Kaire 06 Anno III

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Il settimanale di informazione della Chiesa di Ischia ANNO 3 | numero 6 | 6 febbraio 2016 | E 1,00

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VITE IN BILICO: QUANDO IL “VIAGGIO” DIVENTA TORTUOSO In Italia ogni anno si valutano circa 4000 suicidi. Ad Ischia ne ricordiamo gli ultimi casi. Cosa spinge una persona a questo folle gesto? Si può guarire dalla depressione? In che modo?

La misericordia fa fiorire la vita In margine al messaggio dei Vescovi per la XXXVIII Giornata per la vita Di Dott.ssa Maria Vittoria Cammarota direttrice del Centro per la vita “L. Saccone” di Pozzuoli

LA VITA è SACRA Domenica 7 febbraio si celebra la giornata nazionale per la vita. Un’occasione per ricordarci che è il bene più prezioso ma anche pieno di difficoltà e sfide da affrontare.

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l prossimo 7 febbraio - prima domenica del mese - ricorre la trentottesima Giornata per la vita una celebrazione voluta dai responsabili delle nostre comunità diocesane per aiutare a riflettere sulla scottante realtà della interruzione della gravidanza, altrimenti definita aborto volontario. La legge che legalizzava l’aborto nel nostro paese fu approvata il 22 maggio 1978 e a partire dal 1979, con il titolo della prima giornata per la vita, “La vita è sacra”, si dava inizio a questa consuetudine. La legge 194, è bene ricordarlo, ha avuto l’avallo anche di tanti buoni cattolici, ma come spesso accade si crede di scegliere liberamente senza conoscere a fondo la realtà. Per noi battezzati e credenti proprio nel Padre della vita, questo momento di riflessione seppur breve deve rappresentare un trampolino di lancio per vederci impegnati nella nostra quotidianità a promuovere, accogliere e difendere la vita di tutti, specie la forma di vita più indifesa e per questo più vulnerabile qual è la vita concepita nella sua fase iniziale. Il messaggio inizia con le parole che Papa Francesco ha espresso il 16 marzo 2015 in

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GIUBILEO DELLA MISERICORDIA Riprendono le catechesi sulle opere di misericordia. L’otto febbraio ci sarà Don Luigi Ciotti, fondatore di Libera.

PRESIDIO LIBERA Apre ufficialmente il presidio ad Ischia, un importante progetto in difesa della legalità e della giustizia.

FAMILY DAY

FUMO, ATTENZIONE ALLE MULTE

Il viaggio a Roma dei 160 ischitani per testimoniare a favore dei diritti del bambino e della dignità della donna.

Vietato fumare in auto con bimbi o donne incinte. Multe fino a 300 euro per chi getta mozziconi. Le nuove regole in vigore dal 2 febbraio.


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Continua da pag. 1 una meditazione nella Cappella della Domus Sanctae Marthae: ”Siamo il sogno di Dio che, da vero innamorato, vuole cambiare la nostra vita” e l’uomo moderno può e deve - anche lui - innamorasi della vita dono del Buon Dio, in tutti gli stadi di sviluppo, dal concepimento fino al fisiologico tramonto, attraverso la conoscenza semplice ma scientificamente fondata, di quei meravigliosi processi biologici attraverso i quali si è determinata la vita di ogni essere vivente e per i quali nessun uomo ha fatto nulla perché si realizzasse tanta meraviglia. Nei messaggi di questi 38 anni i nostri Vescovi hanno sempre fatto riferimento alla vita nascente non ancora nata. Perché? La risposta è semplice: la vita umana, dallo stadio unicellulare di zigote al termine dei 9 mesi è non solo la più vulnerabile, ma anche la meno tutelata. E’ indispensabile sottolineare, a questo proposito, che dal momento in cui si instaura il nuovo patrimonio genetico, ricevuto per metà dalla madre e metà dal padre, nell’innescarsi ordinato e armonioso di eventi, tutti concatenati gli uni agli altri, ha inizio la vita di un umano individuo. Un attimo prima nulla, un attimo dopo un essere chiamato all’eternità. Quanto affermato è stato scoperto da quella parte di scienziati che considerano la vita umana un fine e non un mezzo da utilizzare per scopi, troppo spesso, celati nella retorica del “salvare altre vite umane” così come viene fatto credere dai comuni mezzi di informazione. Il fine non giustifica i mezzi, soprattutto, quando si vuole utilizzare la forma di vita più indifesa qual è la vita embrionale. L’atto della procreazione attraverso cui tutti noi siamo venuti al mondo non è solo una realtà della vita privata della coppia. Il generare ha anche una dimensione sociale. La società del domani sarà tanto migliore quanto maggiore sarà stato l’impegno della generazione contemporanea nell’affermare la sacralità della vita umana e dell’intera creazione. Pensate anche al problema dell’ambiente per esempio. Il figlio non è un diritto assoluto della coppia, un diritto che va

Il settimanale di informazione della Chiesa di Ischia Proprietario ed editore COOPERATIVA SOCIALE KAIROS ONLUS

La misericordia La dott.ssa M. Vittoria Cammarota, direttrice del Centro per la vita "L. Saccone" della diocesi di Pozzuoli, ha tenuto martedì 26 gennaio scorso una relazione di aggiornamento teologico-pastorale sui temi legati alla dignità della vita, al mattino al clero di Ischia e nel pomeriggio ai laici più impegnati in questo campo. affermato e raggiunto con ogni mezzo. I figli non fanno parte del patrimonio catastale di un una famiglia essi rappresentano semmai la ricchezza del mondo intero, non sono un bene di possesso di cui poter disporre a proprio vantaggio, almeno così non dovrebbe essere. Nessuno vuole ignorare, minimizzare, il dolore, la sofferenza di una coppia che non vede realizzata appieno la propria capacità generativa. Tuttavia va precisato, con dolce fermezza, che il figlio non è un bene di possesso. Un oggetto di cui disporre come e quando si vuole. Il figlio è innanzitutto persona da rispettare non solo dopo la nascita ma ancor prima di essere concepito. Una società civile e, dunque la comunità ecclesiale, dovrebbero saper educare i propri componenti al rispetto del diritto alla vita di tutti, nessuno escluso. Eppure delle affermazioni così apparentemente condivisibili diventano sempre più motivo di scontro tra le varie componenti sociali, laiche o religiose che siano. Vediamo nel concreto come il desiderio seppur legittimo a diventare genitori, può trasformarsi nella più bieca e assurda forma di schiavitù dell’uomo più forte su quello più debole in assoluto. Dal quotidiano il Messaggero del 1° ottobre 2003 - esattamente 13 anni fa -: “Per pagarsi gli studi le studentesse spagnole vendono ovuli rispondendo agli annunci medici impegnati nella fecondazione assistite. Prezzo offerto 750 euro l’uno”. Dal sito web www. Fertilityoptions. com: “Tutti i donatori di seme presentati dal nostro catalogo sono stati scelti da psicologi patentati ed esperti. Per tutti fornia-

Via delle Terme 76/R - 80077 Ischia Codice fiscale e P.Iva: 04243591213 Rea CCIAA 680555 - Prefettura di Napoli nr.11219 del 05/03/2003 Albo Nazionale Società Cooperative Nr.A715936 del 24/03/05 Sezione Cooperative a Mutualità Prevalente Categoria Cooperative Sociali Tel. 0813334228 Fax 081981342 info@kairosonline.it pec: posta.kairos@pec.it Registrazione al Tribunale di Napoli con il n. 8 del 07/02/ 2014

mo una garanzia di tre generazioni circa la loro salute” e dal sito www. Cryos. dk(Danimarca)”Bottiglia di mezzo litro di liquido spermatico sicuro e garantito euro 229.73, da un quarto euro 128,38, da 50 ml 39,86”. Sembrano situazioni paradossali, lontane dal nostro vissuto, ma anche nelle nostre “latitudini” nella nostra quotidianità ci stiamo sempre più assuefacendo con tranquilla coscienza ad ascoltare storie di coppie che raccontano a volte un po’ timorose, altre volte con apparente serenità di aver praticato 4, 5, 6 ed anche più tecniche di fecondazione artificiale (F.I.V.E.T. fecondazione in vitro con trasferimento di embrione in utero, I.C.S.I iniezione intracitoplasmatica del patrimonio genetico maschile nella cellula uovo). Queste stesse persone il più delle volte (nella mia personale esperienza avrò incontrato oltre 400 coppie con problemi di fertilità) non hanno consapevolezza del paradosso in cui sono inciampati e cioè: per ottenere un figlio ne hanno condannati a morte 4, 8 , 12, 16 ed anche di più! I dati, pubblicati nella relazione del Ministero della salute al Parlamento sullo stato di attuazione della Legge 40 - Norme in materia di procreazione medicalmente assistita anno 2013 - pubblicata nel giugno 2014, sono da brivido: dei 118.049 embrioni formati, nascono solo 8.002 bambini, il 93% degli embrioni prodotti viene perso! Siamo al punto nodale. Non basta la sola denuncia di tutte le aberrazioni di cui l’uomo è capace. Il delirio di onnipotenza dell’uomo, il suo tentativo di farsi Dio mettendo proprio da parte quel Dio Padre autore della vita è sempre lì, a tentarci.

Direttore responsabile: Dott. Lorenzo Russo direttorekaire@chiesaischia.it @russolorenzo Direttore Ufficio Diocesano di Ischia per le Comunicazioni Sociali: Don Carlo Candido direttoreucs@chiesaischia.it Progettazione e impaginazione: Gaetano Patalano per Cooperativa Sociale Kairos Onlus

La ricerca scientifica, lo sviluppo tecnologico sono talmente avanzati che i motivi per sentirsi “grandi” sono tanti ed è un vero peccato che si ponga tanta fiducia nell’intelligenza umana senza riconoscerne, tuttavia, la sua origine dal Creatore. Da Dio siamo stati creati e a Lui siamo destinati. L’uomo su questa terra deve trascorrere il tempo stabilito dalla libertà biologica, compiendo un itinerario di divinizzazione, ma di ciò quasi mai se ne parla. E’ la Scrittura santa che rivela questi tesori: Salmo 81 “Io detto: Voi siete dei, siete tutti figli dell’Altissimo”. E’ lo stesso Gesù a citare questo salmo, in Gv 10, 34 quando nella sua controversia con gli Ebrei che lo accusavano di farsi Dio risponde “e la scrittura non può essere vanificata”. La paternità e maternità responsabile è tale quando si prende atto della grande missione che viene affidata alla famiglia cristiana: testimoniare l’amore infinito e fedele di Dio per l’umanità. Il patto di fedeltà che il buon Dio ha voluto stringere con l’umanità intera non verrà mai meno. Tutti i battezzati, nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo sono inviati a proclamare il Vangelo della vita che è Gesù Cristo (cf. Mc1,1), morto e risorto per noi. Il vivere da cristiani è rendere presente già qui, ora, quella vita redenta dal Cristo per amore e solo per amore. In questo cammino non siamo soli, Lui ci ha inviato il Consolatore. Nel Battesimo ci è stato dato per dono e non per merito, la frequentazione dei sacramenti ne è la conferma. Il matrimonio cristiano è il luogo privilegiato dove l’amore del Padre si esprime nella sua dimen-

Redazione: Via delle Terme 76/R - 80077 Ischia kaire@chiesaischia.it | @chiesaischia facebook.com/chiesaischia @lagnesepietro Tipografia: Centro Offset Meridionale srl Via Nuova Poggioreale nr.7 - 80100 Napoli (NA) Per inserzioni promozionali e contributi: Tel. 0813334228 Fax 081981342 oppure per e-mail: info@kairosonline.it

Il settimanale è stampato su carta riciclata utilizzando inchiostri vegetali non inquinanti presso uno stabilimento le cui attività prelevano una quantità di energia minore di quella prodotta dal proprio impianto fotovoltaico (a ridotta emissione CO2).


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Giornata per la Vita

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fa fiorire la vita

sione coniugale, è il segno tangibile di questo amore. La famiglia è il luogo naturale dove la vita viene accolta, la vita nascente e quella già nata, in ogni fase del suo sviluppo biologico e in ogni condizione. Malata o sana, il diritto alla vita non può e non deve essere negato a nessuno. La nostra fede ci invita a contemplare le meraviglie del suo amore. Egli che ha creato tutto da solo nel proseguimento dell’opera creatrice vuole noi - sue creature - accanto a sé. Ci ha donato l’intelligenza per conoscere e scegliere tra le due strade che Lui nel rispetto della nostra libertà, ci pone davanti per rendere più consapevole e convinta la nostra partecipazione al progetto di amore. Questo progetto va annunciato, fatto conoscere e testimoniato. Ognuno di noi è chiamato nel proprio ruolo alla responsabilità di difendere la vita, dono di Dio. Non è conciliabile con la fede cristiana il consigliare l’aborto ad una ragazza nubile, ad una figlia in difficoltà. L’aborto è sempre una scelta favorita dalla so-

litudine, si è lasciate sole dall’uomo, padre biologico di quel bambino, dal marito che conclude, in genere, “scegli tu”, dal medico, che generalmente, si sente il padrone della vita, consigliando l’aborto perché è stata diagnosticata una grave malformazione, si è lasciate sole da una comunità civile che non si impegna al sostegno della famiglia numerosa, anzi in ambito legislativo si fa di tutto per disincentivare le nascite. Quante e quali organizzazioni finanziate dallo Stato, esistono a favore e a sostegno delle famiglie con disabili gravi? Ma non esiste solo la piaga dell’aborto, anche la vita degli anziani poiché non risponde più ai criteri di efficientismo ed utilitarismo della civiltà contemporanea, è una vita reietta e disprezzata. A livello sociale l’interesse per la terza età nasce solo in rapporto ai vantaggi economici che possono realizzarsi nelle strutture di accoglienza per anziani, il più delle volte squallidi luoghi che rappresentano - drammaticamente l’anticamera della morte.

In che modo si può concretamente determinare una svolta di mentalità in merito a queste problematiche? Ognuno si assuma le proprie responsabilità, non basta denunciare gli sconci, iniziamo a chiederci nel silenzio della nostra coscienza:”Io sono disposto a crede che la vita è sacra perché è uscita dalle mani di Dio? Che cosa faccio perché ciò in cui credo sia riconosciuto anche dagli altri?” Ogni comunità parrocchiale dovrebbe aver ben chiaro che allo stato attuale l’investimento vincente è la riaffermazione dei valori, dei significati da attribuire alla vita umana, qualunque essa sia. Investire significa anche farsi carico, economicamente, di realizzare corsi di formazione e informazione per ragazzi, giovani e adulti. Nella mia personale esperienza lo studio degli eventi biologici che determinano la realizzazione della vita umana mi hanno permesso di scoprire in essi l’impronta del divino. E’ necessario formarsi seriamente, perché l’uomo

SANTO ROSARIO DA LOURDES CON DON AGOSTINO Martedì 9 febbraio alle ore 18.00 dalla grotta di Lourdes, il Vicario Generale don Agostino Iovene, cappellano della grotta, reciterà il Santo Rosario. Potete seguire la diretta TV2000 sul canale 28 del digitale terrestre, 18 di TivuSat, 140 di Sky, in streaming su www.tv2000.it e su smartphone e tablet attraverso l’App ufficiale di Tv2000.

contemporaneo possa innamorarsi di Dio. Formare informando, veicolando quei valori che vanno posti in una precisa scala gerarchica: se al primo posto non verrà ricollocato, proprio da parte di noi battezzati, l’amore per Dio Padre che per amore ci ha donato Gesù Cristo nello Spirito Santo, difficilmente la vita umana verrà riconosciuta nella sua sacralità e, dunque, nella sua intangibilità. Il grande Papa Paolo VI, nella sua enciclica Populorum progressio ha rivolto a noi laici un autorevole invito: ”I laici devono assumere come loro compito specifico il rinnovamento dell’ordine temporale. Se l’ufficio della gerarchia è di insegnare e di interpretare in modo autentico i principi morali da seguire in questo campo, spetta a loro, attraverso la loro libera iniziativa e senza attendere passivamente consegne e direttive, di penetrare di spirito cristiano la mentalità e i costumi, le leggi e le strutture della loro comunità di vita” Lettera enciclica Populorum Progression 8 , 26 marzo 1967.1 Questo amorevole invito ci renda autentici testimoni del Padre della Vita.

Dalla prima domenica di quaresima (14 febbraio) riprenderà la messa del vescovo Pietro in cattedrale alle ore 10. La celebrazione sarà trasmessa diretta da Teleischia


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Vite in bilico: quando il “viaggio” Di dott.ssa Rossella Verde – Psicologa

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otrebbe sembrare un paradosso: bene prezioso che diventa un peso gravoso, una sofferenza insopportabile a cui voler mettere fine. In Italia si valutano tra 3.500 e 4.000 suicidi ogni anno. I dati epidemiologici sui suicidi e i tentativi di suicidio provengono dall’Autorità giudiziaria (verbali e rapporti di Polizia e Carabinieri) o da quella Sanitaria (secondo i dati elaborati dall’Istituto di statistica sanitaria tratti dai certificati di morte). Tali dati sono spesso non coerenti tra loro e sono, per parere unanime degli esperti, sottostimati (soprattutto quelli fornito dall’Autorità Giudiziaria): generalmente vengono aggiornati con un ritardo di almeno 2-3 anni. Secondo una ricerca pubblicata nel gennaio 2007 dalla Commissione Europea per la Salute Mentale, circa 58.000 cittadini dell’Ue muoiono ogni anno in seguito ad un tentativo di suicidio riuscito, per la maggior parte “legati - come sottolinea l’esecutivo europeo in un comunicato - ad una malattia mentale, in particolare alla depressione”. Il 15% delle persone che soffrono di depressione grave si suicida ed il 56%

La vita: il bene più prezioso, un cammino che siamo chiamati ad intraprendere, un viaggio denso di avventure, opportunità e sorprese. Ma la vita è anche difficoltà e sfide da affrontare che possono mettere a dura prova le risorse che ognuno ha a propria disposizione. mette in atto tentativi di porre fine alla propria vita. Le vittime dei suicidi sono più numerose di quelle degli incidenti della strada (50.700 all’anno) o degli omicidi (5350), denuncia la Commissione. In Italia almeno 1,5 milioni di persone soffrono di depressione mentre il 10% della popolazione italiana, cioè circa 6 milioni di persone, hanno sofferto almeno una volta, nel corso della loro vita, di un episodio depressivo. Secondo le previsioni dell’Organizzazione Mondiale della Sanità nell’anno 2020 la depressione rappresenterà in tutto il mondo la seconda causa di disabilità lavorativa, dopo le malattie cardiovascolari. La depressione è fonte di sofferenza, oltre per chi ne è affetto, anche per i familiari. Considerando che per ogni paziente sono coinvolti almeno due o tre familiari, il numero delle persone coinvolte indiretta-

mente dal disturbo depressivo è di 4-5 milioni. Le sindromi depressive colpiscono soprattutto la popolazione anziana (over 65) e il numero di anziani sofferenti di depressione è destinato a salire per il progressivo invecchiamento della popolazione. Per quanto riguarda la diffusione in rapporto al sesso, le donne, soprattutto nella fascia d’età compresa tra i 40 e i 50 anni, sono colpite in misura doppia rispetto agli uomini. A causa dei molti pregiudizi presenti nei confronti del disturbo depressivo, solo il 25% dei pazienti (uno su quattro) consulta uno specialista. La depressione è una malattia vera e propria e come tale può essere invalidante, proprio come una malattia che colpisce un organo o un apparato. Si tratta di uno squilibrio dell’umore caratterizzato da sentimenti di tristezza di diversa gravità e diminuzione di interesse o piacere per tutte,

o quasi tutte, le attività. Le persone che soffrono di depressione si sentono sempre giù, l’umore ed i pensieri sono sempre negativi. Sembra che presentino un vero e proprio dolore di vivere, che li porta non riuscire a godersi più nulla. Oltre a questi sintomi di depressione primari, normalmente succede che le persone che soffrono di questo disturbo ne presentino altri, quali: un appetito aumentato o diminuito; un aumento o una diminuzione del sonno; spesso un marcato rallentamento motorio o, al contrario, una marcata agitazione; una marcata affaticabilità; una ridotta capacità di concentrarsi; una tendenza molto forte ad incolparsi, a svalutarsi; tendenza a pensare al suicidio. In ogni caso, è bene tener presente che i sintomi della depressione possono essere talvolta “mascherati”, al punto che nessuno si accorge del problema, talvolta


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diventa tortuoso

neanche il soggetto stesso, che tende ad attribuirli a normale stanchezza, stress, nervosismo o problemi lavorativi, familiari o di coppia. E’ infatti piuttosto frequente il caso in cui la persona depressa non voglia riconoscere il proprio stato interno, che lo porta a vedere “tutto nero”, ad essere intollerante, irritabile, pessimista, nervoso, distante, ecc., e ritenga che esso sia solo la conseguenza di fattori esterni che andrebbero modificati (lavoro, coppia, denaro, figli, ecc.). Temporanei momenti di sconforto e melanconia sono comuni a tutti gli esseri umani, ma occasionali e di breve durata. Persone addolorate per una perdita o un lutto possono sperimentare sintomi depressivi per poi tornare alla piena normalità dopo qualche settimana. Ma quando tristezza, sfiducia e sconforto durano nel tempo o sono intensi e gravi, e comportano notevoli e significative ripercussioni sulla vita sociale e lavorativa, siamo in presenza di una depressione clinica. Il decorso spontaneo avviene in un arco di tempo che varia dai 6 mesi a qualche anno. Pensare di poter guarire da soli, senza ricorrere a figure professionali specializzate, prolunga inutilmente il periodo di sofferenza. Oltre ai pregiudizi nei confronti del disturbo depressivo, a rendere più difficile un intervento tempestivo è anche lo Stato, complice di aver ignorato un potenziamento dei servizi di salute mentale. Dove tale potenziamento è stato ignorato, ogni aumento dell’1% nel tasso di disoccupazione ha portato una crescita dello 0,79% dei suicidi. L’indebitamento e la disoccupazione

contribuiscono fortemente a questo malessere, di cui l’aumento del tasso dei suicidi è solo uno dei drammatici indicatori. Altri studi, effettuati in Grecia, in Spagna e anche in Italia, confermano l’attualità del legame tra la crisi e la depressione. Di contro, laddove vengono adottate buone pratiche di protezione sociale, i casi di malattia e di suicidio diminuiscono. L’importanza dello Stato nella questione depressione-suicidi è duplice: da un lato l’investimento di fondi nei servizi di salute mentale garantirebbe maggiore assistenza a coloro che soffrono del disturbo, dall’altro renderebbe possibile lo sviluppo di un’ottica preventiva, favorendo la discussione e l’apertura nei confronti di temi ancora oggetto di pregiudizi e stereotipi. SI PUÒ GUARIRE DALLA DEPRESSIONE? La risposta è sì. Spesso i parenti spronano chi manifesta i sintomi della depressione a reagire, a sforzarsi. Questo ovviamente in buona fede, senza rendersi conto che ciò tende a far sentire chi ne soffre ancora più in colpa. L’atteggiamento migliore da tenere è quello di aiutare gradatamente il soggetto a riprendere le proprie attività, ad assumere un’adeguata terapia farmacologica ed intraprendere una psicoterapia. Da un lato si cerca di modificare i pensieri negativi che possono sostenere la depressione. Ad esempio le persone che ne soffrono tendono ad avere un ipercriticismo verso se stessi, tendono ad accusarsi oltre ogni evidenza, tendono a notare maggiormente gli eventi negativi nelle situazioni quotidiane. La terapia aiuta la persona a sviluppare una modalità di

pensiero più equilibrata e razionale. Dall’altro lato, per la cura della depressione, si aiutano le persone a costruire migliori abilità per affrontare le difficoltà quotidiane, che probabilmente hanno portato la persona ad essere depressa. Così, ad esempio, si può insegnare alla persona modalità comunicative più efficaci o strategie per risolvere i problemi nei quali si trova coinvolto. La cura della depressione, quindi, invita la persona a riprendere gradualmente le attività che sono state abbandonate, magari cominciando da quelle più piacevoli, a sviluppare comportamenti più funzionali per risolvere i propri problemi, a pensare in modo più equilibrato e razionale. La salute della mente è un diritto, al pari di quella del corpo, così come tutti hanno diritto a godere pienamente della bellezza delle tante sfaccettature della vita.

La vita è un’opportunità, coglila. La vita è bellezza, ammirala. La vita è beatitudine, assaporala. La vita è un sogno, fanne una realtà. La vita è una sfida, affrontala. La vita è un dovere, compilo. La vita è un gioco, giocalo. La vita è preziosa, abbine cura. La vita è una ricchezza, conservala. La vita è amore, godine. La vita è un mistero, scoprilo. La vita è promessa, adempila. La vita è tristezza, superala. La vita è un inno, cantalo. La vita è una lotta, accettala. La vita è un’avventura, rischiala. La vita è felicità, meritala. La vita è la vita, difendila. Madre Teresa di Calcutta

DIOCESI DI ISCHIA

PELLEGRINAGGIO GIUBILARE DIOCESANO Ischia incontra Papa Francesco alla porta della misericordia, mercoledì 16 Marzo 2016 PROGRAMMA • Ore 2.30 Ritrovo al Porto d’Ischia • Partenza con Traghetto • Viaggio in bus per Roma • Ore 10.00 Udienza col Santo Padre in Piazza S. Pietro Al termine passaggio per la Porta Santa e celebrazione eucaristica all’altare della Cattedra • Pranzo a sacco • Rientro previsto con Traghetto Caremar delle ore 21.55 Costo: circa 30€ Per gruppi numerosi è possibile prevedere servizio Navetta al Porto d’Ischia. Per info e prenotazioni puoi rivolgerti al referente pellegrinaggi della tua parrocchia o all’Ufficio Pellegrinaggi in Curia o chiamare al numero 3441624855


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MESSAGGIO DEL CONSIGLIO EPISCOPALE PERMANENTE PER LA XXXVIII GIORNATA NAZIONALE PER LA VITA (7 FEBBRAIO 2016)

La misericordia fa fiorire la vita “S

iamo noi il sogno di Dio che, da vero innamorato, vuole cambiare la nostra vita”1. Con queste parole Papa Francesco invitava a spalancare il cuore alla tenerezza del Padre, “che nella sua grande misericordia ci ha rigenerati” (1Pt 1,3) e ha fatto fiorire la nostra vita. La vita è cambiamento L’Anno Santo della misericordia ci sollecita a un profondo cambiamento. Bisogna togliere “via il lievito vecchio, per essere pasta nuova” (1Cor 5,7), bisogna abbandonare stili di vita sterili, come gli stili ingessati dei farisei. Di loro il Papa dice che “erano forti, ma al di fuori. Erano ingessati. Il cuore era molto debole, non sapevano in cosa credevano. E per questo la loro vita era – la parte di fuori – tutta regolata; ma il cuore andava da una parte all’altra: un cuore debole e una pelle ingessata, forte, dura”2. La misericordia, invero, cambia lo sguardo, allarga il cuore e trasforma la vita in dono: si realizza così il sogno di Dio. La vita è crescita Una vera crescita in umanità avviene innanzitutto grazie all’amore materno e paterno: “la buona educazione familiare è la colonna vertebrale dell’umanesimo”3. La famiglia, costituita da un uomo e una donna con un legame stabile, è vitale se continua a far nascere e a generare. Ogni figlio che viene al mondo è volto del “Signore amante della vita” (Sap 11,26), dono per i suoi genitori e per la società; ogni vita non accolta impoverisce il nostro tessuto sociale. Ce lo ricordava Papa Benedetto XVI: “Lo sterminio di milioni di bambini non nati, in nome della lotta alla povertà, costituisce in realtà l’eliminazione dei più poveri tra gli esseri umani”4. Il nostro Paese, in particolare, continua a soffrire un preoccupante calo demografico, che in buona parte scaturisce da una carenza di autentiche politiche familiari. Mentre si continuano a investire notevoli energie a favore di piccoli gruppi di persone, non sembra che ci sia lo stesso impegno per milioni di famiglie che, a volte sopravvivendo alla precarietà lavorativa, continuano ad offrire una straordinaria cura dei piccoli e degli anziani. “Una società cresce forte, cresce buona, cresce bella e cresce sana se si edifica sulla base della famiglia”5. È la cura dell’altro – nella famiglia come

nella scuola – che offre un orizzonte di senso alla vita e fa crescere una società pienamente umana. La vita è dialogo I credenti in ogni luogo sono chiamati a farsi diffusori di vita “costruendo ponti”6 di dialogo, capaci di trasmettere la potenza del Vangelo, guarire la paura di donarsi, generare la “cultura dell’incontro”7. Le nostre comunità parrocchiali e le nostre associazioni sanno bene che “la Chiesa deve venire a dialogo col mondo in cui si trova a vivere”8. Siamo chiamati ad assumere lo stile di Emmaus: è il vangelo della misericordia che ce lo chiede (cfr. Lc 24,13-35). Gesù si mette accanto, anche quando l’altro non lo riconosce o è convinto di avere già tutte le risposte. La sua presenza cambia lo sguardo ai due di Emmaus e fa fiorire la gioia: nei loro occhi si è accesa una luce. Di tale luce fanno esperienza gli sposi che, magari dopo una crisi o un tradimento, scoprono la forza del perdono e riprendono di nuovo ad amare. Ritrovano, così, il sapore pieno delle parole dette durante la celebrazione del matrimonio: “Padre, hai rivelato un amore sconosciuto ai nostri occhi, un amore disposto a donarsi senza chiedere nulla in cambio”9. In questa gratuità del dono fiorisce lo spazio umano più fecondo per far crescere le giovani generazioni e per “introdurre – con la famiglia – la fraternità nel mondo”10. Il sogno di Dio - fare del mondo una

famiglia – diventa metodo quando in essa si impara a custodire la vita dal concepimento al suo naturale termine e quando la fraternità si irradia dalla famiglia al condominio, ai luoghi di lavoro, alla scuola, agli ospedali, ai centri di accoglienza, alle istituzioni civili. La vita è misericordia Chiunque si pone al servizio della persona umana realizza il sogno di Dio. Contagiare di misericordia significa aiutare la nostra società a guarire da tutti gli attentati alla vita. L’elenco è impressionante: “È attentato alla vita la piaga dell’aborto. È attentato alla vita lasciar morire i nostri fratelli sui barconi nel canale di Sicilia. È attentato alla vita la morte sul lavoro perché non si rispettano le minime condizioni di sicurezza. È attentato alla vita la morte per denutrizione. È attentato alla vita il terrorismo, la guerra, la violenza; ma anche l’eutanasia. Amare la vita è sempre prendersi cura dell’altro, volere il suo bene, coltivare e rispettare la sua dignità trascendente”11. Contagiare di misericordia significa affermare – con papa Francesco – che è la misericordia il nuovo nome della pace. La misericordia farà fiorire la vita: quella dei migranti respinti sui barconi o ai confini dell’Europa, la vita dei bimbi costretti a fare i soldati, la vita delle persone anziane escluse

dal focolare domestico e abbandonate negli ospizi, la vita di chi viene sfruttato da padroni senza scrupoli, la vita di chi non vede riconosciuto il suo diritto a nascere. Contagiare di misericordia significa osare un cambiamento interiore, che si manifesta contro corrente attraverso opere di misericordia. Opere di chi esce da se stesso, annuncia l’esistenza ricca in umanità, abita fiducioso i legami sociali, educa alla vita buona del Vangelo e trasfigura il mondo con il sogno di Dio. 1 Francesco, Meditazione nella cappella della Domus Sanctae Marthae, Come si cambia, 16/3/2015. 2 Francesco, Meditazione nella cappella della Domus Sanctae Marthae, Cuori di tenebra, 15/12/2014. 3 Francesco, Udienza Generale, 20 maggio 2015. 4 Benedetto XVI, Messaggio per la XLII Giornata della pace, 1 gennaio 2009. 5 Francesco, Discorso alla Veglia di preghiera con le famiglie, Philadelphia, 26 settembre 2015. 6 Francesco, Meditazione nella cappella Domus Sanctae Marthae, Come si fa il dialogo, 24/1/2014. 7 Francesco, Messaggio per la XLVIII Giornata Mondiale delle comunicazioni sociali. Comunicazione al servizio di un’autentica cultura dell’incontro, 1 giugno 2014 8 Beato Paolo VI, Lettera enciclica Ecclesiam Suam, 6 agosto 1964, 67.. 9 Rituale Romano, Rito del Matrimonio, IV formula di benedizione, LEV, Roma, 2004. 10 Francesco, Udienza Generale, 18 febbraio 2015. 11 Francesco, Discorso ai partecipanti all’incontro promosso dall’Ass. Scienza e Vita, 30/5/2015.


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Della Famiglia Cutaneo

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escrivere la grande emozione di aver partecipato al Family day è veramente difficile, un fiume in piena di persone unite dallo stesso desiderio “difendiamo i nostri figli”, anche se non a tutti è chiaro che non era una protesta, ma una testimonianza a favore dei diritti del bambino e della dignità della donna. Quello che ci ha colpito in mezzo a 2 milioni di fratelli (qualcuno cerca di dire che il circo massimo non ne contiene più di 300 mila eppure nel 2009 ad una manifestazione della Cgil fu registrata una presenza di 2,7 milioni di persone) era proprio l’eterogeneità: c’erano famiglie con nonni, bambini e mamme con i pancioni, sacerdoti, suore e laici di ogni età e disabili su sedie a rotelle. Oggi che la famiglia sta attraversando un momento molto serio, dove tante volte sia i valori cristiani che morali vengono maltrattati e stravolti, vedere scene simili suscitava sentimenti di gioia e di fiducia. Un altro aspetto molto positivo, nonostante le forze dell’ordine erano molto numerose non hanno avuto occasione di dover intervenire infatti si sentiva spesso dire “scusa se ti sono passato avanti” , “ per piacere....”, anche se la provenienza era diversa e fisicamente non ci si conosceva, si comunicava usando lo stesso linguaggio.Da Ischia siamo andati in 160, un solo rammarico, a parte 150 aderenti ad una delle tante realtà nella chiesa, tutte le altre numerose

Ciao mamma, ciao papà Il saluto di migliaia di bambini dal family day realtà non hanno mostrato interesse a partecipare. Sulla via del ritorno, si continuava a mantenere l’ordine, le persone incuriosite si fermavano a guardare come armoniosamente

con cembali, chitarre e altri strumenti si lodava il Signore con canti. Noi tutti come cristiani e cittadini italiani, penso che abbiamo il dovere di esporci di fronte ad una simile si-

tuazione nel rispetto di tutti ma con determinazione per difendere qualcosa che porterà ad un vero abominio in una società che avrà solo nuove povertà e nuove solitudini.

Ai politici Gandolfini ha chiesto anche: «L’Italia è un paese ricchissimo tanto da potere allargare il diritto ad avere la pensione? Nel nostro paese un milione e 420 famiglie sono al di sotto della so-

glia di povertà». Infine, ha fatto un grande appello «alla coscienza dei parlamentari, se potranno esprimersi secondo coscienza. Un giorno delle vostre azioni dovrete rendere conto».

Le parole di Gandolfini

In piazza per la famiglia Di Luciano Moia

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a rivincita delle famiglie normali, dei passeggini e degli anziani. Dei gruppi parrocchiali e dei disabili. Dei nonni e dei bambini con cagnolino con guinzaglio. Insomma di tutto quel mondo che da sempre abita il nostro immaginario più caro, che anima le piazze dei paesi e dei quartieri, e che, nonostante tutto, rappresenta sempre e comunque l’architrave della nostra società. «La piazza è l’unico modo civile e onesto, per noi che non abbiamo lobby potenti, per mostrare qual è il sentire comune», ha detto dal palco Massimo Gandolfini, il portavoce del Family Day . «L’uomo e la donna - ha proseguito - formano il matrimonio, le altre sono alchimie.

Non vogliamo fare guerre a nessuno, né ghettizzare nessuno - ha detto ancora - ma alle elezioni, anche a quelle amministrative, ricordiamoci chi si è messo con la famiglia e i bambini e chi si è dimenticato di questo diritto rendendo possibile l’abominevole pratica dell’utero in affitto». Parole salutate da applausi interminabili da parte delle centinaia di migliaia di famiglie, di giovani, di anziani che fin dal mattino avevano riempito ogni spazio possibile della vastissima area del Circo Massimo. Due milioni secondo gli organizzatori. Forse un po’ meno in realtà. In ogni caso una distesa umana colorata, viva e determinante, compatta e sorridente come non se ne vedeva da lungo tempo.


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6 febbraio 2016

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RUBRICA: LA MISERICORDIA E IL CONCILIO

7. La “Riforma nella continuità” di Papa Benedetto XVI Di don Pasquale Trani Delegato vescovile per la pastorale

I.

l Concilio Vaticano II, nel suo dipanarsi come evento di grazia vissuto nello Spirito come concilio dalla forte indole pastorale e – come abbiamo visto nell’articolo scorso - teologico, ci consegna tre direttrici di marcia. Qui prendiamo in esame la prima: la riforma come metodo e stile di Chiesa. Papa Benedetto XVI, nel tradizionale discorso alla Curia romana nel suo primo anno di pontificato, a proposito di una difficile recezione del Concilio di fronte a una sua continua fecondità, ebbe a dire che esso non si chiude declinandosi sul passato, ma rilancia l’azione evangelizzatrice della Chiesa aprendosi al futuro e che dunque è necessario mantenere un atteggiamento ecclesiale di “riforma nella continuità”: “Perché la recezione del Concilio, in grandi parti della Chiesa, finora si è svolta in modo così difficile? Ebbene, tutto dipende dalla giusta interpretazione del Concilio o – come diremmo oggi – dalla sua giusta ermeneutica, dalla giusta chiave di lettura e di applicazione. I problemi della recezione sono nati dal fatto che due ermeneutiche contrarie si sono trovate a confronto e hanno litigato tra loro. L’una ha causato confusione, l’altra, silenziosamente ma sempre più visibilmente, ha portato frutti. Da una parte esiste un’interpretazione che vorrei chiamare “ermeneutica della discontinuità e della rottura”; essa non di rado si è potuta avvalere della simpatia dei mass-media, e anche di una parte della teologia moderna. Dall’altra parte c’è l’”ermeneutica della riforma”, del rinnovamento nella continuità dell’unico soggetto-Chiesa, che il Signore ci ha donato; è un soggetto che cresce nel tempo e si sviluppa, rimanendo però sempre lo stesso, unico soggetto del Popolo di Dio in cammino.” (22 dicembre 2005). Lo stesso Benedetto XVI, durante le celebrazioni per il 50° anniversario dell’apertura del Concilio, ebbe a sottolineare a più riprese come il Concilio avesse tracciato per la Chiesa una linea di percorso che si apre verso il futuro: “…Vorrei ricordare solamente come una parola, lanciata dal Beato Giovanni XXIII quasi in modo programmatico, ritornava continuamente nei lavori conciliari: la parola «aggiornamento». A cinquant’anni di distanza dall’apertura di quella solenne Assise della Chiesa qualcuno si domanderà se quell’espressione non sia stata, forse fin dall’inizio, non del tutto felice (…), ma sono convinto che l’intuizione che il Beato Giovanni XXIII compendiò con questa parola sia stata e sia tuttora esatta. Il Cristianesimo non deve essere considerato come «qualcosa del passato», né deve essere vissuto con lo sguardo perennemente

Dopo aver cercato di verificare l’indole non solo pastorale ma anche teologica del Concilio Vaticano II, si cominciano a passare in rassegna almeno tre grandi indicazioni che da esso provengono. Qui la prima… rivolto «all’indietro», perché Gesù Cristo è ieri, oggi e per l’eternità (cfr Eb 13,8). Il Cristianesimo è segnato dalla presenza del Dio eterno, che è entrato nel tempo ed è presente ad ogni tempo, perché ogni tempo sgorga dalla sua potenza creatrice, dal suo eterno «oggi». Per questo il Cristianesimo è sempre nuovo. Non lo dobbiamo mai vedere come un albero pienamente sviluppatosi dal granello di senape evangelico, che è cresciuto, ha donato i suoi frutti, e un bel giorno invecchia e arriva al tramonto la sua energia vitale. Il Cristianesimo è un albero che è, per così dire, in perenne «aurora», è sempre giovane. E questa attualità, questo «aggiornamento» non significa rottura con la tradizione, ma ne esprime la continua vitalità; non significa ridurre la fede, abbassandola alla moda dei tempi, al metro di ciò che ci piace, a ciò che piace all’opinione pubblica, ma è il contrario: esattamente come fecero i Padri conciliari, dobbiamo portare l’«oggi» che viviamo alla misura dell’evento cristiano, dobbiamo portare l’«oggi» del nostro tempo nell’«oggi» di Dio.” (Discorso ai Vescovi che parteciparono al Concilio e ai Presidenti delle Conferenze Episcopali, 12 ottobre 2012) Ora siamo giunti a 50 anni dal Concilio e sembra

sempre più evidente che il mondo - e la Chiesa che in esso è posto - invochino esigenze di aggiornamento. Le fonti conciliari dovrebbero ancora oggi saper coniugare l’esigenza di continuità intelligente tra passato e presente, sottolineata da papa Benedetto, e l’atteggiamento di riforma, espresso anche e soprattutto dagli ultimi avvenimenti ecclesiali ed incarnati dal pontificato di papa Francesco. Nel prossimo articolo vedremo come… Per continuare il dialogo con l’autore: pasqua.trani@gmail.com


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6 febbraio 2016

IV CATECHESI SULLE OPERE DI MISERICORDIA

Visitare i carcerati 8 febbraio 2016 ore 20:00 Chiesa Cattedrale Con don Luigi Ciotti Fondatore di “Libera” «Ricordatevi dei carcerati come se foste loro compagni di carcere e di quelli che soffrono, essendo anche voi in un corpo mortale.» (Eb 13,3).

Della Redazione

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astano poche parole per capire chi è veramente don Luigi Ciotti. Non un semplice sacerdote, né un uomo qualunque, bensì un onesto cittadino al servizio della gente, di tutti coloro che chiedono aiuto e di chi non è capace o, peggio, non può. Si tratta di un uomo carismatico e di grande personalità, capace di parlare al cuore della gente per poterle dare una speranza di pace, di lealtà, di amore e di fede. Ma per conoscere concretamente Don Ciotti bisogna ripercorrere le tappe che hanno segnato la sua vita. Don Luigi Ciotti nasce il 10 settembre 1945 a Pieve di Cadore (BL). Nel 1966 promuove un gruppo di impegno giovanile, che prenderà in seguito il nome di “Gruppo Abele”, costituendosi in Associazione di volontariato e intervenendo in numerose realtà segnate dall’emarginazione. Due anni dopo comincia un intervento all’interno degli istituti di pena minorili: l’esperienza si articola in seguito all’esterno, sul territorio, attraverso la costituzione delle prime comunità per adolescenti alternative al carcere. Terminati gli studi presso il seminario di Rivoli (TO), Ciotti nel 1972 viene ordinato sacerdote dal cardinale Michele Pellegrino: come parrocchia, gli viene affidata “la strada”. E proprio in quella parrocchia così particolare che, in quegli anni, affronta l’irruzione improvvisa e diffusa della droga. Apre un Centro di accoglienza e ascolto e, nel 1974, la prima comunità. Partecipa attivamente al dibattito e ai lavori che portano all’entrata in vigore, nel 1975, della legge n. 685 sulle tossicodipendenze. È invitato in vari Paesi (Gran Bretagna, USA, Giappone, Svizzera, Spagna, Grecia, ex Jugoslavia) per tenere relazioni e condurre seminari sul tema ed è chiamato per audizioni presso il Parlamento europeo. Nei primi anni Ottanta segue un progetto promosso dall’Unione internazionale per l’infanzia in Vietnam. Sempre sul piano internazionale, promuove programmi di cooperazione sul disagio giovanile e per gli ex detenuti in alcuni Paesi in via di sviluppo. Nel 1982, contribuisce alla costituzione del Coordinamento nazionale delle comunità di accoglienza (CNCA), presiedendolo per dieci anni. Nel

Chi è don Luigi Ciotti

“Sono solo un cittadino che sente prepotente dentro di sé il bisogno di giustizia”. 1986 partecipa alla fondazione della Lega italiana per la lotta all’AIDS (LILA), nata per difendere i diritti delle persone sieropositive, di cui è il primo presidente. Nel marzo 1991 è nominato Garante alla Conferenza mondiale sull’AIDS di Firenze, alla quale per la prima volta riescono a partecipare le associazioni. Negli anni ’90 intensifica l’opera di denuncia e di contrasto al potere mafioso dando vita al periodico mensile Narcomafie, di cui è direttore responsabile. A coronamento di questo impegno, mettendo insieme le diverse realtà di volontariato e con un costante lavoro di rete, nasce nel 1995 “Libera-Associazioni, nomi e numeri contro le mafie”, un network che, oggi, coordina nell’impegno antimafia oltre 700 associazioni e gruppi sia locali che nazionali. Sin dalla fondazione, “Libera” è presieduta da Luigi Ciotti. Nel 1998 riceve a Bologna, su proposta del Consiglio di Facoltà di Scienze dell’Educazione, la Laurea Honoris Causa, che egli considera come un grande premio per lo sforzo compiuto da tutto il Gruppo Abele nel corso degli anni.

Febbraio 2016

CALENDARIO DEI PROSSIMI APPUNTAMENTI DIOCESANI Mercoledì 10: Le Ceneri. Inizio della Quaresima. Concelebrazione mattutina ore 9:30 presieduta dal Vescovo in Cattedrale. Giovedì 11: Madonna di Lourdes. Giornata mondiale dei malati e operatori sanitari. Venerdì 12: Preghiera Giovani col Vescovo in Cattedrale, ore 20.30. Sabato 13: Giubileo diocesano delle famiglie, e chiusura della Peregrinatio delle Reliquie dei ss. Martin Incontro nella Chiesa dello Spirito Santo, ore 17.00: condivisione dei frutti spirituali della Peregrinatio e presentazione del libretto “30 giorni con Luigi e Zelia”, a cura dell’Autrice, Lidia Lanzione. Giubileo Famiglie. Ore 18.00: dalla chiesa dello Spirito Santo in fila per il passaggio della Porta Santa della Cattedrale; confessioni e recita del s. Rosario; ore 18.30: S. Messa presieduta dal Vescovo, p. Pietro Lagnese; al termine consegna dei reliquiari dei ss. Martin ai coniugi della “Fraternità di Emmaus” di Angri. Domenica 14: I domenica di quaresima. Giovedì 18: V incontro del corso di formazione su affettività-sessualità col prof. D. Bellantoni: ore 16.00, auditorium Polifunzionale, Ischia. IV incontro del corso mensile nazionale on line sulla preparazione al matrimonio: affettività e innamoramento/II . Episcopio, ore 20.45 – 22.15.


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Parrocchie 6 febbraio 2016

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Famiglia, oasi e casa di misericordia Un gruppo di famiglie della parrocchia ischitana di Sant’Antonio Abate in pellegrinaggio ad Assisi

Delle Famiglie di S. Antonio Abate

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na scena gradevole alla vista: un’allegra comitiva di coppie di sposi, di bambini, di nonne dal tipico accento napoletano in giro per le strade di Assisi fino a giungere alla porta della misericordia della basilica di san Francesco. Un alternarsi di risate e di preghiere compunte. Si sarebbe potuto pensare ad un gruppo di spensierati turisti meridionali, invece era il gruppo di famiglie della Parrocchia di Sant’ Antuono che ogni anno ritaglia per sé qualche giorno per ritirarsi in fraternità e preghiera e per approfondire tematiche inerenti la relazione di coppia o le dinamiche di vita domestica. Quest’anno è stata scelta come sede del ritiro Assisi, così da compiere anche un pellegrinaggio sulla tomba del patrono d’Italia e domandare il dono delle indulgenze. Giovedì 28 gennaio la partenza nelle prime ore della mattinata e sosta al Santuario dell’Amore Misericordioso a Collevalenza. Quale emozione nello scoprire un luogo sconosciuto ai più, nel visitare il Santuario e le fonti, nel celebrare l’Eucaristia presso la tomba della Beata Madre Speranza! Il Signore, sempre ricco di tenerezza per i suoi figli, aveva riservato anche una piacevolissima sorpresa per i pellegrini ischitani: al termine della Messa si è avvicinato al gruppo un arzillo vecchietto, il Prof. Pietro Iacopini, consacrato laico della famiglia religiosa dei Fi-

gli dell’Amore Misericordioso, che si è offerto di guidare il gruppo alla visita del sito. Un fiume in piena: ha raccontato, con lucidità e verve giovanile, il suo incontro con Madre Speranza, la sua conversione, i miracoli cui egli ha assistito. Né lui voleva lasciar partire il gruppo, né per i pellegrini è stato facile distaccarsi da lui. Lo si è fatto strappandogli la promessa di una capatina ad Ischia! Ma la meta era un’altra. A sera si era ad Assisi! Dopo il meritato riposo, un venerdì intenso di lavori: dopo la celebrazione della S. Messa ecco giungere da Legnago il dott. Marco Scarmagnani, dell’associazione Papa Giovanni XXIII di don Oreste Benzi, psicoterapeuta e consulente di coppia. Presentazioni rapide e “simpatiche”, poi Marco ha travolto l’uditorio con la sua competenza e la sua euforia. In mattinata particolare attenzione alla relazione di coppia, sacrario delle differenze; poi, al pomeriggio, questioni circa il rapporto genitori-figli ed interessantissimo momento nel quale i figli sono stati chiamati ad interfacciarsi coi genitori. Dopo cena: Amore e Psiche, la parabola della relazione di coppia: un affascinante viaggio nel mito narrato da Apuleio! Il terzo giorno ha visto gli ischitani invadere Assisi: dalla cattedrale di san Rufino, passando per Santa Chiara, fino alla basilica superiore, a quella inferiore e alla cripta che custodisce il corpo del serafico padre Francesco. Il parroco don Giuseppe non ha tralasciato di coniugare la spiegazione della storia


Parrocchie

6 febbraio 2016

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e delle bellezze artistiche della città a momenti di pura spiritualità. Al pomeriggio S. Messa nella Basilica di S. Maria degli Angeli ed affidamento dei bambini alla Madonna nella chiesetta della Porziuncola. Minuti suggestivi, intimi ed emozionanti in quel luogo santo dove Francesco spirò! Prima di cena ancora un mo-

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mento di riflessione, questa volta a cura del parroco: le opere di misericordia, piste per rendere le nostre famiglie case della misericordia dove i raminghi possono trovare delle oasi in cui riposare! A termine del giorno, nonostante la stanchezza, le famiglie si sono ritrovate perchè i ragazzi del gruppo avevano preparato

dei giochi a squadre. Le forze sono tornate, il divertimento ha entusiasmato gli animi, il Maestro Gino Pinto alla tastiera ha dato il LA e la serata si è trasformata in una passeggiata tra le più famose canzoni del repertorio classico napoletano. Domenica 31, ultimo giorno di permanenza in Umbria, ha visto la

celebrazione della S. Messa ed un incontro di sintesi. Dopo pranzo, partenza alla volta di Napoli. All’arrivo sull’isola la gioia di aver condiviso tanto, la ricchezza degli incontri e delle relazioni create o rafforzate, la voglia di comunicare a chi non è andato quanto vissuto, il rammarico che le cose belle finiscono presto!


12 6 febbraio 2016

GFiubileo amiglie AM nno isericordia Santo della e

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La fede è la gr dei Coniugi

Da Serrara Fontana a Sant’Antuono, da San Ciro

delle reliquie dei coniugi Martin continua nel suo


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GFiubileo amiglie AM nno isericordia Santo della e

rande ereditĂ

oniugi martin

o a Campagnano e a Sant’Angelo: la peregrinatio

o tour, come una luce che illumina le nostre case.

13 6 febbraio 2016


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Ambiente 6 febbraio 2016

Di Lorenzo Russo

uove regole in arrivo per i fumatori. Multe più salate e a rischio anche i tabaccai. Dal 2 febbraio in Italia è entrato in vigore il decreto del ministero alla Sanità, che si basa sulle direttive dell’Unione europea sul tabacco. Chi si accende una sigaretta in auto dove viaggiano bambini o donne incinte rischia una multa da 500 euro. E il negozio che vende sigarette ai minori di diciotto anni verrà sanzionato con una multa da 500 a 3.000 euro, e gli viene sospesa la licenza per 15 giorni. In caso di recidiva la multa sale da 1.000 a 8.000 euro, e la licenza viene revocata. Da maggio invece ci saranno altre regole sulla vendita delle sigarette. Per il 65% della superficie dei pacchetti ci saranno immagini molto forti di persone incoscienti al pronto soccorso, di parti del corpo ag-

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Fumo, in vigore le nuove regole Vietato fumare in auto con bimbi o donne incinte. Multe fino a 300 euro per chi getta mozziconi. Le nuove regole in vigore dal 2 febbraio gredite dalla malattia, di morti nella bara, con frasi che spiegano i rischi legati al fumo: “aumenta il rischio di cecità”, “provoca l’ictus”, “può uccidere il bimbo nel grembo materno”. Vietata la vendita dei pacchetti da dieci sigarette, di tabacco da masticare e del cosiddetto snus, il tabacco svedese da tenere in bocca. Su ogni confezione sarà anche inserito il numero verde antifumo dell’Istituto superiore di sanità: 800.554.088. Cambiano le regole anche per scuole, ospedali e università dove non si potrà più fumare all’aperto. Per quanto riguarda le sigarette

elettroniche, c’è una restrizione per quelle in particolare che prevedono l’uso di nicotina: sarà vietata la vendita agli under 18 e verrà ridotta la pubblicità in trasmissioni radio e tv e su giornali e riviste a loro dedicati. Poi ci sono norme che cercano di porre freno al commercio di contrabbando e a quello online dall’Italia verso altri Stati e viceversa. Infine un occhio all’ambiente e alla green economy: sempre dal due febbraio sono partite sanzioni per chi butta per terra i mozziconi. Nel nostro Paese ci sono poco più di 10 milioni di fumatori, il 60% dei quali

sono uomini. Chi cerca di smettere, nell’80% dei casi fallisce. Secondo il ministero alla Sanità il fumo provoca tra i 70 e gli 83mila morti all’anno, un quarto dei quali riguarda persone tra i 35 e i 65 anni.

In cura il platano di Ischia porto

GREEN ECONOMY

Della Redazione

Approvato a dicembre scorso in Parlamento il “Collegato Ambientale” che stabilisce nuove norme per la tutela dell’ambiente

Finalmente una legge a favore dell’ambiente Di Lorenzo Russo

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isposizioni in materia ambientale per promuovere misure di green economy e per il contenimento dell’uso eccessivo di risorse naturali”. Questo il titolo della legge approvata a fine anno scorso dal Parlamento italiano, nota come “Collegato ambientale” perché appunto, si collega alla legge di stabilità 2014. Con questa legge cosa cambia per i cittadini? Tante le novità, ne citiamo solo alcune! Si va dalla disciplina di caccia al contrasto per dissesto idrogeologico, dalle riserve marine al trattamento dei rifiuti, fino a dare regole sulle responsabilità per chi causa danni all’ambiente marino in seguito a incidenti o avarie su navi e impianti (vedi naufragio Costa Concordia). C’è spazio poi per la mobilità sostenibile, con programmi di mobilità casa-scuola e casa-lavoro, istituendo la figura del mobility manager nelle scuole per pianificare i trasporti quotidiani di alunni e personale scolastico. Non mancano poi linee guida obbligatorie di applicazione concreta per le amministrazioni comunali, come ad esempio la sostituzione delle lampade dei semafori con

equivalenti a basso consumo energetico. Inoltre è prevista l’istituzione di un organismo nazionale che valuti l’impronta ambientale dei prodotti Made in Italy: una nuova etichetta con la dicitura: “Made Green in Italy”. La legge consente anche riduzione delle tasse sui rifiuti per gli individui o le comunità che effettuano il compostaggio: ad esempio mense, mercati, vivai, ma anche utenze domestiche. Una delle novità che riguarda direttamente i cittadini potrebbe essere l’introduzione, in via sperimentale e volontaria, del vuoto a rendere per imballaggi di birra e acqua minerale servite al pubblico da albergatori e ristoratori. Oppure per i Comuni la possibilità di creare esposizioni temporanee di beni usati ma funzionanti (ad esempio elettrodomestici o mobilio) nei centri di raccolta dei rifiuti, ai fini di riutilizzarli e deviarli dallo smaltimento. “Il collegato ambientale è, dopo l’approvazione della legge sugli ecoreati, il secondo importante passo di un percorso per la tutela ambientale del nostro paese” ha dichiarato Rossella Muroni presidente di Legambiente.

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l platano di Portosalvo è sotto osservazione dal Comune di Ischia che ha dato l’incarico all’agronomo Francesco Mattera (una delle nostre firme più riconosciute ed apprezzate da voi lettori!!!) di capire e studiare i fattori di rischio. Il platano infatti è in corso di verifica tecnica per stabilire se mantenerlo o sacrificarlo per un potenziale pericolo per i cittadini. Nei prossimi giorni si sapranno i risultati delle verifiche.


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Società

6 febbraio 2016

kaire@chiesaischia.it

L’INTERVISTA

Il presidio Libera finalmente ad Ischia E’ stato ufficialmente inaugurato venerdì 5 febbraio presso la sede dell’IPS “Telese” di Ischia il presidio di Libera recentemente costituito sull’isola d’Ischia. Un importante progetto a difesa della legalità e della giustizia. Di Lorenzo Russo

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n progetto efficace e assolutamente importante per il territorio isolano. E’ nato anche ad Ischia il presidio di Libera, per sostenere la lotta contro tutte le mafie e per promuovere la cultura della legalità e della giustizia nei più diversi ambiti e a tutti i livelli. Il Presidio, intitolato a Gaetano Montanino, fedele servitore dello Stato, ucciso dalla camorra a soli 45 anni, mentre svolgeva il suo lavoro da guardia giurata a tutela delle attività commerciali di piazza Mercato, a Napoli, nella notte del 4 agosto 2009, si promuove in particolare di risvegliare la coscienza civile assopita sui tanti problemi irrisolti della nostra realtà, a cominciare dalla nostra sanità. Abbiamo rivolto alcune domande a Filomena Sogliuzzo, referente del presidio isolano, per capire meglio le funzionalità del Presidio sul nostro territorio. Mena, cos’è Libera? “Intanto diamone la dicitura completa che di per se illustra la sostanza degli obiettivi generali, ed è:”Libera. Associazioni, nomi e numeri contro le mafie”. E’ nata il 25 marzo 1995 con l’intento di sollecitare la società civile nella lotta alle mafie e promuovere legalità e giustizia. Attualmente Libera è un coordinamento di oltre 1500 associazioni, gruppi, scuole, realtà di base, impegnate sul territorio per costruire sinergie politico -culturali e organizzative capaci di diffondere la cultura della legalità. Citando testualmente la definizione del suo programma, dice: “Il progetto di Libera porta con sé visione, speranza, desiderio, sogno, in un orizzonte caratterizzato da elementi chiave quali responsabilità, legalità e democrazia. Le dimensioni della formazione, dell’educazione, dell’abilitazione delle persone alla partecipazione, con particolare riferimento ai giovani, sono fondamentali per sostenere queste istanze e creare le condizioni che permettano di tradurle in pratiche di contrasto civile alle ingiustizie sociali, alla corruzione e alle mafie” E ancora: “opera, per curare una rete nella quale connettere e valorizzare le ricchezze e le specificità di luoghi e attori diversi fra loro, pur fornendo principi e alfabeti comuni di riferimento per costruire un progetto

complessivo di sviluppo umano non appiattito sulla sola dimensione economica, ma attento alla dimensione della crescita culturale e civile delle comunità”. Com’è nata l’idea di un presidio ad Ischia? “Questo progetto è da tempo nel cuore di molti di noi che vi abbiamo aderito, per molteplici motivi, ognuno diverso dall’altro. Posso dunque rispondere solo a titolo personale alla tua domanda; ho conosciuto “LIBERA” attraverso uno dei teologi della prima scuola per operatori pastorali voluta da sua ecc. Mons. Filippo Strofaldi, don Tonino Palmese. L’esperienza di quel contesto è stata illuminante per la mia fede ed entusiasmante dal punto di vista civile, ho partecipato a Napoli, all’Istituto di Studi Filosofici ma anche ad Ischia qualche anno fa, alle conferenze di Rita Borsellino, sorella di Paolo e ho seguito per lungo tempo le battaglie sociali a favore degli ultimi sostenuti da questo grande testimone del Vangelo che è don Luigi Ciotti. Con Papa Francesco e la sua esortazione apostolica Evangelii Gaudium, nel mio cuore si è riacceso il desiderio di essere più operativa, più presente nelle situazioni di ingiustizia e povertà, è stato naturale pensare a LIBERA che, fin dalla sua nascita, ha rappresentato quella Chiesa ospedale da campo che il Papa ci invita ad essere e perciò il desiderio di farvi riferimento andava sempre aumentando. Quando in seguito alle vicende della salute mentale, ci siamo incontrati come comitato di cittadinanza attiva con il nostro Vescovo Mons. Lagnese, egli

ci ha suggerito di agganciarci ad una rete operativa per avere una maggiore incisività nelle nostre azioni, una rete come quella di Libera, dunque insieme ad alcuni amici primo fra tutti Egidio Ferrante, ci siamo attivati perché nascesse questo presidio ischitano. Non è stato poi difficile coinvolgere scuole e persone, l’azione di Libera e i suoi principi sono facilmente condivisibili”. Chi siete e perché lo fate? “Come ti dicevo, Libera è un coordinamento di forze sane che hanno il comune intento di contrastare tutte le forme di illegalità, di formare ad una cittadinanza responsabile e ha in se il sogno di una società più giusta; questo è l’obiettivo di tutti noi, uomini e donne di diversa formazione culturale e politica. Ci uni-

sce la consapevolezza che bisogna restaurare la resilienza, suscitare il senso di responsabilità nella costruzione della casa comune - il mondo sostanziare il concetto di cittadinanza di azioni adeguate di formazione e informazione”. Quali gli obiettivi? “Sul territorio isolano l’obiettivo specifico è vigilare sulla sanità, questo insieme agli obiettivi generali di Libera Nazionale”. Quali possono essere le sinergie con le amministrazioni comunali? “Tutti sanno che Libera agisce sempre a sostegno ed in sinergia con tutte le forze che rappresentano presidi di legalità, il cammino è appena cominciato…la vita ti risponderà meglio di qualsiasi parola”.

CONCORSO CANORO

Una voce per Antonia Ti piace cantare? “Una voce per Antonia” aspetta solo te. Se hai amici cantanti invita anche loro, c’è posto per tutti. Il concorso, senza scopo di lucro e non finalizzato ad essere una gara professionistica o agonistica, si svolgerà a Fiaiano nei locali della chiesa parrocchiale Maria SS. Madre della Chiesa nella settimana dal 04 al 09 aprile 2016. Al concorso sono ammessi tutti i generi musicali ed i testi in qualsiasi lingua. I testi delle canzoni dovranno necessariamente attenersi a valori quali l’amore, l’amicizia, la famiglia o in generale che non siano in contrasto con la fede cristiana. Le domande di partecipazione dovranno pervenire entro e non oltre le ore 24:00 del 20 marzo 2016. Per tutte le informazioni relative al concorso è possibile contattarci ai numeri 3474936215 (Irene) e 3483496565 (Benedetta), inviare una mail a unavoceperantonia@gmail. com oppure consultare la nostra pagina ufficiale: www.facebook.com/unavoceperantonia


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Società 6 febbraio 2016

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Punti di Vista

Di Franco Iacono

1.

“Personaggio non affidabile”: questa è la definizione che il Presidente del PPE francese, Daul, ha usato per Matteo Renzi. Ce lo fa sapere Il Corriere della Sera di mercoledì 3 febbraio. E’ chiaro che il livello dello scontro fra Matteo Renzi, l’Unione Europea, il suo Presidente sale, a prescindere dalle occasioni, che via via si ripetono e girano tutte intorno alla cosi detta flessibilità. Ma, ripeto, queste sono solo occasioni, o pretesti, perché la questione è politica, come si dice in gergo. Ed attraversa i maggiori schieramenti, PSE compreso, se il Commissario Moscovici, socialista, prima di un duro richiamo del gruppo parlamentare del PSE, aveva detto che “l’Italia già usufruisce, più di ogni altro Paese dell’Unione, dei margini di flessibilità sui conti e non può aprire senza sosta nuove discussioni”. Più tardi, nella stessa giornata, Moscovici ritornerà sull’argomento, dopo aver partecipato alla riunione del gruppo del PSE appunto, con toni più morbidi, ma il segnale è chiaro, tanto più se si pensa che François Hollande si guarda bene dall’intervenire a sostegno di Renzi e delle sue posizioni. Eppure sono socialisti entrambi… in Europa! Per dirla in soldoni: il rischio è che Renzi, ed è quello che lui certamente teme di più, possa essere destinato ad aver lo stesso trattamento che subì il fu Cavaliere nel 2011, “protagonista” … lo spread. I “ pretesti” non mancano! E la Grande Finanza, che decide i destini dei Governi e dei Popoli, non è estranea, perché probabilmente ritiene Renzi un soggetto spurio e scarsamente malleabile o, meglio,

Di Gina Menegazzi

è

stato bello tornare, una decina di giorni fa, alla Biblioteca Antoniana e vedere che la gestione appena ripartita da parte dell’Opera Pia Iacono-Avellino-Conte sta cominciando a dare i suoi frutti, anche su cose banali: le porte d’ingresso, a vetri, erano state finalmente pulite, cosa che non avveniva da tempo immemorabile; sterpaglie e rifiuti vari al piano del giardino sono stati rimossi e Lucia Annicelli, che con Deborah Sorrentino ed Eleonora Lombardi ha ripreso il suo posto, mi ha fatto sapere che sono pure iniziati alcuni lavori al piano inferiore, dove l’im-

Duello Renzi-Europa sulla flessibilità non “governabile”, rispetto ad equilibri consolidatati e che non si vorrebbe che fossero alterati. Se questo scenario fosco, anche per le sorti e la qualità dei processi democratici, fosse realistico, le polemiche che si verificano in Italia, soprattutto nel PD, appaiono scaramucce provinciali! Anche se resta profondo il tema della identità del PD, che, a me così pare, viene agitato da soggetti al di sotto del necessario, animati solo dal desiderio di far cadere Renzi, “reo” di troppe e mirate “rottamazioni”. Se mi aiuta qualche personale reminiscenza di quanto accadeva a quel dì nel Parlamento Europeo, credo che il tema meriti un dibattito approfondito nella Sede più alta, quella del Parlamento Europeo. Per questo mi permetto di consigliare a Gianni Pittella, nella sua qualità di Presidente del Gruppo del PSE, di sollevare il dibattito in quella Sede altissima, perché non sono in ballo le sorti della nostra legge di stabilità o il tasso di flessibilità, ma ben altri valori: la Sovranità degli Stati, la

rappresentanza dei Popoli, la qualità della Democrazia ed il suo futuro, rispetto ad un apparato, “creato” dagli stessi burocrati, che rappresenta interessi che minano alle basi al ragion d’essere dell’Unione Europea. Renzi ha fatto bene ad andare in pellegrinaggio a Ventotene per rendere omaggio ad Altiero Spinelli, e ad Ernesto Rossi, e ad annunciare li la concreta e bella idea, riferita proprio all’Europa, di recuperare il carcere di Santo Stefano. Pur tuttavia è apparso più come un romantico nostalgico che non come un Capo di Governo in grado di imporre il recupero di quei Valori, che animarono i Padri Fondatori dell’Europa. La durezza delle “regole” che presiedono a scontri di questi livelli richiede alleanze forti e solidali, che almeno il PSE dovrebbe assicurare, se esiste ancora come Partito Europeo. Certo, non può essere tollerato a lungo uno come Renzi, che mostra troppa autonomia, concreta, che va dai rapporti con la Russia, a quelli

Biblioteca Antoniana: si riparte!! pianto elettrico era in condizioni molto precarie e pericolose. Voluta e inaugurata nel 1956 da Don Onofrio Buonocore e divenuta l’unica biblioteca comunale dell’isola d’ischia, non è solo un contenitore di più di 24.000 volumi, tra cui una ricca sezione dedicata all’isola tutta e il primo trattato di idrologia medica sulle acque termali dell’isola, il famoso “De rimedii Naturali che sono nell’isola di Pithecusa, hoggi detta Ischia” (1588) del medico calabrese Giulio Iasolino, ma è soprattutto un luogo vivo, frequentato quotidianamente da giovani che vengono a studiare, adulti e ragazzini che prendono in

prestito volumi di narrativa o di studio, associazioni che vi organizzano convegni, scolaresche che visitano le mostre organizzate a rotazione, ospiti, italiani e stranieri che vengono a informarsi, a conoscere, o anche semplicemente a rilassarsi un po’ con un bel libro. E’ un importante centro di cultura, la Biblioteca, e merita di essere curata e valorizzata al meglio. In questi ultimi anni il Comune l’aveva quasi abbandonata, tant’è vero che l’apertura è stata assicurata per lunghi periodi dai volontari del Centro Studi Isola d’Ischia, ma senza un responsabile, competente ed esper-

con l’Iran, a quelli con importanti Paesi Africani. Tutti sulla base di accordi commerciali di notevole portata. Se potessi dare un consiglio a Renzi, gli direi: impegna anche il Parlamento Italiano su argomenti di questo livello e presenta tu stesso una mozione precisa, che sostenga esplicitamente queste posizioni tue e del Governo. Non è cosa da twitter! Si vedrebbe in Parlamento chi sostiene gli interessi, il prestigio, la storia di un Paese Fondatore come l’Italia e chi fa solo demagogia sulle spalle degli Italiani. Con buona pace di soggetti inadeguati, che lo stesso Renzi ha fortemente voluto, come la Mogherini. Vice Presidente della Commissione Europea, vice di Juncker, per intenderci! 2. Il 4 di febbraio ho compiuto 74 anni. Una vita intensa spesa all’insegna di due valori fondamentali: a) la Cultura Contadina, inculcatami da mia madre Francesca e da mio padre Vito, che qui intendo ancora ringraziare per i sacrifici e per la loro lungimirante modernità, di cui alla mia esperienza all’Università Cattolica e nel suo Collegio; b) l’imperativo categorico di spendere al meglio i “talenti”, di cui alla intensa parabola evangelica, al servizio di Valori, che da soli “giustificano” una vita degna di essere vissuta. Così come mi piace ringraziare tutti coloro che hanno attraversato la mia vita e la hanno arricchita, a cominciare da mia moglie Anna e dalla mia famiglia! Il recente incontro con Papa Francesco ne è stato il suggello più significativo. Certamente indimenticabile! In pace con tutti mi piacerebbe un giorno poter fare mia la bellissima lettera di San Paolo a Timoteo: “Ho combattuto la buona battaglia, ho terminato la mia corsa, ho conservato la Fede.”! Ma forse è ambizione troppo grande.

to, un luogo così può solo vegetare. Ora il ritorno di Lucia, Deborah ed Eleonora e l’impegno dell’Opera Pia mi fanno ben sperare. Andate a visitarla, e lasciate la vostra firma!

Nuovi orari della Biblioteca Antoniana Lunedì chiusa Da martedì a sabato h 9,30 – 12,30 Martedì e giovedì anche il pomeriggio h 16 - 19


Cultura

6 febbraio 2016

kaire@chiesaischia.it

Di Enzo D'Acunto

E

bbene, guardando al secolo appena trascorso – secolo oramai di grandi classici – spuntano libri epocali come l’“Ulisses” di James Joyce, “La ricerca del tempo perduto” di Marcel Proust, “Addio alle armi” di Ernest Hemingway, “Viaggio al termine della notte” di Louis Ferdinand Celine, “La signora Dalloway” di Virginia Woolf, “La montagna incantata” di Thomas Mann, “Il Gattopardo” di Giuseppe Tomasi di Lampedusa, “Cent’anni di solitudine” di Gabriel Garcia Marquez, e così all’infinito, tanta è stata la ricchezza letteraria del secolo appena trascorso. Eppure, in questo magma incandescente, mi sentirei comunque portato a fare un nome ben preciso: “L’urlo e il furore” di William Faulkner. Lo so, e certamente lo saprà anche chi ha letto, o quantomeno ci ha provato, mi sto riferendo ad un libro difficile e non alla portata di tutti. Un libro in grado di mettere a dura prova anche il lettore più smaliziato, un libro capace di sfiancare. Eppure, “L’urlo e il furore” è l’indiscusso capolavoro del grande, e lasciatemelo dire, principale maestro del romanzo americano. Lo riconosco, anche per me, leggerlo non è stato assolutamente facile. Il primo approccio l’ho avuto all’età di vent’anni e ne sono rimasto subito sconfitto. In quell’occasione, infatti, riuscii a leggere solo il primo dei quattro monologhi di cui si compone il romanzo. Il monologo di Benjy, il ritardato di 33 anni. Mi arresi, e almeno per un po’ misi il libro da parte. Dentro di me, tuttavia, sentivo che quel libro nascondesse qualcosa di grandioso, qualcosa di difficile da penetrare, ma umanamente grandioso. Per questo, pochi mesi dopo, vi feci ritorno, facilitato da ricerche parallele – sapevo ormai tutto sulla vita errabonda e in parte inconcludente del suo autore – ma soprattutto, avevo dalla mia un jolly: nel frattempo, avevo infatti letto “Mentre morivo”; altro suo indiscusso capolavoro, e per questo, il codice Faulkneriano iniziava ad essermi più familiare. Ciò nonostante, le difficoltà restavano, perché scavare in quella prosa così accecante e distruttiva restava per me qualcosa di difficile e a tratti snervante. Un libro contro cui lottare, sì, proprio questo si andava via via rivelando “L’urlo e il furore”. E la mia personalissima lotta durò ancora diversi mesi, necessari per abbattere le potenti resistenze che quel testo frapponeva tra me e il suo

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Se dovessi scegliere il libro simbolo di un secolo – sia chiaro, il Novecento – è probabile che finirei per essere avvinto dalla totale incertezza. È un gioco meschino, del resto, quello di catalogare i grandi libri, ma purtroppo, quanto mai affascinante.

Un libro, un secolo

autore – per sua espressa ammissione, del resto, quel libro, fu l’unico scritto solo ed esclusivamente pensando a sé e non ai suoi lettori. La storia è ambientata nella fantastica “Contea di Yoknapatawpha” e narra delle vicende di una decadente famiglia bianca del sud degli Stati Uniti. Carolina e Jason Compson II, rispettivamente marito e moglie, hanno quattro figli: Quentin, Candence (Caddy), Jason e Benjamin; ed una nipotina, figlia di Caddy. Ogni capitolo corrisponde ad una diversa giornata: 7 aprile 1928; 2 giugno 1910; 6 aprile 1928; 8 aprile 1928. I racconti/monologhi sono di Benjy Compson, il figlio/fratello ritardato; Quentin, il figlio/fratello suicida; Jason, il figlio/fratello cinico; ed infine, Dilsey, la vecchia cuoca negra, che ha tre figli: Versh, T.P. e Frony, che a sua volta ha un figlio, Luster, che bada a Benjy.Un grande intreccio familiare, quindi, di cui conservo ancora oggi, tra i ricordi, l’entusiasmo di una grande lettura, e tra le mani, un libro ormai sgualcito e farcito di annotazioni. Riportarle oggi, è forse il miglior modo di rivivere

quell’esperienza, e per chi legge, magari, di scoprire qualcosa in più di questa grandissima opera letteraria. “Tutto un gran tumulto di echi, simboli, che rendono la vita perfetta nel suo torbido ed articolato andirivieni, nella fuga dalla stessa, nello smarrimento, nella sconfitta, nella caduta, e, a tratti, nella risalita. La prosa di W. F. è efficace proprio per questo. Nella complessa e problematica, oltreché sfaccettata e labirintica struttura de “L’urlo e il furore”, emerge con violenza e disordine la vicenda dei Compson, famiglia decaduta i cui protagonisti sono artefici del proprio destino di smarrimento e distruzione, profondamente segnati nella loro genuina umanità. Essi incarnano in misura diversa significati talvolta opposti e talvolta complementari in questa grande tragedia del Sud, che dallo spirito classico di Shakespeare arriva al modernismo d’avanguardia di Joyce, risolvendo così nel disordine dell’avanguardia e della sperimentazione, il meglio della classicità. Nella sua complessità, il romanzo invita il lettore ad accettarne la sfi-

da che pian piano vincerà, grazie a quella forma – così abilmente lavorata – che tassello dopo tassello ne svela i singoli passaggi, grazie a quella complementarietà di voci che compongono questa complessa polifonia. Un aspetto centrale è il disordine, studiato e accurato, che fa da sfondo oltreché elemento cardine. Il disordine di voci che si confondono in un assetto labirintico, quasi quanto la conformazione dei grandi Canion del Sud, che di eco in eco riproduce i suoni e le urla. Le urla si ripetono, e ad esse, segue il furore, che è violenza, come quella di Jason su Quentin, la figlia di Caddy, che sembra essere figlia del Caos e del Nulla, o come quella di Quentin, che mandato ad Harvard, si toglie la vita perché invaghito della sorella Caddy, che si darà alla fuga, in un vagabondaggio continuo che è delirio, ma soprattutto disordine e furore. E poi, Benjy, l’idiota irrazionale e perso, che a sua volta urla e tenta il furore, cercando invano di molestare una ragazzina, e pagandone le conseguenze peggiori: finirà castrato e per questo costretto ad urla da cherubino. Tutta un’allegoria della caduta, quindi, in un vortice di pura irrazionalità che è furore ed è scoppio di urla, bava e mazzate. Forse perché, è proprio la vicenda umana, a racchiudere in sé tutte queste componenti. Del crudele, diceva William Faulkner, si scrive perché parte necessaria della vita.” In apertura al secondo monologo, l’autore farà dire ad uno dei suoi personaggi, Jason Compson II (il babbo), che “le battaglie non si vincono mai. Non si combattono nemmeno. L’uomo scopre, sul campo, solo la sua follia e disperazione, e la vittoria è un’illusione dei filosofi e degli stolti”. Be’, credo che tutto questo possa bastare, per dire che non vi è altra opera, capace di definire meglio, le coordinate di un secolo come quello appena trascorso, e appunto, la caduta, la follia, l’urlo, e quindi, il furore.

Carissimi lettori, indicateci un vostro libro ideale, simbolo del secolo passato, con una piccola recensione. Potrebbe essere utile e costruttivo uno scambio di idee, per un nostro bagaglio culturale più ampio. Inviateci una mail a kaire@chiesaischia.it


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Giovani 6 febbraio 2016

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Scuola e lavoro, arriva “YEP!”: Un alleato per gli studenti isolani

I

l futuro come opportunità. Da pianificare e progettare. Senza ansie, ma con piena consapevolezza di sé. Una mano tesa ai giovani nel passaggio, non sempre semplice, dal mondo della scuola a quello del lavoro. Parte sull’isola d’Ischia “YEP!” (Youth Empowerment Program), un progetto dell’associazione di volontariato “Gabbiani Onlus” e che rientra tra le iniziative finanziate dal Dipartimento della Gioventù e del Servizio Civile Nazionale della Presidenza del Consiglio dei Ministri nel settore “Giovani per il Sociale”. L’obiettivo è quello di agevolare l’orientamento e il ri-orientamento dei giovani ischitani, affiancandoli – con percorsi di coaching studiati in loro soccorso – nei processi decisionali legati allo snodo dopo le scuole medie, con la scelta dell’indirizzo della scuola secondaria di secondo grado, e al bivio successivo, al termine del ciclo delle “superiori”, con la scelta – eventuale – di un percorso universitario o con l’immissione nel mondo del lavoro. “YEP!” si rivolge così, nei diciotto mesi della durata del progetto, a una popolazione

è il progetto coordinato dall’associazione di volontariato “Gabbiani Onlus” e destinato a una popolazione di oltre 2000 giovani ischitani. Per aiutarli a scegliere consapevolmente studentesca di circa duemila unità e, attraverso percorsi di coaching specifici, anche alle loro famiglie, offrendo una serie di consulenze anche individuali. Promuovere la concertazione e il lavoro di rete, pianificare percorsi di vita e lavorativi alternativi (rendendo i giovani protagonisti assoluti delle proprie scelte), favorire la crescita dell’individuo e la sua partecipazione attiva alla vita della comunità: il progetto nasce da uno studio dettagliato della realtà ischitana e da una serie di bisogni intercettati dal basso e, in particolare, da solide realtà che operano da anni nel terzo settore. «Siamo sensibili da anni al settore della cittadinanza attiva – conferma il presidente di Gabbiani Onlus, Pasquale Arcamone – e uno dei raggi d’azione è costituito dall’universo giovanile, al quale ci siamo già dedicati in passato con le cooperative appartenenti al gruppo Galassia Terzo Settore (Kairos, Arké, Asat), di cui “YEP!” è, di fatto, la

naturale evoluzione». «Il nostro progetto - spiega Lucia Esposito, sociologa e coach, project manager di “YEP!” - riprende in maniera sistemica, con un abito formale, il network creato in questi anni con le scuole di primo e secondo grado e risponde all’esigenza, sempre più consistente sul nostro territorio, di offrire ai giovani e alle loro famiglie un supporto concreto nei processi decisionali, in particolar modo per quanto riguarda l’approccio al mondo del lavoro e dell’università». La sfida di realizzare il lavoro dignitoso per tutti sull’isola – si legge infatti nella mission di “YEP!” - coinvolge soprattutto i giovani, che nell’ultimo decennio, affacciandosi al mondo del lavoro, hanno trovato una realtà profondamente deteriorata. Del resto, l’isola d’Ischia è caratterizzata da un tipo di economia fortemente terziarizzata e da un aumento della

MUSICA

4 Love Di Anna Iaccarino

A

pprendiamo con piacere della pubblicazione del primo lavoro discografico di Biagio Foglia, un giovane artista a cui questa Isola ha dato i natali. Il disco, composto da quattro brani inediti, si intitola “4 love” e ci ha piacevolmente colpito; sono apprezzabili infatti sia le doti canore del giovane artista sia le canzoni in esso contenute. Il disco è disponibile presso i migliori negozi on line in formato digitale e nella classica versione

popolazione non attiva, ma anche da una larga fascia di occupazione occasionale non qualificabile e da una mobilità tra settori diversi da parte dei lavoratori, complice la stagionalità dell’occupazione turistica. Caratteristiche che rendono complesso il mondo del lavoro e ancor di più i processi di ricerca e di orientamento da parte delle nuove generazioni, sempre più sottoimpiegate e sottopagate. «E’ per questo – spiegano Arcamone ed Esposito – che riteniamo che tendere una mano ai ragazzi aiutandoli a maturare una piena consapevolezza delle proprie scelte, formative ed occupazionali, in linea peraltro con i nuovi dettami dell’Unione Europea, possa contribuire in modo determinante allo sviluppo dell’isola». Marco Albanelli per YEP!i

fisica. I quattro brani, seppur stilisticamente differenti tra loro, mettono in risalto le diverse caratteristiche attraverso cui questo artista riesce ad esprimere le sue qualità canore. Questo lavoro riesce a raggiungere differenti gusti musicali presentandosi in maniera trasversale senza risultare mediocre. Biagio, come un figlio farebbe con la propria famiglia, ha scelto di tornare sull’isola verde per promuovere la sua fatica discografica, terrà infatti un concerto per tutti coloro i quali vorranno essere presenti. L’evento sarà ospitato presso il locale “lucignolo la brasserie” di Forio il prossimo 13 marzo. A noi non resta che sostenere questo giovane figlio della nostra terra, invitare anche gli altri a farlo e augurargli il meglio.


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Teatro

6 febbraio 2016

kaire@chiesaischia.it

Di Gina Menegazzi

Q

uando dietro un testo c’è un grande autore come Eduardo, lo si sente fin nelle più piccole sfumature, che ti prendono, ti avvolgono e ti conquistano quasi senza che tu te ne accorga. E quando poi quel testo viene “pulito” e reso più essenziale dall’ottimo lavoro di Corrado Visone e portato in scena con grande maestria da una compagnia di tutto rispetto quale quella degli Uomini di Mondo, non siamo più ad un semplice teatro amatoriale, ma di alta professionalità. Sabato, domenica e un’alba, che si rifà a “Sabato, domenica e lunedì” di Eduardo De Filippo ed è andato in scena quale ultimo spettacolo dell’Ischia Teatro Festival, racchiude queste caratteristiche, e i sette bravissimi attori hanno saputo mostrare tutte le loro sfaccettature, le loro fragilità, ma, alla fine, la loro dignità. Concentrando su di loro l’attenzione - non c’è spazio per i figli, solo evocati, per la servitù, per gli altri personaggi minori che gravitano intorno alla famiglia Priore – tutto l’aspetto tragico e claustrofobico del rapporto d’amore che non si sa più esprimere tra Rosa Priore – Sara Migliaccio e il marito Peppino - Valerio Buono ha modo di accumularsi e infine di esplodere, nella giornata in cui si consuma il rito del ragù: la domenica. Sabato è un giorno di odio crescente, che sale e prende alla gola come l’odore delle cipolle, tagliate davvero e in abbondanza sul palco per preparare il ragù: la rabbia, l’insoddisfazione, il rancore di Peppino sono palpabili e Valerio Buono (che è anche regista dello spettacolo) dà qui una prova di altissima recitazione, con una presenza continua e per lo più silenziosa in scena fatta di piccoli gesti, sguardi, modi di stare seduto o piegare le spalle. Sara Migliaccio ha splendidi guizzi d’orgoglio e di frustrazione, insicurezze e solidità che le fanno dare un particolare spessore al personaggio. La giovane cameriera, Valentina Lucilla Di Genio, mi ha ricordato il coro greco, per quel suo presentare e raccontare i giorni. Corrado Visone è il vicino di casa e amico, involontaria causa della gelosia di Peppino; con la moglie-spalla Marilla Palumbo è deliziosamente sopra le righe quasi a voler sottolineare che è la sua superficialità a fargli creare quella gioia che cerca intorno a sé. Il fratello Bruno Granito vive in un suo mondo, un po’ assente e ripetitivo. Molto bello, complesso e articolato il personaggio della sorella di Peppino, Zia Memé - Alessandra

Sabato, domenica e un’alba Criscuolo, che raccoglie in sé i pensieri dei personaggi non presenti. Non poi così svagata, nonostante il figlio immaginario, l’unica che è stata capace nella sua vita di dire sempre la verità, e per questo di fare scelte forti. Sarà lei, una volta che la rabbia e il rancore saranno esplosi nel pranzo della domenica, quella che saprà, all’alba, parlare al fratello e aprirgli gli occhi sui tanti piccoli discorsi inutili tra lui e la moglie, sulla banalità di tutti i giorni, quando non si vede più chi si ha a fianco se non per i gesti “sbagliati” o mancati verso di noi, e sull’importanza del dialogo, costruito quotidianamente anche sulle piccole attenzioni, che solo permetterà alla coppia di riprendere ad amarsi. Io sono sola, dirà, e mi sono fatta un figlio immaginario per non sentirmi tale, ma voi siete due… Molto particolare e bella la scenografia di Dario Conte, perfette anche se un po’ in sordina le musiche di Nick Pantalone, e poi… quegli ziti al ragù mangiati veramente in scena, hanno sparso per il teatro un profumo che ha fatto venire l’acquolina a tanti! Grazie Uomini di Mondo. Lucia De Luise

Il teatro è un gioco…serio! E’ stato presentato il nuovo cartellone del Teatro Polifunzionale Di Gina Menegazzi

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ì, perché sono proprio loro, le compagnie filodrammatiche amatoriali isolane, da sempre presenti sul territorio con vivacità ed entusiasmo, ad aver fatto da fucina per tanti futuri attori, e ad aver fatto nascere, con la loro forte voglia di aggregazione e di divertimento, il desiderio pressante di un teatro per tutti, fino alla sua creazione. Compagnie cui è dedicata la prima rassegna del teatro isolano: 11 spettacoli che pur restando per lo più fedeli alla tradizione napoletana, offrono anche cose nuove, quali un musical dai Promessi Sposi, o Aspettando Godot di Samuel Beckett Ecco il programma:

6 e 7 FEBBRAIO Largo dei Naviganti in IL MORTO IN CASA di Camillo Viticci 12 e 13 FEBBRAIO - Anema e Core in QUELLA BUONA DONNA DELLA SIGNORA DE BONIS di Ciro Raimondi 20 e 21 FEBBRAIO - Giannino Messina in A CASA D’E PAZZ pe nu giiell e nu profumo di Giulio Fotia 26, 27 e 28 FEBBRAIO - Compagnia Instabile del Torrione con Associazione Fantasynapoli e Istituto Comprensivo di Forio nel musical I PROMESSI SPOSI di Alessandro Manzoni – adattamento e regia di Gaetano Maschio (26 febbraio ore 18.00 versione alunni e 27-28 ore

21.00 versione adulti) 5 e 6 MARZO - Ischia Teatro Stabile in MIRACOLO! di Angelo Rojo Mirisciotti 12 e 13 MARZO - Filodrammatica Don Bosco in 90 ‘O POPOLO, 72 ‘A MERAVIGLIA E 33 ‘E MONACHE ovvero “Se chiure ‘na porta s’arape…nu cunvento di Antonello Aprea 19 e 20 MARZO - Divini Commedianti in IL CARO ESTINTO M’HA FATTO FESSO di Umberto Castaldi 1, 2 e 3 APRILE - Compagnia Teatrale Scacciapensieri presenta MADAME QUATTE SOLDE di Gaetano Di Maio 8, 9 e 10 APRILE - Compagnia della

Danza in LA BESTIA DEL CASTELLO MALEDETTO, favola musicale liberamente ispirata a “La Bella e la Bestia” 15, 16 e 17 APRILE - Ugualos in ASPETTANDO GODOT di Samuel Beckett 22, 23 e 24 APRILE - Quarta parete in ‘O SCARFALIETTO di Eduardo Scarpetta Il 1 MAGGIO, infine, ci sarà la premiazione degli spettacoli e degli attori, in base ai voti della giuria e a quelli espressi di volta in volta dal pubblico. Venite a godere del teatro: il divertimento è sicuro e incontrerete persone appassionate.


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Liturgia 6 febbraio 2016

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Commento al Vangelo

Domenica 7 febbraio 2016

Fidati! Di Don Cristian Solmonese

C

ari amici, in questa domenica, V del tempo ordinario, il Vangelo di Luca, ci presenta uno dei brani che spesso abbiamo commentato. Nonostante ciò esso ha molto da dirci. Nei primi versetti ci viene descritta una scena, Pietro e Andrea stanno lavando le reti, stanchi dopo una notte infruttuosa. Sulla riva c’è il Nazareno che sta parlando ad una piccola folla che si è radunata per ascoltare le sue parole. Un giovane infervorato che parla di Dio, un illuso, un esaltato che vende fumo, al solito. Ma avviene un incontro che cambierà per sempre la vita di Pietro e Andrea. Un primo elemento che possiamo raccogliere dal testo è la pesca fallita dei due discepoli. La presentazione dei due discepoli è fatta in una situazione di fallimento, di sconforto, di delusione. Le parole di Pietro sono significative: “Abbiamo faticato tutta la notte ma non abbiamo preso nulla”. Un’espressione questa che richiama i nostri fallimenti, i nostri progetti falliti, richiama quella domanda di ciascuno di noi che spesso non crede

AVVISO

PER LA COMUNITà RUMENO-ORTODOSSA L’ufficio per l’Ecumenismo e il Dialogo fa presente che da qualche mese il servizio per la Comunità rumeno - ortodossa sulla nostra isola è affidato al presbitero Florin Bontea che risiede a Napoli. Chiunque avesse bisogno di contattarlo o conoscesse fedeli che chiedono di mettersi in contatto con lui, può rivolgersi alla delegata dell’ufficio, Giuseppina Attore (cell. 3456664719) o in Curia.

perché troppo basati su se stessi. È quello che capita a Pietro. Egli è un uomo rude, concreto, abituato ad annusare il lago per capire come cambierà il tempo, con le mani callose e ruvide, rovinate dalle corde e dal legno della piccola barca di famiglia. Ascolta e sorride, dentro di sé. Avrà pensato vedendo Gesù che sono le solite storie dei rabbini devoti e dei credenti esaltati, parole belle e inutili, fiori alle catene della quotidianità. Le solite prediche da sorbire per non essere tacciato dagli altri di essere una bestia. Fumo negli occhi, come sempre. Ma Dio ci raggiunge sempre alla fine di una notte infruttuosa. Sembra che Dio parta dai fallimenti. Mentre nel mondo chi è fallito, chi è sconfitto, chi delude non serve a nulla, è scartato, Gesù coglie il fallimento come un’opportunità, un momento per fare la sua proposta. Perché questo? Perché quando falliamo il nostro “io” si abbassa e lascia spazio a qualcosa o qualcun altro. Per questo ci raggiunge sempre alla fine di una notte infruttuosa, nel momento meno mistico che possiamo immaginare. Ci raggiunge alla fine delle nostre notti e dei nostri incubi, ci raggiunge quando siamo stanchi e depressi. Un secondo elemento molto bello nel testo è l’espressione “prendi il largo” correlata alla risposta di Pietro “sulla tua parola getterò la rete”. Gesù ci chiede un gesto di fiducia, all’apparenza inutile, ci chiede di gettare le reti dalla parte debole della nostra vita, di non contare sulle nostre forze, sulle nostre capacità, ma di avere fiducia in lui. Pietro lo fa e accade l’inaudito. Le reti si riempiono, il pesce abbonda, la barca quasi affonda. E noi sappiamo fidarci di Dio anche se Egli ci chiede di fare ciò che noi non riteniamo giusto? Infine una terza immagine c’è offerta da quel dialogo stupendo di misericordia e di chiamata: “Signore allontanati da me che sono un peccatore” – e Gesù replica – “Non temere ti farò pescatore di uomini”. Un dialogo di misericordia e di chiamata. Il peccatore Pietro non è abbandonato a se stesso, egli non è lasciato solo, ma il Signore non solo lo perdona, ma lo riabilita alla sua professione di pescatore. Lo fa con una qualità diversa. Egli sarà pescatore di anime. Questo accade anche a noi. Egli, da peccatori che siamo, non ci abbandona, non ci lascia soli, ci riabilita a vivere un cammino con lui qualitativamente diverso. Con Lui il mio cammino di medico, di avvocato, di casalinga, di sacerdote, di sposo, di sposa ecc. sarà qualitativamente diverso. Fidati! Gesù sta passando anche da te, da quella tua pesca fallita. Non perdere occasione. Buona domenica!


Ecclesia

21 6 febbraio 2016

kaire@chiesaischia.it

Il Sacramento della Riconciliazione nell’Anno Giubilare Di Antonio Magaldi

"è

chiamato Sacramento della Conversione, poiché realizza sacramentalmente l’appello di Gesù alla conversione (Mt. 1,15), il cammino di ritorno al Padre (Lc. 15,18) da cui si ci è allontanati con il peccato… “(C.C.C. n°1423) Noi viviamo in un epoca terribile di fratture, di rotture, di spaccature, di scissioni, di divorzi, di separazioni… Non sappiamo più vivere cristianamente, ognuno rivendicando i suoi diritti, si è costruita tutta una serie di idoli e di vitelli d’oro, in un universo antireligioso, separato da Dio; dunque è difficile per l’uomo di oggi riconoscere di aver peccato perché tutto è ammesso. Solo invocando lo Spirito Santo che è la sentinella della nostra coscienza possiamo scoprire i nostri peccati. «Tra gli atti del penitente, la contrizione occupa il primo posto. Essa è “il dolore dell’animo e la riprovazione del peccato commesso, accompagnati dal proposito

di non peccare più in avvenire.”» (CCC 1451) «Oggi il Signore mi ha detto: Figlia, quando ti accosti alla santa confessione, a questa sorgente della Mia Misericordia, scendono sempre sulla tua anima il Mio Sangue ed Acqua, che uscirono dal Mio Cuore e nobilitano la tua anima. Ogni volta che vai alla santa confessione immergiti tutta nella Mia Misericordia con grande fiducia, in modo che Io possa versare sulla tua anima l’abbondanza delle Mie grazie. Quando vai alla confessione, sappi che Io stesso ti aspetto in confessionale, Mi copro soltanto dietro il Sacerdote, ma sono Io che opero nell’ anima. Li la miseria dell’anima si incontra col Dio della Misericordia…» (Dal diario di S. Faustina Kowalska). È necessario accostarci con frequenza alla S. Confessione, perché più sarà pulita la nostra anima, meglio agiremo al cospetto di Dio, meglio riusciremo a pregare e saremo più misericordiosi con il prossimo. Ma spesso, quanta indifferenza da parte nostra, se non abbiamo modo di riflettere attraverso la

sofferenza. Solo la sofferenza ci fa fermare, ci fa valutare diversamente la propria vita, pensando a Gesù, a ciò che non abbiamo fatto per Dio, occorre aprirci a Lui, unendoci al dolore di Gesù, l’Uomo-Dio, che è venuto per salvare e liberare l’umanità da ogni male. Quante guarigioni dell’anima e del corpo attraverso la confessione, poiché attraverso l’anima spesso ci ammaliamo nel corpo. Ho sperimentato, che, la preparazione a questo Sacramento, non dovrà mai essere frettolosa, ma anticipata il più possibile. Non lasciamoci sfuggire questo soave soffio dello Spirito Santo in cui la Misericordia di Dio in questo Anno Giubilare, attraverso il Sacramento della Riconciliazione: “Diventa indulgenza del Padre e attraverso la Sposa di Cristo raggiunge il peccatore perdonato e lo libera da ogni residuo della conseguenza del peccato, abilitandolo ad agire con carità, a crescere nell’Amore piuttosto che ricadere nel peccato” (Misericordiae Vultus n° 22)

Testimoniamo Dio

con la nostra vita Dell' Ordine Francesco Secolare di Forio

P

apa Francesco durante la messa celebrata a S. Marta il 28 gennaio «ci parla della lampada» che non viene posta sotto il moggio ma sopra al candelabro». Il cristiano «è un testimone». che porta questa luce, e deve farla vedere». E se un cristiano «preferisce non far vedere la luce di Dio e preferisce le proprie tenebre», allora «gli manca qualcosa e non è un cristiano completo». Quando qualcosa ci interessa profondamente, quando amiamo qualcosa con tutte le nostre forze, sappiamo anche trovare le vie per raggiungerla, diventiamo creativi, pieni di iniziative. Se ci interessa veramente portare Gesù Cristo agli altri, perché gli altri ne hanno bisogno come noi, per avere speranza e senso di vita; se dunque amiamo sul serio gli altri da voler per loro la cosa più preziosa, occorre orientare il nostro cuore ed organizzare le nostre energie, il nostro tempo, a volte anche i nostri averi per perseguire e raggiungere questo traguardo. Non dobbiamo pensare che nessuno si accorga di noi. Il nostro modo di comportarci, i nostri atteggiamenti, le nostre parole formano quello che si chiama il profumo del Vangelo che non dipende dalle nostre etichette di cristiani … ma da quel che siamo dentro e dai frutti che maturano. Anche nel modo di andare il Signore ci ha provveduto un modello nel Padre San Francesco: ad imitazione di Gesù Cristo, egli è semplice, mansueto, umile di cuore, non giudica e non punta il dito contro le persone. Dopo averlo vissuto ha anche delineato per

iscritto l’atteggiamento interiore ed esteriore di chi va tra gli uomini con il compito di preparare la via al Signore. San Francesco, ancora “novizio” nelle vie del Signore, mentre, nel cuore della notte, attraversa una selva oscura e misteriosa, per farsi coraggio, canta. Risalito faticosamente dalla fossa in cui lo avevano gettato i ladroni, si scuote di dosso la neve e si rallegra vivamente per quello che gli è capitato. Poi riprende allegramente il suo cammino e canta. E così, possiamo dire, “sempre cantando le lodi all’Altissimo, onnipotente, bon Signore” e lodandolo e ringraziandolo a nome di tutte le creature, San Francesco se ne andò lungo tutto il cammino della “sua mirabil vita”, sino a quando, morente, steso nudo sulla nuda terra, non intonò il canto di lode al suo Signore “per sora nostra morte corporale”. Gioia e letizia San Francesco diffondeva anche attorno a sé. Gioia e letizia “comunicava” specialmente a quanti entrano in rapporto con lui. “Grandissima era la loro gioia, dicono i Tre Compagni parlando dei primi discepoli di San Francesco, quando, ricevuta la benedizione di lui, se ne andavano per il mondo, come pellegrini e umili araldi del Vangelo, non portando con sé, nei loro viaggi, altro che il libro per recitare l’ufficio divino. Quali seguaci di Cristo e del Poverello di Assisi, anche noi dobbiamo fare della nostra vita “un canto d’amore a Dio e di perfetta letizia”. E’ una testimonianza anche per i nostri fratelli. Se vogliamo conquistare la loro simpatia, la loro amicizia, e aiutarli poi nel loro itinerario a Dio, a Cristo, se vogliamo che anch’essi conoscano, amino

e vivano il Vangelo, dobbiamo dimostrar loro che il Vangelo è veramente “buona novella”.Non ci spaventi la vastità di questo impegno. Nell’affrontarlo ed assolverlo nel modo migliore sappiamo già quello che occorre. Basta ed è sufficiente che, come San Francesco, anche noi facciamo della nostra vita “un canto d’amore a Dio”e di perfetta letizia.



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Riflessioni

6 febbraio 2016

kaire@chiesaischia.it

Amiamo ancora la nostra isola? Di Alfonso Filisdeo

N

on desideriamo anticipare la risposta a questa domanda, anche perché alla fine della lettura di questo articolo ognuno potrà dare la sua risposta, al di là della professione, dell’attività e del ruolo svolto nella società. Vorremmo soffermarci su alcuni punti che riteniamo importanti più di altri che andrebbero egualmente sottolineati. Notiamo sempre più spesso che la vita quotidiana di noi isolani è diventata caotica, improntata spesso a esigenze egoistiche e individualistiche che generano situazioni problematiche e, talvolta di pericolo: partiamo dai comportamenti di coloro che guidano veicoli di ogni tipo, che sempre più spesso parcheggiano in prossimità di una curva, dinanzi all’ingresso di un’abitazione, di un negozio, salendo addirittura sui marciapiedi, senza curarsi del fastidio e del pericolo che arrecano a se stessi e agli altri, in barba al codice della strada ed a un minimo di buon senso; accendendo (quando se ne ricordano) le quattro frecce ritengono di essere autorizzati e giustificati a parcheggiare dovunque; potessero, in molti entrerebbero con l’auto o altro veicolo in casa, in ufficio, in un negozio, pur di non fare qualche passo in più. Tali comportamenti sono dannosi anche come esempio per gli automobilisti più giovani, i quali guidano motorini e auto, in particolare le Smarts di cui l’isola è piena. Essi interpretano il codice stradale in modo del tutto personale, rendendo la vita difficile a quei pochi automobilisti che ancora rispettano le norme. Per gli stessi pedoni è diventato difficile attraversare sulle strisce pedonali e talvolta,

esasperati dall’attesa che qualche mezzo si fermi per permettere l’attraversamento, si lanciano da un marciapiede all’altro di corsa, mettendo a rischio la vita; lo testimoniano i numerosi incidenti accaduti negli ultimi mesi. Che dire ormai dei lavori stradali che sembrano non avere mai fine? Essi la fanno da padrone su tutta l’isola da mesi; che fossero necessari non c’è dubbio ma sembrano non finire mai e, dove sono stati completati, restano ancora buche e rattoppi ovunque che creano difficoltà ai pedoni e agli stessi automobilisti: a tale proposito la ciliegina sulla torta sono i numerosi tombini, di solito disseminati sulla sede stradale in modo da essere posti al di sopra o al di sotto del manto stradale, fonte spesso di inciampo ai pedoni e danni ai veicoli circolanti. Lo spostamento dei mezzi pesanti necessari per i lavori, avviene nelle ore più impensate con notevoli disagi per la circolazione. Anche le impalcature, montate per lavori edilizi un po’ ovunque, lavori che non vedono ancora l’inizio, ostacolano la visibilità stradale mettendo in pericolo l’incolumità anche dei pedoni. C’è poi il problema delle buste della spazzatura, chiuse, semiaperte e aperte, disseminate sulle strade, in balia di cani e gatti. Eppure il servizio di raccolta differenziata è ben orga-

nizzato. gli operatori ecologici sono rispettosi degli orari stabiliti nei vari comuni ma, come al solito, ognuno di noi depone i sacchetti nelle ore che fanno comodo, da qui lo scempio sui marciapiedi, lungo le strade o davanti ai negozi. E poi diamo la colpa agli animali! Concludiamo, ma solo per brevità, con il servizio urbano di autobus; talvolta le attese tra una corsa e l’altra sfiorano l’ora. I conducenti ce la mettono tutta ma, con mezzi che cadono a pezzi, di più non possono fare. Forse se tutti pagassimo il biglietto… potremmo avere un servizio migliore! E i collegamenti marittimi? Ci rendiamo conto delle difficoltà che stanno affrontando le compagnie di navigazione ma, i repentini cambi di orari delle partenze o le improvvise soppressioni delle corse non segnalate per tempo, mettono in difficoltà coloro che le utilizzano per raggiungere la terraferma, o viceversa l’isola, per motivi di lavoro, scolastici, o semplicemente di svago. Continuando su questa strada stiamo trasformando la nostra isola, che il mondo ci invidia, in una città rumorosa, indisciplinata, non molto pulita e, tra un po’, invivibile. Al termine di queste riflessioni ognuno provi a dare la risposta alla domanda iniziale.

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