Kaire 35 anno II

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Il settimanale di informazione della Chiesa di Ischia ANNO 2 | numero 35 | 29 agosto 2015 | E 1,00

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INCHIESTA GIOVANI E PORNOGRAFIA Gli ostacoli allo sviluppo di una sessualità sana e consapevole. Cosa possono fare i genitori per aiutare i figli nello sviluppo di un preciso modello di vita sessuale più sano e consapevole? A cura della dott.ssa Rossella Verde

EDITORIALE DEL DIRETTORE

La carità non avrà mai fine…

La staffetta della carità Infinitamente grazie a Giulio e Loredana Scrocca della comunità Nuovi Orizzonti per aver gestito negli ultimi otto anni il centro accoglienza Giovanni Paolo II di Forio. Da settembre il centro continuerà la sua opera di accoglienza e solidarietà attraverso la Caritas diocesana con l’apertura di una mensa per i poveri. Michele Magnanino

Di Lorenzo Russo

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ra il 19 luglio del 2007 quando il vescovo di Ischia Filippo Strofaldi, insieme al Card. Agostino Vallini inaugurarono il Centro accoglienza Giovanni Paolo II di Forio. In questi otto anni grazie al lavoro di Giulio e Loredana Scrocca della comunità Nuovi Orizzonti di Chiara Amirante a cui era affidata la struttura, sono state aiutate migliaia di persone che bussavano per chiedere accoglienza, perché vivevano in situazioni di disagio. Da settembre la casa sarà gestita direttamente dalla Caritas diocesana. Un gruppo di operatori della Caritas ne assumerà il coordinamento, favorendo la collaborazione di tanti volontari che potranno prestarvi gratuitamente la loro opera. Il Centro continuerà a svolgere quella finalità per cui è nato, cioè centro di accoglienza. Una delle novità che ben presto nascerà nel centro sarà la mensa per i poveri. Verranno presto organizzati orari per poter dare un pasto caldo alle persone che non possono

Continua a pag. 2

SEGUIAMO FRANCESCO I Valdesi al Papa: “la richiesta di perdono è stata accettata”.

POLITICA ISCHITANA Sandro Iannotta si è dimesso. Si va verso l’azzeramento della giunta comunale.

CAMPAGNANO IN FESTA Inaugurata da Padre Pietro e don Stanislao la nuova saletta parrocchiale.

ARRIVEDERCI SUORE La comunità di San Ciro nell’ultimo saluto alle Suore prima di ripartire per la terra ferma.


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Vita diocesana 29 agosto 2015

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La carità non avrà mai fine… Continua da pag. 1 permetterselo. Ci sarà inoltre anche la possibilità per potersi fare la doccia e usufruire dei servizi igienico-sanitari della struttura per la propria cura personale come ad esempio farsi la barba. Il Centro risponde alle esigenze quotidiane di una povertà diffusa. Non si fanno differenze fra profugo, senza fissa dimora, straniero o ischitano. Si cercherà di rispondere ad un bisogno di richieste di aiuto dai più deboli della società. Il centro di accoglienza GPII vedrà la presenza delle suore Piccole Apostole della Redenzione (già attive sul territorio isolano), di alcuni sacerdoti, un diacono e di alcuni laici. In particolare alle Suore è chiesta la cura della casa, affinché ci sia sempre armonia e si sperimenti un clima di famiglia; ad esse è affidata la missione di rendere visibile la Chiesa che, come madre accogliente, fa sperimentare ai poveri che sono la carne piagata di Gesù Cristo - come sempre ci ripete papa Francesco - la tenerezza dell’amore del Signore. Per tale motivo alle suore è chiesto di condividere con i poveri spazi e tempo. Nella casa c’è pure una piccola cappella dove sarà sempre presente Gesù Eucarestia e dove sarà possibile raccogliersi in preghiera insieme ad ospiti e volontari. Il Centro Giovani Paolo II avrà cura di rispondere alle molte necessità degli ospiti che potranno essere di varia natura: fisica, (nutrimento, vestiario, salute), psicologica (accoglienza, affetto, ascolto, sostegno), educativa (stimolando l’impegno e la crescita verso l’autonomia, riconoscendo e promuovendo le capacità di ciascuno, proponendo e sostenendo percorsi di recupero e reinserimento sociale), spirituale (accompagnamento personale, momenti di annuncio e condivisione della Parola di Dio, incontri di preghiera sistematici). Tali aspetti saranno condivisi da

Il settimanale di informazione della Chiesa di Ischia Proprietario ed editore COOPERATIVA SOCIALE KAIROS ONLUS

tutta l’equipe dei volontari della Caritas che garantirà nel Centro una presenza fattiva e costante. Alle Suore Piccole Appostole delle Redenzione sarà affidato il servizio della mensa sia per gli ospiti interni che per quanti ogni giorno busseranno per un pasto caldo. C’è tanta gratitudine nei confronti di Giulio e Loredana Scrocca di Nuovi Orizzonti per aver svolto in questi otto anni un servizio di carità e missione verso chi era in dif-

Via delle Terme 76/R - 80077 Ischia Codice fiscale e P.Iva: 04243591213 Rea CCIAA 680555 - Prefettura di Napoli nr.11219 del 05/03/2003 Albo Nazionale Società Cooperative Nr.A715936 del 24/03/05 Sezione Cooperative a Mutualità Prevalente Categoria Cooperative Sociali Tel. 0813334228 Fax 081981342 info@kairosonline.it pec: posta.kairos@pec.it Registrazione al Tribunale di Napoli con il n. 8 del 07/02/ 2014

ficoltà. Il vescovo Pietro Lagnese, a nome della Chiesa Isclana porge il suo ringraziamento personale alla carissima Chiara Amirante, alla grande famiglia di Nuovi Orizzonti ed, in particolare, ai coniugi Scrocca, che concretamente ne hanno assunto la responsabilità del Centro. Il loro operato ha contribuito nel sensibilizzare la realtà foriana e dell’intera isola all’accoglienza, nell’aiuto al prossimo, nell’amore verso chi ti sta accanto e ti chiede aiuto. Una missione vissuta in pie-

Direttore responsabile: Dott. Lorenzo Russo direttorekaire@chiesaischia.it @russolorenzo Direttore Ufficio Diocesano di Ischia per le Comunicazioni Sociali: Don Carlo Candido direttoreucs@chiesaischia.it Progettazione e impaginazione: Gaetano Patalano per Cooperativa Sociale Kairos Onlus

na sinergia con i fedeli della parrocchia di S. Maria di Montevergine e con il parroco don Beato Scotti, che in questi anni hanno contribuito in maniera caritatevole affinché il centro diventasse un punto di riferimento di misericordia ed accoglienza verso gli isolani e gli stranieri che vivevano e vivono in situazioni di disagio. Michele Magnanimo Nelle foto: durante la messa in parrocchia S. M. di Montevergine per salutare e ringraziare i coniugi Scrocca.

Redazione: Via delle Terme 76/R - 80077 Ischia kaire@chiesaischia.it | @chiesaischia facebook.com/chiesaischia @lagnesepietro Tipografia: Centro Offset Meridionale srl Via Nuova Poggioreale nr.7 - 80100 Napoli (NA) Per inserzioni promozionali e contributi: Tel. 0813334228 Fax 081981342 oppure per e-mail: info@kairosonline.it

Il settimanale è stampato su carta riciclata utilizzando inchiostri vegetali non inquinanti presso uno stabilimento le cui attività prelevano una quantità di energia minore di quella prodotta dal proprio impianto fotovoltaico (a ridotta emissione CO2).


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La Voce di Pietro

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II ANNIVERSARIO PADRE FILIPPO STROFALDI – VESCOVO DI ISCHIA Della Lorenzo Russo

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ue sono trascorsi ormai da quando il nostro caro Padre Filippo ha lasciato questa terra per ritornare al Padre e finalmente godere di quelle gioie infinite del Paradiso. Tanti sono i ricordi che ci passano per la mente del suo ministero sull’isola come l’arrivo del Papa santo sull’isola, o del corpo di San Giovan Giuseppe, i vari incontri sinodali, la pastorale giovanile e i giovani che lui tanto amava… Ma anche tanti dolori condivisi con gli isolani, con chi non aveva una casa, chi era in difficoltà economiche, i problemi della Chiesa di Ischia da affrontare, la malattia, quella lunga malattia... Ma Padre Filippo in quel dolore sapeva dire il suo Sì a Dio. Come Gesù, nel suo dolore più grande in Croce, si sentì abbandonato anche dal Padre. E Padre Filippo sapeva confermare ogni giorno, in ogni momento il suo Sì a colui che lo ha sempre conosciuto. A Dio che non lo ha mai abbandonato e sapeva tutto di lui. E così Padre Pietro Lagnese in Cattedrale, approfittando del vangelo del giorno e della festa dell’apostolo Bartolomeo ha dato il suo dolce pensiero a Padre Filippo. “Grazie al Vangelo di oggi abbiamo capito che il nostro compito è quello di aiutare le persone ad incontrarsi con Gesù, a fare questa scoperta di Gesù, colui che è il figlio di Dio. Gesù tu sei il figlio di Dio, il Re di Israele. Quante volte il Signore ha dovuto constatare con amarezza e sofferenza le menzogne, le falsità, le bugie che allora, come oggi, imperversavano fra la gente. E ancora di più Gesù soffriva di tutto ciò, Lui che vedeva e conoscenza quello che c’era e c’è nel cuore di ognuno. “Come mi conosci”? “Quando tu eri sotto un fico io ti ho visto” Secondo gli studiosi delle Scritture questa è un’espressione quasi proverbiale per dire che un uomo sta vivendo un momento di ricerca, un momento di discernimento. Un momento nel quale si sta interrogando… Stare sotto un fico era il segno di una comprensione della volontà di Dio a partire proprio dalle Sacre Scritture. Gesù sa tutto di Natanaele, cioè l’apostolo Bartolomeo. Gesù sa tutto di me, di te, di ciò che abita nel nostro cuore. La sua è una conoscenza d’amore e ci ama così come siamo. Con le nostre incertezze, i nostri dubbi. Gesù gli dice: “vedrai cose

Dio ha preparato per Padre Filippo cose grandi A due anni dal ritorno al Padre del vescovo di Ischia Padre Filippo Strofaldi, lunedì 24 agosto il Vescovo Lagnese ha celebrato in Cattedrale una Messa in suo ricordo.

maggiori di queste. Vedrai il Cielo aperto, gli angeli salire e discendere sul figlio dell’uomo” Questa mattina ho meditato questo vangelo e pensavo a Padre Filippo per il quale si è conclusa la sua vita terrena e si sono aperte le porte dei Cieli. Quante cose belle ha visto Padre Filippo, quanti doni, quante grazie, quante esperienze di Dio ha fatto su questa terra. Certo, ha vissuto tanta sofferenza, tanti momenti difficili, come ognuno di noi. Anche tanti momenti di Croce, anche qui in questa Chiesa, in questa Diocesi, per cui è stato

vescovo per 15 anni. Ha vissuto e visto tante cose belle. Ma il Signore ha preparato per lui cose maggiori. Signore, fagli vedere le cose belle che tu hai preparato per ciascuno di noi. Fagli vedere e contemplare questo Cielo aperto e il tuo volto. Fagli gioire della contemplazione del tuo volto. Chiediamo al Signore questa grazia per Padre Filippo, al quale sentiamo di essere legati da vincoli sacramentali e di affetto, amicizia e stima. A lui dobbiamo tanta gratitudine per 15 anni di ministero qui ad Ischia come successore degli apostoli. La vergine San-

tissima, i nostri santi Patroni Restituta e Giovan Giuseppe aprano le porte a questa visione di Dio per Padre Filippo, con l’iuto di Maria”. Andrea Di Massa


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Seguiamo Francesco 29 agosto 2015

Di Maria Chiara Biagioni

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l Sinodo metodista e valdese “riceve con profondo rispetto, e non senza commozione, la richiesta di perdono da Lei rivolta”. Esordisce così una lettera aperta indirizzata a Papa Francesco dai 180 sinodali riuniti a Torre Pellice per l’annuale Sinodo delle Chiese metodiste e valdesi. È la prima volta che i valdesi scrivono a un Papa che nella lettera chiamano “caro fratello in Cristo Gesù”. La missiva è la risposta da parte del massimo organo decisionale delle Chiese valdesi e metodiste alle parole con le quali il Pontefice, lo scorso 22 giugno nella sua visita alla chiesa valdese di Torino, aveva chiesto “da parte della Chiesa cattolica, perdono per gli atteggiamenti e i comportamenti non cristiani, persino non umani che, nella storia, abbiamo avuto contro di voi”. “Nella Sua richiesta di perdono - scrivono i valdesi al Papa - cogliamo inoltre la chiara volontà di iniziare con la nostra Chiesa una storia nuova”. “Le nostre Chiese sono disposte a cominciare a scrivere insieme questa storia, nuova anche per noi”. Ma c’è un passaggio nella lettera che è stato interpretato da alcuni come un ‘no’ da parte del sinodo alla richiesta di perdono del Papa. È il paragrafo in cui si dice: “Questa nuova situazione non ci autorizza però a sostituirci a quanti hanno pagato col sangue o con altri patimenti la loro testimonianza alla fede evangelica e perdonare al posto loro”. Il pastore Eugenio Bernardini è moderatore della Tavola valdese. È così? Le vostra lettera è un “no” al Papa? “È uno svarione incredibile. Evidentemente chi ha interpretato così non ha nessuna sensibilità religiosa, teologica, filosofica. Forse è un passaggio troppo teologicamente raffinato che invece il Papa comprenderà benissimo perché la problematica è nel dibattito dei cristiani ed è stata sollevata molto volte, per esempio nel caso della Shoah. In quel passaggio, noi spieghiamo tecnicamente che è come se si andasse in confessionale e si dicesse al padre che un nostro amico ha commesso un peccato e si pente moltissimo. E gli chiediamo cosa possiamo fare. È chiaro che il padre dirà: ‘fallo venire qui, che parli con me’. Questo per dire che non si può parlare per interposta persona. Quindi per quanto concerne noi, sì, la richiesta di perdono è ac-

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cettata ma dal punto di vista della procedura penitenziale cattolica è chiaro che questo si situa su un livello di dichiarazione e non su un piano diretto della vittima. Noi personalmente non abbiamo subito quelle tragedie. Sono però letture che dipendono dalla inesperienza. Il clima con solo 6 astenuti (su 180 sinodali, ndr) in un dibattito che è durato varie ore, è stato assolutamente positivo, di volontà di impegno, di desiderio di voltare pagina”. Perché avete sentito il bisogno di scrivere al Papa? “La lettera è nata spontaneamente nell’ambito della comprensione che abbiamo noi della nostra Chiesa. Il Papa a Torino ci ha molto colpito per i contenuti del suo discorso, tra i quali molto importante la richiesta di perdono per ciò che nel passato la Chiesa cattolica ha fatto subire alla nostra. E a una tale dichiarazione straordinaria, per noi è stato normale chiedere al sinodo che è la nostra massima autorità decisionale, religiosa e teologica, di valutare e rispondere adeguatamente, più di quanto io personalmente avessi già fatto a Papa Francesco. E quindi questa lettera è nata come una risposta meditata, impegnativa perché dice cose impegnative per il futuro immediato”. È la prima volta che i valdesi scrivono a un Papa? “Che un Sinodo si rivolge direttamente a un Papa, sì. D’altra parte l’anno scorso per la prima volta il Sinodo ha ricevuto un messaggio di saluto al Sinodo, quest’anno è stata la seconda volta. Siamo in un’epoca in cui ci sono tante prime volte. E questo è molto importante”. Ci faccia capire perché è così importante e inedito che i valdesi si rivolgono a un Papa di Roma? “È importante esattamente come il Papa che si rivolge direttamente ai valdesi dentro una chiesa valdese. Noi abbiamo definito storica la sua visita di giugno a Torino, il superamento di un muro che è durato 800 anni. Nella storia passata, Valdo ha ricevuto dal Papa del suo tempo il divieto di predicare; dal Papa successivo è giunta l’autorizzazione per una crociata che purtroppo ha compreso anche i valdesi. Le condanne sono sempre arrivate con il suggello di un Papa e quindi è chiaro che si è un po’ personalizzata la contrapposizione. Con l’avvento del secolo ecumenico, il Novecento e il Concilio vaticano, abbiamo cominciato un cammino completa-

I valdesi al Papa: “la richiesta di perdono è stata accettata” Per il pastore Eugenio Bernardini, moderatore della Tavola valdese, non c’è stata chiusura e “chi ha interpretato così non ha nessuna sensibilità religiosa, teologica, filosofica”.

Papa Francesco e il Pastore valdese di Torino, Paolo Ribet, durante l’incontro del 22 giugno nella chiesa Valdese di Torino

mente diverso. Abbiamo incontrato tutti i papi ma lo abbiamo fatto sempre in occasioni ecumeniche. Non c’è mai stata una interlocuzione diretta e soprattutto con il valore delle cose che ci siamo detti oggi. È come nelle famiglie allargate: a volte non ci si parla direttamente ma per interposta persona. Adesso ci si parla direttamente in un clima di sincerità ma soprattutto di fraternità e questo è un fatto sicuramente nuovo”. Come si prospetta il futuro? “Cosa accadrà dopo queste dichia-

razioni? Accadrà che quello che stiamo già facendo dovrà essere ulteriormente approfondito. Per esempio, il dialogo che noi stiamo portando avanti da molti anni con l’Ufficio ecumenismo della Conferenza episcopale italiana e che già ha prodotto anche dei fatti concreti. Da questi eventi prendiamo stimolo non solo per andare avanti ma per avere maggiore fiducia. Sostenerci nella diversità ma non più nella conflittualità, credo possa essere utile a noi ma anche alla società italiana”.


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Comunione e Liberazione

29 agosto 2015

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BILANCIO DELL’EDIZIONE 2015

“Dal Meeting di Rimini un popolo in uscita per aiutare il paese” Di Daniele Rocchi

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i che è mancanza questa mancanza, cuore, che a un tratto ne sei pieno?”: sull’onda dei versi del poeta fiorentino Mario Luzi si è svolta l’edizione 2015 del Meeting per l’amicizia tra i popoli che si è chiusa a Rimini il 26 agosto. Una settimana di incontri, dibattiti, mostre e testimonianze culminati con l’intervento, il 25 agosto, del premier Matteo Renzi. A Giorgio Vittadini, presidente della Fondazione per la Sussidiarietà abbiamo chiesto un bilancio dei lavori. Che Meeting è stato questo del 2015 e che risposta ha dato alla domanda del poeta Luzi? “È stato un Meeting di contenuti, che non si è perso dietro particolari indifferenti. Il tema della mancanza è cruciale, è stato seguito dai media che lo hanno percepito grazie anche al

modo in cui è stato affrontato da Papa Francesco, nel suo messaggio al Meeting, e dal Presidente Mattarella. Non si può vivere, e non si può ricostruire una società, senza avere la capacità di incontrare la persona là dov’è anche quando è emarginata. Oggi non riusciamo più a educare la gente a stare insieme. Al Meeting abbiamo cercato di rispondere a questa domanda affrontando grandi temi, dalla politica alle migrazioni, con gli interventi di tanti testimoni”. Il Meeting ha chiamato in causa il tema dell’“Io”, attraverso la figura di Abramo, e dunque della responsabilità personale. Ma come declinare concretamente questo impegno nella società italiana? “Partirei dall’intervento del segretario generale della Cei, monsignor Nunzio Galantino, che ha ricordato che siamo alla fine di un’epoca in cui tutto è stereotipato: una

Giorgio Vittadini, presidente della Fondazione per la Sussidiarietà: “Il Meeting intende riprendere la sua natura originaria e partecipare in tal modo all’impegno del Paese per uscire dalla crisi”. Sulle vicende giudiziarie: “Se c’è qualcuno di noi che ha sbagliato, risponda”. Un’edizione all’insegna della sobrietà: “Con meno delle metà si son fatte le stesse cose”

certa economia liberista, una certa organizzazione sociale basata sulla riuscita, sulla carriera, un’idea di politica intesa come potere. Tutto questo sta portando l’Italia allo sfaldamento. Se non riprendiamo una posizione umana che mette in discussione qualcosa che appartiene al vecchio secolo non usciremo dalla crisi e manderemo l’Italia in serie B. Non si esce dalla crisi con dei semplici maquillage”. A proposito di Italia, il tema della mancanza può essere il quadro delle tante mancanze italiane, davanti alle quali la presidente del Meeting, Emilia Guarnieri, non ha esitato, dopo l’intervento del premier Renzi, ad assumersi l’impegno di operare per il bene del Paese… “Il Meeting intende riprendere la sua natura originaria e partecipare in tal modo all’impegno del Paese per uscire dalla crisi. Vogliamo collaborare a questo sforzo non per appoggiare la nuova parte ma per stare con quella miriade di persone di buona volontà che abbiamo visto al Meeting, che non hanno trovato spazio sui giornali ma che lavorano in questa direzione. Testimoni anche di una Chiesa in uscita, come propugnato da Papa Francesco”. Per uscire dalla crisi, per colmare la mancanza, servono forse più testimoni che pensatori? Al meeting abbiamo visto molti testimoni, penso ai parroci di Aleppo e di Erbil, alle vittime di rapimenti e di violenze che hanno perdonato i loro aguzzini… “Il testimone oggi nel 2015 è più che un pensatore. Il testimone, infatti, ti permette di vedere quello che puoi fare anche tu, in prima persona. Il pensiero è meno immediato. Siamo in un momento in cui uno deve vedere qualcosa che può imitare. Il testimone ci dice che è possibile”. Comunione e Liberazione è arrivata a Rimini segnata da vicende giudiziarie che hanno

coinvolto alcuni membri della Cooperativa La Cascina. Dal Meeting come riparte il movimento? “Fermo restando la questione giudiziaria, se c’è qualcuno di noi che ha sbagliato, risponda. Ma bisogna anche chiedersi come questo qualcuno è stato educato nella vita del movimento che invece insegna a volare alto e a pensare al bene comune. Questo Meeting ha mostrato un popolo ciellino che è un mondo di gente, di ogni dove, che positivamente vuole rispondere assumendosi tutte le responsabilità degli errori fatti ma ribadendo la verità di un carisma che ci vede in uscita e che non vuole parlarsi addosso. Da questo Meeting esce un movimento che vuole camminare in questa direzione facendo ammenda degli errori”. Parlava di carisma, 10 anni fa moriva don Giussani… “Direi che resta tutto da scoprire: il valore dell’esperienza dell’Io in cui non si è semplicemente subordinati a qualcosa ma liberi di aderire, come domanda e mancanza, ad una verità storica che ti apre. Sono rimasto colpito dalle parole di Joseph Weiler, presidente dell’Eui, (European university Institute), che ha ricordato che quella con Abramo è stata la prima volta che Dio ha dialogato con qualcuno aspettando una risposta. Ognuno è chiamato a dare una risposta e a prendersi le proprie responsabilità”. Per ultimo, quella di quest’anno è stata un’edizione sobria, se confrontata con le precedenti. È d’accordo? “Assolutamente sì. Qualche anno fa il Meeting costava 10 milioni di euro, adesso 4,6 milioni. Significa che con meno della metà si son fatte le stesse cose. Non dobbiamo pensare al superfluo mentre molte famiglie italiane non arrivano alla quarta settimana. Poter fare una cosa del genere, utile per tutti, è stato un grande percorso di responsabilità e un segno dei tempi”.


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Giovani & Pornografia 29 agosto 2015

Di Dott.ssa Rossella Verde – Psicologa

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no dei passaggi più delicati della vita di un ragazzo è sicuramente la graduale scoperta della sessualità, che si declina sia attraverso la dimensione fisica che quella psicologica. Le modificazioni corporee cominciano ad accennarsi durante la preadolescenza, ovvero quella fase della vita situata fra l’infanzia e l’adolescenza, fra i 10 e i 13 anni. Durante l’adolescenza questi cambiamenti corporei si fanno più evidenti. I segnali principali della trasformazione corporea, regolata dagli ormoni, sono numerosi e coinvolgono oltre al corpo anche le emozioni e il modo di pensare. Guardarsi diventare adulti, sentirsi in armonia col proprio corpo che cambia, iniziare a percepire i vissuti legati alla propria sessualità e a sperimentare i primi approcci “amorosi”, acquisire conoscenze rispetto alla propria salute sessuale e alla prevenzione, maturare un’identità sessuale, rappresentano per i ragazzi una vera e propria “sfida” da intraprendere per entrare nel mondo adulto.

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Secondo alcuni studi negli ultimi dieci anni il numero di italiani habitué di siti porno è quasi raddoppiato: da 5 a 8 milioni. Di questi, il 10% è costituito da minorenni. Il 25% dei giovani tra i 14 e i 16 anni, inoltre, passa troppo tempo collegato a siti porno, con il rischio di sviluppare patologie come la dipendenza dal sesso e la porno-dipendenza. Cosa possono fare i genitori per aiutare i figli nello sviluppo di un preciso modello di vita sessuale più sano e consapevole?

Gli ostacoli allo sviluppo di una sessualità sana e consapevole

MODELLI DI VITA

Il giovane, passando dal controllo parentale all’adattamento sociale, deve costruirsi i propri modelli di comportamento, anche sessuale, mediando tra i modelli trasmessi dai genitori e quelli del contesto sociale in cui si trova a vivere. La salute sessuale dei giovani (e dei futuri adulti che diventeranno) passa quindi attraverso la capacità di dare un significato alla propria esperienza; dare un significato vuol dire collegare le proprie azioni ad un sistema di valori, di affettività, di sentimenti, di opinioni, di bisogni, di conoscenze. È importante che i ragazzi possano confrontarsi con gli adulti sulle tematiche della sessualità e delle relazioni umane; lasciati a se stessi le fonti di informazione sulla sessualità e sul rapporto uomo-donna a cui tendenzialmente si rivolgono sono inadeguate, se non dannose: passaparola tra i coetanei, siti web e pornografia. La diffusione della pornografia tra i giovani, in particolare, sta diventando sempre più un campanello d’allarme. Con l’espansione della tecnologia e con l’avvento dell’era digitale, in cui la fruizione dei contenuti è a portata di click, il rischio

che i ragazzi accedano alla pornografia è sempre più alto. STUDI E RICERCE ITALIANE

Uno studio dell’Università di Padova che ha coinvolto 893 studenti delle scuole medie superiori di Padova e provincia e che è stato recentemente pubblicato dall’International Journal of Adolescent Medicine and Healt, ha messo in evidenza che il 78% dei giovani é un fruitore abituale di siti pornografici. Gli intervistati hanno dichiarato che la frequentazione di questi siti diventava spesso un’abitudine e il 10% dei frequentatori considerava l’abitudine come dipendenza. Questi dati confermano la potenza dell’industria del sesso e dell’erotismo online che fa della mercificazione del corpo sia maschile che femminile la propria arma: un impero economico che si consolida anche grazie all’espansione e alla facilitazione di accesso al web comprendente fasce di utenti sempre più giovani, complice lo sgretolamento del nucleo familiare con i genitori sempre più assenti nelle attività dei figli. Secondo un’altra ricerca elaborata


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Giovani & Pornografia

29 agosto 2015

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dalla Società Italiana di Andrologia Medica e Medicina della Sessualità (SIAMS), dal 2005 ad oggi il numero degli habitué di siti porno è quasi raddoppiato: da 5 a 8 milioni in Italia. Di questi, il 10% è costituito da minorenni. Il 25% dei giovani tra i 14 e i 16 anni, inoltre, passa troppo tempo collegato a siti porno, con il rischio di sviluppare patologie come la dipendenza dal sesso e la porno-dipendenza.

vista psicologico e sociale la porno-dipendenza modifica in modo negativo e profondo tutti gli aspetti della vita di un individuo: capacità di applicazione ed attenzione, applicazione allo studio, rapporti sociali in genere, in particolare rapporti di amicizia e di amore, progressiva sfiducia in sé e riduzione della propria autostima, possibilità di vivere la dimensione reale della propria vita.

DIPENDENZA DA SESSO

FATTORE ETà

La dipendenza da sesso non è un fenomeno nuovo: si tratta di un comportamento caratterizzato da un desiderio sessuale anomalo che coinvolge l’attività del pensiero a tal punto da interferire seriamente con le normali attività quotidiane, e persino da non consentire più di perseguire altri scopi nella vita. Oggi questo disturbo è stato inserito tra le nuove dipendenze in quanto ha considerevolmente aumentato la sua incidenza sociale.

Uno dei fattori di rischio più evi-

denti dei potenziali danni della fruizione di pornografia è l’età a cui si inizia ad accedere ad essa. La ricerca scientifica, infatti, ha ormai dimostrato che la pornografia ha effetti molto più seri sui preadolescenti e sugli adolescenti, piuttosto che sugli adulti. Il rischio quindi è tanto maggiore quanto più è bassa l’età del soggetto. La confusione a livello cognitivo tra finzione e realtà, presente in preadolescenti e adolescenti, fa sì che essi percepiscono le scene e le pratiche contenute nel mate-

lità narcisistica ad una relazionale. Ci possono anche essere maggiori possibilità di sviluppare comportamenti violenti, non solo nel campo sessuale, e di andare incontro a momenti di depressione. Inoltre si possono sperimentare più facilmente chiusure verso gli altri e solitudine. Poiché poi l’uso di materiale pornografico è diffuso soprattutto tra gli adolescenti maschi, questo li porta più facilmente a considerare la donna come oggetto o come merce di scambio. IL DIALOGO CON I GIOVANI

PORNO-DIPENDENZA

La porno dipendenza, invece, appare come una particolare estensione autoerotica dello stesso aspetto compulsivo. Dal punto di riale pornografico come effettivamente realistiche, influenzandone il comportamento. Preadolescenti e adolescenti possono considerare normali dei comportamenti sessuali trasgressivi, per cui hanno maggiori probabilità di sviluppare comportamenti dello stesso tipo; inoltre, in un periodo in cui essi sono alla ricerca della propria identità sessuale, la pornografia può creare difficoltà nella strutturazione di questa identità e disorientamenti, perché essa spesso presenta dei modelli ambigui di sessualità. BISOGNI NEGATIVI

Nella pornografia il sesso è presentato come bisogno da soddisfare, senza alcun valore morale o sociale, come una semplice manifestazione fisiologica che ne banalizza il significato e può impedire il già difficile passaggio da una sessua-

Le conseguenze della maggior diffusione della pornografia tra i giovani non possono non interrogarci sull’importanza del dialogo a diversi livelli. Innanzitutto vi è la necessità di fornire ai giovani le informazioni necessarie a comprendere i cambiamenti fisici e psicologici che li condurranno dall’adolescenza all’età adulta. In secondo luogo è auspicabile che gli educatori siano in grado non solo di dettare dall’esterno regole di comportamento, ma di fornire un sistema di valori che metta i giovani in condizione di fare delle scelte responsabili. Infine è necessario accompagnare i genitori nella conoscenza del mondo digitale e dei nuovi fenomeni ad esso connessi, sia positivi che negativi, fornendo loro strumenti come il “parental control”, che permette di limitare l’accesso a contenuti non adatti ai minorenni su qualsiasi dispositivo tecnologico.

Per maggiori informazioni sul tema, o scambio di opinioni, esperienze e richieste di aiuto, scrivete alla redazione: kaire@chiesaischia.it


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Politica & Società 29 agosto 2015

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Ischia: dimissioni Sandro Iannotta Di Amedeo Romano

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amministrazione comunale di Ischia perde un altro pezzo: dopo le dimissioni del vice sindaco Carmine Barile, si è dimesso anche l’assessore Sandro Iannotta, all’indomani della seduta del consiglio comunale che ha approvato il bilancio di previsione. Iannotta era l’esponente in giunta, espressione del gruppo di “noi per Ischia”, la lista di centro destra rimasta “fedele” al mandato elettorale del 2012 che ha portato alla rielezione del sindaco Giosi Ferrandino, frutto dell’accordo tra centro sinistra e centro destra. Oggi in consiglio comunale il gruppo è rappresentato dai consiglieri Gigi Mollo e Paolo Ferrandino. Che ci fosse del malumore in giro, si era già intuito dall’assenza alla seduta del civico consesso di mercoledì scorso, Gigi Mollo, ufficialmente per “motivi di salute”. In realtà la situazione si trascinava già da tempo, da quando cioè si doveva riempire la casella lasciata libera dal dott. Barile e per il ruolo di vice sindaco, per un certo periodo è circolato il nome proprio di Iannotta, fino a rimanere invece seppellito sotto le polemiche interne alla maggioranza, che si era spaccata su altri nomi. Ora la patata bollente è rimessa nelle mani del sindaco Ferrandino che avrebbe voluto affrontare le proprie questioni giudiziarie certamente con maggior tranquillità, lasciando cioè lo scettro del comando, momentaneamente, nelle mani di un vice sindaco e di una giunta attiva. Ora invece si ritrova con la necessità di dover nominare ben due assessori, un uomo ed una donna. Oppure, cosa più probabile, procedere con l’azzeramento completo della giunta, e riaprire così i giochi all’interno di una maggioranza sempre più instabile. Probabilmente, c’è già aria di campagna elettorale: i vari Isidoro Di

Meglio o Enzo Ferrandino non hanno mai nascosto le ambizioni – forse pure legittime – di ereditare il timone alla guida del paese. Gli equilibri all’interno del consiglio comunale sono molto precari, anche all’interno dello stesso gruppo del partito democratico, visto come sono andate le cose alle ultime sedute del civico consesso, soprattutto a quello sul bilancio di previsione. E l’opposizione suona la carica, e chiede le dimissioni, cercando di spingere sempre più la nave sugli scogli...ma deve fare i conti anche sul suo versante: infatti anche qui, dall’altro lato della barricata, non

La maggioranza consiliare perde un altro esponente. Il sindaco Ferrandino dovrà decidere se azzerare la giunta o nominare due assessori

si capisce bene che ruolo stiano svolgendo, anche per una alleanza futura, i vari Giorgio Balestrieri, Gennaro Scotti e lo stesso presidente del consiglio, Gianluca Trani. Poi ci sono le indiscrezio-

ni, sui presunti candidati alla carica di sindaco: possibile che ad Ischia debba sempre arrivare qualcuno da un altro comune dell’isola, per governare questo paese? Vedremo...

scuola

Un anno di transizione?

Il tempo forse necessario per por-

Di Alberto Campoleoni

tare a regime la riforma

C

i siamo quasi, L’estate si avvia malinconicamente verso la fine e in dirittura d’arrivo si profila il nuovo anno scolastico. Ci vuole ancora qualche settimana, è vero, ma tra polemiche per le nuove assunzioni e accelerazioni, nelle famiglie, delle ultime pratiche in vista della ripresa della scuola - compiti da finire, libri di testo da acquistare, dotazione scolastica varia e chi più ne ha più ne metta - il nuovo inizio sembra ravvicinato. Cominciamo dalle polemiche. Quelle sulle assunzioni dei precari legate alla Buona scuola. Indubbiamente il meccanismo, tra graduatorie ad esaurimento, graduatorie nazionali, fase A, B e C, appare farraginoso. In realtà è la questione stessa che non è di facile gestione, viste l’imponente mole di assunzioni prevista dal governo e le situazioni cristallizzate nel mondo della scuola. C’è da augurarsi che le procedure siano il più snelle possibili, ma i numeri coinvolti, circa 104mila insegnanti, remano contro. C’è poi il problema - così sventolato dai media dell’esodo, o addirittura “deportazione” di massa dei docenti, che non è di poco conto. In effetti è un dato storico della nostra scuola quello per cui – banalizzando - i posti vacanti sono al Nord e i docenti sono al Sud. Non è una novità. Oggi sembra esplodere per via dei ricordàti grandi numeri per l’immissione in ruolo. E già è arrivata una circolare che dà la possibilità ai precari di accettare una supplenza vicino casa e rinviare di un anno il trasferimento senza però perdere la cattedra. Per evitare la “deportazione”. Qualcuno ha lanciato l’allarme sul “balletto” delle cattedre e delle supplenze: bene tutte le cautele per i docenti, ma i ragazzi chi li tutela?

Del resto, la “mobilità straordinaria”, fanno sapere dalle parti del governo è prevista dalla riforma. E c’è anche chi ha segnalato che la “Buona scuola” sta sì arrivando, ma ci vorrà almeno un anno di transizione. La polemica e le incertezze proseguiranno, c’è da scommetterlo. Alimentate - un altro rischio - dai possibili ricorsi proprio sul tema immissioni in ruolo, già ventilati dai sindacati, ad esempio per quanto riguarda i nuovi abilitati. Insomma, queste ultime settimane prima dell’avvio dell’anno scolastico sembrano avere il fiatone. E il fiatone devono averlo anche tanti studenti e tante famiglie che si preparano ad affrontare le nuove fatiche. Dall’estero, proprio pensando ai ragazzi, arrivano ricerche che li vorrebbero troppo assonnati per cominciare la scuola alle 8 del mattino. Devono dormire di più, insiste anche il pediatra di turno, che raccomanda di rispettare la fase del risveglio - fino alle 10 del mattino - evitando compiti in classe o spiegazioni complesse. Troppo banale la soluzione dell’anticipare il sonno serale? Bisognerebbe evitare le ore piccole con televisione, uscite, videogiochi e quant’altro... certo è più suggestivo pensare a nuovi orari scolastici, posticipati. Se i ragazzi hanno sonno (in vacanza poi ci si alza più tardi), le famiglie hanno problemi più concreti, legati alle spese per gli accessori scolastici e per i libri di testo. Quelle legate alle spese sono questioni serie, soprattutto in un momento di crisi prolungata come l’attuale. Però in qualche caso viene da sorridere: per la cartella griffata si investe un capitale, mentre i libri vanno cercati usati e superscontati (cosa apprezzabile) e sembra che siano sempre troppo costosi. Curioso.


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Politica & Società

29 agosto 2015

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Punti di vista Quei funerali scomodi a Roma - Sergio Chiamparino ad Ischia per apprezzare i nostri tesori. Chiamparino col suo amico Franco Iacono a Ischia, nei giardini de La Mortella

Di Franco Iacono

1.

Sento forte il senso di “estraneità” al tessuto consolidato di Santa Madre Chiesa del messaggio di Papa Francesco. Sarò sfortunato, ma difficilmente nelle omelie domenicali sento un riferimento, seppure incidentale, al percorso che questo grande Papa cerca di avviare tra i mille ostacoli che incontra, primo fra tutti quello della indifferenza. Sono, per età e per esperienza entusiasmante alla Università Cattolica, un antico “Giovanneo”, che, insieme a tanti ebbe la gioia di godere di quel tempo irripetibile del pontificato di Papa Giovanni XXIII. Non dico una novità, questo Papa lo ricorda molto anche per il suo produttivo impegno per la Pace nel Mondo, di cui alla decisiva iniziativa che ha portato al disgelo tra Cuba e gli Stati Uniti: l’incontro con Fidel Castro, che sicuramente avverrà in occasione della sua prossima visita a Cuba, ne sarà un corollario affascinante. “Stranamente”, proprio Papa Giovanni fu il protagonista, con un memorabile appello a

Kennedy e Kruscev in occasione di un Angelus domenicale, che fermò la corsa alla guerra, che la istallazione dei missili sovietici a Cuba avrebbe certamente determinato. Le navi russe, che trasportavano quelle micidiali armi da guerra da installare a Cuba, puntate sugli Stati Uniti, dopo quel duro monito tornarono indietro! Da lì nacque quella memorabile Enciclica che fu La Pacem In Terris. Tornando al nostro tempo, se l’insegnamento di Papa Francesco, ispirato solo al Vangelo, né più, né meno, avesse toccato il cuore di quel parroco, i funerali al boss di Roma, pur doverosi nel percorso della Misericordia Divina, avrebbero avuto ben altro tenore. Non si può tollerare un tabellone di dimensioni cinematografiche, affisso addirittura alla facciata della chiesa, con la scritta: “Hai conquistato Roma, conquisterai il Paradiso!” Il defunto aveva “conquistato” Roma con estorsioni, droga, malaffare! Ed il parroco ci fa sapere che non era al corrente di quanto accadeva fuori della sua chiesa! Direbbe il Principe De Curtis:… “ma mi faccia il piacere”!

2. L’Isola d’Ischia è stata all’attenzione della cronaca, prevalentemente nera, in questa estate: presenze criminali, incidenti tragici, mare davvero… nero! Mi piacerebbe domandare a quei Sindaci, che non si sentono mai responsabili di alcunché, se per caso hanno pensato, prima dell’estate, ad un verifica e ad una manutenzione delle condotte sottomarine. Per fortuna, ripeto, l’Isola, nonostante la mano dell’uomo, è sempre bellissima e possiede dei tesori unici, che dopo qualche anno, ha scoperto anche il Commissario, in scadenza di mandato, dell’Azienda di Cura e Soggiorno. Eppure, aveva… “debuttato” con una proposta esilarante: realizzare un Casinò in uno di questi luoghi di Cultura! A prescindere dai protagonisti dello star system, che riempiono le copertine patinate e non sono interessati a questi Valori, per fortuna ce ne sono altri, che amano Ischia proprio per questi valori che conserva. Uno di questi è Sergio Chiamparino, a lungo Sindaco di Torino, ora Presidente della Regione Piemonte e Presidente della Conferenza

delle Regioni. Amico antico, in questi giorni ha apprezzato e goduto di alcuni di questi tesori: Villa Arbusto, La Mortella, le nostre terre coltivate ed…. il mio orto. E’ rimasto affascinato dal racconto delle origini della nostra terra, dalla sua storia, da Piteachusa ad Aenaria. Ha compreso appieno, anche per merito degli esperti che lo accompagnavano, il valore di un reperto quale è la Coppa di Nestore. Testimonianza unica nel percorso della Storia della Umanità. I suoi apprezzamenti, il suo entusiasmo, la sua testimonianza autorevole, anche verso il Presidente Vincenzo De Luca per i suoi doveri verso la nostra Isola, saranno di aiuto per la nostra Isola, più di qualche “paparazzata”. La scarsa consapevolezza che tanti Isolani, anche operatori turistici, hanno del valore di questi tesori, spesso testimonia una indifferenza, di cui alla scarsa promozione di questo straordinario patrimonio. La conseguenza: il turismo di qualità stenta ad affermarsi! Pasquale Raicaldo


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Parrocchie 29 agosto 2015

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PARROCCHIA DI S.DOMENICO IN SS.ANNUNZIATA – DECANATO DI ISCHIA

CAMPAGNANO IN FESTA

A fine agosto, come ogni anno, ricorrono i festeggiamenti della Santissima Annunziata, festa del borgo di Campagnano, piena di tradizione e di ristoro spirituale. Le strade si vestono a festa con fiori, piante, palloncini e festoni per accogliere il passaggio della Vergine, di Sant’Isidoro e l’arrivo del Vescovo. Inaugurata da Padre Pietro la nuova saletta parrocchiale, recentemente ristrutturata.

Di Giovanna Messina

I

festeggiamenti, come tradizione detta, iniziano con la celebrazione della Santa Messa, presieduta da Sua Ecc.za Rev. ma Pietro Lagnese con il nostro parroco Padre Stanislao. Parole di accoglienza e di gratitudine e gioia ha rivolto il nostro parroco al Vescovo all’inizio della Santa Messa mettendo in luce che questa occasione il nostro cuore respira l’aria primaverile del 25 marzo, che dà coraggio e forza per poter passare alla stagione estiva che dona copiosi frutti. Nel suo discorso Padre Stanislao ha paragonato l’estate alla famiglia matura, come luogo di comunione e cenacolo di preghiera, nonché scuola del Vangelo e piccola chiesa domestica, che dà sicurezza e il vero futuro ai figli. Importanti e vitali sono stati i messaggi che Sua Eccellenza ha rivolto ricordando che Gesù è l’essenziale, come diceva Paolo VI è il pane di vita vera, di cui non

possiamo farne a meno, non considerandolo come la lampada di Aladino, che risolve i problemi. Ci ha ricordato che “Lui è come una mamma e un papà che amano e a cui dobbiamo affidarci e fidarci del Suo sostegno”. Ha proseguito, con chiarezza, spiegando il significato del termine “mormorare”, cioè di non essere diffidenti e a non mettere barriere tra noi e il Signore, ma di fidarci fino in fondo come Maria, la Madre di Gesù, che ha subito detto il Suo “sì”. Con forza ha rivolto ai parrocchiani presenti la domanda: “Volete andarvene anche voi? O volete seguire il Signore?” e ci ha ricordato che “nella nostra vita ci sono da fare delle scelte, senza imposizioni, perché il Signore, propone, ma non impone”. L’invito è stato chiaro, quello di comunicare, ascoltando la Parola di Dio, insieme al nostro parroco Padre Stanislao, che veglia con diligenza sulle nostre anime, donandoci tutti i giorni la Parola di vita

e il pane eucaristico, ma principalmente a non mancare alla celebrazione domenicale che è una sosta di viaggio verso la Patria. È stata poi benedetta la saletta sottostante la chiesa, disposta per le catechesi, ristrutturata recentemente, che accoglierà i nostri piccoli. In questa saletta appare in primo luogo la croce di Cristo con la scritta “Shemà Israele” poiché è vitale far comprendere ai fanciulli l’importanza di Gesù sulla croce che salva e protegge, fino agli ultimi momenti del passaggio terreno. Infine tutta l’assemblea, unita al Vescovo e al Parroco, ha intonato questo canto: “Quando lo Spirito vive in me, io canto, io lodo, prego, amo, danzo come David”. Alla fine sono stati degustati i dolci preparati per i bambini, mentre fuori si sentiva un bouquet di profumi e di aromi, aria di festa e tutto al suon di musica della banda “Città di Ischia”. Giovan Giuseppe Lubrano



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Parrocchie 29 agosto 2015

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PARROCCHIA DI SAN CIRO

Una festa di ringraz

La Comunità di San Ciro r Suore Piccole Missionarie Corsaro per i 66 anni di vita Di Anna Di Corcia

o scorso 22 agosto nella Chiesa di San Ciro il Vescovo Pietro Lagnese ha presenziato la Celebrazione Eucaristica insieme al parroco Don Emilio Basile in occasione della partenza delle Suore Piccole Missionarie Eucaristiche dopo quasi settant’anni di presenza in parrocchia. Tutta la Comunità di San Ciro, costituita da famiglie, giovani, anziani e bambini si è stretta attorno ai suoi “angeli” vestiti di bianco per rivolgere loro un saluto pieno di gratitudine, affetto e anche molta malinconia per la loro assenza che sicuramente si farà sentire. Le Suore Piccole Missionarie Eucaristiche di Madre Ilia Corsaro in questi 66 anni di vita parrocchiale si sono fatte amare da tutti come ha avuto modo di accennare il Vescovo durante l’omelia. “Per l’assistenza e l’educazione dei bambini nella scuola dell’infan-

L

zia – ha affermato padre Pietro - e nella formazione alla vita di fede, ma anche e soprattutto per la loro presenza al di là del servizio che esse hanno reso, che è una presenza che come diceva Santa Teresa di Gesù, ricorda che Solo Dio basta”. E ancora: “Sono qui per ringraziare il Signore per la presenza delle Piccole Missionarie Eucaristiche per chiedere a questa comunità di pregare per questa Congregazione e per altre Congregazioni presenti nella nostra Diocesi, perchè il Signore benedica queste Congregazioni con doni delle Vocazioni”. La celebrazione è stata introdotta da Don Emilio che interpretando il pensiero di tutta la comunità ha detto: “Il Vescovo ci darà una parola chiarificatrice durante e dopo la celebrazione su questa nuova situazione” riferendosi alla partenza del piccolo gruppo di suore che ha avuto un ruolo significativo per l’identità di questo quartiere, del qua-

le tante generazioni sono cresciute e sono state educate proprio grazie alla presenza delle Piccole sorelle volute fortemente dal compianto Don Luigi Trofa pochi anni dopo la nascita della parrocchia stessa. La storia delle Suore Piccole Missionarie Eucaristiche si intreccia profondamente con quella del quartiere di San Ciro, le “suore” hanno esercitato il loro carisma che è quello di “lasciare ad ognuno nel cuore l’amore a Gesù Eucarestia!” ha detto in occasione del saluto finale Suor Patrizia, rimasta per tre anni nella nostra comunità. Ella stessa grata per l’esperienza vissuta ha raccontato: “ho camminato insieme a questa comunità, abbiamo camminato nella preghiera e nella comunione e insieme abbiamo scoperto che siamo arrivati a quella che è la terra promessa che è Gesù Cristo”. Padre Pietro Lagnese ha esordito affermando: “quando una Comu-

nità Parrocchiale vive un momento difficile, delicato come questo, il Vescovo non può non essere presente. Per questo ho chiesto di essere con voi a presiedere l’Eucarestia insieme al carissimo parroco Don Emilio. Questa Eucarestia la vogliamo vivere innanzitutto come azione di grazie, momento di Grazia. Per ciò che sono state qui le Suore Piccole Missionarie Eucaristiche! Dobbiamo ringraziare il Signore per la loro presenza innanzitutto vogliamo fare questo e poi vogliamo pregare per loro e per questa Comunità”. La Comunità di San Ciro si è autoconvocata spontaneamente preparando un momento conviviale al termine della Messa nel quale le Suore convenute da Napoli hanno donato la propria esperienza ricordando gli anni trascorsi ad Ischia. In particolare una delle più anziane, Suore Antonia, a nome della Madre Generale ha ringraziato la


Parrocchie

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O – DECANATO DI ISCHIA

ziamento alle suore

rivolge un grato saluto alle Eucaristiche di Madre Ilia a svolta in parrocchia. Comunità per l’accoglienza e con visibile commozione ha garantito che la Congregazione porterà nella preghiera la comunità di San Ciro e ha chiesto alla Comunità di pregare per loro affermando: “Certamente la preghiera ci aiuterà”. Suor Marianna che ha svolto il delicato ruolo di responsabile delle suore dell’isola e che insieme a suor Lucia ha contraddistinto questi ultimi anni di presenza in parrocchia come Piccola Missionaria Eucaristica, ha ringraziato la Comunità di San Ciro per la calda accoglienza di questi anni: “noi nella Chiesa di San Ciro ci siamo sentite nella famiglia! Don Luigi ha cercato di formare nella parrocchia un legame tra parroco, suore e popolo di San Ciro. Noi tutti i giorni abbiamo sperimentato l’amore che ci portiamo nel cuore”. Durante la cerimonia di saluto Antonio Mattera ha voluto esprimere il suo personale ringraziamento

alle suore per aver avuto cura dei propri figli consegnando loro una mattonella in ricordo della sua famiglia e di tutte quelle famiglie che hanno visto i propri figli educati e sostenuti dalla presenza delle suore in questi quasi settant’anni di vita comunitaria. Mentre a nome di tutta la comunità è stato regalato alle suore un manufatto in ceramica per la casa madre delle Piccole Missionarie Eucaristiche. E’ seguita la proiezione di video, interviste e foto ricordo del popolo di San Ciro che non dimenticherà il dono inestimabile che è stato fatto alla parrocchia in questi anni con la presenza delle suore, che come ha detto suor Patrizia, resteranno come Lampade ai piedi di Gesù Eucarestia a pregare per la nostra comunità di San Ciro che da martedì, giorno della effettiva partenza delle piccole sorelle dall’isola ha perso un pezzo significativo della propria storia e un sostegno indi-

spensabile alla propria vita di fede e di educazione, a cui è adesso difficile se non impossibile pensare di poter sopperire. Come ha detto il Vescovo nella sua Omelia però “la vita della Chiesa non è mai stata facile” e ha ricordato che Gesù dopo un momento di trionfo vissuto durante la moltiplicazione dei pani e dei pesci, ha vissuto un momento di allontanamento perfino dai suoi. Allora ha ricordato Lagnese che “tutte le volte che soffriamo siamo in buona compagnia! Quello che conta è non perdere la Sua amicizia” e ha proseguito il suo discorso con parole di incoraggiamento alla Comunità alla quale si è rivolto dicendo: “Questa Comunità ha avuto il dono grande quale è la presenza delle suore e per una parrocchia avere il dono delle suore è una cosa importante come questa parrocchia sa bene! Questa sera nonostante questa notizia che ci addolora tutti e addolora - ne sono

certo - le suore; nonostante questo, stasera siamo nella pace. Perchè il Signore non ci abbandona e il Signore non abbandonerà questa comunità”. Ha ricordato infine il servizio d’amore prestato dalle suore quando Don Luigi ebbe quell’ictus che lo avrebbe portato alla morte, durante quei mesi la Madre Generale venuta in visita a Don Luigi disse chiaramente al Vescovo che avrebbe garantito la vicinanza delle suore a Don Luigi, ma che non avrebbe potuto garantirla oltre. Quindi ha concluso il Vescovo: “Io devo dire grazie alle Suore di Madre Ilia Corsaro per questi quasi settant’anni di presenza in questa comunità, ma anche che siete state esemplari, vi siete preoccupate di Don Luigi come ci si preoccupa di un padre. Don Luigi ha dato tanto alle suore così come ha ricevuto tanto da loro”.


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Il fascino della pesca di polipi e seppie Di Antonio Lubrano

I

buoni ricordi dell’antica pesca dei polipi e delle seppie a Ischia risalgono alla fine dell’800, tanto per non andare troppo lontano nel tempo, con uno storico pescatore dei preziosi molluschi, quel Lorenzo Mellusi che nel Borgo di Celsa (Ischia Ponte) tutti chiamavano Rienzo. Suo nonno, anch’egli di nome Lorenzo e quindi Rienzo, era il pescatore di origini della famiglia Mellusi, padre di 10 figli quasi tutti dediti al lavoro della terra tra Soronzano e Campagnano e soprattutto produttori chi di vino da esportazione e di frutta e ortaggi portati per la vendita ai vari mercati ortofrutticoli di Ischia, Casamicciola e Forio. Nonno Rienzo era considerato dai suoi colleghi e dalla gente del Borgo il pescatore di polipi e seppie più esperto operante nella Baia di Cartaromana fra il Castello Aragonese, gli scogli di S. Anna e la Punta della Pisciazza. Solo qualche santangiolese forse lo affiancava, ma mai lo superava. Possedeva un gozzo di 5 metri circa di colore grigio chiaro, con l’intera e spessa bordatura, da poppa a prua, tutta rossa, un capace tridente chiamato in gergo “lanzaturo” e un “secchio” di rovere con il fondo a specchio per scrutare il fondale marino. Attrezzature semplici ma fondamentali in dotazione, per uscire in mare e andare incontro a polipi, seppie ed altro tipo di pesce a tiro, e fare buona pesca tutti i giorni, per la quale si sentiva specializzato. Rienzo junior, più conosciuto di ultima memoria, sulla scia di suo nonno si seppe conquistare maggiore popolarità facendo suoi, in lungo ed in largo, i tratti di mare, specie sotto costa, che furono battuti dal vecchio congiunto, avendo per base di approdo e partenza la vecchia spiaggetta della Corteglia, alla estremità dell’attuale Piazzale delle Alghe ad Ischia Ponte. Rienzo, personaggio dal fisico minuto ed incallito con immancabile pipa accesa in bocca e copricapo d’epoca paesana in testa, il suo gozzo con gli attrezzi per la pesca simili a quelli di suo nonno, lo aveva solitamente ancorato ad un largo scoglio davanti alla spiaggetta. Quello scoglio chiamato ‘A Prete ‘e Rienz esiste ancora ed è lo stesso sul quale si appoggia il molo dei barcaioli che trasportano oggi i turisti a Cartaromana e ad altri luoghi della zona. Lo storico scoglio è stato menzionato in alcune guide e libri su Ischia da Vincenzo Mirabella (1953), Giovan Giuseppe Cervera (1957) e dal sottoscritto (1964) in una poesia pubblicata sulla rivista Dialetti D’Italia. Rienzo per la pesca dei polipi oltre al “lanzaturo” e allo specchio per avvistarli, faceva uso anche delle langelle di terracotta sistemate lungo una corda in filiera di 20, 30 esemplari e calate al largo su fondali sconnessi con

Di pescatori di polipi e seppie alla “Rienzo” e alla “Giacomettiello” non se ne vedono più in giro. Quei pochi privati appassionati di questo tipo di pesca, lo praticano con la classica “purpara” da un molo o seduti su uno scoglio. Al mattino al mercato all’aperto sulle barche di Ischia Ponte ed a quello di Lacco Ameno polipi e seppie arrivano catturati con altre attrezzature più sofisticate e sicure.

presenza di alghe e scogli sommersi. Questo tipo di pesca al polipo da langella era praticato dai nostri pescatori fino a qualche tempo. Oggi non lo si usa più perchè metodi più sbrigativi e moderni ne hanno facilitato la cattura. A Rienzo, nell’antico Borgo di Ischia Ponte, col passar di molti anni è succeduto un altro storico pescatore che gli assomigliava tanto. Si chiamava Gicomettiello vissuto fino agli anni ‘60, al secolo Giacomo Cigliano, anch’egli con buona prole e pescatore di polipi e seppie imbattibile lungo gli scogli del golfo aragonese tra il Castello e Cartaromana degli anni ‘40 e ‘50. Giacomettiello ha pescato polipi di tutte le dimensioni entro certe misure naturalmente, per una vita intera. Sapeva scovarli di notte con la luce della propria vecchia lampara, li avvistava e li “lanzava” con maestria e cinismo. Giacomettiello è stato “grande” nel suo mestiere che lo praticava con estrema passione. I suoi “concorrenti” in zona, nonostante fossero attrezzati fino ai denti, non sono mai riusciti a tenergli testa. La sua pesca al polipo con seppie ed altro tipo di pesce era sempre la più continua ed abbondante. Oggi è

tutt’altra storia. Di pescatori di polipi e seppie alla Rienzo ed alla Giacomettiello non se ne vedono in giro. Quei pochi privati appassionati questo tipo di pesca lo praticano con la classica “purpara” da un molo e seduti si di uno scoglio. Al mattino al mercato all’aperto sulle barche di Ischia Ponte ed a Lacco Ameno arrivano catturati con altre attrezzature più sofisticate e sicure. Il polpo è uno degli animali marini più furbi al mondo ma, nonostante ciò, sono nate a suo discapito altre tecniche di pesca specifiche per catturarlo. Si può pescare: dalla riva o dalla barca. Per pescare il polipo dalla barca occorrono una lenza spessa dello 0.80 o una corda di colore bianco (circa 100 metri), una purpara, uno straccio (o un sacchetto) possibilmente bianco, un piombo (il peso si sceglie in base alla corrente), una girella e a scelta una zampa di gallina o un pesce morto o un granchio morto. Per ciò che concerne le seppie, esse rappresentano un pesce della famiglie dei molluschi abbastanza ricercati dai pescatori ischitani. Una delle tecniche più diffuse per la cattura di questo valido mollusco è quella praticata dalla barca, sia con esche naturali che artificiali e consiste nel calare l’esca da una imbarcazione e nel trainarla lentamente sul filo della corrente. La Seppia (Sepia officinalis) è un mollusco cefalopode, molto diffusa nel nostro mare, che frequenta comunemente fondali rocciosi misti a sabbia o fango. Vive da pochi metri d’acqua fino a oltre 150 metri di profondità. Può raggiungere i 40 centimetri di lunghezza per 2 chilogrammi di peso. Come il polpo, la seppia ha come arma di difesa un inchiostro che libera in acqua per coprirsi la fuga. La seppia si nutre prevalentemente di piccoli crostacei e molluschi, non disdegnando i pesci morti. Polipi e seppie saporitissimi, si possono mangiare in tanti modi. Il polipo può essere cucinato alla Luciana, in casseruola, affogato, all’insalata, ecc. Le seppie invece possono essere fatte ripiene, al forno, gratinate, tagliate fritte ed anch’esse in casseruola. Quel liquido ad inchiostro a difesa del polipo e della seppia, può servire per un magnifico piatto di spaghetti al sugo nero. E’ l’ultima delizia di questi due pesci non secondi agli altri di provata qualità. Giovan Giuseppe Lubrano


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Polipi alla Luciana

Seppie ischitane

La stella marina che voleva volare e il gabbiano Di Michele Lubrano

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e stelle marine sono speciali animali di mare considerati sempre di buon auspicio per i pescatori che le pescano. Infatti quando questi se le ritrovano fra il pescato della nottata, le riservano un’attenzione fuori dal comuni, prima perché attratti dal loro aspetto festoso e poi perche ritengono che siano di buon augurio per la propria esistenza in famiglia, sul lavoro, in società. Per le stelle marine non c’è una pesca specifica e diretta. Esse per lo più vengono pescate solo per caso, quando cioè si imbrigliano nelle reti, finiscono nelle nasse o nelle vecchie lancelle o portate dalla corrente sulla battigia delle spiagge. Le stelle marine hanno una vitalità straordinaria e riescono a sfuggire alle malattie che le colpiscono amputandosi da sole l’arto malato per continuare a vivere. Per i loro colori sgargianti sono la gioia dei pescatori. Sulle stelle marine si è scritto tanto. Poeti, narratori e creatori di favole con i loro componimenti struggenti le hanno portate giustamente alle…stelle, facendo soprattutto la felicita dei bambini. Questa storiella potrebbe calzare a pennello. Lucilla era una stella, ma non una stella qualunque. Era una stella marina, con cinque lunghe braccia rosse e addosso il sapore del sale. Viveva sotto l’acqua e ogni notte saliva in superficie, sognando di somigliare alle sue cuginette che vivevano lassù: desiderava brillare anche lei, illuminare il cielo e poter vivere in quella enorme massa blu. Ma non sapeva come volare o come raggiungere quel misterioso e oscuro manto, e ogni notte una lacrima scendeva sempre dai suoi grandi occhi brillanti. Una di

quelle notti, però, qualcosa non andò come al solito. Era inverno e il mare era agitato, così agitato che Lucilla non riusciva a vedere le sue amate stelle: le nubi minacciose tingevano tutto di grigio e la pioggia scuoteva le acque con violenza. La stellina, inconsapevole delle forze in superficie, si sporse troppo e un’onda improvvisa la trascinò lontano, alla deriva, dove non poteva controllare i suoi movimenti. Il mattino dopo, quando i suoi grandi occhi salati si aprirono, si trovò su uno scoglio sconosciuto, non distante da una spiaggia. Era sconvolta e impaurita, sentiva la mancanza di casa, quando una voce stridula la fece trasalire: “Ei tu! Cosa ci fai sul mio scoglio?” Si voltò, era un bianco gabbiano dal becco enorme... “Scusami! - gli disse - non so come sono arrivata qui! Ieri il mare era in tempesta e io mi sono persa! Ho perso la via di casa! Il mio nome è Lucilla”. Il gabbiano, guardando i suoi occhi tristi e dolci, vi lesse dentro tanto timore, capì che la piccola Lucilla era sincera. “Perché non ti sei riparata? Il mare ieri era pericoloso...” Volevo vedere le stelle!” “Non sai che le stelle col temporale non si vedono?” “Non lo sapevo, la mia casa è il mare, ma il mio cuore mi porta lontano...” Il gabbiano allora ascoltò i racconti della piccola Lucilla, i suoi sogni, le sue speranze: gli confidò di quanto desiderasse poter volare fin lassù, brillare e conoscere le sue cugine celesti. Il gabbiano, commosso da tanta dolcezza e ingenuità, ebbe allora un’idea: “Lucilla, io sono solo un uccello, non posso portarti fino alle stelle, ma se tu vuoi, posso prenderti nel mio becco e farti volare, posso mostrarti il mondo come lo vedo io e poi aiutarti a trovare la via di casa. Sono un tuo amico adesso, e mi chiamo Bianchino”.


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Libri 29 agosto 2015

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L’imitazione di Cristo Di Don Vincenzo Avallone

L'

imitazione di Cristo, un piccolo gioiello di teologia ascetica e mistica del tardo Medioevo, non è da leggere, ma da meditare e assaporare piano piano. Se si accetta di imitare Gesù, la vita di una persona può cambiare radicalmente. Maturato in ambiente monastico, di questo ambiente conserva la fragranza: tratta della perfezione della vita cristiana... È stato certamente il testo di letteratura religiosa più diffuso per secoli nel popolo cristiano d’occidente. Ha formato schiere di santi (da sant’Ignazio di Loyola a san Carlo Borromeo, da santa Teresa d’Avila a santa Teresa di Lisieux, da san Giuseppe Cottolengo a san Giovanni Bosco e santa Maria Mazzarello) ed è stato sempre raccomandato dai papi, da san Pio V a san Pio X, da san Pio XI al beato Giovanni XXIII. L’hanno apprezzato anche uomini di cultura lontani dalla Chiesa e letterati e scienziati insigni, da Corneille a Voltaire, da Ampère a Retté, da Papini a Merton. La nuova Edizione Una nuova edizione de “L’imitazione di Cristo”?... Ma non è un’opera che risale al medioevo? ...E quale sacerdote e quale laico impegnato non è possiede una copia? ... Personalmente ne ho due o tre copie di edizioni diverse ... Eppure appena ho letto su “Avvenire” la notizia di questa nuova traduzione del testo latino, m’è venuto subito il desiderio di comprarla. E l’ho trovata interessantissima. Anzitutto, si capisce, per il contenuto sempre valido e poi per la modernità della lingua italiana. Ma la novità assoluta di questa edizione è la felice idea di aver riportato in appendice dell’opera la Dichiarazione “Dominus Jesus” pubblicata dalla Congregazione per la Dottrina della fede in data 6 agosto 2000, a firma del cardinale Joseph Ratzinger, allora prefetto di detto Dicastero. La “Dominus Jesus” Ecco come la presenta l’allora cardinale Ratzinger: “Nel vivace dibattito contemporaneo sul rapporto tra il Cristianesimo e le altre religioni, si fa sempre più strada l’idea che tutte le religioni siano, per i loro seguaci, vie ugualmente valide di salvezza. Si tratta di una persuasione ormai diffusa, non solo in ambienti teologici, ma anche in settori sempre più vasti dell’opinione pubblica cattolica e non, specialmente quella più influenzata dall’orientamento culturale oggi prevalente in occidente, che si può definire, senza timore di essere smentiti, relativismo. Qual è la conseguenza fondamentale di questo modo di pensare

e di sentire in relazione al centro e al nucleo della fede cristiana? ... È il sostanziale rigetto dell’identificazione della singola figura storica, Gesù di Nazareth, con la realtà stessa di Dio, del Dio vivente ... Sì, è vero che alcuni teologi più moderati confessano che Gesù Cristo è vero Dio e vero uomo, ma ritengono che, a causa della limitatezza della natura umana di Gesù, la rivelazione di Dio in Lui non può essere completa e definitiva ... Il risultato è che la figura

di Gesù Cristo perde il suo carattere di unicità e di universalità salvifica ... Per porre rimedio a questa mentalità relativistica, occorre ribadire il carattere definitivo e completo della rivelazione di Cristo Cristo. Per dare un saggio della nuova traduzione dal latino in lingua italiana moderna e per l’eterna validità dei principi cristiani riportati ne “L’imitazione di Cristo”, si riportano integralmente soltanto alcuni passi del libro.

Alcuni passi del libro l’imitazione di Cristo Nei libri sacri si deve cercare la verità, non l’eloquenza. Ogni libro sacro dev’essere letto con lo spirito con il quale fu scritto. In essi dobbiamo cercare più il nostro vantaggio morale che la finezza dell’espressione stilistica. Dobbiamo leggere volentieri i libri devoti e scritti con semplicità, come quelli profondi e sublimi. Non t’importo l’autorevolezza dello scrittore, se, cioè, fu uomo di molta o poca cultura, ma ti trascini a leggere solo l’amore della pura verità. Non chiedere chi ha detto questo ma rivolgi la tua attenzione a ciò che viene detto. Gli uomini passano, ma “la verità del Signore resta in eterno” (Sal 116,2) Dio ci parla in modi diversi, senza tenere conto delle persone. La nostra curiosità ci è spesso d’ostacolo nella lettura delle sacre Scritture, quando vogliamo capire a fondo e discutere dove bisognerebbe passar oltre con semplicità. Se tu vuoi trarne profitto, leggi con umiltà, con semplicità e con fede, e non aspirare ad avere nome d’uomo di cultura. Anche se tu avessi la purezza degli angeli e la santità di Giovanni Battista, non saresti degno di ricevere od anche soltanto di toccare questo Sacramento. Non è infatti dovuto ai meriti degli uomini che si consacri e s’amministri il Sacramento di Cristo e si possa prendere come cibo il pane degli angeli. Sublime mistero e sublime dignità dei sacerdoti, ai quali è stato concesso quello che non è stato concesso agli angeli! Imprigionato nel carcere di questo mio corpo, confesso d’avere bisogno di due cose: di nutrimento e di luce. Per questo, a me che sono così debole, Tu hai dato il tuo sacro Corpo quale ristoro dell’anima e del corpo, e hai posto “davanti ai miei piedi come lucerna la tua Parola” (Sal 118,105). Senza questi due doni non potrei vivere bene, perché la Parola di Dio è la luce dell’anima mia e il tuo Sacramento è pane di vita. Questi due doni possono anche chiamare due mense, poste di qua e di là nel gazofilacio, cioè nel tesoro della santa Chiesa. L’una è la mensa del sacro Altare, sulla quale è il Pane santo, cioè il prezioso Corpo di Cristo. L’altra è la mensa della Legge di Dio, che contiene la santa dottrina, che insegna la retta fede, che guida con sicurezza fin oltre il velo più interno, dove sta il Santo dei Santi


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Libri

29 agosto 2015

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PRESENTATO ALLA LIBRERIA MATTERA DI FORIO

Un libro sulla maternità responsabile

VANGELO VISSUTO

Un sacerdote con problemi di udito La visita medica è stata provvidenziale per ridare fiducia e speranza ad un medico deluso e amareggiato. Di Oreste Paliotti – www.cittanuova.it

Relatori Massimo Milone, il ginecologo Angelucci, la scrittrice Elvira Fro Di Enzo Mangia

è

uscito un volumetto dal titolo di ispirazione evangelica “Non di solo pane”, ed. Le Lettere, Firenze, giugno 2015, con l’obbiettivo principale di illustrare il fenomeno della gravidanza, cioè la “poesia” di un evento da millenni uguale, ma pur sempre diverso, anche per la stessa donna. Si vuole puntare sull’alimentazione per la buona salute della madre e del nascituro. Il cibo, cioè deve mirare non solo a garantire lo svolgersi di una gestazione autentica, ideale, ma deve assicurare un equilibrio psicofisico alla creatura in formazione, ponendo le basi di un bene prezioso che deve durare tutta la vita. Al centro del trattato è la mamma; tuttavia il testo è rivolto anche alle persone vicine alla donna (papà, medici, familiari ed amici), per promuovere e diffondere una sensibilizzazione e una più profonda cultura sociale, per una gravidanza felice, per un mondo migliore. Si intende chiaramente offrire un contributo scientifico a carattere divulgativo. Interessante sono le 3 appendici: la pima riguarda le applicazioni nutrizionali alle diverse tipologie umane. La seconda tratta degli “oligoelementi”, quali il calcio, il ferro, il fosforo, il magnesio, lo zinco, lo iodio, il selenio, il fluoro, il manganese, il cromo, il sodio, il potassio e le vitamine nella loro diversa natura. La terza appendice infine è rivolta ai grassi, agli acidi grassisaturi, ai carboidrati, alle proteine e quindi agli ormoni. Massimo Milone, giornalista, direttore di RAI Vaticano, relatore del volume, ha affermato che il testo costituisce uno strumento utile per la mamma in attesa e per la donna che si prepara alla gravidanza, indica i principali comportamenti da tenere e quelli da evitare, lo stile di vita più appropriato e l’alimentazione idonea. Angelucci, ginecologo, ha rivelato che il libro scaturisce da un’esperienza medica di oltre 40 anni, svolta con delicatezza e partecipazione, non solo per gli aspetti clinici ma anche umani e per le esigenze sia della mamma che del bambino. Elvira Frojo ha precisato che la donna che racconta la storia è una scrittrice, mentre l’altro autore del volume è altresì il suo ginecologo, grazie al quale ha vissuto con naturalezza la gioia del meraviglioso evento. Ha parlato inoltre della sua esperienza di madre anche Alessandra D’Antonio, moglie dell’attore napoletano Rivieccio, presente alla manifestazione.

«C

on seri problemi di udito, spinto anche dai miei parrocchiani, sono andato da uno specialista. Dopo avermi chiesto a quale ordine religioso appartenessi, ha cominciato a enumerare i suoi rancori contro la Chiesa per tutte le incoerenze e le contraddizioni che gli avevano fatto perdere la fede. L’ho ascoltato con amore, rendendomi conto di trovarmi davanti ad una persona che non si accontentava di un cristianesimo superficiale. A mia volta gli ho risposto che non ci sono argomentazioni per difendere la Chiesa, ma solo una vita coerente. E ho aggiunto: «Dio ci ama così come siamo». Al che ha voluto il mio indirizzo e il telefono. Venuto a trovarmi la sera stessa, mi ha raccontato che era stato in seminario fino a 18 anni, finché gli è parso che il marxismo rispondesse meglio a ciò che cercava; ora però queste certezze si erano incrinate. Dopo qualche giorno mi ha confidato che, entrato in chiesa, gli era sembrato che Dio gli dicesse: «Io non ti ho mai abbandonato». Ora è tornato ai sacramenti insieme alla moglie». P. G. - Italia


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Vita Consacrata 29 agosto 2015

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VERSO L’INCONTRO MONDIALE

“Tanti i giovani consacrati nelle periferie…” Di Riccardo Benotti

stato un frate “semplice e gioioso”, che frequentava la casa di famiglia durante le vacanze, a farlo innamorare della vita francescana. Ma l’esempio da seguire è arrivato dal nonno Pepe, di cui porta il nome, rimasto vedovo assai giovane e con quattro figli da crescere. Era un contadino della Galizia che ripeteva ai nipoti: “La parola è come un testamento: prima di pronunciarla si pensa, pronunciata si compie”. Per monsignor José Rodríguez Carballo, segretario della Congregazione per gli istituti di vita consacrata e le società di vita apostolica, la vocazione è nata in famiglia: “Ricordo il giorno in cui scrissi ai miei genitori da Gerusalemme per informarli della professione solenne. Mia madre rispose: ‘Figlio, siamo felici che diventi frate ma se vedi che il Signore non ti chiama a quella vita torna. Sarai accolto con amore’. Questo senso di libertà mi ha accompagnato per sempre”. Incontriamo l’arcivescovo mentre è in piena attività per l’organizzazione di uno degli eventi più attesi dell’Anno della vita consacrata: l’incontro mondiale per giovani consacrati e consacrate in programma a Roma dal 15 al 19 settembre. La Santa Sede si mette in ascolto dei giovani che scelgono la vita religiosa? “Quando abbiamo iniziato a programmare gli eventi per l’Anno della vita consacrata, i giovani sono stati il primo pensiero: non perché siano il futuro della vita consacrata ma perché sono il presente. Parleremo di temi fondamentali quali la consacrazione, la vita fraterna e la missione. I giovani saranno chiamati a raccontare gioie e speranze. Ne attendiamo almeno 5mila da tutto il mondo”. Eppure ci sono difficoltà per un giovane che sceglie di consacrarsi…

è

Monsignor José Rodríguez Carballo, segretario della Congregazione per gli istituti di vita consacrata e le società di vita apostolica presenta l’appuntamento romano (dal 15 al 19 settembre): “Parleremo di temi fondamentali quali la consacrazione, la vita fraterna e la missione. I giovani saranno chiamati a raccontare gioie e speranze. Ne attendiamo almeno 5mila da tutto il mondo”.

“L’impegno fino alla morte, il ‘per sempre’, non è facile da comprendere. La famiglia è la prima realtà a soffrire di questa cultura della temporaneità. Bisogna capire che la vocazione alla vita consacrata esige una risposta incondizionata e definitiva. C’è poi una difficoltà generazionale. In tante comunità e istituti la piramide dell’età è rovesciata: pochi giovani e tanti anziani. Ma la Chiesa oggi chiede una fedeltà creativa, e questo non è possibile senza l’esperienza e la memoria degli anziani e la novità dei giovani. È necessario un dialogo esistenziale tra gli uni e gli altri”. Chi sceglie la vita consacrata deve anche ridefinire le priorità… “A volte non ci si basa sugli elementi fondamentali della vita consacrata ma su aspetti minori. Si confonde l’essenziale con il secondario. All’inizio tutto è essenziale ma con il passare del tempo il rischio è che tutto diventi secondario. La sfida è rafforzare un’identità che trovi la sua unità negli elementi essenziali della vita consacrata: voti, fraternità e missione. È necessaria profonda unità su questi punti e libertà sul resto”. Papa Francesco affida ai consacrati il compito di “svegliare il mondo”. Che ruolo hanno i giovani? “La maggioranza dei consacrati, in particolare i giovani, vive la vocazione con gioia. Non dimentichiamo quello che amava ripetere Papa Benedetto XVI: ‘Un albero che cade fa più rumore di tutto un bosco che cresce’. C’è peccato e c’è infedeltà nella vita consacrata, anche tra i giovani. Ci sono abbandoni. Però guardiamo a quelli che si mantengono in piedi, che hanno grande generosità nel donarsi, che amano il

rischio di portare il Vangelo nelle periferie più periferiche. I giovani consacrati oggi, anche se sono inferiori di numero, non hanno meno significatività evangelica”. Dunque c’è speranza per il futuro? “Questo è il momento della speranza. Non parlo di ottimismo perché le nostre forze come consacrati diminuiscono, dobbiamo lasciare presenze significative e opere portate avanti con sacrificio. Ma l’ottimismo non è una virtù evangelica mentre la speranza si fonda in Colui per il quale nulla è impossibile. I motivi per sperare ci sono. Basta osservare il numero di canonizzazioni o i martiri della Chiesa: tantissimi sono consacrati. E poi tanti consacrati abitano le periferie esistenziali. Se guardiamo ai giovani, dunque, c’è speranza: loro sono coraggiosi testimoni della sequela di Cristo”. Spesso si parla della vita religiosa come rifugio dal mondo… “Dobbiamo essere attenti. La tentazione c’è, non si può negare. Per questo occorre discernimento e grande vigilanza delle motivazioni vocazionali. È un compito a cui siamo chiamati sia nei Paesi ricchi che in quelli poveri, perché le tentazioni sono universali. Tanti giovani e adulti che si avvicinano alla vita consacrata, però, sentono una vera chiamata. Umanamente parlando la loro vita è risolta: hanno una professione, studi qualificati, posti di lavoro importanti. Eppure lasciano tutto per seguire Cristo. È indicativo che tante comunità monastiche di vita di clausura abbiano vocazioni di giovani che vengono da università e contesti sociali agiati”. Cosa si attende la Chiesa dai consacrati? “Che abbiano passione per l’umanità, soprattutto per i più poveri, i sofferenti e gli emarginati. Quelli che non contano e che Papa Francesco mette invece al primo posto parlando di ‘cultura dello scarto’. Gratitudine, passione e speranza sono le tre sfide per i consacrati. Se aggiungiamo due parole, Vangelo e profezia, abbiamo una cornice completa di quello che gli uomini e le donne si attendono dai consacrati del terzo millennio”.


Ecclesia

29 agosto 2015

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San Francesco e la grazia del lavoro

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I frutti dello Spirito Di Antonio Magaldi

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Di Ordine Francescano Secolare di Forio

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apa Francesco nell’udienza generale del 19 agosto scorso continua a parlare della famiglia e in particolare dell’importanza del lavoro che dà dignità a tutti i suoi membri se svolto con impegno e con lo spirito di orazione e donazione: “San Paolo non mancherà di ammonire i cristiani: «Chi non vuole lavorare, neppure mangi» (2 Ts 3,10). - È una bella ricetta per dimagrire questa, non lavori, non mangi! - L’Apostolo si riferisce esplicitamente al falso spiritualismo di alcuni che, di fatto, vivono alle spalle dei loro fratelli e sorelle «senza far nulla» (2 Ts3,11). L’impegno del lavoro e la vita dello spirito, nella concezione cristiana, non sono affatto in contrasto tra loro. E’ importante capire bene questo! Preghiera e lavoro possono e devono stare insieme in armonia, come insegna san Benedetto. La mancanza di lavoro danneggia anche lo spirito, come la mancanza di preghiera danneggia anche l’attività pratica. Lavorare – ripeto, in mille forme – è proprio della persona umana. Esprime la sua dignità di essere creata a immagine di Dio. Perciò si dice che il lavoro è sacro.” Al tempo di san Francesco d’Assisi, nel 1200, le città erano in pieno sviluppo grazie alle corporazioni di artigiani, commercianti e alla nascita delle banche. L’uso della moneta sostituiva lo scambio attraverso l’uso del baratto che era praticato tra le popolazioni rurali. Il capitalismo era in crescita e la moneta era perciò diventata fondamentale per la sopravvivenza e lo sviluppo della società. Per san Francesco il lavoro aveva una finalità vocazionale, etica, spirituale, i cui doni che Dio dà ad ogni uomo, possono essere messi al servizio dell’altro, e costituiscono l’unico capitale in contrapposizione al capitale del possesso delle cose. Egli amava dire: «Ciascuno resti in quell’arte e ufficio al quale è stato chiamato» (Rnb 7:24). Nella Regola Bollata il nostro santo aggiungeva: «Quelli frati, ai quali il Signore ha concesso la grazia di lavorare, lavorino fedelmente e devotamente, affinché avendo evitato l’ozio, nemico dell’ anima, non estinguano lo spirito di santa orazione e devozione, cui tutte le cose temporali devono servire con zelo. D’altra parte per la paga di lavoro ricevano per se stessi e per la necessità dei loro fratelli quanto è necessario, all’infuori di monete e di denaro e questo con umiltà, come conviene a i servi di Dio ed ai seguaci della santissima povertà». Per san Francesco il lavoro è “grazia”, è dono gratuito di Dio. L’uomo, in quanto creatura di Dio, è l’unico capitale, la mensa del Signore è il mondo, la mercede del lavoro trascende da ogni diritto ad una paga in moneta. San Bonaventura diceva: «L’esigenza della mercede non turbi i debitori o non degeneri dalla mendicità, perché la comunità francescana è chiamata non a litigare per i diritti o per il guadagno, ma alla elemosina». Si afferma così che:«L’offrire l’amore di Dio in cambio del prezzo dell’elemosina è una nobile prodigalità, sicché coloro che considerano ciò inferiore al prezzo del denaro, sono da considerarsi gli uomini più stolti» (2 Cel 148:784). In questo nostro tempo preghiamo san Francesco che ottenga per questa nostra umanità schiacciata dall’egoismo di pochi il dono della “grazia del lavoro”.

o Spirito Santo trasforma e trasfigura talmente la vita del cristiano, opera un cambiamento così profondo nel suo essere, che non può passare inosservato. I padri del deserto, quando volevano sottolineare che un battezzato era un uomo di Dio dicevano un portatore dello Spirito. La “pneumatoforia” (il portatore dello Spirito) caratterizza colui che vive sotto la legge dell’alleanza, l’uomo redento che passa dal vecchio modo di essere a quello nuovo, redento da Gesù Cristo. Al contrario, l’uomo non ancora redento è colui che si è distaccato dallo Spirito, per cui le tenebre piombano nella sua esistenza, si allontana da Dio e «staccato ed estraneo» rimane «senza Dio in questo mondo» (Ef 2,12; 4,18). «Noi – scrive sant’Atanasio – senza lo Spirito siamo estranei e lontani da Dio: se invece partecipiamo dello Spirito ci uniamo alla Divinità» (Discorso contro gli Ariani, III, 24). Lo Spirito apre l’uomo alla logica del discorso della montagna e delle Beatitudini, nella cui prospettiva è più facile servire Dio «nel regime nuovo dello Spirito e non nel regno vecchio della lettera» (Rm 7,6). In questo caso il frutto dello Spirito risplenderà nella vita del cristiano autentico, quel frutto originario ed essenziale che è l’agape – amore cristiano: «La carità di Dio è stata riversata nei nostri cuori per mezzo dello Spirito Santo che ci è stato dato» (Rm 5,5). Il dono dello Spirito Santo è perciò il germe di una vita moralmente armoniosa che il cristiano è invitato a realizzare, caratterizzata come vita animata dallo Spirito. Le varie manifestazioni che seguono la vita del cristiano non sono altro che l’ irradiazione del dono originario e fondamentale che è la carità. Così il Catechismo della Chiesa Cattolica spiega ed annuncia i frutti dello Spirito: «I frutti dello Spirito sono perfezioni che lo Spirito Santo plasma in noi come primizie della gloria eterna. La tradizione della Chiesa ne enumera dodici: amore, gioia, pace, pazienza, longanimità, bontà, benevolenza, mitezza, fedeltà, modestia, continenza, castità” (Gal. 5,22 – 23)» (Nº 1832). Esiste, inoltre, un frutto dello Spirito che sgorga direttamente dalla carità e dal fatto di essere noi figli nel Figlio: la libertà. Per questo « quanto uno più ha la carità, tanto più ha la libertà, perché “dove c’è lo Spirito del Signore, lì c’è la libertà” (2Cor 3,17). Ma chi ha la perfetta carità ha in grado eminente la libertà” (Tommaso d’Aquino, in III Sent.). «Voi fratelli – dice san Paolo – siete chiamati alla libertà. Se vi lasciate guidare dallo Spirito non siete più sotto la legge» (Gal 5,13-18), per cui il cristiano è libero finché segue «la legge dello Spirito» (Rm 8,2), che lo spinge a fuggire il male per amore e non per paura. San Tommaso d’Aquino insegna a riguardo: «Ora è questo appunto quanto opera lo Spirito Santo, il quale perfeziona interiormente il nostro spirito comunicandogli un dinamismo nuovo, sicché egli si astiene dal male per amore…; e in tal modo è libero, non nel senso che non è sottomesso alla legge divina, ma è libero perché il suo dinamismo interiore lo porta a fare ciò che la legge divina prescrive» (2Cor 3,17). È chiaro che tutto questo non è un processo meccanico. Si tratta di un traguardo a cui lo Spirito Santo conduce solo se, e nella misura in cui, il cristiano accetta e asseconda questa Sua azione. La vita di ogni cristiano deve essere un continuo crescere, un avanzare nella direzione dello Spirito e sotto l’impulso dello Spirito Consolatore.


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Liturgia 29 agosto 2015

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Commento al Vangelo

Domenica 30 agosto 2015

Cosa significa credere? Di don Cristian Solmonese

C

ari amici, nel Vangelo di questa domenica Gesù se la prende con i farisei, gli “ultras” della fede, che lo accusano di non osservare scrupolose norme rituali. In Mc 7,1-23 troviamo uno dei pochi esempi dell’insegnamento di Gesù; in particolare, nella pericope scelta per la liturgia, si tratta di due argomenti: il contrasto tra la Legge di Dio e le tradizioni degli uomini e la questione del puro e impuro. “Trascurando il comandamento di Dio, voi osservate la tradizione degli uomini”. Il comandamento di Dio è la famosa Torah, cioè la Legge contenuta nel Pentateuco; essa non era tanto un elenco di aride prescrizioni, ma l’espressione dell’incontro tra la volontà del Dio “vicino” ai suoi figli e l’adesione gioiosa della libera volontà dell’uomo, che poteva trovare Jahvè non nei cieli lontani, ma, appunto, nella legge donata al popolo. Più specificamente, il comandamento per antonomasia era il passo di Dt 6,5: «Tu amerai il Signore tuo Dio con tutto il cuore, con tutta l’anima e con tutte le forze». Invece la “tradizione degli uomini”, o meglio “degli anziani”, è la Legge orale, cioè quel complesso di norme trasmesse a voce da maestro a discepolo, che si facevano risalire allo stesso Mosè e che sarebbero confluite nella Mishnà; tale tradizione era nata allo scopo di interpretare, approfondire, difendere e venerare la Torah e di renderla praticabile nelle molteplici circostanze della vita: si voleva mostrare come applicare, caso per caso, la Legge divina. Ma cos’era successo? Si era arrivati a porre “la tradizione degli uomini” sullo stesso piano della Legge di Mosè, visto che anch’essa testimoniava la volontà divina; tale tradizione aveva enucleato dalla Torah scritta ben 613 precetti (!), che per la gente comune costituivano un peso gravissimo e praticamente impossibile da osservare. E nonostante ciò gli ebrei che non vi si attenevano erano designati come “popolo ignorante della Legge” (Gv 7,49). E poi spesso le scuole rabbiniche avevano complicato la Legge con aggiunte o distinzioni indebite. Qual era il risultato di tutto ciò? Che, come appunto nota Gesù, osservando le tradizioni degli uomini, si era arrivati a trascurare il comandamento di Dio. Veniva meno soprattutto quell’amore per Dio ricordato da Dt 6,5 che coinvolgeva totalmente il fedele. La seconda questione riguarda un tema basilare per la mentalità giudaica: la distinzione tra “puro” e “impuro”. La purità, concetto comune alle religioni antiche, è la disposizione richiesta per avvicinarsi alle cose sacre. Nella

Bibbia è puro tutto ciò che avvicina a Dio e favorisce il culto; impuro ciò che allontana da Lui e dal culto: questa purità legale era simbolo della purità morale richiesta dal rapporto con Dio (Lv 11,44). Tra le norme della tradizione orale si dava particolare importanza a quelle riguardanti le carni nonché a quella che prescriveva di lavarsi le mani prima di prendere cibo. In origine, essa riguardava soltanto i sacerdoti nell’ambito del banchetto sacro (Nm18, 8-13), prima del servizio liturgico; ma in seguito, soprattutto nei circoli farisaici, fu estesa ai laici e ai pasti profani, con la motivazione che anche il prendere il cibo doveva essere inteso come un atto religioso, e che in tal modo si preparava a Dio un popolo “sacerdotale” perfetto, allo scopo di affrettare se possibile - l’era del Messia. Anche questa “lavanda delle mani” (non paragonabile al nostro lavarci come misura igienica, ma segno di rispetto per il culto) conteneva un richiamo simbolico alla purezza del cuore e della vita, come dice il Sal 26: “lavo nell’innocenza le mie mani”; per l’ebreo osservante era segno della propria disponibilità a conservarsi senza peccato nella fedeltà alla legge di Dio. Gesù, rivolgendosi alla folla, fuoriesce con un’affermazione davvero rivoluzionaria, che doveva essere sembrata un colpo mancino contro uno dei punti principali della tradizione ebraica: «Non c’è nulla fuori dell’uomo che, entrando in lui, possa renderlo impuro. Ma sono le cose che escono dall’uomo a renderlo impuro» (v.15). Gesù intende ricondurre le pratiche religiose al loro vero significato, fare piazza pulita di una pletora di prescrizioni ormai prive di senso (visto che le molte osservanze esteriori possono far dimenticare ciò che più conta: la rettitudine, la giustizia e l›amore), di conseguenza liberare la gente comune dal fardello di centinaia di osservanze impossibili da realizzare. Per molti cristiani, ancora oggi, credere significa fare o non fare qualcosa. Questo è sbagliato: credere è, anzitutto, incontrare una persona, Gesù, che sconvolge la vita e fa cambiare atteggiamento. Anche noi oggi da bravi cristiani abbiamo ingabbiato Gesù e la nostra fede in una serie di minime visioni parziali lasciando perdere l’essenziale. Quanta ipocrisia c’è a questo mondo, quante persone parlano in un modo ed agiscono in un altro; quanti vanno in chiesa, si attengono alle regole dettate dalla Chiesa, ma poi non fanno proprio il messaggio di Gesù? Provate a domandare a chi esce di Chiesa se perdonerebbe colui che dovesse uccidere un vostro caro, quanti “no” raccogliereste? eppure il Signore è chiaro quando dice di perdonare tutti. Quante volte ci troviamo a giudicare il nostro prossimo, a puntargli il dito contro e condannarlo per un suo difetto o pec-


Liturgia

29 agosto 2015

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cato? Che dire di invidie e gelosie tra cristiani, oppure degli omicidi in nome di Dio? Le chiese si svuotano, e di chi è la colpa? È nostra, e di coloro che, come me, si dicono “Chiesa di Dio”, è del nostro cattivo esempio, è del fatto di predicare bene e razzolare male. Non è facile arrivare al cuore delle persone, stimolare la loro Fede, andare a parlare nelle piazze piuttosto che aspettarli nelle chiese ormai desolatamente vuote. Il giovane è pronto a seguire chi parla bene, ma ha bisogno anche di prove, della dimostrazione che il bene, la verità passa dal Vangelo. Non solo i sacerdoti, ma ognuno di noi ha il compito, il dovere di essere un faro per tutti. Impariamo a perdonare e a non giudicare e forse le nostre chiese torneranno a riempirsi; andiamo nelle case del nostro quartiere a portare una parola buona alla vecchietta che non esce mai di casa, oppure al malato terminale. Dedichiamo la nostra vita agli altri, prendiamo un bambino in affidamento, passiamo da un ospedale quando rincasiamo a trovare qualcuno malato, torniamo in famiglia presto la sera per stare con i nostri figli, chiediamo a gran voce alle scuole di non tenere le lezioni il sabato per avere un giorno in più per stare uniti con i propri figli, doniamo loro alternative alle strada, parliamoci, coinvolgiamoli nelle nostre attività e lasciamo che loro ci portino nel loro mondo. Quante poche volte sento persone che si dispiacciono di non amare a sufficienza, che si accusano di ritenere la Messa un dovere e non una festa, o di rodersi perché poco disponibili al fratello, e di sospirare perché svogliati nella corsa alla generosità! Tutti pronti a trovare le attenuanti del processo piuttosto che a piangere di gioia per la gratuità del perdono, troppo più preoccupati della nostra devota immagine scalfita che rapiti dalla misura dell’amore donato. Sbagliamo. Solo un cuore che veramente incontra Dio può, alla fine, porre gesti che desiderino realmente incontrarsi con Lui. Solo un cuore toccato diventa un cuore convertito. Allora, e solo allora, i gesti acquisteranno significato. Buona Domenica!

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Giu le mani dai bambini Famiglia, libertà educativa e ideologia gender Di Francesco Schiano

enerdì 4 settembre alle ore 21 presso il Grand Hotel Re Ferdinando di Ischia si parlerà di famiglia, libertà educativa ed ideologia gender con l’Avv. Giuliano Amato, presidente dei Giuristi per la Vita. L’ associazione Giuristi per la Vita si prefigge di promuovere, difendere e tutelare il diritto alla vita di ogni essere umano dal concepimento alla morte naturale, come fondamento di tutti gli altri diritti. Ai fini del perseguimento delle finalità associative, nel concetto di vita viene ricompresa la struttura naturale della famiglia, intesa come unione tra un uomo e una donna fondata sul matrimonio, il diritto dei genitori ad educare i propri figli, e la libertà di professare pubblicamente la propria fede religiosa. L’incontro si inserisce pienamente nel cammino del movimento “Ischia per la vita” che già qualche settimana fa ci ha invitato a riflettere sulla piaga dell’aborto, un delitto che continua a provocare sofferenze e lacerazioni enormi nella vita di tante donne che lo richiedono ma che in realtà lo subiscono e che lascia strascichi di dolore per lungo tempo. Questa volta sarà l’Avv. Giuliano Amato a parlarci di famiglia, educazione e ideologia gender, che si va sempre più facendo strada in maniera subdola e strisciante nella società odierna tanto da essere “accolta” anche tra le tematiche da trattare nelle nostre scuole. Una buona occasione per saperne di più e non farci trovare impreparati davanti alle grandi sfide del nostro tempo!

Sabato 5 settembre alle ore 20 presso il palazzetto dello Sport di Forio ci sarà un secondo appuntamento con l’Avv. Giuliano Amato, sul tema: famiglia, libertà educativa ed ideologia gender a cura del movimento “Ischia per la vita”.



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Taccuino

29 agosto 2015

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ABBONAMENTO POSTALE

DIOCESI DI ISCHIA

ORARIO SANTE MESSE CHIESA

LOCALITà

Orario estivo

Cattedrale

Ischia Ponte

dom.10.00

S. Maria del Carmine Ischia - Cappella

Ischia Ponte

dom. 9.00

Addolorata Ischia S. M. Assunta in S. Giovan Giuseppe della Croce (P)* S. Maria di Costantinopoli

Ischia località Mandra

dom.18.00 (18.00 prefestivo)

Ischia Ponte

dom. 9.00 - 19.30 - 20.30

Ischia Ponte

dom.8.00

S. Girolamo Porto d’Ischia

Ischia Centro

dom.17.45

Maria SS. delle Grazie e S. Antonio

Ischia località Mandra

lun-ven 7.00 - 19.00; dom. 7.00-20.00

Gesù Buon Pastore (P)

Ischia località Macello

dom.7.30 -11.00 -19.00 (19.00 prefestivo)

SS. Crocifisso

Ischia località Fondobosso

dom.9.00

S. Domenico in SS. Annunziata

Ischia località Campagnano

dom. 11.00 - 19.00 (19.00 prefestivo)

S. Maria di Portosalvo (P) dom.17.00 in polacco Ischia Porto

fer. 19.00; dom.9.30 - 18:30 - 20.00

Pineta Nenzi Bozzi (celebra il Vescovo)

Ischia Centro

dom. 20.30

S. Maria delle Grazie in San Pietro (P)

Ischia Centro

dom.9.00 - 10.30 - 12.00 - 19.00

S. Antonio Abate (P)

Ischia località Sant’Antuono

fer. 9.30 - 19.30

S. Domenico

Ischia località San Domenico

dom. 7.00 - 20.30

S. Ciro (P)

Ischia località S. Ciro

dom. 11.00 - 19.00

S. Maria Maddalena (P)

Casamicciola località Tre Croci

dom. 11.00 - 19.00 fer. 19.00

Immacolata alla Sentinella

Casamicciola località Sentinella

dom. 9.30 (18.00 prefestivo)

Purgatorio

Casamicciola località Maio

dom.9.00

Buon Consiglio

Casamicciola località Marina

dom. 8.15 - 11.00 - 19.00

S. Maria della Pietà

Casamicciola località Marina

dom. 12.00

S. Antonio da Padova (P)

Casamicciola località Perrone

sab. 19.00; dom. 8.30 - 19.30; fer. 19.30

S. Anna

dom.09.45

S. Maria delle Grazie (P)

Casamicciola località San Pasquale Casamicciola località Lungomare Perrone Lacco Ameno Centro

Congrega Assunta

Lacco Ameno località Largo Rosario dom. 10.45

Maria SS. Annunziata

Lacco Ameno località Fundera

Sant’Anna

Lacco Ameno località Largo Rosario dom. 9.00

San Giuseppe

Lacco Ameno località Fango

dom. 8.45 (17.30 prefestivo)

Santa Restituta

Lacco Ameno in Piazza

dom. 11.00 - 19.30

S. Vito Martire (P)

Forio località San Vito

dom. 9.30 - 11.00 - 19.00 (19.00 prefestivo)

S. Carlo (Madonna della Libera)

Forio località Cierco

dom. 8.00

S. Domenico

Forio, Via Bocca

dom. 9.15

S. Sebastiano Martire (P)

Forio Centro

dom. 10.30

S.Maria di Loreto

Forio, Corso

dom. 9.30 - 12.00 - 20.00 (19.00 prefestivo)

Arciconfraternita Maria Ss.Visitapoveri

Forio località Municipio

dom. 8.00

S. Francesco d’Assisi

Forio località Municipio

fer. 18.30 dom. 8.30 (19.30 prefestivo)

Chiesa del S. M. Soccorso

Forio località Soccorso

1° ven. del mese 19.00

S. Michele Arcangelo (P)

Forio località Monterone

vedi Chiesina delle Rose

Chiesina delle Rose

Forio località Monterone

dom.10.00 (in tedesco)- 11.30 - 20.00

S. Lucia

Forio località S. Lucia

dom.9.00

Chiesa di S. Maria al Monte

Forio località S.Maria al Monte

non si celebra la Messa

S. Maria di Montevergine (P)

Forio località S.Francesco di Paola dom.10.00 - 19.00

Chiesa del Purgatorio

Forio località Scentone

dom.8.30

S. Francesco Saverio (P)

Forio località Cuotto

dom.8.00 - 9.30 - 19.00 (4) (19.00 prefestivo)

S. Leonardo Abate (P)

Forio località Panza

dom. 7.30 - 11.00 - 19.30 (1) - (19.30 prefestivo)

Confraternita SS. Annunziata

Forio località Panza

dom. 9.30

Natività di Maria SS.

Serrara Fontana località Succhivo

dom. 11.15

S. Michele Arcangelo (P)

Serrara Fontana località Sant’Angelo dom. 9.00 - 19.00(5) (19.00 prefestivo) - (19.00 feriale)

S. Ciro

Serrara Fontana località Ciglio

dom. 9.30

S. Maria del Carmine (P)

Serrara Fontana località Belvedere

dom. 11.00 - 20.00

Confraternita Maria SS. Immacolata

Serrara Fontana località Belvedere

sab. 19.00

S. Maria della Mercede (P)

Serrara Fontana località Fontana

dom.11.30 - 19.30 (19.30 prefestivo) (19.30 feriale)

S. Giovanni Battista (P)

Barano località Buonopane

(luglio) dom 11.00 - 19.30 (ago) dom 10.30 -19.00

S. Sebastiano martire (P)

Barano, Centro

dom. 11.00 - 19.00 (19.00 prefestivo)

S. Rocco

Barano, Centro

dom 19.00

S. Giorgio Martire (P)

Barano località Testaccio

dom. 10.00 ai Maronti (3) - 19.30

Confraternita S.Maria di Costantinopoli

Barano località Testaccio

dom. 8.30 (19.30 prefestivo)

S. Alfonso

Barano località Vatoliere

dom. 9.30

Natività di Maria Ss. (P)

Barano località Sciappone

dom.10.30

S. Maria La Porta (P)

Barano località Piedimonte

Maria SS.Madre della Chiesa (P)

Barano località Fiaiano

Chiesa di S. Giuseppe e S. Anna

Barano località Fiaiano

Chiesa della SS.Trinità

Barano località Fiaiano- Cretaio

dom. 8.30 - 19.00 - 20.15 dom. 11.00 - 20.00 (fer Lu Mer Ven 19.30) Luglio 20 fer: mart - giov - sab 19.30 (sab. prefestivo) Luglio 20 primo venerdì di ogni mese 10.30

Eremo di S. Nicola

Serrara Fontana, Monte Epomeo

Non si celebra la Messa

Chiesa di S. Antonio

Serrara Fontana

dom. 8.30

Convento S. Gabriele

NOTE

fest. 7.30 - 12.00 dom.10.00 - 18.30 dom. 12.00

N.B * con il cambio dell’ora da Aprile-Giugno e da Settembre -Ottobre l’orario delle messe subisce una variazione di circa un’ora. * Cappella Casa Natale: ogni 15 del mese la Messa è celebrata alle 7.30 Ischia ** Gli orari possono essere soggetti a variazioni.

L’abbonamento annuale ordinario al nostro settimanale costa € 45,00 e consente di ricevere con spedizione postale a casa propria (sul territorio italiano) i 52 numeri del giornale stampati nel corso di un anno solare più eventuali “Kaire speciali”. Per chi vive all’estero, è possibile abbonarsi on line al settimanale in modo da poterlo leggere in formato Pdf a partire dalle ore 7,00 del mattino (ora italiana) nel giorno di uscita (verrà inviato via mail) e poterlo archiviare comodamente. Il settimanale online è esattamente uguale - per contenuto e impaginazione - a quello stampato su carta. L'abbonamento online costa € 45,00. LE ALTRE TARIFFE ANNUALI: Abbonamento amico €.100,00 Abbonamento sostenitore €.200,00 Benemerito a partire da €.300,00 COME PAGARE L’ABBONAMENTO Per il pagamento in contanti contattate la segreteria di “Kaire” ai seguenti numeri di telefono 081981342 – 0813334228 oppure il pagamento può essere effettuato mezzo bonifico bancario intestato COOP. SOCIALE KAIROS ONLUS indicando quale causale ABBONAMENTO KAIRE sul seguente codice IBAN IT 06 J 03359 01600 1000 0000 8660 Banca Prossima SpA. Dopo aver effettuato il pagamento inviate una mail a kaire@kairosonline.it oppure inviando un fax al 0813334228 con i seguenti dati per la spedizione: Cognome e nome: ... | indirizzo (via/cap/comune/ provincia): ... |codice fiscale: ... | telefono: ... | mail: ... nel caso l’abbonamento sia da attivare a favore di altra persona, indicare anche: Cognome e nome del beneficiario dell’abbonamento: ... Indirizzo (via/cap/comune/provincia): ...

EDICOLE DOVE POTER ACQUISTARE

Comune di Ischia Edicola di Piazza degli Eroi; Edicola di Ischia Ponte; Edicola al Bar La Violetta; Edicola di San Michele da Odilia; Edicola di Portosalvo Comune di Lacco Ameno Edicola al Bar Triangolo Edicola Minopoli sul corso Comune di Casamicicola T. Edicola di Piazza Bagni; Edicola di Piazza Marina; Comune di Forio Edicola del Porto; Edicola di Monterone


PARROCCHIA DI SANTA MARIA ASSUNTA Diocesi di Ischia

nel santuario di San Giovan Giuseppe della croce | Chiesa Collegiata dello Spirito Santo

Solenni festeggiamenti in onore di

SAN GIOVAN GIUSEPPE DELLA CROCE Concittadino e patrono dell’isola e Diocesi di Ischia e della MADONNA INCORONATA DI COSTANTINOPOLI

Sabato 29 Agosto

Ore 9.00 – 11.00 Ss. Messe Ore 10.30 – 12.30 Visita e Comunione agli ammalati. Ore 11.30 Marcia della Fanfara dei Bersaglieri “Enrico Toti” Città di Cassino (FR), per l’antico Borgo di Celsa e Matinée Musicale Ore 17.30 della Fanfara dei Bersaglieri “Enrico Toti” Città di Cassino (FR), per l’antico Borgo di Celsa Ore 18.00 Spettacolo di marionette per i bambini: “La vita di Frate Cento Pezze” (Largo Giovanni da Procida) Ore 19.00 S. Rosario, Coroncina, Responsorio Ore 19.30 S. Messa animata dai bambini, benedizione e omaggio floreale alla Madonna, Inno al Santo, bacio della reliquia Ore 21.30 Marcia della Fanfara dei Bersaglieri per l’antico Borgo di Celsa Ore 22.00 Gran Concerto Musicale della Fanfara dei Bersaglieri diretta dal M° Pasquale Aiezza (Largo Giovanni da Procida)

Domenica 30 Agosto

Ore 7.00 – 8.00 Ss. Messe Ore 9.00 Marcia della Fanfara dei Bersaglieri per l’antico Borgo di Celsa Ore 9.30 S. Messa Pontificale presieduta dal nostro Vescovo S.Ecc.za Mons. Pietro Lagnese Ore 11.00 Sfilata per la Città di Ischia della Fanfara dei Bersaglieri e Matinée Musicale nel piazzale Aragonese Ore 11.30 S. Messa solenne presieduta dal nostro parroco Ore 18.15 Breve Processione (per via S. Giovan Giuseppe al Piazzale delle Alghe) e S. Messa; Solenne Processione per le strade della Parrocchia (per via S. Giovan Giuseppe al Piazzale delle Alghe, via L. Mazzella, via G.B. Vico, via Nuova Cartaromana, via Antonio De Luca, via Vincenzo Mirabella, via A. Sogliuzzo, via Seminario, rientro in Chiesa), S. Messa Ore 21.30 Sfilata nel Borgo Antico della Banda “Città d’Ischia” Ore 22.00 Gran Concerto Musicale Lirico-Sinfonico della Banda “ Citta d’Ischia”, diretto dal M° Vincenzo Buono (Largo Giovanni da Procida) Apertura Stand Gastronomico: Grigliata di salsicce e pesce spada con vino d’Ischia Ore 23.30 Spettacolo Piromusicale dal mare

Lunedi 31 Agosto

Ore 9.00 S. Messa per gli emigrati con il Capitolo Collegiale Ore 10.30 – 12.30 Visita e comunione agli ammalati Ore 10.00 Sfilata per la Città d’Ischia e Matinée Musicale della Banda “Città d’Ischia” Ore 11.00 – 17.30 Ss. Messe Ore 18.15 Tradizionale e solenne processione primaria via mare dal pontile di Ischia Ponte al Porto d’Ischia e Rientro. Sparo della diana Ore 21.30 Nell’Arciconfraternita, al rientro della Statua dell’Incoronata, Esposizione e Adorazione Eucaristica, Canto del “Te Deum” e Benedizione Eucaristica Ore 22.00 Gran Concerto Bandistico “Città d’Ischia” diretto dal M° Vincenzo Buono (Largo Giovanni da Procida) Apertura Stand Gastronomico: Grigliata di salsicce e pesce spada con vino d’Ischia Ore 24.00 Grandiosa Fantasia Pirotecnica “Arcobaleno di Notte”: Spettacolo di fuochi pirotecnici sul mare, antistante il Castello Aragonese.

Martedì 1° Settembre

Ore 9.00 S. Messa e reposizione della statua del Santo patrono e della Madonna di Costantinopoli

Sacramento della riconciliazione Sarà possibile confessarsi tutti i giorni dalle ore 17.00 Sarà possibile l’Indulgenza Plenaria alle solite condizioni durante i giorni della festa (Confessione sacramentale, Comunione eucaristica e preghiera secondo l’intenzione del Sommo Pontefice con l’animo totalmente distaccato dall’affetto verso qualunque peccato, anche veniale, visitando devotamente la Chiesa dello Spirito Santo per un congruo tempo, concludendo con preghiera del Padre Nostro, del Simbolo della Fede e delle Invocazioni allo Spirito Santo alla Vergine Maria Madre di Dio e di S. Giovan Giuseppe della Croce) Spezzerà il Pane della Parola padre Giuseppe Cascardi, C.P. Le Celebrazioni saranno in Diretta WebTV cliccando sul sito parrocchiale: www.lafontanadelvillaggio.it La Musica Sacra sarà curata dai cori parrocchiali e dalla corale del M°Luca Iacono Gli addobbi serici in Santuario sono della Ditta Pontificia D’Enrico di Grumo Nevano Gli addobbi floreali sono a cura de “La Peonia” di Ettore Guarracino, Ischia Lo Stand Gastronomico è organizzato da Luigi Sasso Le luminarie stradali e la cassarmonica sono curate dalla Ditta “Luminart s.r.l.” da Napoli La diana e lo spettacolo di fuochi pirotecnici sono a cura della Ditta “Pirotecnica Baranese” Le offerte della PESCA DI BENEFICENZA “Dona un Sorriso!” (allestita nel Borgo di Celsa), saranno devolute per i bambini di Haiti dei padri Camilliani e per il Fondo Caritas “Frate Cento Pezze”


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