cuore. Non un Dio combattivo, guerriero distruttore con la forza del male, non un Dio conquistatore. Potere per lui è amare, è vero dominio. I poteri del mondo sono impotenti contro l’amore. Anche se il mondo vorrà schiacciarlo, ucciderlo, questo amore risorgerà. È talmente sconvolgente questa logica che Pietro non l’accetta, non la capisce. Per capire e cominciare ad amare il volto del Dio crocifisso, Pietro deve aprire il suo cuore, deve imparare ad amare. Gesù gli dice a Pietro di rioccupare il posto che spetta al discepolo mettendosi dietro di lui. Quando l’uomo si mette al posto del maestro, diventa detentore del potere sulla vita, sugli altri, e questo lo vediamo ogni giorno: uccisioni, aborti, sperimentazioni genetiche, persecuzioni. Cammina dietro di me! Anche nel nostro piccolo lo vediamo; quando non camminiamo dietro il maestro imponiamo, siamo despoti, egoisti, egocentrici. Per capire la logica di Dio, Gesù detta le condizioni. Rinnega se stesso. Spesso questa frase viene capita male; non vuole dire mortificati, fai penitenza, soffri, ma significa che non sei tu il centro della esistenza. Gesù non vuole dei frustrati al suo seguito ma gente che ha vita piena. Impara sconfinare oltre te. Prenda la sua croce e mi segua. È una delle frasi più belle, più usate ma anche la più fraintesa. Tante volte è una rassegnazione: sopporta, rassegnati. Gesù non dice sopporta, ma prendi. Il discepolo deve prenderla; Dio non da la croce ma il discepolo la prende attivamente. La croce sulla bocca di Gesù indica la lucida follia d’amore di Dio, amore fino a morirne; essa è il giogo dell’amore, il riassunto della vita di Gesù. Prendere su di se la croce, significa prendere su di se il riassunto della vita di Gesù. Il verbo “Seguimi” completa l’espressione precedente e in questo caso significa fai come Gesù: il tenero che si commuove per i passeri del campo e la figlia di Giairo morta, il rabbi che amava i banchetti, il povero mai entrato nei palazzi dei prigionieri da uomo libero, l’uomo che sa prendere la parte dei poveri e degli ultimi, colui che sempre è rivolto nel Padre. Seguimi, vivi un’esistenza che assomiglia alla mia, e sarai felice libero. Cari amici, come risponderemo alla domanda di Gesù? Inoltre saremo capaci di farlo con i fatti, con una reale sequela? Buona domenica!


Ecclesia

21 12 settembre 2015

kaire@chiesaischia.it

Evangelizzazione della famiglia Di Ordine Francescano Secolare di Forio

P

apa Francesco continua le sue catechesi sulla famiglia, approfondendo ogni suo aspetto prima del “Sinodo generale sulla famiglia” che incomincerà il prossimo 4 ottobre, giorno scelto non a caso, festa di san Francesco d’Assisi, il santo patrono d’Italia a cui il Papa vuole affidare il buon esito di esso, con l’aiuto della luce dello Spirito Santo. Lo scorso 2 settembre ha parlato dell’evangelizzazione della famiglia, la quale a sua volta diventa strumento evangelizzatore per altre famiglie, lontane dalla fede e da opere di carità: “ … questi stessi legami familiari, all’interno dell’esperienza della fede e dell’amore di Dio, vengono trasformati, vengono “riempiti” di un senso più grande e diventano capaci di andare oltre sé stessi, per creare una paternità e una maternità più ampie, e per accogliere come fratelli e sorelle anche coloro che sono ai margini di ogni legame. … La sapienza degli affetti che non si comprano e non si vendono è la dote migliore del genio famigliare. Proprio in famiglia impariamo a crescere in quell’atmosfera di sapienza degli affetti. La loro “grammatica” si impara lì, altrimenti è ben difficile impararla. Ed è proprio questo il linguaggio attraverso il quale Dio si fa comprendere da tutti. … La circolazione di uno stile famigliare nelle relazioni umane è una benedizione per i popoli: riporta la speranza sulla terra. Quando gli affetti famigliari si lasciano convertire alla testimonianza del Vangelo, diventano capaci di cose impensabili, che fanno toccare con mano le opere di Dio, quelle opere che Dio compie nella storia, come quelle che Gesù ha compiuto per gli uomini, le donne, i bambini che ha incontrato.”Già papa Giovanni XXIII nella costituzione Humanae salutis del 25 dicembre 1961, per la convocazione del Concilio Vaticano II, diceva: «Mentre l’umanità

è alla svolta di un’era nuova, compiti di una gravità e ampiezza immensa attendono la Chiesa, come nelle epoche più tragiche della sua storia. Si tratta, infatti, di mettere a contatto con le energie vivificatrici del Vangelo il mondo moderno …». C’è bisogno, dunque, della ri-evangelizzazione delle culture che una volta erano cristiane. Chi più di san Francesco e delle tre Famiglie francescane (OFM, OSC, OFS) possono essere prese d’esempio nel nostro tempo, poiché anche oggi è possibile vivere il Vangelo nella propria vita e nella propria famiglia con la semplicità e l’amore per il Signore come sono vissute dai francescani, nonostante i mutamenti della storia e della cultura? Lo stesso papa Giovanni Paolo II ha pronunziato ad Assisi a pochi giorni dalla sua elezione, il 5 novembre 1978, un’affettuosa invocazione a san Francesco: «Aiutaci, san Francesco, ad avvicinare alla Chiesa e al mondo di oggi il Cristo». Questa è la finalità della nuova evangelizzazione: avvicinare Cristo alla Chiesa. Giovanni Paolo II suggeriva che l’evangelizzazione è possibile se c’è un rapporto stretto tra cultura, intesa come studio, e spiritualità. Papa Francesco conclude questa sua stupenda catechesi dicendo: “Dove c’è una famiglia con amore, quella famiglia è capace di riscaldare il cuore di tutta una città con la sua testimonianza d’amore. … Lo Spirito porterà lieto scompiglio nelle famiglie cristiane, e la città dell’uomo uscirà dalla depressione!”. Interceda san Francesco perché aiuti le famiglie di oggi a lasciarsi evangelizzare dal soffio dello Spirito e a diventare famiglie missionarie del Vangelo.

Rifiutare lo Spirito Santo è rischiare di perdere per sempre la vita eterna Di Antonio Magaldi

U

na vita in peccato mortale, trascorsa senza rimorsi, né pentimenti, conduce all’impenitenza finale. La persona in tale stato, rischia di trovarsi in punto di morte senza sapere che fare, né cosa dire. Ciò succede a chi non pensa mai alla morte. Però è anche vero che Colui che ci ha creati ama le sue creature e vuole che tutte si salvino, per ottenere ciò ha mandato il Suo Figlio Gesù sulla terra per riscattare i peccatori. Colui che ci ha creati non ci salva senza il nostro libero consenso. Morire da impenitente è peccato imperdonabile contro lo Spirito Santo. Mi direte perché? Perché lo Spirito Santo, che procede dal Padre e dal Figlio, comunica e dona a tutte le creature l’Amore del Padre ed i meriti del Sangue preziosissimo del Figlio per convincere tutti a chiedere perdono dei propri peccati. Il peccato è un gran male, ma è cosa molto peggiore di non dargli importanza e l’ostinarsi in esso. Noi spesso siamo precisi in tutto, mentre non diamo importanza alle nostre relazioni con Dio, considerato un estraneo e persino un intruso. Pio XII e, dopo di lui Giovanni Paolo II, hanno affermato che il più grande peccato oggi è quello che l’uomo non riconosce più il peccato e non lo vuole più riconoscere. Il peccato impedisce che l’uomo raggiunga la sua felicità e la sua salvezza. Fratello che leggi, non dirmi che sei diventato ateo per certe circostanze, per scandali subiti, o per la convinzione ben ragionata e sperimentata. Dio è al di sopra di tutti, ed è vicino a te che non tu a te stesso. Egli ti ama e non ti tradisce. Dimmi, hai sperimentato il vero amore? Hai amato i poveri, gli oppressi, i bambini che muoiono di AIDS? Si, proprio qui troverai Dio, infallibilmente tu, caro fratello cerchi l’amore ma lo cerchi là dove non lo troverai mai. Come puoi accontentarti dello squallore? Dio è Amore, Dio è l’Amore e, l’Amore non è contento se non distribuisce amore in abbondanza e gratuitamente, per questo Egli non ti lascerà mai in pace fino a quando non ritornerai nella sua casa. Il Suo Santo Spirito si muove come una brezza dolcissima e a volte anche come un uragano per svegliarti dal sonno del peccato e per attirarti a sé. Ti prego, oltre quanto detto, per non arrivare impreparato alla morte, è bene chiedere ogni giorno perdono a Dio, senza dimenticarci del sacramento della Riconciliazione , non esiste nulla di meglio per vivere sereni e felici. È inutile

che uno si mette a combattere contro Dio e a ignorarLo, l’Amore di Dio vince qualsiasi nemico. Dio è più forte di ogni cattiveria. Beato l’uomo, la donna, che avrà la visita di un sacerdote negli ultimi istanti della sua vita. «Come si può vivere da cristiani senza lo Spirito Santo? Come si può amarLo senza conoscerLo? Come si può conoscere se poco o niente se ne parla e non si è stimolati a conoscerLo?» (P. David De Angelis cappuccino, fondatore dell’Opera dello Spirito Santo N. 15.05.1912 – 29.11.1996). Papa Francesco: «Dobbiamo ricordare che il protagonista del perdono dei peccati è lo Spirito Santo» (Udienza del 20.11.2013).


22

Testimoni 12 settembre 2015

www.chiesaischia.it

I 70 anni di

Don Ciotti vangelo e servizio

Di Antonio Maria Mira per Avvenire

I

l regalo dice di averlo «già ricevuto: sono gli incontri della mia vita, le persone che mi hanno arricchito, messo di fronte ai miei limiti e contraddizioni, reso una persona più attenta e spero migliore. Questo è il vero regalo, che dura da 70 anni». Sono i 70 anni che giovedì 10 settembre ha compiuto don Luigi Ciotti, fondatore e presidente del Gruppo Abele e di Libera. Li ha festeggiati nel suo paese d’origine, Pieve di Cadore, da dove la famiglia migrò a Torino. «Io sono solo un piccolo uomo che ce la mette tutta, innamorato di Dio e come cittadino italiano della Costituzione. Ho sempre avuto come riferimento il Vangelo e questo riferimento nella mia vita non è mai venuto meno. E anche nei momenti difficili di giudizi, di attacchi, di strumentalizzazioni mi sono sempre tenuto saldo al Vangelo, alla parola di Dio, scomoda, difficile, provocante». Parla di bilanci, di futuro, di giovani, di perdono, di Chiesa e di politica, di dolore, di Dio e molto di Papa Francesco. «In questi anni ho incontrato nella Chiesa delle belle testimonianze che per me sono state importan-

ti nei momenti difficili. Figure che mi hanno aiutato, capito, ma anche molto fango che mi ha raggiunto. Quella di oggi è una Chiesa in cui mi ritrovo che dice cose chiare, che non fa giri di parole, che ha dei segni che riescono a parlare e sono comprensibili a tutti. Un Papa che parla del disastro ambientale e del disastro sociale, che si rivolge alla politica per chiedere conto di quello che deve fare ma che si rivolge anche a noi per chiedere conto di cosa noi dobbiamo fare. Questa è una Chiesa che sento dentro di me. Anche se c’è ancora chi dice “che bravo il Papa” e poi continua a fare come prima. Però sono convinto che il Padreterno darà una bella pedata anche a questi per rimettersi in gioco». Don Luigi, 70 anni: punto d’arrivo o di ripartenza? Di continuità. Il percorso della vita non è un fatto anagrafico. La vita ci chiede di vivere ogni giorno come se fosse il primo - aprendoci allo stupore del nuovo - e come se fosse l’ultimo, facendo di ogni istante una ricerca d’infinito. Con tutti i miei limiti ho sempre cercato di vivere così e, se il Padreterno vorrà, continuerò a farlo. Quale il bilancio come uomo e come prete? Faccio fatica a distinguere le due dimensioni. Ho sempre cercato di saldare Cielo e Terra e i miei riferimenti sono innanzitutto il Vangelo e poi la Costituzione. Nel Vangelo c’è molta “politica”, laddove si denunciano i soprusi, le ingiustizie, le ipocrisie. E la Costituzione ha uno spirito evangelico quando afferma la dignità e l’uguaglianza di tutte le persone. I bilanci servono se sono onesti, se non sono “falsi in bilancio” morali, se sono occasioni di crescita, stimoli a fare di meglio e di più. Se a motivarli è la consapevolezza che a parlare, alla fine, saranno i fatti, i segni che hai lasciato nelle vite degli altri, il modo in cui hai sostenuto le loro speranze e difeso i loro diritti. Tanta strada fatta, quale il momento più faticoso? Ce ne sono stati tanti. Faticosi sono stati quei momenti in cui, confrontandomi con i miei limiti, ho dovuto dire “no” a una richiesta d’aiuto. Decisioni che mi hanno sempre lasciato uno strascico di dubbi, di amarezza, d’impotenza. E quale il ricordo più bello? Anche qui più d’uno. Belli e incancellabili tutti i momenti in cui ho visto le persone rialzarsi, ritrovare una dignità e un senso alla vita. Poi, certo, indimenticabile è l’incontro con Papa Francesco, il nostro prenderci per mano. Io così piccolo e lui così grande. In tutti questi anni ha incontrato tanto dolore, sofferenza, la morte, la violenza. Si è mai arrabbiato con Dio? Gli ha chiesto il perché? E come ha risposto? Gliel’ho chiesto tante volte. Di fronte a una bara, di fronte alla malattia, alla violenza, alla corruzione e alla diffamazione. E anch’io, come Elia, ho ricevuto la mia simbolica focaccia e brocca d’acqua: “Fermati, ristorati e riprendi ad attraversare la notte, il deserto”. La fede, del resto, non è solo consolazione. È prima di tutto un cammino, una costruzione di giustizia, una ricerca di senso e di verità. Lei sa, perché lo tocca con mano, di essere un forte esempio per i giovani. Cosa vorrebbe riuscire a dire loro? Non sono e non mi sento un esempio. Posso solo dire che i giovani li sento “dentro” di me forse anche perché mi rivedo in loro. Ho ini-


23

Testimoni

12 settembre 2015

kaire@chiesaischia.it

ziato che non avevo neanche vent’anni, nella Torino degli anni 60. Ho vissuto con coetanei figli della grande immigrazione dal sud, poveri, emarginati. Ho condiviso la loro quotidianità, colto la loro rabbia e le loro speranze, dormito nei vagoni dove si riparavano dal freddo invernale. Cosa dire ai giovani? Di non scoraggiarsi, di non perdere la speranza. Parlava ai giovani don Tonino Bello quando scrisse queste splendide parole: “Diventate la coscienza critica del mondo. Diventate sovversivi. Non fidatevi dei cristiani “autentici” che non incidono la crosta della civiltà. Fidatevi dei cristiani “autentici sovversivi” come San Francesco d’Assisi”. Nel mio piccolo direi loro anche che non c’è libertà senza responsabilità. E che in questo vivere la libertà con gli altri e non a danno loro, anche un giovane può dare un forte contributo. Si può essere anagraficamente piccoli, ma grandi e generosi dentro. Ha incontrato tanti mafiosi. Sono irrecuperabili o come dice Papa Francesco anche per loro c’è il perdono? C’è un perdono per tutti. Ma al pentimento deve seguire una conversione, una vera trasformazione interiore. Nel Gruppo Abele abbiamo accolto persone che dopo aver commesso delitti gravi hanno deciso di risarcire il male commesso con l’impegno sociale. Dobbiamo offrire una chance a chi ha sbagliato, in accordo alle leggi e nel rispetto delle vittime e dei loro familiari. Nessuno è irrecuperabile. E non c’è peccato - ci ricorda il Papa - che Dio non possa perdonare. Per il suo compleanno è tornato nel suo paese. Cosa porta dentro delle sue origini? Sono tornato l’8 settembre per la festa patronale, per ricevere la cittadinanza onoraria, incontrare gruppi di giovani e celebrare una messa nella chiesa di Santa Maria Nascente, dove sono stato battezzato. Pieve sono le mie radici. Ringrazio Dio di avermi dato il privilegio di nascere tra queste montagne, le Dolomiti, una delle Sue meraviglie. Le montagne sono state il paesaggio emotivo e esistenziale della mia infanzia, un paesaggio che non ha mai smesso di nutrirmi, anche a distanza. Ogni volta che, tra mille impegni, riesco a strappare qualche ora per andare in montagna è come tornare a casa, alla parte più profonda di se stessi, dove ciascuno trova le ragioni essenziali del suo stare al mondo. E poi le montagne sono anche mamma e papà, la storia della mia famiglia e della mia gente. Il vescovo di Torino Michele Pellegrino che la ordinò sacerdote le disse “la tua parrocchia sarà la strada”. Come è cam-

biata in questi anni la sua parrocchia? I cambiamenti della strada sono quelli della società. Nuovi volti, nuove storie, ma in fondo lo stesso bisogno di dignità, di riconoscimento, di partecipazione. Nelle attuali tragiche vicende dei migranti, dei profughi, non possiamo non riconoscere la nostra storia di ieri, immedesimarci in quella speranza di protezione, di porte aperte, di lavoro. Come non possiamo non riconoscere che su certi problemi è calato il silenzio o comandano gli slogan, le semplificazioni. Penso alle carceri, dimenticate e disumanizzate, o alla storia di tante donne e ragazze costrette a prostituirsi, diventate un problema di decoro, di “igiene sociale”. È inefficace e dannosa una politica che non parta dalla strada. Sono i poveri a fornirci le coordinate della speranza e del futuro. E già padre Pellegrino è stato un grande profeta... Si dice che l’ottimista è chi pianta un ulivo a 90 anni. Cosa vorrebbe piantare oggi? Pianto - e continuerò a farlo finché ne avrò le forze - il seme della corresponsabilità, del “noi”. Solo insieme possiamo costruire una società globale dove ci riconosciamo diversi come persone e uguali come cittadini. Cosa chiede alla Chiesa? Cosa alla politica? Alla politica di tornare alla sua vocazione di servizio alla collettività, di costruzione di bene comune, di progetto a lungo termine libero da interessi contingenti, ricerche di consenso, compromessi per conservare e perpetuare assetti di potere. Qualche segnale in questa direzione - tra ritardi, inerzie, demagogie - mi sembra di poterlo cogliere. Va incoraggiato, sostenuto. Io sono per la critica ma anche per la proposta e per l’impegno. Quanto alla Chiesa, Francesco sta indicando la strada. La Chiesa “in uscita”, povera per i poveri, purificata dal potere e dallo sfarzo è quella che sogno da una vita, a cui sono fiero di appartenere. Francesco non parla del Vangelo: lo vive. E tocca i cuori di tutti perché è capace di saldare la Terra con il Cielo.

COLLABORIAMO INSIEME Per inviare al nostro settimanale articoli o lettere (soltanto per quelle di cui si richiede la pubblicazione) si può utilizzare l’indirizzo di posta kaire@chiesaischia.it I file devono essere inviati in formato .doc e lo spazio a disposizione è di max 2500 battute spazi inclusi. Le fotografie (citare la fonte) in alta risoluzione devono pervenire sempre allegate via mail. La redazione si riserva la possibilità di pubblicare o meno tali articoli/lettere ovvero di pubblicarne degli estratti. Non sarà preso in considerazione il materiale cartaceo.

ABBONAMENTO POSTALE L’abbonamento annuale ordinario al nostro settimanale costa € 45,00 e consente di ricevere con spedizione postale a casa propria (sul territorio italiano) i 52 numeri del giornale stampati nel corso di un anno solare più eventuali “Kaire speciali”. Per chi vive all’estero, è possibile abbonarsi on line al settimanale in modo da poterlo leggere in formato Pdf a partire dalle ore 7,00 del mattino (ora italiana) nel giorno di uscita (verrà inviato via mail) e poterlo archiviare comodamente. Il settimanale online è esattamente uguale - per contenuto e impaginazione - a quello stampato su carta. L'abbonamento online costa € 45,00. LE ALTRE TARIFFE ANNUALI: Abbonamento amico €.100,00 Abbonamento sostenitore €.200,00 Benemerito a partire da €.300,00 COME PAGARE L’ABBONAMENTO Per il pagamento in contanti contattate la segreteria di “Kaire” ai seguenti numeri di telefono 081981342 – 0813334228 oppure il pagamento può essere effettuato mezzo bonifico bancario intestato COOP. SOCIALE KAIROS ONLUS indicando quale causale ABBONAMENTO KAIRE sul seguente codice IBAN IT 06 J 03359 01600 1000 0000 8660 Banca Prossima SpA. Dopo aver effettuato il pagamento inviate una mail a kaire@kairosonline.it oppure inviando un fax al 0813334228 con i seguenti dati per la spedizione: Cognome e nome: ... | indirizzo (via/cap/comune/ provincia): ... |codice fiscale: ... | telefono: ... | mail: ... nel caso l’abbonamento sia da attivare a favore di altra persona, indicare anche: Cognome e nome del beneficiario dell’abbonamento: ... Indirizzo (via/cap/comune/provincia): ...

EDICOLE DOVE POTER ACQUISTARE

Comune di Ischia Edicola di Piazza degli Eroi; Edicola di Ischia Ponte; Edicola al Bar La Violetta; Edicola di San Michele da Odilia; Edicola di Portosalvo Comune di Lacco Ameno Edicola al Bar Triangolo Edicola Minopoli sul corso Comune di Casamicicola T. Edicola di Piazza Bagni; Edicola di Piazza Marina; Comune di Forio Edicola del Porto; Edicola di Monterone



Turn static files into dynamic content formats.

Create a flipbook
Issuu converts static files into: digital portfolios, online yearbooks, online catalogs, digital photo albums and more. Sign up and create your flipbook.