Kaire 33 Anno II

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Il settimanale di informazione della Chiesa di Ischia ANNO 2 | numero 33 | 15 agosto 2015 | E 1,00

“Poste Italiane S.p.A. – Spedizione in abbonamento postale – 70% Aut: 1025/ATSUD/NA”

AUTISMO E DISABILITà A Casamicciola Terme una casa per l’integrazione e la crescita dei nostri figli disabili. Un luogo dove si sperimenta la gioia di vivere grazie al terzo settore isolano.

EDITORIALE DEL DIRETTORE

EMERGENZA IMMIGRAZIONE

GRATUITÀ 1 - DEMAGOGIA 0 La Chiesa di Ischia su richiesta del Prefetto e in sinergia

con tutte le altre diocesi italiane mette a disposizione Ascolta, accogli, ama GRATUITAMENTE un appartamento nel comune di Di Lorenzo Russo

Ischia per accogliere alcune mamme con figli.

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ueste le tre parole scalfite nelle pagine della storia isolana, quando venne a trovarci San Giovanni Paolo II, il Papa dei giovani. Era il 5 maggio 2002. Il Santo Padre ci chiedeva di ascoltare chi è in difficoltà, accogliere coloro che chiedono aiuto, e amare, mettere in pratica le parole del Vangelo verso chi ne ha bisogno. Eppure più che mai oggi abbiamo il dovere di mettere in pratica quello che il Santo Padre ci disse ad Ischia 13 anni fa. C’è un’emergenza che l’Italia sta affrontando con tutte le forze, ma con un’Europa che spesso si volta dall’altro lato. E non solo l’Europa… Il dibattito in questi giorni mostra come anche noi italiani, noi cattolici, ci battiamo il petto da peccatori, ma poi non sappiamo ascoltare, accogliere, amare! Ci commuoviamo davanti le immagini dei tg, guardando video e foto sui social network di questi profughi che cercano di raggiungere le nostre terre, ma poi stiamo comodi a casa nostra, con l’aria condizionata e una limonata, perché è un problema che non ci riguarda. Ascolta, accogli, ama. ConContinua a pag. 3

TURISMO

LA VOCE DI PIETRO

SOCIETà

KAIRE ESTATE

Tutto esaurito sull’isola. Eppure c’è chi si lamenta ancora per la crisi. Come mai?

Riaperta la Chiesa di San Gaetano a Forio dopo i lavori di restauro. La visita del Vescovo.

Caso Maronti: Legambiente contro l’Arpac: una nostra proposta risolverebbe ogni dubbio.

I capolavori artistici dei bambini dell’Ischia Summer Camp al Torrione di Forio


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In Primo Piano 15 agosto 2015

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ACCOGLIENZA PROFUGHI

Di Giulio Albanese

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ome era prevedibile, la lettera dei Vescovi di Treviso e di Vittorio Veneto, pubblicata in questi giorni, dedicata all’accoglienza dei profughi, ha suscitato un acceso dibattito, generando uno strascico di polemiche a non finire. E dire che i presuli, prima di prendere penna e calamaio, avevano voluto attendere – sono loro testuali parole – “che si attenuasse un certo clima surriscaldato”, a seguito dell’arrivo di nuovi migranti, che aveva dato luogo a qualche episodio di particolare tensione sociale, anche a causa di scelte improvvide per la loro sistemazione. E come spesso succede nel nostro Paese, l’opinione pubblica si è divisa tra guelfi e ghibellini, grazie anche alla rituale enfatizzazione dei fatti tipica di un certo modo di fare informazione. Sta di fatto che due sabati fa, monsignor Corrado Pizziolo, vescovo di Vittorio Veneto, ai microfoni di Radio Vaticana, tornando sui contenuti della missiva, è stato costretto a mettere, per così dire, i puntini sulle “i”, con un commento lapidario: “Mi colpisce che molti invochino e applaudano papa Francesco quando risulta comodo, mentre, quando denuncia la ‘globalizzazione dell’indifferenza’ o la ‘cultura dello scarto, non lo ascoltino più”. La presa di posizione dei vescovi - è bene rammentarlo - è scaturita dall’esigenza di esprimere una riflessione “pacata” su un tema rispetto al quale, soprattutto come credenti, non è lecito fare orecchie da mercante. I principi evangelici sono chiari, e su questi saremo giudicati: “Avevo fame e mi avete dato da mangiare, nudo e mi avete vestito... straniero e mi avete accolto”. Purtroppo, spesso, duole doverlo scrivere, è la demagogia a prendere il sopravvento, manipolando le coscienze, col risultato che, come il sacerdote e il levita della parabola del Buon Samaritano, “passiamo oltre”. Dimenticare i problemi delle periferie del mondo, quelle in cui si muore per inedia e pandemie, dove si combattono guerre sanguinose in nome del “dio denaro” o imperversano regimi dittatoriali che tutelano, sempre e comunque, interessi faziosi, significa, davvero, essere fuori dal tempo e dalla Storia. Non solo, questo svuotamento di ideali è sintomatico del “pensiero debole” della cultura europea contemporanea (dunque anche italiana), quella che inibisce i neuroni dell’anima. E meno male che c’è la Chiesa a ricordarci, attraverso questi due illuminati pastori del Triveneto, che è possibile contrastare respon-

Il settimanale di informazione della Chiesa di Ischia Proprietario ed editore COOPERATIVA SOCIALE KAIROS ONLUS

La chiesa italiana non fa orecchie da mercante Dimenticare i problemi delle periferie del mondo, quelle in cui si muore per inedia e pandemie, dove si combattono guerre sanguinose in nome del “dio denaro” o imperversano regimi dittatoriali che tutelano, sempre e comunque, interessi faziosi, significa, davvero, essere fuori dal tempo e dalla Storia

sabilmente, la mentalità corrente, coniugando giustizia e legalità con solidarietà e accoglienza, senza erigere nuovi muri che sanciscano l’esclusione sociale. Dispiace perciò leggere certi commenti, come quello del governatore della Regione Veneto, Luca Zaia che dice di rispettare i vescovi, anche se poi non è proprio così convincente: “In quanto cattolico, io li capisco perché il Vangelo predica la compassione, la solidarietà, l’aiutare chi è in difficoltà, ma i cittadini veneti hanno capito che molti di questi che noi aiutiamo come profughi non sono affatto in difficoltà”. Ma scusate, stiamo parlando di gente facoltosa che è venuta in Italia per fare le vacanze? Sono personaggi che hanno lasciato i loro rispettivi Paesi per un improvviso capriccio, essendo tutti figli di papà? E come se non bastasse, il governatore Zaia ha rincarato la dose affermando: “I veneti si chiedono: i vescovi hanno dato tutto quello che potevano dare? I seminari sono tutti

Via delle Terme 76/R - 80077 Ischia Codice fiscale e P.Iva: 04243591213 Rea CCIAA 680555 - Prefettura di Napoli nr.11219 del 05/03/2003 Albo Nazionale Società Cooperative Nr.A715936 del 24/03/05 Sezione Cooperative a Mutualità Prevalente Categoria Cooperative Sociali Tel. 0813334228 Fax 081981342 info@kairosonline.it pec: posta.kairos@pec.it Registrazione al Tribunale di Napoli con il n. 8 del 07/02/ 2014

Direttore responsabile: Dott. Lorenzo Russo direttorekaire@chiesaischia.it @russolorenzo Direttore Ufficio Diocesano di Ischia per le Comunicazioni Sociali: Don Carlo Candido direttoreucs@chiesaischia.it Progettazione e impaginazione: Gaetano Patalano per Cooperativa Sociale Kairos Onlus

pieni di immigrati e di profughi? Gli altri edifici a disposizione dei vescovi non sono più utilizzabili tanto sono pieni di profughi? Proprio non mi risulta”. Peccato che sia poco informato. La Chiesa, caro governatore, è in prima linea nel servizio agli ultimi, a coloro che sono immigrati, alle famiglie colpite dalla recessione, a coloro che frequentano le stazioni ferroviarie, dove un caffelatte e un panino lo offrono le “ronde della carità”, cioè le associazioni cattoliche. Tra l’altro, a Verona il Cum (ex seminario per l’America Latina), in collaborazione con la Caritas diocesana, sta già ospitando alcuni profughi. E cosa dire dei missionari veneti in giro per il mondo a fianco dei poveri? Quelli non contano? Vittorio Bachelet, presidente dell’Azione cattolica, ucciso dalle Brigate Rosse, diceva: “Non si vince l’egoismo mostruoso che stronca la vita se non con un supplemento di amore”

Redazione: Via delle Terme 76/R - 80077 Ischia kaire@chiesaischia.it | @chiesaischia facebook.com/chiesaischia @lagnesepietro Tipografia: Centro Offset Meridionale srl Via Nuova Poggioreale nr.7 - 80100 Napoli (NA) Per inserzioni promozionali e contributi: Tel. 0813334228 Fax 081981342 oppure per e-mail: info@kairosonline.it

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In Primo Piano

15 agosto 2015

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La Chiesa di Ischia su richiesta del Prefetto mette a disposizione GRATUITAMENTE un appartamento nel comune di Ischia per accogliere alcune mamme con figli.

CROCE ROSSA ITALIANA

EMERGENZA IMMIGRATI

EMERGENZA IMMIGRAZIONE

Ascolta, accogli, ama Continua da pag. 1 tinuano a risuonare queste tre parole nella mia mente. Come posso farmi santo attraverso questa emergenza, cioè essere cristiano al 100% e dare il mio contributo per poter aiutare questi nostri fratelli? Ecco, quello che posso fare è stare innanzitutto al fianco della Chiesa italiana nel fare di tutto per aiutare queste persone. La Conferenza Episcopale Italiana è in prima fila al fianco dello Stato italiano che, attraverso i Prefetti ha chiesto una mano. Uno Stato che da solo non ce la fa. E chiede aiuto. E la chiesa risponde, nonostante tutto. Nonostante chi – riferito ai politici – si professa cattolico e peccatore, ma chiude le porte. Nonostante chi pensa che la Chiesa ci guadagni, senza sapere che lo fa per amore verso il prossimo, con spirito di gratuità, perché l’ascoltare, l’accogliere, l’amare non ha prezzo. Anzi: è donando, che si riceve cento volte tanto. E così i Prefetti italiani hanno chiesto aiuto ai vari uffici Caritas regionali. In CAMPANIA il Cardinale Crescenzio Sepe ha chiesto alle 25 diocesi del territorio, ai vescovi, ai direttori degli uffici Caritas di rispondere in modo concreto alle richieste dei Prefetti, così come si sta facendo nelle altre diocesi italiane. E’ quindi partita una macchina di aiuti volontaria, per poter aiutare lo Stato italiano ad affrontare l’emergenza e mettere in pratica le parole del Vangelo sull’aiuto al prossimo. Tutte le diocesi campane – come quelle delle altre regioni - hanno risposto affermativamente. Ad ISCHIA l’alloggio che la Diocesi ha messo a disposizione a titolo gratuito si trova in via Leonardo Mazzella, zona Macello, nel comune di Ischia. Un appartamento adiacente la Chiesa del Buon Pastore che in passato è sempre stato aperto per chi ne avesse avuto bisogno: ischitano o italiano o straniero. Perché la carità non ha un colore preciso della pelle, o la lingua italiana o altra caratteristica… Questa è una bella esperienza di Chiesa in uscita, come ci chiede Papa Francesco, che in particolare coinvolge due parrocchie: quella del Buon Pastore con don Antonio Angiolini e quella di Ischia Ponte, Santa Maria Assunta, guidata da don Carlo Candido. Le due parrocchie insieme, per una gara d’Amore attraverso quei piccoli lavori di ristrutturazione per l’appartamento, dai

sanitari agli interventi elettrici, o il ritinteggiare le pareti. E poi la Provvidenza che non manca nel dare il proprio contributo, attraverso l’aiuto concreto di tanti ischitani, per la ricerca di letti, coperte, pentole, piatti, una cucina…è stata un’occasione per abbattere quei muri, quelle barriere che qualcuno aveva nel proprio cuore. E così presto avremo alcune mamme con i propri figli che per un periodo verranno a stare da noi, ad Ischia. Sì, proprio così: mamme con bimbi. Coloro che hanno sofferto di più, che hanno visto morire il proprio marito o padre nelle torture libiche, o annegando nel mar mediterraneo. Occhi innocenti, segnati dal terrore e dalla paura dei mesi scorsi. Occhi che presto vedranno l’amore degli ischitani che sapranno tirar fuori dal proprio dna quello spirito di accoglienza infinito. I prefetti sanno che, nonostante i vari politici di turno che fanno di tutto per racimolare voti e consensi, marciando sull’immigrazione, contro lo straniero (ma poi hanno in casa lo straniero che gli fa le pulizie o il badante per la mamma), che nonostante alcuni mezzi di informazione manipolano facilmente notizie false e tendenziose, possono contare sul motore più forte dell’Italia, che è il volontariato. E in questo motore in prima fila c’è la Chiesa, con le sue opere di sostentamento verso i più deboli, verso chi è in crisi economica. E ci sono tanti italiani, tanti ischitani che vengono aiutati ogni giorno, col silenzio dell’Amore che il vangelo ci insegna. Perché “Quando dunque fai l’elemosina, non suonare la tromba davanti a te, come fanno gli ipocriti nelle sinagoghe e nelle strade per essere lodati dagli uomini. In verità vi dico: hanno già ricevuto la loro ricompensa. Quando invece tu fai l’elemosina, non sappia la tua sinistra ciò che fa la tua destra, perché la tua elemosina resti segreta; e il Padre tuo, che vede nel segreto, ti ricompenserà”. Ed è quello che ogni giorno la Chiesa Italiana, e con se la Chiesa di Ischia, attraverso il suo Pastore, i suoi sacerdoti, opera nel silenzio, nel rapporto personale con chi è in difficoltà, per amore del prossimo, per essere quella ‘Chiesa in uscita’ di Papa Francesco.

Aveva pochi soldi e il cellulare con sé. Niente valigie, niente vestiti. Solo alcune fotografie della sua famiglia che sorrideva felice. C’era poco spazio sul barcone, non poteva portare altro. Solo la Speranza. Si leggeva sui volti e negli occhi di tutti, persino di quel bambino piccolo attaccato al seno della madre. Si sentiva l’odore della paura e della speranza, dei loro corpi sudati sotto il sole cocente, l’odore del mare... Aveva scritto un sms sul cellulare che non era stato inviato. Non aveva credito per poterlo fare... “Amore mio, fra poco arriveremo in Italia. Il viaggio è stato difficile ma ce l’ho quasi fatta. Cerca di resistere e prenditi cura dei nostri figli. Presto saremo di nuovo tutti insieme, ci aspetta una nuova vita, la Vita. Ti chiamerò appena sarò arrivata. Mi mancate da morire! Ti amo!” L’hanno trovata tra le onde così, col cellulare e il portafoglio con quei pochi soldi e quelle fotografie strette al petto. Non ha voluto lasciare alle onde del mare le cose più care a lei, non voleva sentirsi sola nel momento in cui ha sentito l’abbraccio freddo della morte. Ci sono tanti corpi sulla spiaggia. Molti di loro non hanno ancora un nome. I tg parlano di numeri, di centinaia e centinaia di morti. Nessuno sa chi sono, chi hanno lasciato a casa, da che cosa scappavano, quali erano i loro sogni. E mentre qualcuno dice “affondiamo i barconi” questa donna, questa madre, questa moglie, stringe ancora forte al petto i suoi sogni... Restiamo umani!


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In Primo Piano 15 agosto 2015

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Di Gian Carlo Perego*

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n questi giorni, la cronaca del cammino dei migranti ci ha regalato immagini e storie diverse: quasi istantanee che provocano la nostra coscienza e la nostra intelligenza, la nostra fede, a non guardare altrove, a non dimenticare. Anzitutto dalla Germania al Mediterraneo abbiamo assistito a due pianti di migranti. Il pianto di una ragazza palestinese, Reem, che come altri 125.000 migranti in Germania, ha avuto il diniego della richiesta d’asilo, con il destino del rimpatrio, ha trovato la commozione di una parte del popolo tedesco e l’intelligente reazione del Governo di riconoscere l’asilo a Reem. E il pianto dei genitori di Raghad, la bambina siriana, che ha trovato la morte nella traversata del Mediterraneo, il Mare nostro che oggi è la sua tomba, per la brutalità di un’esigenza di spazio, di guadagno, che non ha permesso di tenere il proprio zaino, con il peluche e le fiale di insulina. Raghad e la sua famiglia, contrariamente al personaggio biblico Naam il siro, non hanno incontrato sulla loro strada un profeta come Eliseo che ha portato il regalo della salute e della salvezza di Dio. Due vicende che accomunano la sofferenza di chi non vede il riconoscimento dell’asilo e di chi non è accompagnato sul piano umanitario ed è costretto a comprarsi il diritto a un viaggio della speranza. Due storie di un’Europa che si chiude e si frantuma, interrompe il suo cammino verso la costruzione di una “casa comune”, che non può che essere una casa di tanti, di persone che provengono da Paesi ed esperienze diverse. Nei volti di una bambina di 10 anni della Siria e di una ragazza di 14 anni della Palestina, che vengono dalle terre della nostra storia della salvezza come non riconoscere “la carne di Cristo”, come ci ricorda spesso Papa Francesco? Se questi due pianti ci hanno ricordato la sofferenza, la tragedia dei migranti forzati, tutto questo sembra essere stato dimenticato, cancellato in un paese della provincia di Treviso e in una borgata della città di Roma. In questi due contesti, in maniera diversa abbiamo toccato con mano, da una parte, la fatica dell’accoglienza e, dall’altra, la strumentalizzazione della paura. A Quinto certamente un’incauta destinazione, non preparata, non programmata ha fatto, però, scattare un rifiuto preoccupante di 100 migranti. Le immagini di una donna, di una madre che ha acquistato con il mutuo di 23 anni un appartamento e che mostrava il suo sdegno per una considerazione diversa nei confronti di migranti e richiedenti asilo accolti nella palazzina in altri appartamenti vuoti da tempo, richiama lo sdegno del fratello maggiore nei confronti del padre misericordioso per l’atteggiamento

La cronaca del cammino dei migranti ci ha regalato, in questi giorni, immagini e storie diverse: il pianto di una ragazza palestinese, Reem, in Germania, per il diniego (poi ritirato) alla richiesta d’asilo; il pianto dei genitori di Raghad, la bambina siriana diabetica morta su un “barcone della speranza”; la fatica dell’accoglienza a Treviso; la strumentalizzazione della paura a Roma. Quattro istantanee che invitano a non guardare altrove, a non dimenticare.

Quattro storie che provocano

di accoglienza del figlio e fratello prodigo. Quanta fatica nell’accettare l’accoglienza, il dono per un altro fratello, rifugiato, che ha perso la sua casa, il suo lavoro, la sua terra! A Casale S. Nicola la reazione contro l’arrivo di 19 giovani rifugiati del Senegal, del Mali, del Bangladesh non è stata spontanea, ma è stata preparata, costruita. Purtroppo assistiamo all’irresponsabilità di forze politiche e di gruppi che stanno trasformando il cammino di sofferenza, persecuzione e morte di rifugiati e richiedenti asilo, di migranti, in moneta per creare consenso politico o per favorire conflittualità sociale. Anziché favorire nelle nostre città - che sempre più si stanno spopolando per la partenza di giovani italiani e stranieri che non trovano o perdono il lavoro, per il numero di nascite inferiore al numero dei morti - processi di incontro, nuovi legami, gesti di accoglienza verso persone che possono diventare presto una risorsa per ridisegnare il cammino del nostro Paese, rischiamo d’ipotecare il nostro futuro, e soprattutto quello dei giovani, alzando muri, rifiutando incontri, contrapponendo le nostre, anche lecite, esigenze di benessere, alle esigenze di salvare la vita a chi fugge da guerre, disastri ambientali, a persecuzioni politiche e religiose. Forse è importante avere il coraggio di uno scatto di umanità. Forse il nuovo umanesimo cristiano, che vogliamo costruire insieme nelle nostre comunità, riparte oggi dall’accoglienza. Non dimentichiamo che il figlio, la terra, il futuro per Abramo, nostro padre nella fede, venne dall’accoglienza, mentre la morte e la distruzione per la città di Ninive fu causata dalla sua incapacità di accogliere lo straniero. L’accoglienza non nasce semplicemente da un dovere di ospitalità, ma è la sola strada per costruire il nostro domani, per progettare ancora una volta il nostro futuro. * Direttore generale Migrantes

PER RIFLETTERE…

LA VOLPE E L’UVA Una volpe affamata vide dei grappoli d’uva che pendevano da un pergolato, e tentò di afferrarli. Ma non ci riuscì. “Robaccia acerba!” disse allora tra sé e sé; e se ne andò. Così, anche fra gli uomini, c’è chi, non riuscendo per incapacità a raggiungere il suo intento, ne dà la colpa alle circostanze. Esopo


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Famiglie

15 agosto 2015

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IL SINODO

Abbraccio della chiesa a famiglie in cammino Nella scelta della famiglia, “Chiesa domestica”, con le sue sfide inedite e le sue grandi risorse, la Chiesa respira a pieni polmoni, per se stessa e per tutta l’umanità. Le parole chiave: da collegialità a sinodalità, da parresia ad ascolto, da misericordia a madre e discernimento. Appuntamento a ottobre per concludere un percorso originale di vita della Chiesa

Di Vincenzo Corrado

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l Sinodo continua… È ormai all’orizzonte la prossima tappa del processo sinodale sulla famiglia (4-25 ottobre). Un percorso originale che ha visto e vede, tuttora, strette in un ideale abbraccio tutte le componenti ecclesiali. Un abbraccio non solo sul tema - la famiglia - ma anche sul modo di essere Chiesa. Sono illuminanti, al riguardo, le parole del cardinale Raymundo Damasceno Assis, arcivescovo di Aparecida (Brasile), pronunciate a chiusura dell’assemblea sinodale del 2014: “La forma di vita della Chiesa, popolo di Dio peregrino, è proprio sinodale e anche la famiglia cristiana si può dire che è come un sinodo in piccolo. (…) Ancora c’è cammino da fare insieme…!”. Ancora c’è Sinodo, potremmo dire, alludendo proprio all’etimologia del termine: cammino insieme, percorso solidale… Un cammino sulla famiglia e con la famiglia! Proprio perché questa non è semplicemente l’oggetto della discussione; al contrario, è il soggetto di questo “cammino”. La famiglia, dunque, è abbracciata e abbraccia la comunità ecclesiale tra il Sinodo straordinario dell’ottobre 2014 e il Sinodo ordinario del 2015. E nella scelta della famiglia, “Chiesa domestica”, con le sue sfide inedite e le grandi risorse, la Chiesa respira a pieni polmoni, per se stessa e per tutta l’umanità. Chiarito lo sfondo sinodale, a poco meno di due mesi dall’inizio della prossima assemblea vale la pena volgere lo sguardo indietro per riannodare il filo del cammino fin qui compiuto. Ci sono alcune parole-chiave che hanno marcato la distanza e che possono aiutare a comprendere le grandi novità rispetto al passato. Senza alcuna pretesa di stilare un elenco completo e chiuso, proviamo a immaginare un breve “alfabeto” commentato. Visto l’argomento, non possiamo

non partire dalla S di Sinodalità e dalla C di Collegialità. Papa Francesco ha parlato spesso di sinodalità e di collegialità, immaginandole come una forma di vita nella Chiesa. Il Sinodo dei vescovi ritorna, allora, al suo significato originario: non un momento celebrativo di un consenso scontato, ma un’istituzione per la collegialità tra vescovi in una Chiesa sinodale. Collegialità e sinodalità si richiamano a vicenda: le due assemblee, tra il 2014 e il 2015, sono la sintesi perfetta della rinnovata vita ecclesiale voluta da Francesco. Nel nostro “vocabolario” c’è poi la Q di Questionario. È stata questa la vera novità di tutto il percorso in atto. Trentotto domande per il Sinodo straordinario e quarantasei per quello ordinario, per permettere alle Chiese particolari di partecipare attivamente alla preparazione delle due tappe. Una forma di consultazione nuova, che ha riscosso enormi consensi, ma anche critiche. Di certo ha rappresentato un’importante occasione per un’analisi approfondita sulla situazione della famiglia e della pastorale per la famiglia. In questo modo, le due assemblee sono state integrate tra di loro, includendo i momenti celebrativi in Vaticano e il tempo intersinodale. Non è stato un passaggio qualunque, perché ha segnato una svolta sostanziale per il futuro. Ed eccoci, quindi, alla P di Parresia e alla A di Ascolto. “Parlare con parresia e ascoltare con umiltà” sono gli “atteggiamenti di fratelli nel Signore” indicati da Papa Francesco ai padri sinodali all’inizio del Sinodo del 2014. Unire la parresia all’ascolto umile è una scelta di metodo e di campo. Parresìa è, infatti, parlare con franchezza. Non con l’arroganza del dire violento, strategico e strumentale. Ma con l’umiltà di chi sente il dovere di prendere la parola, per rendere giustizia a una verità che non è la sua, ma che ha toccato la sua vita. Per questo, nel discorso conclusivo dell’assemblea dello scorso ottobre, Francesco ha chiesto di evitare le

opposte tentazioni dell’irrigidimento ostile e del buonismo distruttivo. E di aprirsi all’ascolto umile di ciò che dicono gli altri. È questa, ha spiegato ancora il Papa, la dinamica della sinodalità. Scorrendo le altre lettere dell’“alfabeto”, troviamo la M di Misericordia e di Madre. La misericordia è un elemento centrale dell’esperienza personale e spirituale del Papa. E l’indizione del Giubileo straordinario lo conferma. Francesco si è reso conto che la misericordia è in grado di dare risposta al desiderio di salvezza che c’è nel cuore di ogni persona. Nessuna meraviglia, allora, se la Chiesa intende prendersi cura, con premura, di chi - soprattutto nella vita familiare - si trova in situazioni difficili e cariche di sofferenza. L’im-

magine di Chiesa che più piace al Papa è quella della madre, che non ha paura di mangiare con il figlio peccatore, vede i problemi e aiuta a guardarli nella luce del Vangelo. A corollario delle varie lettere, c’è la D di Discernimento. È un metodo di lettura della storia e di progettazione pastorale. Il discernimento, spiegava Papa Francesco nell’intervista a “La Civiltà Cattolica”, “riscatta la necessaria ambiguità della vita e fa trovare i mezzi più opportuni, che non sempre s’identificano con ciò che sembra grande o forte”. Insomma, discernere è un’esigenza reale della comunità cristiana nella sua multiforme presenza nella società. Discernere, però, non per dividere, ma per camminare insieme… per fare Sinodo!


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Lavoro 15 agosto 2015

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jobs act

Riforma del lavoro in attesa dello sprint Di Luigi Crimella

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obs Act” all’ultimo giro di boa la prima settimana di agosto, e poi? La domanda è d’obbligo, dopo che le Commissioni Lavoro di Camera e Senato, nei primi giorni del mese estivo per eccellenza (il 4 e 5 agosto), hanno approvato i restanti quattro decreti legislativi (dlgs), consegnando quella che il governo ha sempre definito “riforma storica” del mercato del lavoro alla prova concreta del tempo. E sì, perché la situazione economica e lavorativa italiana è talmente compromessa, che anche una legge aperturista quale quella del Jobs Act sta facendo fatica a esplicare le sue potenzialità di acceleratore occupazionale. La curiosità del nome stesso scelto – “Jobs Act” - la dice lunga sul destino di questa riforma. Nell’originale versione americana, la sigla è acronimo delle parole “Jumpstart Our Business Startups Act”, legge voluta da Obama nel 2012 per incoraggiare il lancio di “small business” tramite facilitazioni di varia natura, burocratica, fiscale, lavorativa, ecc. Niente a che fare con l’accezione che ha assunto da noi, falsata dall’assonanza “jobs” che significa “lavori”. I due contesti risentono il primo della prevalenza liberista americana, che insiste sulle imprese, e il secondo (italiano) dell’altrettanto prevalente visione della sinistra nostrana che invece insiste sul lavoro e i lavoratori. Ne è venuta una sorta di concezione ibrida, criticata più dall’estrema sinistra (Sel e ala radicale del Pd) che accusa il “Jobs Act” di essere troppo liberista perché ha soppresso l’art. 18, e plaudita invece dalla Confindustria e dal mondo delle piccole imprese (Confapi e Confartigianato), che vi ravvisano finalmente uno sblocco dell’ingessato mercato del lavoro italiano, dove era più facile chiudere una fabbrica che licenziare un dipendente. Dal 7 marzo scorso, quando è stata varata con il primo dlgs sul contratto a tempo indeterminato a tutele crescenti, le attese per questa novità sono state tante. Come pure le contestazioni e le opposizioni. Da qui a pochi mesi comunque dovrebbero prendere il via gli ultimi strumenti di sostegno del

I numeri non dicono ancora che lo strumento funziona perfettamente, ma i rapporti a tempo indeterminato attivati con la decontribuzione potrebbero raggiungere 1,3 milioni entro fine anno. Il mondo imprenditoriale fa ancora fatica a investire, ma col tempo la flessibilità introdotta nelle relazioni industriali dovrebbe portare i suoi frutti

“Jobs Act”, vale a dire la “Agenzia nazionale per le politiche attive del lavoro”, che andrà definitivamente a sostituire i vecchi uffici di collocamento. Verranno poi riordinati gli ammortizzatori sociali (la vecchia cassa integrazione e le indennità di disoccupazione) sostituite dalla Naspi, sigla che sta per “nuova prestazione di assicurazione sociale per l’impiego”. Stanno nel frattempo andando a regime i decreti per il riordino dei contratti più disparati (dai cococo ai cocopro alle altre forme cosiddette “atipiche”). Altre novità riguardano i cambiamenti nella disciplina contrattuale sulle mansioni svolte dai lavoratori, la “conciliazione” tra vita e lavoro molto attesa e utile per le famiglie che debbono gestire uno o più figli piccoli. Insomma, il “Jobs Act” è partito ma è come fosse ancora poco sopra la rampa di lancio, perché si è messo in moto di fatto principalmente con il primo stadio (come dicono dei razzi spaziali), quello dell’assunzio-

ne sostenuta dagli sgravi contributivi. Gli stadi successivi sono pronti, alcuni sono già a motori accesi, ma per decollare stabilmente hanno ancora bisogno di tempo. E di entrare nel comune sentire, anche degli imprenditori. Nel maggio scorso, ad esempio, sono stati 184.707 i contratti di lavoro in più, ma si è trattato di quasi tutti contratti a termine, perché i nuovi contratti a tempo indeterminato sono stati 179mila e altrettante le cessazioni. Il saldo vero, di “nuovi” contratti a tempo indeterminato è stato di 271 unità. Poche davvero. Più incoraggiante il saldo sui cinque mesi: secondo l’Inps le assunzioni nel 2015 sono cresciute di 152.722 unità, contro i 51.270 contratti a termine. Viene il dubbio che le aziende stiano quasi facendo una rotazione: licenziano, quando possono, i “vecchi” contratti a tempo indeterminato e poi riassumono gli stessi lavoratori o nuovi con il “Jobs Act” che offre loro più chance di licenziare libe-

ramente entro i primi tre anni, per giunta con abbattimenti contributivi. Proverebbero questi sospetti i dati diffusi dall’Istat su giugno, da cui risulta che i disoccupati in Italia in realtà sono di nuovo aumentati (+55mila), a dispetto della nuova legge, mentre diminuiscono pure gli occupati (-22mila) il che significa che la ripresa non è poi così florida se le aziende hanno ancora bisogno di licenziare. Non parliamo della disoccupazione giovanile (44,2%) e di quella generale (12,7%) anch’esse aumentate invece che diminuire. E non parliamo del Mezzogiorno sul quale il Rapporto Svimez diffuso a fine luglio getta un’ombra molto preoccupante di rischio di “sottosviluppo permanente”. Un dato certo è che i rapporti a tempo indeterminato attivati con la decontribuzione potrebbero raggiungere 1,3 milioni entro fine anno. Un buon numero. Al momento i casi registrati sono soltanto il 21,9% del totale, e in larga misura si tratta di posti sostitutivi di precedenti contratti in essere. Lo Stato spenderà per questo intervento 1,9 miliardi e dobbiamo chiederci: perché le aziende, nonostante questo forte aiuto, non assumono? Nel gergo si dice che “portato al pozzo, il cavallo non vuole bere”, cioè pur avendo consistenti vantaggi gli imprenditori sono riluttanti ad assumere perché il mercato è quello che è. Inoltre c’è chi contesta il fatto che il “Jobs Act” valga solo per i dipendenti privati e non per gli statali. Quindi, per concludere, da un lato il “Jobs Act” ha portato la novità di un mercato del lavoro più flessibile, ma dall’altro viene contestato perché tiene bassi i salari e non fa (ancora) crescere l’occupazione. Unico dato positivo certo è che i lavoratori in cassa integrazione sono diminuiti quest’anno di 111mila unità, cioè sono tornati al lavoro. E questa è una vera buona notizia.


Attualità

7 15 agosto 2015

kaire@chiesaischia.it

SCUOLA: il 14 settembre si parte! Di Lorenzo Russo

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ra poco meno di un mese suonerà la campanella del primo giorno di scuola. Inizieranno come sempre quelli del Trentino Alto Adige, esattamente il 7 settembre. Saranno seguiti dopo 2 giorni, il 9 settembre, dagli studenti del Molise; poi via via gli altri: lunedì 14 iniziano le lezioni in Abruzzo, Basilicata, Campania, Calabria, Friuli Venezia Giulia, Lombardia, Marche, Piemonte, Puglia, Sardegna e Sicilia. Il 15 cominceranno la scuola gli studenti dell’Emilia Romagna, Lazio e Toscana. Chiudono la fila il Veneto e la Puglia che ricominciano il 16 settembre. Anche le vacanze di Natale partiranno in modo differenziato: comincia la Sicilia il 22 dicembre, il 23 si fermano le lezioni in Campania, Calabria, Friuli Venezia Giulia, Lazio, Liguria, Lombardia, Molise, Piemonte, Puglia, Umbria, Trentino e Sarde-

gna. Tutte le altre cominciano le vacanze natalizie il 24 dicembre; si riprende per tutti il 7 gennaio. Per le festività pasquali, quasi tutte le regioni chiuderanno i propri istituti il 24 marzo 2016 per poi rientrare il 30. I primi a chiudere l’anno scolastico il 4 giugno saranno gli studenti del Molise e delle Marche. Seguiranno quelli dell’Emilia Romagna, del Trentino e dell’ Abruzzo il giorno 6. L’8 giugno toccherà chiudere alla Liguria, Lombardia, Lazio, Umbria, Veneto, Campania, Calabria e Puglia. Il 9 giugno chiuderanno le scuole del Piemonte, della Basilicata e della Sicilia. Il 10 giugno toccherà alle scuole della Toscana e della Sardegna. Ultimi a finire la scuola saranno gli studenti

della Valle d’Aosta e del Friuli Venezia Giulia l’11 giugno e quelli dell’Alto Adige devono aspettare il 16 giugno. L’esame di Stato del II grado comincerà il 22 giugno 2016. La tanto attesa data per il rientro in classe delle scuole campane è stata decisa: la campanella suonerà il prossimo 14 settembre e vedrà tutti gli istituti della Campania aprire proprio in quella data. Siamo, per così dire, fortunati, visto che le altre regioni rientreranno prima (ma chiuderemo dopo, intorno l’8 giugno) e i nostri studenti hanno ancora più di un mese di vacanze. I primi a varcare il portone saranno gli studenti del Trentino Alto Adige che ricomin-

ceranno al scuola il 7 settembre. A seguire, il 9, i ragazzi del Molise, mentre i ragazzi di Abruzzo, Basilicata, Campania, Calabria, Friuli Venezia Giulia, Liguria, Lombardia, Marche, Piemonte, Puglia, Sardegna e Sicilia potranno riposarsi sino al 14 settembre. E quando chiuderanno? Beh, visti i diversi inizi, la chiusura delle scuole sarà varia. I primi ad andare in vacanza il 4 giugno, appunto, gli studenti del Molise e delle Marche. Seguiranno quindi il 6 giugno i colleghi dell’Emilia Romagna. Il giorno successivo toccherà, quindi agli studenti del Trentino e dell’ Abruzzo. L’8 giugno a salutare prof e compagni di classe per la lunga pausa estiva saranno gli studenti della Liguria, della Lombardia, del Lazio, dell’Umbria, del Veneto, della Campania, della Calabria e della Puglia mentre il 9 sarà la volta dei colleghi del Piemonte, della Basilicata e della Sicilia.

sicurezza stradale

Arrivano i kit per fermare i drogati al volante costosi ma necessari Su 6mila guidatori controllati in due mesi, oltre il 10% è risultato positivo agli stupefacenti tramite il test sulla saliva. Sgalla (Polizia di Stato): “Finalmente la possibilità di velocizzare le operazioni controllando gli automobilisti in tempo reale”. Di Francesco Morrone

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n italiano su dieci si mette al volante sotto l’effetto della droga. A due mesi esatti dall’avvio del progetto pilota che ha visto la Polizia Stradale effettuare i test antidroga in 19 città italiane, arrivano i primi bilanci dei controlli sulle nostre strade. E i risultati riportano una situazione fortemente preoccupante. Su circa 6 mila persone controllate, oltre il 10% è risultato positivo agli stupefacenti tramite il test sulla saliva. “Questi dati sono molto allarmanti - commenta il direttore centrale delle Specialità della Polizia di Stato, Roberto Sgalla - ma finalmen-

te, grazie a questi nuovi test antidroga, siamo in grado di tracciare un primo bilancio sul rapporto fra la guida e le sostanze stupefacenti”. Grazie alla Fondazione Ania per la sicurezza stradale, che ha donato alla Polizia di Stato oltre 1.800 kit per rilevare tracce di droga nella saliva, le pattuglie della stradale hanno effettuato, in questi due mesi, controlli molto più accurati per verificare le condizioni psicofisiche dei guidatori. L’obiettivo è trovare chi guida drogato con la stessa precisione con cui viene individuato chi ha bevuto. “Se fino a oggi per il contrasto all’abuso di alcol abbiamo ottenuto ottimi risultati, con più di 2 milioni di con-

trolli sulle strade - precisa Sgalla -, per quanto riguarda la droga si è dovuto far fronte a una situazione diversa”. Complice una legislazione ancora carente, che rende problematici i controlli, fermare gli automobilisti drogati è stato a lungo un compito difficile. Rilevare la positività dei conducenti agli stupefacenti prevedeva, infatti, un iter lungo e complicato, con la necessità per le pattuglie di avere al seguito un medico e un laboratorio chimico. Controllo in tempo reale. Ma adesso, fa notare Sgalla, “grazie a questi kit abbiamo finalmente la possibilità di velocizzare le operazioni controllando gli automobili-

sti in tempo reale. Basterà prelevare un campione di saliva e, nel giro di qualche minuto, avremo un responso inconfutabile che ci dirà se il conducente è positivo a sostanze stupefacenti”. A differenza degli etilometri, che sono molto economici, i kit antidroga sono prodotti abbastanza costosi. E i commissariati non hanno certamente la disponibilità economica per farsi carico di un gran numero di acquisti. Per questo motivo, il Dipartimento delle politiche antidroga della Presidenza del Consiglio ha annunciato che si farà carico dell’acquisto di questi strumenti, permettendo alla Polstrada di estendere i controlli in varie città italiane.


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Turismo 15 agosto 2015

Non c’è più un posto letto nemmeno a pagarlo a peso d’oro. Eppure c’è chi si lamenta ancora per la crisi…come mai? Di chi la colpa?

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Ischia tutto esaurito! Ma di cosa?

Di Amedeo Romano

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ettiamoci d’accordo: sull’isola d’Ischia i turisti ci sono ma non tutti sono soddisfatti! Si parla di grandi masse a giudicare da ciò che si vede per le strade, di giorno ma anche di sera, sulle spiagge e nelle vie del centro cittadino, a Forio più che ad Ischia porto. Per non parlare delle zone della movida, riva destra in primis...ed allora? Gli “addetti ai lavori” non sono per nulla soddisfatti, perchè per loro la quantità non corrisponde alla qualità: i negozi non vendono quanto vorrebbero (o quanto dovrebbero, in questo mese di agosto, per tentare di rialzare una media annuale votata purtroppo al ribasso). La colpa: forse delle offerte alberghiere low cost, che scaricano sull’isola valanghe di turisti, ma con il centesimo contato in tasca.... “Sono finiti i bei tempi dei clienti con il portafogli ad organetto, questi vengono a tirare sul prezzo anche per pochi euro...”, sostengono alcuni commercianti del centro. Che a ferragosto ad Ischia gli alberghi siano pieni e che non si trovi un buco nemmeno a pagarlo a peso d’oro, è un dato incontrovertibile; così come pure le tante abitazioni prese in fitto dalle famiglie napoletane che trascorrono le vacanze sull’isola verde. Ma forse qui nasce il dubbio e sorge la domanda: i controlli effettuati in questi giorni da carabinieri e polizia, che hanno scovato tante abitazioni fittate in nero, con decine e decine di occupanti all’interno di pochi metri quadri di casa, ci fanno ritornare indietro alla memoria di quando, negli anni passati, l’isola pullulava di gente, che spendeva bene – forse se lo poteva pur permettere – e sfoggiava al collo grosse catenine con il fior fiore di tatuaggi, ben visibili, soprattutto sui bicipiti dei maschi barbuti, con l’atteggiamento da “macho”... E poi, tra questi, spunta l’indesiderato, si ritorna a parlare dei fogli di via...accanto a ciò, a conferma di quanto asserito, le numerose risse che sbocciano come funghi sotto il sole delle spiagge libere e affollate dell’isola dove si litiga per una pallonata di troppo...basta poco, per accendere il cerino già pronto ad ardere.... E le gang – più baby - che girano indisturbate a disturbare il sonno di chi si serve della notte necessariamente per riposare, forse perchè deve andare al lavoro l’indomani? Le telefonate ai centrali delle forze dell’ordine si moltiplicano, il livello di sicurezza si abbassa sempre più, man mano che avanzano le ore della notte...Ma non si riesce ad arginare il fenomeno, così dilagante e fuori controllo alcuno, nonostante i buoni propositi, gli apposta-

menti, i posti di blocco ed i rinforzi giunti dalla terraferma.Perfino a mare ci sono le illegalità riconosciute e denunciate, quando gommoni o acquascooter si avvicinano alla costa a motore acceso, incuranti della presenza dei bagnanti... Bene fanno, in questi giorni ferragostani, polizia e carabinieri ad intensificare i controlli, sulle spiagge e a mare, con l’ausilio dei mezzi del Circomare, oltre a quelli propri. Ma il problema sta a monte: la politica di programmazione turistica, ovvero: facciamo il “mea culpa”, perchè se oggi ci lamentiamo che la notte non si dorme, e non solo per il caldo, ma anche per gli schiamazzi, chiediamoci per-

chè permettiamo di far entrare nelle nostre case decine di persone stipate, che devono dormire a turno, e per questo per forza devono trovare un diversivo su come trascorrere le più fresche ore della notte ischitana, scorrazzando a destra e a manca, quasi come se fosse invece pieno giorno... Poi, sono persone che non vengono dichiarate alle autorità, come previsto dalla legge; per non parlare dei fitti, esosi, che pretendiamo per le nostre case in fitto estivo... Insomma, è il serpente che si morde la coda: non si può avere la botte piena e la moglie ubriaca!

REGIONE CAMPANIA

Eavbus, arrivano i rinforzi promessi da De Luca Di Lorenzo Russo

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inalmente uno spiraglio di luce, seppur piccolo, si intravede per le strade dell’isola. Sono infatti arrivati i primi autobus a rinforzo del parco mezzi della società di trasporti Eavbus che opera sul territorio isolano. Autobus piccoli – perfetti per alcune strade isolane – con tutti gli optional per il trasporto disabili e aria condizionata, pronti ad essere utilizzati. La società di trasporti potrà così ripristinare alcune corse soppresse nell’ultimo periodo per carenza di mezzi. Il dialogo fra la Regione e alcune istituzioni locali continua, proprio per cercare di sensibilizzare la Regione ai continui problemi del trasporto locale e non solo…si spera a breve di trovare soluzioni anche per gli altri problemi come ad esempio i depuratori e i trasporti marittimi.


Punti di Vista

15 agosto 2015

kaire@chiesaischia.it

L’agosto isolano può essere paragonato al caos generato dal turismo di bassa qualità. Ischia è anche altro: la nostra storia, la cultura, i paesaggi intorno a noi possono aiutarci ad arricchire la qualità turistica.

Di Franco Iacono

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L’Isola d’Ischia viene percepita, soprattutto d’estate, come un luogo di caos, di confusione, di traffico esasperato e ….di pessime frequentazioni. Un luogo da evitare, in una parola, soprattutto d’agosto. Non vado ad elencare responsabilità, dico solo che la nostra isola è anche altro. Molto altro! Nonostante la mano dell’uomo sull’ambiente, resta un’isola straordinaria: da conoscere, da esplorare, da vivere nei suoi luoghi, meglio in quelli sconosciuti ai più. E qui le responsabilità ci sono: una miope strategia della promozione dell’offerta turistica, condensata nello slogan – bassi prezzi, bassa qualità - ha trascurato di far conoscere il nostro territorio ed i suoi valori inestimabili. Quando si parla di carenza della cultura dell’accoglienza si coglie nel vero, soprattutto perché ai turisti ospiti non si “offrono”, non si fanno godere le ricchezze della nostra terra. Quanti, e mi piacerebbe essere smentito, degli operatori turistici raccontano dell’agricoltura ancora fiorente, dei terrazzi sapientemente coltivati, dei boschi di castagno, delle case di pietra, delle fosse della neve, dei pizzi bianchi? Quanti raccontano, e propongono, dei nostri vini e della cultura vitivinicola, portata qui, prima colonia Greca dell’Occidente, dai coloni Eubei, otto secoli a.C.. Quanti si vantano di avere qui la Coppa di Nestore, testimonianza preziosa di quella Civilità? Quanti informano di un Museo Archeologico straordinario quale quello di Pithaecusa nella Villa Arbusto, oggi irresponsabilmente negletto, che raccoglie la memoria millenaria dell’Isola d’Ischia? Quanti dicono della cultura contadina, del pane e pomodoro con il quale sono “cresciute” intere generazioni, dei nostri orti, dei nostri pomodori “appesi” al piennolo? Si salva, forse, solo il povero coniglio di fossa, un po’ inflazionato per la verità, anch’esso testimonianza di culture antiche. Erano questi valori, insieme a quelli rappresentati dai forti nuclei di pescatori, che pure tengono vive memorie e mestieri antichi,

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Il turismo dei paesaggi, della storia, della cultura dell’isola

ad attrarre i grandi della cultura mondiale come Auden, Truman Capote, Gilles, Henze, Bachmann, Walton, Bargher fino a Pasolini, Moravia, Visconti, Toscanini: un mondo incontaminato di valori forti e veri, vissuti da uomini che, anche con umiltà, hanno segnato la nostra terra e la sua storia. Fanno un po’ sorridere coloro che si affannano a ritenere che sia lo star system con presenze roboanti a far conoscere e promuovere l’isola d’Ischia. Una visione miope e provinciale: senza ricorrere a Vittoria Colonna ed al sommo Michelangelo, basta elencare i grandi nomi della cultura mondiale, a partire da Ibsen e Benedetto Croce, per dimostrare quanto Ischia fosse cono-

sciuta ed amata, forse per le stesse ragioni per le quali oggi non lo sarebbe più. Per dare plastica visione di questa realtà, tuttora viva e palpitante, anche se in maniera residuale, insieme a Cesare Mattera, contadino antico organizziamo da anni un Ferragosto “alternativo”. L’appuntamento è ad un orario insolito per un giorno di Ferragosto, le 7.30 del mattino: dal piazzale antistante il Ristorante Bracconiere, sui Monti di Serrara Fontana, si parte, attraversando le rocce infuocate dei Frassitelli, per una escursione-esplorazione nei Boschi di Castagno della Falanga dove, testimoni di una civiltà secolare, ci aspettano le Case di Pietra e le Fosse della Neve, arricchite da una flora straordinaria nella quale spiccano felci rare

e bellissime. Il pane e pomodoro, l’insalata del contadino, insieme ad altre prelibatezze della gastronomia contadina arricchiscono l’escursione e ristorano i novelli “pellegrini” dell’Ambiente e del Bello. Nei Boschi di Castagno della Falanga, sull’Isola d’Ischia, un ferragosto alternativo a quello chiassoso ed insopportabile, al quale solo pochi privilegiati hanno la forza di sottrarsi, per vivere paesaggi, panorami, atmosfere irripetibili. Un’emozione per tentare di recuperare, in questo tempo oscuro di mediocrità e violenza, un minimo di dimensione estetica per la nostra vita. E per sintonizzarci sul grande messaggio di Papa Francesco, di cui all’Enciclica Laudato si’: una sorta di …bestemmia per quanti, anche sull’isola d’Ischia, della natura e delle sue ricchezze, hanno fatto scempio! Nel silenzio acquiescente, se non complice, di chi aveva doveri morali ed istituzionali. Il Ferragosto alla Falanga: un respiro dell’animo! 2. Che questo progetto per la geotermia susciti dubbi e preoccupazioni è legittimo e comprensibile. Che queste preoccupazioni, ripeto, legittime, vengano espresse da associazioni di categoria, da imprenditori importanti, da personaggi influenti della nostra società appare surreale: gli stessi, nel tempo, non hanno espresso preoccupazione ed allarme, quando, senza nessun rispetto per la natura, l’isola veniva devastata, le falde acquifere rischiavano di essere inquinate, le terre coltivate venivano abbandonate ed i rovi invadevano le nostre colline. Molti di quelli che ora, solo su questo progetto, esprimono preoccupazioni sono gli stessi che, al Calise di Ischia, si spellavano le mani ad applaudire il mio amico Carlin Petrini, fondatore di Slow Food, opportunamente invitato da Riccardo D’Ambra, che richiamava valori antichi, qui traditi nel silenzio dei più, di cui al degrado del nostro territorio. Applaudivano ed intanto praticavano il contrario, di cui alla strategia … “bevande incluse”! con buona pace di quei pazzi dei contadini che, come Cesare Mattera e molti altri, si ostinano a coltivare la terra. Direbbe il Principe De Curtis … “ma mi faccia(no) il piacere!”. Buon Ferragosto…passato.


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La Voce di Pietro 15 agosto 2015

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Riaperta la chiesa di San Gaetano a Forio Giovedì 6 agosto la visita del Vescovo Pietro Lagnese nella vigilia della festa di San Gaetano, in occasione della riapertura al culto dopo un lungo periodo di restauro. “Sia un luogo di esperienza di vita vissuta, di presenza viva di Gesù Risorto” Di Lorenzo Russo

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n occasione della festa di San Gaetano, giovedì 6 agosto è ritornata al suo splendore la chiesetta dedicata al Santo della Provvidenza – San Gaetano - nella parrocchia di San Sebastiano a Forio. “Oggi sono con voi in questa festa della trasfigurazione del Signore per la riapertura al culto di questa bella chiesa qui a Forio, dedicata a San Gaetano” ha affermato il Vescovo Pietro. “Questa giornata è la più indicata per riaprire al culto questa chiesa. Siamo alla vigilia della festa di San Gaetano. La festa della Trasfigurazione che celebriamo oggi ci aiuta a comprendere: qual è il senso di questi luoghi di culto? Qual è la missione che hanno le chiese di mattoni in mezzo a noi fedeli? Il vangelo ci aiuta a rispondere a questa domanda. Infatti ci racconta di quello che avvenne quando Gesù, avendo annunciato agli apostoli la sua passione, sperimentò che quell’annuncio causò uno scossone negli apostoli. Gesù per sostenere la fede negli apostoli, prese con se Pietro Giacomo e Giovanni e li condusse su un altomonte, in disparte con lui.

Quindi: a che servono questi luoghi di culto? Questi posti hanno una vocazione importantissima, quelle cioè di essere delle oasi, dei luoghi di bellezza dove si può incontrare Gesù e stare con lui”. Poi un ringraziamento al parroco: “carissimo don Pasquale, io ti ringrazio a nome della diocesi perché tu, in maniera generosa e coraggiosa, hai accolto l’invito del vescovo, perché venisse ammessa al patrimonio parrocchiale questa chiesa e che tu assumessi tutti gli oneri e l’impegno, non solo per la gestione di questo culto, ma anche per far fronte alle varie spese che ancora bisognerà affrontare affinché questo luogo possa risplendere nella sua bellezza. Ma, carissimo don Pasquale, lavora affinché questo non sia solo un luogo di museo, ma sia un luogo dove si possa far esperienza di incontrare il Signore e dire: è bello stare qui! Questo luogo, come gli altri luoghi di culto della parrocchia, sia un luogo dove si possa fare esperienza di vita vissuta, di presenza viva di Gesù Risorto. Sia un luogo dove si possa fare l’adorazione eucaristica e stare in pace con Gesù. Ringraziamo il Signore affinché questa Chiesa sia sempre più luogo di vita”. La gioia del parroco don Pasquale Mattera nel saluto finale, dove ha ricordato come “questa chiesa è meta di tanti turisti che scelgono questo luogo per fermarsi a meditare, pregare, parlare con Gesù durante il proprio riposo fisico. Una chiesa legata anche al popolo foriano, dove soprattutto durante la novena di Natale accorre numeroso. Questa è una chiesa sul mare, che guarda il porto, ed è stata voluta proprio dai pescatori. Non dimentichiamoci quindi di pregare anche per coloro che lavorano attraverso il mare”.


Giubileo della Misericordia

15 agosto 2015

kaire@chiesaischia.it

Di Tamara Ciarrocchi

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intorno a 12 lettere che ruoterà il Giubileo straordinario indetto da Papa Francesco: mi-se-ri-cor-dia. Un anno (dall’8 dicembre 2015 al 20 novembre 2016) che sarà l’occasione per approfondire il vero significato di questa parola da sempre predicata dalla Chiesa e arricchita attraverso le opere e testimonianze di santi e personalità autorevoli. Grazie a loro sono stati dedicati alla misericordia molti santuari italiani, scrigno di fede, d’arte e da sempre mete di pellegrinaggi. Figure come quelle di Santa Faustina Kowalska, Santa Margherita Maria Alacoque, Santa Teresa di Gesù di Lisieux o Madre Speranza hanno rilanciato con i loro esempi di fede “quella forza che tutto vince” o “la via che unisce Dio e l’uomo, perché apre il cuore alla speranza di essere amati per sempre nonostante il limite del nostro peccato”. Hanno lasciato grandi eredità al culto della misericordia Giovanni XXIII, Paolo VI, san Giovanni Paolo II, il cui mistero divino ha profondamente segnato il suo pontificato, Benedetto XVI e ora anche Papa Bergoglio. La mappa dei Santuari. Sono 20 i più importanti santuari dedicati alla misericordia sparsi in Italia ed equamente distribuiti al nord, centro e sud. In questo giubileo delle periferie tutte le diocesi saranno invitate a celebrare sul territorio, dall’8 dicembre, il sacramento della riconciliazione. Luoghi dalla forte valenza simbolica che, come fossero tutti legati da un filo comune, avranno l’occasione di trovare nuovo slancio attraverso l’organizzazione di iniziative per i pellegrini desiderosi di ottenere i doni spirituali dell’indulgenza giubilare. Suor Faustina. Centinaia le persone che ogni giorno trovano rifugio e speranza nel culto visitando la Chiesa di Santo Spirito in Sassia, a Roma, divenuto luogo di propagazione e centro della spiritualità della Divina Misericordia per volere di Papa Giovanni Paolo II e ufficialmente istituito con decreto dal cardinale Camillo Ruini, nel 1994. Luogo, a due passi da San Pietro, legato alla venerazione di suor Faustina Kowalska, il cui reliquiario qui è esposto alla venerazione dei fedeli. Una suora polacca beatificata nel 1993 e proclamata santa nel 2000 proprio da quel giovane che, prima di andare al lavoro, ogni giorno, si fermava a pregare nella piccola

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Sono 20 i più importanti sparsi in Italia ed equamente distribuiti al nord, centro e sud. In questo giubileo delle periferie tutte le diocesi saranno invitate a celebrare sul territorio, dall’8 dicembre, il sacramento della riconciliazione. Luoghi dalla forte valenza simbolica che avranno l’occasione di trovare nuovo slancio attraverso l’organizzazione di iniziative per i pellegrini

È la misericordia il filo comune di tanti Santuari chiesa del suo convento: lo stesso giovane che un giorno sarebbe diventato Papa Giovanni Paolo II. Un flusso straordinario di devoti ogni giorno si reca nel santuario per la messa delle ore 15, quando le navate si riempiono in pochi minuti di persone. Sempre al culto di suor Faustina è legato il Santuario Gesù Divina Misericordia di Gherghenzano, piccola frazione del comune di San Giorgio di Piano (Bologna). Rimane aperto giorno e notte per l’adorazione eucaristica perpetua. Diverse le iniziative in cantiere in concomitanza e in preparazione al Giubileo, afferma il parroco don Fortunato. “Partiremo con il tema dell’esaltazione della Santa Croce il 14 settembre - dice -, poi il 5 ottobre avremo la festa di Santa Faustina, come pure il 22 ottobre la festa di San Giovanni Paolo II, e a novembre la settimana mariana legata all’immagine miracolosa della Misericordia. Altra ricorrenza il 28 dicembre e il 22 febbraio in ricordo dell’apparizione di Gesù a Santa Faustina. Il momento più solenne sarà la festa di preparazione alla Festa della Divina Misericordia, la domenica dopo Pasqua”. Quotidiani i pellegrinaggi anche nel Santuario di Santa Lucia a Centurano di Caserta, di cui è rettore don Primo Poggi. Qui, ogni giovedì, la funzione è dedicata alla Divina Misericordia, con la recita della Coroncina miracolosa, il Rosario, il bacio della Croce, i canti della corale. Madre Speranza. Altro luogo legato al culto è il Santuario dell’Amore Misericordioso di Collevalenza (Todi), che per il Giubileo avrà la sua porta santa da varcare. Santuario nato per opera di Madre Speranza, Maria Josepha Alhama Valera, la suora spagnola morta 32 anni fa proprio nella cittadina. Un luogo oggi definito la “picco-

la Lourdes” perché qui avviene la liturgia delle acque con l’immersione dei pellegrini nelle piscine con l’acqua sgorgata nella località e indicata da Gesù alla suora. Dal mare ai monti i luoghi della misericordia. Il rituale della porta santa avverrà anche nel Santuario-Basilica Mater Misericordiae di Macerata. “A questa ‘porta santa’ aveva annunciato il vescovo, monsignor Nazzareno Marconi - verranno devotamente in pellegrinaggio i fedeli da tutte le nostre parrocchie, per ottenere da Dio i preziosi doni spirituali della indulgenza giubilare”. Sempre nelle Marche il santuario Acqualagna, nel Pesarese, e poco più a nord il santuario di Santa Chiara a Rimini (in Romagna). Scrigni d’arte e di fede anche i santuari di Maria Santissima della Misericordia (sec. XIV) che si trova in Puglia ad Ascoli Satriano (Foggia), quello della Beata Vergine della Misericordia a San Martino di Finita (Cosenza), il Santuario Santa Maria della Misericordia a Valderi-

ce (Trapani), il Santuario Maria SS. della Misericordia a Fontanarosa (Avellino). Al nord d’Italia atmosfere montane per vivere l’anno della Misericordia anche nel Santuario di Madonna di Rosa a San Vito al Tagliamento (Pordenone) e in Valtellina a Bormio (Lombardia) nel Santuario della Madonna della Misericordia. Nella mappa dei santuari anche quello di Maccio di Villa Guardia (Como) e, ancora, quello di Santa Maria della Misericordia a Terrassa Padovana (Padova) o il santuario della Beata Vergine della Misericordia di Castelleone (Cremona). Anche a Savona il Santuario dedicato a Nostra Signora della Misericordia, come pure ad Arezzo e a Montalcino (Siena). Suggestivo sarà l’evento giubilare vissuto nel santuario del Monte Lussari meta di pellegrinaggi italiani, tedeschi e slavi, immerso nel verde sulle vette maestose del Friuli, a Camporosso, frazione di Tarvisio a 1.700 metri sul livello del mare. Lassù dove il cielo è più vicino.


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Società 15 agosto 2015

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Una casa per l’integrazion e la crescita dei nostri disa L’esperienza positiva del Centro Giuseppe Natale a Casamicciola Terme:

dove si sperimenta la gioia di vivere grazie all’impegno del terzo settore iso Dalla Redazione

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eravigliosa l’esperienza iniziata circa un anno fa con il Centro Giuseppe Natale, spazio dedicato alla crescita e all’integrazione dei disabili adulti e minori dell’Isola d’Ischia e Procida. Sfida iniziata per la determinazione dell’ente gestore, la cooperativa sociale Asat Ischia e dei suoi collaboratori. Immerso nel verde della pineta della Maddalena a Casamicciola è il luogo ideale dove, attraverso attività laboratoriali, si cerca di favorire l’autonomia, la socializzazione e l’integrazione dei disabili. Quest’estate grazie al contributo riconosciuto dalla Fondazione con il Sud, il Centro G.Natale con l’Associazione I. sola d’Amore ed altri partener ha avviato il progetto Casa Amiga, ampliando così l’offerta dei servizi a beneficio dei soggetti con disabilità psichica e/o fisica e dei loro familiari, offrendo occasioni di sviluppo delle abilità di relazione e comunicazione, incoraggiando la rete di volontariato locale in ambito disabilità. Diversi laboratori sono stati avviati, come l’atelier della cucina, il lab. manipolativo, musicale, quello sulla parola del cortometraggio, escursioni per mare e per terra, etc, che vedono impegnati i ragazzi del centro stimolando i lori interessi e favorendo i ritmi di espressività e produttività. Ecco raccontata l’esperienza del Centro attraverso i suoi operatori: Rossella. “Quando mi fu chiesto di lavorare presso il centro diurno Giuseppe Natale, ringraziai subito per la bellissima proposta. Come educatrice non sono alle prime armi, ma in questo lavoro al di là delle competenze teoriche e pratiche, bisogna avere una buona dose di umiltà. Ogni bambino o adulto, è considerato in primis come persona e non c’è una metodologia pedagogica o psicologica che possa servire da “manuale per le istruzioni”; non esiste di fatto una pedagogia standard. Proprio per questo motivo, nel costruire una relazione di aiuto, bisogna partire da ciò che non si sa dell’ altro, questo intendo per umiltà! Lavoro presso questo centro da sei mesi e fin da subito ho compreso che l’o-

biettivo dell’equipe di esperti ed educatori non era certo quello di porre un “regolamento alla crescita”. Con questi concetti base, tutti coloro che frequentano il centro Giuseppe Natale, sperimentano accoglienza, gioia di diventare “grandi” insieme e soprattutto la libertà di essere se stessi sempre e ovunque”! Restituta. “Con un’esperienza alle spalle di 15 anni nel sociale, posso dire che la cosa più bella di questo lavoro è che quello che si da è meno di quello che si riceve. Lavorare con queste persone è una “lezione di vita”, anzi vorrei fare un appello ai più giovani! Spesso sento notizie molto tristi tipo: ragazzi che in cerca di alternative fanno uso di droghe, ragazzi giovanissimi che si suicidano, ragazzi che sfogano la loro rabbia su quelli più deboli. Vorrei proporgli una giornata con i nostri ragazzi! Penso che alla fine sia più sballante di qualsiasi droga, più appagante di un bel voto a scuola e più soddisfacente di una scazzottata perchè l’amore, la gioia e le emozioni che riescono a trasmettere questi ragazzi sono un’esperienza unica da condividere”. Mariaregina. “Lavoro come educatrice al Cento Giuseppe Natale da qualche mese. Prima di allora avevo sentito parlare della disabilità, ma non ne avevo ancora fatto un’esperienza così diretta. Sindrome di down, autismo, basso livello cognitivo, problemi comportamentali: mi sono resa conto che si tratta di “etichette” che dicono

molto poco delle persone. Davanti a me ho trovato ragazzi con una loro personalità, un proprio carattere, gusti e preferenze personali, una loro storia individuale e familiare. Tutti questi elementi si riassumono nel loro specifico modo di essere e di esprimersi. Questo modo a volte può sembrare bizzarro, a volte può comportare dei problemi, ma ho imparato che va sempre rispettato e compreso, e solo dopo modificato. Sentire che si è delle “persone sbagliate”, penso sia un’esperienza devastante per chiunque. Avere la sensazione, invece, che chi hai di fronte ti guarda per quello che sei, senza giudizio, né pretese, può essere il primo passo per dare il meglio di sé. Forse è questo il nostro primo compito e la nostra principale responsabilità come educatori. Così tutte le attività che proponiamo e che costruiamo insieme con i ragazzi, sono un pretesto per imparare a stare bene insieme. Cucinare, pitturare, ballare, giocare, cantare, fare sport, anche una semplice partita a carte, possono rappresentare la possibilità di mettere in campo non solo le proprie competenze manuali, di coordinazione, la propria creatività, ma di mettere in circolo quei “beni relazionali” sempre più difficili da trovare, ma dei quali abbiamo un bisogno più profondo e che risultano indispensabili per il benessere di chiunque”. Per maggiori informazioni consultare la pagina fb: Centro Giuseppe Natale


Società

15 agosto 2015

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STORIE ISCHITANE

Autismo

Novità e speranze Il racconto di Annalisa, mamma di Domenico: “Da genitore di bambino autistico, il fatto che questa patologia sia stata inquadrata in un contesto legislativo, mi dà speranza che qualcosa stia cambiando”

Di Annalisa Nicotra

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l 5 agosto è stata approvata la prima legge nazionale sull’autismo che prevede l’inserimento dei trattamenti per l’autismo nei livelli essenziali di assistenza, l’aggiornamento delle linee guida per la prevenzione, diagnosi e cura, e l’implementazione e la promozione della ricerca di tipo biologico e genetico, ma anche riabilitativo e sociale. Grazie a questa legge il servizio sanitario nazionale offrirà alle persone con autismo interventi organici riconosciuti scientificamente”. Questa è la notizia apparsa sui maggiori quotidiani nazionali di qualche giorno fa. La mia prima osservazione è proprio l’abbinamento autismo-legge. Pensiamo che fino a qualche anno fa non si sapeva neanche cosa fosse questa patologia. Dopo la diagnosi, tanti genitori brancolavano nel buio, senza sapere cosa fare e a chi affidarsi per il trattamento terapeutico del proprio figlio. Da qualche tempo però le cose sono cambiate. Si sente sempre più spesso parlare di bambini autistici, vuoi perché la presenza nelle classi scolastiche è sempre maggiore, vuoi perché molti genitori stanno cercando, con grandi sforzi, di sensibilizzare la comunità nei confronti di questa patologia. Da genitore di bambino autistico invece, il fatto che questa patologia, sebbene solo in maniera generica, sia stata inquadrata in un contesto legislativo mi dà speranza che qualcosa stia cambiando. Da adesso, grazie a questa legge, l’autismo, in quanto patologia, è inserito nei livelli essenziali di assistenza (LEA). Questo garantirà una presa in carico dell’autistico partendo dalla diagnosi precoce, alla scuola, ovvero il sostegno, all’assistenza specialistica, all’assistenza domiciliare, le case famiglia, i centri diurni e notturni fino all’età adulta. Queste sono solo linee guida; la legge è stata varata senza fondi, cosa che ha suscitato non poche polemiche, ma bisogna ammettere che senza questa legge gli eventuali stanziamenti di fondi non avrebbero probabilmente trovato l’inquadramento migliore. AD ISCHIA Per quanto riguarda la realtà di Ischia, ovvero una realtà di provincia, questa vive le difficoltà del Comune e di riflesso quelle della Regione. Il lavoro di poche associazioni e l’autofinanziamento delle famiglie, permette a questi bambini/ragazzi di vivere in una quotidianità sufficientemente organizzata. Penso che sia opinione comune di noi genitori che l’ideale sarebbe creare delle condizioni che vedano gli autistici non ghettizzati in quanto disabili, ma integrati in un contesto di coetanei, supportati da figure professionali, giusti destinatari dei finanziamenti che si potranno ottenere grazie a questa legge.


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Società 15 agosto 2015

Di Francesco Mattera

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are lettrici e lettori di Kaire, mi sono preso una pausa ferragostana nel Made in Ischia, ma prometto di ritornare sulla rubrica già dal prossimo numero. Non sto a raccontarvi le difficoltà di varia natura (compreso il caldo opprimente che ha stroncato parecchie energie in tante persone, me compreso!) che ho incontrato per realizzare il contatto con l’azienda che avevo in mente di descrivervi. Mi direte, ma allora di cosa ci parlerai? Bhe, le vostre perplessità sono legittime e quindi vedrò di dissiparle velocemente. Avete certamente fatto anche voi l’esperienza di arrovellarvi quasi ossessivamente su alcuni pensieri e di proporvi di esternarli chessò, ad amici, parenti, e conoscenti vari. Ma di riporre poi sistematicamente tali pensieri in un cantuccio e non riuscire mai a compiere il passo finale. Ecco, la cosa è successa a me negli ultimi tempi, e riflette più e variegati stati d’animo venutisi a creare a seguito di fatti della cronaca della nostra terra di Ischia. Molto umilmente vi proporrò alcuni di questi pensieri, che ho etichettato come “in libera uscita” in quanto non sono accreditato - io Francesco Mattera agronomo – né di essere un commentatore politico, né tantomeno un osservatore attento e puntuale dei costumi della gente comune. Lo farò a modo mio (a chi piace piace, e degli altri non mi do pena!), con il linguaggio che più mi è congeniale. 1) IL RAPPEZZO – Posso parlare anche di rattoppo e di rammendo, il concetto è lo stesso: la “r” iniziale in questi vocaboli indica un’operazione di riparazione, e quindi di un recupero il più possibile efficace e duraturo della funzionalità della cosa o dell’oggetto cui la stessa è rivolta. Ricordate le nostre nonne che ricucivano pazientemente piccoli strappi e buchi nei calzini? Ecco, in quel caso si trattava di un rammendo. Il rattoppo invece prevedeva l’applicazione di una pezza, di una toppa di stoffa, non sempre dello stesso colore, ad un pantalone, una giacca, consunti in punti particolarmente soggetti all’usura (ginocchia, gomiti, ecc.). Ma veniamo al rappezzo: questo termine è particolarmente impiegato dai muratori per indi-

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Tra un Made in Ischia ed un altro

Pensieri in libera uscita

care il rifacimento di tratti di intonaco o di pavimenti rovinati. Ma i casi più attuali di rappezzi, che riguardano un poco tutti noi cittadini, sono quelli che riguardano le buche nelle pavimentazioni stradali: una vera croce per tante persone, specialmente qui da noi ad Ischia! Perché? Semplice perché i rappezzi non sono eseguiti a regola d’arte. Ne ho parlato con un anziano muratore- Giovan Giuseppe – che mi ha spiegato: “Fare un rappezzo efficace e duraturo non è cosa difficile. Occorre che la buca sia asciutta, ripulita perfettamente del suo contenuto, e che i suoi contorni sia profilati bene e ad angolo retto, in modo che il riempimento sia omogeneo e lo si possa ben costipare. Invece io osservo gli operai del comune che in quattro e quattr’otto, senza badare a niente, versano il bitume nella buca, due colpetti con la pala e via…! Dopo poco tempo la buca è nuovamente aperta e magari ancora più grande di prima”. Di rimando, io a lui: “Ma quand’è che non conviene fare rappezzi?” Risposta: “Quando le buche sono tante e su tratti lunghi, conviene rifare tutto, ma anche in questo caso, se non si lavora con arte e con coscienza il lavoro dura poco e le buche semmai diventano più numerose e profonde.” Sono state queste parole che mi hanno fatto pensare alla situazione politica nel Comune di Ischia. Per il Sindaco autosospesosi – Giuseppe Ferrandino – il dott. Carmine Barile è stato una toppa, anche di buona qualità se vogliamo, che ha retto fin che ha potuto (la toppa era migliore del vestito cui era stata applicata!) Poi è ricomparsa la buca, più grande e vistosa di prima. E’ possibile immaginare di fare un nuovo rappezzo? E’ possibile immaginare che i cittadini di Ischia debbano essere considerati ancora degli stupidi a cui si può imboccare tutto? Una seconda pezza, a mio giudizio, non occorre, al Comune di Ischia occorre un vestito nuovo!

2) Goletta Verde e Comune di Barano - Due recenti soggetti belligeranti che se le sono dette in tutte le salse e con toni anche piuttosto accesi. Da un lato, l’espressione diretta dell’associazione ambientalista Legambiente, che monitora i litorali di tutta la penisola e distribuisce bandiere blu (nella migliore di tutte le ipotesi) o di altri colori meno nobili e nobilitanti, a certificare la balneabilità delle acque costiere o il loro maggiore e minore tasso di inquinamento sia di natura microbiologica che di natura chimica o fisica. Ha attribuito – Goletta Verde - una, … come definirla…, poco rassicurante?, bandiera nera al litorale dei Maronti prospiciente la foce dell’Olmitello. Esibendo analisi che comproverebbero un tasso di inquinamento che non dovrebbe consentire (quindi vietare) la balneazione di quel tratto di mare. Dall’altro lato il Comune di Barano che con il suo Sindaco, dott. Paolino Buono, controbatte energicamente esibendo le analisi dell’ARPAC (Agenzia Regionale per la Protezione dell’Ambiente in Campania) che invece dimostrano il contrario. Poi il dibattito si è spostato sulla Cava dell’Olmitello, una delle pochissime zone umide della nostra isola, che a detta dei rappresentanti di Legambiente, dovrebbe essere risanata e bonificata da monte fino a valle. E Barano che risponde grosso modo così: “Lo stiamo già facendo e faremo ancora di più …!” Ora vengo alle mie considerazioni: Legambiente svolge sicuramente un’azione meritoria e Goletta Verde è sicuramente un suo fiore all’occhiello. Pensare di zittire l’una e bloccare l’attività dell’altra non è né pensabile né desiderabile per nessuno. L’ARPAC è una vera e propria Istituzione pubblica, che svolge le sue funzioni sotto il controllo diretto del

Ministero dell’Ambiente. E’ tanto difficile o improponibile pensare ad una sinergia tra l’una – Goletta Verde - e l’altra – l’Arpac, - e quindi i comuni interessati? Se in qualunque tratto della costa italiana si facessero analisi per 365 giorni all’anno, quindi tutti i santi giorni, è molto probabile che si avrebbero 365 risultati diversi e, in alcuni casi statisticamente significativi, anche molto lontani tra di loro, in senso sia negativo che positivo. Le variabili indipendenti sono numerosissime (le correnti marine, la maggiore o minore piovosità, l’intensità del passaggio di navi mercantili, ecc.) Ci può stare quindi che i risultati delle analisi di Goletta Verde siano diversi da quelli di ARPAC. Perché allora prelievi ed analisi non li fanno in contemporanea, magari con l’interposizione di un soggetto terzo (un laboratorio universitario, ad esempio) che effettua le controprove in caso di risultati discordanti? Quello di cui certamente non hanno bisogno né i cittadini di Ischia né i tanti suoi turisti che vengono per godere del nostro mare, sono le incertezze e le interminabili diatribe tra soggetti che invece potrebbero collaborare per il bene comune. 3) La navicella che naviga in acque agitate, tenta in tutte le maniere di approdare in un porto sicuro e di salvare quindi tutte le persone che si trovano a bordo. Compreso l’equipaggio che in altre occasioni e nel passato non ha curato bene la navicella, anzi ha fatto di tutto per deteriorarla. Il Comandante è valoroso: quando l’ha presa in consegna ha posto subito mano alla sua cura per garantire la salvezza futura dell’equipaggio, dei passeggeri e, in ultimo, di se stesso. Incontra resistenze. Una piccola parte dell’equipaggio abbozza, ma se può rema contro, e lo fa spesso e volentieri. Ora la navicella si dibatte nei marosi e tenta di guadagnare il porto: da terra alcuni vorrebbero dirgli come, e soprattutto cosa fare. Ma non capiscono niente né di navicelle né di mare. Non si sa bene perché si agitino tanto, a cosa è aggiustata la loro mira! Non certamente al bene delle persone che stanno a bordo. Il Comandante non si lascia distrarre da quei segnali: percorre la rotta alla luce della sua Sapienza e della sua esperienza, ma soprattutto ha il suo occhio costante alla luce sicura e rassicurante del Faro. Chi vuol intendere intenda…!


15 15 agosto 2015

kaire@chiesaischia.it

Di Lorenzo Russo

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al 12 al 26 Agosto al museo civico del Torrione a Forio d’Ischia ci sarà una simpatica mostra artistica a cura dei bambini che hanno partecipato in questi giorni alle attività dell’Ischia Summer Camp, un campo estivo per l’intrattenimento dei più piccoli, dai 3 ai 16 anni. Iniziato nel 2011 come una piccola realtà dell’agenzia Destination Tourism di Forio (che opera a livello internazionale), nell’estate del 2014 il centro estivo ha avuto oltre 200 bambini iscritti fra i residenti sull’isola e i tanti turisti che raggiungono il nostro territorio per le proprie vacanze. Una grande sinergia dovuta soprattutto alla tenacia del Sales Manager Francesca Annunziata e del suo valido staff. Lo scopo del centro estivo è quello di intrattenere i bambini, rendere sano il tempo libero estivo, far apprezzare loro tutto ciò che la nostra bella isola propone in termini di natura, spiagge, boschi, montagne, mare e sole ma anche di fargli conoscere la storia della nostra piccola ma importante isola. Il divertimento si genera anche attraverso laboratori ludico creativi, giochi in spiaggia, escursioni, attività

L’arte dei bambini in mostra al Torrione

artistiche e musicali. E proprio una di queste attività ha generato dei piccoli capolavori artistici che potete ammirare al Torrione, un laboratorio tenuto da Leticia Berriel che ha saputo trasmettere conoscenze

e amore per l’arte ai bimbi. Il centro estivo è un’ottima soluzione per i figli di coloro che trascorrono le proprie vacanze sull’isola, ma soprattutto per i genitori residenti che lavorano e hanno bisogno di poter

stare tranquilli che i propri figli trascorrano giornate serene e gioiose. Su richiesta l’organizzazione può accogliere anche clienti che parlano l’inglese, il russo, il tedesco o l’ungherese.


16 15 agosto 2015

Di Antonio Lubrano

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er le ciliegie, le nostre ciliegie, la loro stagione volge al termine. Nel periodo di maggior raccolta e consumo, si dice che una ciliegia tira l’altra: quando le cogli direttamente dalla pianta e quando le mangi senza tener conto della… conta. Sono belle a vedersi nel loro preminente colore rosso dalle varie sfumature, intense e velate, tanto da diversificare i toni della loro tinta. Abbiamo le ciliegie rosso brillante, rosé, bluastre e nere che a Ischia chiamiamo in gergo contadino “ciliegia mulignana”. Queste ultime vanno bene per la conservazione sotto spirito o grappa da sfoggiare nei mesi freddi in occasioni speciali in casa in famiglia e con gli ospiti. C’è chi le “ingegna” a Natale facendole fare il paio col vino cotto e col nocillo nettari ricercati della vecchia dispensa casareccia isolana. In ogni caso diventano una prelibatezza e ti fanno fare bella figura. Quali sono i benefici di una bella scorpacciata di ciliegie? Le ciliegie sono un frutto ricco di vitamine. Contengono vitamina A, C e vitamine del gruppo B. Quando incominci a mangiarle non ti fermi più, preso come sei dalla voglia di mangiarne delle altre. Quando poi ti accorgi di aver esagerato ed avverti i primi segni di una insorgente indigestione, ti fermi. Nonostante ciò, sono sicuramente una fonte da non sottovalutare di sali minerali, come ferro, calcio, magnesio, potassio e zolfo. Le ciliegie di norma si raccolgono tra maggio e giugno e resistono fino a tutto luglio. I loro utilizzi alimentari più comuni riguardano la preparazione di marmellate, composte, conserve, sciroppi, liquori, frutta sciroppata, gelati, yogurt e dolci di vario genere. Naturalmente, sono ottime anche nelle macedonie. MITI E LEGGENDE Sulla pianta di ciliegie è fiorita una ricca serie di miti un po’ in tutto il mondo a cominciare dalla nostra isola. Infatti fra i frutti deliziosi dell’antico Giardino delle Ninfe intorno alla secolare Torre di Michelangelo, spiccavano le ciliegie di vario tipo e colore. Lucrezia D’Alagno sui ricchi banchetti di Corte che organizzava per gli ospiti del Castello d’Ischia non faceva mai mancare le ciliegie colte nel dirimpettaio Giardino della Torre ove alloggiavano i D’Avalos. Nella mitologia greca era la pianta sacra a Venere e i suoi frutti pare portino fortuna agli innamorati. In Sicilia si dice che le dichiarazioni d’amore fatte sotto un ciliegio saranno sempre fortunate. Le leggende Sassoni raccontano che gli alberi di ciliegio ospitino delle divinità che proteggono i campi. In Finlandia dicono che il colore rosso di questo frutto sia il simbolo del peccato. Nel folklore inglese pare che sognare un albero di ciliegie pre-

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Sull’isola d’Ischia fino agli anni ‘70 si contavano circa un migliaio di piante di ciliegie di medie e grandi dimensioni. Poi il numero è calato per mancanza di contadini. Attualmente sono poco meno di trecento e il raccolto è sufficiente per il fabbisogno privato.

LE CILIEGIE Una storia di 3000 anni

Raccolta di ciliege sull'isola

Venditiore di ciliegee a Ischia Ponte

sagisca sfortuna mentre se ci spostiamo a Oriente in Cina rappresenta la bellezza femminile e il Giappone ne ha fatto il fiore simbolo nazionale fornendo anche una spiegazione per il colore rosa dei suoi fiori: sembra che in origine fossero bianchi ma dopo che i samurai caduti in battaglia vennero sepolti sotto gli alberi di ciliegio i petali divennero rosa a causa del sangue dei valorosi guerrieri; anche i samurai che decidevano di suicidarsi pare scegliessero di farlo proprio sotto questi alberi. ALTRI USI Il ciliegio è un albero i cui usi non sono esclusivamente legati ai frutti che produce, ma si lascia utilizzare anche in altri modi. In falegnameria, il suo legno marrone rossastro è molto apprezzato ed usato per la creazione di mobili, strumenti musicali e svariata oggettistica. Sull’isola d’Ischia, fino agli anni ‘70 si contava circa un migliaio di piante di ciliegie di media e grande dimensione. Poi il numero per mancanza di mano contadina è andato sensibilmente calando fino a diventare molto basso. Le piante di ciliegie a Ischia sono oggi poco meno di trecento. Il frutto è appena sufficiente per il fabbisogno privato. In pratica le ciliegie che si vendono dai nostri fruttivendoli provengono dal mercato generale ortofrutticolo di Napoli. La prima coltivazione ufficiale del ciliegio si ebbe circa 3 mila anni fa in Grecia, mentre in Italia si diffuse 400 anni prima di Cristo. Il primo autore che cita questo albero e ci parla della sua presenza in Italia fu Varrone, il quale ne descrisse le tecniche per la coltivazione e le modalità per ottenere le qualità più pregiate. Ma colui che gli dedicò più spazio fu Plinio il Vecchio, parlando degli esatti tempi in cui il ciliegio fece la sua comparsa, le varietà di ciliegie esistenti e le più pregiate, nonché della grande rapidità con cui questo albero si diffuse. Pare infatti che nel giro di 120 anni la sua coltivazione iniziò a essere praticata in tutta Europa. Il ciliegio è una pianta molto bella, che durante la primavera si riveste di piccoli fiori fittissimi, regalando uno spettacolo meraviglioso, viene per questo motivo utilizzato anche come ornamento, esibito nei parchi, per le strade e nei giardini. Di quest’arbusto viene sfruttata anche la resina che, essendo molto aromatica, viene utilizzata come aroma per le gomme da masticare. Si impiega anche il succo dei peduncoli dei frutti che, avendo proprietà officinali, vengono utilizzati nella farmacologia come diuretici, astringenti e antitossici.


17 15 agosto 2015

kaire@chiesaischia.it

STORIELLA

Fanciulla solare col cesto ricolmo di ciliegie

Quella ciliegina che non si dava pace Di Michele Lubrano

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ulle ciliegie si scrivono molte storielle che alla fine servono per fartele amare di più. Ci proviamo anche noi. Leggete questa. C’era una volta, nel reparto frutta di un supermercato, una Ciliegina che non si dava pace: “Non voglio finire nella pancia di un uomo!” si lamentava con le sue compagne di cestino. “Non devi lamentarti Ciliegina” le diceva nonna Ciliegia, la più matura del reparto, “Mamma Natura ci ha chiesto di aiutare l’uomo nella sua crescita donandogli i nostri zuccheri e la nostra dolcezza: solo portando a termine questo importante compito riusciremo a mantenere l’equilibrio del mondo!” Ciliegina la ascoltava attentamente perché sapeva che lei aveva molti giorni e che era la più buona di tutte, ma il suo nocciolo le diceva che il suo destino era altrove. Così una notte, mentre le compagne riposavano nei loro cestini, fece uscire il suo picciolo dalla confezione e con una capriola bunf cadde giù dallo scaffale e rotolò sul pavimento. Rotolando rotolando, giunse fino all’entrata del supermercato dove aspettò il mattino e l’arrivo dei commessi per sgattaiolare all’aria aperta. Non appena fu fuori decise di riposare così si fermò ad osservare il mondo attorno a lei: tante volte se l’era immaginato osservando le fotografie sulle confezioni della frutta, ma il paesaggio che la circondava era molto diverso dai prati e dalle colline delle immagini che aveva tanto sognato: attorno a lei c’era soltanto una distesa di cemento e nemmeno lontano lontano riusciva a vedere un pochino di verde. Ciliegina era

molto triste ma decise di non rinunciare alla sua fuga convinta che mamma Natura l’avrebbe aiutata a trovare la sua strada. Incontrò così piccioni cattivi che cercarono di mangiarla, macchine che rischiarono di trasformarla in marmellata e temporali che rovinarono la sua pelle lucida. Un giorno, lungo il suo cammino, vide una bella casettina; Ciliegina era molto curiosa così decise si dare una sbirciatina: si affacciò in un buchino della recinzione di legno e scoprì un giardino fantastico pieno di fiori, piante da frutto e verde ovunque! Ad un tratto sentì qualcuno urlare “Ehi tu chi sei?!Cosa ci fai qui?!?”. Ciliegina si spaventò così tanto che cadde indietro rotolando fin giù dal marciapiede. “Accipicchia che botta!” esclamò la piccola ciliegia cercando di rialzarsi: si era ammaccata su un lato e faceva tanta fatica. Fu in quel momento che vide un rametto sbucare dalla recinzione e dirigersi verso di lei. Tentò di scappare ma non riusciva a muoversi così si lasciò avvolgere dal ramo che la tirò verso l’alto fin dentro al giardino. “Mi scusi signorina, non volevo spaventarla!” Un vecchio salice la guardava sorridendo mentre la appoggiava delicatamente su dell’erba morbida. “Si è fatta tanto male?!” continuò il Salice vedendo che Ciliegina non diceva niente. “No ho preso solo un bottarella, un po’ di riposo e passerà tutto.” Gli rispose un po’ intimidita. “Può fermarsi qui se vuole: abbiamo un giardino molto grande e i nostri padroni sono davvero gentili non faranno problemi!”. Ciliegina era contenta di avere incontrato un albero così gentile ma rifiutò dicendogli che aveva iniziato un viaggio e non poteva proprio fermarsi. “Dove è diretta signorina?!” chiese l’albero; dovete sapere infatti che ,oltre ad essere molto vecchio, Salice era un albero anche molto curioso. “Non lo so” rispose la ciliegia “ma sento che ho un compito da svolgere e non posso farlo qui.” Salice era sempre più curioso “Almeno mi permetta di presentarle la mia famiglia!” le disse e fu così che Ciliegina fece amicizia con dei tulipani rossi ,chiacchierò per la prima volta con un pero ed ebbe la fortuna di conoscere un pesco davvero molto dolce.


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Vita Missionaria 15 agosto 2015

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Di Ordine Francescano Secolare di Ischia

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tiamo vivendo tempi così difficili che parlare di gioia e letizia sembrerebbe anacronistico. Eppure trovare la gioia non è così difficile. Nei vocabolari più accreditati “gioia” viene definita come “sentimento di piena e viva soddisfazione dell’anima; allegria, letizia, felicità, essere contentissimo, felicissimo”, ed anche “persona, fatto o cosa che è causa di felicità, fonte di soddisfazione o di consolazione”, l’origine latina è nel termine “gaudium”, sinonimo è “letizia” ovvero “stato di intensa e serena gioia interiore”. Se riteniamo di trovare la gioia nella soddisfazione dei nostri bisogni materiali, nell’accontentare tutti i desideri che le mode e le correnti di pensiero ci impongono, non ci riusciremo mai. Potremmo pur essere felici per breve tempo poi la nostra anima e la mente saranno di nuovo preda delle delusioni e dello scoraggiamento. Francesco Bernardone ci mise del tempo per trovare la gioia e la letizia ma, alla fine, ne ebbe piena l’anima e le provò fino al termine della sua vita. Provò la gioia nell’abbandonare le ricchezze paterne, nel donare tutto ai fratelli poveri, nell’aiutare i malati e bisognosi, nel riconoscersi peccatore abbandonandosi alla volontà del Padre celeste, nel vivere in comunità senza privilegi e nell’aiutare i suoi frati a fare altrettanto. La gioia nasce spesso dalla carità, dall’umiltà, dalla pazienza con cui affrontiamo la vita; ancor più spesso sono gli altri a darci gioia: con la fraterna accoglienza, il sorriso, la condivisione familiare, l’abbraccio incondizionato che si dà ad un amico. Questa gioia la prova la nostra fraternità ogni anno, già a partire dagli inizi del 2000, nel trascorrere una giornata presso le suore dell’Istituto della Divina Provvidenza al Pio Monte della Misericordia, accolti con gioia dalla Madre Superiora Suor Edda e dalle consorelle, e dal sorriso dei bambini che ospitano. Anche quest’anno la loro affettuosa accoglienza, la condivisione di abitudini quotidiane, la luce di gioia negli occhi dei bambini, hanno riempito noi di altrettanta felicità; i giochi con i piccoli al mattino e il pranzo comunitario poi, il sentirsi un’unica famiglia e leggere la felicità sui volti dei nostri ospiti, è stata la testimonianza che chi dona amore agli altri è come se donasse una parte di se stesso, sentendosi così più vivo egli stesso e perciò più felice e ricco di gioia. Come noi avranno gioito tutti coloro che hanno dato una mano a questa annuale tradizione, in particolare i titolari dei ristoranti Bella Napoli (Forio), Ricci (Riva destra Ischia), Umberto (Via Roma, Ischia), la Gelateria De Maio (Fr.lli Cavaliere, Ischia Porto), ai quali va il nostro ringraziamento, augurandoci che anche altri, ciascuno per quello che può, seguano il loro esempio e vogliano in futuro sperimentare la vera gioia che riempie l’anima, poiché se doni amore e solidarietà senza nulla chiedere in cambio, come dice un canto, “quando arriverà la sera ti senti pazzo di felicità”.

La gioia e la perfetta letizia del giullare di Dio Una giornata con le suore dell’Istituto della Divina Provvidenza al Pio Monte della Misericordia e il sorriso dei bambini che ospitano


Seguiamo Francesco

19 15 agosto 2015

kaire@chiesaischia.it

GIORNATA MONDIALE DELLA PACE

Vinci l’indifferenza e conquista la pace Dalla Redazione

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indifferenza oggi è spesso legata a diverse forme di individualismo che producono isolamento, ignoranza, egoismo e, dunque, disimpegno. L’aumento delle informazioni non significa di per sé aumento di attenzione ai problemi, se non è accompagnato da una apertura delle coscienze in senso solidale; e a tal fine è indispensabile il contributo che possono dare, oltre alle famiglie, gli insegnanti, tutti i formatori, gli operatori culturali e dei media, gli intellettuali e gli artisti. L’indifferenza si può vincere solo affrontando insieme questa sfida. La pace va conquistata: non è un bene che si ottiene senza sforzi, senza conversione, senza creatività e confronto. Si tratta di sensibilizzare e formare al senso di responsabilità riguardo a gravissime questioni che affliggono la famiglia umana, quali il fondamentalismo e i suoi massacri, le persecuzioni a causa della fede e dell’etnia, le violazioni della libertà e dei diritti dei popoli, lo sfruttamento e la schiavizzazione delle persone, la corruzione e il crimine organizzato, le guerre e il dramma dei rifugiati e dei migranti forzati. Tale opera di sensibilizzazione e formazione guarderà, nello stesso tempo, anche alle opportunità e possibilità per combattere questi mali: la maturazione di una cultura della legalità e l’educazione al dialogo e alla cooperazione sono, in questo contesto, forme fondamentali di reazione costruttiva. Un campo in cui la pace si può costruire giorno per giorno vincendo l’indifferenza è quello delle forme di schiavitù presenti oggi nel mondo, alle quali era dedicato il Messaggio per la Giornata Mondiale della Pace del 2015, «Non più schiavi ma fratelli». Bisogna portare avanti questo impegno, con accresciuta coscienza e collaborazione. La pace è possibile lì dove il diritto di ogni essere umano è riconosciuto e rispettato, secondo libertà e secondo giustizia. Il Messaggio del 2016 vuole essere uno strumento dal quale partire perché tutti gli uomini di buona volontà, in particolare coloro i quali operano nell’istruzione, nella cultura e nei media, agiscano ciascuno secondo le proprie possibilità e le proprie migliori aspirazioni per costruire insieme un mondo più consapevole e misericordioso, e quindi più libero e giusto. La Giornata Mondiale della Pace è stata voluta da Paolo VI e viene celebrata ogni anno il primo gennaio. Il Messaggio del Papa viene inviato alle cancellerie di tutto il mondo e traccia anche la linea diplomatica della Santa Sede per l’anno che si apre.

Questo è il titolo del Messaggio per la 49ª Giornata Mondiale della Pace, la terza di Papa Francesco. L’indifferenza nei confronti delle piaghe del nostro tempo è una delle cause principali della mancanza di pace nel mondo.

Una giornata di preghiera per il creato Dalla Redazione

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na Giornata mondiale di preghiera per la cura del Creato, da celebrarsi ogni anno il primo settembre: è quanto ha istituito Papa Francesco, con una lettera inviata ai cardinali Peter Turkson e Kurt Koch, presidenti – rispettivamente – dei Pontifici Consigli “Giustizia e pace” e “Unità dei cristiani”. La Giornata ha un carattere ecumenico poiché, nella stessa data, viene celebrata anche dalla Chiesa Ortodossa. Cattolici ed ortodossi insieme, in preghiera, per la cura del Creato: la Giornata mondiale istituita da Papa Francesco guarda molto all’aspetto ecumenico. E non è un caso che la lettera pontificia si apra citando i contributi del Patriarca Bartolomeo e del Metropolita Ioannis alla Laudato si’. In un certo senso, quindi, si potrebbe quasi dire che questa Giornata è una conseguenza naturale dell’Enciclica pontificia. Papa Francesco parla di “passione per la cura del Creato”, alimentata dal “ricco patrimonio spirituale” cristiano. Ed è per questo che i cristiani, in quanto tali, vogliono “offrire il loro contributo al superamento della crisi ecologica che l’umanità sta vivendo”. Riprendendo alcuni spunti dell’Enciclica, il Pontefice ricorda che “la spiritualità non è disgiunta dalla natura, ma piuttosto vive in comunione con essa”. Di qui, l’esortazione ad una vera e propria “conversione ecologica” a cui i cristiani sono chiamati, perché “vivere la vocazione di essere custodi dell’opera di Dio è parte essenziale” di una vita virtuosa. Essenziale, scrive il Papa, e non “opzionale o secondaria”, nell’esperienza cristiana. In quest’ottica – sottolinea il Pontefice – la Giornata diventa, per i credenti e le comunità, “una preziosa opportunità” per rinnovare la propria vocazione di “custodi del Creato”, per ringraziare Dio per la sua “opera meravigliosa” affidata all’uomo e, soprattutto, per invocare “la sua misericordia per i peccati commessi contro il mondo in cui viviamo”. Celebrare, inoltre, tale iniziativa in contemporanea con la Chiesa Ortodossa, “sarà un’occasione proficua per testimoniare la crescente comunione” tra i cristiani. Infine, da ricordare che il primo settembre ricorre anche la Giornata per la custodia del Creato, promossa dalla Conferenza episcopale italiana: giunta alla 10.ma edizione, quest’anno essa ha per tema “Un umano rinnovato, per abitare la terra”.


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Liturgia 15 agosto 2015

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Commento al Vangelo

Domenica 16 agosto 2015

Cristo sapienza eucaristica Di don Cristian Solmonese

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ari amici, in questa domenica, incoraggiata dall’intercessione potente della Vergine Assunta, ci viene riproposta ancora una volta la riflessione sul “Pane vivo disceso dal Cielo”, ma il discorso si sposta su un’angolatura differente, perché identifica il “pane vivo” con la Sapienza, alla quale tutti gli uomini devono aspirare ma che a tutti viene concessa e garantita. Con questo termine (sapienza) solitamente si intende il sapere umano scientifico, la conoscenza intellettuale, ma questo concetto in realtà non è appropriato. Esso riguarda piuttosto la “scienza” che la sapienza. Del resto Socrate, molto saggiamente, affermava che “il vero sapiente è colui che sa di non sapere”, ad indicare che non è esatto interpretate la sapienza come conoscenza enciclopedica dello scibile umano. Piuttosto, secondo la Bibbia, il “sapiente” è l’uomo saggio, virtuoso, che fugge il male e cerca di agire rettamente cercando la volontà di Dio. La sapienza è infatti la condotta umana secondo il Signore. La sapienza è però un dono che Dio elargisce munificamente e a piene mani, che egli solo dispensa in larga misura agli uomini perché vivano felicemente e con coerenza, e la capacità di vivere secondo Dio ci deriva proprio da Dio stesso. Il libro dei Proverbi in aggiunta recita: «La sapienza si è costruita la casa, ha ucciso gli animali e ha preparato il vino....»In parole povere la sapienza viene anche intesa come Dio stesso che viene a convivere con gli uomini, arricchendoli di benessere e di prosperità. Il che avviene

unicamente nel Cristo, Figlio di Dio. Definito anche “Sapienza di Dio” che ci ha raggiunti, giustificati e redenti (1Cor 1, 23). Gesù Cristo non soltanto apporta agli uomini la sapienza di Dio, ma è Sapienza egli stesso, perché nelle sue parole e nelle sue opere si riscontra la realtà del Regno, perché le sue azioni di misericordia e l’espresso amore per gli uomini testimonia la scelta saggia e retta di Dio. Negli insegnamenti di Gesù c’è tutta la pedagogia su come vivere secondo la volontà di Dio; nelle sue opere miracolose c’è il contrassegno dell’amore di Dio Padre; nelle attenzioni verso i poveri e i lebbrosi vi è la specificità della predilezione di Dio per gli esclusi. In tutto ciò che Cristo fa e opera si riscontra insomma quello che dev’essere la vita umana secondo il volere di Dio, per ciò stesso la condotta secondo rettitudine, giustizia e piena coscienza. Cristo è la Sapienza del Padre, che non soltanto si è costruita una casa invitando tutti al sontuoso banchetto di grasse vivande, ma ha dimorato egli stesso in mezzo agli uomini, ponendosi fra di essi quale loro cibo irrinunciabile. Cristo Sapienza ci si presenta infatti come pane vivo disceso dal cielo e mangiare di questo pane equivale a far propri criteri di vita corretta e prudente. Assumere l’Eucarestia, che è il Corpo del Signore nella sua realtà sostanziale e nostro Alimento di vita ci conduce a vivere secondo il Suo volere cercando Dio dappertutto e riconoscendo la sua presenza in ogni circostanza e in ogni situazione. Il Corpo di Cristo ci sprona a riconoscere il Padre in ogni luogo e ci incoraggia a vivere di lui e a dimorare in lui. «Per me il vivere è Cristo» diceva da qualche parte Paolo e con questa espressione mostrava la consapevolezza di responsabilità di testimonianza della sapienza nel mondo. Caratteristiche quali prudenza, mitezza, riflessione e parchezza nelle parole tante volte passano inosservate, eppure proprio nelle persone che assumono tali atteggiamenti si riscontra la portata della sapienza secondo Dio. Soprattutto quando prerogative di umiltà, di mansuetudine e pazienza si traducono nella concretezza dell’amore, della bontà e della giustizia, non si può non ottenere la corrispondenza e l’attenzione altrui, poiché in tal caso è certissimo che si è testimoni del Cristo Sapienza che ci indica la via. Tanto può in effetti l’Eucarestia. Buona domenica!


Ecclesia

21 15 agosto 2015

kaire@chiesaischia.it

Di Ordine Francescano Secolare di Forio

N

ell’Angelus dello scorso 9 agosto Papa Francesco sottolinea come la fede è simile a un seme nel profondo del cuore che sboccia quando ci lasciamo “attirare” dal Padre verso Gesù e andiamo a Lui con il cuore aperto, senza pregiudizi. Il Papa evidenzia come al contrario un cuore chiuso non fa germogliare il seme della fede: “Tante persone sono state a stretto contatto con Gesù e non gli hanno creduto, anzi, lo hanno anche disprezzato e condannato. E io mi domando: perché, questo? Non sono stati attratti dal Padre? No, questo è accaduto perché il loro cuore era chiuso all’azione dello Spirito di Dio. E se tu hai il cuore chiuso, la fede non entra. Dio Padre sempre ci attira verso Gesù: siamo noi ad aprire il nostro cuore o a chiuderlo”. Se leggiamo la storia dei santi notiamo come la vita spirituale di queste persone amate e venerate dalla Chiesa sono un grande esempio di fede, oltre che di tutte le altre virtù. È quella fede che, nel silenzio più profondo di un cuore che ama, riesce a compiere grandi opere nelle azioni più semplici. Il motore della fede è l’amore, quell’amore che scaturisce da un cuore aperto alla grazia, che sa accogliere nella propria esistenza Dio e il prossimo. San Francesco d’Assisi era così innamorato del suo Signore che anche il suo cuore era stato trafitto dal fuoco divino, fino

a lasciargli impresse la piaga anche del costato, oltre che quelle delle mani e dei piedi, come il suo adorato Gesù. Il vizio capitale dell’accidia, che rende il cuore chiuso, era aspramente condannato da Madonna Povertà e dallo stesso Francesco. Le Fonti Fr. parlano di un colloquio tra queste due figure e dei consigli che dava Madonna Povertà a Francesco e ai suoi frati per progredire nel cammino spirituale e quali erano i rischi da evitare per non regredire: «In un primo momento ogni cosa vi sembrerà dolce e leggera da portare, ma passato qualche tempo, quando vi crederete sicuri, comincerete a trascurare i benefici ricevuti. Vi illuderete di ritornare quando vogliate allo stato primitivo e ritrovare la consolazione dei primi tempi, ma la negligenza, una volta che ha messo radici, difficilmente può essere estirpata. Allora il vostro cuore si piegherà ad altre cose, e raramente reclamerà a gran voce che facciate ritorno alle prime. Così, volti al sonno e all›accidia dello spirito, accamperete effimere parole di scusa, dicendo: « Non possiamo essere forti come al principio: ora i tempi sono diversi «, ignorando quanto sta scritto, e cioè che quando un uomo sarà giunto alla fine, allora incomincia. Solo rimarrà nel vostro cuore una voce che continuerà a dire: «Domani, domani ritorneremo al nostro

Col cuore chiuso la fede non entra marito di prima, perché allora eravamo più felici di adesso». Ecco, fratelli, vi ho predetto molte cose e ho da dirvene molte altre, che voi per il momento non siete in grado di portare. Ma verrà tempo in cui vi esporrò apertamente quanto or ora

vi ho detto» (FF 2014). La pigrizia, se prende radici nel nostro cuore, è difficile da estirpare, per non chiudere il cuore e perdere la fede è necessario pregare senza stancarsi mai per non cadere in tentazione, come ci invita Gesù.

L’ebbrezza dello spirito Di Antonio Magaldi

L

a Chiesa è nata e mantenuta dallo Spirito Santo che il Signore risorto invia, perché essa sia testimone di ciò che Egli ha fatto e detto, e perché essa continui nel mondo la Sua azione e il Suo insegnamento. Gesù risorto, dopo aver aperto la mente dei discepoli alla intelligenza delle Scritture, annuncia loro «quello che il Padre mio ha promesso» perché siano capaci di svolgere la missione loro affidata (Lc 24,45-49). È per «la forza dello Spirito che scende su di loro» che i discepoli possono essere « testimoni fino agli estremi confini della terra» (Atti 1,8). Essi saranno « battezzati in Spirito Santo» ( Atti 1,5) nella Pentecoste cristiana, e molti sono i testi del Nuovo Testamento che collegano il dono dello Spirito Santo all’acqua e all’imposizione delle mani. «Noi tutti siamo stati battezzati in un solo Spirito … e tutti ci siamo abbeverati a un solo Spirito (1Cor 12,13)». In questo passo del Nuovo Testamento lo Spirito Santo è collegato al battesimo e alla bevanda. C’è un chiaro riferimento alla Mensa Eucaristica, dove il bere al calice è «abbeverarsi allo Spirito» cosicché i fedeli comunicanti diventano « ricolmi dello Spirito» (Ef 5,18). L’interpretazione eucaristica di queste espressioni è richiesta dall’esortazione a « non ubriacarsi di vino» nel contesto liturgico. Nelle preghiere eucaristiche è presente la duplice invocazione dello Spirito Santo (epiclesi: sul pane e sul vino perché diventino Corpo e Sangue di Gesù Cristo) su quanti si comunicano al pane e al calice, perché diventino il Corpo ecclesiale del Signore. Sempre si parla di mangiare il pane e di comunicare al calice, come segno sacramentale per essere riempiti dello Spirito e da Lui trasformati. Al livello di significato sembra che il dono dello Spirito Santo sia maggiormente espresso dal bere al calice, sia per l’ebbrezza spirituale prodotta dal vino, sia per il legame tra lo Spirito e il Sangue. Nelle Lettera agli Ebrei si accenna al potere purificante del «Sangue di Cristo, il quale con uno Spirito Eterno offre se stesso senza macchia a Dio» (Ebr 9,14) e la prima Lettera di san Giovanni Apostolo unisce lo Spirito, l’acqua e il Sangue (Gv 5,8), con chiaro riferimento al sacramento. La partecipazione al calice eucaristico, in quanto realizza la comunione col Sangue di Cristo Gesù, significa il dono dello Spirito Santo che trasforma ogni battezzato a immagine di Cristo Gesù, configura la Chiesa come comunità messianica, ne assicura la fedeltà alla missione e di rendere testimonianza al Signore. Anticipa la gioia nuziale del raduno festoso dei redenti nella gloria futura. Preghiamo con tutto il cuore uniti alla beata Elisabetta della Trinità: «…O fuoco divorante, Spirito d’Amore, sopravvieni in me affinché si faccia nella mia anima come una Incarnazione del Verbo, ed io Gli sia una Umanità aggiunta in cui Egli rinnovi il Suo mistero».


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Libri 15 agosto 2015

Di don Vincenzo Avallone

C

ome posso fare il padre con mio figlio, che mi sfugge navigando per il nuovo mondo di Internet che io a malapena conosco? Educare vuol dire insegnare a vivere in un mondo così vasto, così mutevole da ridursi a mistero... Padre e figlio, una combinazione impronunciabile, la e che unisce è diventata una o di opposizione: padre o figlio. Ma ho sognato che l'educazione, che oggi mi appare impossibile, possa diventare possibile.

L'incostanza e la contraddittorietà educativa

Una situazione che provoca gravi danni educativi è l'incostanza nel mantenere una relazione continua, il che non significa che deve essere eterna, ma semplicemente che deve permanere per tutto il periodo della crescita, fino alla maturità, intesa come capacità di vivere in maniera adeguata nell'ambiente in cui ci si trova ... Un'educazione discontinua impedisce di fissare delle relazioni capaci di dare sicurezza. Quando il figlio sperimenta l'alternarsi di presenza/assenza della madre o del padre, perdendo ogni riferimento rassicurante, non riesce più a riconoscere la propria identità. Si produce il figlio qualunque, qualcuno cioè che può essere tutto e nulla, mutare in un istante fino a sembrare un altro. Si realizza l'Uno nessuno e centomila di Pirandello. La coerenza educativa

La coerenza educativa è un obiettivo difficile, in un mondo sempre più liquido (cfr. Z. Bauman, Modernità liquida, Laterza, Bari 2006). Durante la crescita è necessario diventare qualcuno, avere consapevolezza del proprio essere nel mondo e quindi acquisire le tre identità di base, quella dell’Io, di un essere unico e personale, quella del genere, per cui si è uomo e donna – e per questo si devono assecondare le pulsioni che vengono dalla biologia – e l'identità sociale, che contempla il senso e la funzione che si vogliono raggiungere all'interno della comunità. L’autostima ha un rilievo fondamentale per muoversi dentro il mondo, è necessario che la propria dimensione personale, l’Io, sia ben disegnata e percepita. In caso contrario si rimane un uomo informe e frammentato ... L’Io è il risultato della biologia dentro un processo educativo. Senza l’Io si è incapaci di esistere nel

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L’educazione (im)possibile Recensione del libro “L’educazione (im)possibile” di Vittorino Andreoli, Rizzoli 2014 mondo ... sembra un paradosso, ma è così: per essere aperto, mutevole, e perciò flessibile, bisogna prima possedere un Io ... bisogna cercare quindi di avere un'identità forte per poter essere in grado di una grande variabilità e flessibilità.

Internet ed educazione (clicco ergo sum)

Ignorare Internet parlando di educazione non è più possibile. L'educazione non è più soltanto rapporto fra un precettore e uno scolaro, ma riguarda un'intera comunità che sempre più coincide con il mondo, poiché, se le nazioni hanno ancora dei confini, Internet li ha ormai abbattuti tutti. Ed ha permesso che il sapere di uno divenga parte anche degli altri. La comunicazione attraverso la Rete tende ad allargarsi continuamente. Mentre ha coperto del tutto il dominio dell'informazione, sta facendo propria anche gran parte del

Vittorino Andreoli, psichiatra di fama mondiale, è stato direttore del Dipartimento di Psichiatria di Verona - Soave ed è membro della New York Academy of Sciences. Tra le sue ultime opere pubblicate in BUR: Corso di sopravvivenza per genitori e insegnanti (2014), I segreti della mente (2013), L’uomo di superficie (2013), Elogio dell’errore (2012, con Giancarlo Provasi), Il denaro in testa (2012). Sabato 22 novembre 2014 ha tenuto una Lectio magistralis nel convegno dal tema “Inse-

contenuto educativo. C'è invece un campo impossibile a Internet, che potrebbe diventare lo specifico dell'educazione scolastica: è l'universo dei sentimenti ... Internet può dare emozioni, ma non stabilire dei legami affettivi che si stabiliscono fra una persona e un'altra. La vita degli adolescenti di oggi è ricchissima di emozioni, ma povera di sentimenti ... Passare il tempo davanti ad un video promuove un esercizio e un arricchimento per le emozioni. Se lo stesso tempo lo si trascorre in un ambiente familiare, inteso come presenza di figure a cui si è legati affettivamente, si arricchisce anche la vita dei sentimenti. Ci sono due logiche: quella razionale e quella affettiva. Solo nel Cristianesimo queste due logiche si congiungono in una persona, quella di Cristo, che ha vissuto e congiunto le due logiche.

Autorità ed educazione

gnare a vivere” presso la Sala Conferenza del Grand Hotel delle Terme Re Ferdinando di Ischia. A dare il benvenuto c’erano il presidente della Fondazione Opera Pia Iacono Avellino Conte Celestino Vuoso, il Vescovo di Ischia Mons. Pietro Lagnese e il Sindaco di Ischia ing. Giuseppe Ferrandino.

Abitualmente si distingue l'autorità dall'autoritarismo, insito invece nel potere. Non esiste infatti potere senza uso della forza ... L'autorità è una condizione di grande significato sociale ed educativo, poiché diviene un esempio da imitare e da seguire. Se è facile fondare l'autoritarismo sulla forza, più difficile è indicare le caratteristiche su cui poggia l'autorità ... Un altro termine frequentemente associato ad autorità è carisma, che contiene un significato quasi sacrale, come a dire che l'autorità non può essere totalmente ridotta a qualcosa di preciso ... Nell'ambito scolastico, e quindi degli educatori, l'autorità non è riducibile alla conoscenza, alla preparazione, anche se ne è parte, ma occorre qualcos'altro ... Una delle associazioni che mi viene spontanea è quella tra autorità e saggezza. La saggezza riguarda sempre l'insieme del singolo con l'ambiente fisico e umano in cui vive. Si lega all'esperienza e un tempo era considerata una dote della vecchiaia. Proprio perché non si riesce a definirla e a spiegarla, l'autorità non si può insegnare ... L'errore più grave sta forse nel volerla legare alle persone di successo... Sempre più spesso rilevo l'autorità tra i nessuno, tra coloro che esistono ma è come se non ci fossero. I nessuno non si trovano nei palazzi, talora sono vestiti da barboni. Non so perché ma sento il bisogno di richiamare in queste pagine il silenzio ... Nel silenzio non si ritrova il vuoto, ma si scopre un'importante dimensione umana, che è appunto l'ineffabile, l'indicibile. Solo nel silenzio si comprende l'uomo e il mondo ... Nella scuola introdurrei l'ora del silenzio. È stato stabilito persino dai teologi che Dio non risponde alla preghiera rogatoria, quella in cui si chiede. È superata poi anche la preghiera acclamatoria in cui si grida “viva Dio”. L'unica preghiera teologicamente valida è la preghiera mentale che non usa le parole e si esprime con il silenzio. Postscriptum – Mi è stato detto benevolmente: ma tu che fai, copi la roba altrui, e di tuo, della tua esperienza, non c’è proprio niente? Rispondo: anzitutto vorrei che mi si riconoscesse, a 85 anni, la passione per la lettura, e la lettura con la penna in mano, come ci hanno insegnato i bravi padri Gesuiti. E poi: se copio alla lettera determinati pensieri, vuol dire che li sottoscrivo, li credo veri e attuali.


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Taccuino

15 agosto 2015

kaire@chiesaischia.it

ABBONAMENTO POSTALE

DIOCESI DI ISCHIA

ORARIO SANTE MESSE CHIESA

LOCALITà

Orario estivo

Cattedrale

Ischia Ponte

dom.10.00

S. Maria del Carmine Ischia - Cappella

Ischia Ponte

dom. 9.00

Addolorata Ischia S. M. Assunta in S. Giovan Giuseppe della Croce (P)* S. Maria di Costantinopoli

Ischia località Mandra

dom.18.00 (18.00 prefestivo)

Ischia Ponte

dom. 9.00 - 19.30 - 20.30

Ischia Ponte

dom.8.00

S. Girolamo Porto d’Ischia

Ischia Centro

dom.17.45

Maria SS. delle Grazie e S. Antonio

Ischia località Mandra

lun-ven 7.00 - 19.00; dom. 7.00-20.00

Gesù Buon Pastore (P)

Ischia località Macello

dom.7.30 -11.00 -19.00 (19.00 prefestivo)

SS. Crocifisso

Ischia località Fondobosso

dom.9.00

S. Domenico in SS. Annunziata

Ischia località Campagnano

dom. 11.00 - 19.00 (19.00 prefestivo)

S. Maria di Portosalvo (P) dom.17.00 in polacco Ischia Porto

fer. 19.00; dom.9.30 - 18:30 - 20.00

Pineta Nenzi Bozzi (celebra il Vescovo)

Ischia Centro

dom. 20.30

S. Maria delle Grazie in San Pietro (P)

Ischia Centro

dom.9.00 - 10.30 - 12.00 - 19.00

S. Antonio Abate (P)

Ischia località Sant’Antuono

fer. 9.30 - 19.30

S. Domenico

Ischia località San Domenico

dom. 7.00 - 20.30

S. Ciro (P)

Ischia località S. Ciro

dom. 11.00 - 19.00

S. Maria Maddalena (P)

Casamicciola località Tre Croci

dom. 11.00 - 19.00 fer. 19.00

Immacolata alla Sentinella

Casamicciola località Sentinella

dom. 9.30 (18.00 prefestivo)

Purgatorio

Casamicciola località Maio

dom.9.00

Buon Consiglio

Casamicciola località Marina

dom. 8.15 - 11.00 - 19.00

S. Maria della Pietà

Casamicciola località Marina

dom. 12.00

S. Antonio da Padova (P)

Casamicciola località Perrone

sab. 19.00; dom. 8.30 - 19.30; fer. 19.30

S. Anna

dom.09.45

S. Maria delle Grazie (P)

Casamicciola località San Pasquale Casamicciola località Lungomare Perrone Lacco Ameno Centro

Congrega Assunta

Lacco Ameno località Largo Rosario dom. 10.45

Maria SS. Annunziata

Lacco Ameno località Fundera

Sant’Anna

Lacco Ameno località Largo Rosario dom. 9.00

San Giuseppe

Lacco Ameno località Fango

dom. 8.45 (17.30 prefestivo)

Santa Restituta

Lacco Ameno in Piazza

dom. 11.00 - 19.30

S. Vito Martire (P)

Forio località San Vito

dom. 9.30 - 11.00 - 19.00 (19.00 prefestivo)

S. Carlo (Madonna della Libera)

Forio località Cierco

dom. 8.00

S. Domenico

Forio, Via Bocca

dom. 9.15

S. Sebastiano Martire (P)

Forio Centro

dom. 10.30

S.Maria di Loreto

Forio, Corso

dom. 9.30 - 12.00 - 20.00 (19.00 prefestivo)

Arciconfraternita Maria Ss.Visitapoveri

Forio località Municipio

dom. 8.00

S. Francesco d’Assisi

Forio località Municipio

fer. 18.30 dom. 8.30 (19.30 prefestivo)

Chiesa del S. M. Soccorso

Forio località Soccorso

1° ven. del mese 19.00

S. Michele Arcangelo (P)

Forio località Monterone

vedi Chiesina delle Rose

Chiesina delle Rose

Forio località Monterone

dom.10.00 (in tedesco)- 11.30 - 20.00

S. Lucia

Forio località S. Lucia

dom.9.00

Chiesa di S. Maria al Monte

Forio località S.Maria al Monte

non si celebra la Messa

S. Maria di Montevergine (P)

Forio località S.Francesco di Paola dom.10.00 - 19.00

Chiesa del Purgatorio

Forio località Scentone

dom.8.30

S. Francesco Saverio (P)

Forio località Cuotto

dom.8.00 - 9.30 - 19.00 (4) (19.00 prefestivo)

S. Leonardo Abate (P)

Forio località Panza

dom. 7.30 - 11.00 - 19.30 (1) - (19.30 prefestivo)

Confraternita SS. Annunziata

Forio località Panza

dom. 9.30

Natività di Maria SS.

Serrara Fontana località Succhivo

dom. 11.15

S. Michele Arcangelo (P)

Serrara Fontana località Sant’Angelo dom. 9.00 - 19.00(5) (19.00 prefestivo) - (19.00 feriale)

S. Ciro

Serrara Fontana località Ciglio

dom. 9.30

S. Maria del Carmine (P)

Serrara Fontana località Belvedere

dom. 11.00 - 20.00

Confraternita Maria SS. Immacolata

Serrara Fontana località Belvedere

sab. 19.00

S. Maria della Mercede (P)

Serrara Fontana località Fontana

dom.11.30 - 19.30 (19.30 prefestivo) (19.30 feriale)

S. Giovanni Battista (P)

Barano località Buonopane

(luglio) dom 11.00 - 19.30 (ago) dom 10.30 -19.00

S. Sebastiano martire (P)

Barano, Centro

dom. 11.00 - 19.00 (19.00 prefestivo)

S. Rocco

Barano, Centro

dom 19.00

S. Giorgio Martire (P)

Barano località Testaccio

dom. 10.00 ai Maronti (3) - 19.30

Confraternita S.Maria di Costantinopoli

Barano località Testaccio

dom. 8.30 (19.30 prefestivo)

S. Alfonso

Barano località Vatoliere

dom. 9.30

Natività di Maria Ss. (P)

Barano località Sciappone

dom.10.30

S. Maria La Porta (P)

Barano località Piedimonte

Maria SS.Madre della Chiesa (P)

Barano località Fiaiano

Chiesa di S. Giuseppe e S. Anna

Barano località Fiaiano

Chiesa della SS.Trinità

Barano località Fiaiano- Cretaio

dom. 8.30 - 19.00 - 20.15 dom. 11.00 - 20.00 (fer Lu Mer Ven 19.30) Luglio 20 fer: mart - giov - sab 19.30 (sab. prefestivo) Luglio 20 primo venerdì di ogni mese 10.30

Eremo di S. Nicola

Serrara Fontana, Monte Epomeo

Non si celebra la Messa

Chiesa di S. Antonio

Serrara Fontana

dom. 8.30

Convento S. Gabriele

NOTE

fest. 7.30 - 12.00 dom.10.00 - 18.30 dom. 12.00

N.B * con il cambio dell’ora da Aprile-Giugno e da Settembre -Ottobre l’orario delle messe subisce una variazione di circa un’ora. * Cappella Casa Natale: ogni 15 del mese la Messa è celebrata alle 7.30 Ischia ** Gli orari possono essere soggetti a variazioni.

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EDICOLE DOVE POTER ACQUISTARE

Comune di Ischia Edicola di Piazza degli Eroi; Edicola di Ischia Ponte; Edicola al Bar La Violetta; Edicola di San Michele da Odilia; Edicola di Portosalvo Comune di Lacco Ameno Edicola al Bar Triangolo Edicola Minopoli sul corso Comune di Casamicicola T. Edicola di Piazza Bagni; Edicola di Piazza Marina; Comune di Forio Edicola del Porto; Edicola di Monterone



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