Kaire 36 Anno II

Page 1

www.chiesaischia.it

Il settimanale di informazione della Chiesa di Ischia ANNO 2 | numero 36 | 5 settembre 2015 | E 1,00

“Poste Italiane S.p.A. – Spedizione in abbonamento postale – 70% Aut: 1025/ATSUD/NA”

Inchiesta anoressia e bulimia Quando i disturbi alimentari impediscono di essere se stessi. Cosa fare quando ci si trova in uno di questi casi? Quali sono i campanelli d’allarme? Quali i rimedi? A cura della dott.ssa Rossella Verde, psicologa

ASL REVOLUTION

Cento pezze con tanta Il governatore della regione Campania Vincenzo De Luca va dritpassione to e spedito per risollevare la sanità campana contro i tagli e gli Di Gina Menegazzi

sprechi. Uno spiraglio per la sanità isolana e per il nostro Sir?

V

enerdì 28 agosto, ore 21, alla Porta del Martello, parzialmente ricostruita, inizia la prima di 100 pezze d’Amore – Sacra Rappresentazione della vita di San Giovan Giuseppe della Croce per le vie di Ischia Ponte. Sono state due ore di spettacolo davvero emozionanti. Seguire il vecchio frate Casimiro che raccontava la vita del santo facendola rivivere proprio lì dove lui l’aveva vissuta; ascoltare l’annuncio della nascita da “quel” balcone; accompagnare il bimbo portato in braccio dalla madre; guardare le corse e le schermaglie di quei ragazzini in abiti secenteschi, non molto diverse da quelle che quegli stessi ragazzini vivono oggi; partecipare della scelta di vita del santo e assistere alla sua partenza da quel pontile, in una continua commistione di passato e presente, con la partecipazione viva del pubblico-pellegrino tutto attorno, che applaudiva non gli attori, ma le frasi, la vita del santo, che si segnava quando il priore o il santo benedicevano, sono stati molto più di una semplice rievocazione storica. Abbiamo girato per le strade d’Ischia Ponte, avanti e indietro, seguendo la vita di Giovan Giuseppe, veContinua a pag. 2

VILLA ARBUSTO Dopo Chiamparino, anche l’attore Orsini ha visitato il museo. Con questi testimoni il destino del museo sarà meno oscuro?

PARROCCHIA S.SEBASTIANO M. - FORIO 40 ragazzi al Campo scuola con don Pasquale Mattera, per prepararsi all’anno della Misericordia.

FESTEGGIAMENTI DI SAN GIOVAN GIUSEPPE Le offerte ricavate andranno per il fondo di carità che nel silenzio aiuta tanti isolani in difficoltà.

KAIRE ESTATE Viaggio nei vitigni autoctoni ischitani. Un tentativo lodevole di salvare dall’estinzione quelli meno conosciuti.


2

Santo Patrono

Santo Patrono

5 settembre 2015

www.chiesaischia.it

kaire@chiesaischia.it

3 5 settembre 2015

Continua da pag. 1 dendo le sue scelte (alcune forse troppo dure ai nostri occhi), anche imposte ad altri, assistendo al suo invecchiare – ed è stato molto bello, secondo me, che l’attore non fosse “truccato” da San Giovan Giuseppe con zella e verruca sul volto, quasi a ricordarci che chiunque potrebbe… - abbiamo conosciuto un uomo certamente scomodo, ma proprio per questo più vero, che ci ha fatto capire come la santità non sia dietro l’angolo. Certo, un racconto non agiografico: del santo sono state mostrate le spigolosità, la rigidezza, la durezza; i miracoli sono stati raccontati in modo marginale, la sua tenerezza forse solo sfiorata, l’impegno per rappacificare gli Alcantarini appena accennato, ma penso che sia stato il modo giusto di far conoscere un personaggio di cui a Ischia tutti conoscono il nome, il soprannome e alcuni aspetti, pochi molto di più. Mi hanno colpito alcune scene più dolorose, come quella della madre che piange il figlio morto e il santo le ricorda come lei sarebbe felice se lo sapesse chiamato al servizio del re di Spagna: davvero dobbiamo riflettere sul valore e l’importanza che diamo alle cose del mondo. E alla fine, quel corpo portato a braccia per il paese con quei bellissimi piedi sporchi che sono stati per me un segno tangibile della sua “umanità” -, mentre attorno la gente si segnava al passaggio, quasi fosse un vero funerale, anche chi, come molti negozianti, non aveva potuto seguire tutto il racconto. Due piccole cose poi mi hanno commosso: quella barella vuota in mezzo alla chiesa che richiamava così tanto la Resurrezione e… l’abbraccio liberatorio dell’attore “Giovan Giuseppe della Croce” con il nostro vescovo Pietro. Un grande grazie ai registi Corrado Visone e Valerio Buono, ma soprattutto ai ragazzi della Parrocchia dello Spirito Santo e a tutti coloro che si sono impegnati con passione, che hanno partecipato in vario modo, che si sono mescolati alla folla quando non erano in scena, contribuendo anch’essi a creare un’atmosfera magica e particolare per una bellissima rappresentazione. E…buon lavoro per la prossima edizione! Alessandro Privitera e Giovan Giuseppe Lubrano

Il settimanale di informazione della Chiesa di Ischia Proprietario ed editore COOPERATIVA SOCIALE KAIROS ONLUS

Riceviamo e pubblichiamo

Santo Patrono Alcune impressioni… Oriana e Alessandro, da Genova è davvero raro imbattersi in rappresentazioni così coinvolgenti, sia sul piano artistico che su quello spirituale, e così cariche da riuscire ad appassionare molte persone, fino a farle sentire parte integrante dello spettacolo. “Cento pezze d’Amore” ha davvero toccato il cuore di tanti, attraverso un vero e proprio pellegrinaggio/processione per le vie del borgo. Ne è la prova il fatto che, alla fine, molte persone hanno sentito l’esigenza di entrare in Chiesa a salutare la statua del Santo, sostando nei banchi in preghiera e commozione. Commozione che non è mancata anche durante i vari atti, dove gli attori hanno saputo raccontarci la vita di san Giovan Giuseppe calandosi perfettamente in ogni personaggio. In particolare, ci hanno molto colpito due momenti: quello della vestizione del Santo, dove dallo sguardo di “Cento Pezze” traspariva proprio un innamoramento limpido e puro verso Dio; e la doppia processione finale, dove il Santo si trova quasi a ripercorrere la strada della sua vita per prepararsi alla morte (ci è apparso molto toccante il gesto, forse non studiato, di san Giovan Giuseppe che osserva la casa in cui è nato) e viene poi riaccompagnato dal suo popolo verso la Gloria. Davvero complimenti. Grazie dell’esperienza che ci avete donato e speriamo di riviverla negli anni a venire.

durante la rappresentazione. Eravamo tante persone a seguire l’evento ma c’era un raccoglimento sacro. Veniamo da tanti anni ad Ischia proprio in occasione della festa di san Giovan Giuseppe della Croce, e ci siamo sentiti “male” a pensare che in tutti questi anni non conoscevamo la storia e la vita di questo splendido, umile e povero santo. Speriamo che questo evento possa continuare anche il prossimo anno. Franco, Donato e Antonia, Roma Poter fare una vacanza in questo Paradiso dal nome Ischia è davvero il centuplo. Ma scoprire che esistono giovani (e quanti giovani!!!) che sono “assetati” della vita di questi santi e cercano di imitarli (non solo con una rappresentazione teatrale), questo fa ben sperare in un futuro migliore. Complimento al vostro parroco don Carlo perché è un trascinatore di giovani che hanno scoperto Dio-Amore attraverso San Giovan Giuseppe. Per il prossimo anno pensate di fare nelle varie stazioni teatrali dei piccoli palchetti in modo tale che tutti riescono a seguire la rappresentazione….forse non vi aspettavate tutto questo afflusso di gente.

Davide e Giuseppina, con i figli Mattia e Roberta, Verona Siamo rimasti colpiti dal clima di serenità e di pace che si respirava

Via delle Terme 76/R - 80077 Ischia Codice fiscale e P.Iva: 04243591213 Rea CCIAA 680555 - Prefettura di Napoli nr.11219 del 05/03/2003 Albo Nazionale Società Cooperative Nr.A715936 del 24/03/05 Sezione Cooperative a Mutualità Prevalente Categoria Cooperative Sociali Tel. 0813334228 Fax 081981342 info@kairosonline.it pec: posta.kairos@pec.it Registrazione al Tribunale di Napoli con il n. 8 del 07/02/ 2014

Direttore responsabile: Dott. Lorenzo Russo direttorekaire@chiesaischia.it @russolorenzo Direttore Ufficio Diocesano di Ischia per le Comunicazioni Sociali: Don Carlo Candido direttoreucs@chiesaischia.it Progettazione e impaginazione: Gaetano Patalano per Cooperativa Sociale Kairos Onlus

Redazione: Via delle Terme 76/R - 80077 Ischia kaire@chiesaischia.it | @chiesaischia facebook.com/chiesaischia @lagnesepietro Tipografia: Centro Offset Meridionale srl Via Nuova Poggioreale nr.7 - 80100 Napoli (NA) Per inserzioni promozionali e contributi: Tel. 0813334228 Fax 081981342 oppure per e-mail: info@kairosonline.it

Il settimanale è stampato su carta riciclata utilizzando inchiostri vegetali non inquinanti presso uno stabilimento le cui attività prelevano una quantità di energia minore di quella prodotta dal proprio impianto fotovoltaico (a ridotta emissione CO2).

Martina, da Casamicciola Terme Mi sono emozionata in vari momenti durante la manifestazione 100 pezze d’amore. Conosco San Giovan Giuseppe da quando sono nata, ma non avevo mai scoperto queste sue doti così umili, povere, amorevoli verso il prossimo e verso Dio. In vari momenti ho notato che il vescovo Lagnese era visibilmente emozionato (con occhi lucidi). Questo mi ha dato la certezza che è un vero Pastore mandato da Dio. Forza Padre Pietro, sei il nostro San Giovan Giuseppe, siamo con te.


4

Santo Patrono

Sanità

5 settembre 2015

www.chiesaischia.it

5 settembre 2015

kaire@chiesaischia.it

I SOLENNI FESTEGGIAMENTI IN ONORE DI SAN GIOVAN GIUSEPPE DELLA CROCE

De Luca farà le pulci all’Asl adesso a Monteruscello fermino la distruzione dei servizi!

“Frate Cento Pezze” tra la sua gente

Di Silvia Pugliese

A

nche quest’anno dopo un’estate ricca di appuntamenti religiosi e non, arriva la tanto attesa festa patronale di settembre, culmine e termine dell’estate isolana. Quest’anno per volere del comitato dei festeggiamenti, è stato dato un taglio nuovo e tradizionale allo stesso tempo, riconfermata la presenza dell’emozionante Fanfara dei Bersaglieri e della Banda Musicale Città di Ischia e di Forio, sono state curate con attenzione e amore le processioni e le celebrazioni, seguite sempre con grande parte-

cipazione e devozione dai fedelissimi del “zelluso”, ischitani e non. Immancabile l’attenzione alla carità, il grande desiderio del nostro Santo Concittadino, che si è sempre battuto perché i suoi figli e fratelli spirituali ascoltassero le sue parole, ormai celebri: “Fate la carità”. Nel borgo è stata allestita come ogni anno la “pesca missionaria”, il cui raccolto viene devoluto per le missioni a sostegno delle suore che si occupano dell’educazione e istruzione dei bambini poveri e delle loro famiglie. Inoltre le offerte dei fedeli, raccolte durante la questua su tutta l’i-

sola, e durante le giornate di festa, vanno ad alimentare ogni anno il fondo di carità “frate cento pezze” che nel silenzio aiuta tanti isolani in difficoltà, della parrocchia e non. E infine la grande novità di quest’anno, la rappresentazione itinerante della vita del santo, “Cento Pezze D’Amore” che ha radunato centinaia di persone nel borgo di Ischia Ponte, per conoscere e celebrare la vita di un grande Santo, il nostro unico concittadino santo. Immancabili le polemiche e le critiche, di chi non sa e conosce, che la comunità accetta e accoglie con pazienza, ma la parrocchia vive un momento di grande Grazia, condi-

visa con quanti hanno partecipato a questi giorni di festa che ancora una volta, con l’emozione di sempre, il Cielo e il nostro Frate Cento Pezze ci hanno concesso. E i momenti di vero paradiso sono stati tanti, primo fra tutti la Sacra Rappresentazione della vita di San Giovan Giuseppe, che ha permesso a quanti hanno partecipato di impegnarsi attivamente offrendo il proprio talento artistico per un grande progetto d’amore, e a quanti hanno assistito, di sentirsi parte della vita di questo Gran Santo, conoscendolo meglio e apprezzando i suoi esigenti e radicali insegnamenti, sempre attuali e motivati dal suo amore folle verso la sua isola e la sua gente. Un’esperienza difficile da descrivere a parole, se non con la grande gioia dei tanti turisti e dei tanti isolani che hanno sentito il grande amore del Santo, attraverso la devozione dei tanti che spendevano la propria vita per celebrarlo e farlo conoscere. E ancora la Santa Messa presieduta dal nostro vescovo, durante la quale Padre Pietro ci ha raccomandato di non fermarci ad osservare le tradizioni degli uomini, una via facile, che ci fa sentire protetti e corazzati, ma riconoscerci deboli e peccatori e di avere come nostra unica forza la Croce di Cristo, l’accoglienza della Sua Parola, come fece fra Giovan Giuseppe nella sua vita, sempre determinato nel seguire Gesù, senza compromessi, senza mezze misure, senza mai tirarsi indietro. Parole forti e determinate, come determinato è stato il nostro Protettore. Parole che restano come un monito, un testamento, per quanti vogliono avvicinarsi a dei festeggiamenti, come organizzatori, partecipanti, semplici osservatori o datori di opinioni. Andrea Di Massa

Di Isabella Marino – Quischia.it

F

INALMENTE! Dopo mesi e mesi di totale sordità e chiusura a ogni appello, segnalazione, richiesta e implorazione, la politica si è svegliata dal (sospetto) letargo in cui si era vergognosamente crogiolata e ha dato il segnale di esistenza in vita che in tanti auspicavano. Auspicavamo. E adesso trova alimento la speranza che si riesca a mettere fine al più presto alla “macelleria sanitaria” che l’Asl Na2 Nord ha praticato con pervicace sistematicità negli ultimi anni, addirittura con una accelerazione negli ultimi mesi, ai danni della sanità pubblica soprattutto nel suo territorio “marginale”, cioè le isole. Sono andati avanti come bulldozer a Monteruscello, fregandosene di tutto e tutti, facendo scempio dei diritti fondamentali dei più deboli, travolgendo e stravolgendo ogni logica, trascurando finanche il rispetto delle leggi e usando la “spending review” come alibi per scelte che hanno risparmiato solo sulla pelle dei malati. E pensavano forse di chiudere la partita entro l’estate, di riuscire a completare l’opera di distruzione, già molto avanzata, prima di eventuali interventi “innovativi” da parte della politica regionale, che all’epoca del manager Ferraro aveva lasciato fare di tutto e di più. Un avallo che ha implicato una condivisione piena di responsabilità, da parte della precedente amministrazione regionale. Che con la nomina a commissaria dell’Azienda della dottoressa Iovino, già direttore sanitario compartecipe e cofirmatario delle decisioni di Ferraro, aveva voluto dare continuità proprio alla gestione precedente. Tutto il contrario, dunque, di ciò che si sollecitava e si chiedeva accoratamente da Ischia. E anche da altre realtà della

terraferma. Adesso, però, la musica sembra essere davvero cambiata. A Napoli. La dichiarazione rilasciata a “Il Mattino” dal neogovernatore DE LUCA, che detiene anche la delega alla Sanità, non lascia adito a fraintendimenti, è precisa e chiara: “Partiremo dall’Asl Na2, dove mi arrivano notizie da brividi e mi fermo qui. Rinnovo il mio avvertimento a tutti coloro che hanno posizioni di responsabilità e di gestione e che pensano in queste settimane di tentare l’assalto alla diligenza: fate attenzione. se troveremo una sola virgola fuori posto ci rivolgere-

mo alla Procura e alla Corte dei Conti, non faremo sconti a nessuno”. Da noi, più che di assalto alla diligenza, si è trattato di assalto alle vite di uomini e donne che non meritavano che si aggiungesse nuova sofferenza a quella che avevano già tanto sopportato nel loro passato. E c’è chi ha pagato un prezzo altissimo per le “strategie” dell’Asl e per i fantomatici risparmi che ne sarebbero dovuti derivare. La Procura, così come il Tar e finanche il Consiglio di Stato, si è già pronunciata e ha fatto la sua parte nella vicenda Villa Orizzonte-VillaStefania, mettendo fine ad abusi

marchiani e cercando di tutelare i diritti e le esigenze dei pazienti. Ma senza riuscirci appieno per effetto delle ulteriori e successive decisioni adottate a Monteruscello. Dove hanno sistematicamente bocciato ogni alternativa valida e possibile per arrivare alla chiusura della Sir e a disperdere i suoi ospiti. La metà dei quali ha subito una tale involuzione, da dover essere trasferita in strutture a più alta specializzazione della terraferma, di competenza di altre Asl, dove paga assai più di quanto costava un’assistenza adeguata sull’isola. CHI PAGHERA’ PER QUESTO? Faccia luce e piena chiarezza, il governatore, sulla lunga serie di inadempienze ed errori che hanno contrassegnato la storia del trasferimento a Casamicciola, in una struttura priva dei requisiti amministrativi e giuridici necessari per la cui ristrutturazione è stato speso qualche centinaio di migliaia di euro e il cui affitto, per nulla “risparmioso”, l’Asl sta ancora pagando, mentre quel che resta dei residenti della Sir è da settimane sistemato provvisoriamente in una struttura messa a disposizione dalla cooperativa di servizi che opera nelle comunità isolane. E alla quale la commissaria ha comunicato poche settimane fa l’intenzione di un drastico taglio dei fondi per le attività a supporto dei malati proprio da settembre. E faccia luce, il governatore, su come sia stato possibile che la commissione nominata dall’Asl per una “rivalutazione” delle condizioni dei residenti della Sir, abbia deciso che persone da anni in una struttura di livello assistenziale alto, con precedenti manicomiali, siano state valutate come non più bisognevoli di assistenza h24 e come in grado di gestirsi in un “gruppo appartamento”. Eppure, cinque di loro non hanno retto agli accadimenti e ai cambiamenti continui di questi mesi. Eh già, purtroppo, di virgole e punti da verificare ce ne sono parecchi, nella incredibile storia della Salute Mentale a Ischia (e forse anche fuori). Per fortuna, stavolta sembra che si sia arrivati in tempo, prima che si compisse il disastro totale, annunciato proprio per questo settembre. Adesso a Monteruscello non possono più procedere con le ruspe e devono rinunciare a versare sale sulle tante macerie già prodotte nei mesi passati. Adesso debbono fermarsi. Assafà!!!!


6

Inchiesta 5 settembre 2015

Inchiesta www.chiesaischia.it

7 5 settembre 2015

kaire@chiesaischia.it

anoressia e bulimia

Farfalle dalle ali spezzate Quando i disturbi alimentari impediscono di essere se stessi Di dott.ssa Rossella Verde - Psicologa

I

disturbi dell’alimentazione sono patologie caratterizzate da un’alterazione delle abitudini alimentari e da un’eccessiva preoccupazione per il peso e per le forme del corpo. I disordini alimentari, di cui anoressia e bulimia nervosa sono le manifestazioni più note e frequenti, sono diventati nell’ultimo ventennio una vera e propria emergenza di salute mentale per gli effetti devastanti che hanno sulla salute e sulla vita di adolescenti e giovani adulti. Negli Stati Uniti, le associazioni mediche che si occupano di disordini alimentari non esitano a definirli una vera e propria epidemia che attraversa tutti gli strati sociali e le diverse etnie. In Italia, studi pubblicati rilevano una prevalenza dello 0.2-0.8% per l’anoressia e dell’1-5% per la bulimia, in linea con i dati forniti dagli altri paesi. Una ricerca condotta su un campione complessivo di 770 persone di età media di 25 anni, tutte diagnosticate con disordini alimentari e che si sono rivolte all’Associazione per lo studio e la ricerca sull’anoressia, la bulimia, i disordini alimentari e l’obesità a Roma e Milano, ha rilevato una percentuale del 70,3% di bulimia nervosa, il 23,4% di anoressia nervosa, il 6.3 per cento di “disturbi alimentari non altrimenti specificati” (pazienti che, pur avendo un disturbo alimentare clinicamente significativo, non soddisfano i criteri per una diagnosi piena) o di altra condizione, perlopiù corrispondente a obesità. Nel campione analizzato, la data di esordio del disturbo è mediamente tra i 15 e i 18 anni, con due picchi (15 e 18 anni), età che rappresentano due periodi evolutivi significativi, quello della pubertà e quello della cosiddetta ‘autonomia’, passaggio alla fase adulta, che sono stati rilevati anche in molti altri studi sul tema. Il termine anoressia deriva dal gre-

co “anorexia” e significa letteralmente “mancanza di appetito”. Si tratta tuttavia di una definizione non del tutto appropriata, in quanto il nodo centrale dell’anoressia non è il fatto di non sentire la fame (che anzi spesso è molto presente e in genere viene negata dalla persona forse proprio perché fortemente temuta) ma un desiderio patologico di essere magre. Una persona diventa anoressica quando, riducendo o interrompendo la propria consueta alimentazione, scende sotto l’85% del peso normale per età, sesso e altezza. L’anoressia è conseguente al rifiuto ad assumere cibo, determinato da una intensa paura di acquistare peso o diventare grassi, anche quando si è sottopeso. Spesso una persona anoressica comincia con l’evitare tutti i cibi ritenuti grassi e a concentrarsi su alimenti ‘sani’ e poco calorici, con una attenzione ossessiva al contenuto calorico e alla composizione dei cibi e alla bilancia. Frequentemente i pasti vengono evitati o consumati con estrema lentezza, rimuginando a lungo su ogni boccone ingerito. Il corpo viene percepito e vissuto in modo alterato, con un eccesso di attenzione alla forma e con il rifiuto frequente ad ammettere la gravità della attuale condizione di sottopeso. Diagnosticare l’anoressia non è sempre semplice in soggetti molto

giovani, perché i cambiamenti fisici che accompagnano l’adolescenza e che comportano squilibri di peso e altezza possono mascherarne le prime fasi. Nelle ragazze uno dei sintomi più classici è l’interruzione del ciclo mestruale per almeno tre mesi consecutivi. Si possono distinguere due forme di questo disturbo: l’anoressia restrittiva, in cui la perdita di peso è ottenuta attraverso una dieta ferrea, il digiuno e/o l’eccessiva attività fisica e quella con bulimia, quando alle condotte di restrizione del’assunzione del cibo, si aggiungono episodi di abbuffate (caratterizzate da un’abnorme ingestione di cibo in un tempo ridotto e dalla sensazione di perdere il controllo durante l’episodio) alternate a condotte di eliminazione (vomito autoindotto, uso eccessivo di lassativi o diuretici). Uno dei vissuti più angoscianti delle persone anoressiche, è legato ad una errata percezione del proprio corpo, vissuto come sgradevole e perennemente inadeguato. Alcuni si sentono grassi in riferimento a tutto il loro corpo, altri pur ammettendo la propria magrezza concentrano le loro critiche ad alcune parti del corpo (di frequente la pancia, i glutei, le cosce). Il disturbo dell’immagine corporea non è imputabile ad un disturbo della percezione, in quanto si tende a sovrastimare anche il peso e

la forma di altre persone, ma mai quanto i propri. Il livello di autostima e di valutazione di sé è influenzato dalla capacità di controllare il proprio peso e i fallimenti sono seguiti da autocritica e svalutazione. Essendo gli standard attesi molto elevati e il metro di giudizio tendente al perfezionismo, diventa molto facile che gli obiettivi non vengano raggiunti e si presentino tali condizioni negative. In un primo momento lo stress e le fatiche della restrizione vengono sostituiti da un maggior senso di energia e da un generale stato di benessere. Quando però questa fase termina, il pensiero del cibo e del mangiare ritorna, insieme alla paura di perdere il controllo e alla paura che se si mangia normalmente si sarà incapaci di smettere e si ingrasserà. Con l’aumento della perdita di peso la concentrazione, la memoria e la capacità di giudizio critico diminuiscono, mentre si accentuano sempre più le emozioni negative, l’iperattività, l’irritabilità, l’asocialità e i disturbi del sonno. Nei casi in cui vi è una evoluzione cronica, o comunque una perdita di peso superiore al 25%, e/o complicazioni mediche è necessario il ricovero ospedaliero. Si parla di bulimia quando sono presenti i seguenti comportamenti: abbuffate ricorrenti, ovvero consumo di grandi quantità di cibo

indipendentemente dalla percezione di fame e con la sensazione di perdita di controllo (ad esempio: mangiare un pacco intero di merendine subito dopo un pranzo completo); condotte di compenso, finalizzate a neutralizzare gli effetti delle abbuffate, come il vomito autoindotto (che è il comportamento di compenso più frequentemente utilizzato), l’assunzione impropria di lassativi e diuretici, o la pratica eccessiva di esercizio fisico. È, inoltre, presente una continua ed estrema preoccupazione per il peso e le forme corporee. Le abbuffate sono vissute in genere con estrema vergogna e disagio; spesso sono associate a momenti di solitudine, di stress, di sensazione psicologica di vuoto o di noia, ed il cibo viene rapidamente ingerito in maniera scomposta, incoerente ed eccessiva. Quando siamo davanti a un caso di bulimia le abbuffate e le condotte compensatorie si verificano almeno 2 volte a settimana per un periodo minimo di tre mesi. La caratteristica principale della bulimia nervosa è un circolo vizioso che tende ad auto perpetrarsi tra preoccupazione per il peso, dieta ferrea, abbuffate e condotte di compenso. Parados-

salmente la dieta ferrea aumenta la probabilità e la frequenza delle abbuffate; queste aumentano la probabilità del vomito o di altre condotte eliminatorie e così via. Tra l’altro l’esposizione ad una continua restrizione calorica ed alla perdita di peso può provocare sintomi quali depressione, ansia, ossessività, irritabilità, labilità dell’umore, sensazione di inadeguatezza, affaticamento, preoccupazione per il cibo, scarsa concentrazione, isolamento sociale e forte spinta ad abbuffarsi. I soggetti bulimici generalmente hanno un peso normale, cosa che rende il disturbo più difficile da identificare (rispetto per esempio all’anoressia, facilmente individuabile per la significativa perdita di peso). Le complicanze mediche, spesso sottovalutate, sono conseguenti sia delle abbuffate sia delle condotte di compenso. Il vomito ripetuto e l’abuso di lassativi o diuretici inducono scompensi dell’equilibrio elettrolitico, soprattutto riducono i livelli ematici di potassio, con serie ripercussioni a livello cardiaco, renale, cerebrale. Gastriti, esofagiti, emorroidi, prolasso rettale sono tra le altre patologie secondarie al vomi-

to frequente e all’abuso di lassativi. Il vomito ripetuto, inoltre, può condurre ad una cospicua e permanente perdita dello smalto dentale; aumenta inoltre la frequenza delle carie. Quali possono essere le cause di un disturbo così devastante? Al centro del disordine alimentare, che si manifesta come malattia complessa, risultante dall’interazione di molteplici fattori biologici, genetici, ambientali, sociali, psicologici e psichiatrici, c’è comunque da parte del paziente una ossessiva sopravvalutazione dell’importanza della propria forma fisica, del proprio peso e corpo e una necessità di stabilire un controllo su di esso. Tra le ragioni che portano allo sviluppo di comportamenti anoressici e bulimici, si evidenziano, oltre a una componente di familiarità (studi trans generazionali e sui gemelli hanno dimostrato che i disordini alimentari si manifestano con più probabilità tra i parenti di una persona già malata), l’influenza negativa da parte di altri componenti familiari e sociali, la sensazione di essere sottoposti a un eccesso di pressione e di aspettativa, o al contrario di essere fortemente trascurati, il sentirsi oggetto di deri-

sione per la propria forma fisica o di non poter raggiungere i risultati desiderati per problemi di peso e apparenza. L’anoressia e la bulimia però possono anche dipendere dal fatto che l’individuo subisca situazioni particolarmente traumatiche, come ad esempio violenze sessuali, drammi familiari, comportamenti abusivi da parte di familiari o di persone esterne, difficoltà ad essere accettati socialmente e nella propria famiglia. Uno dei motivi per cui una ragazza inizia a sottoporsi a una dieta eccessiva è la necessità di corrispondere a un canone estetico che premia la magrezza, anche nei suoi eccessi. Secondo molti psichiatri, infatti, l’attuale propensione a prediligere un modello di bellezza femminile che esalta la magrezza ha conseguenze devastanti sui comportamenti alimentari di molte adolescenti. Facendo un passo indietro e riconsiderando l’impatto degli attuali canoni estetici, delle aspettative e delle pressioni esterne possiamo tentare di ricostruire le ali spezzate a queste giovani farfalle, donando loro la libertà di essere se stesse. @ rossella_verde@libero.it


8

Società 5 settembre 2015

9

Punti di vista www.chiesaischia.it

5 settembre 2015

kaire@chiesaischia.it

CIRCOLO G.SADOUL ISOLA D’ISCHIA Di Gina Menegazzi e Filomena Sogliuzzo

I

n occasione della conferenza stampa di presentazione del festival, tenutasi venerdì pomeriggio presso l’hotel Excelsior, abbiamo incontrato il Prof Raffaele Mirelli che, in collaborazione con il Circolo Georges Sadoul, ha organizzato il primo Festival Internazionale di Filosofia “La Filosofia, il Castello, la Torre” che si svolgerà a Ischia dal 24 al 27 settembre nelle splendide cornici del Castello Aragonese e della Torre Guevara. Al giovane filosofo ischitano abbiamo posto alcune domande. Come sei arrivato alla filosofia? “Quando ho iniziato a studiare filosofia al liceo, per me si è aperto un mondo. Il riconoscersi e incontrare forme di pensiero che diventano “scienza”, e quindi leggere certe cose e vedere che fanno parte di un corpus attivo da secoli ti fa sentire meno solo. Le domande essenziali sulla vita - perche viviamo - per un ragazzo hanno una bella presa, è come ascoltare un bel testo di musica.Non ci si sente soli leggendo la filosofia: la ricerca stessa del senso della vita in un certo modo appaga. La ricerca appaga, la risposta no, perché non ci sono risposte. La scelta per me poi si è giocata tra arte e filosofia: mi sono laureato nel 2003 in Filosofia Morale alla Federico II con una tesi su Arte, soggetto e genio. Si partiva dalla materia: mio padre era marmista, mio nonno scalpellino. Il mio relatore è stato il prof. Giuseppe Ferraro, che parteciperà al festival”. Quali sbocchi lavorativi offre oggi la laurea in filosofia? “L’insegnamento, in ambito scolastico e universitario e, nel settore diciamo così industriale, l’ambito della gestione delle risorse umane”. Tu che cosa fai adesso? Tornato a Ischia, ho abbandonato l’insegnamento che ho potuto esercitare in Germania, all’università di Friburgo, e presso l’università di Palermo. Sono rimasto però in contatto con l’estero e ho pubblicato, per esempio recentemente, un articolo importante su un testo che presenta tutte le nuove prospettive di ricerca nel campo nietzschiano”. Chi è, che cosa fa un filosofo? A che cosa serve la filosofia? E’ semplicemente un relitto del passato? “Ci sono diversi gradi, diversi livelli tecnici di approccio alla filosofia ed

La filosofia, il Castello e la Torre Primo Festival Internazionale di Filosofia di Ischia 24 - 27 settembre 2015

Raffaele Mirelli

è quello che si va un po’ scavando nel festival. Vogliamo che il filosofo si apra alla comunità, facendo però anche capire cosa fa effettivamente di tecnico. Questo festival è a metà tra un convegno e un festival: la struttura è quella di un convegno però vuole sollecitare il desiderio di andare a vedere anche da parte di un profano, affacciarsi un po’ su questo mondo filosofico che è il mondo della vita, non è un mondo di chimere o di qualcosa che non esiste. Ma c’è un doppio effetto: il festival è rivolto al filosofo. Troveremo tanti livelli di filosofia: il professore, il dottorando, l’appassionato, di varia provenienza. Nell’aprirsi, nell’usare la semplicità il filosofo impara una maggiore duttilità: vedendo il suo mondo aperto al pubblico, vedendo nel dialogare una certa difficoltà nell’esplicare in modo semplice un concetto, forse inizia anche a cambiare punto di vista. La filosofia come metodo critico, come visione analitica della realtà può servire a tante cose, ma dovremmo indagare come strutturare delle nuove vie professionali”. Le dimensioni dell’anima che sono a monte della filosofia: silenzio, ascolto, armonia… la filosofia può rinsaldarle in noi? “Certamente! Abbiamo fatto filosofia con i bambini delle medie; il prof Ferraro usava proprio questo metodo: proponeva ai bambini di fare un minuto di silenzio, iniziava dal silenzio. Poi, passato il minuto, chiedeva “cosa stimola in te il silenzio?” “Io con il silenzio ho paura, perché sento il vento fuori quando c’è la tempesta, e voglio mamma e papà”. E da lì si iniziava: il silenzio/la paura, il silenzio/il pensare, e c’era sia la sfaccettatura “negativa” del silenzio, quanto quella riflessiva dell’iniziare a produrre un pensiero di relazione con la realtà. Questa è una cosa che la filosofia stabilisce, perché se il silenzio è un punto di partenza per una connessione perché la filosofia è un sapere delle relazioni, rende noti i legami tra le persone, tra le cose - prenderne coscienza significa prenderne cura. E quindi la filosofia, sì, può risvegliare questo tipo di aspetto umano e anche un momento per se stessi, un punto di riflessione che aspetta di essere semplicemente scoperto”. Chiudiamo qui questa parte dell’intervista, ma il prof. Mirelli ci ha raccontato molto altro che potrete leggere nel prossimo numero del Kaire.

L’Europa in ginocchio non riesce a far fronte a questo genocidio. Come fare? Intanto in Italia uno “straniero” si fa ammazzare per sventare una rapina…

Troppi migranti morti per scappare dalla guerra Di Franco Iacono

1.

E se i migranti li andassimo a prendere direttamente in Libia, nel momento in cui, come ci ha assicurato l’Alto Commissario dell’ONU, Leon (Ah! Se ci fosse stato Romano Prodi!), che quel Paese si desse un governo riconosciuto e degno di questo nome?! Ragioniamo: dalla Libia partono tutti, con sprezzo del pericolo e della vita. Partono tutti: a qualunque costo, a qualunque prezzo, a qualunque rischio. A centinaia, a migliaia ormai, muoiono sul mare, ora anche in terraferma, nel cuore dell’Europa, nei tir, nei camion frigoriferi! Così l’Europa si sta accorgendo direttamente del “fenomeno” dei migranti: sugli scogli di Ventimiglia, su quelli di Calais, alla frontiera e nel cuore dell’Ungheria, della Polonia! Ma se partono tutti, se tutti arrivano, vivi o morti, perchè non li andiamo a prendere noi, distruggendo la criminalità degli scafisti, perchè non li andiamo a “conoscere” lì, selezionandoli fra

profughi da guerre, persecuzioni e fra chi fugge dalla fame e dalla miseria? Un coacervo di contraddizioni europee e mondiali, che ormai coinvolge anche l’ONU ed inchioda il Nord opulento del Mondo alle sue responsabilità. Si fece presto a fare della guerra in Iraq un fenomeno mondiale, protagonisti Bush e Blair con molti altri a fare da comparsa. Si impegnarono risorse che, da sole, sarebbero bastate a sfamare mezzo mondo ed a trovare collocazione sicura a centinaia di migliaia di migranti. Quelli che, forse anche con qualche ragione, si posero il problema di invadere la Siria per abbattere il regime di Assad, ora si pongono il problema di dare una risposta alle migliaia di Siriani, che fuggono proprio da quel regime? Grande confusione sotto il cielo, ma, sopratutto, carenza assoluta di leader, e di idee, in grado di “organizzare” l’integrazione fra etnie diverse, fra credo religiosi diversi. Eppure il rinnovamento di un tessuto.. antropologico del Nord del Mondo, stanco, annoiato, incapace di rinnovarsi, ha bisogno, con tutta

urgenza, di una iniezione di nuove etnie per determinare nuove energie! 2. Dopo Sergio Chiamparino, so stato felice di trascorrere un po’ di tempo con quel grande attore che è Umberto Orsini. Innamorato della nostra isola dal tempo in cui, fra gli attori preferiti da Luchino Visconti, frequentava, suo ospite, la Colombaia. E’ voluto tornare, dopo che l’avevo ospitato ne Il Contastorie lo scorso anno. In questi giorni ha potuto approfondire, di più e meglio, la conoscenza della nostra terra, apprezzarne le sue risorse, a cominciare da quelle termali, ma, sopratutto, la straordinaria ricchezza della sua storia. La visita a Villa Arbusto, così come per Sergio Chiamparino era.. inevitabile! La Coppa di Nestore e gli altri tesori di quel Museo lo hanno impressionato ed ammaliato: con questi “testimoni” il destino di Villa Arbusto è meno oscuro. Con buona pace di coloro che pensano solo alle copertine della stampa da gossip con la offensiva presunzio-

ne di far.. conoscere l’isola d’Ischia nel mondo! 3. Un raggio di luce vivissima, un fiore profumato, una perla rara: Anatoly Korol, ucraino, si è fatto ammazzare per tentare di impedire una rapina in un supermercato di Castello di Cisterna. Si è fatto ammazzare da gente della nostra terra! Un eroe civile, raro, del nostro tempo, che consapevolmente ha inteso pagare il suo tributo di amore al contesto che aveva accolto lui e la sua famiglia. Ma una testimonianza di amore, ed una lezione, ancora più grande viene dalla sua famiglia e dalla sua figlia quindicenne: non impreca, non maledice questa terra e la sua gente, che gli ha ucciso il padre, ma ringrazia tutti per la solidarietà e gli attestati di amicizia che riceve. Veramente una bella lezione che ti concilia con la vita. Se la leggessero gli sventurati ragazzi camorristi, se la imparassero a memoria le madri, consapevoli e snaturate, di quei ragazzi, vivremmo qui in un altro mondo. Molto più bello! Grazie Anatoly per il tuo sacrificio, davvero indimenticabile.


10

Parrocchie 5 settembre 2015

www.chiesaischia.it

PARROCCHIA S. SEBASTIANO M. – DECANATO DI FORIO

Camposcuola 2015 mettiti a disposizione di Dio! 40 ragazzi “da Gerusalemme a Gerico” Di Lucia Silvestri e Teresa Iacono

N

oi ragazzi della Parrocchia di S. Sebastiano abbiamo avuto l’opportunità di vivere il camposcuola a Villavallelonga, in Abruzzo, dal 24 al 28 agosto con il nostro parroco Don Pasquale Mattera. Quest’anno don Pasquale ha scelto di approfondire la parabola del Buon Samaritano per prepararci all’Anno della Misericordia. Ad ogni modo le nostre giornate non sono state fatte solo di incontri e momenti di gruppo, ma abbiamo trascorso vari periodi di svago, il penultimo giorno siamo andati per un pic-nik all’Aceretta, un’immensa spianata a 1200 mt di altitudine, dove abbiamo potuto vedere tantissime mucche che pascolavano e dove abbiamo passeggiato liberamente osservando la meravigliosa natura che ci circonda, …il tutto senza che mancasse una spettacolare grigliata!!! Il momento più divertente è stato quando siamo saliti tutti a “cascione” di un furgone che ci ha accompagnati lì e riportati all’ostello, anche se stavamo stretti era divertente! Mercoledì sera abbiamo rappresentato il racconto “La casa di Martin” di L. Tolstoj: abbiamo capito quanto accogliere ogni persona significa accogliere Gesù. È stato bello vedere i nostri compagni cimentarsi in questa profonda rappresentazione, ma anche in quella più simpatica di “A’ livella” di Totò. Al mattino e alla sera avevamo la possibilità di orientare le giornate grazie ai momenti di preghiera che vivevamo nella Chiesa della Madonna delle Grazie. A tutti ha colpito il momento in cui ci siamo lavati gli occhi con l’acqua benedetta “per aprire gli occhi” sulle tante necessità che richiedono il nostro intervento, non solo economico, ma anche sociale, costruendo ponti e non barriere: ci siamo lasciati appassionare da Gesù chiedendogli la grazia di darci un nuovo cuore di carne per vedere i bisogni reali del prossimo. L’ultima sera don Pasquale ci ha proposto di vivere la lavanda dei

piedi, come gesto di servizio, di amorevole disponibilità nei confronti di Dio e dei fratelli, ma è stata anche l’occasione per chiedere perdono per un torto o per esprimere la propria gratitudine a qualcuno in particolare: tutti ci siamo emozionati quando don Pasquale ha lavato i piedi a ciascuno di noi e poi lo abbiamo vissuto tra di noi. Questo Camposcuola ci ha aiutati a maturare molto proprio in questo periodo delicato della nostra crescita, gli errori non sono mancati: abbiamo percepito che spesso ci dirigiamo più verso Gerico, la città in basso, che verso Gerusalemme, la città santa. Abbiamo passato 5 giorni stupendi, emozionanti e divertenti. Tutti noi ringraziamo il nostro Don e Marco Trani per la splendida avventura passata insieme. Ringraziamo anche i nostri accompagnatori Angelo, Clelia, Gina, Franca e Silvia che ci hanno seguiti in questa avventura. Speriamo che l’anno prossimo rifaremo un nuovo campo, però che durerà più giorni! Silvia Mattera

11

Attualità

5 settembre 2015

kaire@chiesaischia.it

QUANDO I BAMBINI COMUNICANO ATTRAVERSO LA MUSICA, CREATA DA LORO

Ischia summer camp che successo a villa spadara! Grande partecipazione di bambini e adulti alla serata conclusiva del “Nature & Music Workshop” dedicato all’educazione ambientale e al mondo della musica.

Forio

E

ducazione ambientale, musica e valorizzazione del territorio. Tre ingredienti magici che hanno dato vita grazie alla forza dei bambini, alla seconda edizione del “Nature & Music Workshop” di Villa Spadara. Due giorni, il 1 e il 2 settembre, in cui i bambini iscritti e non all’Ischia Summer Camp hanno potuto partecipare ad attività musicali quali dj, chitarra e composizione di testi musicali, e contemporaneamente avere un approccio con la permacultura, ovvero con l’arte di rendere una zona verde al servizio del sostentamento dell’uomo. Il Music Show è durato circa un’ora e ha previsto l’esecuzione di 9 brani, di cui 7 del Camp e gli altri due di libera scelta di ragazzi e maestri. I brani del Camp sono dedicati proprio alle squadre del camp e parlano di quello che loro fanno tutti i giorni: mare, spiaggia, divertimento, musica, arte e tanto altro. Francesca Annunziata, l’ideatrice dell’iniziativa afferma: “L’aspetto più importante di questo show non è la preparazione musicale in sé ma il lavoro di gruppo. I bambini non

fanno lezioni di musica individuali, per quelle ci sono altre sedi. I bambini e ragazzi imparano a coordinarsi in gruppo in lavori collettivi. Non è facile scrivere una canzone in gruppo, suonare e cantare una canzone in 20! I nostri bambini e ragazzi ci sono riusciti e questo è un piccolo grande miracolo!”. I bambini del camp, dai piccoli blue fino ai più grandi orange, hanno scoperto in questi due giorni passati interamente alla Villa, con pernottamento, la bellezza delle viti, la coltivazione dei limoni e la cura di una fattoria. Tutto ciò alternando a momenti di svago in piscina e relax con lo yoga, lo studio della batteria, della chitarra e la preparazione di uno spettacolo, andato in scena per tutti i genitori il 2 sera. Durante i due mesi passati all’interno del camp, i ragazzi hanno avuto un’infarinatura generale del concetto di musica grazie al contributo del mestro Matteo di Meglio, il cui approccio con i bambini è stato soprattutto di tipo ludico. Il corso di dj con Giovanni Migliaccio ha visto i ragazzi del gruppo orange affacciarsi all’entusiasmante mondo dei mixer. Mensione speciale va alla capacità di Pierpaolo Aiello di tirar letteralmente fuori dai ragazzi, il proprio estro emotivo, con la composizione di testi musicali davvero sorprendenti. “Ciò che mi ha stupito -ammette Pierpaolo Aiello- è stata la capacità di questi bambini di divertirsi e cacciar fuori emozioni che neanche negli adulti a volte possiamo percepire così bene. Il mio testo preferito? Quello dove i ragazzi parlano dei lupi, animali solitari la cui anima è stata da loro espressa magnificamente. Chissà – conclude il cantautore locale – che un giorno le canzoni dei ragazzi dell’Ischia Summer Camp, non possano divenire tracce di un cd musicale, sarebbe bellissimo”. Il Camp è organizzato anche grazie alla collaborazione con l’Istituto Comprensivo di Forio, al dirigente Chiara Conti e alla vicaria Maria Rescigno. L’idea, nata cinque anni fa grazie ad un’idea di Francesca Annunziata, si conferma anche per questa estate vincente e formativa.


12

13 5 settembre 2015

www.chiesaischia.it

5 settembre 2015

kaire@chiesaischia.it

MADE IN ISCHIA: L’ISOLA CHE LAVORA, L’ISOLA CHE PRODUCE Di Francesco Mattera

Giancarlo Carriero

Q

uello di questa puntata è un Made in Ischia della tradizione agricola della nostra terra. La viticoltura ischitana non ha bisogno di tante presentazioni riguardo la sua storia millenaria. Si può dire con una certa sicurezza che quando sulla nostra isola si coltivava la vite già da secoli, altrove, in posti ora accreditati di una viticoltura di alto reddito e di qualità, si coltivavano probabilmente rape e altre cose molto diverse dalla vite. Già in altre occasioni abbiamo avuto modo di rappresentare come la coltivazione della vite e la produzione di vino hanno tanto condizionato la storia e l’economia della nostra isola, divenendo di volta in volta un fattore importante di benessere sociale diffuso, nei periodi di massimo splendore, o, all’opposto, motivo di miseria nera nei periodi di crisi determinati dalla diffusione di malattie crittogamiche (oidio o mal bianco) o di insetti parassiti particolarmente aggressivi (fillossera), o di congiunture economiche e commerciali particolarmente sfavorevoli. Oggi la nostra viticoltura tenta faticosamente di risollevarsi da una crisi profonda che l’ha definitivamente allontanata da un modello consolidatosi nel tempo e basato prettamente sulla conduzione familiare di vigneti relativamente grandi, ma anche piccoli e piccolissimi. Il viticoltore con i suoi mille o settecento metri quadri a vite da vino, sta lentamente sparendo sotto i colpi del mancato ricambio generazionale, degli altissimi costi di coltivazione, della concorrenza di aree viticole della terraferma più attrezzate e molto favorite da una struttura fondiaria più semplice e di comoda meccanizzazione, da una burocrazia invadente ed ottusa che ha la capacità aberrante di rendere difficili ed astruse anche le cose più semplici e naturali. Non meno determinante è la batosta dovuta all’insorgenza della flavescenza dorata, una malattia epidemica giunta casualmente sulla nostra isola e che sta mettendo a dura prova la sopravvivenza dei vigneti. Tutti fattori che scoraggiano la più parte degli agricoltori a continuare con il vigneto, tranne ovviamente i veri appassionati che non si arrendono di fronte a niente. I fenomeni derivati più diretti di questa crisi sono la perdita progressiva di superfici vitate, l’incremento continuo dei venditori ambulanti

Mentre si avvicina velocemente la vendemmia 2015

Viaggio nei vitigni autoctoni ischitani Un tentativo lodevole di salvare dall’estinzione quelli meno conosciuti.

(ma spesso anche ben ammacchiati e quindi difficilmente individuabili!), di uve provenienti dal continente di dubbia qualità, l’incremento di vini fatti di bassa qualità anche negli esercizi alberghieri low cost e, in generale, la perdita di posizioni del nostro territorio da sempre fortemente connotato dalla presenza generalizzata di bellissimi vigneti. In questo quadro desolante emerge il tentativo di alcune aziende vitivinicole di farsi sempre più carico direttamente della coltivazione di terreni vitati, ricorrendo il più delle volte all’affitto. Non mancano casi anche di stimolo alla continuazione della coltivazione da parte dei proprietari con l’impegno delle aziende vitivinicole a ritirare annualmente l’uva vendemmiata. E qui sempre più sovente sorgono problemi relativi soprattutto al tardivo pagamento del prezzo dell’uva, o alla contestazione di un prezzo troppo basso. In alcuni casi si è registrato il recesso unilaterale del contratto di fitto da parte dell’azienda vinicola per difficoltà di natura finanziaria, legate anche ad una cattiva e non precisa valutazione dei costi di conduzione di vigneti “belli, ma difficili” da coltivare. Registriamo comunque con favore la discesa in campo delle aziende vitivinicole ischitane! Si può confidare in una collaborazione sempre più stretta tra tutti gli addetti del settore per ridare nuovamente lustro e splendore alla nostra viticoltura? La risposta è affidata a quanti hanno veramente a cuore le sorti della nostra terra di Ischia, con fat-

ti concreti e non a chiacchiere! IN ANTICIPO LA VENDEMMIA 2015 La vicenda climatica della tarda primavera e di tutta questa torrida estate, ha ridotto la pressione delle malattie crittogamiche classiche, soprattutto la peronospora, favorendo in generale uno stato di salute ottimale sia delle viti che dell’uva. Nel contempo le altissime temperature di tutto il mese di luglio e di buona parte del mese di agosto (mentre scrivo la temperatura massima ha raggiunto e superato i 34° centigradi!) hanno letteralmente spinto in avanti la maturazione delle uve, che pertanto risulta di molto anticipata rispetto alla trascorsa annata. Le previsioni che ho fatto in questi ultimi giorni, durante i quali ho avuto modo di visitare numerosi vigneti un poco su tutta l’isola, mi portano a concludere che non si supererà il 10–12 di settembre per un inizio quasi generalizzato del taglio delle uve. Qualche anticipo si avrà sicuramente sui vigneti della costa meridionale dell’isola, come ad esempio Pignatiello, S. Pancrazio, Chiummano, ecc., come pure a Serrara sui vigneti bassi che ruotano intorno al comprensorio di Rio. Il solito slittamento in avanti si avrà invece per i vigneti posti alle pendici alte dell’Epomeo in quanto il microclima più freddo induce un ritardo generalizzato nel ciclo vitale delle viti, fino alla maturazione nettamente più tardiva rispetto alle altre località dell’isola. In confronto con la trascorsa annata ci si aspetta in generale un miglior tasso di ma-

turazione delle uve, che saranno più ricche di zuccheri e daranno quindi vini con un tasso alcolico più elevato. Più equilibrata sarà la composizione acidica (la quantità e la qualità in acidi organici delle uve), senza gli eccessi del trascorso anno che in alcuni casi hanno prodotto vini aspri, in alcuni casi addirittura aciduli e di difficile maturazione in corso di affinamento. Posso azzardare una qualità dei vini che se ne otterranno, mediamente molto superiore a quella del 2014. In riferimento alle ultime 5 annate, e dal mio osservatorio, ho valutato che l’annata attuale potrà piazzarsi al secondo posto dopo il 2012. Ovviamente tutto dipende anche dai vitigni coltivati. Nei casi di vigneti multivarietali (leggi così: tante qualità di uva coltivate nello stesso vigneto), sorge il problema della maturazione differenziata: i precocissimi, tipo Trebbiani, Malvasie, Albana, S. Colombano, ecc., vorrebbero essere vendemmiati subito, rispetto ai medi o tardivi, come ad esempio i nostri forastera e biancolella, il vermentino, ecc. Tutto dipende dalla massa critica: si può pensare ad una doppia o tripla vendemmia solo nel caso che le singole raccolte raggiungano una quantità minima sufficiente a “sporcare cantina ed attrezzi”! Un’ultima notazione che da l’accordo al paragrafo successivo riguarda la scarsissima fedeltà dei viticoltori ischitani ai nostri vitigni classici e tradizionali: Biancolella ancora abbastanza amato, Forastera sempre meno considerato, tanto che a breve dovremmo considerarlo sotto minaccia di estinzione. De-

gli autoctoni meno conosciuti vi parlerò appena sotto di qualche rigo…, portate pazienza . C’E’ QUALCUNO CHE SI PREOCCUPA DI SALVARE I VITIGNI AUTOCTONI ISCHITANI? Vi chiederete, care lettrici e lettori di KAIRE, il motivo della forma interrogativa data a questa parte del servizio. Qualcuno potrebbe sbottare dicendo : “ Non fare tante storie, se lo sai diccelo direttamente e falla finita !” Bhe, questa persona non starebbe poi tanto lontano dalla verità, per cui cerchiamo subito di rivelare l’arcano. Intanto, siccome sono consapevole che non tutti i miei affezionati lettori sono specialisti della materia incominciamo a dare un significato alla parola autoctono: “Dicesi autoctono il vitigno che per essere coltivato da epoca remota in un determinato territorio, si ritiene originariamente nato in quello stesso territorio” . Questa definizione, valida anche per altri esseri sia vegetali che animali, ed estendibile anche ad esempio ai terreni ed ai minerali in generale, nel caso dei vitigni assume un significato particolare, in quanto se l’origine è ignota, può però essere benissimo che essa sia collocata lontana, ad esempio da Ischia. Ma la lunghissima coltivazione che fa perdere ogni riferimento temporale sulla sua esatta origine, conferisce comunque la qualità riconosciuta di autoctono a quel vitigno. Alcuni casi particolari sono i seguenti : Un vitigno diventa autoctono (pur non essendolo inizialmente e conoscendo esattamente quale fosse

il luogo di origine), quando per isolamento geografico e ripetuta coltivazione in quel luogo acquista caratteri fenotipici (leggi così: esteriori) e genotipici (Leggi: nel suo patrimonio genetico), per cui pur esistendo ancora un riferimento proveniente dal luogo originario di provenienza, i due vitigni sono divenuti due entità sensibilmente differenti. Le cose divengono più semplici quando di un vitigno si è persa ogni traccia della sua culla di origine, pur essendoci elementi che in via deduttiva portano a consideralo estraneo all’attuale territorio di coltivazione. L’esempio classico è per il nostro FORASTERA (in dialetto Frastera , Furastera, ecc). Il nome stesso indicherebbe che non sia ischitano (forestiera), eppure non esiste altro luogo né in Italia né nel bacino del Mediterraneo dove si possa rinvenire in stabile storica coltivazione. Ergo, Forastera è a tutti gli effetti un autoctono ischitano. Ma veniamo al nostro interrogativo. Vi aspettereste che nella lodevole iniziativa fosse impegnata una delle nostre apprezzate case vitivinicole, che potrebbe poi trarre dei benefici sia di immagine che di marketing dall’operazione. Acqua piena!, non ci prendereste! Allora è un viticoltore particolarmente appassionato, tanto da ricercarli tutti e perpetuarli nel suo vigneto mediante l’innesto, la propaggine, la margotta ed altrettali mezzi di propagazione? Fuocherello!: qualcuno fa questa operazione, ma non per tutti i vitigni autoctoni, e solo in maniera estemporanea, senza un’idea progetto in testa, e quindi

senza alcun futuro. Basta che questo viticoltore abbandoni o malauguratamente muoia , con lui il vigneto e tutti gli autoctoni. Bene, è giunto il momento di dire le cose come stanno , e perdonatemi la mia maledetta lungaggine, poi mi farete sapere se vi siete annoiati: Il progetto è partito nel 2013. A concepirlo non un cantiniere, né un viticoltore, né l’università ma, manco ad immaginarlo, un albergatore . Quando l’ing. Giancarlo Carriero mi chiamò al Regina Isabella era in compagnia di quel Ian D’Agata, uno dei massimi esperti e scrittori del vino a livello mondiale. Nelle sue scorribande sull’isola D’Agata aveva incontrato e parlato con tante persone, cantinieri, agricoltori , sommelier, ecc. Era rimasto affascinato dal fatto che su un’isola non molto grande vi fosse una grande concentrazione di vitigni autoctoni dei quali, però, di quasi tutti aveva sentito solo profferire il nome senza poterli vedere. Questo fatto, da vero esperto del mondo del vino, lo incuriosì tantissimo, tanto da convincere Carriero ad approfondire la cosa. A ricercarli questi autoctoni. A vedere tra loro quale era il più facilmente rintracciabile. E se ci fosse in quell’annata (si era nel mese di luglio) una quantità di uva sufficiente ad una piccola vendemmia per cominciare a saggiare le qualità enologiche. Da qui lo sguinzagliamento di alcuni uomini (tra tutti, Antonio Mele) nei vigneti dell’isola alla caccia inizialmente di Don Lunardo, Arilla, Coglionara, e Biancorellone. Ricerche coronate

in gran parte da successo per i primi due, e per il primo anche come quantitativo di uva da sottoporre ad una modesta vinificazione. Per gli altri due , tante incertezze. Intanto i riflettori erano stati puntati su due dei tanti autoctoni ischitani, e non era cosa da poco. Si fece la vendemmia del Don Lunardo ed il vino presentato a VINITALY 2014 da Ian D’Agata in un contesto particolare dedicato ad alcuni autoctoni minacciati di estinzione ebbe un grande successo con rimbalzi sui maggiori quotidiani nazionali, compreso il Corriere della sera. Si era sulla strada giusta? difficile dirlo! Tutto era in embrione, ma c’era una volontà precisa e forte di andare avanti, specialmente da parte di Carriero, che già intravedeva la possibilità di coinvolgere le maggiori cantine dell’isola nel progetto. Era, ed è, il suo progetto, un modo concreto, reale, di dare un significato ed un’importanza al territorio: scoprire o riscoprire le sue peculiarità per creare attenzione ed interesse soprattutto negli ischitani, e poi sui potenziali ospiti della filiera turistica. In fondo è quello che abbiamo, che ho personalmente sempre auspicato che avvenisse nel settore turistico: una vera integrazione con quanti operano sul territorio per dare a questo un ritorno importante anche in chiave economica. Ridare impulso alla viticoltura di qualità ad Ischia partendo dai suoi vitigni autoctoni, in gran parte dimenticati e minacciati di estinzione. Ecco venir fuori il secondo profilo del progetto: Individuare questi vitigni autoctoni, trovarli ovunque essi fossero, moltiplicarli, risanarli se possibile da flavescenza dorata, virosi ed altre malattie da quarantena, caratterizzarli con una precisa scheda ampelografica e successivamente delinearne il DNA per poter eseguire confronti con altri vitigni per verificare eventuali sinonimie e altro ancora. Cari amici di Kaire, posso confermarvi che di questo progetto una parte già significativa è stata compiuta, anche se ancora moltissimo resta da fare. Tra i vitigni autoctoni individuati vi sono, oltre ai già citati Don Lunardo, Arilla, Coglionara e Biancorellone, i seguenti altri: Guarnaccia(r) , Tintore (r) , Cannamella (r), Romana, Sanginella, Aitella (rs), Uva Pane, S.Anna , Arillottola, Forasterone o Procidana ( sin. Uvanta o Levante), ed altri ancora non esattamente ed univocamente


14

15 5 settembre 2015

www.chiesaischia.it

Vita e miracoli dell’ “oro rosso” L’antica tradizione delle bottiglie di pomodoro e la vecchia “passata” del gustoso prodotto agricolo dei nostri orti sull’Isola Verde catturano l’interesse un po’ di tutti, appassionati in famiglia e lavoratori della terra. Basta una cucina, un terrazzo o un pergolato, una cantina dove sistemare l’attrezzatura:

5 settembre 2015

kaire@chiesaischia.it

Le cure migliori per produrre i buoni pomodori

imbuti, mestoli, barattoli, tappi, la macchinetta passa-pomo-

identificati. Nelle ultime due annate si è proceduto ad una prima moltiplicazione di quasi tutti questi vitigni, innestandoli su barbatelle americane virus esenti, dopo averli sottoposti ad un trattamento di termoterapia. Mi soffermo su questo fondamentale trattamento, eseguito artigianalmente dal sottoscritto con un metodo semplice ma molto efficace in quanto a risanamento dai fitoplasmi della flavescenza dorata. La temperatura di esercizio costante è stata di 47 +- 2 gradi centigradi, con un esposizione a calore umido di 60 minuti primi. Unico prezzo da pagare, una riduzione degli attecchimenti degli innesti di circa il 15% rispetto allo standard del 94% . Oggi sono già quindi disponibili ceppi selezionati e probabilmente completamente risanati di almeno 8 dei vitigni autoctoni citati. Tra questi un posto di rilievo per Don Lunardo, Arilla, e Biancorellone. Di alcuni degli altri vorrò raccontarvi alcune storie in una prossima occasione. Che dire ancora : Un plauso a Giancarlo Carriero per la felice intuizione e per la prontezza nell’accogliere e far proprio il progetto. Vedremo nei mesi prossimi come evolverà il progetto e quali saranno gli attori. Posso solo anticiparvi che ci sono novità molto grosse in cantiere, che come fulcro hanno naturalmente ancora Giancarlo Carriero. Per quanto riguarda la mia persona, non posso dare troppo fiato alla mia modestia : Vi dico solo che il Don Lunardo presentato con tanto successo a Vinitaly 2014 era, enologicamente parlando, una mia creatura..! Francesco Mattera Nelle foto Vitigno autoctono Don Lunardo a Cimmentorosso- Forio.

dori ed il grande pentolone o “bidone” dove le bottiglie dovranno cuocere a fiamma lenta. Di Michele Lubrano

Di Antonio Lubrano

E'

il loro tempo. L’isola si “butta” sui pomodori, l’antica usanza delle famiglie contadine ischitane dalle campagne fino alle vicinanze del mare, ovunque vi fosse un largo pezzo di terra o un orto ove coltivare la preziosa pianta. Per la verità il piacere di coltivare pomodori ad Ischia non è mai stata prerogativa delle sole famiglie contadine. Bottiglie di pomodoro, conserva e pomodori secchi sono stati in passato come ancora oggi, la passione della maggior parte delle famiglie isolane soprattutto nei comuni particolarmente agricoli come Barano e Serrara Fontana dove la coltivazione del pomodoro insieme a quella della vite era primaria. Ma anche Ischia e Forio con i loro larghi terreni a coltivazione varia, vantavano una produzione di pomodori di tutto rispetto. Lacco Ameno e Casamicciola invece, laddove la produzione propria appariva insufficiente, ricorrevano ai comuni confinanti per l’acquisto dell’ambito prodotto. Oggi, nonostante la mutazione del territorio, la crisi vocazionale al lavoro della terra, la progressiva fuga dai campi; nonostante la perdita di tanti valori che hanno legato intere generazioni ad amare la propria campagna e ciò che essa dava per la sopravvivenza delle famiglie isolane, c’è ancora una ben individuata parte di ischitani che non ha dimenticato le proprie origini contadine e tiene in vita una tradizione che pare sia dura a morire. La tradizione resiste e affascina ancor di più le famiglie moderne, che provano piacere e divertimento nel pensare alle bottiglie di pomodoro, alla conserva ed ai pomodori secchi esposti al caldo sole sulle terrazze di casa propria, qualche mese prima dell’estate. Riorganizzarsi ogni anno in famiglia, dove la donna di casa impartisce le

direttive per avviare il lavoro che dovrà concretizzarsi in rito vero e proprio, in cui ciascuno poi è chiamato a fare la propria parte. Tutto ciò fa accapponare la pelle, perché ritrovarsi in tanti, madre, padre figlie e qualche amica di famiglia a cui piace vivere quel tipo di esperienza intorno a capienti ceste di pomodori rossi della migliore qualità raccolti nel proprio orto o in un più vasto appezzamento di terreno proprio, coltivato esclusivamente a pomodori di vario tipo, emoziona più di qualsiasi buona notizia che ti arriva all’improvviso. Insomma un tradizionale lavoro utile in famiglia ed in comunità, che si trasforma da subito in una festa di colori e sapori a cui con l’entusiasmo genuino di che ama le cose buone della natura, vi partecipa vincendo l’ansia dell’attesa. In genere è agosto il mese dedicato alla preparazione della salsa di pomodoro imbottigliata. Sull’isola di Ischia lo fanno un po’ tutti, e non solo in campagna. Basta una cucina, un terrazzo o un pergolato, una cantina dove sistemare l’attrezzatura. Se si ha la fortuna – e sull’isola di Ischia sono tanti – di avere un orto, si provvederà per prima cosa a raccogliere quei pomodori più maturi, compito questo che viene spesso affidato ai bambini di casa. Le donne cosiddette, matrone casalinghe, provvederanno a selezionare i pomodori, lavarli, spezzarli, passarli e poi riempire barattoli e bottiglie di vetro. Chiusi con cura, verranno disposti nel pentolone a cuocere. In genere la tradizione contadina prevede che vengano avvolti in una coperta di lana in modo che non si rompano durante l’ebollizione. Operazione delicata questa, perché da essa dipende poi la migliore conservazione della passata. Spesso e volentieri è l’uomo di casa che se

ne assume il compito. E mentre si compiono – senza fretta – tutte le operazioni di rito, si chiacchiera, si spilluzzica l’uva matura, e ci si tiene svegli nella calura di un pomeriggio estivo con saporite fette di cocomero rosso e caffè, per chi lo gradisce. Intanto i pomodori “pippeano” - verbo rubato al ragù quando in pentola bolle a fuoco lentissimo – tutti avvolti come fantolini nelle gramaglie di lana, e a turno le donne e gli uomini di casa controllano che tutto sia in ordine, che la fiamma non sia troppo alta, che non si rompa il vetro. Sapore, profumo, gusto e tradizione si mescolano in quello che può definirsi un vero e proprio rito che si svolge in molte case di Ischia in estate. Il lavoro, per altro anche faticoso, svolto in allegria, nasconde la pesantezza dell’impegno che ciascuno impiega quasi con devozione. Si pensa poi a quando tutto sia finito, con il frutto di quanto è stato fatto tenuto stretto tra le mani o allineato sui larghi tavoli del proprio cortile, terrazza o cantina utilizzata. Sono le tradizionali bottiglie di pomodoro dalle quali traspare la classica ed immancabile fogliolina di basilico profumato, le tradizionali passate per la conserva e i pomodori messi a seccare al sole a parlare per tutti. Un parlare dolce, di sana cultura contadina che trasferito anche negli ambienti domestici delle case borghesi isolane, si adegua al linguaggio comune dei protagonisti. Un appassionato lavoro messo in atto nel cuore dell’estate, pensando ai mesi invernali che si hanno d’avanti, all’allorquando quelle bottiglie di pomodoro realizzate con tanto amore e sudore nel calore domestico di tante case isolane, saranno la delizia della nostra tavola, il regalo di Natale per amici e parenti e soprattutto l’ ingrediente principale dei piatti forti di tutte le occasioni.

P

arlare dei pomodori, l’“Oro Rosso” delle nostre terre, ed in particolare dei pomodori che si producono nella nostra isola, di come e quando si piantano e si curano, bisogna essere degli esperti. Per la verità tanto esperti non lo siamo mai stati. Per diventarlo, e buttar giù queste poche note, ci siamo informati, abbiamo consultato manuali e chiesto notizie alla buona ad amici contadini. Prima e fondamentale ammissione: i pomodori sono semplici da coltivare ma il mancato rispetto di alcune esigenze della pianta può facilmente comprometterne la crescita, lo sviluppo e la produzione dei frutti. Ecco come far crescere

pomodori perfetti e rimediare alle malattie più comuni. Il pomodoro è una pianta piuttosto esigente che vuole terreno di medio impasto, sciolto, fertile, ricco di sostanza organica, situato in zone calde e soleggiate, al riparo dai venti. Non sono adatti i suoli pesanti, molto argillosi, nei quali l’acqua ristagna a lungo e, all’opposto, quelli troppo sciolti e sabbiosi o pietrosi, che comportano scarse produzioni. Originario delle regioni centro e sud-americane, il pomodoro necessita di temperature costantemente medio-elevate e di buona illuminazione. Le temperature ottimali di crescita sono comprese tra 22 e 24°C, quelle minime tra 13 e 15°C;

inizia a produrre frutti attorno ai 23-25 °C e deperisce con temperature al di sotto dei 7-10 °C . Somministrare al terreno prodotti organici circa dieci giorni prima della messa a dimora delle piantine. A partire dalla fase di formazione dei primi frutti è opportuno, soprattutto se il terreno è poco fertile, somministrare ogni circa 2-3 settimane, concimi chimici in granuli, specifici per orto, ricchi in fosforo e potassio. Deve essere regolare durante tutto il ciclo di crescita, in particolare durante la fioritura e la fase iniziale della formazione dei frutti. L’acqua va distribuita solo al terreno, per scorrimento o tramite il sistema goccia a goccia, e non sulle foglie e sui frutti, onde evitare la comparsa di gravi malattie fungine. Altre operazioni necessarie sono: eliminare regolarmente le erbacce dal terreno coltivato; legare le piante a tutori verticali o inclinati, quando la pianta è alta circa 30-40 centimetri; eliminare i getti ascellari per avere frutti di migliore pezzatura e qualità; rincalzare moderatamente le piante. Un eccesso di acqua (per piogge o irrigazione) successivo ad un periodo piuttosto prolungato di siccità fa sì che la polpa, prima contratta perché disidratata, si gonfi per accumulo di acqua sino a far scoppiare la buccia: si tratta della spaccatura dei frutti. È il danno più frequente che si manifesta in periodo estivo e che colpisce soprattutto le varietà a bacca grossa (tondo, costoluto, cuore di bue) e si manifesta sotto forma di fessurazione della buccia in frutti ormai prossimi alla maturazione. Si previene garantendo regolari irrigazioni durante i periodi di siccità. I frutti rovinati vanno raccolti ed eventualmente consumati, onde evitare che attraverso le fessurazioni possano entrare spore di funghi dannosi. La peronospora è la più grave avversità fungina che colpisce il pomodoro, soprattutto le varietà a bacca grossa (tondo, costoluto, canestrino, cuore di bue). Sulle foglie, a partire dal momento della fioritura, si notano macchie irregolari, decolorate, di varia forma e dimensione, che poi diventano brune e causano il disseccamento delle lamine. I fusti mostrano zone ingiallite o rinsecchite. Sui frutti ancora verdi compaiono macchie traslucide, di forma irregolare e depresse rispetto alla buccia, che assumono colorazioni variabili tra il giallastro ed il bruno. Il frutto colpito non matura, ma cade al suolo precocemente.


16

Cultura 5 settembre 2015

Di Enzo D’Acunto

“S

edeva alla finestra osservando la sera invadere il viale. Teneva la testa appoggiata alle tende e nelle narici aveva l’odore della cretonne polverosa. Era stanca. (trad. di Marina Emo Capodilista)” Queste parole, già di per sé sufficienti a comporre una grande poesia, costituiscono l’incipit di Eveline, il più celebre tra i racconti raccolti da James Joyce in “Gente di Dublino”. Combattuta tra i ricordi di un passato che sebbene non sia tanto lontano sembra ormai sbiadito e cancellato, e che le è dato rivivere solo sforzandosi di rievocare i suoni, i colori, le atmosfere e i luoghi di un tempo perduto, Eveline è fermamente divorata dalla buia consapevolezza che le cose cambiano con lo scorrere del tempo, e che il tempo, nonostante tutto, scorra comunque. Questa maledetta visione, le fa capire di aver atteso, anzi, di essere stata in un certo senso la spettatrice assente e distratta dei suoi giorni, delle sue cose, dei suoi oggetti e forse anche dei suoi affetti: “eppure durante tutti quegli anni non aveva mai scoperto il nome del prete la cui fotografia ingiallita era appesa al muro”. Questa amara consapevolezza la indebolisce, la sfianca, la induce a ritenere che se vi è una possibile soluzione, questa è partire ed abbandonare tutto. Ma tutto cosa? Una vita intera, la sua, che per il vero è albergata nella piccola casa del padre e che vive di pochi affetti e di un modesto impiego ai grandi magazzini. Cosa avrebbe potuto giustificare un simile abbandono ed una simile fuga? Magari un uomo, sì, magari l’amore tanto atteso, o magari, la speranza che possa essere quella la possibilità giusta per giocarsi la propria chance di felicità. Eppure, la signorina Eveline Hill ha solo diciannove anni, ma una vita alle spalle terribile: una madre vittima delle violenze del padre e morta prematuramente; due fratelli, Ernest ed Harry, il primo già morto ed il secondo troppo affannato nel guadagnarsi da vivere e a cui Eveline passa parte del suo misero stipendio; ed infine un padre, uomo misterioso ed ambiguo, a tratti violento, dal quale di certo nulla aspettarsi. Per questo Eveline ritiene che sia meglio scappare, darsi all’abbandono, e la comparsa nella sua vita di Frank, sospinto, ed è proprio il caso di dirlo, dal mare, le appare subito come l’occasione giusta. Il giovane marinaio le aveva rapito il cuore parlando dei suoi viaggi intorno al mondo, e le aveva promesso che sarebbero salpati insieme alla volta di Buenos Aires, dall’altra parte del mondo per rifarsi una vita e cercare un po’ di felicità. Ma questo non basta a sfiancare l’oscuro manto di malinconia che pervade l’animo di Eveline, la sua è l’angoscia di chi è in perenne attesa di qualcos’altro, di chi non riesce a fissare le coordinate della propria esistenza ed il proprio ruolo in questa vita. La promessa fatta alla madre di sacrificarsi per la famiglia e di badare al padre e al fratello le pesa tremendamente nel cuore. Ma Eveline Hill, sembra via via convincersi, sì, le sembra che sia effettivamente giunto il momento di pensare a sé, e almeno tentarla, la strada per la felicità. Si sentiva convinta, ne era certa, ma si sbagliava, la sua inquieta fragi-

www.chiesaischia.it

5 settembre 2015

kaire@chiesaischia.it

Dolce, cara Eveline

La famiglia e la preghiera Di Ordine Francescano Secolare di Forio

D

urante l’Udienza Generale del 26 agosto, Papa Francesco ci ha parlato della preghiera e come la vive la famiglia dei nostri giorni. “Dopo aver riflettuto su come la famiglia vive i tempi della festa e del lavoro, consideriamo ora il tempo della preghiera. Il lamento più frequente dei cristiani riguarda proprio il tempo: “Dovrei pregare di più...; vorrei farlo, ma spesso mi manca il tempo”. Lo sentiamo continuamente. Il dispiacere è sincero, certamente, perché il cuore umano cerca sempre la preghiera, anche senza saperlo; e se non la trova non ha pace. Ma perché si incontrino, bisogna coltivare nel cuore un amore “caldo” per Dio, un amore affettivo”. La famiglia vista come luogo principale in cui vivere e fare esperienza di pace, fedeltà, rispetto per la vita, non può tralasciare di ritagliarsi dei tempi di incontro con il Signore, “il vero padrone del progetto”. La preghiera si fa occasione di crescita nella consapevolezza che il matrimonio è prima di tutto un dono ricevuto ed è per il bene di ogni uomo e donna. La preghiera in famiglia diviene allora modo e occasione di relazionalità: è nella riscoperta della preghiera familiare che marito, moglie e figli possono trovare canali nuovi di comunicazione e di incontro. San Francesco aveva fatto del suo corpo una cella in cui la sua anima pregava, non aveva difficoltà a pregare nelle situazioni più disparate: «camminando e sedendo, in casa e fuori, lavorando e riposando, restava talmente intento all’orazione da sembrare che le

lità, le sue incertezze, la sua oscura debolezza finiranno per prevalere, e infatti, sul punto di partire, Eveline si allontana per un attimo dal suo Frank, si fa forza con le sue fragili ossa sul ferro della ringhiera e si lascia cadere, stavolta per sempre, nelle acque brume di North Wall, mentre la nave che li avrebbe dovuti portare a Buenos Aires mandò in aria un lungo fischio e gli occhi di Frank, rabbrividirono impotenti, dinanzi ad un simile orrore. Piccolo capolavoro di incisività e tecnica narrativa, che è già di per se sufficiente a provare l’enorme talento letterario di un allora giovanissimo James Joyce, – si pensi che il racconto fu pubblicato la prima volta sul quotidiano irlandese “Irish Homestead” nel 1904, quando Joyce aveva soli ventidue anni, – e prova di spessore di colui che si andrà poi affermando, – e non so se l’espressione sia già stata utilizzata, ma è assai probabile, – quale autentico scienziato della parola. La storia potrebbe apparire forse anche un po’ banale e dal tema di certo assai ricorrente, – di suicidi,

17

Ecclesia

la storia della letteratura è assai ricca, ed è anche probabile che nel piccolo e tragico destino di Eveline possano in qualche modo rivivere le tragiche esistenze di eroine d’altri tempi come Anna Karenina o Emma Bovary, – ma in ogni caso, resta il fatto che un simile racconto si annuncia con tutta la sua forza e la sua incisività, quale grande ed indimenticabile capolavoro capace di scavare negli oscuri meandri della psiche umana, mescolando desideri e debolezze, aspettative e paure, e soprattutto parlando di quel profondo anelito di libertà che pervade il cuore di ogni essere umano e che tozza contro le catene e i limiti, spesso fisici, materiali, ma talvolta anche emotivi e oscuri, e per questo tanto più inspiegabili, della vita umana. Un racconto che solo un giovane, che un giorno sarebbe stato quel grande e fenomenale scrittore in grado di rivitalizzare gli stili e i dettami delle moderne costruzioni letterarie, avrebbe potuto immaginare. Insomma, un racconto che solo James Joyce, avrebbe potuto scrivere.

LOURDES

ANREMO NIMES CARCASSONNE AVIGNONE GENOVA

DAL 09 AL 15 OTTOBRE 2015 7 GIORNI - TUTTO COMPRESO IN PULLMAN - EURO 550,00 GUIDA SPIRITUALE DON GINO BALLIRANO

avesse dedicato ogni parte di se stesso: non solo il cuore e il corpo, ma anche l’attività e il tempo. Non lasciava passare inutilmente, per sua trascuratezza, nessuna visita dello Spirito: quando gli si presentava si abbandonava ad essa e ne godeva la dolcezza, finché il Signore glielo concedeva» (FF 1176-1177). San Francesco sapeva pregare ovunque, però sappiamo dalle biografie che prediligeva la solitudine. «Nella preghiera aveva imparato che la desiderata presenza dello Spirito Santo si offre a quanti lo invocano con tanto maggior familiarità quanto più lontani li trova dal frastuono del mondo. Per questo cercava luoghi solitari, si recava nella solitudine e nelle chiese abbandonate a pregare di notte» (FF 1179). San Francesco avvertiva il peso del «frastuono» del mondo. In un bosco o in una chiesa abbandonata lo spirito dell’uomo è più predisposto ad abbandonare lo spirito del mondo ed a porsi in ascolto delle parole di Gesù, a riconoscerle e ad accoglierle per realizzare così il senso della preghiera: entrare in comunione con lo spirito della Parola ed uniformarsi con essa. Il desiderio di porsi fuori dallo spirito del mondo non significa isolarsi dal mondo, anzi fu così che San Francesco costruì la sua “fraternità”. Egli fece come Gesù che diede la Sua Parola ai discepoli e li santificò realizzando quell’unità che si può trovare solo con uno spirito che sia «fuori dal mondo», nello spirito della Trinità. Cerchiamo di interrogarci sul nostro modo di pregare e convertire la mente e il cuore, sulle orme di San Francesco, alla Parola del Signore per ripartire in un itinerario di contemplazione e lode.

ASSISI SAN GABRIELE PADRE PIO DAL 07 AL 10 novembre 2015 4 GIORNI - TUTTO COMPRESO IN PULLMAN - EURO 300,00

per informazioni tel 081 995750 salvatore mattera cell 333 1306538 info@bellitaliaviaggi.it www.bellitaliaviaggi.it


18

Bible Works - Una parola per la Bibbia 5 settembre 2015

Bible Works - Una parola per la Bibbia www.chiesaischia.it

I santuari dell’Antico Testamento Di don Cristian Solmonese

ari amici in questo ultimo articolo riguardante i santuari dell’Antico Testamento, proponiamo un excursus sul tempio salomonico e dei santuari tardivi. Come sappiamo dalla Scrittura, Davide ha avuto l'idea del tempio ma non potè costruirlo (2Sam 7,117; 1Re 5,17-19; 1Cr 22,7-10; 28,2-3); lo costruì invece il figlio Salomone (2Sam 7,13). a) tempio: costruito tra gli anni IV-XI del regno. Contratto con Hiram, re di Tiro, che fornisce gli operai specializzati, mentre la manovalanza è costituita da israeliti. La descrizione del tempio (1Re 6-7; testo abbreviato in 2Cr 3-4) risale ad un documento pressoché contemporaneo. Tuttavia il narratore non ha preoccupazioni di architetto. Usa termini tecnici difficili, gonfia il testo per esaltare lo splendore del tempio. Gli elementi essenziali: - edificio: il tempio era rettangolare con ingresso al lato breve Est. Si divideva in tre parti: ulam (vestibolo), hêkal (la maggiore sala del culto; chiamato poi il “Santo”), debîr(la sala minore più interna, la cella; detta poi “Santo dei Santi”). Muro tra vestibolo ed hêkal; parete di cedro tra questo e il debir (al tempo di Erode con velo: cfr Giuseppe Flavio e i Vangeli). Sul davanti del vestibolo stavano due colonne di bronzo (Yakîn e Boaz): continuavano, pare, la tradizione delle massebôt. Attorno all'edificio costruzione a tre piani, appoggiata ai muri del tempio; ospitava magazzini e probabilmente fu costruita in due tempi. I muri dovevano essere così: basamento in pietra, continuazione in mattoni, con legamenti in travi di cedro. L'edificio sacro stava in un cortile che racchiudeva tempio e palazzo reale il quale a sua volta era incluso in proprio cortile, con muro a Nord in comune con il cortile del tempio. - analogie e influssi: la divisione tripartita si trova nel tempio della fine del bronzo recente,

C

Il tempio salomonico di Gerusalemme

costruito nel fossato di Lakish. Ma il migliore modello (tre parti sullo stesso asse in edificio di costante larghezza) è costituito dal tempio di Tell Atshana (=Alalakh antica, nella piana di Antiochia) e un tempio di Hazor; ambedue sono del sec. XIII. Si suppone che l'architetto del tempio salomonico fosse fenicio; forse Adoniram (nome fenicio), sovrintendente dei lavori reali (1Re 5,28). - sito del tempio: sulla sommità della collina a Nord dell'Ofel. Più tardi qui sorse il tempio di Zorobabele e infine quello di Erode. La localizzazione precisa è difficile; cfr l'osservazione di padre Bagatti: la roccia della moschea di Omar è stata mostrata solo in epoca musulmana. - arredamento: nel debir era collocata l'arca dell'alleanza sotto due cherubini in legno placcato d'oro. Nel hêkal stava l'altare dei profumi, la tavola dei pani dell'offerta e dieci candelabri. Davanti all'ulam vi era l'altare di bronzo, così anche nel tempio di Erode. Nell'atrio a SE dell'edificio sacro, c'era il “mare di bronzo”: grande vasca sorretta da dodici tori (1Re 7,23-26) che serviva per la purificazione dei sacerdoti (2Cr 4,6). Per il lavaggio delle vittime vi erano dieci basi poste su ruote e portanti dieci bacini di bronzo (1Re 7,27-39). Recipienti analoghi, ma più piccoli, trovati a Megiddo. - caratteristiche: il tempio faceva parte di un insieme che comprendeva il palazzo del re e le sue dipendenze (analogie in Mesopotamia e in Siria). Il tempio potrebbe sembrare una cappella palatina. Infatti è stato costruito da Salomone su terreno comperato dal padre, con fondi del regno, dotato dal re e da lui dedicato. Gli fecero donazioni i successori (1Re 15,15; 2Re12,19), lo ripararono ecc. Per tutto questo si può dire che era un santuario del re. Tuttavia David portò l'arca a Gerusalemme non solo per suo inte-

resse, ma per ricostituire il centro spirituale di tutte le tribù. Comprò l'aia di Arauna nel contesto della cessazione di un flagello che riguardava tutto il popolo. Infine nella dedicazione Salomone non era solo ma con “tutto Israele” (1Re 8,1-5.14.62-66). La vicinanza del tempio al palazzo reale era solo espressione di teocrazia nella quale anche il re, al pari di tutti gli Israeliti, doveva star soggetto alla legge di Yahveh (Deut 17,14-20). Anche il tempio di Geroboamo a Betel era tempio del re (Am 7,13), ma anche santuario del regno (1Re 12,26-33); mentre quello di Gerusalemme nel pensiero di Geroboamo doveva rimanere il tempio del regno di Giuda. - storia del tempio: Giosafat costruì il “nuovo cortile” (2Cr 20,5). La porta di comunicazione tra cortile vecchio e nuovo fu edificata da Yoram (2Re 15,35), detta “porta superiore” (Ger 20,2) o “porta nuova” (Ger 26,10; 36,10). Manasse edificò altari idolatrici nei cortili della casa di Yahveh (2Re 21,5). Geremia (36,10) parla di “cortile superiore” (quello attorno al tempio) in opposizione all'inferiore; cfr cortile d'Israele e dei Gentili nel tempio di Erode. Nell'atrio ebbe luogo la sollevazione contro Atalia (841-835) e la proclamazione del re Yoash (2Re 11). Anzi la consacrazione di tutti i re di Giuda si può riportare al tempio. Yoash si preoccupa dell'impiego delle offerte per la riparazione del tempio (2Re 12,5-6) e solo dopo che i sacerdoti non hanno compiuto il loro dovere, devolve il compito a funzionari civili (2Re 12,7-12). La sollecitudine del re per il tempio ebbe anche aspetti negativi. Acaz fece spostare l'altare di Salomone per costruirne uno sul tipo di quello da lui visto a Damasco; ha soppresso l'ingresso del re; ha smontato le basi dalle loro ruote ed ha tolto i tori da sotto la grande vasca per pagare il tributo a Tiglat Pilezer III (2Re 16,10-16; 2Cr

5 settembre 2015

kaire@chiesaischia.it

STUDI BIBLICI – BIBBIA E ARCHEOLOGIA

19

SPIRITUALITÀ BIBLICA 28,20-21). Si ebbero anche cure dei re pii (Ezechia e Giosia). Ezechia fa distruggere il nehushtan, che era ritenuto il serpente di bronzo mosaico, perché oggetto di culto idolatrico (2Re 18,4). Giosia, dopo la scoperta del “libro della legge”, decreta una ripulitura radicale: elimina tutti gli elementi del culto di Baal, di Asherah, dell' esercito del cielo, la dimora dei prostituti sacri, dove le donne tessevano veli per Asherah, i cavalli e il carro del sole (2Re 22-23). La sua riforma durò poco, come sappiamo da Ez 8. Tre furono le depredazioni del tempio: del faraone Shishaq (1Re 14,26); anno 925, dopo Salomone; di Yoash re di Samaria (2re 14,14); e infine di Nabucodonosor (597, che poi lo distrusse nel 586). - il tempio postesilico: durante l'esilio babilonese Ezechiele traccia in visione il piano del nuovo tempio all'interno di una Gerusalemme rinnovata. La lunga descrizione si trova in Ez 40,144,9: edificio mai realizzato (un certo influsso per il tempio di Erode). Il suo progetto è da riformatore che tiene presente la propria predicazione di santità e purità per evitare tutti gli orrori cultuali del passato (Ez 43,1-12; 44,4-14). Il tempio deve sorgere in un quadrato sacro, protetto da due recinti dagli ingressi muniti di porte per escludere ogni straniero. - ricostruzione: l'autorizza nel 538 Ciro di Persia, facendo restituire gli utensili rituali depredati da Nabucodonosor. Il decreto di Ciro è conservato in aramaico (Esd 6,3-5) e in ebraico (Esd 1,2-4). I primi rimpatriati erigono l'altare (Esd 3,2-6) sotto Sheshbassar. Dopo interruzione il lavoro è ripreso sotto la direzione di Zorobabele e di Giosuè sacerdote, con l'incoraggiamento dei profeti Aggeo e Zaccaria (Esd 4,20-5,2; Ag 1,1-2,9; Zac 4,7-10); terminato nel 515. Ben poco sappiamo di concreto sull'opera nella sua realizzazione definitiva. Per il tempo posteriore si ha qualche informazione da Ecateo di Abdera, dalla lettera di Aristea, da Giuseppe Flavio. Nel 167 avvenne la spogliazione e la profanazione di Antioco IV Epifane (1Mac 1,44-49; 2Mac 5,11.16; 6,1-6). Per il caso di Eliodoro cfr 2Mac 2,7-40. La riconsacrazione (1Mac 4,3661), coll'istituzione della festa della Dedicazione (hannukah: cfr Giov 10,22), la fece Giuda Maccabeo nel 164. Nel 63 Pompeo entrò nel tempio ma non lo saccheggiò. Erode iniziò la sua totale ricostruzione a partire dagli anni 20-19; fu terminata circa dieci anni dopo, per quanto riguarda l'essenziale. Santuari tardivi fuori di Gerusalemme. Nella terra di deportazione, cioè Babilonia, non si ebbero santuari; neppure secondo Esd 8,1520 (cfr Sal 137). Al contrario furono costruiti due santuari in Egitto e uno in Samaria. a) In Egitto: Tempio di Elefantina, isola del Nilo presso Aswan, ove una colonia giudaica praticava un culto sincretistico; distrutto nel 410, di nuovo in piedi nel 402, ma poi scomparso; informazioni da manoscritti aramaici del sec. V. Tempio di Leontopoli, in zona NE del Cairo; per iniziativa di Onia, figlio di Onia III, il sommo sacerdote ucciso ad Antiochia (2Mac 4,33-34). Costruito verso il 160, fu distrutto dai Romani nel 73 dC.

La tradizione messianica:

il “figlio di Davide”

Di Diacono Giuseppe Iacono

L

a realizzazione dell’attesa messianica viene rivelata nella risposta di Gesù al sommo sacerdote durante il processo religioso. Gesù risponde: “Si, sono il Messia e voi vedrete il Figlio dell’Uomo seduto accanto a Dio Onnipotente. Egli verrà tra le nubi del cielo”. Certamente la domanda di Caifa si riferiva alle promesse messianiche: “Sei tu il Messia, il Figlio di Dio”. Messia e Figlio di Dio, si sa, sono due sinonimi. La filiazione divina del Messia era annunciata dall’oracolo di Natan (2Sam 7,14) e proclamata in diversi Salmi, per esempio il 2 e il 110 che si pongono in linea con il messianismo davidico. Il figlio di Davide della profezia di Natan resta la figura centrale negli oracoli messianici di Isaia e di Michea (Is 9,5-6; 11,1-5; Mi 5,1-5). Geremia l’unisce alla sua concezione della nuova alleanza (Ger 23,56). Anche Ezechiele ricorda questo nuovo Davide (Ez 34,23-24); ma parla solo di un principe (nasi’), non di un re (45,7-12). All’epoca del ritorno Zaccaria riprende da Geremia il tema del germe (Zc 3,8-10). I testi di Os 3,5 e di Am 9,11-12 sono forse anche di epoca postesilica. È di quest’epoca la rilettura messianica dei Salmi 2, 72 e 110. Lo stesso possiamo dire di Gn 49, 10 e Nm 24,17 che anche sembrano riguardare Davide e la sua dinastia. La rilettura messianica della profezia di Natan è anche attestata nei libri delle Cronache (1Cr 17,11-14). Il Sal 110 è molto usato nella chiesa post-pasquale e perciò alcuni esegeti pensano che la risposta di Gesù a Caifa nel racconto della passione rifletta la teologia della chiesa primitiva. Altri invece paragonando il processo e la morte di Stefano negli Atti degli apostoli, concludono che esisteva forse una tradizione secondo cui

Gesù era stato accusato di minaccia di distruzione del tempio. Questa tradizione sarebbe l’eco di una parola autentica di Gesù. La tradizione del messianismo regale si è conservata anche nel giudaismo come appare nei Salmi di Salomone e naturalmente nei testi rabbinici. Che il messia davidico sia trascendente rispetto ai re precedenti è insinuato in diversi modi: nell’ideale di perfezione morale e religiosa che egli incarnerà; nella pace e nella felicità che il suo re porterà; nell’universalità e nella perpetuità della salvezza che esso recherà. Si tratta però sempre di un regno terreno anche se la teologia rabbinica lo vede già come una preparazione immediata al regno escatologico. Fatta qualche eccezione si inserisce sempre nell’esperienza storica d’Israele. Qualche eccezione però c’è. E sono quei testi in cui la figura del discendente di Davide è congiunta a quella del Figlio dell’uomo, come nelle parabole di Enoch. Al Contrario, nel poema che il Targum Yerushalmi aggiunge a Es 12,42 è la figura del Figlio dell’uomo che viene sulle nubi a venir collegata a quella del Messia davidico (unita a un Mosè redivivo). Tuttavia nessun testo dell’AT dà al Messia una reale uguaglianza con Dio sul piano celeste come fa Gesù nella sua dichiarazione solenne di fronte a Caifa, unendo le due tradizioni del Messia e del Figlio dell’uomo.


20

Liturgia

Appuntamenti

5 settembre 2015

www.chiesaischia.it

kaire@chiesaischia.it

Commento al Vangelo

COMUNICATO STAMPA

Domenica 6 settembre 2015

SS. FUTURA ISCHIA CALCIO L

Effatà, apriti Di don Cristian Solmonese

I

l brano del Vangelo di questa domenica ci presenta un episodio di guarigione di un sordomuto. Il territorio dove avviene il miracolo non è ben definito, ma è sicuramente un luogo abitato da pagani. E’ importante cogliere ogni singola sfumatura di questo testo, dalla comprensione non immediata. Gesù guarisce un sordomuto, quindi una persona che è priva della parola perché non riesce a sentirla; è una persona che non riesce a comunicare con nessuno e quindi, per gli ebrei, da evitare, associando la malattia fisica a quella morale. Gesù lo pone in disparte e ha cura di lui, parla con lui. Compie alcuni segni. Come colui che ha creato il mondo, Egli gli mette le dita negli orecchi, come facciamo oggi nel rito del battesimo con il gesto detto dell’Effatà, cioè apriti, torna a vivere. Il Signore offre a quest’uomo la possibilità di tornare a comunicare, ossia avere dei rapporti normali con la gente. La gente capisce ed esclama che Gesù ha fatto bene ogni cosa, facendo riferimento al primo capitolo della Genesi quando è scritto “e Dio vide che era cosa buona”. Questo testo non è un semplice brano di guarigione, ma appare già la nuova creazione, il nuovo esodo che Gesù è venuto a portare. Nasce l’uomo nuovo capace di comunicare con tutti. Il gesto, poi, avviene, lontano dalla folla, dal frastuono, poiché Dio agisce sempre nel segreto della nostra vita puntando ad un contatto personale con la gente. Il sordomuto del vangelo è un segno per noi: egli richiama la nostra incapacità di annuncio

perché non siamo in grado di sentire. Chi non ascolta crea inevitabilmente una barriera, un’isola nel proprio mondo interiore e rende difficile, se non impossibile, la comunicazione e di conseguenza la comunione. Una sordità, quindi, che va ben oltre il limite dovuto al cattivo o al mancato funzionamento di un organo: per quella fisica si può ovviare con altri canali comunicativi! Ed è da questa sordità che tutti abbiamo bisogno di essere liberati. Sì, dico tutti. Anzi chi ne ha più urgente bisogno è proprio chi crede di sentire bene e non si rende conto che quello che ode è soltanto il concitato vocio interiore che rischia di tacitare anche il sommesso richiamo di Dio. «Avete orecchie e non udite!» ci ammonisce Gesù, il medico venuto per chi si riconosce manchevole e quindi gli permette di esercitare la propria arte risanatrice. Solo quando gli permettiamo di aprire il nostro orecchio, come il Servo di cui parla Isaia, per un ascolto che non fa la cernita tra parola e parola, che non cerca di forzarne il senso con interpretazioni arbitrarie, vedremo sciogliersi il nodo della nostra lingua e potremo parlare correttamente, magari senza pronunciare una sola parola, resi testimoni di un amore da cui ci scopriamo raggiunti e risanati quotidianamente. François de Salignac de La Mothe Fénelon, arcivescovo teologo, afferma che Dio non smette di parlare; ma fuori il rumore delle creature e dentro di noi quello delle passioni ci stordiscono e ci impediscono di sentirlo. In questo frastuono facciamo silenzio e lo troveremo. Buona domenica!

Segui il Vescovo Pietro Lagnese su Twitter: @LagnesePietro Ogni giorno un suo commento sul Vangelo per farti compagnia durante i tuoi impegni.

a SS Futura Ischia, comunica che dopo l’esperienza con il Campagnano Calcio, quest’anno riprenderà “da sola” il suo percorso riproponendo i principi che furono alla base della sua nascita nel lontano 1996. Un’ambiente sano dove far crescere e giocare a pallone i ragazzi; istruttori qualificati FIGC ed Isef; regole serie di comportamento sia per gli scritti che per gli istruttori; com- portamenti e linguaggio sempre propositivi e rispettosi; la crescita sportiva come metro di valutazione di ogni iscritto e di ogni squadra. La società sportiva Futura inoltre informa che collabora con osservatori della Lazio e dell’Atalanta, che hanno sposato il nuovo progetto, e con osservatori di altre società sportive che partecipano ai massimi campionati italiani. Per rendere ancora più completa la formazione dei giovani atleti la società ha stretto un rapporto di collaborazione con l’Ischia Marine Club che organizzerà sedute in piscina per i giovani calciatori della Futura. Sono state strette, anche, convezioni per garantire sconti a tutti gli iscritti presso negozi sportivi convenzionati. Infine grazie alla partecipazione di due importanti aziende che hanno legato il loro marchio alla SS Futura Ischia, la società quest’anno ha avuto l’opportunità di abbassare il prezzo di iscrizione, probabilmente il più basso proposto sull’isola, andando incontro alle esigenze delle famiglie in questo momento di crisi profonda. La SS Futura Ischia effettuerà quest’anno corsi per i nati dell’anno 2011 fino ai nati del 2001. Per informazioni telefonare: Roberta Buono 3202622060, Enrico Buono 3292305640

21 5 settembre 2015


23

Taccuino

PREMIO

PROF. FRANCESCO FERRANDINO

ORARIO SANTE MESSE

La Fondazione “Opera Pia Iacono Avellino Conte”, indice il concorso “Premio Prof. Francesco Ferrandino”, rivolto a tutte le scuole secondarie di I° grado e di II° grado e al Centro Territoriale Permanente dell’Isola d’Ischia e Procida. Bando di Concorso dro economico-sociale isolano e indicando anche quali dovrebbero essere, a loro avviso, le scelte politiche da compiere per avviare un superamento dell’attuale situazione”. Art. 4: Modalità di Partecipazione Ogni elaborato, individuale o di gruppo, dovrà consistere in una trattazione del tema proposto, supportata da adeguata documentazione (tabelle, grafici, materiale iconografico, interviste sul territorio, articoli di giornali, etc.), eventualmente anche in forma multimediale. Nel caso di un lavoro di gruppo il numero massimo dei componenti il gruppo stesso dovrà essere di 4 (quattro) concorrenti. Gli elaborati dovranno essere scritti al computer, il carattere utilizzato deve essere Times New Roman, corpo 12 . Gli elaborati saranno in forma anonima, chiusi in una busta con l’indicazione della scuola di appartenenza. All’interno di detta busta ve ne sarà un’altra, anch’essa chiusa, che conterrà un foglio con i dati anagrafici e l’indirizzo, completo di recapito telefonico, dell’autore dell’elaborato. Questa seconda busta non dovrà recare all’esterno alcuna indicazione. Le copie degli elaborati non verranno restituite. Art.5: Commissione Giudicatrice Gli elaborati saranno esaminati da una apposita Commissione Giudicatrice, nominata dal Consiglio Direttivo dell’Opera Pia che attribuirà i premi a suo insindacabile giudizio. La Commissione sarà composta da cinque membri, individuati tra coloro che hanno riconosciute competenze nel campo della pedagogia, della sociologia, della storia, dell’economia. Essa sarà nominata solo successivamente alla ricezione dei temi (dopo la scadenza dei termini per la consegna degli elaborati) e sceglierà al suo interno colui che rivestirà la carica di Presidente. Le sue riunioni saranno valide con la presenza di tutti i membri. I suoi lavori saranno sintetizzati in una relazione conclusiva, nella quale saranno comprese le motivazioni dell’assegnazione dei premi. L’Opera Pia si riserva di pubblicare tali opere anche in seguito e con altre modalità. Art. 4: Pubblicazione Il presente bando, di cui sarà dato avviso presso ogni scuola mezzo fax, lettera raccomandata ed e-mail, sarà a di-

sposizione presso la nostra sede in Via Mirabella, 9. (081993384) Art. 6: Consegna documentazione I lavori dovranno pervenire con mezzo idoneo entro e non oltre il 30 settembre 2015, oppure consegnati a mano da lunedì a venerdì dalle 10.00 alle 12.00 presso la Segreteria della Fondazione “Opera Pia Iacono Avellino Conte” via Vincenzo Mirabella, 9 – 80077 Ischia. Per eventuali chiarimenti o informazioni rivolgersi alla Segreteria dell’Opera Pia, chiamando il 081993384, giorni feriali dalle 9,00 alle 12,00 o usufruire degli indirizzi e-mail operapia_iac@ alice.it. Ed è anche possibile per gli interessati collegarsi al sito web www. fondazioneiac.it e consultare la pagina facebook “Operapia Iacono Avellino Conte”. La Fondazione Opera Pia declina ogni responsabilità per disguidi postali, smarrimenti o eventuali, deprecabili, plagi. Art. 7: Criteri di Valutazione I lavori della Commissione Giudicatrice si svolgeranno secondo le seguenti fasi: - Accertamento dell’integrità dei plichi e della conformità degli stessi; - Esame e valutazione degli elaborati prodotti; - Formulazione di una graduatoria di merito. Art. 8: Graduatoria La Commissione Giudicatrice formulerà una graduatoria di merito nella quale saranno individuati i primi due elaborati ritenuti più meritevoli delle Scuole secondarie di I e II grado dell’Isola d’Ischia e Procida e il primo elaborato più meritevole del Centro Territoriale d’Ischia. Art. 9: Premio Il premio consiste nell’assegnazione di una somma complessiva di 2.700,00 Euro (Duemilasettecento/00 Euro) che sarà ripartita così: - Per il 1° classificato della Scuola secondaria I grado 500,00# euro; - il 2° classificato della Scuola secondaria I grado 300,00# euro; - il 3° classificato della Scuola secondaria I grado 200,00# euro. - Per il 1° classificato del Centro Territoriale permanente d’Ischia 300,00# euro. -Per il 1° classificato della Scuola Secondaria II grado 700,00# euro; - il 2° classificato della Scuola secondaria II grado 400,00# euro;

ABBONAMENTO POSTALE

DIOCESI DI ISCHIA

ANNO 2015

Art. 1: Tema destinato agli studenti del 2° e 3° anno delle Scuole Secondarie di I grado di Ischia e Procida e agli studenti del Centro Territoriale permanente d’Ischia e Procida. “L’avvento e la diffusione dei Social Network hanno rappresentato nel nostro tempo una vera rivoluzione nell’ informazione e nella comunicazione. Tuttavia la rete presenta anche aspetti negativi : tra gli altri, la sua presenza invasiva nella vita degli adolescenti, che desta in molti viva preoccupazione e impone l’ attuazione di interventi appropriati da parte della famiglia e della scuola. Il concorrente affronti l’argomento sulla base delle proprie conoscenze e delle proprie esperienze”. Art. 2: Modalità di Partecipazione Ogni elaborato, redatto individualmente, dovrà consistere in una trattazione del tema proposto, eventualmente corredata da materiale iconografico e/o da altro materiale ritenuto dal concorrente importante ai fini dell’ integrazione del testo prodotto. Gli elaborati devono essere scritti al computer, il carattere utilizzato deve essere Times New Roman, corpo 12 e la lunghezza del testo deve essere al massimo di 5.800 caratteri, spazi inclusi. Gli elaborati saranno in forma anonima, chiusi in una busta con l’indicazione della scuola di appartenenza. All’interno di detta busta ve ne sarà un’altra, anch’essa chiusa, che conterrà un foglio con i dati anagrafici e l’indirizzo, completo di recapito telefonico, dell’autore dell’elaborato. Questa seconda busta non dovrà recare all’esterno alcuna indicazione. Le copie degli elaborati non verranno restituite. Art. 3. Tema destinato agli studenti del 4° e 5° anno Scuole Secondarie di II grado di Ischia e Procida. “L’art 1 della nostra Costituzione recita: “L’ Italia è una Repubblica democratica, fondata sul lavoro”. Negli ultimi anni, però, si è registrato nel nostro paese un allarmante aumento della disoccupazione , che investe anche e soprattutto il mondo dei giovani, molti dei quali vivono oggi in una condizione caratterizzata da insicurezza e precarietà, con la conseguente impossibilità di progettare il proprio futuro. Sulla base di una accurata indagine, i concorrenti presentino gli aspetti e le cause del fenomeno, concentrando particolarmente l’attenzione sul qua-

5 settembre 2015

kaire@chiesaischia.it

- il 3° classificato della Scuola secondaria II grado 300,00# euro. Tutti i concorrenti riceveranno l’invito alla cerimonia di premiazione. Gli stessi, tempestivamente, dovranno confermare la loro presenza alla cerimonia, durante la quale si procederà alla premiazione dei vincitori. I vincitori sono tenuti a ritirare personalmente, o facendosi rappresentare con delega scritta, i premi loro assegnati, pena la decadenza. La premiazione ufficiale del concorso si terrà in data che sarà comunicata al termine dei lavori della commissione giudicatrice. Oltre ai primi premi, la commissione si riserva la facoltà di segnalare altri lavori, con l’eventuale attribuzione di targhe e medaglie. Art. 9: Pubblicazione degli elaborati Per il fatto stesso della partecipazione al concorso, gli autori cedono i diritti di pubblicazione delle opere premiate sulla plaquette che andrà in stampa in occasione della cerimonia di premiazione, senza nulla pretendere come diritti d’autore. Art. 10: Accettazione delle norme del concorso La partecipazione al concorso implica l’accettazione da parte dei concorrenti di tutte le condizioni e modalità stabilite negli atti del concorso medesimo. Per quanto non espressamente previsto dal presente bando si fa riferimento alle norme dettate dalla legislazione in materia. Art. 11: Tutela dei dati personali I dati personali forniti dai concorrenti, obbligatori per le finalità connesse al concorso, saranno trattati dalla Fondazione, presso cui ha sede la segreteria, conformemente alle disposizioni di legge in vigore e saranno comunicati a terzi solo per motivi inerenti al concorso stesso. Art. 12: Spese di partecipazione I partecipanti al concorso dovranno sostenere tutte le spese di partecipazione. Nessun rimborso verrà riconosciuto ai soggetti partecipanti. Art. 13: Trattamento dati I dati personali dei concorrenti sono tutelati a norma della legge 675/96 sulla privacy. Art. 14: Regolamento di controversie Per ogni controversia è competente il Foro di Napoli Sez. Distaccata di Ischia. Il Presidente Celestino Vuoso

CHIESA

LOCALITà

Orario estivo

Cattedrale

Ischia Ponte

dom.10.00

S. Maria del Carmine Ischia - Cappella

Ischia Ponte

dom. 9.00

Addolorata Ischia S. M. Assunta in S. Giovan Giuseppe della Croce (P)* S. Maria di Costantinopoli

Ischia località Mandra

dom.18.00 (18.00 prefestivo)

Ischia Ponte

dom. 9.00 - 19.30 - 20.30

Ischia Ponte

dom. 8.00

S. Girolamo Porto d’Ischia

Ischia Centro

dom. 17.45

Maria SS. delle Grazie e S. Antonio

Ischia località Mandra

lun.-ven. 7.00 - 19.00; dom. 7.00-20.00

Gesù Buon Pastore (P)

Ischia località Macello

dom. 7.30 -11.00 -19.00 (19.00 prefestivo)

SS. Crocifisso

Ischia località Fondobosso

dom.9.00

S. Domenico in SS. Annunziata

Ischia località Campagnano

dom. 11.00 - 19.00 (19.00 prefestivo)

S. Maria di Portosalvo (P) dom.17.00 in polacco Ischia Porto

fer. 19.00; dom.9.30 - 18:30 - 20.00

Pineta Nenzi Bozzi (celebra il Vescovo)

Ischia Centro

dom. 20.30

S. Maria delle Grazie in San Pietro (P)

Ischia Centro

dom. 9.00 - 10.30 - 12.00 - 19.00

S. Antonio Abate (P)

Ischia località Sant’Antuono

fer. 9.30 - 19.30

S. Domenico

Ischia località San Domenico

dom. 7.00 - 20.30

S. Ciro (P)

Ischia località S. Ciro

dom. 11.00 - 19.00

S. Maria Maddalena (P)

Casamicciola località Tre Croci

dom. 11.00 - 19.00 fer. 19.00

Immacolata alla Sentinella

Casamicciola località Sentinella

dom. 9.30 (18.00 prefestivo)

Purgatorio

Casamicciola località Maio

dom. 9.00

Buon Consiglio

Casamicciola località Marina

dom. 8.15 - 11.00 - 19.00

S. Maria della Pietà

Casamicciola località Marina

dom. 12.00

S. Antonio da Padova (P)

Casamicciola località Perrone

sab. 19.00; dom. 8.30 - 19.30; fer. 19.30

S. Anna

dom. 10.00

S. Maria delle Grazie (P)

Casamicciola località San Pasquale Casamicciola località Lungomare Perrone Lacco Ameno Centro

Congrega Assunta

Lacco Ameno località Largo Rosario dom. 10.45

Maria SS. Annunziata

Lacco Ameno località Fundera

Sant’Anna

Lacco Ameno località Largo Rosario dom. 9.00

San Giuseppe

Lacco Ameno località Fango

dom. 8.45 (17.30 prefestivo)

Santa Restituta

Lacco Ameno in Piazza

dom. 11.00 - 19.30

S. Vito Martire (P)

Forio località San Vito

dom. 9.30 - 11.00 - 19.00 (19.00 prefestivo)

S. Carlo (Madonna della Libera)

Forio località Cierco

dom. 8.00

S. Domenico

Forio, Via Bocca

dom. 9.15

S. Sebastiano Martire (P)

Forio Centro

dom. 10.30

S.Maria di Loreto

Forio, Corso

dom. 9.30 - 12.00 - 20.00 (19.00 prefestivo)

Arciconfraternita Maria Ss.Visitapoveri

Forio località Municipio

dom. 8.00

S. Francesco d’Assisi

Forio località Municipio

fer. 18.30 dom. 8.30 (19.30 prefestivo)

Chiesa del S. M. Soccorso

Forio località Soccorso

1° ven. del mese 19.00

S. Michele Arcangelo (P)

Forio località Monterone

vedi Chiesina delle Rose

Chiesina delle Rose

Forio località Monterone

dom. 10.00 (in tedesco)- 11.30 - 20.00

S. Lucia

Forio località S. Lucia

dom. 9.00

Chiesa di S. Maria al Monte

Forio località S.Maria al Monte

non si celebra la Messa

S. Maria di Montevergine (P)

Forio località S.Francesco di Paola dom. 10.00 - 19.00

Chiesa del Purgatorio

Forio località Scentone

dom. 8.30

S. Francesco Saverio (P)

Forio località Cuotto

dom. 8.00 - 9.30 - 19.00 (4) (19.00 prefestivo)

S. Leonardo Abate (P)

Forio località Panza

dom. 7.30 - 11.00 - 19.30 (1) - (19.30 prefestivo)

Confraternita SS. Annunziata

Forio località Panza

dom. 9.30

Natività di Maria SS.

Serrara Fontana località Succhivo

dom. 11.15

S. Michele Arcangelo (P)

Serrara Fontana località Sant’Angelo dom. 9.00 - 19.00(5) (19.00 prefestivo) - (19.00 feriale)

S. Ciro

Serrara Fontana località Ciglio

dom. 9.30

S. Maria del Carmine (P)

Serrara Fontana località Belvedere

dom. 11.00 - 20.00

Confraternita Maria SS. Immacolata

Serrara Fontana località Belvedere

sab. 19.00

S. Maria della Mercede (P)

Serrara Fontana località Fontana

dom. 11.30 - 19.30 (19.30 prefestivo) (19.30 feriale)

S. Giovanni Battista (P)

Barano località Buonopane

(luglio) dom 11.00 - 19.30 (ago) dom 10.30 -19.00

S. Sebastiano martire (P)

Barano, Centro

dom. 11.00 - 19.00 (19.00 prefestivo)

S. Rocco

Barano, Centro

dom. 19.00

S. Giorgio Martire (P)

Barano località Testaccio

dom. 10.00 ai Maronti (3) - 19.30

Confraternita S.Maria di Costantinopoli

Barano località Testaccio

dom. 8.30 (19.30 prefestivo)

S. Alfonso

Barano località Vatoliere

dom. 9.30

Natività di Maria Ss. (P)

Barano località Sciappone

dom.10.30

S. Maria La Porta (P)

Barano località Piedimonte

Maria SS.Madre della Chiesa (P)

Barano località Fiaiano

Chiesa di S. Giuseppe e S. Anna

Barano località Fiaiano

Chiesa della SS.Trinità

Barano località Fiaiano- Cretaio

dom. 8.30 - 19.00 - 20.15 dom. 11.00 - 20.00 (fer Lu Mer Ven 19.30) Luglio 20 fer: mart - giov - sab 19.30 (sab. prefestivo) Luglio 20 primo venerdì di ogni mese 10.30

Eremo di S. Nicola

Serrara Fontana, Monte Epomeo

Non si celebra la Messa

Chiesa di S. Antonio

Serrara Fontana

dom. 8.30

Convento S. Gabriele

NOTE

fest. 7.30 - 12.00 dom.10.00 - 18.30 dom. 12.00

N.B * con il cambio dell’ora da Aprile-Giugno e da Settembre -Ottobre l’orario delle messe subisce una variazione di circa un’ora. * Cappella Casa Natale: ogni 15 del mese la Messa è celebrata alle 7.30 Ischia ** Gli orari possono essere soggetti a variazioni.

L’abbonamento annuale ordinario al nostro settimanale costa € 45,00 e consente di ricevere con spedizione postale a casa propria (sul territorio italiano) i 52 numeri del giornale stampati nel corso di un anno solare più eventuali “Kaire speciali”. Per chi vive all’estero, è possibile abbonarsi on line al settimanale in modo da poterlo leggere in formato Pdf a partire dalle ore 7,00 del mattino (ora italiana) nel giorno di uscita (verrà inviato via mail) e poterlo archiviare comodamente. Il settimanale online è esattamente uguale - per contenuto e impaginazione - a quello stampato su carta. L'abbonamento online costa € 45,00. LE ALTRE TARIFFE ANNUALI: Abbonamento amico €.100,00 Abbonamento sostenitore €.200,00 Benemerito a partire da €.300,00 COME PAGARE L’ABBONAMENTO Per il pagamento in contanti contattate la segreteria di “Kaire” ai seguenti numeri di telefono 081981342 – 0813334228 oppure il pagamento può essere effettuato mezzo bonifico bancario intestato COOP. SOCIALE KAIROS ONLUS indicando quale causale ABBONAMENTO KAIRE sul seguente codice IBAN IT 06 J 03359 01600 1000 0000 8660 Banca Prossima SpA. Dopo aver effettuato il pagamento inviate una mail a kaire@kairosonline.it oppure inviando un fax al 0813334228 con i seguenti dati per la spedizione: Cognome e nome: ... | indirizzo (via/cap/comune/ provincia): ... |codice fiscale: ... | telefono: ... | mail: ... nel caso l’abbonamento sia da attivare a favore di altra persona, indicare anche: Cognome e nome del beneficiario dell’abbonamento: ... Indirizzo (via/cap/comune/provincia): ...

EDICOLE DOVE POTER ACQUISTARE

Comune di Ischia Edicola di Piazza degli Eroi; Edicola di Ischia Ponte; Edicola al Bar La Violetta; Edicola di San Michele da Odilia; Edicola di Portosalvo Comune di Lacco Ameno Edicola al Bar Triangolo Edicola Minopoli sul corso Comune di Casamicicola T. Edicola di Piazza Bagni; Edicola di Piazza Marina; Comune di Forio Edicola del Porto; Edicola di Monterone



Turn static files into dynamic content formats.

Create a flipbook
Issuu converts static files into: digital portfolios, online yearbooks, online catalogs, digital photo albums and more. Sign up and create your flipbook.