Kaire 12 Anno III

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Il settimanale di informazione della Chiesa di Ischia ANNO 3 | numero 12 | 19 marzo 2016 | E 1,00

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GIORNATA NAZIONALE DEL FIOCCHETTO LILLA Il 15 marzo si è celebrata la Giornata dedicata all’impegno ed alla consapevolezza nell’ambito dei disturbi del comportamento alimentare. Sulla nostra isola, l’esperienza dell’Associazione di Volontariato Accoglienza Il Girasole. A pag. 8

Pellegrinaggio Giubilare Diocesano a Roma Di Lorenzo Russo

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hi poteva immaginare che ottocento ischitani partecipassero al pellegrinaggio diocesano a Roma. Un numero che ha spaventato gli stessi organizzatori che, visto il giorno feriale e la fatica di dover partire alle 2 di notte e ritornare ad Ischia verso la mezzanotte, hanno dovuto rimpolpare la macchina organizzativa per l’evento. Possiamo dire che è stato uno dei più grossi avvenimenti romani per la diocesi di Ischia. In passato c’è da ricordare l’ordinazione episcopale di Padre Filippo Strofaldi nel 1998 dove eravamo circa un migliaio, o ancora durante il giubileo del 2000 dove si è toccata la quota record delle 1500 persone, senza però dimenticare la visita a Papa G.P.II dopo un anno da quando venne ad Ischia e, in ultimo, in 650 da Ischia all’incontro delle scuole con Papa Francesco il 10 maggio 2014. La voglia di vedere il Papa da vicino, la gioia di vivere un’esperienza di unità della Chiesa locale hanno spinto in tanti a trascorrere “24 ore per il Signore”, se volessimo usare il titolo preso dall’iniziativa vissuta qualche giorno fa in tutte le diocesi del mondo per poter stare in preghiera, adorazione e in penitenza con Dio. Un’esperienza faticosa dal

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ISCHIA AFFASCINATA DA

FRANCESCO 800 ischitani in pellegrinaggio diocesano a Roma alla soglia di Pietro, per partecipare all’udienza generale di Papa Francesco. Poi il passaggio per la Porta Santa con l’ingresso in Basilica e la Santa Messa all’altare della Cattedra di San Pietro. Tanta l’emozione per aver vissuto un giorno storico per la Chiesa di Ischia. All’interno lo speciale con foto, interviste e impressioni.

SEGUIAMO FRANCESCO

REFERENDUM TRIVELLE

LA DOMENICA DELLE PALME

Madre Teresa di Calcutta sarà Santa il 4 settembre. Lo ha decretato il Papa durante il Concistoro per la Canonizzazione dei Beati

Fra un mese si andrà a votare. Cosa vuol cambiare il referendum? E cosa dice la legge oggi? Perché è importante votare SI?

La benedizione ai “paciapaci”, l’arte nel saper costruire le palme intrecciate e i tradizionali riti sull’isola

STORIE DI PERDONO L'amicizia tra la moglie della vittima e la madre del killer. «Il perdono mi ha ridato dignità».


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Continua da pag. 1 punto di vista fisico, ma preziosa da quello spirituale. Ora bisogna solo raccogliere i frutti scaturiti dalla gioia di poter vedere Papa Francesco da vicino che accarezza i nostri figli e gli dà un bacio, che saluta e si fa fotografare con i nostri sindaci, che abbraccia cordialmente il nostro Vescovo. E ancora il passaggio per la Porta Santa alla Basilica di San Pietro, con l’emozione e la Grazia di poter partecipare alla Messa privata, solo per noi, insieme ai nostri sacerdoti e a Padre Pietro, alla Cattedra di san Pietro. Vedere tutti questi fedeli ischitani, con i tanti cappellini gialli con la scritta “Diocesi di Ischia” ha dato una forte emozione a tanti. Durante la Santa Messa delle 15 il nostro vescovo ci ha ricordato che «Il pellegrinaggio è un segno peculiare nell’Anno Santo, perché è icona del cammino che ogni persona compie nella sua esistenza. (…) Insieme a quelli alla Chiesa Cattedrale e alla Porta della Carità del “Centro di Prima Accoglienza Giovanni Paolo II” di Forio e ai tanti “santuari della sofferenza”, dove incontrare e servire Cristo, nella consapevolezza che dove c’è un povero, un anziano, un malato, una persona piagata nel corpo e nello spirito lì c’è presenza reale di Gesù Cristo». Le sue parole vanno a Papa Francesco: «Qui vogliamo rinsaldare i vincoli di comunione con il successore di Pietro, al quale rinnoviamo la nostra filiale devozione e la nostra obbedienza. Con lui perciò vogliamo realizzare una comunione piena, una comunione che, affinché sia effettiva, richiede che sia sempre anche affettiva. Questa comunione con il Successore di Pietro non è mai una limitazione della libertà, ma sempre una garanzia dell’unità». Da qui un passaggio alla vocazione della Chiesa che è quella di «essere “una” e qui perciò avvertiamo ancora di più il bisogno di pregare per l’unità di tutti i cristiani; l’unità della nostra Chiesa particolare, l’unità della Chiesa universale, l’unità di tutte le Chiese con la Chiesa di Roma e il Successore di Pietro, perché si realizzi la preghiera del Signore Gesù: ut unum sint! Che tutti siano una cosa sola!» Lagnese ci vuole aiutare a guardare

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anche la nostra Chiesa con occhi diversi, con occhi Misericordiosi, «di tenerezza e di bontà e la riconosciamo, per quanto piccola, povera, peccatrice, come la sposa santa del Signore, la Chiesa di Cristo che partecipa con tutte le altre Chiese del Corpo di Cristo, di cui Egli è il Capo»! Poi una parola al brano del vangelo dove alcuni giudei avevano prestato fede a Gesù ma ora fanno fatica a fidarsi di Lui: «quante volte anche noi ci troviamo nella loro stessa condizione! Nella condizione, cioè, di chi, pur avendo dato un formale assenso a Gesù, pur avendo ricevuto il Battesimo, non è però disposto a lasciarsi mettere in discussione dalla Sua parola e a lascarsi trasformare da essa. Quei Giudei gli avevano creduto: ma che significa credere? (…) Carissimi, avere la fede significa aver fatto esperienza della Verità che è Cristo! Avere la fede significa riconoscersi in Lui figli di Dio che è Padre! È sperimentare di essere amati da Lui, amati di un amore che ci rende liberi e ci rende capaci, a nostra volta, di amare e rivelare il volto della Misericordia del Padre! Liberi perché amati! Liberi per amare!» Il contrario della fede è l’idolatria: «Chi non vuole affidarsi a Dio deve ascoltare le voci dei tanti idoli che gli gridano: “Affidati a me!”» (13). Poi un passaggio essenziale alle persecuzioni dei cristiani e alla persecuzione all’interno della Chiesa, «dentro la stessa Chiesa potrebbe esserci chi come Nabucodonosor aizza il fuoco della divisione e dell’odio. Non lasciamoci tentare dalla logica del mondo che minaccia la vita di Dio in noi e con essa minaccia la nostra stessa vita!» In ultimo un messaggio sull’evangelizzazione nel nostro territorio. «Prendiamoci cura della fede del popolo ischitano! Alimentiamola con una vita di preghiera e di misericordia! Condividiamola con una vita di fraternità! Annunciamola con una rinnovata proposta di vangelo! Chiediamo perciò in questo momento per noi, per le nostre famiglie, per tutta la nostra Chiesa che è in Ischia, una rinnovata adesione alla fede, il dono di una fede più matura! Diamoci da fare per una nuova evangelizzazione della nostra Isola!»

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LAGNESE:

Di Lorenzo Russo

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00 persone da Ischia a Roma. Un numero inaspettato e da non sottovalutare…anche i sindaci qui a San Pietro. Qual è il suo pensiero? “Si, non sono poche considerando che è un giorno feriale e che siamo partiti alle 2 di notte. Tanti hanno dovuto declinare l’invito perché si trattava di una giornata troppo intensa, molto impegnativa dal punto di vista dello sforzo fisico. E’ davvero un bel segnale questa grossa partecipazione al pellegrinaggio giubilare, ed è dovuta a due elementi in particolare: innanzitutto la presenza di Papa Francesco, un punto di riferimento sia per i cristiani che tutti gli uomini e le donne di buona volontà. Il secondo motivo è dovuto al Giubileo straordinario della Misericordia che sta diventando sempre più un’esperienza forte per tanti cristiani, per riscoprire un rapporto sempre nuovo con Dio”. Un altro elemento da non sottovalutare è anche la Sua presenza, Eccellenza. Ogni volta che Lei chiama, la folla accorre. Basti vedere l’enorme affluenza di fedeli alle Catechesi giubilari in Cattedrale e non solo… “Su questo punto non saprei esprimermi, se cioè corrisponde al vero. Noi cerchiamo di mettercela tutta affinché la Chiesa di Ischia possa essere sempre più credibile e capace di fare da ponte per l’incontro con Dio” In redazione sono arrivate alcune lettere sulla sua omelia alla Messa per San Giovan Giuseppe della Croce. Finalmente un Pastore che scuote le coscienze contro l’indifferenza di tanti “Mi sembra che un pastore abbia questo dovere, di annunciare la parola di Dio e presentarla in tutte le sue implicanze con la vita concreta di tutti i giorni, affinché non ci sia questa chiusura tra fede e vita”. Concludendo un messaggio sull’unità della Chiesa. Tante le realtà ischitane qui a Roma, fra cammini movimenti associazioni e i fedeli delle 25 parrocchie. Ritornando ad Ischia, cosa bisogna fare per essere sempre più questo esempio di Chiesa unita? “Penso che si debbano favorire questi momenti di incontro di tutte le realtà ed eventi di carattere diocesano, momenti di preghiera, dialogo, ascolto della parola di Dio, perché è Dio che ci unisce. Quando lo facciamo entrare nelle nostre case, nelle nostre chiese, nella nostra diocesi allora Lui ricuce certe lacerazioni ed è capace di farci vivere la Chiesa come una famiglia unita”

Direttore responsabile: Dott. Lorenzo Russo direttorekaire@chiesaischia.it @russolorenzo Direttore Ufficio Diocesano di Ischia per le Comunicazioni Sociali: Don Carlo Candido direttoreucs@chiesaischia.it Progettazione e impaginazione: Gaetano Patalano per Cooperativa Sociale Kairos Onlus

Redazione: Via delle Terme 76/R - 80077 Ischia kaire@chiesaischia.it | @chiesaischia facebook.com/chiesaischia @lagnesepietro Tipografia: Centro Offset Meridionale srl Via Nuova Poggioreale nr.7 - 80100 Napoli (NA) Per inserzioni promozionali e contributi: Tel. 0813334228 Fax 081981342 oppure per e-mail: info@kairosonline.it

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L’INTERVISTA

“un bel segnale di chiesa unita”


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udienza generale

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Impressioni sul

Bergoglio all’Europa: pellegrinaggio a Roma «aprite le porte ai profughi»

Di Lorenzo Russo

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il dramma dell’immigrazione che preoccupa il Papa il tema dell’udienza generale di mercoledì 16 marzo. Mentre la Santa Sede muove la diplomazia e il cardinale Pietro Parolin, Segretario di Stato della Santa Sede, si accinge a partire per la Macedonia dove affronterà il dramma dei profughi, Papa Francesco lancia un appello ai governanti ad “aprire le porte” e assicura che Dio non dimentica chi soffre. Bergoglio ha spiegato che “la solitudine, la sofferenza, la morte ci fanno pensare di essere stato abbandonati da Dio”: “Quante volte abbiamo sentito questa parola, Dio si è dimenticato di me, tante volte le persone che soffrono si sentono abbandonate”. Il riferimento è al dramma dei profughi: “Quanto nostri fratelli stanno vivendo in questo tempo una reale e drammatica situazione di esilio, lontani dalla loro patria, con negli occhi ancora le macerie delle loro case, nel cuore la paura e spesso, purtroppo, il dolore per la perdita di persone care”. In questo casi, ha proseguito il Papa, “uno può chiedersi dov’è Dio? Come è possibile che tanta sofferenza possa abbattersi su uomini, donne e bambini innocenti?”. Bergoglio a parlato a braccio, aggiungendo ad un testo dedicato alla riflessione sulle parole della Bibbia del profeta Geremia dedicate alla consolazione, le parole sull’immigrazione sottolineando che è bello sentire che gli Stati aprono le porte: “A me piace tanto sentire quando vedo le nazioni, i governanti che aprono il cuore e aprono le porte”. Invece oggi gli immigrati “non sentono l’accoglienza”. “Sono lì al confine perché tante porte e tanti cuori sono chiusi, i migranti di oggi soffrono all’aria, senza cibo e non possono entrare”. Il riferimento del Papa è alla drammatica situazione dei profughi nel piccolo paese di Idomeni alla frontiera tra la Grecia e la Macedonia. UN PADRE CHE SEMPRE CI CONSOLA NELLE DIFFICOLTÀ Proseguendo poi il ciclo sul Giubileo nella prospettiva biblica, il Papa ha dedicato la catechesi settimanale al rapporto tra misericordia e consolazione. «Il Giubileo della misericordia - ha sottolineato il Papa -, con il passaggio della Porta Santa, sia l’occasione propizia per ritornare tra le braccia del Padre, che sempre ci consola nelle difficoltà». L’ udienza generale è stata caratterizzata anche da un simpatico fuori programma. Il Papa infatti è stato circondato da un gruppo di bambini della scuola d’infanzia di Marina di San Nicola. Come riferisce l’ Osservatore Romano, i piccoli, tra i tre e cinque anni, hanno regalato al Papa i loro disegni e tante caramelle da donare ai bambini più poveri. Come di consueto le ultime parole sono state per i giovani, i malati e gli sposi novelli. Citando la memoria liturgica di san Patrizio, apostolo dell’Irlanda, Francesco si è augurato che il suo vigore spirituale stimoli i ragazzi ad essere coerenti con la loro fede, ha auspicato che la sua fiducia in Cristo Salvatore sostenga gli ammalati nei momenti di maggiore difficoltà e che la sua dedizione missionaria ricordi ai freschi sposi l’importanza dell’educazione cristiana dei figli.

è stato emozionante assistere, insieme alla comunità ischitana, all’udienza del Santo Padre ma è stato ancora più emozionante sentire la sua umiltà e la sua semplicità. I suoi primi saluti sono stati rivolti a bambini e persone con handicap, li ha salutati tutti, uno ad uno. Un grande Papa. Un ringraziamento al nostro vescovo Pietro Lagnese per questo incontro. Rosario Caruso Sindaco di Serrara Fontana Ascoltare Papa Francesco ti riconcilia con la vita... Giosi Ferrandino Sindaco di Ischia Per me è stata una bellissima esperienza, non solo per il Giubileo e tutto quanto ci è stato dato di vivere, ma principalmente perché l’ho vissuta insieme al Centro di accoglienza Giovanni Paolo II di Forio Fausta In questa giornata non dovevo esserci perché avevo deciso di non venire. Poi all’ultimo momento io ed una mia amica abbiamo deciso di partecipare. Desideravo tanto vedere il Papa più da vicino perché ci sono state altre occasioni in cui per la numerosa affluenza sono stata sempre distante. Per cui oggi ho fatto delle vere e proprie “pazzie” scavalcando le transenne per arrivare vicino a lui, e quando l’ho visto e ci ha benedetti, mi sono sentita quasi come “fulminata”. Anche la Messa presieduta dal nostro Vescovo Pietro con i nostri sacerdoti è stata molta emozionante anche perché abbiamo saputo che il prossimo 1 aprile insieme a Marco Trani sarà ammesso

agli ordini anche Antonio Mazzella e questa è davvero una bellissima notizia Raffaella Io non sono riuscita a vedere il Papa da vicino, ma come in tutte le esperienze fatte in precedenza quello che mi resta è l’essere Chiesa insieme a tante persone di tutto il mondo, e anche la Messa vissuta insieme come Diocesi mi ha fatto fare ancora più esperienza della Misericordia di Dio, quell’essere Misericordiosi come il Padre l’ho sperimentato soprattutto durante l’Eucarestia Tonia Innanzitutto direi che fisicamente ne sono uscito personalmente provato ma spiritualmente è stata un’esperienza che ci ha arricchito e dato tanto. E’ sempre bello vivere insieme questi segni così importanti come quello del Passaggio della Porta Santa, il fare visita alla Tomba di Pietro, il ricevere il dono dell’indulgenza plenaria, l’ascoltare la Parola del Papa, Celebrare insieme al nostro Vescovo la S.Messa come unico popolo di Dio. Una giornata che non dimenticheremo facilmente! Don Beato Una giornata molto bella e intensa a livello spirituale. Durante il viaggio più volte ci siamo riuniti nella Preghiera diverse volte soprattutto al ritorno come una sorta di ringraziamento al Signore per la giornata passata. Per me personalmente è stato molto bello il momento della Messa: vedere così tante persone riunite, così tanti Sacerdoti, ministranti, ha fatto capire l’importanza di essere fratelli nella fede e di provare misericordia verso chi ne ha bisogno. Il percorso fatto insieme alla Comunità di accoglienza Giovanni Paolo II è sta-


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to veramente molto bello perché esso ci ha portato a capire veramente che il Signore è nelle persone più piccole e anche noi dobbiamo essere per loro la presenza viva di Cristo Ivan Per me questa giornata è stata davvero particolare perché è la prima volta che ho visto il Papa da vicino e ne sono felice. Sono guarito da poco da una difficile malattia e potete ben capire come oggi per me sia stata ancora di più un’emozione grandissima, che spero di rivivere. Sergio Vengo da una difficile esperienza quale è stata la perdita di mia madre e ancora di più per me essere qui è stato importantissimo; una giornata particolare per tutti ma per me un poco in più Gennaro Quello di oggi è stato un momento molto bello e forte e in più a me è stato chiesto personalmente di rappresentare la Diocesi sul sagrato, ed è stato un dono del tutto inaspettato. Ho avuto la Grazia di avvicinare e salutare il Santo Padre; gli ho raccomandato tutte le famiglie di Ischia, gli ho portato i saluti e le preghiere delle nostre famiglie ed è stato davvero un momento molto toccante. Roberto Per me è stata una giornata molto emozionante; sono riuscita a vedere il Papa da vicino e mi ha trasmesso tanta fede e tanto amore che già avevo ma vederlo così da vicino è stato molto importante. Poi passare sotto la Porta Santa e inginocchiarmi è stato veramente un

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sentire la forza dello Spirito Santo su di me, che ascoltava la mia preghiera. Emma E’ stata una giornata emozionante, soprattutto per me che per la prima volta ho visto il Papa dal vivo e anche aver visto la Basilica di San Pietro dall’interno è stato bellissimo Giovan Giuseppe Io ho vissuto un’esperienza molto bella specialmente in San Pietro. Io avevo 12 anni quando sono entrata per la prima volta nella Basilica di San Pietro ma l’emozione di oggi è stata insuperabile, specialmente mi hanno colpito la colomba dello Spirito Santo in alto al centro e la presenza di Gesù Eucarestia solennemente esposto, nonché le tombe dei Papi Santi. Sono contentissima e porto tutto nel mio cuore Lucia E’ stata davvero molto bella l’esperienza di oggi, era la prima volta che vedevo il Santo Padre da vicino; peccato essere arrivati un po’ in ritardo ma la grazia di questo giorno è stata comunque meravigliosa! Antonio


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Maria Voce: la rilevanza del

dialogo nel mondo di oggi Nel corso del viaggio in India di Maria Voce, presidente dei Focolari, diversi sono stati gli incontri di carattere interreligioso. Proponiamo uno stralcio del suo intervento all’India International Centre di New Delhi.

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opo aver tratteggiato alcune sfide del mondo attuale – minaccia alla pace e ricerca dell’affermazione della propria identità – Maria Voce offre alcune riflessioni a partire dall’esperienza carismatica di dialogo proposta da Chiara Lubich. È il 26 gennaio, presso l’India International Centre di New Delhi. «Se cerchiamo di cogliere quali sono le caratteristiche specifiche che il dialogo del Movimento dei Focolari propone, la prima ci appare il suo fondamento. Chiara [Lubich] ci ha sempre insegnato a guardare Dio come Padre di tutti e, di conseguenza, a guardare ogni uomo e donna che incontriamo come figlio o figlia sua, e dunque come fratello o sorella nostra. Lei stessa lo rivelava, scrivendo alle sue compagne già nel 1947: “Puntare sempre lo sguardo sull’ unico padre di tanti figli. Poi, guardare le creature tutte come figli dell’unico Padre. Oltrepassare sempre col pensiero e con l’affetto del cuore ogni limite posto dalla natura umana e tendere costantemente, per abitudine presa, alla fratellanza universale in un solo Padre: Dio”[i]. Ricordo con quale gioia Chiara ci ha riferito il commento della nostra carissima sorella, la prof. Kala Acharya, dopo il loro incontro in India nel 2001: “Ognuno era cresciuto chiuso fra le proprie mura ad ammirare il proprio giardino, senza sapere che dall’altra parte di queste mura altissime, ci sono bellissimi giardini da contemplare. È l’ora di buttare giù queste mura e scoprire il giardino dell’altro”. Se questo è il fondamento, il metodo del dialogo che Chiara ci insegna non può essere che l’amore! È un dialogo tra fratelli, quindi un dialogo tra persone, non tra ideologie o sistemi di pensiero. È un dialogo che deve necessariamente essere sostenuto e sostanziato dalla misericordia, dalla compassione, dalla carità, così com’è sintetizzata nella Regola d’Oro [Fai agli altri tutto quello che vorresti gli altri facessesro a te].

L’amore e la misericordia, messe alla base del dialogo, non solo ci permettono di vedere chi ci sta accanto in una nuova luce, ma ci fanno scoprire la diversità, qualsiasi essa sia, come un dono. “Chi mi sta vicino – diceva Chiara – è stato creato in dono per me ed io sono stata creata in dono per chi mi sta vicino. Sulla terra tutto è in rapporto d’amore con tutto: ogni cosa con ogni cosa. Occorre però essere l’Amore per trovare il filo d’oro fra gli esseri”. Attualmente i contatti, in virtù delle grandissime possibilità offerte dai mezzi di comunicazione, si moltiplicano, ma divengono brevi, effimeri, privi di senso, mentre si frantumano o diminuiscono le relazioni. Solo quando si inserisce nel rapporto io-tu un amore che supera la dimensione puramente naturale, i contatti si possono trasformare in relazioni, cioè possiamo costruire reti di fraternità vera. Ed in questo la religione è chiamata in causa per dare un senso, un’anima, delle risposte vere e soddisfacenti all’umanità confusa, traumatizzata e smarrita di oggi. Ed abbiamo costatato in questi anni il ruolo insostituibile delle religioni per portare i loro seguaci a riconoscersi reciprocamente, a rispettarsi, a collaborare e a diventare protagonisti nel costruire un mondo di pace, dove regnino la giustizia ed il rispetto per la persona umana. Anche Chiara Lubich, fondatrice del Movimento dei Focolari, ha vissuto ed ha contagiato quanti a lei si ispirano in questa straordinaria avventura, nella quale non basta un amore qualunque, ma è necessario imparare un’arte, come lei stessa l’ha definita: l“arte di amare”. (…) Se tutti viviamo questa “arte”, attueremo anche alcuni principi indispensabili nel dialogo fra le religioni. Ne cito alcuni: Unità nella diversità. È necessario che ogni religione sia accolta in pieno rispetto di tutto ciò che essa considera sacro, secondo la sua tradizione. Proselitismo e sincretismo sono incompatibili con la pace. (…)

Reciprocità nei rapporti. Nella condivisione della spiritualità vissuta ciascuno è arricchito non solo senza pericolo di compromettere la propria fede, ma con la possibilità di approfondirla.(…) Uguaglianza nella comune dignità umana. È la chiave per qualsiasi rapporto armonioso di collaborazione nel costruire società democratiche fondate sulla pace. Molti sanno come il carisma di Chiara, può essere riassunto in una sola parola: unità. È la vocazione specifica dell’intero Movimento che s’impegna a viverla quest’anno, nel mon-

do intero, con particolare intensità: lavorare, impegnarsi su tutti i fronti per contribuire a costruire un mondo unito, a portare l’unità, la pace e la reciprocità in ogni ambiente. Lo esige la fedeltà al nostro Carisma, a quella prima intuizione che Chiara così esprimeva fin dal 1946: “Nel nostro cuore una cosa è chiara: l’unità è ciò che Dio vuole da noi. Noi viviamo per essere uno con Lui e uno fra noi e con tutti. Questa splendida vocazione ci lega al Cielo e ci immerge nella fraternità universale. Niente di più grande. Per noi, nessun ideale supera questo”».

Chiara Lubich e il suo messaggio di pace Sono stati centinaia gli eventi nel mondo in ricordo di Chiara Lubich per l’anniversario della sua partenza al Cielo (22 gennaio 1920-14 marzo 2008) per dire che la pace non è un’utopia

«Donna di intrepida fede, mite messaggera di speranza e di pace», così papa Benedetto XVI definiva Chiara Lubich nel messaggio inviato per il suo funerale, otto anni fa. E papa Francesco, all’avvio della causa di beatificazione nel gennaio 2015, esortava a «far conoscere al popolo di Dio la vita e le opere di colei che, accogliendo l’invito del Signore, ha acceso per la Chiesa una nuova luce sul cammino verso l’unità». Così sono state centinaia le iniziative nel mondo che ricordano il suo messaggio di pace. Parallelamente la Causa di Beatificazione di Chiara Lubich, iniziata il 27 gennaio 2015, sta seguendo l’iter previsto dalla normativa. Molte le persone che ad oggi hanno potuto offrire la loro testimonianza, di diverse Chiese e di convinzioni non religiose. Un mosaico che evidenzia l’esemplarità della sua vita, impegnata con quanti Dio poneva sul suo cammino a «farsi santi insieme».


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a 30 giorni dalle votazioni Di Lorenzo Russo

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er la prima volta nella storia della Repubblica, il prossimo 17 aprile gli elettori italiani saranno chiamati a votare a un referendum richiesto dalle regioni, invece che – come di solito avviene – tramite una raccolta di firme. Si tratta del cosiddetto referendum “No-Triv”: una consultazione per decidere se vietare il rinnovo delle concessioni estrattive di gas e petrolio per i giacimenti entro le 12 miglia dalla costa italiana. Il referendum, quindi, non riguarda il divieto di effettuare nuove trivellazioni, che sono già vietate entro le 12 miglia e continueranno a essere permesse oltre questo limite anche in caso di vittoria dei sì. Secondo gli stessi promotori, il referendum del 17 aprile è soprattutto un atto politico che serve a dare un segnale contrario all’utilizzo delle fonti di energia fossile, come il gas e il petrolio estratti dalle piattaforme offshore. In tutto le assemblee di nove regioni hanno chiesto il referendum: Basilicata, Marche, Puglia, Sardegna, Veneto, Calabria, Liguria, Campania e Molise. Una raccolta di firme per presentare il referendum era fallita lo scorso inverno. L’esito del referendum sarà valido solo se andranno a votare il 50 per cento più uno degli aventi diritto al voto. Cosa vuole cambiare il referendum Nel referendum si chiede agli italiani se vogliono abrogare la parte di una legge che permette a chi ha ottenuto concessioni per estrarre gas o petrolio da piattaforme offshore entro 12 miglia dalla costa di rinnovare la concessione fino all’esaurimento del giacimento. Il quesito del referendum, letteralmente, recita: «Volete voi che sia abrogato l’art. 6, comma 17, terzo periodo, del decreto legislativo 3 aprile 2006, n. 152, “Norme in materia ambientale”, come sostituito dal comma 239 dell’art. 1 della legge 28 dicembre 2015, n. 208 “Disposizioni per la formazione del bilancio annuale e pluriennale dello Stato (legge di stabilita’ 2016)”, limitatamente alle seguenti parole: “per la durata di vita utile del giacimento, nel rispetto degli standard di sicurezza e di salvaguardia ambientale”?» Il comma 17 del decreto legislativo 152 stabilisce che sono vietate le nuove «attività di ricerca, di prospezione nonché di coltivazione di idrocarburi liquidi e gassosi» entro le 12 miglia marine delle acque nazionali italiane, ma stabilisce anche che gli impianti che esistono già entro questa fascia possono conti-

Il referendum sulle trivellazioni Per cosa andremo a votare il 17 aprile, spiegato bene: si parla degli impianti che esistono già, i nuovi sono vietati in ogni caso.

nuare la loro attività fino alla data di scadenza della concessione. Questa concessione può essere prorogata fino all’esaurimento del giacimento. Il referendum, quindi, non riguarda nuove trivellazioni, ma la possibilità per gli impianti già esistenti di continuare a operare fino a che i giacimenti sottostanti non saranno esauriti. La situazione oggi Gran parte delle 66 concessioni estrattive marine che ci sono oggi in Italia si trovano oltre le 12 miglia marine, che non sono coinvolte dal referendum. Il referendum riguarda soltanto 21 concessioni che invece si trovano entro questo limite: una in Veneto, due in Emilia-Romagna, uno nelle Marche, tre in Puglia, cinque in Calabria, due in Basilicata e sette in Sicilia. Le prime concessioni che scadranno sono quelle degli impianti più vecchi, costruiti negli anni Settanta. Le leggi prevedono che le concessioni abbiano una durata iniziale di trent’anni, prorogabile una prima volta per altri dieci, una seconda volta per cinque e una terza volta per altri cinque; al termine della concessione, le aziende possono chiedere di prorogare la concessione

fino all’esaurimento del giacimento. Se al referendum dovessero vincere i sì, gli impianti delle 21 concessioni di cui si parla dovranno chiudere tra circa cinque-dieci anni. Gli ultimi, cioè quelli che hanno ottenuto le concessioni più recenti, dovrebbero chiudere tra circa vent’anni. In tutto in Italia ci sono circa 130 piattaforme offshore utilizzate in processi di estrazione o produzione di gas e petrolio. Quattro quinti di tutto il gas che viene prodotto in Italia (e che soddisfa circa il 10 per cento del fabbisogno nazionale) viene estratto dal mare, così come un quarto di tutto il petrolio estratto in Italia. Nessuno al momento ha calcolato quale percentuale di gas e petrolio viene prodotta entro le 12 miglia marine, né quanto sono abbondanti le riserve che si trovano in quest’area. Cosa succede in caso di vittoria dei sì Il referendum non modifica la possibilità di compiere nuove trivellazioni oltre le 12 miglia e nemmeno la possibilità di cercare e sfruttare nuovi giacimenti sulla terraferma: e compiere nuove trivellazioni entro le 12 miglia è già vietato dalla legge. Una vittoria dei sì al referendum im-

pedirà l’ulteriore sfruttamento degli impianti già esistenti una volta scadute le concessioni. Le ragioni di chi è favore del Sì Secondo i vari comitati “No-Triv”, appoggiati dalle nove regioni che hanno promosso il referendum e da diverse associazioni ambientaliste come il WWF e Greenpeace, le trivellazioni andrebbero fermate per evitare rischi ambientali e sanitari. I comitati per il Sì ammettono che per una serie di ragioni tecniche è impossibile che in Italia si verifichi un disastro come quello avvenuto nell’estate del 2010 nel Golfo del Messico, quando una piattaforma esplose liberando nell’oceano 780 milioni di litri di greggio, ma sostengono che un disastro ambientale in caso di gravi malfunzionamenti di uno degli impianti sia comunque possibile. Alcuni aderenti ai comitati per il Sì hanno anche parlato dei danni al turismo che avrebbero arrecato le piattaforme. È importante sottolineare, però, che il referendum non impedirà nuove trivellazioni (che sono già vietate) né la costruzione di nuove piattaforme, ma solo lo sfruttamento di quelle già esistenti.


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Il 15 marzo si è celebrata la Giornata nazionale del Fiocchetto Lilla dedicata all’impegno ed alla consapevolezza nell’ambito dei Disturbi del comportamento alimentare. Sulla nostra isola, l’esperienza dell’Associazione di Volontariato Accoglienza Il Girasole, che fornisce assistenza a chi soffre di DCAP, ai loro familiari e a chi è coinvolto a vario titolo in questi problemi Di Giuseppe Galano

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evento, giunto alla sua quinta edizione, ha lo scopo di sensibilizzare la popolazione su questa tematica di straordinaria importanza. E’ bene sottolineare che in Italia vi sono oltre 2 milioni di ragazze e ragazzi che soffrono di anoressia e bulimia fin dall’età preadolescenziale. I Disturbi del comportamento alimentare e del peso (DCAP), tra i quali rientrano l’anoressia nervosa, la bulimia nervosa, il disturbo alimentare incontrollato ed altro ancora, sono complesse malattie mentali caratterizzate da alterazioni alimentari e da eccessiva preoccupazione per il peso e le forme corporee che rendono le persone che ne soffrono schiave di pensieri, emozioni e comportamenti ossessivi. L’anoressia è la prima causa di morte tra le ragazze dai 15 ai 25 anni e l’età di esordio della patologia si sta drammaticamente abbassando. Una delle cause che tendono a rendere infausta la prognosi è la negazione del problema da parte di chi ne soffre ed il rifiuto categorico di ogni tipo di cura o trattamento. Sulla nostra isola, da tre mesi, l’Associazione di Volontariato Accoglienza Il Girasole, composta da persone straordinarie che hanno fortemente a cuore tali problematiche, sta dando vita ad un percorso molto bello ed ambizioso il cui scopo principale è quello di fornire assistenza e dare informazioni a chi soffre di DCAP, ai loro familiari e a chi è coinvolto a vario titolo in questi problemi. Il team è composto da Raffaele Ruocco, direttore scientifico della struttura, Agnese Sasso, presidente dell’Associazione, Giustina Mattera, Rossella Verde, Stefania Fuoco e Sara Silvestri, persone fortemente motivate e desiderose di mettere al servizio del prossimo in difficoltà talenti e professionalità. In occasione della Giornata del Fiocchetto Lilla l’Associazione ha organizzato un evento a dir poco straordinario per sensibilizzare ulteriormente l’opinione pubblica sul problema dei disturbi del comportamento alimentare. Alle 18 la Biblioteca Antoniana ad Ischia ha ospitato un incontro carico di significati, nel corso del quale sono state presentate le attività pratiche che l’Associazione intende porre in essere quali occasioni preziose per permettere alle persone di stare insieme e sapersi

Insieme, si può

confrontare. Esperti nel settore guideranno quanti lo vorranno in quattro percorsi formativi: laboratorio di fumetto, corso di fotografia, laboratorio di sport ed a spasso nel gusto. “L’idea di lanciare workshop è stata pensata per dare una risposta concreta dal punto di vista terapeutico e per fare prevenzione-afferma Giustina Mattera, nutrizionista e vice presidente dell’Associazione. I laboratori sono aperti a tutti poiché tutti abbiamo bisogno di prendere contatto con la vita reale con la quale dobbiamo necessariamente confrontarci. La vita ci travolge , ci fa perdere di vista quella che è la realtà delle cose. Proprio con questa realtà dobbiamo fare i conti per cui tutti dobbiamo essere allenati”. Dinanzi ad una folta platea vengono illustrati obiettivi e caratteristiche dei vari percorsi formativi. Il Laboratorio di Fumetto, curato da Catello Fermo sarà rivolto a ragazze e ragazzi e ad appassionati che desiderano imparare a disegnare o migliorarsi attraverso la conoscenza delle tecniche e degli strumenti che saranno messi a disposizione dei partecipanti. Il Laboratorio di Sport, a cura di Marialaura Vuoso ed Emanuel Scotto D’Abusco, permetterà di utilizzare lo sport come strumento per rafforzare l’autostima e combattere le malattie psicosomatiche. Il Corso di Fotografia, con Simone De Sanctis, permetterà di utilizzare la fotografia come linguaggio per esprimere se stessi e la propria visione del mondo. A Spasso nel Gusto con Silvia D’Ambra sarà un percorso che si occuperà di aspetti sensoriali. Durante passeggiate nel bosco si verrà a conoscenza del territorio da tutti i punti di vista, botanico, olfattivo, gustativo. Al termine della presentazione dei Laboratori vi è stato spazio per un bellissimo momento conviviale nel corso del quale i presenti hanno potuto constatare ancora di più quanto sia preziosa l’opera svolta dall’Associazione sul nostro territorio isolano. Non ci resta che sostenere queste bellissime attività, Insieme si Può.


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Società

19 marzo 2016

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Storie di perdono

“Perdono il ragazzo che uccise mio marito, ora non stia in cella” L’amicizia tra la moglie della vittima e la madre del killer A cinque anni dal delitto un “rave” per la riconciliazione. «Il perdono mi ha ridato dignità» Di Laura Montanari

U

n rave, cinque anni dopo. Si finisce col rinascere da una ferita, si ripassa magari dalla stessa parola, dallo stesso posto o da un prato che gli somiglia per andare avanti. «Io e Irene abbiamo pensato a un rave per guardare al futuro senza dimenticare il passato» racconta Claudia Francardi, 48 anni, vedova dell’appuntato Antonio Santarelli. Irene è la mamma di Matteo Gorelli, il ragazzo condannato per l’omicidio di Santarelli. Queste due donne hanno organizzato un rave nella zona di Grosseto. Medesima provincia di quell’altra tragica maratona musicale quando era quasi la mattina di Pasquetta, il 25 aprile 2011, e la pattuglia dei carabinieri si trovava vicino a una curva in una

La riconciliazione è l’unica strada possibile se si vuole guardare avanti nella vita strada di campagna, fra Sorano e San Martino di Manciano. Fermarono per un controllo una Renault Clio con alcuni ragazzi a bordo. C’ erano tre minorenni e lui, Matteo Gorelli, che allora aveva 19 anni. Patente, libretto e alcol test. Alcol test positivo. I militari stavano compilando il verbale delle contravvenzioni quando vennero aggrediti alle spalle da Matteo con un bastone preso dalla recinzione di un campo. Antonio Santarelli aveva 43 anni, morì dopo un anno di coma e di agonia. L’altro militare, Domenico Marino, 35 anni, se la cavò con gravissime lesioni a un occhio. Matteo ora è in carcere a Bollate, nel milanese, dove sconta una condanna a

vent’anni (ergastolo in primo grado). Scrive poesie, dà esami di Scienza dell’educazione seguito dall’università Bicocca. Sua madre, Irene Sisi, con Claudia Francardi ha fondato l’associazione Amicainoabele che «fa del perdono una strada per andare avanti». Il mese prossimo, il 24-25 aprile, organizzano un rave a Rispescia, frazione di Grosseto. Perché? «Sarà un rave di sostanza, non di sostanze, lì non si farà uso di droghe e alcol, ma di contenuti, storie, confronti. Si discuterà di mediazione: ci saranno, fra gli altri, l›ex magistrato Gherardo Colombo e Guido Bertagna, il gesuita... quello che ha scritto “Il libro dell’incontro” fra gli ex della lotta armata e i familiari delle vittime. Ci sarà la musica dei 99 Posse che piace a molti ragazzi dei centri sociali, noi vogliamo parlare a tutti... soprattutto ai giovani». Come si fa a perdonare chi ti ha ucciso una persona cara? Lei quando ha cominciato? «Si deve perdonare, il rancore ti condanna sempre all›istante del passato. Io ho cominciato a perdonare vivendo prima in pieno il mio dolore e tutta la rabbia. Irene mi scrisse una lettera, quando la lessi decisi subito di incontrarla e di invitarla all›ospedale di Montecatone, vicino a Imola, dove Antonio era ricoverato in coma vegetativo. Irene voleva vedere tutto, voleva essere gli occhi di suo figlio che all›epoca era in carcere a Grosseto ». Cosa vi siete dette? «Che la ferita era comune, le nostre vite erano indissolubilmente collegate dal 25 aprile 2011, da quell›enorme dolore. Da allora il dialogo è continuo, però non sempre viene capito».

Nella foto la mamma di Matteo Gorelli con Claudia Francardi (a destra), vedova dell’appuntato Santarelli.

In che senso? «Troviamo a volte critiche e insulti sul web, anche di recente per quest›ultima iniziativa. Noi andiamo avanti. Penso che il perdono mi abbia ridato dignità. Davanti alla perdita di una persona che ami, ti ritrovi completamente nuda. Il perdono ti rimette addosso qualche vestito, puoi tornare a uscire per strada». È vero che ha detto che Matteo non dovrebbe stare in carcere? «Per come è organizzato, oggi il carcere non lascia spazio all›affettività e al recupero. Ho detto che in comunità il dialogo fra me e lui sarebbe stato più facile». Lei ha un figlio di 17 anni: lui

Non tutti riescono a capire la mia scelta. Ancora adesso sul web c’ è chi mi insulta condivide queste scelte? «Sì, condivide ciò che faccio. Del resto io continuo negli ideali di

Antonio. Perché quella mattina fermò Matteo e lo stava multando? Per dargli un insegnamento, per dirgli “ragazzo, non è quella la strada”. Io e Irene pensiamo sia importante andare fra i giovani, nelle scuole a dialogare, spiegare che è meglio parlare piuttosto che tenersi dentro un disagio...». Poi un giorno ha incontrato Matteo, nella comunità di don Mazzi, dopo la condanna di primo grado... «Non è stato facile, lui non aveva dormito la notte prima, io ero in ansia. Ci siamo guardati, ci siamo abbracciati, nessuno trovava le parole, ma abbiamo trovato subito molte lacrime. Io gli ho raccontato chi era l›uomo che aveva ucciso. Bisogna guardare in faccia le cose per quelle che sono». Cosa avete in comune lei e la mamma di Matteo? «La voglia di essere persone nuove, di dialogare e andare avanti. Speriamo vengano tanti giovani a Rispescia, noi li aspettiamo».



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Giovani

19 marzo 2016

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Beati i misericordiosi perchè troveranno misericordia Venerdì 11 marzo si è svolto il consueto appuntamento mensile di incontro e preghiera tra i giovani isolani ed il Vescovo Pietro nella Chiesa Cattedrale ad Ischia Ponte. Di Giuseppe Galano

T

ra i ragazzi che man mano giungevano all’appuntamento con padre Pietro forte era il desiderio di mettersi in ascolto della Parola di Dio e meditare sulle riflessioni che da li a poco sarebbero state proposte dal Vescovo. Il momento di preghiera ha avuto inizio con il canto Ti Invochiamo Spirito intonato dalle bellissime voci della corale della Pastorale Giovanile. “Ci ritroviamo questa sera a pregare insieme e lo faremo iniziando ad invocare lo Spirito Santo”. Con queste parole il Vescovo da inizio all’incontro. “E’ bello concludere la nostra giornata ascoltando la Parola del Signore che vuole dirci qualcosa. Chiediamogli di parlare al nostro cuore; apriamoci ad accogliere la parola affinchè la nostra vita possa essere illuminata. Chiediamo al Signore di accendere una luce sui nostri passi”. Tema dell’incontro è stata la Quinta Beatitudine, Beati i Misericordiosi perché troveranno Misericordia. Il Vescovo ha invitato tutti ad ascoltare attentamente un brano del Vangelo di Luca (5, 11-32), la Parabola del Figliol Prodigo o del Padre Misericordioso. Questo passo molto bello ha suscitato forti sensazioni e la consapevolezza che il testo sia rivolto a ciascuno dei presenti all’incontro. “Questa sera desideriamo fermarci su questa Beatitudine , tema della prossima GMG di Cracovia. Meditiamo su questa Parabola. Tutti noi siamo chiamati a riscoprire l’atteggiamento del Padre, il vero protagonista di questa storia che Gesù ci racconta”. Padre Pietro ha proposto ai ragazzi la canzone Un Giorno Mi Dirai (Stadio-2016) vincitrice dell’ultimo Festival di Sanremo. La canzone ha permesso di entrare nel vivo dell’incontro grazie alle parole molto significative del testo ed ai numerosi spunti di riflessione proposti da Mons. Lagnese. “Cosa significa Beati i Misericordiosi? Potrebbe sembrare che Gesù dica che se siamo misericordiosi un giorno riceveremo misericordia. In verità non è così altrimenti si farebbe fatica a capire il senso delle beatitudine”. La canzone degli Stadio racconta di un padre che si rivolge a suo/a figlio/a e dice che un giorno forse gli svelerà

il senso di tutta la sua vita e forse lui capirà tutto l’amore che il padre ha avuto nei suoi confronti. “Capiamo sempre tardi le cose, sempre dopo che sono avvenute”.Nella Parabola il figlio che ritorna sui suoi passi non lo fa perché pentito ma in quanto affamato e senza risorse; egli non sa come andare avanti e decide di ritornare. Il testo della canzone afferma che il padre un giorno ha rinunciato alla felicità per il figlio. “Quando si ama veramente capita di soffrire, si rinuncia alla felicità .Quando non siamo più capaci di soffrire per l’altro vuol dire che l’amore sta finendo”. La canzone ha offerto una serie di spunti di riflessione molto belli. Un giorno ti dirò che ti volevo bene più di me, riderai, tu riderai di me. E mi dirai che un padre non deve piangere mai. “Non riusciamo a capire l’amore del Padre. Quando capiremo che Dio ci ama? Se lo facessimo saremmo gli uomini più felici del mondo. Se ancora non lo siamo vuol dire che non abbiamo ancora capito l’amore del Padre. L’amore del Padre nei confronti del figlio non viene accolto, riconosciuto, capito”. Nella Parabola si parla del padre che si commuove , piange alla vista del figlio, gli corre incontro e piange; il figlio non fa altrettanto. “Quando si ama non si aspetta un istante”. La Parabola è aperta come se Gesù volesse dire a ciascuno di noi di continuare a scrivere. E mi dirai che un uomo deve sapersi difendere. “Spesso si pensa che l’essere misericordiosi sia sinonimo di debolezza. Tante volte pensiamo che sia necessario essere duri altrimenti gli altri se ne approfittano”. Nel testo vi è un velo di pessimismo, si parla di amore incompreso. Tuttavia emerge anche un segnale di speranza, si passa da un giorno ti dirò ad un girono mi dirai. Un giorno proverai nella tua vita lo stesso dolore, la stessa sofferenza che provo io, recita il testo. Io ti dirò che un uomo può anche sbagliare sai. Ma che se era vero amore è stato meglio comunque viverlo. “Il padre parla di se stesso ed afferma che l’importante è amare il figlio e dare per lui tutto se stesso. E’ nell’amore che vi è il segreto della vita. Siamo fatti per amare”. Il giovane che va incontro al padre si con-

verte quando il padre lo abbraccia. La verità sta in un abbraccio. La verità è nel sentirsi abbracciati da Dio che sa che l’uomo può sbagliare. Dio ama anche quando si sbaglia, Egli è misericordioso. “Questa Beatitudine cosa significa? Tu sei beato perché Dio ti vuole bene anche quando sbagli, Dio ti ama anche quando non capisci il suo amore. Beato sei tu perché Dio è misericordioso con te. Tu potrai esserlo con gli altri se ti lasci abbracciare da Dio. La verità sta in un abbraccio. Un giorno capirò, Signore, che mi hai voluto bene più di te, hai pianto, hai rinunciato agli occhi di Tuo Figlio per me. Allora forse capirò che era vero amore”. L’incontro si conclude con la lettura del Salmo 113 e con l’ascolto del canto Grazie Padre Buono (RnS) quale risposta alla Parola meditata.

la magia del divertimento


12 19 marzo 2016

Giubileo Misericordia della

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Accolti da

MISERICO

Alcune foto dei pellegrini ischitani a Roma in occ


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Giubileo Misericordia della

all'amore

ORDIOSO

casione del pellegrinaggio giubilare diocesano

13 19 marzo 2016


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Attalità 19 marzo 2016

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LA BENEDIZIONE DEL VESCOVO LAGNESE AI “PACIAPACI” DI TUTTA L’ISOLA

La domenica delle Palme nel Giubileo della Misericordia Di Antonio Lubrano

L

a domenica delle Palme, in pieno clima giubilare, è un giorno fausto e di gioia per la Chiesa di Ischia e del mondo intero perché rievoca l’ingresso trionfale di Gesù in Gerusalemme in sella ad un asino e seguito da una folla plaudente che sventolava alte foglie di palma in segno di giubilo. Al riguardo l’evangelista Giovanni così ha riportato: Dal Vangelo secondo Giovanni (12,12-16). In quel tempo. La grande folla che era venuta per la festa, udito che il Signore Gesù veniva a Gerusalemme, prese dei rami di palme e uscì incontro a lui gridando: «Osanna! Benedetto colui che viene nel nome del Signore, il re d’Israele!». Gesù, trovato un asinello, vi montò sopra, come sta scritto: «Non temere, figlia di Sion! Ecco il tuo re viene, seduto sopra un puledro d’asina». I suoi discepoli al momento non compresero queste cose; ma, quando Gesù fu glorificato, si ricordarono che di lui erano state scritte queste cose e che a lui essi le avevano fatte”. La Santa Pasqua di domenica prossima 27 marzo, preceduta dalla Settimana di Passione, incomincia da qui. Nella mattina di domenica 20 il Santo Padre scenderà tra la gente sul sagrato della basilica di San Pietro in Vaticano per la benedizione delle palme,

simbolo della pace universale. Mons. Lagnese per la terza volta da Vescovo della Diocesi isolana benedirà i ramoscelli di ulivo e i tanti “Paciapaci” (antica e tradizionale versione dialettale ischitana del Pace-Pace a intreccio) sul piazzale Aragonese ad Ischia Ponte alle ore 9:45 per poi andare in processione fino alla Cattedrale per la messa delle 10,00. Al porto d’Ischia invece avrà luogo la tradizionale benedizione delle palme con la consegna del ramoscello d’ulivo benedetto ai comandanti di tutte le imbarcazioni nel porto borbonico. Sarà il parroco della Chiesa

di Portosalvo don Luigi De Donato (in passato la cerimonia era presieduta dal Vescovo) ad osservare il sacro rituale, a continuazione di una tradizione inaugurata dal vescovo Mons. Antonio Cece in quella lontana domenica delle palme del 1960, allorquando, parroco della Reale Chiesa di Portosalvo, era appena da un anno, don Pasquale D’Abundo che successe all’amato don Franceschino Albano. Dopo la benedizione il parroco e i fedeli in processione percorreranno tutto il tratto di banchina che cinge il Porto d’Ischia; il sacerdote consegnerà al marinaio o comandante di

ogni nave all’ancora ed ai marinai della Capitaneria che lo scorteranno, il ramoscello d’ulivo benedetto. Cerimonia simile avrà luogo presso le aree portuali di Casamicciola, Lacco Ameno, Forio e Sant’Angelo. In questo giorno in cui si celebra il senso della pace autentica in Cristo nostro Signore, la benedizione del Vescovo Mons. Pietro Lagnese va anche agli sportivi dell’isola, affinché in tutte le competizioni in cui sono impegnati in questo giorno particolare, ossia la domenica delle palme, sappiano alzare in alto, per se stessi e per l’avversario in gara, il sacro ramoscello d’ulivo della pace.


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Attualità

19 marzo 2016

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A FORIO LA MADONNA ADDOLORATA IN PROCESSIONE

Dai “paciapaci” con le palme intrecciate ai tradizionali riti pasquali

Il Parroco derlla chiesa di Portosalvo don Luigi de donato sul Porto d'Ischia consegna il ramoscello d'oliva al Comandante dell'aliscafo

Di Michele Lubrano

A Ragazzi della parrocchia di Portosalvo con in mano ulivo e paciapaci

Il tunisino che venede i paciapaci ad intrccio all'angolo di Via delle Terme a Porto d'Ischia

ria di Pasqua sull’isola con i “Paciapaci” della domenica delle Palme. Nei giorni precedenti questa domenica sono stati venduti i tradizionali “paciapaci”, ossia le palme, ai soliti angoli delle strade del centro, di varie dimensioni che saranno benedetti dal nostro Vescovo Lagnese e dai rispettivi sacerdoti nelle varie chiese dell’isola. Su Facebook abbiamo raccolto la seguente testimonianza: “stamattina (martedì scorso ndr) ho accompagnato mia madre a scuola per consegnare il danubio alla Nutella che mio fratello Antonio ha offerto ai suoi compagni, perché oggi è il suo compleanno (compie 13 anni!). Eravamo vicino al supermercato di via delle Terme a porto d’Ischia, così ne abbiamo approfittato per acquistare, da uno dei tanti venditori ambulanti, queste meravigliose palme intrecciate. Mi ha sorpreso vedere che a realizzarle fosse proprio un gruppo di giovani ragazzi che, pensate, stamane si sono svegliati alle sei per cominciare la produzione. E’ un lavoro meticoloso che richiede molta pazienza. Domenica le palme verranno portate sul porto all’incontro con il parroco di Portosalvo don Luigi De Donato che celebrerà in chiesa la messa con la benedizione dei Paciapaci. Dopo di che in corteo faremo, a piedi, sulla banchina il giro del porto fino al piazzale del cantiere e ritorno dove il parroco consegnerà il ramoscello d’olivo all’equipaggio delle navi e ai turisti presenti. Sarà una grande emozione”. Nei giorni che precedono la settimana santa, fino ad arrivare al giorno di Pasqua c’è aria di tradizione, dalle chiese che vengono preparate per vivere i diversi momenti della triduo Pasquale, alle strade dove le donne ed i ragazzini vendono i tradizionali paciapace, fino ad arrivare nelle case dove cultura e tradizione passano anche per la cucina: le uova sode colorate, i cibi della Pasqua ed il magro dei giorni che precedono. In particolare il giovedì prima di Pasqua avviene la visita ai sette sepolcri. I sepolcri vengono preparati vicino all’altare nelle parrocchie. Qui viene riposto Gesù tra fiori e vasi con semi di lenticchie, ceci, orzo e grano fiorito. Il Venerdì Santo avviene nei vari comuni dell’isola la processione notturna della Via Crucis. A Forio verso le 3,30 del mattino dalla chiesa di San Sebastiano parte un lungo corteo di fedeli con la statua della Madonna dell’Addolorata che viene portata in processione per le vie del centro, la processione tocca sette chiese. Un evento che ha un grande fascino forse dall’ora insolita in cui avviene: la notte rischiarata soltanto dalle fiaccole e lanterne che i devoti portano con sé, dai canti che si levano per tutto il percorso, dagli incappucciati vestiti di bianco o di nero che portano una croce di legno. Si arriva dunque alla domenica di Pasqua: in questo giorno a Forio da circa 400 anni si ripete la sacra rappresentazione della corsa dell’Angelo. Per le strade del centro si ricrea il momento dell’annuncio alla Madonna che Gesù è risorto. In processione troviamo quattro statue: la Madonna, il Cristo Risorto, San Giovanni Apostolo e l’Arcangelo Gabriele.


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Santi di Oggi 19 marzo 2016

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Madre Teresa

sarà Santa il 4 settembre Di Lorenzo Russo

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ella Sala del Concistoro del Palazzo Apostolico Vaticano, durante la celebrazione dell’Ora Terza di martedì 15 marzo, il Papa ha tenuto il Concistoro ordinario pubblico per la canonizzazione dei Beati. Nel corso del Concistoro, il Papa ha decretato che Madre Teresa sarà proclamata santa il 4 settembre. È senz’altro una figura eccezionale non solo a livello religioso, ma anche umano: basti pensare al Premio Nobel che le è stato conferito e alle presenze di ogni appartenenza religiosa e tendenza politica al suo funerale. Non è facile parlare di lei senza cadere nella retorica (che sarebbe la cosa più lontana dalla sua personalità). Ma certamente è uno dei miti del nostro tempo, mentre lei seguiva un ideale e uno stile di vita totalmente opposti a quelli proclamati e perseguiti dalla nostra società: povertà radicale e dedizione assoluta ai più poveri fra i poveri, priorità alla preghiera, rinuncia ai mezzi moderni della tecnica. Eppure questa società consumista e relativista la ama. Tutti riconoscono la sua immagine appena compare in un giornale o alla tv, anche se magari sanno poco di lei. Probabilmente fa parte della nostalgia del nostro tempo ed è uno dei nostri desideri irrealizzati. In un certo senso, troppo alta per noi che strisciamo terra terra e, allo stesso tempo, vicina al nostro cuore nella sua umile semplicità. Infatti ha sempre accolto e sollecitato la collaborazione di persone di ogni tipo, tanto che intorno alle sue comunità e opere esiste una rete molto estesa di volontari. Attratti dal suo principio: «Ciò che conta non è fare molto, ma mettere molto amore in ciò che si fa». Gli altri Beati sono stati iscritti nell’Albo dei Santi nelle seguenti date: domenica 5 giugno 2016: Stanislao di Gesù Maria, al secolo Giovanni Papczynski, vissuto nel 1600, fondatore della Congregazione dei Chierici Mariani dell’Immacolata

Concezione della Beata Vergine Maria, e Maria Elisabetta Hesselblad, religiosa svedese, fondatrice della congregazione delle suore dell’Ordine del Santissimo Salvatore di Santa Brigida. Domenica 16 ottobre 2016: il messicano Giuseppe Sanchez del Rio, laico, martire, vittima nel 1928 a soli 15 anni delle persecuzioni religiose e Giuseppe Gabriele del Rosario Brochero, sacerdote diocesano argentino più conosciuto come “Cura Brochero”, figura particolarmente cara a Papa Francesco. Nel messaggio per la beatificazione del settembre 2013, Papa Francesco lo definì “un pioniere nell’uscire verso le periferie geografiche ed esistenziali per portare a tutti l’amore, la misericordia di Dio”. Nato nel 1840 nella zona di Cordoba, dedicò la sua vita a “uscire a cercare la gente”, scrisse meno di tre anni fa il Pontefice; si spostava per chilometri sul dorso di una mula, attraversando zone disagiate, proprio per farsi vicino a tutti. Morì nel gennaio 1914 a Villa del Transito, che poco dopo fu ribattezzata Villa Cura Brochero.

Le tappe, i gesti Le Missionarie della carità, l’ordine fondato da Madre Teresa per prendersi cura dei «più poveri dei poveri», conta oggi circa 6mila religiose, presenti in tutti i continenti. In Italia ci sono 18 comunità. Nel 1979 fu insignita del Premio Nobel per la pace in virtù «del lavoro compiuto nella lotta per vincere la povertà e la miseria, che costituiscono anche una minaccia per la pace». Per Madre Teresa di Calcutta il servizio ai poveri era una conseguenza naturale della preghiera. «Siamo - diceva - delle contemplative che vivono in mezzo al mondo». Con una deroga alla procedura consueta il via alla causa di beatificazione è avvenuta a soli due anni dalla morte. Giovanni Paolo II l’ha proclamata beata il 19 ottobre 2003.


Santi di Oggi

17 19 marzo 2016

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Era molto materna e concreta, attenta anche alle piccole cose Di Laura Badaracchi

D

al prossimo 4 settembre «ogni fedele potrà chiedere l’ intercessione di madre Teresa: verrà proclamata santa e così potrà essere venerata pubblicamente in tutta la Chiesa», ricorda padre Brian Kolodiejchuk, missionario della carità e postulatore della causa di beatificazione e canonizzazione della “matita di Dio”, come amava definirsi Agnese Gonxha Bojaxhiu, fondatrice delle Missionarie e dei Missionari della carità. «La Madre», come la chiamano i suoi figli spirituali, nacque il 26 agosto 1910 a Skopje, in Macedonia, e si spense a Calcutta il 5 settembre 1997. San Giovanni Paolo II la beatificò il 19 ottobre 2003, mentre lo scorso 17 dicembre papa Francesco ha riconosciuto un miracolo attribuito alla sua intercessione, fino ad annunciarne la mattina del 15 marzo scorso la data di canonizzazione durante il Concistoro. «In realtà il miracolo è successo nel 2008 a Santos, in Brasile, però la postulazione ne è stata informata alla fine del 2013. Il tempo di raccogliere le informazioni e le testimonianze, e dopo il riconoscimento della guarigione scientificamente inspiegabile di un uomo con una

infezione virale del cervello che ha prodotto più ascessi con idrocefalo triventricolare, attendevamo il momento in cui madre Teresa sarebbe stata proclamata santa. E, per un disegno della Provvidenza, avverrà durante il Giubileo della misericordia», sottolinea padre Brian. Una felice coincidenza, per una religiosa che «ha fondato la sua spiritualità proprio sulle opere di misericordia spirituali e corporali. Personalmente non voleva stare al centro dell’ attenzione, farà ancora questo sacrificio il prossimo 4 settembre per la gloria di Dio e il bene della gente», scherza il postulatore di origine canadese, e si abbandona a qualche ricordo personalissimo. «Ho conosciuto madre Teresa nel 1977 a Roma: ero venuto a Roma con i miei genitori per l’ingresso in noviziato di mia sorella Shardel. Le suore portano la croce sulla spalla, i missionari della carità sul petto. Lei mi disse: “Vorrei mettere anche a te una croce sul cuore”. È stato uno choc per me e il giorno dopo sono andato a chiederle cosa volesse dirmi. Avevo capito bene: qualche mese dopo sono entrato nella congregazione maschile e nel 1983 ero nel quartiere del Bronx, a New York, con il primo gruppo dei Missiona-

ri della carità nella “Grande Mela”. Due fratelli, tutti e due suoi discepoli». La nuova santa, chiosa padre Brian, invita a imitarla. «Era molto materna e concreta, con i piedi per terra. Alcuni pensano che i santi abbiano la testa fra le nuvole, ma non è così: la Madre osservava tutto, metteva molta attenzione nelle piccole cose, dal servire il caffè a capire di cosa aveva bisogno chi le stava davanti. Ci diceva sempre di fare le cose ordinarie con amore straordinario. Ed era umanissima: le piacevano tanto la cioccolata e il gelato! Al tempo stesso sappiamo dai suoi scritti che ha vissuto una fede eroica, attraversando una lunga fase di oscurità». «Per noi la Madre è già santa, ma a settembre ci sarà il riconoscimento ufficiale », dice suor Cyrene, superiora provinciale per l’Italia delle Missionarie della carità, circa 6mila nel mondo, mentre sono nel nostro Paese 129 in 18 comunità (di cui 5 a Roma). «Viviamo questa gioia normalmente, continuando a seguire i nostri poveri, grate al Signore per questo dono alla Chiesa universale. L’ eredità che ci ha lasciato la fondatrice? Essere fedeli giorno dopo giorno al nostro carisma, toccare i più poveri

e riconoscere in loro lo sguardo di Gesù affamato, assetato». Nel convento di San Gregorio al Celio, a due passi dal Circo Massimo (Roma), «abbiamo lasciato la sua camera così com’era e molte persone vengono per vederla e pregare», racconta. E chiede di pregare per loro, le figlie spirituali di Madre Teresa, in questo periodo sotto i riflettori che non amano, perché «possiamo fare la volontà di Dio, il servizio e la missione che ci ha affidato: portare l’amore di Cristo. Come hanno fatto le nostre suore ad Aden, nello Yemen, condividendo le gioie, i timori e la morte. Ecco, vogliamo essere strumenti docili nelle mani del Signore per diventare la sua compassione, la sua misericordia, rendendoci conto delle nostre debolezze e fragilità».


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Teatro 19 marzo 2016

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90 O’ popolo, 72 ’a meraviglia 33 ‘e monache Di Gina Menegazzi

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n ritmo vivace e ben tenuto, per una commedia brillante dalle molte sfaccettature con battute simpatiche e divertenti. Così la Compagnia teatrale Filodrammatica Don Bosco ha conquistato il pubblico con il suo spettacolo 90 o’ popolo, 72 ’a meraviglia 33 ‘e monache – si chiude ‘na porta e s’arrape nu… cunvento (un titolo decisamente troppo lungo…) di Antonello Aprea per la regia di Ernesto Di Liddo. C‘era dentro di tutto, in questa storia ambientata nella vecchia Napoli, dove i palazzi rischiano continuamente di crollare e i conventi soffrono la crisi delle vocazioni. C’erano riflessioni tenere e serie, e il dialetto stretto contrapposto alla lingua più colta che per amore s’incontrano; la pizzaiola Rosella che decisamente portava “seccia” e la fantasia tutta napoletana che permette di trovare sempre una soluzione. Senza indulgere in battute pesanti o volgarità, gli ammiccamenti non erano mai esagerati, e le risate e gli applausi sono stati tanti e a scena aperta. L’ottima recitazione soprattutto di Ersilia Patalano – Mariannina, naturale e spontanea, ma anche di Ernesto Ferrandino – Giovanni e di Maria Trani – Rossella facevano perdona-

re la scarsa presenza scenica di alcuni comprimari, che devono imparare un maggior controllo del loro corpo sul palcoscenico, e quella che ho ritenuto un’interpretazione un po’ troppo sopra le righe di Filippo Pesce Costa – Geggè e di Annalisa Buonocore – Patrizia, nel primo atto. Ho trovato invece molto carina Miriam Ferrandino - Ninetta, con la sua parlata lentissima e cantilenante: un personaggio secondario ma tenero, inconsapevole di sé. Ottima l’idea degli intervalli musicali: Alessandro Riff ha interpretato una canzone di Sal Da Vinci, e Carolina Silvestri una di Teresa De Sio, per intrattenere il pubblico durante i cambi di scena. Bravo quindi al regista che con umiltà e pazienza è riuscito a dirigere un numero notevole di attori, dando vita ad uno spettacolo fresco e gradevole, aperto alla fantasia e alla sincerità, che con leggerezza ma non in modo stupido è riuscito a divertire il numerosissimo pubblico.

“Partì e si incamminò verso suo padre...” Incontro sul cammino di riconciliazione umano e spirituale promosso dagli Uffici di Pastorale Familiare, Scuola, Catechesi, Pastorale Giovanile della Diocesi di Ischia

Relatori: prof. Domenico Bellantoni, don Pasquale Trani, don Gianfranco Del Neso

Martedì 22 marzo 2016, ore 16.00

Auditorium del Centro Polifunzionale, Ischia Destinatari: partecipanti al corso sull’affettività e sessualità, catechisti, insegnati di religione, insegnanti in genere, genitori, giovani, educatori.

L’incontro, posto a ridosso della Pasqua, è finalizzato a mettere in rilievo gli aspetti antropologico-relazionali e spirituali del percorso del perdono con l’ausilio immagini artistiche e con le competenze del prof. Bellantoni, nonché dei sacc. Pasquale Trani e Gianfranco Del Neso, supportate da testimonianze di vita. L’assemblea sarà chiamata a interagire mettendosi in discussione e verificando a che punto stia la propria capacità di perdono... N.B.: l’incontro è ritenuto valido ai fini del rilascio dell’attestato di partecipazione al corso sull’affettività-sessualità tenuto secondo programma dal prof. Bellantoni. Ricordiamo a tal proposito che l’ultimo incontro di tale percorso si terrà GIOVEDI’ 7 aprile, alle ORE 16.30, presso la sala auditorium del Polifunzionale di Ischia. Don Pasquale Trani, Maria Italiano, diac. Salvatore Nicolella, don Gianfranco Del Neso, don Marco D’ Orio, Matilde Di Meglio, responsabili degli Uffici diocesani coinvolti


Attualità

19 marzo 2016

kaire@chiesaischia.it

Punti di Vista

Di Franco Iacono

1.

Il 17 marzo di quarant’anni fa moriva Luchino Visconti. Aveva scelto l’Isola d’Ischia, e Forio, a sua seconda patria. Acquistò la Colombaia, che fu la sua Residenza più gradita, tanto che volle che lì fossero tumulate le sue Ceneri. Sono contento di aver voluto fortissimamente acquisire quella Residenza al patrimonio del Comune di Forio, ottenendone il vincolo, ex lege 1089 /39 da Giulio Andreotti, Presidente del Consiglio e Ministro ad interim dei Beni Culturali, facendo stanziare dalla Regione Campania, al tempo in cui ne ero Assessore, le risorse necessarie. Sono contento, altresì, di aver promosso, con Gigi Covatta ed altri pochi volenterosi, le iniziative magistralmente pensate e realizzate da Maurizio Scaparro, che consentirono l’esplorazione di tutto il percorso artistico e culturale del grande Regista. Dal 1986 al 1990 con la presenza a Forio dei grandi “suoi” Artisti: da Delon a Mastroianni, a Berger, a Giulietta Simionato, ad Adriana Asti. Fino ai suoi interlocutori preferiti: Suso Cecchi D’Amico, Franco Zeffirelli, Francesco Rosi, Giancarlo Menotti, Piero Tosi, Caterina D’Amico, Jean Babilée, coreografo e ballerino sommo, Franco Mannino, suo cognato, musicista insigne, che curò le musiche di molti suoi film. Andrò in solitaria, con Anna e qualche amico sensibile, a portare una pianta delle sue preferite ortensie davanti alle sue Ceneri nel bosco della Colombaia. Con il rammarico di non essere riuscito, per l’ostracismo prevenuto di mediocri, a realizzare il sogno per il quale avevo voluto l’acquisizione della Colombaia: creare lì una Scuola Internazionale di Cinema, Musica e Teatro nel segno del grande Maestro. Per i giova-

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ni di tutto il mondo. Avevo piantato un seme in terreno poco fertile, dimenticando che le idee camminano sulle gambe degli uomini e se quelle gambe sono fragili le idee non si realizzano. Nel nostro caso, a partire dalla famiglia Visconti, che volle smontare tutto l’arredamento della Residenza, a quelli che la hanno gestita: le gambe sono state , più che fragili, mediocri ed interessate a ben altro, incapaci di fare di quella Residenza un Centro di levatura Internazionale, coerente con la fama ed il prestigio di Luchino. Ne avrebbe guadagnato anche tutta l’Isola d’Ischia. In questo senso, ricordo ancora l’emozione che provai nell’accompagnare lì una “delegazione” di 18 Giapponesi in raccoglimento intenso davanti alle Ceneri del Grande Regista. Per non dire di quando, di recente, ho accompagnato due altri suoi grandi amici: Giorgio Albertazzi ed Umberto Orsini. Sarà capace il Comune di Forio di spendere le risorse, già stanziate, per ripristinare il bellissimo ascensore e realizzare i lavori di manutenzione della Residenza? Verrà il tempo di uomini fattivi ed illuminati? E’il mio augurio: Luchino Visconti ed il grande patrimonio artistico che ci ha lasciato lo meritano! E forse lo merita anche la trascurata tradizione artistica e culturale dell’Isola d’Ischia. 2. Non aggiungerò una parola alle troppe che si stanno sprecando sulla vicenda delle candidature a Napoli e in Italia. Fra tutte, quelle a Giorgia Meloni da parte del fu Cavaliere e di Guido Bertolaso, candidato concorrente, a fare la mamma. Da non credere. A Napoli, Bassolino si è messo da solo in un … cul de sac. Ora, se non vuole assumersi la responsabilità di una sconfitta del PD, che, comunque sarebbe potuta arrivare a causa della pochezza di quel Partito, dopo aver detto tutto quello che ha da dire, gli conviene mettersi

a …disposizione per salire sul palco del comizio conclusivo della campagna elettorale di Matteo Renzi. Se lo accettano, sarà stato trattato meglio di come lo trattò Walter Veltroni a Piazza del Plebiscito, allorché lo lasciò tra il pubblico, impedendogli di salire sul palco. E poi, un consiglio spassionato: farsi strumento di D’Alema, “orrido essere” per Claudio Velardi su Il Mattino del 12/03 e delle sue rancorose frustrazioni da vignaiuolo improbabile mi sembrerebbe incredibile e non da lui! So bene che questo è un consiglio da … Anno della Misericordia, ma è sicuramente più conveniente e più

nobile della gioia rabbiosa per le sconfitte altrui. Di Renzi, più della Valente, in questo caso. Mi vado convincendo, pur essendo Matteo Renzi lontano dalle mie sensibilità di Socialista antico, che provocare, non solo per la eventuale sconfitta a a Napoli, quello che sarebbe l’obiettivo maldestro del fu leader Maximo, la sconfitta di Renzi con le conseguenti elezioni anticipate, probabilmente al posto del referendum istituzionale, sarebbe un’operazione altamente destabilizzante e pericolosa. Per l’Italia, per l’Europa, per il PSE. E non solo per Renzi. Ci pensi Antonio Bassolino: potrebbe davvero ritagliarsi un ruolo storico e ricordevole in questo tempo di grande decadenza. 3. Mi domando: risponde proprio al dovere della stampa “consegnare” ogni giorno, con dovizia maniacale di particolari macabri, le “immagini” di questo delitto di Roma ad opera di due giovani, “di normale e buona famiglia” dalle turbe non qualificabili credo neppure sul piano scientifico? Temo, a volte, che in quella descrizione “doverosa” si nasconda anche una sorta di compiacimento davvero orribile! E noi siamo i primi a non conoscere l’abisso profondo delle nostre menti in questa che, per tanti, sta diventando, in tutti i campi la notte della Ragione.


Liturgia

20 19 marzo 2016

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Commento al Vangelo

Domenica 20 marzo 2016 Domenica delle Palme

Contempliamo e basta Di Don Cristian Solmonese

C

on questa Domenica entriamo nella Settimana Santa, in cui nel rito liturgico rivivremo il mistero della passione, morte e risurrezione del Signore Gesù Cristo. La Celebrazione di oggi ha un duplice valore: come la folla festante, accogliamo Gesù al suo ingresso in Gerusalemme; come discepoli, lo accompagniamo nell’ora della morte. La celebrazione presenta la proclamazione di Due Vangeli: il primo alla benedizione delle Palme e il secondo è il racconto della Passione. Il Vangelo della benedizione delle palme comincia con la frase: “Gesù camminava davanti a tutti salendo verso Gerusalemme”. Subito all’inizio della liturgia di questo giorno, la Chiesa anticipa la sua risposta al Vangelo, dicendo: “Seguiamo il Signore”. Con ciò il tema della Domenica delle Palme è chiaramente espresso. È seguire Gesù. Essere cristiani significa considerare la via di Gesù Cristo come la via giusta per l’essere uomini - come quella via che conduce alla meta, a un’umanità pienamente realizzata e autentica. Essere cristiani è un cammino, o meglio: un pellegrinaggio, un andare insieme con Gesù Cristo. Un andare in quella direzione che Egli ci ha indicato e ci indica. Il centro della liturgia è il racconto della Passione presentatoci nella versione di Luca. Questa redazione mostra un tratto della sovrumana grandezza di Cristo nella Passione che affascina: il suo silenzio. “Gesú taceva”. Tace davanti a Caifa, tace davanti a Pilato che si irrita del suo silenzio, tace davanti ad Erode che sperava vederlo fare un miracolo. “Oltraggiato non rispondeva con oltraggi, e soffrendo non minacciava vendetta”, dice di lui la Prima lettera di Pietro. L’altro aspetto che emerge dal racconto è la misericordia. Essa è espressa con la Croce che si erge al centro della settimana Santa. Tre sono le frasi che caratterizzano la crocifissione nel Vangelo di Luca. La prima frase è riferita a quanti l’avevano appena inchiodato al legno: “Padre, perdona loro perché non sanno quello che fanno”. Quale sublimità! Coerente sino all’ultimo con quanto aveva insegnato, Gesù offre qui il massimo esempio dell’amore. Viene da chiedersi se quanti si ritengono suoi discepoli sanno fare altrettanto; se, pur ben lontani dall’essere crocifissi, sanno sempre perdonare le offese ricevute. La seconda frase è “Oggi, sarai con me in paradiso”. Il quadro dei due malfattori, uniti insieme a Gesù, nel momento dell’esecuzione capitale. Si incontrano l’innocente e i colpevoli. Questi due malfattori ci rappresentano, ma rappresentano anche due modalità diverse di approcciarsi al Cristo Redentore che soffre per noi e con noi. A volte, nel peccato che ci accomuna, che ci contraddistingue, diventiamo astiosi, violenti, cattivi contro di noi e contro gli altri, ma c’è anche un’altra possibilità che il Vangelo di Luca ci offre ed è l’uscita di sicurezza del

“buon ladrone” che, dopo una vita di misfatti, si salva in calcio d’angolo, come si dice in termini calcistici, ottenendo la salvezza, ottenendo per primo - perché è il primo salvato – il Regno di Dio, rivolgendosi al Crocifisso con un’umile confessione: “Gesù, ricordati di me quando sarai nel Tuo Regno”. Non chiede di essere salvato: sa di non meritare la salvezza. Non chiede d’avere un posto di privilegio: chiede solo un ricordo. Ma se Gesù si ricorda di me e di te peccatore, questo ricordo significa Paradiso. Il Paradiso nessuno di noi lo merita, nessuno di noi lo meriterà. Lo possiamo ricevere solo come dono, come Grazia, perché dopo una vita di sbagli, possiamo alzare lo sguardo al Crocifisso dicendo: “Gesù, salvami. Gesù, ricordati di me. Gesù, fammi entrare anche se non ho i titoli, anche se non ho meriti da vantare”. La terza frase di Gesù in croce è costituita dalle ultimissime parole, pronunciate prima di spirare: “Padre, nelle tue mani consegno il mio spirito”. Nell’apice della desolazione egli non ha perso la fiducia, guarda oltre il momento presente, sa di poter contare sull’infinto amore del Padre. Quel Padre, come egli ha insegnato, che è suo e anche nostro: c’è da chiedersi se noi, che non saremo mai tanto desolati quanto lo è stato lui in croce, abbiamo fiducia, sappiamo guardare oltre, viviamo nella consapevolezza che il Padre suo è anche il Padre nostro. Padre, perdona loro... Sarai con me nel paradiso... Padre, mi consegno nelle tue mani... Tre frasi, più che eloquenti. Il Figlio di Dio ha condiviso la nostra umanità; ha insegnato come darle senso e valore, e lui per primo, quegli insegnamenti, li ha messi in pratica. Queste parole per noi sono un programma di vita: vivere il perdono, essere uniti a Gesù soprattutto in questi giorni, fidarsi di Dio. Contempliamo e basta. Grazie Signore Gesù.

ANGIOLETTI AL SOCCORSO

Sono stati montati alcuni angioletti alla Chiesa del Soccorso all’ingresso della cappella del Crocifisso. Ad aprile ci sarà la presentazione con la dott.ssa Ascione


Ecclesia

21 19 marzo 2016

kaire@chiesaischia.it

Il sacrificio espiatorio e la dimensione ecclesiale di Maria

Di Antonio Magaldi

N

ell’Antico Tastamento i sacrifici offerti nel tempio dai sommi sacerdoti, erano cruenti ed ottenevano la remissione dei peccati, con l’aspersione del sangue, quindi, con una manifestazione esteriore sulle sole persone asperse. Nel Nuovo Testamento Gesù, paragonato al sommo sacerdote che espia i peccati del popolo, cambia completamente il valore del sacri-

Il cuore duro

Di Ordine francescano secolare di Forio

N

ell’omelia del 3 marzo scorso, nella Casa Santa Marta, papa Francesco ha continuato a parlare della Misericordia divina che viene accolta solo da chi ha il cuore aperto. “L’infedeltà del popolo di Dio indurisce il cuore, chiude il cuore. Non lascia entrare la voce del Signore che, come padre amorevole, ci chiede sempre di aprirci alla sua misericordia e al suo amore. (…) Il Signore sempre ci parla così, anche con tenerezza di padre ci dice: ‘Ritornate a me con tutto il cuore, perché sono misericordioso e pietoso”. Chi di noi non ha almeno una volta sperimenta-

ficio: il suo è infatti un sacrificio espiatorio, ottenuto mediante l’offerta di se stesso, senza ombra alcuna di peccato, rivolto a tutta l’umanità venuta prima e dopo di Lui, quale centro della storia. Gesù ottenne la redenzione eterna mirando all’interno delle coscienze di ognuno di noi per portarci alla perfezione e alla santificazione. Il dono di sé, attuato attraverso la sofferenza, ed in totale obbedienza alla Volontà del Padre, dà valore al sacrificio. Nella sua preghiera Gesù viene

esaudito non evitando la morte ma vincendo con la resurrezione, per renderci simili a Dio ed eredi dei suoi beni. «L’opera della Redenzione non è terminata con la vita del Salvatore: col suo sacrificio Cristo ha posto la causa universale della salvezza, ha acquistato le grazie redentrici, ha riconosciuto l’umanità con Dio. L’uomo non si salva, se non si appropria liberamente e personalmente la salvezza procurata da Cristo» (S. De Fiores). È qui il compito di Maria nella vita della Chiesa, nel comunicare le grazie necessarie per raggiungere la salvezza portata da Gesù Cristo. La mediazione materna di Maria nella Potenza dello Spirito Santo apre gli spazi alla Sua presenza in tutto il mistero della redenzione: «… fino al perpetuo coronamento di tutti gli eletti» (Lumen Gentium 62). Maria non solo ci ha rigenerati nel Suo Figlio, ma ci rassicura ed edifica con la Sua continua presenza: « Mediante la Sua continua presenza, la Chiesa prende certezza che vive veramente la vita del suo Maestro e Signore, che vive il mistero della redenzione in tutta la sua vivificante profondità e pienezza» (S. Giov. Paolo II). La vita di ogni credente è misteriosamente sostenuta dalle Sue intercessioni presso Dio e dal Suo aiuto, ed è sempre operante nella Chiesa, nella Potenza di Dio Trinità. La conclusione a Papa Francesco: « Scelta per essere la Madre del Figlio di Dio, Maria è stata da sempre preparata dall’amore del Padre per essere Arca della Nuova Alleanza tra Dio e gli uomini» (Misericordiae Vultus nº 24).

to la durezza del proprio cuore come un ghiacciolo a meno 100 gradi? Solo quando siamo stati a contatto col calore dell’Amore misericordioso che esce dal Sacratissimo Cuore di Gesù, il nostro cuore si è sciolto battendo con più velocità, forza e vitalità, facendo scivolare le lastre di ghiaccio che lo tenevano bloccato. Solo quando si incontra l’Amore di Dio si è capaci di accoglierLo, di rinascere. San Francesco d’Assisi aveva il cuore rinnovato a tal punto da avere impresso in esso la piaga della lancia del costato di Cristo. Amava e soffriva, soffriva e amava, due sentimenti contrastanti che lo avevano sempre accompagnato, pur di adempiere la Volontà del suo Signore. Nulla teneva per sé, era suo dovere condividere, soprattutto con i suoi frati, tutte le perle preziose che scopriva volta per volta nella vigna del Signore, nella sua ricerca verso la perfezione: « E perciò noi frati, così come dice il Signore, “lasciamo che i morti seppelliscano i loro morti”. E guardiamoci bene dalla malizia e dall’astuzia di Satana, il quale vuole che l’uomo non abbia la sua mente e il cuore rivolti a Dio; e, circuendo il cuore dell’uomo con il pretesto di una ricompensa o di un aiuto, mira a togliere e a soffocare la parola e i precetti del Signore dalla memoria, e vuole accecare il cuore dell’uomo, attraverso gli affari e le preoccupazioni di questo mondo, e abitarvi, così come dice il Signore: “Quando lo spirito immondo è uscito da un uomo va per luoghi aridi e senz’acqua in cerca di riposo e non la trova; e

allora dice: Tornerò nella mia casa da cui sono uscito”. E quando vi arriva, la trova vuota, spazzata e adorna. Allora egli se ne va e prende con sé altri sette spiriti peggiori di lui, poi entrano e vi prendono dimora, sicché l’ultima condizione di quell’uomo diventa peggiore della prima. Perciò, tutti noi frati, stiamo bene in guardia, perché, sotto pretesto di ricompensa, di opera da fare e di un aiuto, non ci avvenga di perdere o di distogliere la nostra mente e il cuore dal Signore. Ma, nella santa carità, che è Dio, prego tutti i frati, sia i ministri che gli altri, che, allontanato ogni impedimento e messa da parte ogni preoccupazione e ogni affanno, si impegnino a servire, amare, adorare e onorare il Signore Iddio, con cuore puro e con mente pura, ciò che egli stesso domanda sopra tutte le cose » (FF 59). Il Papa ha concluso l’omelia ricordando che i teologi al tempo di Gesù sempre cercavano una spiegazione per non capire il Suo messaggio, poiché il loro cuore era indurito. Anche in questo san Francesco insegnava ai suoi frati: « Chi brama raggiungere il vertice della povertà deve rinunciare non solo alla prudenza mondana, ma anche, in certo qual modo, al privilegio dell’istruzione, affinché, espropriato di questo possesso, possa entrare nella potenza del Signore e offrirsi, nudo, nelle braccia del Crocifisso. In nessun modo, infatti, rinuncia perfettamente al mondo colui che conserva nell’intimo del cuore lo scrigno dell’amor proprio» (FF 1119).


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Televisione 19 marzo 2016

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TV2000

Programmazione di Pasqua 21 - 27 marzo 2016

LUNEDI’ 21 MARZO Docu – “Sindone: storia di un mistero” – ore 21.55 Documentario sul Lino sacro prodotto dal Ctv, in collaborazione con “Officina della comunicazione”, e firmato dai giornalisti Marco Roncalli e Andrea Tornielli. MARTEDI’ 22 MARZO “Revolution” – ore 21.00 Prosegue l’avventura di Arianna Ciampoli, conduttrice “al buio” di un programma che prende spunto da uno dei peccati cantati da Dante nella Divina Commedia per raccontare la complessità del nostro tempo. MERCOLEDI’ 23 MARZO Film – “Gesù di Nazareth” (prima puntata) ore 12.20 e 21.15 Seconda puntata giovedì 24 marzo ore 12.20 e 21.00 Terza puntata venerdì 25 marzo ore 12.20 e 23.00 Quarta puntata sabato 26 marzo ore 9.10 e 23.00 GIOVEDI’ 24 MARZO Ore 9.30 – Santa Messa del Crisma presieduta da Papa Francesco. ore 17.00 - Santa Messa in “Coena Domini” con rito lavanda dei piedi celebrata da Papa Francesco ore 20.00 - Veglia con Gesù nell’orto degli ulivi - Diretta dalla Basilica del Getsemani in Gerusalemme. Cerimonia presieduta da padre Pierbattista Pizzaballa, Custode di Terra Santa. VENERDI’ 25 MARZO Ore 17.00 - Celebrazione della Passione del Signore presieduta da Papa Francesco nella Cappella Papale Ore 21.00 - Via Crucis dal Colosseo con Papa Francesco SABATO 26 MARZO Ore 12.45 - Docu – “Dentro la Sindone”. Diretto da Alessandra Gigante (testi di Fabio Andriola) il documentario che descrive la storia del lenzuolo che secondo la tradizione servì ad avvolgere il corpo di Gesù nel sepolcro. Ore 20.30 - Veglia Pasquale nella notte santa presieduta da Papa Francesco nella Basilica Vaticana DOMENICA 27 MARZO Ore 10.15 - “Santa Messa di Pasqua” e benedizione “Urbi et Orbi” ore 13.10 – Docu “La fabbrica di San Pietro”. A raccontare la fondazione della basilica di San Pietro e la contemporanea scomparsa dell’antica chiesa costantiniana è Piero Badaloni con la regia di Luca Criscenti Ore 21.05 - Film – “San Pietro”. Di Giulio Base con Omar Sharif, Daniele Pecci, Flavio Insinna, Claudia Koll, Lina Sastri, Sydne Rome, Philippe Leroy, Ettore bassi. Tv2000 è visibile sul canale 28 del digitale terrestre, 18 di TivuSat, 140 di Sky, in streaming su www.tv2000.it


Lettere al Direttore

kaire@chiesaischia.it

ARTICOLI FERVENTI Carissimo direttore, devo farvi i complimenti per l’edizione di sabato 12 marzo. Articoli ferventi e provocanti! Finalmente ci stiamo svegliando e, come Chiesa locale, stiamo diventando criticamente più costruttivi! L’articolo sull’omelia del vescovo è davvero uno sprone per non cedere alle tentazioni illegali di alcuni ischitani. Il Vescovo Pietro mi ha ‘risvegliata’ dall’indifferenza. Non si può andare avanti se non si svegliano le coscienze di noi isolani. E solo la Chiesa può farlo. Continuate così. Simona AVEVO BISOGNO DI QUESTE PAROLE! Buongiorno Lorenzo, esprimo il mio apprezzamento per il Kaire sulla verità di don Carlo. Bellissimo l’articolo in prima pagina di Mena Sogliuzzo che spiega passo passo l’omelia del Vescovo: avevo bisogno di sentire queste parole! Grazie padre Pietro. Il Papa ha spesso parlato di omelie annacquate, morbose, senza sale. Ma non è il caso del nostro vescovo. Dario LA FEDE È UMILTÀ E FORZA Lettera a sua Eccellenza il Vescovo Lagnese Eccellenza, mentre siamo quasi a metà delle Catechesi sulle opere di Misericordia che Lei ha voluto per noi in Cattedrale per questo anno giubilare, vorrei ringraziarla di tutto cuore per le splendide opportunità che ci sta offrendo. Stiamo incontrando delle grandi personalità, meravigliose, ognuna ricca e generosa nel donarsi, nel raccontarsi e nell’offrici sproni e spunti di riflessione; ognuna diversa dall’altra, a riprova del fatto che la Fede non appiattisce le persone, ma anzi, ne esalta le qualità positive, e che la ricchezza della Chiesa è data proprio anche dalle nostre diversità, dalle nostre unicità. Quell’ora e mezzo degli incontri mi lasciano sempre con gli occhi spalancati e il cuore colmo, come se vedessi

per la prima volta l’immensa ricchezza e magnificenza dell’opera di Dio. Non si esce certo a mani vuote! Ma con la testa e il cuore pieni; che cosa poi ognuno farà di questi doni ce lo dirà il tempo, ma se si deve seminare cento per raccogliere dieci, Eccellenza, con queste catechesi Lei raccoglierà davvero messe abbondante! E il mio vuole anche essere un invito a chi non è ancora venuto, a partecipare e ad ascoltare almeno attraverso le registrazioni video sul canale youtube della diocesi, questi uomini così grandi da risultare estremamente umili, ma ricchi di una Fede e di una forza che traspaiono da ogni loro parola, da ogni loro gesto. Grazie, Padre Pietro! Gina Menegazzi UN PO’ DI CHIAREZZA Carissimo direttore, il Kaire di sabato 12 marzo ha finalmente fatto emergere alcune verità dopo tante parole dette e scritte in modo abbastanza provocatorio da alcuni media in merito alla festa di san Giovan Giuseppe. Non sono di Ischia Ponte ma il Santo Patrono è di tutta l’isola e, sinceramente, sapere che per una festa religiosa si arrivi addirittura al litigio, non mi fa stare tranquilla. Cosa direbbe San Giovan Giuseppe di tutto questo? Spero davvero che si faccia un passo indietro e si ritorni all’essenziale, cioè seguire Gesù e avere come esempio il nostro Santo Patrono. Giovanna QUELLE PAROLE DI PADRE PIETRO… Caro Lorenzo, leggendo l’articolo in prima pagina di Filomena Sogliuzzo (sabato 12 marzo) sull’omelia del vescovo Pietro, ho avvertito l’amore di un Padre per i propri figli, come un pastore per le proprie pecorelle – se volessimo usare le parole del Card. Menichelli in Cattedrale la settimana scorsa -. Ho sentito che il nostro Vescovo ha davvero sete di legalità, di trasparenza, di risolvere i veri problemi del territorio. Possiamo solo affidarci a lui e seguirlo per amore dei nostri figli. Grazie, Padre Pietro… Teresa

23 19 marzo 2016

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Comune di Ischia Edicola di Piazza degli Eroi; Edicola di Ischia Ponte; Edicola al Bar La Violetta; Edicola di San Michele da Odilia; Edicola di Portosalvo Comune di Lacco Ameno Edicola al Bar Triangolo Edicola Minopoli sul corso Comune di Casamicicola T. Edicola di Piazza Bagni; Edicola di Piazza Marina; Comune di Forio Edicola del Porto; Edicola di Monterone



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