Kaire 34 anno II

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Il settimanale di informazione della Chiesa di Ischia ANNO 2 | numero 34 | 22 agosto 2015 | E 1,00

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ISCHITANO CAMPIONE DEL MONDO Il comune di Santa Cristina d’Aspromonte ha conferito la cittadinanza onoraria a Saverio Cigliano nato e cresciuto ad Ischia, con la passione per la vela fin da piccolo.

Arrivederci suore Di Filomena Sogliuzzo

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evo incontrare Don Emilio Basile, il parroco di San Ciro, per l’intervista che di seguito leggerete e mentre mi incammino verso la chiesa, spontaneamente mi trovo a riavvolgere il nastro della mia vita tornando agli anni in cui anch’io frequentavo l’asilo dalle suore. Tanti ricordi che credevo sbiaditi tornano invece limpidi, più cari e presenti che mai, allora mi siedo sulla prima panchina che incontro per meglio celebrare nel cuore la gioia di quei giorni, il tesoro di regole semplici ed efficaci che queste Donne hanno seminato nel cuore di tanti bambini, me compresa. Mi rivedo, le mani giunte alla preghiera del mattino, aspettare dopo il Padre e l’Ave la mia preghiera preferita: “Angelo di Dio che sei il mio custode…” e poi il silenzio, pochi minuti, per stare con Gesù e pensare solo a Lui per “contemplare” diremmo oggi. Ricordo gli armadietti celesti e bianchi che custodivano i giochi e che erano il miraggio di noi piccolini, sapevamo però che per i giochi dovevamo aspettare dopo il pranzo perché la mattina si cantava o si disegnava, così ho imparato l’impegno e la pazienza ma anche la fiducia perché sapevo che la suora avrebbe Continua a pag. 10

“COSE DA PAZZI” Dal primo settembre l’isola d’Ischia dovrebbe perdere ufficialmente la sua Sir. Ancora una volta accusiamo una politica locale assente e fallimentare sui temi che più ci riguardano.

GEOTERMIA

100 PEZZE D’AMORE

MADE IN ISCHIA

FAMIGLIE

Cosa bolle in pentola? Perché tanto polverone sul caso, con molti dubbi e perplessità?

Il 28 agosto per la prima volta la Sacra Rappresentazione della vita di San Giovan Giuseppe.

A Forio, alla Pergola di Giosuè Colella, in un paesaggio sospeso tra terra e mare.

E’ finalmente operativo il congedo parentale a ore. Cos'è e come si ottiene?


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In Primo Piano 22 agosto 2015

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Di Isabella Marino

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Asl ha confermato anche negli ultimi giorni, subito dopo Ferragosto, la sua determinazione a chiudere un servizio d’eccellenza giunto al diciottesimo anno di vita che, almeno fin quando era stato allocato a Villa Orizzonte, aveva rappresentato un modello per quella tipologia di strutture assistenziali in Campania e nel Mezzogiorno. Ma l’isola non ci sta ad avallare in silenzio questo colpo mortale all’assistenza psichiatrica sul territorio e ha cominciato a far (ri)sentire la sua voce da Barano, lì dove la famiglia di Villa Orizzonte è stata ed è ancora considerata parte integrante, importante e soprattutto amata della comunità. L’ennesima dimostrazione di quanto sia ancora profondo il rapporto con le donne e gli uomini della Sir è venuta dalla serata organizzata giovedì scorso dalla Parrocchia di San Sebastiano, per far condividere un momento di amicizia e di solidarietà, e quindi anche di musica e di allegria, ai nonni e ai nipoti, presenti numerosi in piazza San Rocco. Centro, fin dal tramonto, di una semplice, affettuosa, gioiosa festa di famiglie e di famiglia. Che non poteva dimenticare anche la famiglia sradicata e in parte già disgregata di Villa Orizzonte, rappresentata nell’occasione dalla sua componente più conosciuta, che tanti amici fraterni conta ancora a Barano come in altre parti dell’isola, Elena. Suoi erano i quadri, in gran parte coloratissimi, esposti sul muro esterno della chiesa parrocchiale, a fare da sfondo alla

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ADDIO SIR La data è già fissata. Dal primo settembre, tra poco più di una settimana, l’isola d’Ischia dovrebbe perdere ufficialmente la sua Sir, sostituita da un “gruppo appartamento” con caratteristiche simili a quelli già attivi a Sant’Alessandro e alla Fasolara. manifestazione che, in collaborazione con il Comitato di Cittadinanza Attiva, in gran parte è stata dedicata proprio alla vicenda Villa Orizzonte e ad una riflessione più generale sul presente e sul futuro – alquanto minaccioso - dei servizi della Salute mentale a disposizione delle isole di Ischia e Procida. In una atmosfera di serenità e leggerezza, le canzoni cantate dai bambini del coro della parrocchia presentato dal parroco don Pasquale Trani e i dolci casalinghi distribuiti dai piccoli ospiti, hanno lasciato spazio alle immagini che hanno riportato nel presente l’impegno a resistere ad una evidente ingiustizia e il clima di attesa e di speranza che un anno fa aveva caratterizzato per tanti giorni il sit-in degli abitanti di Barano – tante le donne - davanti ai cancelli di Villa Orizzonte. La casa accogliente, che veniva progressivamente spo-

Via delle Terme 76/R - 80077 Ischia Codice fiscale e P.Iva: 04243591213 Rea CCIAA 680555 - Prefettura di Napoli nr.11219 del 05/03/2003 Albo Nazionale Società Cooperative Nr.A715936 del 24/03/05 Sezione Cooperative a Mutualità Prevalente Categoria Cooperative Sociali Tel. 0813334228 Fax 081981342 info@kairosonline.it pec: posta.kairos@pec.it Registrazione al Tribunale di Napoli con il n. 8 del 07/02/ 2014

gliata degli arredi e degli effetti personali dei residenti, prima del loro trasferimento-sradicamento nella “nuova” sede di Villa Stefania, a Casamicciola. L’inizio, purtroppo annunciato, della fine della Sir e di un periodo di totale incertezza e provvisorietà che negli ultimi mesi ha stravolto il microcosmo familiare e gli equilibri tanto difficilmente conquistati degli (ex) abitanti di Villa Orizzonte. Sempre più, inesorabilmente, dei “pullicini sperduti”. UN ANNO DOPO la fiaccolata in difesa di Villa Orizzonte, in cui tanti isolani vollero alzare e far sentire la loro voce di dissenso verso scelte dell’Asl che apparivano già penalizzanti per i pazienti coinvolti e per la sanità pubblica a Ischia, i fantasmi più minacciosi e le ipotesi più nere si sono materializzati. Anche al di là di quanto di peggiore potesse essere allora previsto, alla

Direttore responsabile: Dott. Lorenzo Russo direttorekaire@chiesaischia.it @russolorenzo Direttore Ufficio Diocesano di Ischia per le Comunicazioni Sociali: Don Carlo Candido direttoreucs@chiesaischia.it Progettazione e impaginazione: Gaetano Patalano per Cooperativa Sociale Kairos Onlus

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In Primo Piano

luce della sconcertante storia di Villa Stefania e di quello che ne è scaturito in seguito. Fino allo smantellamento della Salute Mentale che l’attuale dirigenza dell’Asl Na2 Nord ha deciso a tavolino e che dovrebbe compiersi a breve. La riflessione svolta in piazza San Rocco, davanti ad un pubblico attento e partecipe, non poteva non partire dalle origini dei servizi della salute mentale a Ischia, nella seconda metà degli anni ‘90. Perciò a prendere per primo la parola è stato il dottor Francesco Blasi, psichiatra attualmente in forze all’Asl Na1, che è stato uno dei collaboratori del dottor Alfonso Gaglio quando, partendo da zero e con la sfida della chiusura dei manicomi e della necessità di organizzare delle strutture residenziali sul territorio, furono creati la Sir, il Centro di Salute mentale e servizi di assistenza, cura, riabi-

Redazione: Via delle Terme 76/R - 80077 Ischia kaire@chiesaischia.it | @chiesaischia facebook.com/chiesaischia @lagnesepietro Tipografia: Centro Offset Meridionale srl Via Nuova Poggioreale nr.7 - 80100 Napoli (NA) Per inserzioni promozionali e contributi: Tel. 0813334228 Fax 081981342 oppure per e-mail: info@kairosonline.it

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litazione all’avanguardia in Italia. A rendere possibile questa realtà, nel quasi deserto della Campania, furono circostanze favorevoli che oggi sarebbero in gran parte irripetibili, alla luce di un’impostazione recente del sistema sanitario che ha sostituito al paziente il cliente, che ha puntato sul meccanismo delle prestazioni, che si è conformato a criteri gestionali puramente aziendali ed economicistici. E’ in questo contesto che il malato psichiatrico, rappresentando un costo, finisce con l’essere marginalizzato, vittima più degli altri di tagli e ridimensionamenti a servizi considerati ormai quasi un lusso. Una condizione che penalizza i pazienti ma anche gli operatori, che si trovano con risorse e possibilità di azione sempre più ridotte. E senza poter contare sul sostegno di una politica impegnata a favore dei soggetti più deboli e svantaggiati, anche a livello sanitario. Così, nonostante le isole (come le zone montane) registrino un’incidenza più alta di patologie psichiatriche, la nostra Asl ha cominciato a ridimensionare la salute mentale proprio da Ischia, dove si erano raggiunti standard elevati. Blasi si è anche soffermato sul ruolo particolare dei Sindaci nella cura e tutela dei pazienti psichiatrici. Del diritto dei cittadini a poter contare su un servizio psichiatrico attivo h 24, a cui ricorrere e da cui ottenere sostegno e supporto in ogni momento di difficoltà e di crisi, anche a titolo preventivo e al di fuori della cronicità, ha parlato il dottor ANTONIO MANCINI, che condivide con Blasi l’esperienza dell’Osservatorio sulla Salute mentale appena istituito dal Comune di Napoli. Mancini ha sottolineato la necessità di resistere alla progressione di tagli dei servizi psichiatrici, che colpiscono tutta la popolazione, non solo i malati conclamati. Loro come i rifugiati, come quelli che tutti rifiutano e che non hanno voce. Bersagli di una terza guerra mondiale non dichiarata che, come ha detto il Papa, si sta combattendo a pezzi nel mondo. A fare il punto sulla battaglia in difesa della Sir è stato Salvatore Cenatiempo, presidente del Comitato di Cittadinanza Attiva, creato proprio per dare voce ai deboli che non l’avrebbero avuta neppure nel trasferimento da Villa Orizzonte. Cenatiempo ha evidenziato le responsabilità dell’Asl, sottolineato

l’assenza della politica, a cominciare da quella locale, messo l’accento sulle soluzioni alternative proposte per la Sir, che Monteruscello ha sistematicamente affossato e rifiutato. Fino alle decisioni recenti, che segnano un colpo pesantissimo per la sanità isolana. Con lui Antonietta Manzi ha ribadito la volontà del Comitato di continuare a lottare per non perdere i servizi psichiatrici, Sir compresa, attraverso tutte le strade e le opzioni possibili. Un’emozionante ricostruzione degli albori di Villa Orizzonte, del percorso lungo e difficile compiuto in 18 anni presso la Sir, con persone rinate alla vita dopo l’inferno, l’ha offerta Egidio Ferrante, uno degli operatori della Sir, che hanno scritto la parte bella della storia. E non sono rimaste in silenzio le signore di Barano che l’anno scorso animarono il presidio. “Noi ci saremo sempre”, hanno assicurato, nonostante la delusione per come sono andate le cose. Elena, di bianco vestita, ha sintetizzato meravigliosamente il senso di diciotto anni di vita a Villa Orizzonte: “Sono stata bene a Barano, ‘A casa mia sta cca’. A Barano c’è il mio cuore”. Ciò che hanno ripetuto tutti gli abitanti della Sir alle commissioni che li hanno esaminati. Nell’indifferenza di Monteruscello. Ma Ischia ha ribadito il suo no. E continuerà a farlo. Per Elena e i suoi compagni di vita. E perché nessuno resti senza l’assistenza di cui ha bisogno. Antonello De Rosa


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Seguiamo Francesco 22 agosto 2015

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uando il lavoro si distacca dall’alleanza di Dio con l’uomo e la donna, quando si separa dalle loro qualità spirituali, quando è in ostaggio della logica del solo profitto e disprezza gli affetti della vita, l’avvilimento dell’anima contamina tutto: anche l’aria, l’acqua, l’erba, il cibo... La vita civile si corrompe e l’habitat si guasta. E le conseguenze colpiscono soprattutto i più poveri e le famiglie più povere”. Così Papa Francesco nell’udienza generale di mercoledì scorso in aula Paolo VI dedicata al lavoro. “La moderna organizzazione del lavoro - ha proseguito il Papa mostra talvolta una pericolosa tendenza a considerare la famiglia un ingombro, un peso, una passività, per la produttività del lavoro. Ma domandiamoci: quale produttività? E per chi? La cosiddetta ‘città intelligente’ è indubbiamente ricca di servizi e di organizzazione; però, ad esempio, è spesso ostile ai bambini e agli anziani. A volte chi progetta è interessato alla gestione di forza-lavoro individuale, da assemblare e utilizzare o scartare secondo la convenienza economica. La famiglia è un grande banco di prova. Quando l`organizzazione del lavoro la tiene in ostaggio, o addirittura ne ostacola il cammino, allora siamo sicuri che la società umana ha incominciato a lavorare contro se stessa!”. “Lavorare - nelle sue mille forme, anche quello casalingo - è proprio

Giornata del migrante

La famiglia non sia ostaggio del profitto

«Migranti, la risposta è la misericordia» Della Redazione

Nell’udienza generale il pontefice avverte: “Si tende a considerare impegni familiari come un ingombro”. della persona umana. Esprime la sua dignità di essere creata a immagine di Dio. Perciò si dice che il lavoro è sacro. E perciò la gestione dell’occupazione è una grande responsabilità umana e sociale, che non può essere lasciata nelle mani di pochi o scaricata su un ‘mercato’ divinizzato. Causare una perdita di posti di lavoro significa causare un grave danno sociale”, ha ribadito Francesco. “Io vengo rattristato quando vedo che non c’è lavoro, che c’è gente senza lavoro, gente che non trova lavoro – parlando a braccio - e che non ha la dignità di portare il pane a casa, e mi rallegro tanto quando vedo che i governanti fanno tanti sforzi per trovare posti di lavoro e cercare che tutti abbiano un lavoro. Il lavoro è sacro, il lavoro dà dignità a una famiglia e dobbiamo

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udienza generale Di Lorenzo Russo

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Chiesa

pregare perché non manchi il lavoro in una famiglia”. E poi ha proseguito: “Le famiglie cristiane ricevono da questa congiuntura una grande sfida e una grande missione. Esse portano in campo i fondamentali della creazione di Dio: l`identità e il legame dell`uomo e della donna, la generazione dei figli, il lavoro che rende domestica la terra e abitabile il mondo. La perdita di questi fondamentali è una faccenda molto seria, e nella casa comune ci sono già

fin troppe crepe! Il compito - ha proseguito Francesco - non è facile. A volte può sembrare alle associazioni delle famiglie di essere come Davide di fronte a Golia... ma sappiamo come è andata a finire quella sfida! Ci vogliono fede e scaltrezza. Dio ci conceda di accogliere con gioia e speranza la sua chiamata, in questo momento difficile della nostra storia. La chiamata al lavoro per dare dignità a se stesso e alla propria famiglia”.

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“Migranti e rifugiati ci interpellano. La risposta del Vangelo della misericordia”. È il tema che Papa Francesco ha scelto per la 102esima Giornata mondiale del Migrante e del Rifugiato che si celebrerà il 17 gennaio 2016. Lo si legge su un Bollettino della Sala Stampa Vaticana del Pontificio Consiglio della Pastorale per i Migranti e gli Itineranti, uscito il 20 agosto. In linea con il desiderio di Papa Francesco, che vuole che ogni

Chiesa particolare sia “direttamente coinvolta a vivere questo Anno Santo”, il Pontificio Consiglio della Pastorale per i Migranti e gli Itineranti offre, contestualmente alla presentazione del tema per la Giornata del migrante e del rifugiato, le seguenti indicazioni. “Suggerisce che la giornata giubilare sia celebrata particolarmente a livello diocesano e nazionale, nell’ambito più vicino ai migranti e rifugiati, con la loro partecipazione, e coinvolgendo anche le comunità cristiane”; “propone che l’evento giubilare centrale sia

proprio il prossimo 17 gennaio 2016, nella ricorrenza della Giornata Mondiale del Migrante e del Rifugiato”; “incoraggia le diocesi e comunità cristiane, che ancora non lo fanno, a programmare delle iniziative, approfittando dell’occasione che offre questo Anno della Misericordia”; “invita a non dimenticare l’aspetto della sensibilizzazione nelle comunità cristiane al fenomeno migratorio; “auspica che l’attenzione verso i migranti e la loro situazione non si riduca ad un’unica giornata”; “ricorda che è anche importante realizzare segni

concreti di solidarietà, che abbiano un valore simbolico, e che esprimano la vicinanza e l’attenzione ai migranti e rifugiati”. In occasione della Giornata Mondiale del Migrante e del Rifugiato sarà pubblicato, come consuetudine, un Messaggio Pontificio. La Giornata Mondiale del Migrante e del Rifugiato, ricorda il Vaticano, trova la sua origine nella lettera circolare “Il dolore e le preoccupazioni”, che la Sacra Congregazione Concistoriale inviò il 6 dicembre 1914 agli Ordinari Diocesani Italiani. In essa si chiedeva, per la prima volta, di istituire una giornata annuale di sensibilizzazione sul fenomeno della migrazione e anche per promuovere una colletta in favore delle opere pastorali per gli emigrati Italiani e per la preparazione dei missionari d`emigrazione. Conseguenza di quella missiva, il 21 febbraio 1915 avvenne la prima celebrazione di tale Giornata.

L’INTERVISTA DEL CORRIERE

«Galantino un vescovo rosso? Fa ridere. Le sue parole un elogio dell’alta politica» Brunelli (Tv2000): c’è chi accusa anche il Pontefice di essere comunista, eppure cita Gesù Di Paolo Conti

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ucio Brunelli, direttore del Tg di Tv2000, emittente della Cei. Le dichiarazioni di monsignor Galantino hanno colpito il mondo politico, sembra quasi un atto di sfiducia totale. La Cei è in contrapposizione con la classe dirigente italiana? «Ma no, mi sembra una lettura superficiale e artificiosa. Tutto è iniziato da alcuni giudizi di monsignor Galantino sul dovere umano e evangelico di guardare con pietà e accoglienza al dramma dei profughi che fuggono da guerre e miseria. Parole che nascono da una esperienza sofferta, di migliaia di centri cattolici che in tutta Italia, dalla Sicilia alla Lombardia, si prodigano nell’accoglienza. Una esperienza in cui i profughi cessano di essere numeri per diventare nomi, storie, lutti vissuti, tragedie personali e familiari. Galantino ha reagito a quanti, invece di prendere atto della complessità del fenomeno e dei valori di civiltà implicati,

cercano consensi “sulla pelle degli altri”. Spiacente, ma su questo non si può retrocedere. Mi fa sorridere la definizione di vescovo “rosso”. Lui che proprio in questi giorni ha rivendicato con fierezza di essere figlio di un militante Dc. Ma dicono lo stesso del Papa, quando ricorda la predilezione di Gesù per i poveri e critica una economia che piega tutto al dio denaro». Parlare di un «harem di furbi» non può alimentare il qualunquismo, l’antipolitica? «Focalizzando tutta e sola l’attenzione su questa frase non si rende giustizia alla riflessione di Galantino. Nella sua lunga lectio su De Gasperi al primo punto c’è il rispetto delle istituzioni, in particolare il rispetto del Parlamento che guidò l’azione dello statista cattolico. C’è anche un elogio della sua “sana laicità” che lo portò, ricorda Galantino, anche ad essere incompreso da alcuni ambienti ecclesiastici. Insomma, mi sembra che si voglia dipingere a tutti i costi un Galanti-

no populista, anti-politico perché così è più facile non fare i conti con le sue provocazioni intellettuali. La verità è che nella suddetta lectio il vescovo fa l’elogio più alto della politica, riprendendo una definizione di Paolo VI che definiva la politica, appunto, come “la più alta forma di carità”. La politica come servizio gratuito, al bene comune.» Perché è così cambiato il linguaggio della Cei? Dopo decenni di prudenza ora l’approccio è privo di diplomazia. «Sicuramente c’è un cambiamento nel linguaggio. Più diretto, concreto, a volte anche “rude” come ha riconosciuto Galantino. Però non mi sembra che prevalga un intento politico ma una passione di tipo “pastorale”. Si guarda più alle anime, alle persone concrete, che al palazzo. Poi, per carità, nessuno è infallibile. La decisione di non partecipare all’ evento pubblico su De Gasperi è stata una decisione

di responsabilità. Mossa dal desiderio di non alimentare polemiche personalistiche e di basso livello». Qual è il vero obiettivo di Galantino e del suo modo di esprimersi in questi giorni. Dove vuole arrivare? «Non so. Una domanda alla quale dovrebbe rispondere il segretario della Cei. Ma sinceramente non vedo secondo fini. Per come lo conosco, credo che Galantino abbia espresso solamente quello che pensa»

CHI È LUCIO BRUNELLI

63 anni, vaticanista del Tg2 fino al maggio 2014, quando è stato nominato direttore delle testate giornalistiche delle emittenti Cei Tv2000 e Radio InBlu


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Scuola

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Associazione famiglie e persone Di Anna Di Corcia*

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o scorso 7 agosto presso l’hotel San Giovanni a Ischia Porto padre Pablo Requena con l’Associazione famiglie e persona ha tenuto un incontro sulla teoria del gender, dopo l’approvazione del DDL sulla Buona Scuola diventato legge lo scorso luglio. L’incontro ha voluto chiarire alcuni aspetti della teoria gender facendo riferimento da un lato alla sua genesi e dall’altro ai riferimenti normativi contenuti nella legge chiamata dal Governo “La Buona Scuola”. Nel testo di legge c’è anche il comma n. 16 che recita: “Il piano triennale dell’offerta formativa assicura l’attuazione dei principi di pari opportunità promuovendo nelle scuole di ogni ordine e grado l’educazione alla parità dei sessi, la prevenzione della violenza di genere e di tutte le discriminazioni, al fine di informare e di sensibilizzare gli studenti, i docenti e i genitori sulle tematiche indicate dall’articolo 5 comma 2, del decreto legge 14 agosto 2013, n. 93 convertito, con modificazioni, dalla legge 15 ottobre 2013, n. 119, nel rispetto dei limiti di spesa di cui all’articolo 5 bis, comma 1, primo periodo, del predetto decreto-legge n. 93 del 2013”. In sé per sé la dizione appare priva di riferimenti a lezioni di educazione sessuale secondo i noti e perniciosi Standard Europei OMS, che ribattono su una improbabile educazione alla sessualità in senso “olistico” senza spiegarne il significato. Nel comma 16 non si fa ancora esplicito riferimento a destrutturazioni di genere, coinvolgenti tematiche che vadano a toccare la moralità e la fede personale dei genitori che desiderano trasmetterla ai figli. In realtà la legislazione è composta da una serie di scatole cinesi che attraverso rinvii rendono la comprensione della legge difficile. Il comma non stabilisce in che cosa consista “l’attuazione dei principi di pari opportunità promuovendo nelle scuole di ogni ordine e grado l’educazione alla parità tra i sessi, la prevenzione della violenza di genere e di tutte le discriminazioni...” ma rinvia ad altra legge la definizione delle tematiche e le modalità su cui dovrebbe basarsi tale informazione e sensibilizzazione. Andiamo a leggere cosa prescrive il citato “articolo 5, comma 2, del decreto - legge 14 agosto 2013, n. 93, convertito, con modificazioni, dalla legge 15 ottobre

2013, n. 119, cui il comma 16 rinvia. Il testo così si esprime: “Piano d’azione straordinario contro la violenza sessuale e di genere 1. Ministro delegato per le pari opportunità,[...] elabora [... ] un “piano d’azione straordinario contro la violenza sessuale e di genere” di seguito denominato “piano”, che deve essere predisposto in sinergia con la nuova programmazione dell’Unione europea per il periodo 2014-2020. Il Piano, con l’obiettivo di garantire azioni omogenee nel territorio nazionale, persegue le seguenti finalità (...) c)promuovere un’adeguata formazione del personale della scuola alla relazione e contro la violenza e la discriminazione di genere e promuove [...], la sensibilizzazione, l’informazione e la formazione degli studenti al fine di prevenire la violenza nei confronti delle donne e la discriminazione di genere anche attraverso un’adeguata valorizzazione della tematica nei libri di testo[...]”. Neanche da questa norma si possono trarre informazioni circa la concreta applicazione di questa strategia. I riferimenti ad ulteriori atti normativi, in questo caso sono il Piano d’azione straordinario di emanazione ministeriale e la Programmazione UE. Il primo pur essendo già stato presentato non è ancora in vigore perchè manca il decreto attuativo, ma in esso si legge al punto 5.2 “Educazione”: “Obiettivo prioritario deve essere quello di educare alla parità e al rispetto delle differenze, in particolare per superare gli stereotipi che riguardano il ruolo sociale, la rappresentazione e il significato dell’essere donne e uomini nel rispetto dell’identità di genere, culturale, religiosa, dell’orientamento sessuale [...],sia attraverso la formazione del personale della scuola e dei docenti sia mediante l’inserimento di un approccio di genere nella pratica educativa e didattica. [...] Si riportano nel dettaglio le linee di indirizzo riguardanti l’Asse di intervento “Educazione” (Vd. Allegato B)”. L’allegato B indica gli “obiettivi da perseguire” che “dovranno prevedere la rivalutazione dei saperi di genere per combattere stereotipi e pregiudizi; la valorizzazione delle differenze per prevenire fenomeni di violenza sessuale, aggressività e bullismo; il riconoscimento del valore dell’identità di genere per rafforzare l’autostima (…) ”. Ovunque compare la dizione “superare” o “combattere” “stereotipi e pregiudizi” in relazione all’identità di genere, che è la chiave per aprire la porta all’ingresso delle teorie sulla necessità di “decostruire” le nozioni di genere, che tanto preoccupano i genitori. Il punto nodale della questione sembra non tanto l’auspicabile lot-

Riceviamo e pubblichiamo

Le preoccupazioni delle associazioni genitori sulla teoria gender

Il gender nelle scuole

ta alle vere discriminazioni, quanto la deriva che tale lodevole intento ha preso, passando dalla necessaria ricerca di eliminazione dei veri cattivi stereotipi, alla generalizzazione che considera sbagliati e da combattere tutti, indiscriminatamente, “gli stereotipi e le strutture tradizionali” cadendo in tal modo nelle esagerazioni della teoria gender. È inoltre innegabile che il punto cruciale di questo comma 16 del-

la Buona scuola non sia ciò che in esso è scritto, bensì la modalità in cui la dichiarazione d’intenti sarà realizzata. I genitori riappropriatisi del loro ruolo educativo sono chiamati quindi a vigilare, dando ai propri figli strumenti per affrontare in modo critico la questione e leggendo con attenzione il testo del patto di corresponsabilità con la scuola. *Insegnante di lettere

Teoria del gender a scuola consenso informato Di Lorenzo Russo

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i avvicina la data del primo giorno di scuola e molti genitori iniziano a preoccuparsi su cosa fare per l’educazione dei propri figli, per quanto riguarda l’ormai famosa “teoria del gender”. Pubblichiamo di seguito alcune precisazioni che sono state emanate proprio dal Ministro per l’Istruzione Giannini, per calmare e placare gli animi e le paure. “Le famiglie hanno il diritto, ma anche il dovere, di conoscere prima dell’iscrizione dei propri figli a scuola i contenuti del Piano dell’Offerta Formativa e, per la scuola secondaria, sottoscrivere formalmente il Patto educativo di corresponsabilità per condividere in maniera dettagliata diritti e doveri nel rapporto tra istituzione scolastica autonoma, studenti e famiglie”. Così il ministero dell’istruzione in una circolare inviata a tutte le istituzioni scolastiche. L’esigenza nasce dai “quesiti da parte di numerose istituzioni scolastiche in merito al rapporto con le famiglie in occasione della definizione dei Piani dell’offerta formativa (POF)” pervenuti alla Direzione generale per lo studente. Una precisazione che ha spinto il Ministro a scrivere dopo le numerose polemiche nate per quanto riguarda i progetti e le attività dedicate alla teoria del gender. La circolare - precisa il Miur - intende ricordare “la corretta prassi che le scuole sono chiamate a seguire fin dall’inizio dell’anno scolastico e per sottolineare il ruolo strategico e la centralità del Piano dell’Offerta Formativa, in cui obbligatoriamente tutte le attività che le istituzioni scolastiche intendano realizzare devono essere specificate”.Altro importante strumento - ricordano dal dicastero di viale Trastevere - è il “Patto di corresponsabilità educativa istituito dal D.P.R. 235/2007, per le scuo-

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le secondarie di primo e secondo grado, finalizzato ad offrire agli insegnanti, ai ragazzi e alle loro famiglie, un’occasione di confronto responsabile, di accordo partecipato, di condivisione di metodologie e obiettivi fondanti la vita comunitaria in ambiente scolastico”. La circolare non aggiunge nulla a quanto già in vigore, ma “è di una chiarezza adamantina nel ribadire agli istituti scolastici i precetti di legge che assoggettano i piani dell’offerta formativa al consenso dei genitori”: è la dichiarazione di Gaetano Quagliariello, coordinatore nazionale di Ncd. “A fonte della tanta confusione creata ad arte da chi vorrebbe imporre ai nostri figli teorie inquietanti e contrarie al diritto naturale - prosegue -, è un atto molto importante che spazza via interpretazioni illegittime e ribadisce la centralità della famiglia nell’educazione dei giovani”. Una valutazione che trova d’accordo anche il presidente dei senatori di Area popolare Ncd-Udc, Renato Schifani: “La circolare chiarisce che nessuna attività extracurriculare potrà essere avviata nelle scuole senza il consenso informato delle famiglie. In particolare sul tema dell’ingresso nelle classi della cosiddetta ‘teoria del gender’ il ministro Giannini ha rispettato un impegno preso al Senato”. Analoghe le parole di Maurizio Sacconi, presidente della Commissione lavoro del Senato: “La circolare fornisce una risposta inequivoca alle preoccupazioni da molti espresse circa la possibilità di diffusione nelle scuole della cosiddetta “teoria del gender” senza un confronto preventivo con le famiglie, cui spetta in ogni caso il diritto di sottrarvi i propri figli. Bene quindi ha fatto il ministro ad intervenire e a precisare che la riforma della “buona scuola” nulla innova a questo proposito”.


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Congedi parentali ad ore, finalmente si parte

Di Amedeo Romano

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on c’è che dire: le perplessità sollevate nelle ultime settimane da cittadini, tecnici e politici sul progetto di realizzazione della centrale geotermica in quel di Serrara Fontana, hanno sollevato un polverone tale da imprimere una vera e propria “frenata”, ad ogni tipo di facile entusiasmo. Senza entrare sulla necessità o validità dello sfruttamento di energie alternative sulla nostra isola, alcuni dati vanno sottolineati. Innanzitutto, la politica che – soprattutto a Forio - si chiede a chi potrebbe giovare un impianto del genere, peraltro realizzato in località Piano Tredici - in territorio di Serrara Fontana, ma con la previsione di trivellazioni che andrebbero trasversalmente a pescare acqua calda nelle falde di Monte Corvo, ovvero a Forio. Senza addentrarci troppo sul tecnico, abbiamo cercato di leggere dal sito del ministero dell’ambiente i progetti ed i pareri, e già il naso si storce, quando si scopre, ad esempio, che l’impianto non solo fornirà acqua calda a strutture del comune di Serrara Fontana, ma produrrà anche energia elettrica per la rete Enel. E c’è pure da collegare l’impianto da Serrara alla cabina Enel di Forio, in località Chiaia, per una condotta lunga poco più di 10 chilometri, un elettrodotto che passi lungo via Falanga, via Lorenzo Fiore, per poi immettersi nella strada statale 270 fino a raggiungere Forio, passando per Panza. La prima domanda è: l’energia elettrica prodotta, che arriverà a Forio, dove poi andrà distribuita? Seconda considerazione: perchè i foriani sostengono quindi di non averne alcun giovamento? C’è poi la levata di scudi, da parte di quasi tutte le amministrazioni comunali isolane: in una nota inviata il 7 agosto al ministero infatti, Forio, Casamicciola, Barano e Lacco Ameno chiedono di tener conto quanto essi stessi hanno già approvato nei consigli comunali o in giunta, “in riferimento soprattutto alla potenziale pericolosità dell’intervento ipotizzato”, ispirando “ogni valutazione di coerenza degli interventi proposti al principio giuridico di precauzione, con particolare riferimento alla vulnerabilità del sistema idrogeologico dell’isola d’Ischia ed alla stessa condizione

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Società

Introdotta dal Jobs act, arriva anche in Italia un aiuto concreto alle famiglie per far conciliare meglio la vita familiare con il lavoro. Se prima questo periodo si poteva contare solo su base giornaliera, ora è possibile anche su base oraria Di Lorenzo Russo

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Impianto di geotermia sull’isola, cui prodest? di insularità”. Nello stesso giorno, il sindaco di Serrara Fontana, Rosario Caruso, facendo riferimento alle perplessità emerse anche da note di esperti del settore, si rivol-

ge al ministero e alla società proponente e chiede di indagare al fine di meglio valutare il progetto proposto; il tutto a poche ore dallo scadere del tempo per l’emissione

del parere di valutazione di impatto ambientale. Nello specifico, Caruso chiede: studi approfonditi nell’area specifica oggetto di intervento, al fine di reperire i dati da inserire nel progetto presentato e REDATTO SU DATI RIFERITI AD ALTRO SITO (quello dell’Arenella ad Ischia?); maggiori chiarimenti in ordine alla sismicità indotta anche in considerazione della conformazione geo-morfologica dei luoghi e dell’antropizzazione delle aree circostanti; la compatibilità dell’intervento con la zona a rischio frane come mappata dall’autorità di bacino; maggiori chiarimenti in ordine alla non incidenza sulla risorsa idro termale dalle attività di perforazione e di esercizio dell’impianto. Insomma, oggi, dopo anni di studi, di cambiamenti di zone, di passaggi di società, di progetti presentati, emergono tutte queste perplessità, quasi allo scadere dell’ok del ministero... Eppure, nell’analisi sismica ed il monitoraggio sismico, realizzato dall’osservatorio vesuviano di Napoli, in allegato al progetto, ad un certo punto è scritto: “Sulla base di quanto stabilito dalle nuove norme tecniche per le costruzioni, il sito in esame è quindi ubicato in ZONA 3, ovvero in questa zona possono verificarsi forti terremoti, anche se questi sono estremamente rari”. Ogni altra considerazione è superflua...

ita da genitore: spesso ci capita di fare i “salti mortali” per organizzare al meglio la giornata e conciliare il lavoro con le esigenze familiari, la scuola dei bimbi, le attività extrascolastiche (sport, catechismo, svago)…a volte proprio non si riesce a trovare una soluzione, soprattutto per organizzare i propri figli. A quanti di voi è capitato di doversi assentare un giorno intero da lavoro perché ad esempio il proprio figlio esce da scuola alle 16 e voi che lavorate fino alle 18 non sapete con chi lasciarlo? Ci sono sempre i nonni…che quel giorno erano impegnati e la baby sitter malata. Come si fa? La soluzione è prendersi un giorno di ferie…beh, tutto questo fino al 18 agosto!!!

Perché dal 19 le cose son cambiate. Infatti si è aperta la procedura on line per consentire ai genitori lavoratori dipendenti l’invio di una apposita domanda per ottenere il congedo parentale su base oraria. Questa la comunicazione arrivata dall’Inps. Questa modalità di fruizione si aggiunge a quella mensile e giornaliera. La domanda può essere inviata attraverso i soliti canali comunicativi. Attraverso il web basta andare sul sito Inps e andare alla voce “servizi al cittadino”, entrare quindi tramite Pin dispositivo e procedere alla richiesta. Per chi volesse un aiuto c’è sempre il Contact Center Integrato al numero verde 803.164 (numero gratuito da rete fissa) o numero 06 164.164 (numero da rete mobile con tariffazione

Codice della strada, novità per i motorini

a carico dell’utenza chiamante). In ultimo, se proprio avete bisogno di una mano fisica per compilare la richiesta, potete recarvi in un patronato. Il congedo parentale a ore è una novità introdotta dal Jobs act. Dopo quasi due mesi dall’approvazione del decreto, l’Inps ha pubblicato la circolare che di fatto consente l’invio delle domande telematiche. La nuova misura sulla conciliazione tra vita e lavoro, entrata in vigore lo scorso 25 giugno, era tornata ribalta qualche settimana fa dopo le proteste di lavoratori e lavoratrice che avevano difficoltà a presentare le istanze. E’ un importante passo in avanti a favore delle famiglie, che ci uniforma agli standard europei molto più avanti di noi in politiche familiari.

COME FUNZIONA E QUANTO COSTA Il congedo dà la possibilità di astenersi dal lavoro per prendersi cura del proprio bambino, percependo una retribuzione ridotta. Se prima questo periodo si poteva contare solo su base giornaliera, ora è possibile anche su base oraria. In pratica si può richiedere il congedo per un numero di ore pari alla metà dell’orario medio giornaliero. Quindi se una giornata lavorativa è di otto ore, si può fare domanda per quattro ore. Il congedo sarà retribuito al 30% (fino ai 6 anni di età del bambino), non può essere cumulato con permessi o riposi e il lavoratore deve fare richiesta all’azienda almeno due giorni prima.

Ora in due anche a 16 anni, se il motorino è omologato

Dalla Redazione

entrato in vigore dal 18 agosto il nuovo codice della strada, con alcuni aggiornamenti sull’adeguamento alle normative imposte dall’Ue. La legge 115 del 29 luglio scorso (“Disposizioni per l’adempimento degli obblighi derivanti dall’appartenenza dell’Italia all’Unione europea”), porta alcune importanti novità per la guida dei ciclomotori e per gli

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automobilisti in possesso di patenti speciali, ma non solo. Disabili. Per quanto riguarda le persone disabili e il trasporto di rimorchi, diventa senza limiti il peso trasportabile se si sarà in possesso della nuova patente speciale. Prima che entrasse in vigore questo aggiornamento sul Codice, il limite massimo era fissato a 750 chilogrammi. In due in motorino. Se il moto-

rino è omologato per il trasporto di due persone, il conducente potrà portare con sé un passeggero già a 16 anni, contro i 18 previsti dalla legge fino al 18 agosto. Il divieto resterà in vigore solo per i 14-15enni in motorino e in caso di ciclomotori non idonei al trasporto di due persone. Rilascio della patente. Tra le altre novità, l’eliminazione del richiamo alla re-

sidenza per il rilascio della patente di guida. E cambia inoltre la legge sugli esami per la licenza ‘B’, la più diffusa: l’esaminatore dovrà essere in possesso di una patente analoga da almeno tre anni. Per le altre, dovrà prima frequentare un corso formativo. Infine, i gradi del campo visivo verso l’alto necessari per conseguire la patente passano da 25 a 30.


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Parrocchie 22 agosto 2015

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22 agosto 2015

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PARROCCHIA DI SAN CIRO – DECANATO DI ISCHIA

Speriamo sia un arrivederci Dopo 66 anni le suore di san Ciro lasciano l’isola per mancanza di vocazioni, nonostante il Vescovo Pietro abbia chiesto loro di rimanere sul territorio diocesano.

Continua da pag. 1 mantenuto la promessa e nel pomeriggio avrei avuto ciò che desideravo. Penserò a loro sempre con un cuore grato. Vado per svolgere il mio servizio, sulla porta della chiesa vedo il parroco, ha gli occhi sorridenti ed è accogliente come sempre, quasi mi dispiace di dover parlare di un argomento triste

come la partenza delle suore… Don Emilio, le suore se ne vanno per mancanza di vocazioni ma quale è stato il valore aggiunto che hanno donato alla comunità? “Io sono l’ultimo arrivato, posso dire poco, ma posso testimoniare l’affetto che ho visto nella gente

Alle nostre care suore Di Davide Costa

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arissime suore, scrivo questa lettera in una tranquilla ma calda giornata di Luglio. Purtroppo, poche settimane fa, abbiamo saputo di questa “brutta” notizia: ovvero, il vostro addio alla Parrocchia di San Ciro dopo 65 anni di amore e comprensione. Dal 15 Ottobre 1949 avete curato la nostra Chiesa (amandola sin dall’inizio come se fosse la vostra seconda casa) e gestito per molto tempo l’asilo che era la “perla preziosa” non solo della Comunità Parrocchiale, ma anche del Porto d’Ischia. Per 65 anni vi siete fatti amare e benvolere non solo dal carissimo e amato Parroco Don Luigi Trofa (e anche da Don Emilio…), ma anche da tutta la gente di questa comunità parrocchiale (dal più piccolo al più grande, dal più giovane al più anziano). Ricordo con piacere quando, da piccolo, frequentavo l’asilo (anche se ogni volta piangevo!) e vedevo le facce sorridenti e gioiose di Suor Angela e Suor Antonia; oppure il ricordo di quando, a fine anno scolastico, ci si preparava per il saggio di fine anno e noi bambini (e anche Don Luigi) eravamo tanto felici! Come non ricordarsi anche del viso solare, gioioso e amorevole di Suor Giuseppina; ogni bambino (oramai madre e padre di famiglia) ti veniva a salutare e tu eri sempre contenta, e ti divertivi con loro. Come mi manca Suor Giuseppina: come diceva Don Luigi, “sei andata ad arricchire la Parrocchia di San Ciro in cielo, togliendo a questa un pezzo importante”. Stringe il cuore vederti finalmente riposare tranquilla nell’abbraccio di Dio e non in attività come eravamo abituate a vederti, alle prese con i fiori, la chiesa da pulire ecc… Noi ti ricorderemo sempre e ti porteremo sempre nel cuore, piccola ma grande suora. Ciao Suor Giuseppina. Con il tempo sono cresciuto, come si dice a Napoli “song diventat nu giuvinott”, e sono arrivate nuove suore che mi hanno aiutato a comprendere la parola di Dio: Suor Arta, Suor Marianna e Suor Lucia (le suore che mi hanno “accompagnato” a ricevere con gioia il Corpo di Cristo); Suor Maria Assunta (la suora che definivo “studentessa”) e Suor Giuliana (una suora molto importante nella mia vita). Con lei noi ragazzi abbiamo vissuto momenti felici, come gli incontri a Bagnoli con altri ragazzi oppure a Faito, e momenti tristi, come la salita al cielo di Don Luigi e l’addio di Suor Giuliana

alla Parrocchia di San Ciro. Per me Suor Giuliana è stata “la luce nel tunnel”, colei che mi ha aiutato in momenti difficili, colei a cui potevo confidare un segreto; è una suora che ti dà una parola di affetto o semplicemente un sorriso per dirti “ti voglio bene”. Quanto mi manchi suora ma spero che questa lettera, tramite l’affetto del Signore, possiate leggera. Carissime suor Marianna e Suor Lucìa, quando ci avete comunicato che ve ne sareste andate via per sempre, il mio cuore era molto triste; ma sentivo che questa notizia sarebbe presto arrivata. Come avete visto dal video, noi ragazzi (Sara, Matteo, Aurora ed io) ci siamo divertiti… anche se la giornata era “abbastanza” calda, ma questo video lo dovevamo realizzare a qualunque costo, contro tutto e contro tutti! Care suore, come sarà brutto non rivedervi più abbellire la Chiesa, annaffiare i fiori, Suor Lucia che sale sopra al Coro a portarci l’Eucarestia, sedervi sulla seconda panca di destra, bussare il campanello dell’asilo e voi che ci aprite la porta, suor Marianna che accende l’aria condizionata perché alcuni di noi non ne sono capaci, i vostri caffè alla festa di San Ciro, voi due insieme sedute fuori all’ufficio parrocchiale a guardare i Giochi del Quartiere…! Mentre scrivo questa lettera, mi scendono le lacrime e a stento riesco a trattenerle, ma al tempo stesso mi esce una risata per tutte le avventure che abbiamo passato con voi. Concludo questa lettera con un passo del Vangelo di Matteo(5:43-48). Voi avete udito che fu detto: “Ama il tuo prossimo e odia il tuo nemico”. Ma io vi dico: Amate i vostri nemici, benedite coloro che vi maledicono, fate del bene a coloro che vi odiano, e pregate per coloro che vi maltrattano e vi perseguitano, affinché siate figli del Padre vostro, che è nei cieli, poiché egli fa sorgere il suo sole sopra i buoni e sopra i malvagi e fa piovere sopra i giusti e sopra gli ingiusti. Perché, se amate coloro che vi amano, che premio ne avrete? Non fanno altrettanto anche i pubblicani? E se salutate soltanto i vostri fratelli, che fate di straordinario? Non fanno altrettanto anche i pubblicani? Voi dunque siate perfetti, come è perfetto il Padre vostro, che è nei cieli” Mi mancherete tantissimo suore, con affetto il vostro “piccolo” allievo Davide

per le suore, non come persone ma proprio come congregazione è molto profondo. Generazioni di bambini si sono formati con la presenza di queste donne dedicate ai bambini, alla parrocchia, alle famiglie, agli ammalati, agli anziani, sono state una presenza preziosa che mancherà”. In virtù di questa scelta forzata che ha dovuto fare l’ordine, lei intende rilanciare nella sua parrocchia la pastorale vocazionale? “Tutto si può fare, anzi a tal proposito, proprio l’altra sera un personaggio “importante” della parrocchia espresse il suo disappunto, il suo disagio per la partenza delle suore come se fosse una decisione del Vescovo o mia, allora ci tengo a dire che neppure da un laicato che si dice formato, sono nate nuove vocazioni e che il trasferimento è stata una decisione dell’ordine delle “Piccole Apostole dell’eucaristia”. Proprio la Madre Generale mi diceva che in sessant’anni di presenza sono nate solo quattro vocazioni; poi è stato chiuso l’asilo perchè necessitava dell’aggiornamento della struttura alle nuove norme sulla sicurezza ma non c’erano i mezzi per farlo. Insomma una serie di cose che hanno fatto precipitare la situazione”. Ha un invito da rivolgere ai laici? “Si, una maggiore coerenza di vita! Auguro una nuova pentecoste, una conversione profonda di tutto il popolo di Dio perchè il cammino della Chiesa non può essere che sinodale”

DAL DIRETTORE KAIRE

Grazie di cuore a tutte le suore di San Ciro che in questi 66 anni hanno dato la vita per la parrocchia di San Ciro e non solo! In realtà, la notizia sulla loro partenza dall’isola già circolava quando era ancora in vita il buon don Luigi. Il Vescovo Pietro Lagnese ha chiesto di farle restare ma le vocazioni in Italia sono diminuite… Quindi le nostre amate suore dovranno lasciare l’isola per andare in altri posti dove c’è più bisogno. Rimarremo sempre uniti in Dio, anche se lontani fisicamente. Lorenzo Russo

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PARROCCHIA SS. ANNUNZIATA IN S. MARIA DELLE GRAZIE DECANATO DI CASAMICCIOLA LACCO AMENO

Celebrata a Lacco Ameno la festa della Madonna Assunta Di Mena Salvi

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i è conclusa a Lacco Ameno, dopo un lungo ed intenso percorso spirituale, la cosiddetta “quindicina dell’Assunta” condotta da Padre Cosimo Monopoli. La fiaccolata del 31 luglio ha dato l’inizio della festa, partendo dalla Basilica di Santa Restituta e percorrendo le strade di Lacco Ameno sino al piazzale dell’Assunta, in località Lacco di Sopra. Qui la Santa Messa con il parroco don Gioacchino. Nell’omelia Don Cosimo ha definito la festa della Madonna Assunta in cielo come la “Pasqua Estiva”. Il popolo di Dio si è recato numeroso in chiesa tutte le mattine alle 6 per la recita del Rosario e la santa Messa; poi la sera la Santa Messa delle 19.30. Più di una volta don Cosimo ha detto che non dobbiamo avere paura di cosa ci aspetta nell’aldilà, perché abbiamo Maria, colei che è entrata nell’eternità; niente è perduto, tutto continua a vivere con lei e il figlio suo. Dopo il nostro passaggio terreno c’è il cielo - dice don Cosimo - e lei con affetto materno ci accompagna tutta la vita fino all’incontro con il Signore. Maria è vissuta come tante mamme nate in grandi centri ed in piccoli centri; in Palestina, luogo tranquillo e sconosciuto, ha vissuto la sua vita intensa, piena di vicende, con la preoccupazione per suo figlio. E che figlio! Ha vissuto come tante mamme, con gioie e dolori. Solo in un punto è diversa da noi: non ha conosciuto la condizione del peccato e così Maria è entrata nell’eternità non solo con tutto il suo essere, ma anche con tutta la sua esistenza. La sera del 15 agosto c’è stata la conclusione con la processione e la santa messa in piazza Rosario, gremita di persone, accorse per lei, vestita di sole, con la luna sotto i piedi e sul capo una corona di 12 stelle; colei che non ha conosciuto la corruzione del sepolcro, colei che ci accompagna all’incontro finale con il Signore. Prossimo appuntamento il 31 agosto: dopo la Santa Messa ci sarà deposizione della venerata immagina di Maria SS Assunta.


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Parrocchie 22 agosto 2015

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“100 Pezze d’amore” Di Silvia Pugliese

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entre il borgo di Ischia Ponte si prepara alla settimana più attesa dell’anno, quella della festa del Santo Patrono, fervono i preparativi di evento primo nella storia: “100 Pezze d’Amore”. Difficile trovare una definizione a questa iniziativa, si potrebbe parlare di teatro, di storia, di cultura, di tradizione, di religione, Fede e devozione. Ma qualsiasi tentativo di racchiudere “100 Pezze d’Amore”, in una categoria, non gli renderebbe giustizia e sarebbe riduttivo. Ebbene rappresentazione si, ma non in un teatro. Lo scenario sarà ambientato per le vie del borgo di Celsa, le strade, le case, i vicoli, i palazzi e i balconi, che il Santo Ischitano ha toccato e calpestato. “100 pezze d’Amore” nasce da una forte esperienza vissuta nell’ambito del comitato dei festeggiamenti in onore di San Giovan Giuseppe della croce. Ogni anno il parroco don Carlo Candido, insieme a un gruppo di fedeli devoti, cercano di rendere onore al Santo, proponendo qualcosa di nuovo, ma che allo stesso tempo possa conservare quell’entusiasmo e quella tradizionale emozione che sempre porta con se la festa di settembre. Quest’anno si è voluto dare un taglio nuovo, nessun concerto, nessun cantante ospite... L’ospite d’onore è lui... San Giovan Giuseppe, il nostro vanto, il nostro più bel fiore. Colui che ha fregiato la nostra isola dell’onore di avere un santo nato sulla nostra bellissima terra, un santo forte e integro, che dopo più di 300 anni è vivo nel cuore dei suoi devoti, e che merita di essere conosciuto dai giovani, perché possano fare propria una venerazione che è legata al sangue della nostra terra, e per i tanti turisti presenti durante l’estate. Ma come portare a tutti la vita del nostro santo? Una rappresentazione teatrale sembrava un po’ banale, per quel “santarello” poi, che (come vedremo venerdì sera in “100 Pezze d’Amore”) sin da fanciullo era votato all’estrema umiltà e rifiutava ogni forma di apparenza e il mettersi in mostra.Quindi nessun teatro, nessun palco, nessun sipario, niente fari luci e microfoni. Solo la sua amata Ischia! Terra infuocata, per sua natura e per gli animi dei suoi abitanti, come lui spesso ha ricordato! È così partita una corsa contro il tempo, tra le mille attività della frenetica estate sia lavorativa che ecclesiale, non priva di estreme difficoltà, rinunce e sacrifici. Con la regia dei giovani talenti Made in Ischia, Corrado Visone e Valerio Buono, e con il contributo dei bambini, giovani e adulti della parrocchia di Santa Maria Assunta, che ha la

grazia di avere vita nel santuario di San Giovan Giuseppe della croce, si sta svolgendo l’enorme lavoro che avrà il suo culmine venerdì 28 agosto, per le via del borgo più bello e amato del mondo (o quasi!) all’ombra del Castello Aragonese. Per molte altre sorprese, appuntamento a venerdì 28 agosto alle ore 21.00, nei pressi del campanile della chiesa dello Spirito Santo (Santuario di San Giovan Giuseppe) per un tuffo nel 1700 e nella vita del nostro Santo Concittadino.

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PARROCCHIA S.MARIA ASSUNTA – DECANATO DI ISCHIA

Il 28 agosto per la prima volta la Sacra Rappresentazione della vita di San Giovan Giuseppe della croce per le vie del Borgo di Ischia Ponte

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Parrocchie PARROCCHIA S.MARIA LA PORTA – DECANATO DI BARANO SERRARA FONTANA

Tutti a tavola... Non di solo pane vive l’uomo! La comunità parrocchiale di Piedimonte in festa per “essere la gioia di Maria SS. Porta del Cielo”. A cura dei Giovani della parrocchia

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on una storia che nasce undici anni fa, caratterizzando da diverse generazioni l’estate dei più piccoli, il Parrocchia in Festa racconta la profonda volontà che la comunità rivolge nell’attenzione e nella cura verso i bambini ed i ragazzi, facendo nascere la possibilità di educare i più piccoli a creare relazioni vere d’amicizia e di fiducia. Sperimentando i valori della gratuità, del servizio, della testimonianza, tutti vivono con forza la grande dimensione della comunità. Quest’anno, in questa nuova esperienza estiva dal titolo “Tutti a tavola... non di solo pane vive l’uomo”, si è voluto “metaforicamente” riproporre un piccolo expo dove, ritrovati intorno ad una tavola imbandita, sono state condivise culture, balli, giochi, canti, esperienze per riscoprire il valore del Vero Cibo. La disponibilità e il desiderio di esserci sono i primi passi verso un’esperienza di condivisione in cui prima di tutto siamo chiamati a prendere parte da ospiti: sedere a tavola è frutto di un invito che ci è stato rivolto da qualcuno che tiene in modo particolare a noi e che ha preparato appositamente un posto nel quale potersi incontrare. Come vuole la tradizione, non ci si limita semplicemente ad accettare, ma si ricambia sempre l’invito con un dono. Ebbene, il dono più bello è stato l’impegno, la partecipazione, il tempo offerto dalla comunità di Piedimonte; tutto ciò affinché tutti potessero mangiare, non solo pane ma anche buone relazioni. La tavola imbandita vuole sottolineare il suo essere occasione propizia per generare comunità nella quale bambini e ragazzi, adolescenti ed adulti, sacerdoti e laici possano vivere insieme una quotidianità capace di aprire sguardi nuovi e lasciare il segno indelebile di una cura ricevuta. Durante la serata bambini e ragazzi si sono esibiti in piazza attraverso balli e canti sempre legati al tema dell’evento “Tutti a tavola…non di solo pane vive l’uomo”, intervallati dalle testimonianze di azioni concrete di una comunità molto attiva, come i progetti del gruppo del volontariato vincen-

ziano e l’esperienza dei ragazzi che a maggio hanno partecipato a “Run4unity 2015”. “Goccia dopo goccia nasce un fiume, un passo dopo l´altro si va lontano; quello che conta è stare tutti insieme per aiutare chi non ce la fa”. Il volontariato vincenziano della parrocchia di Piedimonte, facendo sue queste parole, sostiene le adozioni a distanza in Rwanda, Eritrea, Bosnia Erzegovina. Il progetto ha successo grazie all’impegno di tutte le vincenziane, che ogni anno, in occasione della festa patronale, prepara con le proprie mani tutti i prodotti da esporre all’interno del loro stand. Ma, solo grazie alla sensibilità di tutti noi, il progetto può crescere negli anni. Tutto questo ci riporta alla mente le bellissime parole della Beata Madre Teresa: «Quello che facciamo è solo una goccia nell’oceano, ma se non lo facessimo l’oceano avrebbe una goccia in meno» e ancora “Non dimenticherò mai il giorni in cui, camminando per una strada di Londra, vidi un uomo seduto, che sembrava terribilmente solo. Andai verso di lui, gli presi la mano e la strinsi. Lui allora esclamò: “dopo tanto tempo, sento finalmente il calore di una mano umana”. Il suo viso s’illuminò. Sentiva che c’era qualcuno che teneva a lui. Capii che un’azione così piccola poteva dare tanta gioia.” Anche i più giovani, nel loro piccolo cercano di dare il loro contributo e impegno nel costruire qualcosa di positivo e hanno voluto condividere l’esperienza di una giornata sportiva “particolare”. Domenica 10 Maggio infatti si è tenuta ai Maronti la Run4Unity di Ischia organizzata da un gruppo dei “Ragazzi per l’Unità” del territorio di cui il Kaire ne ha ampiamente parlato. Un solo motto: “Ischia per la pace”, e una sola regola importante la “regola d’oro”: “Fai agli altri ciò che vorresti essere fatto a te”. Uno dei momenti più profondi è stata la preghiera per la pace nel mondo, dov’è stata ricordata anche Marianna, deceduta per un incidente stradale ad Ischia. Durante la serata, alle spalle della piazza antistante la chiesa di S.Maria la Porta, venivano preparati gli stand gastronomici che proponevano piatti tipici di diversi paesi del mondo: Italia, Polonia, Germania, Cuba,

Ucraina, Corea del Sud, Siria. Un viaggio in giro per il mondo, gustando specialità diverse si, ma con un’importante caratteristica in comune: la condivisione del buon cibo e di buone relazioni costruite in questi mesi. Facciamo nostro l’augurio che ha rivolto il sacerdote Nuri Kim alla

comunità, durante l’omelia della festa dell’Assunzione della Beata Vergine Maria: “Imitiamo Maria, cantiamo Maria, parliamo di Maria, chiediamo la sua intercessione per noi, non solo per la nostra comunità parrocchiale ma per tutti affinché possiamo diventare come Lei “Porta dell’Amore e donatori della grazia di Dio”.


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Made in Ischia 22 agosto 2015

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L’ISOLA CHE LAVORA, L’ISOLA CHE PRODUCE

Di Francesco Mattera

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uante volte, carissimi amici di Kaire, vi ho intrattenuto in discorsi riguardanti la nostra agricoltura, le sue tradizioni, i prodotti tipici, i modi di fare, l’arte e la sapienza delle nostre genti di campagna che ci sono state tramandate di padre in figlio, fino ai giorni nostri. Come anche in tante occasioni vi ho sollecitato a riflettere sulla necessità assoluta per il genere umano di rispettare la terra e di riservare un sentimento di sincera gratitudine a quanti si dedicano alla dura arte della coltivazione. Abbiamo ribadito con forza e più volte il concetto che la bellezza e la integrità del territorio della nostra isola di Ischia, non potranno mai prescindere dalla presenza attiva e laboriosa degli agricoltori. Ecco, in sintesi, abbiamo anche elaborato e proposto in alcuni articoli che gli agricoltori potessero essere dei veri e propri CUSTODI DEL CREATO. Nell’accezione che si può cogliere pienamente anche tra le righe della recentissima enciclica di Papa Francesco, la LAUDATO SI. Custodire il Creato è quello che da tempo immemorabile fanno gli agricoltori sapienti: trarre dalla terra quanto necessita all’uomo per la propria vita, assicurando anche alle future generazioni la possibilità di godere della sua fertilità. La terra, amata, rispettata, non violentata, non forzata con tecniche innaturali, da all’agricoltura saggia, consapevole ed in equilibrio con madre Natura, tutto quello che gli serve per soddisfare i suoi bisogni primari (tra tutti, l’alimentazione) e anche di più! Tra questi non possiamo non includere la bellezza e l’armonia del territorio, la mirabilia dei paesaggi, la salubrità del suolo, dell’aria e dell’acqua, il benessere e la felicità di tutti gli esseri viventi che con l’uomo popolano la terra. Le riflessioni ponderate di questi valori, portano ad escludere la loro presunta non rilevanza economica, il fatto che non essendo facilmente valutabili in termini classici, attribuendo loro un valore monetario, non costituiscano un oggetto dell’ economia. Oggi al contrario, le moderne teorie economiche tendono propriamente ad assegnare a quei beni di natura immateriale, un loro specifico e pieno valore economico di cui si occupa anche la disciplina estima-

Agriturismo la Pergola come ti coniugo territorio ed accoglienza!

tiva con i suoi cultori più preparati, attenti ed evoluti. Mi è capitato spesso di cercare nel modo reale conferme a cui aggrapparmi per dare forza e seguito ai miei ragionamenti. E spesso ci sono riuscito! Così del mondo agricolo e contadino tradizionale della nostra terra di Ischia ho spesso celebrato la sua coerenza con la necessità di custodia del Creato! Mi è capitato di trovarmi in tale stato d’animo con questo nuovo MADE IN ISCHIA, l’agriturismo LA PERGOLA, di Giosuè Colella a Forio. Seguitemi, care lettrici e lettori di Kaire, e scoprirete perché. Confessai un giorno a Giosuè Colella che pensando alla sua azienda e ad altre simili presenti ad Ischia, avrei potuto curare una mia rubrica a cui, mi sarebbe piaciuto dare il nome di MADE IN ISCHIA. Poi è finalmente arrivato il momento. Oggi, martedì 18 di agosto 2015, sono a Forio in via San Giuseppe 8, presso l’AGRITURISMO LA PERGOLA. Ad accogliermi è lo stesso Giosuè e la sua compagna Nadia, una bella e simpaticissima donna estone che lo collabora nella conduzione dell’azienda. Il posto è incantevole: siamo immersi completamente nella tipica campagna foriana, ma con qualcosa di più: tanti verdissimi olivi che circondano completamente i locali azienda-

li. Verso monte lo sguardo è catturato dall’imponenza dell’Epomeo. Il mare sembra di poterlo toccare con mano appena volgi lo sguardo verso valle. E l’orizzonte è vasto, di mirabile bellezza il paesaggio di cui gli occhi possono godere. Il tutto nel silenzio e nella pace della campagna foriana. Luogo paradisiaco, in cui la mente può trovare quelle pause appaganti che rinnovano il piacere di godere pienamente la vita. Ci accomodiamo sul terrazzo panoramico ed iniziamo il nostro colloquio. Giosuè, che significato ha fare agriturismo in un’isola che vive già totalmente di turismo? “Niente di speciale, si tratta di una nicchia completamente diversa rispetto dal turismo tradizionale. Le persone che fanno agriturismo, non si fanno nessun problema circa la collocazione territoriale dell’agriturismo in cui scelgono di andare. Semplicemente loro scelgono di fare agriturismo, che sia di campagna piena, di montagna o di mare per loro fa lo stesso”. Si tratta quindi di turisti particolari? “Proprio così: hanno un’idea, una filosofia diversa dal comune di fare turismo e quindi di impegnare le loro vacanze. Il discriminante non è il fattore economico, nel senso che chi sceglie di fare agriturismo

non necessariamente cerca la convenienza dei prezzi. L’agriturista cerca qualcosa di diverso che il turismo tradizionale non potrà mai dargli. Ecco per darti un riferimento significativo, ti dico che da noi il costo è identico ad un quattro stelle e ciò non rappresenta un limite per gli ospiti che ci onorano della loro scelta. Una particolarità in verità noi ce l’abbiamo: le nostre camere (7 in totale) hanno tutto, dal frigobar, all’aria condizionata, ecc. Ma niente televisore in camera! Questo in verità risponde ad una nostra filosofia che in qualche modo trasferiamo ai nostri ospiti. Che senso ha venire in vacanza ad Ischia dove c’è tanto da vedere e da godere, per poi chiudersi in camera davanti ad un tv? Sotto questo aspetto non abbiamo mai avuto grossi problemi, segno che la nostra idea è coerente con lo spirito degli agrituristi”. Focalizziamo un attimo l’attenzione sul concetto di azienda agrituristica. Quali sono i requisiti da rispettare per essere qualificata per tale? “I requisiti li prescrive la legge specifica in materia: non può esserci agriturismo se prima non esiste un’azienda agricola ufficialmente riconosciuta e funzionante. La radice agri- ha un senso pieno proprio perché se non c’è alla base

A Forio da Giosuè Colella, tra olivi e vigne in un paesaggio sospeso tra terra e mare.

un’azienda agricola produttiva ed efficiente non ci potrà essere mai un agriturismo. Vi è poi un limite economico ben preciso: il reddito prodotto dall’attività ricettiva non deve mai superare quello dell’attività agricola propriamente detta e risultante dai resoconti contabili. Per questo non troverete mai un agriturismo che abbia un numero molto grande di camere. Più piccola e con redditi agricoli bassi è l’azienda agricola, minore sarà il numero di camere che potrà attivare e di giorni di ospitalità che potrà erogare ai suoi potenziali ospiti. Il contrario per aziende agricole molto grandi e con redditi agricoli di un certo rilievo”. Nel tuo caso, non ti crea difficoltà operare su due fronti, la coltivazione della terra e la conduzione dell’agriturismo? “Difficoltà ce ne sono dappertutto! Trovami qualcuno che fa impresa e non ha problemi! No, la verità è un’altra: io sono cosciente e convinto di essere innanzitutto un agricoltore con tutti gli annessi e connessi e che in mancanza non avrebbe senso parlare di agriturismo. Questo l’ho sin da subito concepito come una risorsa complementare all’agricoltura, un’opportunità importante per dare uno sbocco ed un senso economico più compiuto all’attività di

coltivazione. Vedi, la mia famiglia, i Colella, sono stati sempre agricoltori e viticoltori in particolare, non certamente ai primi posti della gerarchia agricola foriana, ma sicuramente in una posizione di rilievo, specialmente per quanto riguarda il commercio del vino verso la terraferma. Poi i tempi sono cambiati, ma certamente non la vocazione familiare che è sempre la stessa: coltivare la terra”! Ritorniamo ai tuoi ospiti: c’è un livello di affezione nei vostri riguardi? “Abbiamo ospiti che ci onorano da quasi venti anni di seguito. Ci mandano amici e amici degli amici…” Questo ha un significato particolare per voi, e magari anche per il settore turistico in generale di Ischia? “Ti rispondo con un esempio. Ho conosciuto dei colleghi di un agriturismo toscano che curano molto le pubbliche relazioni sia in Italia ma soprattutto in Germania. La modalità è semplice: fare in modo di avere un contatto costante, ancorché discreto e molto educato, con i loro clienti. Fargli sentire durante l’anno la loro presenza rassicurante e quasi di natura familiare, anche quando non stanno nella loro azienda . Stanno avendo un successo clamoroso! Ecco questo è un modello da seguire, quantun-

que non facile da imitare perché è in gioco soprattutto la qualità e la serietà del rapporto umano, valori che non tutti riescono ad esprimere”. C’è il luogo comune che gli agrituristi partecipano ai lavori dei campi, specialmente a quelli di vendemmia, raccolta della frutta, ecc. Da voi le cose come vanno? “Vedi, venire a fare agriturismo ad Ischia è molto distraente da questo punto di vista, nel senso che da noi hanno tante cose belle da vedere e da godere che difficilmente i nostri ospiti riescono ad occuparsi di altro. Tuttavia ci sono delle eccezioni importanti. Spesso alcune donne vogliono assistere alla preparazione delle confetture di frutta e Nadia le accontenta volentieri. Poi abbiamo avuto un caso particolare di un americano, un professore universitario appassionato nell’allevamento dei conigli tanto da riportare sul suo bigliettino da visita il titolo di RABBITMAN (= uomo dei conigli), che è venuto appositamente ad Ischia perché attratto dalla storia dei nostri CONIGLI DI FOSSO. E’ venuto da noi e ha voluto sapere tutto di questa forma arcaica di allevamento dei conigli tipica di Ischia. Come pure è rimasto incuriosito dal fatto che da noi si utilizzano parti dell’animale che loro buttano, tipo le interiora, il fegato, polmoni, cuore, testa, ecc. Un altro esempio è quello di un gruppo di cuochi danesi che fa capo ad una grande compagnia di nolo e trasporto container (MAESK?!) che sta tentando di entrare nel settore del turismo internazionale. Sono venuti da noi per conoscere la nostra cucina tipica, i nostri prodotti, e gli abbiamo fatto fare l’esperienza della pesca e poi della preparazione dei piatti di mare con gli ingredienti della nostra terra. Sono andati via entusiasti.”! Mi dicevi poc’anzi qualcosa a proposito della manifestazione ANDAR Per CANTINE… “Si, nella turnata di settembre prossimo proporrò qui in azienda uno stage specifico per la preparazione del nostro piatto tradizionale: il coniglio alla cacciatora. Proveremo a dire tutto, dall’allevamento alle modalità di macellazione e sezionatura, per finire alla preparazione con gli ingredienti naturali della tradizione”. Dulcis in fundo, veniamo ai prodotti della tua azienda. Ce ne vuoi parlare?

“Ti faccio due graduatorie distinte, la prima li mette in fila in ordine di appeal qualitativo: in essa il primo posto è occupato dal nostro olio extravergine che produciamo direttamente nella nostra azienda, con nostre attrezzature e con olive esclusivamente dei nostri alberi e con pochi di nostri familiari. Al secondo posto le confetture di frutta e le conserve sottolio e sottaceto che ricaviamo da frutta e da ortaggi in massima parte prodotti nelle nostre terre, al terzo posto il vino. Produciamo tre vini della DOP Ischia ed in più uno spumante metodo classico. Poi il nostro miele, non tantissimo ma ci sta. La seconda graduatoria è di tipo quantitativo ed economica: al primo posto ci sono le confetture di frutta e le conserve, ben 22 tipi diversi. A seguire il vino, l’olio ed il miele”. Ci dici qualcosa di più per il vino, e circa la collocazione sul mercato dei vostri prodotti? “Sul vino puntiamo molto sul fatto che la nostra azienda è inserita nel biologico, quindi aspettiamo una risposta in tal senso dal mercato. Saremo presenti al Vinitaly nel 2016. In caso negativo punteremo su produzioni alternative, tipo acqueviti, grappe, ecc. Per quanto riguarda invece la collocazione dei nostri prodotti, abbiamo una buona risposta sia negli alberghi dell’isola che nei negozi specializzati, soprattutto con le marmellate che sono molto apprezzate dai turisti. Poi naturalmente vendiamo anche ai nostri ospiti e non mancano gli ischitani.” Mi conforta molto che alberghi e ristoranti isolani richiedono i vostri prodotti. Significa che quell’integrazione tra turismo e agricoltura di cui predico da anni, con voi si sta realizzando? “Certamente!, ma nulla piove dal cielo. Occorre produrre bene e seriamente e poi proporsi. Se i prodotti sono buoni e vendibili, la risposta dal settore turistico non può che venire”. E’ un messaggio per altri potenziali produttori, diciamo non organizzati bene? “Proprio così, e non dico altro”! Bene, cari amici, ringraziamo e salutiamo Giosuè e Nadia con la raccomandazione di fare loro visita. Ne vale veramente la pena, fidatevi. Intanto vi rinnovo a gran voce il nostro motto: questo è Kaire, questo è MADE IN ISCHIA! Francesco Mattera


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Made in Ischia

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Cultura

22 agosto 2015

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CAMPIONI DEL MONDO

Il comune di Santa Cristina d’Aspromonte in provincia di Reggio Calabria, ha conferito la cittadinanza onoraria a Saverio Cigliano, campione mondiale per ben due volte di vela d’altura. Ischitano doc, nato e cresciuto ad Ischia Ponte, ha sempre avuto fin da piccolo la passione per il mare. Di Maria Italiano

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averio Italiano era dovuto partire da Santa Cristina d’Aspromonte, in provincia di Reggio Calabria, la prima volta per il servizio militare, poi era tornato e ripartito molte volte, finché la sorte lo aveva portato a Ischia dove aveva trovato l’amore e perciò vi si era stabilito, ma lui aveva sempre mantenuto fortissimi legami col suo paese di origine, con i Santacristinesi e con i valori che li animano, ci sarebbe tornato volentieri tutti gli anni, come fanno quasi tutti i paesani costretti a lasciare il proprio paese. Sulla facciata della biblioteca comunale, nella piazza principale di Santa Cristina, c’è una lapide su cui è scolpita una frase di Cesare Pavese che sintetizza molto bene lo stato d’animo di chi ama il proprio paese ed è costretto a lasciarlo, “Un paese ci vuole, non fosse che per il gusto di andarsene via. Un paese vuol dire non essere soli. Sapere che nella gente, nelle piante, nella terra c’è qualcosa di tuo, che anche quando non ci sei resta lì ad aspettarti”. Saverio è tornato a Santa Cristina d’Aspromonte, in un modo particolare e insolito, attraverso i suoi discendenti, uno in particolare. Santa Cristina ha saputo aspettare e, al momento opportuno, ha colto l’occasione per farlo tornare, conferendo la Cittadinanza Onoraria per meriti sportivi a Saverio Cigliano, nipote di Saverio Italiano. Saverio Cigliano, figlio di Lina Italiano e Franco Cigliano, è al culmine della sua carriera di velista professionista, ha partecipato ad innumerevoli competizioni di livello mondiale ed europeo nel ruolo di prodiere, si è sempre affermato con risultati di primissimo piano gareggiando in equipaggio in regate di grande prestigio come la Sidney-Hobart, la Copa del Rey, il Fastnet, la Middle Sea Race, il circuito dei Melges e quello dei TP52 (tipi di barche molto competitive), ma soprattutto ha vinto per ben due volte il Campionato del mondo di vela d’Altura con due barche diverse, quest’anno purtroppo ha mancato il “triplete” arrivando secondo ad un solo punto dal primo. Per questi risultati sportivi la sera del 13 agosto scorso il Sindaco di Santa Cristina d’Aspromonte, Carmela Madaffari, nel corso di una manifestazione tenutasi nella piazza principale del paese a cui hanno partecipato centinaia di cittadini, ha consegnato a Saverio Cigliano una targa ricordo e una pergamena con cui “Il Con-

Saverio Cigliano cittadino onorario di S.Cristina d’Aspromonte

siglio Comunale di Santa Cristina d’Aspromonte conferisce la Cittadinanza Onoraria a Saverio Cigliano, Campione del Mondo di vela d’altura, con orgoglio e gratitudine per aver dato notorietà al nostro Comune che ha dato i natali ai suoi avi, distinguendosi a livello mondiale in uno sport che richiede doti intellettive e di equilibrio psicofisico non comuni, doti che traggono la loro origine dalla caparbietà e dalla padronanza del proprio essere, caratteristiche proprie della gente del Sud, indispensabili per raggiungere alte vette nel mondo agonistico e dello sport”. Assieme a Saverio sono stati insigniti della stessa onorificenza anche il Sindaco di Ventimiglia (IM) Enrico Ioculano, il Sindaco di Moltrasio (CO) Maria Carmela Ioculano, il Cabarettista televisivo Giacomo Battaglia, il cantante Mim-

mo Politanò, tutti figli o nipoti di Santacristinesi. Nell’intervento di apertura della cerimonia la “Sindaca” di Santa Cristina ha detto: “il conferimento di questa cittadinanza onoraria porta con se tanti significati: il primo quello di onorare le personalità a cui siamo grati per aver dato notorietà e prestigio al nostro Comune; l’altro è quello di legare il loro nome al nostro paese, onorando l’istituzione comunale. Per noi è soprattutto un attestato di stima e di affetto nei loro confronti”. Saverio, nel suo indirizzo di saluto e di ringraziamento alle istituzioni e ai Santacristinesi, ha voluto ricordare il nonno che, attraverso il nipote, tornava ad onorare quel paese, quelle terre e quelle genti che tanto amava.

Di Enzo D’Acunto

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ebbene si presenti come un libro che sopra ogni altra cosa tenti di suggellare i fatti propri della grande storia facendoli rivivere per mezzo delle debolezze e delle incertezze di protagonisti in carne ed ossa, Il Gattopardo, resta un romanzo capace di andare ben oltre. Capace di assorbire in sé, – come riesce solo ai veri capolavori, – un significato tanto etico quanto estetico, nella misura in cui, il bello, il pomposo e l’eccessivo, diventano la cornice per un’eleganza di lingua e di scrittura che sottende al suo interno una profonda preoccupazione etica, che non è solo l’espressione malinconica del principe, del suo lignaggio, della sua ricchezza e della sua futura sorte, ma è qualcosa in più. È una questione di prim’ordine, complessa da definire perché sommersa tra le righe di un testo in cui, una prosa eloquente e vellutata, una cura nella ricerca di dettagli e particolari, un’attenzione verso le dinamiche interiori ed una capacità di leggere la complessa e fitta rete dei fatti storici , – aspetti per i quali si è spesso fatto il nome di Stendhal, al quale aggiungerei senza ombra di dubbio quello di Flaubert, – costituiscono la migliore ed indiscutibile prova del fatto che “Il Gattopardo”, sia il risultato ben riuscito di un grande impegno intellettuale. Chi ha letto il libro, sa bene, che certi passaggi assumono una portata che, per enfasi e suggestione, si caricano di un’ istanza e di una preoccupazione ben più ampia di quello che sembra e guardano al destino non più di un solo individuo o di una sola famiglia, ma di un intero popolo. Il celeberrimo passaggio, così ben interpretato da Burt Lancaster nella versione cinematografica di Luchino Visconti, in cui il principe Fabrizio confida al fido Chevalley, che il popolo siciliano preferisce dormire e non essere svegliato e che in fondo ogni popolo è l’artefice del suo destino nel bene e nel male, oltre a colpire per fascino e solennità, teorizza un principio che ha un valore universale e che non capisco perché, non possa essere inteso anche, come la prova chiara ed evidente di una più ampia ed alta aspettativa di riscatto sociale. La lettura che ne arrivò nell’ormai lontano 1957, quando il testo fu proposto prima alla Mondadori e poi alla Einaudi, sebbene ne sottolineasse il valore letterario, stabiliva che il testo non andasse pubblicato perché sconveniente ed inopportuno sotto il profilo politico. Inutile dire che in tutto questo un ruolo di primo piano fu ricoperto da un altro siciliano, Elio Vittorini, ed inutile, inoltre, ricordare che la morte raggiungerà il principe Giuseppe Tomasi di Lampedusa pochi mesi dopo e prima che il suo testo venisse dato alle stampe da Feltrinelli, grazie all’impegno di Giorgio Bassani.

Inquieto

Principe Fabrizio seconda parte Quest’amara vicenda, riassunta in modo puntuale e preciso nell’introduzione al testo di Gioacchino Lanza Tomasi, carica ancor più di una valenza misteriosa e quasi tragica, il testo dell’autore siciliano. Dopo la pubblicazione, il successo di pubblico fu immediato, ma non, come del resto ci si aspettava, quello della critica. L’establishment della cultura italiana, infatti, continuerà a vedere nel Gattopardo, un testo reazionario ed elitario, un testo che non aveva nulla a che vedere con lo spirito dominante nell’idea di letteratura del tempo, uno spirito che come sappiamo era profondamente ideologizzato secondo il culto ed il modello, – cui era chiamato a conformarsi qualsiasi testo letterario di pregio, – dell’impegno sociale. E qui sorge l’equivoco, perché negare una simile caratteristica al Gattopardo? Non è forse il Gattopardo un grande libro sul destino di un popolo? Non è il gattopardo un libro che permette di capire qualcosa della misteriosa e ombrosa natura del potere? Non è il gattopardo un testo capace di ammaliare dolcemente ma anche colpire violentemente nel momento del bisogno? Io credo di sì, e credo che sia un libro fondamentale, in grado di insegnare tantissimo sulle debolezze e sulle vanità umane, ma che non da meno, dice tanto anche sulla complessità e neutralità della storia. Ma dietro a tutto questo, c’è anche altro, perché il libro di Tomasi di Lampedusa, non a caso tra i libri in lingua italiana più letti al mondo, è oggi un valoroso esempio estetico, che apre gli occhi sul significato reale dell’arte: saper emozionare, saper dare vita a mondi, vite, realtà parallele che come tali ci permettano di capire meglio chi siamo, senza avere sempre la presunzione di formulare sentenze ed emettere giudizi, proprio come il vecchio principe, la cui virtù principale rimarrà per sempre la sua terribile incapacità di assumere una posizione decisa e convinta. Potrà esistere altrove questa sicurezza, ma non nel Gattopardo, il cui mondo è e per sempre sarà, un mondo di fragilità, languore e romantico tergiversare.


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22 agosto 2015

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STUDI BIBLICI Di don Cristian Solmonese

SPIRITUALITÀ BIBLICA

Cristo è l’unico mediatore e Maria la mediatrice di tutte le grazie

Di diacono Giuseppe Iacono

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uesto articolo nasce da una riflessione sviluppata con un mio amico filosofo e teologo sul titolo di Maria come Mediatrice di Grazie, tanto caro alla tradizione cristiano-cattolica e che mi sembrava opportuno condividere con i lettori del Kaire. La Bibbia ci insegna che “uno solo è il Mediatore tra Dio e gli uomini, l’uomo Cristo Gesù, che per tutti ha dato se stesso quale riscatto” (1Tm 2,5-6). Allora riflettiamo proprio partendo da San Paolo. E’ sempre lui, infatti, che scrive: “Un solo Dio Padre di tutti, che è al di sopra di tutti, agisce per mezzo di tutti ed è presente in tutti” (Ef 4,6). “Dià panthon” non si può intendere che nel senso di “mediante tutti” e significa che tutti i cristiani sono mezzo e strumento dell’unico Dio, il quale, unico, opera in tutti. In Paolo è certamente un’espressione singolare. Il concetto è anche enunciato in 1Cor 12,4-11: Dio opera mediante tutti i membri della comunità, in quanto questi ricevono ed esercitano doni, forze, ministeri. Già sul piano naturale, Dio opera in tutte le sue creature rispettando l’autonomia di esse (libero arbitrio). Meglio ancora, Dio agisce attraverso la mediazione di attori umani che si aprono (nella fede) a Dio, che gli fanno liberamente spazio in se stessi e nella loro azione. In questa categoria poniamo Mosè e lo stesso Gesù di Nazareth, nei quali e per mezzo dei quali Dio agisce completamente a favore degli altri: si realizza l’azione divina mediante l’azione umana. In Maria, la Scrittura offre un esempio inarrivabile di sinergia o collaborazione con lo Spirito: Lc 1,26-38, il concepimento del Figlio di Dio nella carne mortale, sia come causa seconda (offrendo la sua azione biologico-materna) che come causa strumentale (essendo elevata a produrre un figlio che eccede la sua possibilità essendo divino). Poiché l’opera divina in Maria supera le possibilità umane e implica l’intervento della dynamis dello Spirito (Lc 1,37), ella agisce come strumento vivo e personale dell’azione di Dio. Egli agisce per mezzo degli esseri umani che ha creato e redento, così tutti gli uo-

mini sono mediatori per Dio, attraverso doni, carismi e ministeri, che devono esercitare per la realizzazione del piano di salvezza, quindi a vantaggio gli uni per gli altri. Gesù è mediatore in modo unico di Dio perché il Padre agisce per mezzo di lui nello Spirito. Questa azione non deve essere percepita su un piano di subordinazione, poiché se è uguale la potenza del Padre e del Figlio parimenti del tutto uguale è anche la loro azione (energheia). Ne consegue che Cristo compie creativamente (demiurghikos) la volontà del Padre. Noi in Lui e Lui in noi: “Voi farete cose più grandi di Me. Voi sarete Me” sta scritto. Gesù media e usa noi per mediare. Un cristiano non è più il suo nome. Dopo il Battesimo è “di Cristo, in Cristo, per Cristo, con Cristo”, un sinolo della mia persona fusa in Cristo. Il peccato spacca questa unione profonda. Mediatore e mediatori, medianti del Mediatore, eppure mediatori. Maria è un caso palese della provvidenza di Dio creatore e redentore e rientra nella taxis o “disposizione” biblica (Ef. 2,18). I cattolici usano spesso l’assioma Ad Iesum per Mariam che sinceramente collocherei in una formulazione più ampia ed esplicitamente rispettosa del piano della salvezza: “Al Padre per Cristo nello Spirito con e come Maria”. Gesù è vero uomo. Gesù è vero Dio. Ha voluto una mamma. Sulla croce ha donato la sua mamma a tutti noi. La mamma che lo ha allevato, cresciuto, educato, fatto mangiare e che ha voluto sempre accanto. E’ illogico dire che noi abbiamo bisogno di lei? Non un esempio, una Mamma. Gesù è il Mediatore tra noi e Dio che è Padre. Ma se Gesù ha scelto Maria per essere sulla terra, per arrivare a Gesù è illogico percorrere la sua strada e passare da Maria che lui stesso ha scelto per essere Mediatore tra noi e Dio? L’unità dei cristiani senza Maria non sarà mai possibile. Cattolici, Ortodossi, Protestanti... andiamo all’origine di tutto. Torniamo alle Scritture e ai Padri della Chiesa poiché le nostre divisioni sono avvenute secoli dopo. L’origine: un cenacolo, Maria e gli Apostoli. Possiamo tornare in quel cenacolo anche ora, tra noi, con il cuore. Initium Sapientiae timor Dei.

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el periodo dei Giudici i santuari patriarcali sono quasi dimenticati; la Bibbia ne mette in rilievo altri che li oscurano notevolmente.

a) Gilgal: si trova a Est di Gerico, tra questa e il Giordano. Il luogo per ora è incerto, anche se c'è un sito chiamato Tell Jaljul. È uno spazio sacro segnato da un circolo di pietre. Da qui il nome del sito, dato senza spiegazione quando se ne fa menzione per la prima volta. Il fatto potrebbe alludere ad un precedente santuario cananeo sostituito da uno yahvista. Santuario importante all'indomani della conquista: sosta dell'arca, circoncisione del popolo, cessazione della manna, celebrazione della Pasqua; tutto ciò segnava la fine della peregrinazione nel deserto. Nel santuario si conservavano le memorie delle prime tappe della conquista (Gs 2-6). Qui i Gabaoniti chiesero alleanza (Gs 9,6) e nel santuario si deve collocare il giuramento a nome di Yahveh a loro favore. Samuele vi compie delle visite (1Sam 7,16); Saul vi viene riconosciuto re, “davanti a Yahveh” (1Sam 11,15). Qui si ebbero le due riprovazioni di Saul in contesto cultuale (1Sam13,7-15; 15,12-33). Nei tempi posteriori il santuario è ancora frequentato: i racconti non ne parlano, ma nel secolo VIII risuona la condanna dei profeti per il culto che ivi si svolge (Am 4,4; 5,5; Os 4,15; 12,12).

b) Silo: è Khirbet Seilun, 4 km a SE di Lubban. Durante l'epoca dei Giudici è il santuario centrale delle 12 tribù: cfr Gs 18,1; 21,1-2.8; 22,9.12. Quì fu tirato a sorte il territorio di sette tribù (Gs18,8-10). L'arca vi era posta in un edificio, detto Bayt = “casa” di Yahveh (1Sam 1,7.24) o Hêkal = “palazzo” (1Sam 3,3) o “casa di Dio” (Gdc 18,31). Ogni anno vi si celebrava una festa di pellegrinaggio (Gdc 21,19-21) con partecipazione di Elqana (1Sam 1,3), padre di Samuele, per sacrificare a Yahveh Sebaôt. Sembra che con la presenza dell'arca a Silo si sia cominciato a dire “Yahveh Sebaôt”, completato poi con “che siede sopra i cherubini” (1Sam 4,4). Non è provato che in antecedenza a Silo fosse venerato un “dio Sebaôt”, sorretto dai cherubini. Per Yahveh il titolo suggeriva supremo dominio e potenza. Probabilmente furono i Filistei che dopo la cattura dell'arca distrussero Silo; gli scavi di

I santuari di Israele

i santuari per il tempo dei giudici Khirbet Seilun hanno costatato la distruzione per la metà del sec. XI. In seguito la città fu abbandonata o almeno la vita vi continuò in tono minore. Geremia presentò ai Giudei la rovina di Silo come lezione ammonitrice: Yahveh è capace di abbandonare il suo tempio di Gerusalemme (Ger 7,12-14; 26,6.9; Sal 78,60). Da quanto detto sopra la fine di Silo, in quanto santuario di Israele, risale a circa il 1050.

c) Mispa di Beniamino: dopo il delitto di Gibea (Gdc 19) gli Israeliti si riuniscono “davanti a Yahveh” a Mispa di Beniamino e giurano solennemente (Gdc 20,1-3; 21,1-8). È sicura l'esistenza del santuario. La stessa cosa si deve dire in base alla storia di Samuele e Saul: a Mispa si tengono assemblee, si invoca il nome di Yahveh e si offrono dei sacrifici (1Sam 7,9-12). Inoltre in questo luogo Samuele “giudica” il popolo, come in altre città con santuario (1Sam 7,16-17). Secondo 1Sam 10,17-24 Saul è designato come re dalle sorti, davanti a Yahveh (è una delle due tradizioni). In seguito la Bibbia tace fino a 1Mac 3,46-54: Giuda Maccabeo vi si riunisce con i Giudei e lì si digiuna, si prega, si consulta la legge “perché a Mispa un tempo vi era un luogo di preghiera per Israele”. Qualcuno ha pensato che il santuario di Mispa, per il tempo dei Giudici, sia stato supposto in seguito per rialzare il prestigio della città, centro della comunità giudaica dopo la distruzione di Gerusalemme e residenza del governatore Godolia (Ger 40-41). Oppure da altri si tende ad identificare Mispa di Beniamino con l'attuale Nebi Samwil, mentre la Mispa di Godolia dovrebbe corrispondere a Tell en-Nasbe (1 km a Nord dell'aereoporto di Gerusalemme, collina sul margine ovest della via per Ramallah); qui da porsi anche la Mispa di 1Re 15,22 e ciò è a favore di un unico santuario.

d) Gabaon: identificato con l'attuale el-Gib, 1 km a NE di Nebi Samwil. Al tempo di Salomo-

ne era “la più grande bamah” (1Re 3,4). Non è mai nominata prima di Salomone; verosimilmente stava sulla collina di Nebi Samwil. Forse riguarda questo santuario la storia dei discendenti di Saul, consegnati da David ai Gabaoniti che li impiccarono “davanti a Yahveh” (2Sam 21,1-14). Dato che tale rito si connette con pratiche cananee, la cosa fa supporre che il culto di Yahveh vi abbia sostituito un culto anteriore. La sostituzione dovrebbe risalire a Giosuè, in quanto la clausola del patto con i Gabaoniti, secondo cui questi erano impegnati a tagliare legna e a portare acqua alla casa di Dio, all'inizio fu messa in pratica qui (Gs 9,23.27). Dopo Salomone non si parla più della bamah di Gabaon.

e) Ofra: identificato con Tayyibeh, 13 km a est di Afulah, 6 km a SE del monte Tabor. La fondazione del luogo di culto è dovuta a Gedeone, secondo due racconti biblici di fondazione. Narrazione di Gdc 6,11-24: appare l'angelo di Yahveh sotto l'albero di Yoash (padre di Gedeone) presso una roccia; annuncio del messaggio, gradimento come sacrificio del pasto preparato da Gedeone; infine Gedeone edifica un altare che chiama Yahveh-Shalôm = Yahveh-Pace. La narrazione è vicina a quella dell'epoca patriarcale. Narrazione di Giud 6,25-32: in sogno Yahveh ordina a Gedeone di abbattere l'altare di Baal, appartenente a suo padre Yoash; ordina inoltre di tagliare l'asherah piantata accanto, di costruire un altare a Yahveh e di offrirvi un sacrificio con il legno dell'asherah. Da qui la grande ira degli abitanti; ma Yoash si dissocia da loro affermando che Baal, se è dio, provvederà a difendersi. In questo caso il culto di Baal è sostituito con forza da quello di Yahveh (1Re 18). Si tratta di un solo santuario: albero sacro in un racconto, altare nell’altro. Nel primo il culto di Yahveh subentra in modo pacifico e perciò il racconto dev'essere più antico; il secondo, che implica lotta, è più tardivo. Da notare che Yoash porta nome yahvista, mentre Yerubaal, il secondo nome di Gedeone è in rapporto con Baal. Dopo la vittoria sui Madianiti Gedeone, con parte del bottino, fa un efod (oggetto cultuale mutuato dai cananei).

Lo introduce nel santuario; però il narratore disapprova perché “tutto Israele vi si prostituì” (Gdc 8,22-27). Qui possiamo vedere la ragione del silenzio posteriore riguardante il santuario.

f) Dan: oggi Tel Dan (arabo: Tell el-Qadi che ne è la traduzione) presso la sorgente mediana del Giordano ai piedi SO del monte Hermon. L'origine del santuario fu poco ortodossa, quindi il suo ricordo era particolarmente adatto per suscitare un'impressione sfavorevole. Il primo santuario di Dan non poteva avere alcun valore e fu l'antenato di quello costruitovi da Geroboamo I (1Re 12,29-30) e condannato allo stesso modo di quello di Betel (2Re 10,29). Il racconto si stacca da quelli patriarcali di fondazione: la sua origine è dovuta solo agli uomini. Tuttavia si tratta veramente di un santuario di Yahveh, preceduto dal santuario domestico di Mika (in Efraim). La madre di Mika consacra a Yahveh il denaro rubato dal figlio e ne fa un idolo. Mika, benedetto nel nome di Yahveh per averlo restituito, colloca l'idolo in una “casa di Dio” con efod e terafim (altri oggetti cultuali), vi mette suo figlio come sacerdote, ma poi lo sostituisce con un levita forestiero. Ad un certo punto passano di là 600 guerrieri della tribù di Dan in cerca di territorio. Questi rubano gli arredi sacri, conducono con loro il levita che ritiene più vantaggioso servire per conto di un gruppo. Giunti a Laish, i daniti massacrano la popolazione pacifica, cambiano il nome della città con quello di Dan e vi installano l'idolo di Mika. Il sacerdozio vi era esercitato da Gionata figlio di Gershom e dai suoi figli i cui discendenti rimasero fino alla deportazione (733 aC). L'idolo di Mika restò a Dan “per tutto il tempo in cui la casa di Dio fu a Silo” (Giud 18,30-31). Per i santuari di Mika e di Dan (tutto si trova in Gdc 17-18). Il racconto biblico certamente riproduce un'antica tradizione attendibile. Il suo tenore fa dire tristemente allo scrittore: è storia di un tempo “in cui non vi era re in Israele e ciascuno agiva a piacimento” (Gdc 17,6). Ciò mette in evidenza il pericolo corso dallo yahvismo all'epoca dei primi contatti di Israele con i cananei politeisti. (continua)


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Liturgia 22 agosto 2015

Ecclesia www.chiesaischia.it

Commento al Vangelo

Domenica 23 agosto 2015

Il tempo di decidersi e di agire Di don Cristian Solmonese

C

ari amici, potremmo sintetizzare con questa espressione il Vangelo di questa domenica: “E’ venuto il momento di passare dalle intenzioni agli impegni, dalle idee fascinose e seducenti, alla realtà dei fatti concreti di testimonianza religiosa”. Oggi il Signore non parla più di se ma aspetta la risposta di ciascuno di noi, la risposta a tutto quello che hai udito e visto. Abbiamo visto la moltiplicazione dei pani e dei pesci; abbiamo ascoltato che non dobbiamo scegliere la manna che perisce ma il pane della vita; abbiamo sentito che cosa è il Pane della vita; abbiamo assaporato domenica scorsa il pane della resurrezione. Ma tutto questo come potrà incidere nella nostra vita se non ci decidiamo per lui? Che riscontro possiamo mai ottenere dal pane vivo disceso dal Cielo se non ci apriamo alla verità, se non usciamo da noi stessi per orientarci verso di lui? La decisione che ci compete di fronte al pane vivo disceso dal cielo è la fede, cioè l’accettazione incondizionata, l’apertura e l’affidamento, ma essa comporta che si “agisca”. Essa richiede che, una volta consapevoli e maturi quanto ai suoi contenuti, ci lanciamo senza più indugiare e che la nostra determinazione si traduca in concretezza nelle parole “Io credo”. Credere vuol dire infatti aderire, non opporre resistenza, accettare con eroismo quanti altri potrebbero ritenere insensato e illogico, vivere e tradurre in concretezza ciò che ci è stato proposto come insieme di verità, e soprattutto realizzare un incontro vitale con la Verità. Vuol dire anche accettare un discorso che, umanamente parlando, è duro, ostile e incomprensibile ma che proprio

per questo comporta decisione libera e consapevole. O si crede in tutto ciò che ci viene proposto o non si crede in nulla e accettare del nostro credo religioso i soli articoli per noi piacevoli e accattivanti è semplicemente banale e melense oltre che incoerente. E purtroppo quanti sconti facciamo al Vangelo! Quanti credenti part time! A quanti compromessi scendiamo! Scendiamo a compromessi pur di non rimanere soli, diciamo sempre sì, stiamo zitti quando vediamo il male! Oppure svendiamo i sacramenti per non dire che in Chiesa ci sono pochi bambini o poche persone che li ricevono; svendiamo la liturgia con la solita espressione “a che serve”, segno che il nostro sguardo non è più verso il cielo oppure per paura di perdere i giovani! Svendiamo anche la nostra divisa per paura di perdere! A volte svendiamo anche la dottrina della Chiesa con mille interpretazioni umane pur di non perdere! Ci riduciamo a fenomeni da baraccone per paura di perdere! Diventiamo servitori del vento delle mode pur di non perdere! Quanti compromessi e quanta confusione c’è intorno! E tutto questo per cosa? Per paura di restare soli! Ma pensiamo: quando poi abbiamo perso il Signore a noi cosa resta? Anche nel Vangelo parecchi di essi si allontanano e preferiscono non impelagarsi perché non mostrano determinazione. Avrebbero preferito infatti ascoltare da lui solo il dolce delle promesse e delle garanzie e non l’amaro degli impegni e dei sacrifici che queste garanzie comportano. Ma il Signore non fa sconti. Gesù non si scompone e imperterrito considera anche la possibilità che anche i suoi pochissimi fedeli ascoltatori possano lasciarlo: “Volete andarvene anche voi?” Signore da chi andremo? Risponde Pietro. Sì, noi perdiamo tutto se perdiamo Te! Questa deve essere la nostra risposta ogni giorno: essere i compagni della solitudine del Signore. Cari amici, di che pasta è fatta la nostra fede? Siamo anche noi credenti part time?

22 agosto 2015

kaire@chiesaischia.it

Ricordati di santificare le feste

Il perdono per sempre

Di Ordine Francescano Secolare di Forio

Di Ordine Francescano Secolare di Ischia

D

T

urante l’ Udienza Generale di mercoledì 12 agosto, Papa Francesco ci ha parlato della festa. La domenica è innanzitutto “Giorno del Signore” perché è il giorno del Risorto che è Vivente. E’ il giorno più atteso del cristiano, perché è il giorno dell’ascolto della parola amorevole e autorevole, è il giorno in cui si riceve il pane della vita e il calice della salvezza e in cui ci si forma come Chiesa… comunità d’amore… Bisogna che ciascuno attinga alla domenica e alle feste una riserva di spiritualità capace di bastargli per l’intera settimana e di metterlo al riparo dalla frenesia del fare”. Per San Francesco ogni discorso su Gesù include una pratica al seguito di Gesù. Proprio in una società che a parole non rinnegava Dio, anzi lo onorava nei riti, ma che praticamente viveva come se non esistesse, viveva cioè in un modo che contraddiceva la funzione paterna, riconciliatrice con Dio, evocata e invocata nella preghiera di Cristo “Padre nostro”, San Francesco si sente chiamato a ricongiungere in se e nei suoi seguaci, ciò che egli vede indissolubilmente unito in Cristo: la pratica quotidiana in favore degli uomini, l’invocazione al Padre: «mentre questo eccesso di devozione e di carità lo innalzava alle realtà divine, la sua affettuosa bontà si espandeva verso coloro che natura e grazia rendevano suoi consorti… la carità di Cristo lo rendeva ancora più intensamente fratello di coloro che portano in sé l’immagine del Creatore…» (FF 1168) La domenica attende ancora di diventare quel segno forte che indica la traiettoria di tutto il vivere quotidiano domenicale e feriale; è il giorno nuovo in cui dobbiamo sperimentare il passaggio dall’amore che ci porta a glorificare Dio all’amore che ci porta a servire i fratelli: i poveri, gli ammalati, gli emarginati, gli infelici… La domenica, giorno eucaristico, è giorno del dono che si riceve e non si può trattenere; bisogna “restituirlo”…gratuitamente avete ricevuto, gratuitamente date… “Solo la gratuità che scaturisce dall’amore ci fa scoprire la falsità del “non ho tempo” che invece affiora continuamente sulle nostre labbra. Ecco, invece, il senso della festa cristiana: non aver paura di dare il nostro tempo a Cristo e ai fratelli” e ci porta a servire i fratelli… i poveri, gli ammalati, gli emarginati, gli infelici… Ci è di guida e di esempio l’esperienza del giovane Francesco. “Dio infatti aveva infuso nell’intimo del giovane Francesco un sentimento di generosa compassione verso i poveri che, crescendo con lui dall’infanzia, gli aveva riempito il cuore di bontà, tanto che già allora, ascoltatore non sordo del Vangelo, si propose di dare a chiunque gli chiedesse, soprattutto se chiedeva adducendo a motivo l’amore di Dio” (FF 1028). Gesù si fermò in mezzo a loro, Gesù si ferma oggi in mezzo a noi. “La Madonna, serva e regina, che sul passo degli ultimi ci precede alla sequela di Cristo, ci aiuti a mettere i piedi sulle orme lasciate dai suoi sandali. Amen”! (d. Tonino Bello).

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ra i più bei doni spirituali che San Francesco ci ha lasciato c’è quello del cosiddetto “Perdono di Assisi”, il quale assicura da poco più di sette secoli l’Indulgenza Plenaria a coloro che vogliono ritrovare la pace e la serenità dell’anima con vera convinzione spirituale. E così, il 2 agosto c’è stata la possibilità di seguire il rito durante la Celebrazione Eucaristica presso il Convento di Sant’Antonio dei Frati Minori di Ischia. La comunità dei frati, le Associazioni Francescane, religiosi, religiose e laici, hanno partecipato al rito celebrato dal Vescovo Pietro che, ispirandosi al passo del Vangelo del giorno, nella sua Omelia ha indicato San Francesco come colui che ha seguito Cristo non per chiedergli il “pane” inteso come risposta a bisogni pratici e immediati per se stesso ma il pane spirituale dell’amore divino che sazia chi lo riceve, quel “pane”, che richiede per i credenti un faticoso procedimento nell’ “impasto, nella lievitazione e nella cottura” nel corso della vita che solo la determinazione nella fede può produrre. Il “pane dello spirito” è la parola di Dio, dei Vangeli, ed è gratuita, non richiede oboli materiali. Nel Vangelo l’Apostolo Giovanni racconta il prosieguo del viaggio di Gesù verso Cafàrnao, seguito sempre da una folla di gente che, dopo il miracolo dei pani e dei pesci, riteneva che seguendolo potesse almeno soddisfare il bisogno della fame. Gesù li rimprovera, anche se con tono paterno, di perseguire solo soddisfazioni materiali e di non saper vedere i “segni”; li invita invece “a fare le opere di Dio”, ascoltando e mettendo in pratica la “parola” rivelata attraverso suo Figlio, perché è Gesù il “pane della vita”, destinato a saziare e a dissetare per sempre coloro che hanno fede in Lui e seguono il cammino da Lui indicato. Questo grande dono che ci ha lasciato il Santo di Assisi ci apre all’immensa, eterna misericordia del Signore, anche attraverso sua Madre Maria; ci fa riflettere e ci rassicura sul fatto che, se anche tante volte possiamo sbagliare e perdere la strada che conduce a Lui, ci offre sempre un nuovo sentiero, una strada, un ponte, che a Lui ci riconduce.


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Taccuino

22 agosto 2015

kaire@chiesaischia.it

ABBONAMENTO POSTALE

DIOCESI DI ISCHIA

ORARIO SANTE MESSE CHIESA

LOCALITà

Orario estivo

Cattedrale

Ischia Ponte

dom.10.00

S. Maria del Carmine Ischia - Cappella

Ischia Ponte

dom. 9.00

Addolorata Ischia S. M. Assunta in S. Giovan Giuseppe della Croce (P)* S. Maria di Costantinopoli

Ischia località Mandra

dom.18.00 (18.00 prefestivo)

Ischia Ponte

dom. 9.00 - 19.30 - 20.30

Ischia Ponte

dom.8.00

S. Girolamo Porto d’Ischia

Ischia Centro

dom.17.45

Maria SS. delle Grazie e S. Antonio

Ischia località Mandra

lun-ven 7.00 - 19.00; dom. 7.00-20.00

Gesù Buon Pastore (P)

Ischia località Macello

dom.7.30 -11.00 -19.00 (19.00 prefestivo)

SS. Crocifisso

Ischia località Fondobosso

dom.9.00

S. Domenico in SS. Annunziata

Ischia località Campagnano

dom. 11.00 - 19.00 (19.00 prefestivo)

S. Maria di Portosalvo (P) dom.17.00 in polacco Ischia Porto

fer. 19.00; dom.9.30 - 18:30 - 20.00

Pineta Nenzi Bozzi (celebra il Vescovo)

Ischia Centro

dom. 20.30

S. Maria delle Grazie in San Pietro (P)

Ischia Centro

dom.9.00 - 10.30 - 12.00 - 19.00

S. Antonio Abate (P)

Ischia località Sant’Antuono

fer. 9.30 - 19.30

S. Domenico

Ischia località San Domenico

dom. 7.00 - 20.30

S. Ciro (P)

Ischia località S. Ciro

dom. 11.00 - 19.00

S. Maria Maddalena (P)

Casamicciola località Tre Croci

dom. 11.00 - 19.00 fer. 19.00

Immacolata alla Sentinella

Casamicciola località Sentinella

dom. 9.30 (18.00 prefestivo)

Purgatorio

Casamicciola località Maio

dom.9.00

Buon Consiglio

Casamicciola località Marina

dom. 8.15 - 11.00 - 19.00

S. Maria della Pietà

Casamicciola località Marina

dom. 12.00

S. Antonio da Padova (P)

Casamicciola località Perrone

sab. 19.00; dom. 8.30 - 19.30; fer. 19.30

S. Anna

dom.09.45

S. Maria delle Grazie (P)

Casamicciola località San Pasquale Casamicciola località Lungomare Perrone Lacco Ameno Centro

Congrega Assunta

Lacco Ameno località Largo Rosario dom. 10.45

Maria SS. Annunziata

Lacco Ameno località Fundera

Sant’Anna

Lacco Ameno località Largo Rosario dom. 9.00

San Giuseppe

Lacco Ameno località Fango

dom. 8.45 (17.30 prefestivo)

Santa Restituta

Lacco Ameno in Piazza

dom. 11.00 - 19.30

S. Vito Martire (P)

Forio località San Vito

dom. 9.30 - 11.00 - 19.00 (19.00 prefestivo)

S. Carlo (Madonna della Libera)

Forio località Cierco

dom. 8.00

S. Domenico

Forio, Via Bocca

dom. 9.15

S. Sebastiano Martire (P)

Forio Centro

dom. 10.30

S.Maria di Loreto

Forio, Corso

dom. 9.30 - 12.00 - 20.00 (19.00 prefestivo)

Arciconfraternita Maria Ss.Visitapoveri

Forio località Municipio

dom. 8.00

S. Francesco d’Assisi

Forio località Municipio

fer. 18.30 dom. 8.30 (19.30 prefestivo)

Chiesa del S. M. Soccorso

Forio località Soccorso

1° ven. del mese 19.00

S. Michele Arcangelo (P)

Forio località Monterone

vedi Chiesina delle Rose

Chiesina delle Rose

Forio località Monterone

dom.10.00 (in tedesco)- 11.30 - 20.00

S. Lucia

Forio località S. Lucia

dom.9.00

Chiesa di S. Maria al Monte

Forio località S.Maria al Monte

non si celebra la Messa

S. Maria di Montevergine (P)

Forio località S.Francesco di Paola dom.10.00 - 19.00

Chiesa del Purgatorio

Forio località Scentone

dom.8.30

S. Francesco Saverio (P)

Forio località Cuotto

dom.8.00 - 9.30 - 19.00 (4) (19.00 prefestivo)

S. Leonardo Abate (P)

Forio località Panza

dom. 7.30 - 11.00 - 19.30 (1) - (19.30 prefestivo)

Confraternita SS. Annunziata

Forio località Panza

dom. 9.30

Natività di Maria SS.

Serrara Fontana località Succhivo

dom. 11.15

S. Michele Arcangelo (P)

Serrara Fontana località Sant’Angelo dom. 9.00 - 19.00(5) (19.00 prefestivo) - (19.00 feriale)

S. Ciro

Serrara Fontana località Ciglio

dom. 9.30

S. Maria del Carmine (P)

Serrara Fontana località Belvedere

dom. 11.00 - 20.00

Confraternita Maria SS. Immacolata

Serrara Fontana località Belvedere

sab. 19.00

S. Maria della Mercede (P)

Serrara Fontana località Fontana

dom.11.30 - 19.30 (19.30 prefestivo) (19.30 feriale)

S. Giovanni Battista (P)

Barano località Buonopane

(luglio) dom 11.00 - 19.30 (ago) dom 10.30 -19.00

S. Sebastiano martire (P)

Barano, Centro

dom. 11.00 - 19.00 (19.00 prefestivo)

S. Rocco

Barano, Centro

dom 19.00

S. Giorgio Martire (P)

Barano località Testaccio

dom. 10.00 ai Maronti (3) - 19.30

Confraternita S.Maria di Costantinopoli

Barano località Testaccio

dom. 8.30 (19.30 prefestivo)

S. Alfonso

Barano località Vatoliere

dom. 9.30

Natività di Maria Ss. (P)

Barano località Sciappone

dom.10.30

S. Maria La Porta (P)

Barano località Piedimonte

Maria SS.Madre della Chiesa (P)

Barano località Fiaiano

Chiesa di S. Giuseppe e S. Anna

Barano località Fiaiano

Chiesa della SS.Trinità

Barano località Fiaiano- Cretaio

dom. 8.30 - 19.00 - 20.15 dom. 11.00 - 20.00 (fer Lu Mer Ven 19.30) Luglio 20 fer: mart - giov - sab 19.30 (sab. prefestivo) Luglio 20 primo venerdì di ogni mese 10.30

Eremo di S. Nicola

Serrara Fontana, Monte Epomeo

Non si celebra la Messa

Chiesa di S. Antonio

Serrara Fontana

dom. 8.30

Convento S. Gabriele

NOTE

fest. 7.30 - 12.00 dom.10.00 - 18.30 dom. 12.00

N.B * con il cambio dell’ora da Aprile-Giugno e da Settembre -Ottobre l’orario delle messe subisce una variazione di circa un’ora. * Cappella Casa Natale: ogni 15 del mese la Messa è celebrata alle 7.30 Ischia ** Gli orari possono essere soggetti a variazioni.

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EDICOLE DOVE POTER ACQUISTARE

Comune di Ischia Edicola di Piazza degli Eroi; Edicola di Ischia Ponte; Edicola al Bar La Violetta; Edicola di San Michele da Odilia; Edicola di Portosalvo Comune di Lacco Ameno Edicola al Bar Triangolo Edicola Minopoli sul corso Comune di Casamicicola T. Edicola di Piazza Bagni; Edicola di Piazza Marina; Comune di Forio Edicola del Porto; Edicola di Monterone



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