SupTime 10

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Model

Size (in Inches)

Fins

Vol (Lt)

19 cms US Box

255

Airsup 10’4”

10’2” x 34” x 4 1/2” 19 cms US Box

190

Airsup 10’2”

10’2” x 32” x 4 1/2” 19 cms US Box

172

Aircruiser 12’0” 12’0” x 32” x 6”

Air Air Cruiser Cruiser uiser 12’0’’ 12’0 ’00’’’

Air Sup Sup 10’4’’ 10’’4’’ 10 ’4

Air Air Sup Su 10’2’’ 100’2 ’2’’’’


RRD A IR SUP

“SUP is in the Air”

Air SUP 10’2” è stata la prima tavola SUP gonfiabile prodotta da RRD, disegnata e sviluppata per poter essere utilizzata da chiunque in qualsiasi situazione. Grazie all’innovativo design e alla peculiare tecnologia di costruzione è possibile gonfiare l’Air Sup fino a 18 psi (1,2 bar) rendendolo molto rigido e reattivo in navigazione. Questa incredibile tecnologia di costruzione avrà sicuramente un grande impatto sul futuro del nostro sport ed ha permesso di sviluppare una nuova gamma di tavole che, a partire dal 10’2”, ha portato alla realizzazione di un 10’4” e adesso di una innovativa tavola Air Cruiser 12’, caratterizzata da 6” di spessore e rocker line super dritta. Un vero razzo su acqua piatta! L’ Air Cruiser 12’ non solo è in grado di rendere più piacevoli le vostre uscite in acqua piatta, ma riuscirà a stupirvi con accelerazioni e velocità finali che fino ad ora era possibile raggiungere solo con tavole in sandwich. La tavola flat water imbattibile, ora alla portata di tutti!

Ph.V.Moretta / Riders: Attilio & Aurelio Verdi

Programma: Inflatable SUP Allround / Cruising


Le immagini a volte non hanno bisogno di essere commentate e questa copertina secondo noi ne è una prova evidente. Una foto più unica che rara, un colpo di fortuna, una serie di incredibili coincidenze… lo capirete meglio leggendo l’articolo di Tuamotu a pag. 38.

ANNO III - NUMERO 10 NOVEMBRE 2012 DIRETTORE RESPONSABILE • cristiano@jmag.it

Cristiano Zanni

REDATTORE CAPO Fabio Calò • fabio@hipow.com ART DIRECTOR Gianpaolo Ragno

Rider Manu Bouvet Location Tuamotu Foto Benjamin Thouard

ragno@hipow.com

GRAFICA E DTP Carlo Alfieri • carloa@hipow.com IN REDAZIONE Marco Melloni

marcom@hipow.com

INOLTRE HANNO COLLABORATO A QUESTO NUMERO

testi:Nicola Abatescianni, Mirco Babini, Fabio Calò, Giordano Capparella, Beppe Cuscianna, Ezio Ferin, Alessandra Ferrara, Ovidio Ferrari, Lucia Marra, Robby Naish, Francesco Orsi, Paola Perrone, Luigi Reghitto, Denis Rey. immagini:Eliana Argine, Federico Benedettolo, Alessia Cataldi, Mirko Destro, Daniele Durante, Fabrizio Luca, Lucia Marra, Daniele Mei, Valerio Moretta, Vito Montenegro, Eugenia Mussa, Franz Orsi, Franco Piccioni, Denis Rey, Benjamin Thouard, Katarina Tomc.

EDITORE E PUBBLICITÀ Johnsons Media srl via Valparaiso 4 - 20144 Milano - tel +39.02.43990087 fax +39.02.48022901 - info@hipow.com - www.johnsonsmedia.it AMMINISTRATORE DELEGATO

Cristiano Zanni • cristianoz@hipow.com SERVIZI GENERALI Luisa Pagano • luisap@hipow.com DISTRIBUTORE ESCLUSIVO PER L’ITALIA Press-di Distribuzione Stampa e Multimedia s.r.l. 20090 Segrate (MI) DISTRIBUTORE ESCLUSIVO PER L’ESTERO Johnsons International News Italia - via Valparaiso 4 - Milano SERVIZIO ABBONAMENTI E ARRETRATI ITALIA & ESTERO Johnsons Media - Via Valparaiso, 4 - 20144 Milano tel +39.02.43990087 - fax +39.02.48022901 - adv@jmag.it www.johnsonsmedia.com Servizio attivo dal Lunedì al Venerdì dalle 14:00 alle 18:00.

E sono 10! Con questo numero ci congediamo per il 2012 e ci rivedremo in edicola il prossimo aprile per un nuovo anno all’insegna del SUP, ma continuate a seguirci su www.suptime.it che alla luce di questo lungo periodo di attesa del prossimo numero, sarà ancora più aggiornato. È tempo quindi di tirare le somme dopo queste prime 3 fantastiche stagioni passate insieme. SupTime è nato nella primavera del 2010 come allegato a FUNBOARD magazine, e già dal secondo numero ha preso la sua strada diventando una pubblicazione autonoma. La rivista ha continuato a crescere seguendo l’andamento esponenziale della crescita del SUP in Italia e nel mondo, e nell’estate 2012 è arrivata una nuova sfida, proporvi il web di riferimento per il SUP in Italia, e non solo, ed ecco che è nato suptime.it. Abbiamo seguito da molto vicino grazie ai nostri collaboratori come Beppe, sempre presente sul campo, le evoluzioni di questo mondo in fermento che non si ferma mai nemmeno per un attimo, cercando di anteporre sempre a tutto la nostra passione schierandoci sempre dalla parte dello Sport. Abbiamo seguito con piacere la piega di questo Sport verso una visione più “amatoriale”, non tralasciando mai comunque quella “pro” portata avanti dai veri Atleti del Race e del Wave, essenziale e fondamentale, abbiamo gioito quando azienda dopo azienda con modello dopo modello si è arrivati ad avere un vasto panorama con una scelta che ormai rappresenta la quasi totalità delle proposte per il SUP con i gonfiabili! E questo numero ne è l’ennesima prova della tendenza inflatable, potrete scoprire tra qualche pagina tante novità e la nascita di diversi circuiti dedicati a questo settore dove la parola d’ordine è “user friendly”, con un occhio di riguardo anche al portafoglio che di questi tempi certo non guasta. Aspettando quindi il prossimo numero di SupTime vi informiamo anche che siamo alla ricerca di nuovi collaboratori. Ti piace il SUP? Ti piace scrivere articoli? Ti svegli la mattina con delle idee e non sai come realizzarle? Ti piace essere presente alle manifestazioni? Sei un animale da spiaggia? Ti piace pagaiare? Ti piacciono le onde tanto da non farti dormire la notte e farti svegliare ogni ora per non cannare l’ingresso in acqua? Se hai risposto si a tutte queste domande allora sappi che è arrivato il momento di fare sul serio, SUPTIME ricerca collaboratori in tutta Italia. Se credi di avere le potenzialità per essere uno dei nostri invia la tua candidatura a info@suptime.it. Ti offriamo la possibilità di crescere in un ambiente giovanile e di sviluppare le tue capacità di scrittura mediante un percorso formativo con i reporter più cool del settore.

MODALITA’ DI PAGAMENTO Bonifico Bancario intestato a Johnsons Media - Via Valparaiso, 4 - 20144 Milano Banca Intesa - Coordinate Bancarie: IT 67 o 03069 09529 0724 0265 0199 CAUSALE: abbonamento SUPTIME - NOMINATIVO E INDIRIZZO ED EV. RECAPITO TELEFONICO

>ECCETERA PREZZO DI UNA COPIA IN ITALIA euro 4,90

PERIODICITÀ Aprile; Giugno; Agosto; Ottobre

ABBONAMENTO ANNUALE ITALIA (4 NUMERI) euro 16,00 STAMPA Alfaprint - via Bellini 24 Busto Arsizio (VA)

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ISSN 2038-9329 registrazione Tribunale di Milano n.419 del 14.07.2010 ROC - Registro Operatori di Comunicazione - 1234

SupTime è una testata della società Johnsons Media srl che pubblica anche i periodici KiteMagazineStance (kite), Funboard (windsurf), Surf Latino (surf), 6:00 AM (skateboard), En3 snowboardmag, Snowmap (snowboard), Soul rider (sci freeride) 4Skiers (sci freestyle freeride) e gli annuari Surfing (windsurf, surf, kitesurf) e Snowb (snowboard).

Have fun…

Fabio Calò

fabio@hipow.com Tutti i diritti di Sup Time sono riservati e appartengono a Johnsons Media. Nessuna parte di Sup Time può essere riprodotta in alcun modo senza la preventiva autorizzazione di Johnsons Media. Testi, disegni e immagini non saranno restituiti se non espressamente richiesti. L’editore è a disposizione degli aventi diritto nei casi in cui, nonostante le ricerche, non sia stato possibile raggiungere il detentore del diritto di riproduzione di eventuali testi e immagini. L’editore e gli autori non potranno in alcun caso essere ritenuti responsabili per incidenti o conseguenti danni che derivino o siano causati dall’utilizzo improprio delle informazioni contenute in questa rivista.


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RIDER Manu Bouvet LOCATION Tuamotu FOTO Benjamin Thouard

UN VOLO IN PARADISO pag. 38 di Benjamin Thouard Uno dei migliori fotografi in circolazione ci porta in cielo grazie al suo parapendio per vedere la perfezione e la spettacolare pericolosità del reef di Tuamotu, dove a volte si possono fare degli incontri poco piacevoli. SURFIN’ VENICE

pag. 46 di Ovidio Ferrari Giunta alla sua terza edizione la Surfin’Venice rappresenta ormai un classico degli eventi SUP del panorama italiano, quest’anno movimentata anche da una particolare situazione metereologica che ha reso il tutto ancora più interessante.

ALASKA

pag. 54 di Robby Naish Dove potevano andare il Campione del mondo di SUP e la leggenda del Windsurf che vivono alle Hawaii sull’isola di Maui? Ovviamente in un posto diametralmente opposto dalla loro routine giornaliera.

MAYOTTE

pag. 62 di Denis Ray Un SUPsafari in uno dei luoghi più belli del pianeta ma ancora tutto da scoprire situato nell’estremità nord del Canale di Mozambico nell’Oceano Indiano, tra la parte settentrionale del Madagascar e quella del Mozambico.

FAQ

pag. 68

La sezione di SupTime dedicata a chi vuole suppare meglio e divertirsi di più. Su questo numero: • Sup rescue • Roll tack

SPOT GUIDE COSTA DELLA MORTE

pag. 74 di Francesco Orsi Abbondonare la certezza dei costanti swell estivi del Portogallo per dirigersi verso l’ignoto e scoprire nuovi spot lontano dalle masse turistiche e di ottima qualità.



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RIDER Marco Bosi LOCATION Ponte Vecchio - Firenze FOTO Daniele Durante/RRD TAVOLA RRD Aqua Mondo 10’6 Wood

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ITALIAN SUP AWARDS 2012 Gli Awards sono uno dei premi più ambiti al livello mondiale, il riconoscimento dell’eccellenza nel campo di appartenenza, anche nello Stand Up Paddle, sbarca l’ITALIAN SUP AWARDS. Una prima edizione da brivido che prevede numeri da capogiro. La notevole diffusione del SUP in Italia, con un seguito sempre maggiore, ha dato l’idea agli organizzatori di creare un evento per premiare paddler esperti che si sono distinti per particolari capacità atletiche. L’Italia inizia a recuperare posizioni tra i grandi paesi ormai nella storia del Sup e lo fa in modo imponente con l’organizzazione di gare, manifestazioni ed eventi in qualsiasi specchio d’acqua, in qualsiasi condizione marina e in ogni regione italiana. A coronamento del grande movimento del SUP nasce, quindi, l’Italian Sup Awards che vorrà certificare il più alto livello qualitativo raggiungibile nel campo del SUP. Questo premio si prefigge di dare lustro ad uno sport che, speriamo in tempi brevissimi, possa entrare a far parte della grande famiglia CONI insieme ad altre discipline sportive storiche. Come partecipare: Possono partecipare tutti gli atleti che hanno preso parte almeno ad una manifestazione in Italia e all’estero e che si candidano a poter essere i portabandiera di questo sport. Tramite iscrizione on line, saranno valutate le candidature, l’aggiudicazione dei premi, la valutazione delle graduatorie, il riconoscimento delle capacità surfistiche e della popolarità dei partecipanti. Ad ogni posizione conquistata durante una competizione sarà assegnato un punteggio che partirà da 2000 punti per la prima posizione e scalerà di 50 punti per le posizioni a scendere. Le iscrizioni dovranno pervenire entro il 30 novembre 2012 e verranno valutati i risultati riferiti a competizioni svoltesi dal 1° gennaio 2012 fino al termine ultimo di iscrizione. A seguito del termine previsto verranno comunicate le nomination dei candidati e per tutto il mese di dicembre fino a metà gennaio partiranno le votazioni attraverso i consensi ottenuti in rete e tramite social network a cui si aggiungeranno le valutazioni da parte di una giuria di esperti. Il 13 gennaio 2013 verranno chiuse le votazioni e il 31 gennaio 2013 saranno pubblicati i vincitori a cui verrà assegnato l’Italian Sup Award per la categoria di appartenenza. Tutta la documentazione dovrà essere inviata a info@suptime.it. Ulteriori info su www.suptime.it Saranno in lizza le seguenti nomination: MIGLIOR ATLETA RACE UOMO E DONNA MIGLIOR ATLETA WAVE UONO E DONNA MIGLIOR TEAM

ATLETA PIU’ POPOLARE MIGLIOR ATLETA AMATORE UOMO E DONNA BEST TRICK

TAGGATECI Questo mese si aggiudica questo spazio il nostro lettore FEDERICO TADDEI: “Livorno, 27 agosto, perchè il tramonto con le onde mentre ci si prepara per la cena al mare è sempre impagabile... anche con mezzo metro.... ciao e complimenti per la rivista!”.

BEST SURFING BEST TUBE BEST WIPEOUT


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7’11’’

9’1’


CAMPIONATO ITALIANO EUROSUPA Lo stand up paddle è diventato ormai uno stile di vita. Ogni evento, organizzato per diffondere questo sport e allargare sempre di più il pubblico di curiosi che si cimentano nella pratica, ha fatto sì che l’Italia si sia affermata tra i grandi paesi europei che hanno una lunga tradizione in campo surfistico. Per questo è nata EUROSUPA una organizzazione non profit che si propone di promuovere il SUP in tutta Europa. I fondatori di EUROSUPA, Eric Terrien, Gregory Closier, Jean Philippe Wuilmart, Rico Leroy e Bruno Andre hanno vinto la scommessa e, investendo forze e energie nel progetto, sono riusciti a dar vita ad un vero e proprio campionato che ha avuto il suo debutto nel 2010 a Saint Tropez ma che ha poi coinvolto altri paesi europei. L’Italia non è rimasta a guardare e ha conosciuto una fase di crescita esponenziale nel mondo del Sup che le ha permesso di recuperare posizioni tra i paesi più attenti alla promozione del territorio e dello sport. Il territorio italiano ha, dalla sua parte, un paesaggio che ben si presta alla pratica del Sup visto la presenza di una lunga costa marina e di laghi e fiumi facilmente navigabili. L’organizzazione di gare e manifestazioni in qualsiasi specchio d’acqua e con condizioni marine diverse in ogni regione italiana, ha destato l’interesse dell’Eurosupa che ha deciso di investire anche in Italia. Al secondo anno dalla creazione dell’organizzazione europea, è nato un vero e proprio Campionato Europeo in Italia che si è svolto in due tappe, l’Italia Surf Expo e il Roma Event One. Le due manifestazioni, entrambe un must nel mondo del surf, si sono svolte in territorio romano. La prima ha coinvolto un pubblico vastissimo che dal 13 al 15 luglio ha invaso la spiaggia di Santa Marinella ai piedi del castello di Santa Severa. È stato un successo per il pubblico, per la diffusione dello sport, del vivere bene, della surf culture. Il Reo si è svolto dal 20 al 23 settembre a Maccarese, ha coinvolto il popolo del surf e non solo e ha concluso il circuito eurosupa (vai a pag. 22). L’importanza di questi eventi, accompagnata da una notevole spinta mediatica, ha richiamato un pubblico sempre più ampio e aumentato l’interesse dei curiosi per lo Stand Up Paddle. Il campionato europeo è alla sua prima edizione in Italia ma si prefigge grandi obiettivi quali la diffusione dello sport, la promozione del territorio e la divulgazione del Sup ad un pubblico sempre più ampio. Al termine dei due eventi il Campionato Europeo in Italia sono stati proclamati i rappresentanti della categoria elite 12.6 race. Un ringraziamento particolare va al presidente dell’EUROSUPA Eric Terrien per aver creduto e dato fiducia nei team organizzatori italiani. CLASSIFICA FINALE UOMINI (PRIME 5 POSIZIONI) 1 Leonanrd Nika 4000 2 Fabrizio Gasbarro 3258 3 Giornano Bruno Capparella 3240 4 Paolo Marconi 2639 5 Daniele Guidi 2624

CLASSIFICA FINALE DONNE 1 Silvia Mecucci 2 Roberta Mariani 3 Cecilia Pescatori 4 Paola Perrone 5 Nadia Servadei

4000 3420 1800 1620 1458

CLASSIFICA FINALE JUNIORES 1 Claudio Nika 2 Federico Benedettolo 3 Indro Spinelli 4 Leonardo Toso

3800 2000 1800 1620

AHD SEALION Dopo qualche anno di assenza dal mercato italiano, lo storico brand svizzero-francese AHD sbarca sul nostro territorio, distribuito da Display Sports. La linea Wind-Sup SEALION, nata alcuni anni fa come progetto “0-15 KNTS-concept”, è nel frattempo diventata la tavola bestseller in casa AHD, con una propria community e centinaia di fans in tutta Europa che si ritrovano ogni anno ad un contest dedicato, il “Mondial du Sealion”. Disponibile in quattro differenti misure e volumi, il SEALION rappresenta il compagno ideale per tutta la famiglia. A seconda del modello scelto, dal XL con 150 lt di volume al più radicale PRO con 115 lt e misura ultra-compatta di soli 232cm, ciascuno troverà la tavola giusta per tutte le condizioni. Oltre ad essere un SUP polivalente sia in acqua piatta che nelle onde, è perfetto come tavola da windsurf sulle onde, surfando strapless. Tutti i modelli sono ricoperti da un comodo Eva-deck, rendendo le tavole molto sicure ed adatte anche ai più piccoli. La poppa con swallow-tail e twin-fins permette una reattività mai pensata ed un back-foot-riding radicale! Provate il SEALION come SUP-short board, come windsurf in condizioni di vento al limite e onda di scaduta... moltiplicherete le vostre uscite, garantito! Per maggiori informazioni: info@display-sports.it e visitate il sito www.ahd-boards.com. Models Sealion Classic Sealion Pro Sealion XL Sealion 8’3

Volume 135 l. 115 l. 150 l. 135 l.

Length 232.00 cm / 7’6” 232.00 cm / 7’6” 274.00 cm / 9’ 253.00 cm / 8’3”

Width 74.00 cm / 29 1/4’’ 74.00 cm / 29 1/4’’ 75.60 cm / 29 3/4’’ 75.00 cm / 29 1/2’’

Width ofo 59.50 cm / 23 1/2’’ 59.50 cm / 23 1/2’’ 59.50 cm / 23 1/2’’ 59.50 cm / 23 1/2’’

Weight (+/- 6%) 8.50 kg. 7.30 kg. 9.50 kg. 8.50 kg.

Fin box Us Box Us Box Us Box Us Box

DISPLAY SPORTS - Via Francescani 14 - I-39100 Bolzano - Tel. 0471 973255 - Email: info@display-sports.it - Web: www.display-sports.it 14

Fin size Twin 19 cm Twin 16 cm Twin 21 cm Twin 19 cm



KAI LENNY CAMPIONE DEL MONDO SUP Dominando anche l’ultimo evento stagionale, la Turtle Bay SUP Racing, svoltasi sulla North Shore di Oahu il 13 e 14 settembre, Kai Lenny (Naish/Red Bull) con il suo Naish Javelin 12’6₺ LE di serie, è il nuovo Campione del Mondo SUP Race, dopo aver già vinto negli anni scorsi per due volte il titolo di Campione del Mondo SUP surfing. Il famoso marchio di pinne hawaiane MFC, dell’italiano Pio Marasco, ha iniziato una collaborazione con Kai nell’ottobre del 2011 per lo sviluppo delle pinne Race e Wave seguendo il suo radicale stile. MFC in questi mesi ha lavorato per dare a Kai delle pinne che gli permettessero una maggiore scivolata, una velocità più alta riducendo la resistenza. Dopo un anno di sviluppo ora MFC è pronta a lanciare il suo nuovo progetto insieme a Kai nello stesso momento in cui lui si è laureato Campione del Mondo per la terza volta. Le nuove MFC HAWAII saranno disponibili da novembre 2012 direttamente alle Hawaii, e da gennaio 2013 nel resto del mondo.

BIC SPORT SUP AIR Sono arrivati i nuovissimi SUP AIR gonfiabili di Bic Sport! Dopo la grande attesa estiva, sono ora disponibili i SUP AIR 2013, due modelli completamente nuovi, più leggeri, più rigidi e dalle grafiche accattivanti. Sono il 10’0” e il 10’6” AIR che hanno in dotazione tre pinnette di cui una centrale smontabile, la pompa, il repair kit e un comodo zaino da trasporto. Molto performanti su flat water e sulle piccole onde, i nuovi SUP AIR mantengono un’eccellente rigidità grazie allo spessore di 6” e al gonfiaggio massimo consigliato di 15psi. Ideali per i praticanti viaggiatori, per possessori di barche e per chiunque cerchi un prodotto pratico e facilmente trasportabile. Per info: www.bicsport.com, contact@bicsport.com

SUP RACE A MARINA JULIA Domenica 12 agosto, a Marina Julia, 33 atleti si sono affrontati sui 7 km di percorso piuttosto particolare. Per una parte parallelo alla costa, ma con tre secche deviazioni verso riva in corrispondenza degli stabilimenti balneari. Ciò permetteva al pubblico di seguire in maniera più avvincente i duelli fra i concorrenti. I due giri previsti permettevano di stilare una prima classifica. I primi quattro Race e i primi quattro All Round si sono poi sfidati uno contro uno a batterie, in uno slalom finale all’interno della corsia della scuola di windsurf. Dapprima contestata un po’ dai concorrenti, questa finale ha poi avuto un grosso successo ed è stata apprezzata anche dai più scettici per l’elevata spettacolarità e per il folto pubblico richiamato anche dal commento in diretta. Il pasta party, l’anguriata finale, la ricchissima premiazione di tutte le classi e categorie e i premi ad estrazione (grazie RRD) hanno concluso in bellezza una giornata perfetta anche nelle condizioni meteo.


SALONE NAUTICO DI GENOVA

La scuola di Recco di Stefano Bellotti (campione del mondo Kayak Surf), ha organizzato insieme alle canoe, le prove dei SUP al Salone Nautico internazionale di Genova. Teatro del mare, dove sia il pubblico nei week-end che le scuole di Genova sono venute a provare i SUP. Inoltre è stata disputata una gara NISCO (Naish International Class Organization) dove i rider iscritti si sono sfidati in una gara a batterie con eliminazione diretta con le tavole NAISH AIR 12,6 One. 1° donna, Paola Taddei; 1° Uomo, Roberto Pecchia. Inoltre il pubblico ha assistito anche a una prova di salvataggio in mare con unità cinofile che hanno utilizzato il NAISH Mana air 10’0’.

I COPPA CITTÀ DI LIVORNO Finale Campionato Italiano Fisurf STAND UP PADDLE WAVE. JLID-Europe distribution in collaborazione con il Centro Windsurf Tre Ponti Livorno presentano la I Coppa Città di Livorno Finale del Campionato Italiano Fisurf categoria Stand up paddle wave. La competizione sarà la tappa finale del Campionato decretandone il Campione Italiano di specialità 2012.Livorno e più precisamente lo spot dei Tre Ponti il teatro prescelto per la contesa finale. Il waiting period compreso tra il 1 novembre e il 30 novembre. Sarà cura dell’organizzazione saper scegliere la mareggiata giusta per chiamare il contest che ricordiamo sarà dato con un avviso di 72 ore prima dell’evento tramite il semaforo giallo e relativa conferma e accensione del semaforo verde, entro le 36 ore antecedenti la chiamata definitiva. Info gara: Andrea 3292292057; Facebook: Jimmy Lewis Europe.


SURFDEI Una tavola e le onde... questo è Surfdei. Un’avventura, un gioco... è questo che voglio vedere nella vita: la passione per il mare, una vita data al mare, ogni onda è un’avventura... questo è Surfdei. Quando ho iniziato a produrre tavole ho seguito il mio essere ed ho capito che questa è la mia vita: il mare. Godere ogni volta della sua massima espressione: le onde. Sono cresciuto così, da quando avevo 16 anni. È per questo che ora propongo la semplicità dell’esistenza... e quando vedo nascere il seme in un surfista gioisco per lui. Questo è Surfdei. Mille problemi dà la vita, ma quando sei in mare spariscono, si dissolvono. Se si è nel giusto flusso si coglie la gioia nell’onda e nel presente. La vera vita, il gioco, questo è Surfdei. Una vita per il mare. In bocca al sup Mr. Surfdei S.B.

MIRCO BABINI, SALES MANAGER MOKI SUP Quattro chiacchiere con Mirco Babini, Sales Manager Moki Sup, sul PADDLEexpo 2012 di Norimberga Quest’anno Moki era presente con il proprio stand al PADDLEexpo di Norimberga. Come è andata? Fondamentale era la nostra presenza al paddlexpo considerata l’importante crescita del mercato a livello europeo e la tendenza sempre positiva a livello mondiale. Il risultato è stato estremamente positivo e i feedback sul prodotto visto in fiera da parte di molti addetti e distributori del settore ci hanno caricato, ci siamo distinti e abbiamo centrato l’immagine che volevamo... Dare quel pizzico di “italian style” che piace molto. Quali gli obiettivi Moki per i prossimi anni? Sicuramente entrare nei mercati esteri con una buona immagine e un prodotto che si distingua dalla massa. Che impressioni hai avuto del mercato del sup? Ascoltando anche i vari “seminari” che ci sono stati durante la fiera, posso dire che la tendenza è positiva anche se l’incremento è ancora lieve nel continente europeo, mentre è invece “esplosivo” in america dove i numeri sono già molto alti. La suddivisione dei mercati sup fra ambiente surf, kayak & canoe, gonfiabili e racing non aiuta molto a seguire l’andamento ma se tutti questi settori sup si amplieranno avremo entro un paio d’anni anche in europa un numero massiccio di praticanti. Oramai il sup ha varie sfumature: molto interessante questo nuovo modo di interpretare il rafting con sup larghissimi gonfiabili oppure vedere come alcune aziende hanno intrapreso la strada del monotipo per promuovere circuiti amatoriali di gare in tutta europa. Bella questa diversità e speriamo che porti a far divulgare sempre più questa disciplina. Avete introdotto un interessante programma made in Italy sul segmento Racing 12’6’’. Che feedback avete avuto proprio qui all’Expo? L’idea di fare una tavola 100% rancing senza compromessi e senza badare a “spese”, grezza e molto formula one, aggressiva nelle linee e nella forma, oltre che nel peso,

davvero contentuto sotto i 10kg, ha reso il prodotto molto interessante e sono stati tanti i rider che ci hanno chiesto di poter provare la nostra 12.6 presto in acqua. Quali novità propone Moki per il 2013? Un ampliamento della Green Line con l’introduzione di due nuove tavole indirizzate al fun & wave, il 7’11” Bonzaii e il 9’1” Halo che mireranno alle prestazioni al top e poi il 11’9” Drag per lunghe escursioni anche in mare aperto o per competere nella classe allround fino a 12’. Avremo anche un nuovo “tube” gonfiabile più grande da 11’ che affiancherà il 10’ e non mancheranno tantissimi aggiornamenti sulle tavole attuali con l’obiettivo di migliorare sempre di più il prodotto. Saranno introdotti inoltre molti accessori utili a chi pratica il nostro sport. Tu che idea hai del mercato e della crescita del SUP in Italia? L’Italia come sempre si distingue, non abbiamo mai una visione reale del mercato perché troppo frazionato da molteplici fattori. In primis i punti vendita sono pochi e la vendita delle tavole sup avviene in vari modi e vari settori: dalla nautica in generale, a chi vende barche, ai negozi di canoe, di surf e windsurf, alle scuole e centri sportivi e molti sup sono venduti ad organizzazioni turistiche. Pertanto è difficile stimare i numeri ma l’andamento è sicuramente in crescita.


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BATTLE OF PADDLE, Doheny State Beach, Dana Point, California, 29 e 30 settembre 2012. Luigi Reghitto di Adrenalina Surf Shop (Genova) ci racconta come è andata questa edizione del BOP 2012, l’evento di SUP con più iscritti al mondo. TESTO DI Luigi Reghitto by Adrenalina Surf Shop

Dopo un lungo anno di attesa, finalmente ci ritroviamo a Dana Point per la mitica “Battle of Paddle”. Rispetto allo scorso anno le cose sembrano cambiate e non di poco! Mia moglie ed io arriviamo il lunedì sera e quest’anno alloggiamo all’interno del parco di Doheny State Beach in modo da essere sul posto a tutte le ore della giornata per “vivere” di più e meglio l’evento. Alle 18 andiamo a fare una bella passeggiata in spiaggia per vedere se in acqua c’è qualche stand up e naturalmente ci sono ma ci sono anche le onde!!! Mentre facciamo due chiacchiere con JP Wuilmart, distributore europeo di Hobie, che fa da chioccia a tutti gli atleti francesi anche se non sono del suo team, escono dall’acqua venendoci a salutare Eric Terrien e Belar Diaz e via via tutti gli altri. Gli chiedo se anche loro sono arrivati oggi e la risposta mi sciocca… sono tutti qui da quasi un mese per prepararsi adeguatamente alla Elite Race ed alla Distance Race, entrambe piene di insidie alle quali noi europei non siamo minimamente abituati! Tutti i ragazzi usciti dall’acqua mi danno appuntamento per l’allenamento al giorno dopo, ma ancora non ho nemmeno la tavola, allora la mattina di martedì mi reco in Riviera Paddlesurf dove mi accolgono come un atleta vero e, dopo avermi fatto girare l’azienda e mostrato tutte le novità 2013 e le infinite tavole custom per Danny Ching, mi propongono di andare al porto, il Dana Point Harbour, con il caddy di Danny a provare e scegliere la tavola più adatta a me. Arrivato in spiaggia scorgo tutto il team Starboard che si allena simulando delle mini gare in mare con dei testa a testa velocissimi su un percorso di 500 metri, li guardo e mi rendo conto che sono di un altro pianeta. Provo diverse tavole con differenti soluzioni di pinne e opto per una tavola abbastanza stretta, la Riviera 404 di Danny Ching, un custom con soli 26 pollici di larghezza. Dopo essere uscito dal porticciolo mi spingo al largo verso la boa di segnalazione dove di solito s’incontrano i leoni marini per vederli dal vivo, ma giunto vicino alla boa intravedo un bel pinnone che esce dall’acqua e decido di fare un rapido dietro front, credo di non aver mai pagaiato così veloce! La mattina seguente e per tutta la durata dell’evento, un’imbarcazione della guardia costiera, affiancata a terra da ranger con megafoni, è rimasta a vigilare sugli atleti perché era stato avvistato uno squalo bianco di circa 5mt di lunghezza. Finalmente per tre giorni consecutivi mi sono allenato sulle onde di Dana Point se pur con sofferenza perché la loro misura saliva di giorno in giorno. La mattina sembrava meglio, ma naturalmente con la marea le onde s’ingrossavano all’ora di pranzo per diventare giganti al pomeriggio! In line up quest’anno, vista la quantità di supper e la presenza di tantissimi surfer per via delle grandi onde, hanno tirato una linea immaginaria cosicché ognuno avesse il proprio spazio per scongiurare al massimo gli incidenti.

Partecipare a questi eventi da la possibilità a chiunque di carpire le malizie e i segreti dei più bravi… ma a volte emulandoli ci si fa veramente male! In molti, compresi i campioni come Chuck Patterson, sono usciti con le costole rotte… ed io non sono stato da meno, con l’ottava fratturata e la settima incrinata, solo grazie alle amorevoli cure e alle pozioni di mia moglie sono riuscito ad affrontare la gara. Il sabato finalmente la gara, i campioni veri affrontano le due batterie dell’Elite che è ancora più selettiva rispetto all’anno scorso sia per le condizioni del mare che per il numero più ristretto degli atleti ammessi alla finalissima. Dopo le loro batterie è tempo di guinness, non la birra, ma guinness dei primati. Quest’anno oltre 1000 atleti suddivisi nelle tante gare del weekend, si parte per la Open race, con 414 iscritti, ad oggi la gara mondiale con più atleti al via! Diverse scuole di pensiero, leash si o no? Risultato, tavole dappertutto e chi aveva già un minimo d’esperienza è andato dritto senza problemi. Le condizioni sono state difficili per via delle onde ma sicuramente più avvincenti e divertenti per tutti! Per quel che mi riguarda quest’anno è andata alla grande con un 20° posto di categoria (nonostante le ossa rotte), migliorando di quasi 10 minuti il tempo dello scorso anno! Le gare sono poi proseguite con la finale dell’Elite Race vinta da uno straordinario Danny Ching tra uomini e da Annabel Anderson tra le donne. Emozionante vedere la gara con un ritmo da extraterrestri, numeri sulle onde e boati da stadio da parte del pubblico ad ogni sorpasso in boa! Da sottolineare l’attività della sicurezza e della vigilanza sulle boe da parte dell’organizzazione che è stata a dir poco eccezionale. Insomma uno spettacolo davvero imperdibile, un’occasione anche per imparare quali sono le tavole da utilizzare nelle diverse condizioni …. La domenica la Long Distance… stesso copione, seguita dalla gara dei Team che ha visto come sempre un coinvolgimento anche dei meno bravi e dei bambini in squadra con i più forti, per chi non faceva la gara si potevano provare tutti i modelli 2013 delle migliori marche (non più tutte come lo scorso anno). Davvero bello, una vittoria dello sport che non tutti i team hanno ancora capito. La sera della domenica tutti gli atleti migliori sono stati invitati ad un party a casa degli organizzatori dell’evento, dove si poteva chiacchierare con tutti i migliori shaper del settore mangiando pesce crudo o alla griglia e bevendo birra in classico american style! Ovviamente ci sono altri 1000 retroscena che non si possono scrivere, altrimenti avrei bisogno di un numero di SupTime dedicato! Rimane una sola cosa da dire, andare alla BOP per una persona normale significa rinunciare a qualsiasi vacanza durante l’anno per poter andare a far parte di un grande spettacolo, ma per farlo bisogna essere umili ed amare fortemente questo sport. 21


Dal 20 al 23 settembre 2012 il litorale romano, all’interno della Riserva Naturale di Maccarese, ha ospitato il REO 2012, evento dedicato agli sport su tavola, acquatici e da strada. Per il secondo anno consecutivo, un gran numero di appassionati di Stand Up Paddle ma anche di surf, windsurf e kite hanno letteralmente invaso il litorale reso coloratissimo dalle nuove attrezzature 2013. Come in ogni grande manifestazione che si rispetti, non hanno mancato l’appuntamento tutti i più famosi brand del settore e gli atleti più rappresentativi dei vari sport coinvolti. TESTO DI Lucia Marra FOTO DI Vito Montenegro Lo stand RRD con le tavole in esposizione.

Quiksilver European Championship Race, gara europea di Stand Up Paddle. Domenica 23 settembre. Lo Stand Up Paddle ha catalizzato l’attenzione di un pubblico vastissimo che tra le esibizioni degli atleti, la prova gratuita delle attrezzature e l’atmosfera coinvolgente è rimasto letteralmente incollato al litorale per godersi lo spettacolo. L’evento ha richiamato sportivi e appassionati da tutta Italia visto che il REO 2012 ha visto svolgersi la tanto attesa gara Eurosupa, uno tra appuntamenti più attesi dell’anno, dove solo i top rider italiani si sono ritrovati per l’ennesima sfida. La gara, valevole per il campionato Europeo e sponsorizzata da Quiksilver, ha guadagnato un posto rilevante nel calendario nazionale e internazionale delle manifestazioni in acque libere. Il campo di regata è stato montato a tempo di record già dalle prime ore della mattina con 3 boe sistemate a circa 30 metri dalla riva e 3 boe sistemate a largo, per disegnare il circuito a serpentina lungo 3,5 km. Due operatrici si sono occupate dei servizi di segreteria e della registrazione L’arrivo in boa della gara.

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degli atleti. Durante lo skipper’s meeting sono stati esplicati dal race director Giuseppe Cuscianna i dettagli della gara e le regole da rispettare. 34 gli atleti partecipanti tra cui alcuni appartenenti alla categoria all round che hanno dovuto completare un unico giro del circuito mentre gli atleti appartenenti alla categoria race hanno percorso il circuito per due volte per un totale di 7 Km. Una giuria di esperti ha controllato l’intera durata della gara da terra con un high judge, Nico Radek Montenegro e un judge in second, Paola Perrone; e da mare con due jet sky per verificare la corretta esecuzione della competizione soprattutto all’altezza delle boe. La gara è stata avvincente già dalla partenza dalla spiaggia tanto da costringere al ritiro 3 atleti scontratisi durante l’ingresso in acqua. Leonard Nika ha dominato l’intera competizione distaccando gli avversari già nei primi metri e occupando in modo indiscusso la posizione più alta del podio. A seguire Fabrizio Gasbarro e Giordano Bruno Capparella rispettivamente al secondo e terzo posto che si sono dati battaglia lungo tutto il percorso tanto da avere solo 4 secondi di differenza all’arrivo. La gara si è tinta di rosa con la prova delle donne che ha visto come vincitrice incontrastata Silvia Mecucci seguita da Cecilia Pescatori e Roberta Mariani. Il podio per la categoria all round invece è stato assegnato ad Alessandro Tabah, Antonio Turturro e Giacomo De Simone rispettivamente primo, secondo e terzo. La Quiksilver European Championship Race ha soddisfatto tutti, gli atleti vincitori che si sono portati a casa premi in denaro per un valore di 2000 euro, il pubblico che ha assistito ad un evento spettacolare, gli amatori che hanno potuto toccare con mano attrezzature all’avanguardia, gli appassionati che hanno potuto partecipare all’emozione dell’evento e gli organizzatori che sono riusciti a mettere su una manifestazione internazionale che nulla ha da invidiare alle competizioni più importanti.


Fabrizio Gasbarro

Molte le attività di contorno al REO 2012.

CLASSIFICA ÉLITE RACE 12’6 MASCHILE 1 2 3 4 5 6 7 8 9 10 11 12 13

ATLETA Leonard Nika Fabrizio Gasbarro Giordano Bruno Capparella Paolo Marconi Daniele Guidi Davide Codotto Pietro Fazioli Nicola Abatescianni Giuseppe Cuscianna Riccardo Benettolo Marco Dottori Giovanni Iocchi Tommaso Preschi

N° 96 22 35 74 144 156 155 98 145 78 140 65 161

TEMPO 36’00” 37’01” 37’05” 37’35” 37’57” 38’00” 38’39” 39’47” 41’38” 42’30” 47’54” 48’20” 42’12”

CLASSIFICA ÉLITE RACE 12’6 FEMMINILE TAVOLA STARBOARD FANATIC HOBIE J. LEWIS J. LEWIS STARBOARD HOBIE STARBOARD STARBOARD BARK BIC 14’

1 2 3 4

ATLETA Silvia Mecucci Cecilia Pescatori Roberta Mariani Nadia Servadei

N° 59 14 50 18

TEMPO 47’50” 48’21” 48’53” 49’16”

TAVOLA J. LEWIS STARBOARD 99 novenove J. LEWIS

TEMPO 18’10” 18’38” 20’50” 20’56” 21’15” 22’15” 22’20” 22’30” 22’40” 23’09” 27’38”

TAVOLA RRD STARBOARD

CLASSIFICA ALL ROUND MASCHILE 1 2 3 4 5 6 7 8 9 10 11

ATLETA Alessandro Tabah Antonio Turturro Giacomo De Simone Davide Bonsignore Rodolfo Mancini Gianmatteo Cau Marco Bedin Paolo Benettolo Pierluigi Rovegno Andrea Primi Rinaldo Vuerich

N° 28 84 31 146 76 71 70 27 25 17 136

99CUSTOM B.

CLASSIFICA ÉLITE RACE 12’6 JUNIORES 1 2 3 Il podio della élite race 12’6 maschile.

ATLETA Federico Benettolo Claudio Nika Leonardo Toso

N° 75 7 90

TEMPO 40’51” 44’32” 44’51

TAVOLA STARBOARD STARBOARD JIMMY LEWIS


Atteso da mesi, dopo un intensissimo periodo di gare svolte su gran parte degli “specchi navigabili”, mari e laghi di tutto il territorio italiano, il week end della finale è finalmente arrivato; location scelta da Fisurf per questo grande evento sportivo, il Lido Nuova Pineta di Ostia, sede del DB Center Surf School, che ha provveduto all’organizzazione della tappa più importante del campionato italiano di Stand Up Paddle. TESTO DI Paola Perrone FOTO DI Federico Benedettolo, Franco Piccioni, Eliana Argine

Ed è proprio qui che prima dell’inizio di questi due giorni di finale, si è tenuta una prima assemblea presidiata dai due componenti più importanti di Fisurf, Alessandro Di Spirito e Roberto Domenichini, che hanno dovuto tener testa alle numerose problematiche presentate dai vari esponenti delle associazioni sportive, relative alle tappe, ai punteggi e al regolamento di questo nuovo sport ancora in fase di organizzazione. La finale, in due giorni, prevedeva due tappe, una beach race il sabato e una long distance la domenica, la somma dei ranking delle due giornate avrebbe decretato il campione assoluto di questo campionato 2012. L’enorme spiaggia, allestita per l’occasione dagli stand di ogni team che presentavano allo stesso tempo le nuove attrezzature 2013, si popolava pian piano di atleti provenienti da tutta la penisola, e dal pubblico che prometteva un tifo accanito per i propri atleti favoriti. All’ora di pranzo lo scenario comincia a cambiare: tavole di ogni misura e dei vari brand, posizionate sulla spiaggia, in vista della partenza di questa prima giornata di gran finale. Ore 15.00, skipper’s meeting della prima delle due gare, la beach race, che ha visto tutti i migliori atleti del panorama nazionale, attenti alla illustrazione del percorso che Roberto Domenichini ha presentato a tutti, microfono alla mano, rispondendo alle domande tecniche di ognuno. Leonard Nika

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Il percorso, a serpentina come il circuito di La Torche in Francia, con tre boe sotto riva e tre boe fuori, più una di disimpegno, misurava una lunghezza di 3,5 km, per poter dare la possibilità di utilizzare lo stesso circuito per un giro agli atleti di categoria All Round, e per due giri agli atleti professionisti della categoria élite race, con una percorrenza totale di 7 km. La partenza, sfalsata dalla spiaggia per garantire la correttezza dell’ingresso in acqua, è stata organizzata in due riprese, al primo suono di tromba sono partiti i race e, con uno scarto di 5 secondi al secondo suono di tromba, al via anche gli All Round. Alle ore 15.38 lo start!!! Al via la finale del campionato!!! Al primo giro di boa sotto riva si iniziano a delineare le prime posizioni; non ancora ben distanziati tra loro arrivano, uno dietro l’altro, gli atleti con un Nika sempre in testa. A lasciare attoniti, sul passaggio alla seconda boa sotto riva, il sorpasso della Pescatori sulla Mecucci che perde la sua sempre assoluta prima posizione, seguite da Nadia Servadei e Roberta Mariani. Ed è sulla terza boa sotto riva che si incominciano a distanziare gli atleti, un Leonard Nika sempre più forte inizia a lasciarsi dietro il gruppo guadagnando una distanza di 15” dal suo inseguitore Guidi, seguito a ruota da Capparella e Marconi, subito dopo Gasbarro, Fazioli e Codotto, inseguiti da un inarrestabile Fabrizio Gasbarro e Daniele Guidi al fotofinish.


Cuscianna. Ed è proprio a questo giro di boa che si capisce che qualcosa per la Mecucci non sta andando per il verso giusto, la Pescatori sempre avanti, seguita dalla Servadei e dalla Mariani, mentre Silvia perde sempre più acqua rispetto alle altre mostrando un evidente problema fisico. Il primo giro delle donne élite race lascia il pubblico senza parole, prima al giro della bandiera Cecilia Pescatori che lascia Nadia Servadei ad 1’08” da lei, seguita da Roberta Mariani e la campionessa in carica Silvia Mecucci, che al 23’56” minuto arriva in spiaggia ma non completa il suo giro della bandiera, abbandonando la gara a seguito dell’infortunio a una costola subito durante la Battle Of the Paddle in California. Si conclude così il primo giro degli all round che vede vincitore Alessandro Tabah per gli uomini e Susak Molinero per le donne. Dopo un’agguerritissima battaglia a suon di pagaia, cadute sugli innumerevoli ingaggi in boa, lunghe e appassionanti rincorse, lo scenario che appare è quasi inverosimile: un Nika che pagaia verso la spiaggia, solo. Il campione taglia il traguardo in 39’24”, dietro di lui, ad 1’16” Capparella, a seguire, a ruota, gli atleti più forti dell’intero campionato, uno dietro l’altro, Guidi, Marconi, Fazioli, Gasbarro, Codotto, Cuscianna ed il piccolo ma fortissimo Davide Ionico, primo degli juniores sul podio. Per le donne, prima nella corsa verso la giuria è Cecilia Pescatori, seguita da Nadia Servadei e Roberta Mariani. Presente in spiaggia, ma assente in acqua in questa finale, per la categoria donne, un’altra delle atlete in vista sui podi di questo campionato, Paola Perrone, che a seguito di un grave infortunio ha dovuto abbandonare la sua corsa per il podio. Si conclude così la prima tappa di questa avvincente finale, che ha regalato non pochi colpi di scena all’ultimo minuto. Tutti a riposo per il gran finale della domenica quindi. Al risveglio, domenica, tutti pronti di primo mattino per l’ultima tappa, la tanto attesa long distance, ma il cielo grigio e il vento incalzante, circa una ventina di nodi, hanno ritardato le operazioni di posizionamento delle boe, per la decisione dell’organizzazione di ridurre il percorso di gara in considerazione delle avverse condizioni climatiche. Dopo varie esitazioni, non appena il vento sembrava calato, il tanto atteso skipper’s meeting, durante il quale Roberto Domenichini ha informato gli atleti della decisione presa, ovvero ridurre il campo di gara in un percorso a triangolo suddiviso in due circuiti distinti da eseguire, uno per gli all round per un totale di 3 km, ed uno per i race di circa 7 km. L’agguerritissima e emozionante finale, per i cui podi molto si era delineato il giorno prima, non fa che riconfermare quelli che anche fino al sabato erano stati quotati come i probabili vincitori. Al primo giro arrivano gli all round con un fortissimo Alessandro Tabah, Roberto Pecchia e Flavio Vendramin; per la categoria donne, scambiandosi il podio di sabato, stavolta per prima Anna Boscolo, seconda Susak Molinero seguita da Cristina Berardi. Degno di nota il quarto posto conseguito dalla nota surfer romana Valentina Marconi, impavida e coraggiosa in gara, al suo quinto mese di gravidanza. Dopo un’infervorata battaglia a colpi di pagaia, sui lunghi rettilinei e nei pochi ingaggi in boa, al traguardo, ancora una volta, solo, confermando tutti i suoi risultati, Leonard Nika! Uno dietro l’altro, nella corsa verso il traguardo, arrivano a ruota i big di questo campionato, Daniele Guidi e Fabrizio Gasbarro, quasi simultaneamente nella corsa in spiaggia, tra loro solo qualche frazione di secondo, Paolo Marconi, Davide Codotto, Giordano Bruno Capparella, e in una lotta nella corsa finale sugli ultimi metri dalla giuria, Pietro Fazioli e Giuseppe Cuscianna. Per la categoria femminile, si aggiudica il primo posto assoluto la new entry del campionato Cecilia Pescatori, seguita da una sempre forte Nadia Servadei, e da una tenacissima Roberta Mariani. Per gli Juniores, meritatissimo primo posto assoluto sul podio per il grandioso quindicenne Davide Jonico, secondo, un mitico Claudio Nika, e terzo, ma non meno encomiabile, Federico Benettolo. Si chiude così questo campionato 2012, colmo di tante sorprese, colpi di scena sul finale, soprattutto sul fronte femminile, ricco di nuovi nomi, soprattutto giovani, che, siamo certi, avranno di che far parlare di sé negli anni a venire; si chiude con un campione assoluto, Leonard Nika, che restando sempre davanti anche ai 14’, ha dato prova della sua grande potenza. Un campionato, questo, che ha regalato davvero grandi emozioni, agli atleti che vi hanno partecipato e al pubblico sempre più crescente che si è affacciato alla scoperta di questo nuovo sport.

Assemblea nazionale Fisurf Prima di iniziare con la descrizione dell’assemblea, ci sembra doveroso fare le nostre congratulazioni alle pochissime persone che quest’anno hanno lavorato all’interno della Fisurf. Solo quattro elementi a dirigere un traffico tra mail, richieste, informazioni, comunicazione, permessi, riunioni e problematiche varie. Un staff ridottissimo che si è prodigato affinché la realtà del sup possa migliorare in Italia. Purtroppo nonostante le loro notti insonni e i loro sforzi non sono riusciti a fare le cose perfettamente per via della mancanza di figure tecniche mancanti e delle responsabilità di cui si sono fatti carico affinchè il campionato fosse portato a termine. Da parte della redazione va un grosso incoraggiamento a fare sempre meglio. È stato durante le due giornate che si è tenuta l’assemblea nazionale con le ASD affiliate alle Fisurf, l’assemblea annunciata tempi addietro ha visto partecipare solo 14 associazioni sportive su 54. L’ordine del giorno discusso è stato l’approvazione del bilancio 2011, in cui i referenti hanno esplicato le difficoltà avute nella rilevazione del Fisurf dal vecchio ordinamento. Il resoconto della stagione 2012 in corso, in questo sezione rappresentanti di ASD e atleti hanno evidenziato le diverse difficoltà avute nella comunicazione, nel regolamento e nella distribuzione di informazioni. Purtroppo il direttivo Fisurf è composto solo da poche persone che lavorano duramente e fanno del loro meglio per raggiungere un obiettivo preciso, durante la discussione il direttivo Fisurf ha chiesto la candidatura per la copertura della cariche vuote. È stato richiesto da parte dell’associazione sportiva nazionale la presenza sulle attività in quanto è in corso l’esaminazione da parte del CONI per il riconoscimento dello sport. Un percorso molto difficile ma non irraggiungibile, 2 anni di monitoraggio e il raggiungimento di mille praticanti iscritti per poter aver la possibilità di un riconoscimento ufficiale. È stato presentato il progetto del nuovo campionato 2013 avvallato da una buona parte degli atleti ma che vedrà tirati in causa le asd affiliate, al momento non è possibile far trapelare info in merito in quanto è in fase di lavoro, l’unica voce comune è stata la riduzione delle tappe per evitare un dispendio di energie da parte di tutti. Sono aperte le candidature a diverse figure scoperte, chiunque fosse interessato può visitare il sito www.fisurf.net Per le classifiche complete

Podio 12’6 maschile

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FANATIC

Distribuito da: White Reef, tel. 0547.22756 - Website: www.fanatic.com

PRO WAVE La nuovissima collezione ProWave rappresenta il prossimo passo evolutivo della nuova sensazione shortboard d’avanguardia. Ora, anche disponibile in una costruzione leggerissima con carbonio a vista con coperta in Carbon/Innegra e rail rossi a vista. Nel 2013 vengono proposte e raffinate le 4 nuove misure: 8’0” / 8’5” / 8’10”/ 9’3” e la comprovata 9’9” che è rimasta inalterata. Fanatic ha anche introdotto la nuova costruzione con High Resistance Skin (HRS) per aggiungere quel tocco di resistenza alla finitura eccezionale in Innegra Carbon, con un sandwich stratificato in PVC, che è più resistente rispetto al Kevlar e soprattutto molto più ecologico, leggero, rigido e resistente sia agli UV che agli impatti. La Semi-Gun è disponibile solo nella classica e raffinata costruzione con Wood Sandwich Light. Le tavole del range principale sono munite di ben 5 scasse che permettono varie combinazioni di pinne tra cui Quad e Thruster, a seconda della necessità specifica del rider tra spinta e capacità di curvare. Il Semi-Gun è solo Thruster. Grazie all’utilizzo della tecnologia CAD, Fanatic è riuscita a realizzare uno shape dal volume perfettamente bilanciato, con un profilo anteriore più ristretto, ed è stato anche ridotta la resistenza aerodinamica e il peso in rotazione. La gloriosa linea di scoop rocker ormai già rinomata non ha subito sostanziali modifiche, aggiungendo un extra nose kick, in modo da evitare che la prua s’ingavoni durante le partenze in ritardo e su onde molto cave e ripide, permettendo anche di riacquistare controllo più facilmente anche dopo curve radicali. La coperta piatta scorre verso i rail arrotondati per una massima presa in curva, ed il Mono Concave in ingresso a prua passa dolcemente a Double Concave a V

ProWave 8’10’’ LTD

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Falcon 12’6’’ HRS

che permette al rider di remare senza fatica e prendere tutte le onde che vuole, come se avesse una tavola molto più grossa. Per la massima libertà, poi, Fanatic ha anche optato per una poppa compatta a Squash tail, che permette al rider di posizionare il piede posteriore proprio in corrispondenza delle pinne, avendone il massimo controllo e sfruttandone la massima reattività.

FLY AIR TECNOLOGIA DROP STICH Il materiale usato per le Fly Air è il longevo Tarpaulin PVC. All’interno della Fly Air ci sono migliaia di filamenti di nylon che saldano chiglia, rail e coperta della tavola assieme, assicurandone la massima rigidità e performance dello shape qualora sia gonfiata. Sulla coperta c’è anche un pad di morbido EVA 3/4 footpad, con pinne Tri-Fin removibili, una pompa di qualità e sacca per il trasporto. La Fly Air rappresenta davvero un’offerta imbattibile! Pompati anche tu per questa rivoluzione del fitness e del divertimento che sta sconvolgendo il pianeta grazie a questi formati così ristretti e comodamente trasportabili. Nate dallo shape già testato delle Fly a scocca rigida, queste tavole sono ideali per il viaggio e per tutte le condizioni ti faranno impazzire appena ti renderai conto che sono gli stessi rail e gli stessi shape ma comodamente ripiegati in uno zaino. L’estrema facilità di remata permette a rider di qualsiasi livello di sfruttare al meglio le condizioni, che si tratti di scivolare tranquillamente su un lago di acqua cristallina o perfino surfare qualche piccola onda. La coperta larga e piatta assicura la massima stabilità e facilità nelle curve. In dotazione vengono anche dati un comodo zaino, una pompa e un remo opzionale in 3

Fly Air 10’6’’

Fly Air 12’0’’


pezzi, tutto quello che ti può servire per esplorare il mondo da nuovi angoli e prospettive, ripiegando poi la tua tavola in una borsa! Utilizzando questa resistente costruzione in Dropstitch PVC, su queste tavole si vengono a creare degli extra strati di laminazione per un’ulteriore rigidità, combinati con pinne all’avanguardia firmate Future Style per garantire la massima performance. Fly Air 10’6” - 34” Probabilmente la tavola più polivalente attualmente in commercio. Nata dallo shape classico del Fly 10’6”, questa non è assolutamente una tavola gonfiabile qualsiasi, ma riprende al millimetro lo shape esatto della rinomata linea con scocca rigida, con un leggero aumento nella larghezza per conferire maggiore stabilità e comfort. Perfetta e performante anche per surfare, oltre a scivolare tranquillamente e divertirsi con la famiglia, il pacchetto completo. Assicurati di averne una nel bagagliaio, in modo da poter entrare in acqua in qualsiasi posto e momento. Fly Air 12’0” - 34” Questo modello 12’0” Touring è completamente nuovo nel range Fly Air model, ed è la tavola perfetta per divertirsi al massimo in acqua piatta, tenendosi in allenamento e andando ad esplorare nuovi angoli, tutto questo, però, con una maggiore facilità di trasporto, che elimina completamente il problema dell’infilare una tavola di 12’0” nella tua macchina. Basta metterla in uno zaino e nel bagaglio per poi gonfiarla e trasformarla nella vostra personale nave da crociera, diretto verso un mondo di avventure e divertimento. Abbastanza larga e stabile per offrire il massimo comfort anche ai rider più inesperti, ma con una performance degna di una tavola a scocca rigida che ti permette di surfare in un’infinità di condizioni. La Fly Air 12’0” è sicuramente una delle scoperte più rivoluzionarie ed eccitanti nel mondo del Touring.

TAVOLA ProWave 8’0” LTD ProWave 8’5” LTD ProWave 8’10” LTD ProWave 9’3” LTD ProWave 8’0” HRS ProWave 8’5” HRS ProWave 8’10” HRS ProWave 9’3” HRS ProWave 9’9” Semi-Gun

VOL 92 l 109 l 119 l 134 l 92 l 109 l 119 l 134 l 131 l

LARGHEZZA 28.25” / 71.8 cm 28.75” / 73 cm 29.25” / 74.3 cm 30.5” / 77.5 cm 28.25” / 71.8 cm 28.75” / 73 cm 29.25” / 74.3 cm 30.5” / 77.5 cm 28.5” / 72.4 cm

LUNGHEZZA 8’0” / 243.8 cm 8’5” / 256.5 cm 8’10” / 269.2 cm 9’3” / 281.9 cm 8’0” / 243.8 cm 8’5” / 256.5 cm 8’10” / 269.2 cm 9’3” / 281.9 cm 9’9” / 297 cm

FALCON 12’6” Le 3 nuovissime misure rimpiazzano gli shape vincenti del 2012, dopo un intenso processo di R&D per garantire le performance nel racing tramite shape realizzati col CAD e tecnologia di flusso. Le linee d’acqua più parallele e allungate, assieme alla prua più affilata per fendere il chop, garantisco maggiore portanza alla prua e un rilascio d’acqua più veloce a poppa per superare anche la schiuma con maggiore facilità e stabilità in remata. Essendo riusciti ad avere una tale stabilità su un profilo così stretto, la chiglia risulta più veloce grazie anche ad una forma più arrotondata che, combinata assieme alle linee d’acqua allungate e il profilo continuo, permettono un rilascio pulito dell’acqua da poppa. Sulla coperta c’è una marcata scanalatura per disperdere l’acqua e velocizzare il tempo di recupero della prua nel chop. La poppa squadrata stabilizza l’intero shape, garantendo al rider il massimo comfort stando in piedi nell’area piatta centrale, che ti permette di concentrarti esclusivamente sulla tua forma e ritmo, puntando dritto verso il traguardo. Tutti i modelli sono equipaggiati con pinne ONE super-light US Box 9.75” RaceAce. Caratteristiche principali: ∞ Outline allungato con prua più larga e poppa squadrata per massimizzare la superfice bagnata. ∞ Poppa morbida realizzata col CAD, curvatura del rocker a prua continua ed uniforme per un rilascio pulito dell’acqua durante le pagaiate. ∞ Chiglia affiliata per deviare l’acqua e permettere alla prua un immediato rilascio. ∞ Coperta piatta nella zona centrale per facilitare il rider. ∞ Scasse delle pinne in posizione più avanzata per fare curve velocissime e strette.

COSTRUZIONE IC PVC S* 3 IC PVC S* 3 IC PVC S* 3 IC PVC S* 3 HRS** 3 HRS** 3 HRS** 3 HRS** 3 WS***

PINNE ProWave 5” Thruster Set, Custom Polyester; 5 Futures Boxes ProWave 5” Thruster Set, Custom Polyester; 5 Futures Boxes ProWave 5” Thruster Set, Custom Polyester; 5 Futures Boxes ProWave 5” Thruster Set, Custom Polyester; 5 Futures Boxes ProWave 5” Thruster Set; 5 Futures Boxes ProWave 5” Thruster Set; 5 Futures Boxes ProWave 5” Thruster Set; 5 Futures Boxes ProWave 5” Thruster Set; 5 Futures Boxes ProWave 5 7 / 8”, 2 ProWave 5” in 3K Carbon; US Box, Futures Side Fins, extra 2 Quad Futures Boxes

9’0” / 274.3 cm 10’6” / 320 cm 12’0” / 365.7 cm

Inflatable Inflatable Inflatable

3 x Future Style Fin 3 x Future Style Fin Fin tbc, US Box

12’6”/ 381 cm 12’6”/ 381 cm 12’6”/ 381 cm 14’0” / 426.7 cm 14’0” / 426.7 cm 14’0” / 426.7 cm 12’6”/ 381 cm 12’6”/ 381 cm 14’0” / 426.7 cm 14’0” / 426.7 cm

CS* CS* CS* CS* CS* CS* HRS** HRS** HRS** HRS**

ONE RaceAce 9.75”; US Box ONE RaceAce 9.75”; US Box ONE RaceAce 9.75”; US Box ONE RaceAce 9.75”; US Box ONE RaceAce 9.75”; US Box ONE RaceAce 9.75”; US Box ONE RaceAce 9.75”; US Box ONE RaceAce 9.75”; US Box ONE RaceAce 9.75”; US Box ONE RaceAce 9.75”; US Box

*Innegra Carbon PVC Sandwich **High Resistance Skin *** Wood Sandwich Fly Air 9’0” Fly Air 10’6” Fly Air 12’0”

146 l 210 l 285 l

31” / 78.7 cm 34” / 86.4 cm 34” / 86.4 cm

Falcon 12’6” x 25” Carbon 252 l 25” / 63.5 cm Falcon 12’6” x 27.5” Carbon 264 l 27.5” / 68.6 cm Falcon 12’6” x 30” Carbon 282 l 30” / 76.2 cm Falcon 14’0” x 25” Carbon 268 l 25” / 63.5 cm Falcon 14’0” x 27.5” Carbon 291 l 27.5” / 68.6 cm Falcon 14’0” x 30” Carbon 317 l 30” / 76.2 cm Falcon 12’6” x 27.5” HRS 264 l 27.5” / 68.6 cm Falcon 12’6” x 30” HRS 282 l 30” / 76.2 cm Falcon 14’0” x 27.5” HRS 291 l 27.5” / 68.6 cm Falcon 14’0” x 30” HRS 317 l 30” / 76.2 cm *Carbon Sandwich **High Resistance Skin

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MOKI

Distribuito da: Moki, tel: +39.333.2028111 - web: www.mokisup.it

ENDURANCE RACING 12’6’’ MAKO LTD 100% ITALIAN PRODUCT Moki ha lanciato per il 2013 un nuovo programma denominato RaceEndurance 12’6’’ Class. Si tratta di scafi completamente in carbonio realizzati in monoscocca. Da circa otto mesi il team R&D Moki sta lavorando su questo progetto realizzando e testando prototipi. Grazie all’analisi accurata di tutti i dati raccolti Moki è pronta a presentarsi sul mercato con un prodotto speciale. Gli shape sono progettati con programmi 3D e sono realizzati alla CNC machine per garantire linee e forme perfette. Per quanto riguarda la costruzione viene utilizzata una nuova tecnologia che deriva dal settore nautico e aerospaziale. L’obiettivo è quello di ottenere rigidità strutturale mantenendo la giusta elasticità di esercizio e peso ridotto (decisamente inferiore ai 10kg). Vengono usati ad arte materiali come la fibra di carbonio nei formati twill biassiale 200 g/mq, il carbonio biassiale +/- 45° 200 g/mq e i rinforzi in carbonio quadriassiale +/-45° 0° 90° 400 g/mq. Alcuni rinforzi del core sono in schiuma di pvc a cellula chiusa (bassissimo assorbimento di umidità) di media densità posizionati in zone strategiche dello scafo. Le resine utilizzate sono esclusivamente epossidiche e specifiche per applicazioni navali con un alto punto di transazione vetrocamera. La tavola si chiama Mako 12’6’’ (12’6”x29”x6”). Si ispira e prende il nome proprio dal grande e famoso squalo considerato il più veloce della sua specie: infatti lo squalo Mako ha un corpo cilindrico per un’andatura filante, un naso appuntito per fendere meglio l’acqua, arrivando a nuotare ad una velocità massima di 70 km\h e coprendo enormi distanze, anche 2.000 km in un mese!

Grande velocità, leggerezza e stabilità con una prua tagliente e affilata per non perdere velocità nel mare mosso o contro vento sono appunto le caratteristiche principali del Mako 12’6”. Si tratta di uno shape racingoriented, sviluppato per le competizioni ma pur sempre adatto e piacevole nelle lunghe distanze in acqua piatta o nel down-wind. La costruzione è completamente realizzata in Italia e le tavole saranno disponibili solo su ordinazione con pezzi numerati ed esclusivi. Per maggiori informazioni: info@mokisup.com

BIC SPORT

Distribuito da: Bic Sport, tel: 0432.783931 - web: www.bicsport.com

BIC SUP ONE DESIGN CHALLENGE BIC Sport è orgogliosa di annunciare il lancio di una nuovissima classe internazionale di BIC SUP One Design Challenge. Il concetto è semplice: tutti gli atleti in gara utilizzano la stessa tavola da Stand Up Paddleboard (SUP) in una varietà di condizione e percorsi, con regole semplici e il concetto di una competizione amichevole dove non è il materiale che fa la differenza. Da pioniere del campo per oltre 30 anni, BIC Sport ha sempre avuto un grosso coinvolgimento nella scena internazionale del racing competitivo. Durante gli ultimi 10 anni, poi, BIC Sport si è concentrata soprattutto sul promuovere un formato più accessibile e user friendly, noto come One Design, che ha permesso a migliaia di giovani atleti in erba di confrontarsi e allenarsi per arrivare ai massimi livelli, ottenendo risultati indipendentemente dal budget disponibile per il materiale. La combinazione tra tavola BIC Techno 293 One Design da windsurf e la classe Open BIC stanno creando alcuni degli scenari competitivi più scoppiettanti ed eccitanti di tutte le classi mondiali. Nel 2013, quindi, questo concetto verrà anche applicato al mondo dello Stand Up Paddle, con l’organizzazione di gare innovative che saranno aperte a chiunque. Gli eventi della BIC SUP One Design Challenge si svolgeranno in luoghi (spiagge, fiumi, laghi) che renderanno la competizione facile ed eccitante sia per i partecipanti che per gli spettatori, comprendendo la situazione e facendoli interessare a questo nuovo sport. I formati da gara, le regole e i percorsi saranno mantenuti molto semplici e comprensibili, in modo da rendere il tutto il più user friendly possibile. Le competizioni verranno organizzate in un formato a pool, in modo da permettere ai rider un veloce ricambio e di partecipare anche in più batterie. Per quanto riguarda il materiale, la tavola scelta è la Wing 12’6, che è perfetta per questo tipo di utilizzo, grazie alla sua 28

ottima capacità di planata e alte performance. È molto stabile e accessibile, rappresentando la scelta ideale per un ampio gruppo di rider. La Wing 12’6 è anche estremamente resistente, leggera ed a buon mercato. Tutti questi elementi essenziali sono la chiave del successo per le competizioni di One Design, indipendentemente dallo sport. BIC Sport organizzerà questi eventi in collaborazione con organizzatori già rinomati, rivenditori, e anche scuole. Sono già stati organizzati degli eventi per far provare le tavola a Orlando, Florida e La Rochelle in Francia. Ci sarà poi anche un altro evento in Puerto Rico (Paddle Royal, 1 e 2 dicembre). Le regole delle gare ed il programma degli eventi della BIC SUP One Design 2013 si possono vedere nelle prossime settimane su ww.bicsuponedesign.com, con aggiornamenti mano a mano che gli eventi vengono aggiunti all’agenda.


NAISH ONE

Distribuito da: Action to Sport tel: 0185.264754 - web: www.action2sport.com - www.naishsurfing.com

ONE Misure: 381 x 76.2 x 15 cm Volume: 265 litri Pinna: Slide in center fin Peso: 10,8kg

La Naish ONE è la perfetta tavola da all-round, perfetta per le vostre avventure in acqua piatta, scivolando senza fatica, e perfino per fare qualche garetta tra amici o a livello più serio. In uno sport che è in continuo cambiamento e evoluzione e le tavole da competizione non costano meno di qualche migliaio di euro, la Naish ONE è un vero toccasana, limitando i costi e ampliando le possibilità di utilizzo. Specialmente ultimamente, non servono più grandi budget per avere la tavola più performante. La Naish ONE ha la giusta lunghezza, larghezza e volume per essere sia accessibile che divertente, ma anche veloce e performante per tutti quei paddler di vario peso ed altezza. Il design della Naish ONE offre competitività in un ambiente in cui chiunque può comprare una tavola con sicurezza, essendo consapevole che il design della tavola non cambia, e così potrà continuare a gareggiare ai massimi livelli per svariati anni a venire. Così facendo, la tavola resterà competitiva indipendentemente dal rider, dando il meglio per bambini, adulti ed anche divertimento per tutti. La Naish ONE offre la massima performance e facilità di utilizzo con il massimo divertimento. Specifiche: La ONE è coperta quasi interamente da un grosso pad di trazione multicolore. La grafica della tavola crea un layout per il posizionamento ideale dei piedi del rider. Queste misure segnate sul pad, poi, sono ideali per insegnare a tutti le posizioni ideali da assumere in svariate situazioni, in modo da far progredire velocemente sia i rider novizi che quelli più esperti. Costruzione: La Naish ONE è stata realizzata con una costruzione di alta qualità per garantire la massima longevità, in modo che possa essere portata facilmente su barche, macchine, e possa essere usata da qualsiasi rider. Il pacchetto include: 1) Pompa ad alta pressione 2) Pacchetto per il trasporto 3) Kit di riparazioni 4) Pinna centrale rimovibile Naish International SUP Class Organization: La Naish ONE è eccezionalmente veloce, stabile e altamente competitiva come tavola da race. Il vantaggio

primario della Naish ONE è che la nuova classe SUP Class Organization offre gare divertenti, equilibrate ed a buon mercato per qualsiasi tipo di rider, indipendentemente dall’esperienza o peso. Format di competizione e degli eventi: La Naish ONE offre una classe di regate stabili, a buon mercato e altamente accessibili, senza la necessità di cambiare materiale tutti gli anni. Puoi quindi misurare la tua velocità e capacità con altri rider eliminando così la differenza tecnica dovuta al budget a disposizione. Fino ad ora, quasi ogni gara di SUP race è stata impostata sulla lunga distanza. Uno vede gli atleti all’inizio della gara e alla fine, dopo aver combattuto per più di un’ora. Sebbene sia molto divertente, guardare le gare di long distance potrebbe sembrare un po’ come guardare l’erba crescere. Non è proprio il massimo dell’adrenalina. I format nuovi offerti dalla Naish ONE, sono molto eccitanti, accessibili e divertenti! Tutte le discipline sono facili da seguire per gli spettatori, quando l’azione è proprio davanti a loro e li tiene sul filo del rasoio. C’è qualcosa per tutti, con azione senza fine e eventi che possono succedere ogni giorno. Le gare possono essere a livello locale, regionale, nazionale e internazionale. Per molta gente la Naish ONE offre grandi vantaggi rispetto ad una tradizionale tavola da composito. La tecnologia drop stitch e lo spessore di 6 pollici della Naish ONE garantiscono eccezionale rigidità, che prima era irraggiungibile per le tavole gonfiabili: ∞ Comodità di trasporto. ∞ La Naish ONE è un giocattolo divertente per girare e esplorare, ma è anche una perfetta arma da corsa per qualsiasi livello di performance. ∞ Leggera (solo 10,8 kg) e facilmente trasportabile, sia sulla schiena o in bici o in macchina... ∞ Veloce e altamente competitiva per tutti i paddler di qualsiasi peso e statura. ∞ Quasi indistruttibile e altamente resistente alle botte. ∞ Morbida al tatto sulla superficie, con minore possibilità di tagli ed ematomi. ∞ Estrema longevità. ∞ Facile da maneggiare e da portare in giro, in quanto da sgonfia si porta in uno zaino, senza dover pagare l’extra bagaglio in aereo nè aver bisogno delle barre sul tetto della macchina! 29


RRD

Distribuito da: Ricci International tel: 0564.455786 - web: www.robertoriccidesigns.com Si è svolto a Talamone dal 24 al 28 settembre l’ormai classico “Dealears meeting RRD”, durante il quale sono state presentate a operatori del settore e stampa le novità della factory grossetana per quanto riguarda la gamma SUP RRD disponibile nei negozi la prossima stagione. Roberto Ricci continua ad ampliare e a sviluppare la propria offerta di tavole da SUP col chiaro obiettivo di avvicinare un numero sempre maggiore di appassionati all’acqua e agli sport con la tavola. Proprio in quest’ottica la gamma WASSUP con i suoi collaudatissimi 5 shape all-round disponibili in ben 4 tecnologie di costruzione rappresenta l’ombelico attorno a cui ruota l’intera collezione. Sempre nell’ambito delle tavole entry level – allround, RRD presenta per la prossima stagione una linea di tavole Wide Body chiamate Aquamondo. Si tratta di due nuovi shape disponibili in tre tecnologie di costruzione: Wood, Classic e EPX. Restando nell’ambito delle tavole Allround, la gamma delle tavole gonfiabili si va ad arricchire di un nuovo modello da 12’ chiamato Air Cruiser, che va ad affiancarsi al 10’2 e al 10’4, e come dice il nome stesso è stato disegnato per un utilizzo freeride con acqua piatta. Restando in acqua piatta, tutta la gamma flat water è stata rivoluzionata con l’introduzione di 3 nuovi shape: il Cruiser 12’0 V2, l’Arrow 12’6 e l’Arrow 14’, tutte disponibili in due diverse tecnologie di costruzione. Per quanto riguarda il discorso Wave, invece è stata confermata la gamma Super Sup con i tre shape 7’11, 8’11 e 9’11, che hanno dimostrato di sapersi ben comportare su qualsiasi tipo di onda… da Teahupoo alle Hawaii, passando per la California. Ma vediamo nel dettaglio le principali novità per la prossima stagione.

AQUAMONDO Le Aquamondo sono tavole SUP Allround Wide Body, che fanno della larghezza e della facilità di utilizzo in ogni condizione i loro punti di forza. I due nuovi shape sono disponibili nelle misure 9’9” e 10’6” ed entrambi sono caratterizzati da una larghezza di 33” (vale a dire 83,5 cm), di un volume generoso e di uno shape che rende particolarmente agevole pagaiare in qualsiasi condizione di mare. Estremamente scorrevoli su acqua piatta e a loro agio fra le onde, le Aquamondo sono caratterizzati da bordi abbastanza sottili per permettere di impostare facilmente le curve se si surfano onde, e di migliorare la manovrabilità della tavola. Lo shape compatto e molto ben bilanciato si adatta all’utilizzo sia da parte di rider pesanti, sia da parte di rider leggeri che abbiano voglia di pagaiare utilizzando una tavola versatile, confortevole e accessibile, senza tuttavia sacrificare la manovrabilità in surfata. Questi due shape sono disponibili in 3 diverse tecnologie di costruzione, per soddisfare tutte le esigenze e tutte le tasche: ∞ EPX, interamente realizzata in Epoxy con area di calpestio in legno e grande pad in EVA da prua a poppa; ∞ CLASSIC, tecnologia più leggera e performante con anima stampata in EPS e costruzione in fibra di vetro su deck e carena, area di calpestio rinforzata e finitura lucida di deck e carena. Pad su ¾ di tavola in EVA Square grooved e logo fustellato a poppa. ∞ WOOD, tecnologia leggera, resistente e di pregio, con anima stampata in EPS e full sandwich deck e carena impiallacciato in legno con finitura opaca e vernice resistente ai raggi UV. Pad su ¾ di tavola in EVA Square grooved e logo fustellato a poppa.

Cruiser WOOD 12’0” Dimensioni: 12’ x 30” x 4 ¾” Pinna: Arrow 10” US box Volume: 266 l

Aquamondo 9’9’’ EPX/Classic/Wood Dimensioni: 9’9” x 33”x 4 1/8” Pinna: Dolphin 9,5 US box Volume: 150 l Aquamondo 10’6’’ EPX/Classic/Wood Dimensioni: 10’6” x 33”x 4 1/2” Pinna: Dolphin 9,5 US box Volume: 180 l 30

AIR Cruiser


CRUISER V2 La seconda generazione del Cruiser si presenta al pubblico con uno shape completamente nuovo. Stabile e veloce, il Cruiser V2 garantisce prestazioni ottimali in acqua piatta, così come in presenza di chop. Grazie allo shape penetrante della prua e al volume generoso nella parte anteriore il Cruiser V2 accelera ad ogni colpo di pagaia, dimostrandosi una tavola flat water efficiente, divertente e facile da utilizzare. I 266 litri di volume conferiscono a questa tavola un galleggiamento ottimale anche con i rider più pesanti, pur rimanendo sempre manovrabile e stabile sotto i vostri piedi. La poppa ampia e round tail permette di navigare in posizione arretrata e alzare la prua senza perdere galleggiabilità, permettendo così di passare chop e mare agitato senza perdere velocità. Si tratta di uno shape moderno da cruising che ben si adatta alle caratteristiche di ogni rider. Questa tavola è disponibile in due tecnologie di costruzione: EPX (classica tecnologia glass-Epoxy) e Wood, quest’ultima vero fiore all’occhiello della gamma flat water RRD. Il Cruiser V2 12’0 Wood è infatti una vera e propria opera d’arte per qualità di costruzione e attenzione al dettaglio. La tavola è realizzata con 3 tipi differenti di impiallacciature di legno, per garantire un aspetto unico e caratteristiche tecniche adeguate ad ogni posizione di impiego. La tavola è completamente lucidata a mano e presenta un pad in EVA a disegno squadrato nella posizione di andatura, e pad in EVA ruvido davanti e dietro quest’area che evidenziano magnificamente il disegno della coperta in teak degli yacht d’epoca.

ARROW 12’6 EPX/LTD Disegnata avendo come obiettivi l’acqua piatta e la velocità pura, questa tavola riesce ad esprimere anche grandi doti di stabilità, accelerazione e

scivolamento senza sforzo. La prua affusolata e penetrante e la distribuzione del volume rendono facilissimo pagaiare su questa tavola, anche grazie al design ribassato della coperta che abbassa il baricentro nella zona di calpestio. La sezione centrale della carena è caratterizzata da un biconcavo sulla shape piatto, che incrementano la stabilità a basse velocità o in presenza di chop. La zona di poppa invece è piatta per minimizzare le turbolenze e creare un perfetto rilascio del flusso d’acqua. Questa tavola è disponibile in due tecnologie: EPX (glass-Epoxy) distinguibile da una livrea grigia e pad bianco, e LTD full carbon, con la classica livrea bianco-rossa. L’Arrow 12’6 è una tavola velocissima da acqua piatta, che può essere utilizzata anche in mare aperto da rider esperti.

ARROW 14’0” LTD/EPX La regina delle performance nella gamma flat water RRD. L’outline allungata comincia dalla prua affusolata e penetrante caratterizzata da un volume generoso. Poi le linee d’acqua proseguono abbastanza parallele nella zona centrale e poi si restringono bruscamente verso la poppa. Anche l’Arrow 14’0 è caratterizzato da un design ribassato della coperta per abbassare il baricentro nella zona di calpestio. La sezione centrale della carena è caratterizzata da un biconcavo sulla shape piatto, che incrementano la stabilità a basse velocità o in presenza di chop. La zona di poppa invece è piatta per minimizzare le turbolenze e creare un perfetto rilascio del flusso d’acqua. Una tavola velocissima da acqua piatta, che può essere utilizzata anche in mare aperto da rider esperti. L’Arrow 14’0 è disponibile in due tecnologie: EPX (glass-Epoxy) distinguibile da una livrea grigia e pad bianco, e LTD full carbon, con la classica livrea bianco-rossa.

Arrow 12’6” LTD / EPX Dimensioni: 12’6’’ x 28 1/2’’x6 1/8’’ Pinna: Arrow 10’’ US Box Volume: 245

Arrow 14’0” LTD/EPX Dimensioni: 14’0’’ x 28 1/4’’x6 1/2’’ Pinna: Arrow 10’’ US Box Volume: 252

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STARBOARD

Distribuito da: Pandora tel: 0362.337568 - web: www.star-board-sup.com La gamma di sup Starboard del 2013 è forse una delle più vaste sul mercato, 8 tipologie di tavole: Allround, surf, surf pro, race all water racing, race flatwater race, exploring, astro e asap in 7 costruzioni differenti: Carbon, Wood, Ast Silver, Ast Candy, Ast White, Asap, Infaltable per un totale di circa 60 soluzioni di tavole. Una serie di tavole per un mercato sempre più esigente e alla ricerca non solo del dettaglio ma anche delle ottime performance. Svein Rasmussen insieme al suo gruppo di lavoro ha voluto approfondire l’argomento sup, durante il meeting europeo tenutosi in Spagna a Girona ha detto: “L’incremento del sup a breve sarà come lo è stato con la bicicletta, di qui a breve i prezzi si abbasseranno e ogni persona avrà un sup così come ogni persona va al mare con il proprio materassino gonfiabile”. Lo sviluppo più grande lo si è avuto sulla linea gonfiabile, la quale presenta ben 10 modelli in due costruzioni di gonfiabili differenti: deluxe e fun. La versione deluxe è indicata per i maltrattamenti allo stato puro, adatto a chi surfa su reef molto esposti o ama le rapide più aggressive, è molto rigida e performante; la linea fun è dedicata al divertimento alla famiglia e allo svago, sempre molto resistente e rigida ma dai colori più vivaci. Senza parlare della tavola gonfiabile più piccola 8.2x32, un progetto davvero innovativo e molto interessante per via delle sue dimensioni wave. Molto interessante anche il tandem, un gonfiabile di 16 metri adatto al divertimento familiare. Gli shape per la linea 2013 hanno subito una seria evoluzione, l’aumento della stabilità su tutte le tipologie di tavole è stato l’obiettivo primario. Il cambio sostanziale dei rail sulla linea surf e surf pro porta il passaggio dal

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round rail al fine rail, aumentando la stabilità e riducendo così il rollio. Su alcuni modelli delle due linee si è passati dal round tail allo square, solo ed esclusivamente per aumentare la stabilità. Ma il punto davvero sorprendente è la variazione di volumi sulle linee surf e surf pro; ridotte e stabili per un pubblico che vuole aggredire le onde radicalizzando le proprie curve. La linea dedicata ai pro è stata tutta aggiornata con nuovi shape più aggressivi ma pur sempre stabili. La linea allround vede l’inserimento di un nuovo modello adatto al fitness in acqua: 11.2x30, di sicuro una delle misure più vendute al mondo per via della sua versatilità di utilizzo dal wave al cruising senza lesinare in nessuno dei due campi. 12 modelli con shape molto simili tra loro ma adatte ad un pubblico vasto e differente. La linea surf che presenta ben 11 modelli vede l’inserimento di due nuovi shape il 7.8x32 e 9.5x30. Incrementa una gamma ben fornita ma che si rivolge ad un pubblico che inizia a surfare onde più impegnative. Mentre variano gli shape di ben tre modelli: 9.8x30, 9.0x33, 7.11x30. Nei primi due modelli è stato cambiato il nose rendendolo un po’ più a punta e stretto, è stato variato leggermente la distribuzione dei volumi e aumentata la rocker line, nel terzo modello è stata aumentata la stabilità e accentuato il rocker rendendola una short da tenere seriamente in considerazione se pesate massimo 75 kg e volete essere ricordati sulla line up. Grosse le innovazioni sulla linea race, molti i modelli aggiornati e molti quelli cambiati, esce di scena il Bop, la tavola più copiata al mondo ed entrano in scena ben tre tavole specializzate.

LE TAVOLE RACE

LE PAGAIE

Nuovi shape anche per le tavole adatte a chi vuole velocità sull’acqua, è stato modificato il nose per evitare l’ingavonamento, aumentata la stabilità e alleggerite le costruzioni senza lesinare sulla resistenza. I nuovi bolidi di casa Starboard. Nella foto il 12.6x26 All Star.

La nuova linea di pagaie è per tutti i gusti, un nuovo shape entra nella gamma, l’Aspect è una pala dedicata al race, veloce e con una risposta istantanea si avvale della tecnologia e studi fatti prendendo come esempio le migliori pale dei campioni di canoa. (Da sinistra verso destra le pale Aspect sono la prima e la terza). I materiali per la costruzione sono diversi: carbon, silver (in due colori), wood e tufskin. Ogni materiale per ogni tasca e per ogni esigenza, alcuni modelli potranno smontarsi in 2 o 3 pezzi per poterli trasportare meglio.


Allstar: linea che sostituisce il Bop e che è dedicata all’all water racing, il cambio sostanziale è nella prua anti-ingavonamento in fase di downwind o take off di shore break, aumento della stabilità con l’incremento dei volumi, stabilizzazione del peso e controllo della outline. Ace: linea esistente da diversi anni ma che varia di anno in anno, adatta per downwind spinti, con prua molto voluminosa e tail pin per la velocità estrema. Sprint: l’ingresso di questa linea è per l’incremento delle gare dedicate allo sprint in acqua piatta, uno shape davvero molto sorprendente, outline aggressiva in prua con il solito piercing nose, incavata sulla pancia in coperta e con tail aperto per un deflusso dell’acqua. La linea Asap ha una costruzione nuova per una gamma dedicata al rental e alle scuole. Il vecchio Slick cambia il look e diventa più aggressivo alla vista e più resistente in carena e più leggera nel trasporto. Esce di scena il 8.8x30 per fare posto al 7.7x26.5 tavola dedicata ai kids. Economica e funzionale sono adatte anche alle persone alle prime armi. Il primo prezzo della linea Starboard mette d’accordo tutti con un prezzo più che politico si potrebbe dire popolare. Una nuova categoria di tavole fa ingresso nella gamma, il Touring, shape del vecchio Bop ma rifiniture molto più eleganti per una tavola destinata al puro cruising e al turismo lungo le coste. La linea adatta alle acque ferme e al mare aperto. Con lo shape ispirato alla tavola più veloce del 2012 la linea Touring soddisfa i palati raffinati per chi non solo è alla ricerca della prestazione ama anche del design raffinato e colori eleganti.

I GONFIABILI Una linea per tutti i gusti e per tutte le esigenze, 10 modelli di gonfiabili in due costruzioni differenti: fun e deluxe. La prima adatta a chi vuole volo fare exploring, la seconda adatta a chi vive nelle rapide più aggressive. La tavola più piccola è il 8.2x32, immaginate di andare al mare, di trovare la condizione ideale e avere nella macchina uno zaino di pronto impiego.

DA SINISTRA 7.11x30 Seven Eleven: Cambia lo shape, la tavola passa da 29 pollici di larghezza a 30 con prua leggermente a punta e i rail passano da round a fine aumentando la stabilità. 7.8x32 Wide Point: Nuovo ingresso nella gamma 7.8x32, rail fine e poppa leggermente square, divertente sulle onde e veloce in parete. 8.5x30 Pocket Rocket: Update di shape anche per il Pocket Rocket, in versione carbon è la tavola per chi vuole velocità, prestazioni e divertimento. Round tail, nose leggermente a punta e rail fine. 9x33 Hero: Shape più nervoso per una tavola adatta a chi ha il piede pesante, round tail per partenze veloci, nose leggermente a punta per bucare il chop e rail fine per aggredire il face.

I NUOVI CARBON SURF PRO 2013

9x29: Nuovo ingresso in gamma. Linea surf pro con uno shape aggressivo per piedi esigenti, nella linea pro sono state apportante delle innovazioni sorprendenti. La nuova concezione di rail fine aiuta molto la stabilità e la poppa square vi permetterà traversi in line up per non perdere neanche un’onda. Ridotti i litraggi e aumentata la resistenza. 33


SWEET WATER

RIVER SUP Testo di Giordano Capparela foto di Alessia Cataldi

Che lo Stand Up Paddle fosse disciplina eclettica lo si sapeva, visto che ben si presta a qualsiasi condizione marina, a qualsiasi contaminazione sportiva e a qualsiasi nuova iniziativa. Proprio guardando verso nuovi orizzonti la "SWEETWATER STAND UP", scuola di SUP dello "SPORTING CLUB SABAZIA", e la scuola di rafting "VIVERE L'ANIENE" hanno dato il via ad una nuova realtà unendo la disciplina del rafting a quella dello stand up paddling.

Giordano Bruno Capparella in action.

Lo Stand Up River è approdato anche in Italia, due gruppi di istruttori, pratici del mare e del surf, si sono dedicati alla pratica di questa nuova disciplina per diversi giorni, esaminando il percorso da seguire, provando nuove manovre, eseguendo salti di quasi 2 metri e surfando onde

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statiche alla fine delle rapide poste lungo il corso del fiume. La prima volta che si è parlato di provare questa esperienza è stato lo scorso giugno, quando Fabio Mariano il giovane presidente dell'associazione "vivere l'Aniene" mi ha contattato chiedendomi se fossi interessato a tentare una discesa sul fiume con il SUP. Ovviamente, da buon surfista, accettai la proposta e colsi l'occasione al volo. L’organizzazione si mise subito in movimento e il 6 dello stesso mese era già pronto il primo test day, per condividere l’esperienza anche con altri surfisti abbastanza spericolati da accettare la sfida.

Io, Giordano Bruno Capparella, in compagnia di due esperti paddler, Riccardo Catarci e Giuseppe Spadoni, di un cameraman Giovanni Caruso detto "Sfanzen" e di una fotografa Alessia Cataldi, ci mettemmo in viaggio entusiasti di provare questa nuova sfida. Ero l'unico con esperienza su fiume, visto il mio passato da kayaker, quindi nell'ora e mezza di tempo trascorsa per arrivare a destinazione esaminammo con attenzione tutti i parametri di sicurezza e le caratteristiche delle correnti per scendere al meglio il fiume. All'arrivo l’accoglienza da parte di tutti i ragazzi della scuola di rafting, di una ventina di istruttori curiosi e impazienti di provare è stata fantastica. Dopo averci aiutato a scaricare l’attrezzatura e a gonfiare le tavole ci hanno mostrato la nuova sede, un vecchio mulino ristrutturato, appositamente attrezzato per ospitare la scuola. La suggestiva location che ospita la scuola di rafting “VIVERE L'ANIENE” a Subiaco è situata a 408 s.l.m. nell'alta valle dell'Aniene. È un pittoresco borgo medievale, costruito a scalinata su una rupe rocciosa che domina la valle alla destra del fiume


ed è centro di interesse religioso e artistico, nonché turistico. La struttura, perfetta per ospitare grandi gruppi, offre la possibilità a tutti di praticare diverse discipline: rafting, idrospeed, arrampicata etc. Dopo la visita ci mettiamo in movimento, un ripasso delle regole di sicurezza, una dose di carica per superare le piccole paure e via pronti per indossare muta, calzari, casco e salvagente. Tre le tavole usate per il test, non abbastanza per soddisfare il crescente desiderio da parte di tutti di pagaiare in piedi su un fiume dopo decenni passati ad affrontare le rapide solo da seduti. Per

permettere a tutti di provare almeno una volta la discesa è stato necessario alternarci sulle tavole. Alcuni di noi si sono fatti prendere la mano fino a tentare delle manovre sulle rapide come rotazioni di 180° della tavola durante salti alti più di un metro, o surfate contro corrente.

Per l’occasione sono state testate tutte le tavole gonfiabili HOBIE, dalla 10'.0" Drift al nuovissimo River-Whitewater 10'2", agile, leggero e soprattutto indistruttibile. Quest'ultimo si è dimostrato il giusto alleato per affrontare anche i fiumi più impegnativi. Sottoposto a dura prova tra rocce salti e tronchi, il nuovo River Sup gonfiabile HOBIE ha superato la prova alla grande. Solo dopo un lungo periodo di allenamento si è dato il via alle attività aperte a tutti. La prima giornata dedicata al Sup River è stata il 30 giugno con lezioni di prova, che si sono svolte in occasione della sagra del gelato artigianale. I corsi di SUP river svolti durante tutta la giornata, sono stati organizzati con 4 turni da 2 ore, due la mattina e due il pomeriggio. La prima mezz'ora dedicata alla teoria con nozioni sulle caratteristiche del sup e le regole sul fiume dopo di che si è passati ad una lezione seguita in parallelo con gli istruttori "ISA" sweetwater e le guide rafting del "VIVERE L'ANIENE". È poi seguita una pagaiata tranquilla nello specchio d'acqua piatta a monte dell'imbarco, scoprendo luoghi affascinanti immersi nella natura. La parte pratica della lezione consisteva nel discendere in piedi un tratto di fiume lungo circa 500 metri affrontando rapide con correnti traverse, traghettaggi da una sponda a un'altra e saltare giù da 3 salti di diverse misure e correnti. 30 i partecipanti tra i 20 e i 30 anni, tutti veramente soddisfatti ed entusiasti dell'esperienza. Questo tipo di disciplina si è rivelata divertente sicura e aperta a possibilità di sviluppo. Grazie al successo di quest'evento sono già partiti i corsi di Sup River che potranno essere seguiti estate e inverno presso la scuola rafting di Subiaco. Nello Stand Up Paddle e nello sport in generale si cerca sempre di raggiungere nuovi traguardi, riuscire a visitare luoghi inesplorati o magari come in questo caso tentare di scendere delle rapide come un kayak o un gommone. La caratteristica dello Stand Up è quella di unire due discipline, quella surfistica a quella del kayak o canoa, per questo motivo è nata questa nuova realtà. Questo splendido sport sta aprendo porte su nuovi orizzonti, dando modo a tutti di appassionarsi, che siano amanti del fiume o del mare. Senza precludere la pratica del sup solo ai fortunati che vivono vicini al mare. Per maggiori informazioni su come poter praticare il RIVER SUP potete visitare il sito www.viverelaniene.com oppure www.sportingclubsabazia.it.


SUP SUL

LAGO BLED

E BOHINJ IN SLOVENIA

Testo e foto di Katarina Tomc/Moki

La nostra avventura è cominciata lo scorso anno, quando abbiamo deciso di organizzare un giro di perlustrazione in SUP, andando in avanscoperta di laghi e fiumi in giro per la Slovenia. In Slovenia infatti ci sono un sacco di bacini e corsi d’acqua che avevamo già visto col nostro SUP. Come sempre, anche in questo caso restano impresse le preferenze, che nel mio caso sono state le due uscite sul lago Bled ed il lago Bohinj. Perchè il nome Bled? Potrebbe derivare dalle cremose fette di kremšnita- Bled, come si vedrà alla fine... Sicuramente però la sua bellezza ed unicità sono senza rivali in tutto il mondo.

il tragitto, però, le nostre anime si sono riempite di pace e tranquillità, mentre i nostri occhi stentavano a credere alla bellezza della natura davanti a noi. È quel tipo di bellezza che non può lasciarti indifferente, e finisci il giro in bellezza facendo un tuffo nelle rinfrescanti acque del lago! Ci vediamo in Slovenia!

SUP PLANET SLOVENIA Il SUP apre una dimensione completamente nuova per poter vivere la bellezza della natura slovena, che ci richiama sui suoi fiumi e laghi, senza poi dimenticare il mare. Vuoi fare SUP per una o due ore o tutto il giorno? Scrivici a info@sup-planet.si e ti proporremo un tour su misura.

Questo lago glaciale è davvero qualcosa di speciale per il SUP. Quando sali sulla tavola e cominci a remare verso l’isola, che è la sola isola naturale in Slovenia, si scorge piano piano la cattedrale barocca. Ci fermiamo lì, scendendo dalla nostra tavola per poi andare a fare una camminata sulla scalinata di 99 scalini verso la chiesa, per poi arrivare in cima e suonare una campana portafortuna. Quando poi torniamo verso le nostre tavole incrociamo dei turisti che hanno optato per un mezzo di trasporto più tradizionale, andando sulle tipiche barche pletna del lago Bled. Mentre scivoliamo tranquillamente lungo le rive del lago Bled veniamo accompagnati da gruppi di cigni e turisti che percorrono i sentieri a piedi. Ci allontaniamo poi dalla folla per andare verso il Castello di Bled, che si staglia per oltre 130 metri al di sopra del lago cristallino. Proprio nel momento in cui sentiamo solamente il rumore delle nostre pagaie nell’acqua, dei pesci decidono di saltare fuori 36

dall’acqua per farci quasi perdere l’equilibrio. Eh sì, ci sono un sacco di pesci nel lago. Pesce... Cibo... Dolce... Fame! È ora di fare una pausa ed usciamo per lasciare le nostre tavole nel furgone per poi andare a prenderci una fetta di dolce crema Bled. Con la pancia piena e un bel rifornimento di zucchero nel sangue, guidiamo per un quarto d’ora per andare al più grande e tranquillo Lago Bohinj, che il più ampio lago permamente in Slovenia ed è parte del parco nazionale di Triglav. Questa perla naturale si trova incastonata tra le montagne di Bohinj, che vanno dai 1600 ai 2000 metri. L’acqua è perfettamente cristallina ed è uno spettacolo davvero mozzafiato che t’impone di entrare in acqua col tuo SUP. Abbiamo iniziato il nostro giro dalla zona orientale del lago vicino alla statua del leggendario Goldhorn, per poi superare un ponte dietro cui si trova la chiesa di Giovanni Battista. Abbiamo dovuto remare un bel po’ per andare dalla parte opposta del lago e ritornare. Durante


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Manu Bouvet e Carine Camboulives

Per parecchi anni ho avuto quest’idea in testa, un sogno che continuava ad assillarmi: vedere Tuamotu dall’alto! Questi atolli erano stati scoperti e esplorati solo in parte ed è stata la mia curiosità che li ha fatti diventare la mia ossessione, spinto dalla mia irrefrenabile voglia di scoprire posti nuovi! Avendo conseguito il brevetto per il volo col parapendio a motore da un paio d’anni, quando mi sono trasferito qui nella Polinesia francese, non ci è voluto poi molto tempo prima di poter trasformare questa mia necessità in una realtà, sorvolando finalmente la laguna cristallina di Tuamotu. Assieme a Manu Bouvet, Carine Camboulives e la loro figlia Lou, siamo partiti in missione per realizzare questo nostro sogno, da una prospettiva completamente nuova e mozzafiato, con foto mai viste prima. Una volta caricato tutto il nostro materiale a bordo della “SAUVAGE”, il nostro appartamento galleggiante, ci siamo allontanati il più possibile verso nuovi orizzonti per poi tornare finalmente con una serie di scatti presi direttamente dal cielo sopra agli spot! 40

Il problema principale, una volta a Tuamotu, era trovare un’adeguata zona di decollo e atterraggio! C’era solo reef a perdita d’occhio e poi ancora reef, reef, reef e occasionalmente una piccola lingua di sabbia. Per poter decollare col mio parapendio a motore, idealmente, avrei bisogno di una zona di almeno 50 metri di lunghezza senza alberi ed orientata controvento! La laguna punteggiata da questi atolli non offre molti spazi aperti fuori dall’acqua... Dopo aver guardato un po’ più da vicino, però, abbiamo scovato una piccola isola sabbiosa proprio nel mezzo di una piccola laguna cristallina, che sarà stata sui 20 metri di lunghezza. Sono andato a piedi a controllare e anche l’orientamento rispetto al vento era perfetto, solo che era veramente troppo corta. Avevo bisogno di almeno 50 metri per essere sicuro e ne avevo a disposizione 20 a malapena! Era già mezzogiorno e la temperatura era troppo alta per alzarmi in volo, quindi abbiamo deciso di aspettare ancora un po’, mentre la marea stava calando, in modo da avere anche maggiore rincorsa a disposizione... Dopo circa 2 ore, verso le 2 del pomeriggio, sono tornato su questa piccola isola e, con piacere, ho notato che l’acqua, arretrando, aveva fatto emergere almeno altri 15 metri di pista per me. A questo punto non era

ancora la pista di 50 metri ma erano 35, e dovevo necessariamente farmeli bastare. Ancora prima di partire in volo, quindi, avrei già dovuto fare dei numeri... altrimenti sarei finito in acqua con tutto il mio materiale. Appena tutte le condizioni si sono allineate, ho deciso di provare a decollare. Ho preparato il mio motore, installando l’elica, spiegando il mio parapendio e preparando le mie 2 macchine con 2 lenti. Era ora di provarci! La tensione stava cominciando a farsi sentire. Il motore era piuttosto pesante, sui 25+kg, e con anche tutto il materiale fotografico addosso facevo piuttosto fatica a prendere velocità. Ho fatto gonfiare il parapendio nel vento, ho avviato il motore e mi sono messo a correre il più velocemente possibile, dando poi massimo gas alla manetta appena prima che i piedi toccassero l’acqua ed ecco che yeeewwwwh... sono decollato! Ero in aria, che stavo prendendo velocità e quota, col vento in faccia. Una sensazione eccezionale! Mentre continuo a salire, vedo che il paesaggio marino comincia a cambiare, e sott’acqua la sabbia e il corallo creano dei disegni e dei contrasti di colore assolutamente mozzafiato. Perlustro un po’ la zona dall’alto, cercando di capire dove fotografare di preciso e poi scorgo una piccola imbarcazione ancorata proprio nel bel


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mezzo di una laguna di un colore azzurro intenso assolutamente pazzesco, con un’acqua così cristallina che lascia trasparire perfettamente i testoni di corallo e la secca di sabbia bianca. Manu e Carine cominciano a remare e a esplorare un po’ la zona a bordo dei loro SUP, godendosi al massimo la bellezza mozzafiato dell’area. Io devo concentrarmi sul guidare il mio parapendio a motore ma non posso fare a meno d’immortalare quel paesaggio eccezionale! Quando sono lassù mi devo ricordare i 3 comandi principali per pilotare correttamente il mio

parapendio a motore: una leva a testa per andare a destra o a sinistra e poi la manetta del gas... è molto semplice ma occorre parecchia pratica e dimestichezza per restare in aria! Quindi controllo l’inquadratura che voglio fare, poi mi giro e mi avvicino. Mentre mi avvicino, devo necessariamente lasciare andare i comandi per poter recuperare le mie macchine e iniziare a fotografare. Ci vuole però pochissimo tempo per perdere il controllo del parapendio. Non posso però fare altrimenti, in quanto le foto devo necessariamente farle con entrambe le mani. È

una sfida notevole e mi ci è voluto davvero parecchio per imparare a capire ed attuare come riuscire a fotografare mentre sono in volo. Ora dell’atterraggio, ho consumato tutta la benzina a disposizione, dopo circa un’ora e mezza di volo! Sono ritornato verso il piccolo motu per atterrare su quella piccola isola da cui ero partito poco prima. È stata davvero un’esperienza eccezionale essere in cielo e poter fotografare gli atolli di Tuamotu dall’alto! Voglio assolutamente rifarlo! Si sta facendo buio e devo incominciare ad

Il popolato reef di Tuamotu con pesci piccoli e grandi...

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Manu surfa la perfetta sinistra di Tuamotu con il reef che affiora.

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Life style.

impacchettare il mio materiale. Una volta ritornato sulla braca, tutti sono ansiosi di vedere il risultato del mio volo aberrante nel cielo quel giorno! Appena abbiamo visto gli scatti, siamo rimasti tutti a bocca aperta! Non vedo l’ora di riprovarci, e spero che anche la prossima volta il tempo sarà così favorevole, in modo da poter sorvolare nuovamente la zona! Improvvissamente scorgiamo il picco proprio davanti alla nostra barca formarsi perfettamente, con un intero set che si stava allineando per rompere sul reef. Il timing non poteva essere migliore e sicuramente non avrei mai perso un’occasione del genere! Ci siamo preparati tutti, ognuno col rispettivo

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materiale, ed ecco che mi stavo preparando a sorvolare nuovamente quel paradiso! Ho sorvolato lo spot e il pass sul reef, e, devo ammettere, che le linee che arrivavano erano davvero perfette. Sembrano dipinte, mai visto nulla del genere prima! Manu si trova sullo spot tutto solo, senza nessuno intorno, a parte il paesaggio assolutamente evvezionale. Continua a prendere un’onda dopo l’altra, mentre io cerco di guidare il mio parapendio in modo da passare nelle sue vicinanze al momento perfetto. Il tutto è davvero complicato perchè devo quindi volare verso il mare aperto per vedere quando un set potrebbe arrivare, per poi andare ad inseguire nell’altro senso il rider aspettando e sperando che parta su una delle onde. E proprio mentre sta per partire, io prendo in mano le mie telecamere e comincio a scattare puntando sull’onda più grande del set. Manu, che è in acqua, mi vede e cerca di prendere l’onda che gli indico io, in modo da essere pronto

sotto il mio obbiettivo. Cosa?!? Ma c’è perfino uno squalo che passa sotto la tavola di Manu mentre surfa?!!? Questo è assolutamente incredibile! Non posso veramente capacitarmene, riguardo lo scatto mentre sono in volo e non ci credo... è pazzesco! C’è uno squalo nella foto proprio sotto alla tavola di Manu! Continuo a volare sullo spot e Manu continua a surfare onda dopo onda, senza aver la minima idea di cosa ci sia sotto! Dopo circa due ore e un sacco di scatti interessanti arriva il momento di atterrare, in quanto ho finito nuovamente la benzina e sta anche cominciando ad alzarsi il vento... Il tempo totale in volo è stato piuttosto breve ma siamo riusciti a scattare e ad ottenere ciò per cui eravamo venuti. Una volta a terra ho mostrato lo scatto con la squalo a Manu e anche lui è rimasto assolutamente esterrefatto! Era ormai da anni che sognavo di sorvolare gli atolli di Tuamotu e finalmente ce l’abbiamo fatta! Sono davvero contentissimo di aver ottenuto quello che volevo e spero che le foto piacciano a tutti i lettori di SupTime. È stata una vera sfida, e la difficoltà l’ha resa ancora più sofferta ma eccezionale. Spero davvero di poter scrivere così anche nel mio prossimo report, magari con altri scatti aerei! A presto... Ben Thouard


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Lo spettacolo di intubarsi sotto al Ponte di Rialto. Š Valerio Moretta/RRD

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Giunta alla sua terza edizione Surfin’Venice sta diventando un evento classico nel panorama degli eventi SUP in Italia e nel mondo. Ma ogni evento che si rispetti nasconde qualche piccolo segreto e un po’ di pazzia da parte degli organizzatori. Siete pronti a scoprire cosa ci ha riservato questa edizione 2012? Testo: Ovidio Ferrari Foto: Valerio Moretta, Fabrizio Luca, Mirko Destro graphitestudio.it

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La partenza dall’Excelsior per andare a fare la parata. © Valerio Moretta/RRD

150 amanti della tavola e della pagaia si sono ritrovati domenica 16 settembre allo scalo del mercato ittico, al Tronchetto di Venezia, per vivere un’altra esperienza unica e indimenticabile. Il programma del giorno elaborato dall’inarrestabile Eliana Argine, organizzatrice e local di Venezia, prevede la registrazione dalle 8 alle 10 e poi l’imbarco e la partenza per raggiungere il campo di gara posizionato al Lido proprio di fronte all’Hotel Excelsior. Per intenderci, l’Hotel che ospita i divi di Hollywood durante la mostra del Cinema di Venezia!

IMPREVISTI DEL MESTIERE Aspettando l’arrivo delle tavole di fronte alla sede Bucintoro. © Fabrizio Luca/RRD

Aurelio e Attilio Verdi. © Valerio Moretta/RRD

Una sosta per recuperare le energie. © Valerio Moretta/RRD

Logicamente tanto per rendere un po’ più pepata una giornata che di per se rappresenta già una bella sfida, durante la notte si è alzata una bella Bora, per cui il mare è bello attivo, con onde! Mentre procedo ad assegnare lycra e numeri agli iscritti alla gara, ricevo la prima telefonata di panico della giornata: i team rider RRD che da Jesolo dovevano raggiungere il campo di gara direttamente in gommone, si trovano nella complicata situazione di dover decidere se mettersi in mare esponendosi ai rischi della navigazione sottocosta con mare grosso oppure rinunciare a partecipare all’evento. Anche se a malincuore consiglio di prendere la decisione più prudente e continuo a spillare numeri sulle lycra bianche e rosse della manifestazione.

TRANSFER 1 Nel frattempo partono due mototopi col primo carico di tavole e attrezzatura da portare al Tronchetto. E di seguito parte anche la barca Gran Turismo con gran parte degli iscritti a bordo. Appena la barca si allontana dall’ormeggio mi accorgo che la boa per la gara è rimasta sul molo. Ops. Partirà col secondo giro di mototopi, ma probabilmente rallenterà le procedure di partenza della gara. Nel frattempo Attilio (Verdi, ndr.) mi chiama dal Lido per confermarmi che hanno già scaricato tutto, e che stanno per ritornare per fare il secondo giro. Il mare è bello mosso e quelli dell’organizzazione avranno il loro bel daffare ad organizzare il campo di gara e far partire per tempo la regata. La notizia positiva è che a quanto pare sono già sbarcati anche i fratelli Giusti, che sono arrivati col gommone portandosi al traino le tavole SUP Race! Grandi ragazzi!

LA GARA La partenza della gara è in netto ritardo anche per via della lunghezza del transfer di attrezzatura e iscritti dal Tronchetto al Lido, e finirà col fare slittare tutto il programma della giornata. Per fortuna a dare supporto agli organizzatori c’è anche Roberto Domenichini, che prende in mano la situazione e improvvisa un percorso di gara che permette agli atleti di fronteggiare le impegnative condizioni meteo. A dominare ancora una volta la flotta degli sfidanti è l’incredibile Leonard Nika, 48

che col suo 12’6 macina i chilometri del difficilissimo campo di gara come se niente fosse e in poco più di 37 minuti taglia la linea di arrivo, precedendo il 14’ di Daniele Guidi, Fabrizio Gasbarro e Pietro Fazioli. Poi nell’arco di un minuto tagliano il traguardo Paolo Marconi e Davide Codotto (secondo e terzo classe 12’6), Roberto Mandoloni (primo classifica Grand Master), Jacopo Giusti e Maestri Massimo (Primo classe Kauna). Da segnalare anche le prestazioni dell’inossidabile Peter Bridgman che si impone nella classifica Gran Kauna, Padovani Stefano primo dei master e fra le donne si impone a sorpresa Manca Notar che si impone sulla forte Silvia Mecucci. Gianluca Penzo invece vince la classifica Allround maschile, mentre l’agguerritissima Anna Boscolo vince la classifica Allround femminile.

ACQUA ALTA? Mentre i ragazzi si danno battaglia di fronte all’Excelsior, io ne approfitto per fare un sopralluogo in vaporetto lungo il Canal Grande assieme ai gemelli Attilio e Aurelio per rubare qualche scatto con la complicità dei nostri fotografi Valerio e Fabrizio. Il forte vento di bora ha alzato notevolmente il livello dell’acqua e ci fa sfiorare il brivido dell’acqua alta a Venezia. Inevitabile una sosta calibrata in zona Ponte di Rialto e Mercato del Pesce, prima di salire sul Vaporetto successivo con i nostri SUP gonfiabili in spalla, destinazione Lido. Quando arriviamo all’Excelsior, le velleità agonistiche dei nostri paddler si sono esaurite già da un po’, il vento si è calmato e anche il mare sta cominciando a rilassarsi. Le tavole race si stanno facendo un bel bagno di sole sulla spiaggia, mentre il popolo in canotta a strisce bianco-rosse si è spostato in prossimità del ristorantino ai margini della spiaggia del Grand Hotel. Mentre i paddler si godono il meritato pasto, l’instancabile Eliana comincia ad estrarre i premi a sorte per recuperare un po’ di tempo e limitare il ritardo sulla tabella di marcia della manifestazione.

TRANSFER 2 Il passaggio con la tavola sotto braccio nel sottopassaggio che dalla spiaggia dell’Excelsior porta al porticciolo privato alle spalle dell’hotel è davvero particolare, come tutto quello che succede quando si è a Venezia. Le tavole vengono lasciate davanti all’ingresso posteriore dell’hotel, in attesa che Brad Pitt o George Clooney facciano capolino per caricarle sui mototopi per il secondo transfer di giornata. Io invece mi accodo con tutti i partecipanti per salire sulla barca Gran Turismo che secondo programma avrebbe dovuto portarci all’isola di S. Giorgio dove avremmo dovuto fare la foto di gruppo con tutti i partecipanti prima della partenza della sfilata conclusiva lungo il Canal Grande. Peccato però che proprio nello stesso pomeriggio fosse in programma una


Il primo gruppo di parte per la parata al calar del sole. © Fabrizio Luca/RRD

Una stupenda prospettiva di Venezia con l’acqua alta. © Fabrizio Luca/RRD

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Pronti... Via! La partenza della gara nelle acque agitate dalla fresca bora. © graphitestudio.it

manifestazione non autorizzata del movimento “no grandi navi in bacino” in protesta contro il passaggio delle grandi navi da crociera che passano quotidianamente davanti a Piazza San Marco, con conseguente mobilitazione generale da parte delle forze dell’ordine e blocco immediato per ragioni di sicurezza di qualsiasi tipo di attività e manifestazione collaterale, Surfin’Venice inclusa.

© graphitestudio.it

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Per fortuna questa volta a correre in soccorso di Eliana e della Surfin’Venice ci ha pensato un enorme (nel vero senso della parola) Daniele Scarpa e la Società Remiera Bucindoro, che ci hanno messo a disposizione l’approdo sicuro della loro sede sul Canale della Giudecca che si trova immediatamente all’inizio del Canal Grande. Quindi la manifestazione ha potuto completarsi anche

nella sua parte più spettacolare, con il previsto cruising lungo l’incredibile Canal Grande di Venezia, saltando solo la parte iniziale della foto di gruppo davanti a S. Marco.

GUERRIGLIA URBANA Mentre aspettiamo l’arrivo dei mototopi con le tavole per la sfilata, assistiamo a vere e proprie scene di guerriglia urbana, con manifestanti asserragliati su barchette di ogni tipo e forze dell’ordine schierate con tutti i mezzi a disposizione, dalle moto d’acqua agli elicotteri. All’inevitabile e inesorabile passaggio dell’attesa nave da crociera si è scatenato un mezzo parapiglia, con imbarcazioni che cercavano di rallentare il lavoro dei rimorchiatori, altre imbarcazioni che mantenevano i rivoltosi nei ranghi, cori di protesta, lancio di fumogeni e chi più ne ha più ne metta. Intanto sulla riva tutti i partecipanti della Surfin’Venice continuavano ad osservare increduli quanto stava succedendo, nella fremente attesa di poter fare scivolare silenziosamente le nostre tavole sulle acque di questa città straordinaria. La protesta di una parte di Venezia contro il passaggio di queste navi enormi e delle navi a motore in generale non è una cosa nuova, e nasce da una reale sofferenza fisica della struttura stessa della città che si sta rovinando sotto


Momenti di competizione... © graphitestudio.it

l’azione inesorabile delle onde generate da questo tipo di traffico. Manifestazioni sportive come la Surfin’Venice vengono sostenute dalle remiere di Venezia proprio perché si allineano perfettamente con quella che è la filosofia e la cultura del remo per una città come Venezia. In pratica anche a Venezia sta un po’ succedendo quello che succede in altre grandi città storiche italiane, in cui la popolazione locale chiede a gran voce il blocco del traffico automobilistico nel centro storico. Nelle altre città il problema sono le auto e i camion e la soluzione sono i mezzi pubblici e le biciclette, a Venezia il problema sono le imbarcazioni a motore grandi e piccine, e la soluzione sono i vaporetti pubblici e le imbarcazioni a remi. Come sempre, però, prima ad arrivare a manifestazioni di protesta come quella a cui abbiamo avuto la sfortuna di dover assistere, che mettono a repentaglio la vita e il lavoro di tante persone, ci sono tanti altri passaggi che in una società civile dovrebbero essere attuati per fare sentire la propria voce in maniera più civile e più efficace. Comunque sia, abbandoniamo i moti di piazza e ritorniamo al moto generato da una pagaia mentre si sta in piedi su una tavola.

VENICE CRUISING Sulla sponda della sede Bucintoro assieme a tutti gli altri iscritti in attesa dell’arrivo delle tavole per

la sfilata ci sono anche Alessandro Benetton e Deborah Compagnoni, che oltre ad essere due VIP sono anche due grandi sportivi e non si sono lasciati sfuggire l’opportunità di vivere Venezia pagaiando su una tavola da SUP. Quando arrivano le tavole il sole è ormai al tramonto, la tabella di marcia è completamente saltata, ma poco importa. Tutti quanti abbiamo solo voglia di berci il Canal Grande in un sorso solo, sulla via di rientro verso il Tronchetto e verso casa. I partecipanti si dividono in gruppi per non ostacolare il normale traffico urbano della città. Io parto per ultimo nell’ultimo gruppo, e mi unisco ad Attilio, Alessandro e Deborah che sono già pronti ai blocchi di partenza. Mettiamo la tavola in acqua in un canale di fianco alla sede Bucintoro

che porta direttamente sul Canal Grande e partiamo. Devo dire che questa è la mia terza edizione della Surfin’Venice, ed ho avuto anche altre occasioni di pagaiare su queste acque, ma mai prima d’ora lo avevo fatto a quest’ora, col sole al tramonto, la luce calda della sera che gioca con i colori della città e con i riflessi delle acque che sono molto più calme che durante la mattina o il pomeriggio, dal momento che il traffico è molto minore. Pagaiare facendo scivolare la tavola fra gondole e variopinti paletti di ormeggio fin quasi sulle scalinate degli spettacolari palazzi storici da un benessere particolare, che non fa sentire minimamente la lunghezza del percorso. I chilometri passano in un attimo, o forse no, visto che arriviamo al Tronchetto che è praticamente 51


Romantic moments... © Fabrizio Luca/RRD

buio, ma poco importa. Anche questa edizione delle Surfin’Venice è stata un successo. Sulla sponda vedo solo persone contente di poter dire “c’ero anch’io” che si danno un gran daffare per caricare le grandi tavole su auto e furgoni, forse un po’ stanchi, ma tutti col sorriso sulle labbra. Arriva anche il mio turno di recuperare la macchina e caricare la tavola. Passo a salutare Attilio, Aurelio, Claudio, il mitico Bosi e poi naturalmente Eliana, che mi promette che ci incontreremo presto per cominciare ad organizzare la prossima edizione. È sopravvissuta

a questa fantastica giornata, ma è completamente esausta: troppo stress. Mi promette che l’anno prossimo sarà un’edizione all’insegna del relax e puro divertimento. Come sempre la prendo in parola. Grazie Eliana.

RINGRAZIAMENTI di Eliana Argine Presidente Surf Club Venezia. Ringraziando tutti i partecipanti per la solidarietà e l’affetto che li lega a questo grande appuntamento del SUP italiano, un particolare ringraziamento va a Roberto Domenichini per il

suo determinante intervento, il grande Daniele Scarpa e Società remiera Bucintoro per averci ospitato, Forza Rosa che ha aperto il corteo su Canal Grande, il poliedrico e multiforme Team Progetti – Segatoo nella persona di Guido Rosei, e naturalmente tutto lo staff del Surf Club Venezia che si è fatto in quattro: Sissi, Barbara, Sara, Tehila, Luca, Alvise, Felix, Rachele e Simone Fantinelli sponsor delle barche usate per i trasporti, e VTP. Arrivederci a tutti all’anno prossimo! Per le classifiche complete

Una spettacolare vista della partenza della gara. © graphitestudio.it

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Alaska Robby Naish Kai Lenny

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TESTO DI Robby Naish FOTO DI Johnny Decesare

Se fossi alla ricerca di uno scenario, natura e condizioni in acqua che sono diametralmente opposte rispetto a quelle delle Hawaii, l'Alaska sembra un ottimo punto di partenza, specialmente dopo aver visto le condizioni estreme che i pescatori di "Deadliest Catch", la serie televisiva su Discovery Channel. La zona sembra davvero ideale per un'avventura al limite. Era giĂ da un po' di tempo che stavamo cercando di organizzare un viaggio in Alaska, sia per provare a fare kitesurf che standup, coordinandoci con Scott Dickerson di Surf Alaska. Ci ha mandato alcune foto dell'onda di marea che risale un'insenatura per chilometri con l'alzarsi della marea con la luna piena, e anche altri scatti di surf da onda con condizioni di tutto rispetto. Alla fine quindi abbiamo optato per un viaggio basato sia su kite e sup, facendo arrivare il campione del mondo di kitesurf, Kevin Langeree (che se la cava piuttosto bene anche in SUP) ed il campione del mondo di SUP, Kai Lenny, che va altrettanto bene in kitesurf ed in qualsiasi altro sport acquatico. Il vero problema era riuscire a trovare il modo di combinare i miei impegni, quelli di Kai e di Kevin, in modo da non perdere nessun impegno importante, e siamo riusciti a cavallo tra un evento e l'altro. I ragazzi sarebbero partiti in anticipo, e li avrei poi raggiunti dopo qualche giorno appena avessi finito i miei impegni alle Hawaii. Kai Lenny, Campione del Mondo SUP Surfing e Race, e Robby Naish!

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I PRIMI GIORNI Kai e Kevin sono andati in avanscoperta ad Anchorage, dove sono stati accolti da Scott Dickerson, che aveva già organizzato tutto. Si sono poi diretti verso Girdwood, a circa un’ora di macchina da Anchorage, per fare kite in alcuni degli spot e vedere per la prima volta l’infame onda di marea a “Turnigan Arm”. Fa piuttosto freddo, ma non eccezionalmente, attorno ai 10°C. Già quel pomeriggio, hanno surfato l’onda di marea sulle loro tavole da sup short board, davanti ad un’onda dal mezzo metro al metro e mezzo ma che risaliva controcorrente per più di un miglio! Mi hanno mandato delle foto di quella prima giornata la sera stessa e mi hanno già fatto venire invidia... Il giorno successivo hanno guidato verso Seward, dove poi sono saliti su Milo, una barca di 58 piedi, trasformata da peschereccio a nave da esplorazione, con posti letto comodi per una ciurma fino ad 8 persone. Lasciato Seward, sono partiti in esplorazione dell’enorme costa

dell’Alaska, che è una successione infinita di baie gigantesche, molte delle quali proseguono per molti km nell’entroterra fino ad arrivare ai ghiacciai che sono sempre presenti. Anche il giorno successivo è un altro che mi dispiace parecchio aver perso. I ragazzi hanno preso lo zodiac per risalire un fiume e arrivare in un bacino pieno di iceberg, proprio ai piedi del ghiacciaio. Le loro parole e le immagini che surfavano proprio sotto a quel gigante azzurro possono spiegare la loro fortuna e esperienza molto meglio di quanto possa io. Eccezionale è dire poco. Il giorno successivo hanno proseguito lunga la costa e dopo poco hanno trovato un’onda carina per il sup, restando in acqua fino a sera e remando assieme alle orche! Sembrava che dietro ad ogni angolo ci fosse una sorpresa eccezionale ad attenderli, ed il paesaggio aperto offriva forme di vita a perdita d’occhio… tranne altre persone!

Kevin attacca il lip.

Kevin e Kai davanti alla maestosità del ghiacciaio.

Kai, Kevin e Robby Naish.

L’ARRIVO DELLO ZIO ROBBY Mi sono poi messo in viaggio a mia volta per incontrarmi con la crew, andando prima ad Honolulu, e poi ad Anchorage, per arrivare in una piccola cittadina chiamata Homer. Sono arrivato all’aeroporto di Homer alle 7:30 di mattina con un aereo bimotore dell’Air Alaska, con a bordo circa altre 10 persone. Da lì sono poi salito a bordo di un idrovolante a 4 posti gestito dalla Stellar Air Service. Normalmente volano solo 3 o 4 mesi all’anno, durante il periodo di pesca estiva e di gite alla scoperta degli orsi. Per il resto dell’anno, come quasi tutte le altre attività in Alaska, chiudono per l’inverno o si spostano in zone più calde dove c’è maggiore richiesta. Siamo decollati dalla superficie perfettamente liscia del lago all’alba e abbiamo volato verso est per una mezz’ora, sorvolando le montagne e i ghiacciai alla ricerca della Milo. Sapevamo a grandi linee in che zona si trovasse la barca, ma

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nella vastità dell’Alaska non riuscivo a non pensare a quei racconti di piccoli aerei precipitati che non sono mai più stati ritrovati nell’immensità della natura del luogo. In una zona in cui le giornate di sole sono una rarità, abbiamo avuto davvero una fortuna notevole ad avere giornate senza una nuvola in cielo, solo cielo blu e sole splendente. Dopo aver sorvolato una catena montuosa per circa 20 minuti, siamo finalmente arrivati nella zona in cui avrebbero dovuto essere i ragazzi. Finalmente, abbiamo scovato la Milo, ancorata in un profondo fiordo alla base di un enorme ghiacciaio che si tuffava dritto nell’Oceano. Abbiamo cominciato a volteggiare attorno alla Milo mentre ci abbassavamo per atterrare sull’acqua perfettamente liscia e cristallina, con un atterraggio perfetto. Dopo aver assicurato l’idrovolante alla barca con

una cima, siamo saliti a bordo e abbiamo cominciato a scaricare tutto il materiale (12’6” One gonfiabile, 2 kite, una 5’5” Global e un paio di nuove mute più qualche altra cosa indispensabile.) Quando l’aereo è poi ripartito ci ha letteralmente abbandonato in mezzo al nulla. Il silenzio e la tranquillità assoluta del posto sono davvero difficili da descrivere a parole. Ero già eccitato! Non vedevo l’ora di entrare in acqua. Dopo aver svegliato Kai e Kevin che stavano dormendo beati nelle stanze inferiori, abbiamo gonfiato le nostre tavole da SUP e siamo andati ad esplorare il ghiacciaio più da vicino. Non sembrava fossimo solo a un paio di centinaia di metri, ma più ci avvicinavamo scivolando sull’acqua ghiacciata, più ci rendevamo conto di quanto enorme fosse quella massa di ghiaccio centenario. Remare circondati da blocchi di ghiaccio è una

sensazione davvero inusuale. C’erano anche un sacco di cuccioli di foca da ogni parte, e diventavano sempre più curiosi man mano che ci avvicinavamo. Il ghiacciaio continua a fare rumori sinistri e cupi, in quanto è in continuo movimento e si continua a crepare e riformare. Sembra quasi ci sia un temporale da quanto forte rimbomba il rumore nelle ampie vallate circostanti. Circa ogni minuto un blocco di ghiaccio di dimensione notevole si staccava dalla parete del ghiacciaio esplodendo a contatto con l’acqua. I blocchi più grossi creavano anche delle mini-tsunami che riempivano l’intera baia e rimbalzavano sulla parete del ghiacciaio. Abbiamo remato lungo la parete principale per oltre un’ora, aspettando pazientemente di veder pezzi sempre più grossi cadere in acqua. Nella parte sinistra c’era una crepa gigantesca, e quindi abbiamo pensato bene di guardare da vicino, in quanto 57


c’era la possibilità che l’intero pezzo si staccasse. Così è stato! Inizialmente s’è staccato un pezzo veramente grosso, che faceva presagire l’inizio del collasso, quindi io e Kai abbiamo remato come pazzi verso sinistra, che è però più difficile che dirlo dovendo fare lo slalom tra i blocchi di ghiaccio. Le tavole gonfiabili erano perfette, ma il profilo della mia pagaia sembrava fosse stato sbattuto per ore contro le rocce.

IL GHIACCIAIO Proprio mentre io e Kai ci stavamo riposizionando nella zona sinistra del ghiacciaio, tutta la parete è collassata. Tutto è iniziato con un singolo pezzo che già di per se aveva creato un’onda piuttosto grossa lungo la parete del ghiacciaio, e poi, tutto il secondo pezzo è andato... i nostri cuori pompavano a mille... Tonnellate e tonnellate di ghiaccio sono esplose in acqua con un boato terrificante. Questa volta l’onda generata era davvero spaventosa. Un tubo congelato pieno di pezzi di ghiaccio si è schiantato contro la parete del ghiacciaio mentre un intero set di onde si dirigeva minaccioso verso me e Kai. Sebbene fossimo in un canale di circa 200 metri di profondità, non eravamo per niente sicuri che le onde non avessero rotto su qualche blocco di ghiaccio e mentre si avvicinavano sempre più i nostri cuori continuavano a pompare. Fortunatamente, come prevedibile, non hanno rotto e ci sono passate sotto senza problemi, però è stata eccitazione pura... come guardare il discovery channel dal vivo. Qualsiasi cosa da quel punto in avanti era nulla a confronto, e quindi abbiamo deciso di chiudere in bellezza e caricare tutto il materiale sulla barca e ripartire verso il mare aperto. Mentre stavamo tornando, ci è venuta la brillante idea di provare a surfare l’onda della Milo. La poppa era piuttosto larga e la prua alta e aggressiva, e io avevo proprio voglia di surfarmi qualche onda, anche se provocata da una nave. Essendo il più giovane e il più iperattivo che sembra non volere ma togliersi la muta, Kai è andato per primo. E se l’è goduta. Anche in maniera eccessiva. Nel senso che ha continuato ad andare, e surfare, e andare... finchè poi è aumentato il vento, mentre noi eravamo ancora in muta ad aspettare, ed ecco che poi ci è passata la voglia e basta. La prossima volta il più vecchio andrà per primo. Abbiamo poi navigato nel prossimo fiordo, saltando nuovamente sulle nostre tavole gonfiabili per esplorare la costa coperta di pini, alla ricerca di orsi neri. Ne abbiamo infatti avvistato uno su una spiaggia rocciosa mentre mangiava la carcassa di un cucciolo di balena morto, ma non è rimasto in zona per molto dopo il nostro arrivo. Abbiamo quindi remato lungo la baia, per poi scendere su un’altra spiaggia rocciosa per

esplorare le tonnellate di plastica e rifiuti arenati, quasi tutti provenienti da oltre oceano. Centinaia di piccole boe da pesca sono arrotolate intorno alle rocce, assieme ad una strana collezione di altri oggetti che sembrano caduti dai container delle navi cargo. In questa baia, specialmente, c’erano lattine e schiaccia mosche di alluminio, che io ho trasformato in una specie di scultura. Le tavole gonfiabili One erano la scelta perfetta per esplorare la costa, capaci di navigare facilmente anche nell’acqua bassa e tra vari ostacoli, senza doversi minimamente preoccupare di scheggiare o rovinare la chiglia e carena. Abbiamo poi trovato una cascata d’acqua dolce che si tuffava nell’oceano e abbiamo quindi deciso di fermarci per farci una bevuta per poi ritornare alla Milo per cena. Sebbene normalmente non mi piaccia così tanto stare in barca, con una bottiglia di Dramamine e un paesaggio incredibile in qualsiasi direzione guardassi, mi stavo davvero divertendo e non ho nemmeno avuto una parvenza del mio usuale e fastidioso mal di mare...?!?

IL BANCHETTO DEGLI ORSI Dopo una cena deliziosa sulla nave, ci siamo messi in viaggio lungo la costa, cadendo in un sonno profondo mentre scivolavamo sull’acqua perfettamente liscia. La mattina seguente ci siamo svegliati che eravamo già ancorati in un’altra profonda baia. Il piano della giornata era di risalire un fiume in SUP, che solitamente è pieno zeppo di orsi neri che vanno a caccia di salmoni che depongono le uova in quel periodo. Ancora una volta, il tempo era davvero eccezionale, con un cielo assolutamente azzurro e perfino aria piuttosto calda. Abbiamo continuato a remare dall’Oceano fino all’entrata dello stretto fiume e da subito ci siamo resi conto della puzza di pesce marcio che sembrava fosse ovunque sul letto. Più siamo risaliti, più pesce morto c’era nel fiume. Sembrava quasi di essere in un film horror, in quanto con l’acqua così cristallina sembrava di remare direttamente sopra alle carcasse di quei poveri pesci. Ovviamente, sugli argini, c’erano numerosi orsi che si gustavano l’abbondante banchetto di salmone, senza far fatica, mentre loro letteralmente morivano di fatica per tornare a riprodursi nel posto dove loro stessi erano nati. Era come essere ad un buffet per orsi. Anche questa volta, non erano particolarmente interessati a restare in zona per controllare quali fossero le nostre intenzioni, e sono tutti tornati nella foresta senza pensarci due volte. Ancora una volta, le tavole gonfiabili si sono rilevate la scelta perfetta per continuare a remare senza fatica risalendo nell’acqua bassa del fiume, togliendo perfino le pinne in alcuni tratti particolarmente bassi.


Kai Lanny se la surfa alla grande con un abbigliamento tecnico decisamente invernale.

Kai è l’unico ad essere riuscito a surfare l’onda della Milo.

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UN PO’ DI KITE E DI SUP Le previsioni davano una tempesta piuttosto interessante in arrivo quella stessa notte, quindi abbiamo deciso di abbandonare l’esplorazione e cominciare a tornare verso Homer. Ci siamo poi arrivati ad inizio serata. Abbiamo dormito l’ultima sera in barca nel porto di Homer, e il mattino seguente c’era vento side onshore. Dopo una veloce colazione alla Cosmic Cafe… “colazione, pranzo e spuntino messicano” e una lunga e sofferta decisione su dove andare a surfare, abbiamo caricato tutto sulla macchina di Scott con rimorchio incorporato per poi andare in spiaggia. Abbiamo armato il nostro materiale da kite, proprio alla base dell’estuario di Homer. C’era vento da 12-14 metri con onde piuttosto divertenti di beachbreak sul metro e mezzo. Kevin (conosciuto nel nostro gruppetto come “il Cuneo” per la forma triangolare del suo torso costruito da una vita in kite) stava facendo tutto a pezzi sulla sua twintip come sempre, mentre Kai ha optato per una tavola senza strap, per poi prendere la tavola con strap per fare un po’ di salti. Io ho optato per la mia solita Global 5’5 che è praticamente la tavola perfetta per ogni condizione. Al di fuori di un piccolo incidente comico in spiaggia in cui tutti i nostri kite si sono aggrovigliati, e abbiamo quasi rischiato di falciare il nostro videographer Johnny Decesare e Kevin che è saltato sul kite per fermarlo a terra e con la sua delicatezza ha fatto scoppiare la camera d’aria... è stata una session piuttosto divertente. Ho provato a surfare con le scarpette finchè la mia 14 è morta. Appena ho messo la 12 sono uscito a piedi nudi. Anche quando c’è freddissimo, non riesco proprio a surfare con le scarpette. Fare kite con le montagne innevate come sfondo è piuttosto surreale, specialmente quando ci sono delle piccole onde con cui giocherellare! Dopo pranzo abbiamo guidato per una mezz’oretta, per girare dietro l’angolo e andare in una spiaggia più esposta, per uscire tutti soli mentre il vento stava per calare definitivamente, troppo leggero anche per le Fly. Siamo poi tornati verso Homer per fare una piccola session di SUP al tramonto, surfando senza un alito di vento e con l’acqua 60


Alaska con i suoi paesaggi mozzafiato.

L’interminabile surfata dell’onda di marea.

Ideali condizioni per il SUP! Lo stile del Campione del Mondo SUP, Kai Lenny.

L’ONDA DI MAREA perfettamente liscia. Siamo usciti tutti e tre e ci siamo davvero divertiti un sacco, surfando onde di un metro perfettamente lisce, mentre vedevamo che la luna cominciava a far capolino da dietro le montagne. Abbiamo surfato fino alle 10 di notte, quando il sole è finalmente tramontato, concludendo una lunga ma bella giornata. La mattina seguente ci siamo messi in macchina e abbiamo guidato per svariate ore per tornare a surfare l’onda di marea nel fiume, sentendo che ci sarebbe anche stato un po’ di vento e ci sarebbe stata la possibilità di surfarla col kite, cosa che apparentemente succede piuttosto di rado. Durante il lungo tragitto non potevamo non fermarci da Taco Bell, dove io e Kai ci siamo fatti la nostra dose, mentre sia Scott che “il Cuneo” ci fissavano disgustati. Dopo una bella session di kite sull’onda di marea, abbiamo poi caricato il materiale e ci siamo spostati ancora un po’ sottovento verso Arm per surfare un piccolo estuario mentre il vento calava lentamente, mettendoci in saccoccia un’altra bella giornata di kiting con tempo bellissimo. Aspettando l’ultima session di sup sull’onda di marea, siamo rimasti a dormire la notte in un classico alberghetto da 10 stanze, proprio lungo l’autostrada. Sembrava di essere sul set di un film dell’orrore degli anni ‘70, ed anche i mobili lo erano...

Surfare l’onda di marea sul sup è stato davvero figo, ma anche davvero difficile e quasi scoraggiante allo stesso tempo. Abbiamo camminato sul banco di sabbia verso l’ingresso del fiume, per poi remare leggermente sottovento e arrivare al punto in cui l’onda avrebbe cominciato a rompere per poi surfarla a risalire il fiume. Ovviamente è arrivata in ritardo rispetto al previsto. Fortunatamente poi è arrivata ed era davvero divertente all’inizio. Dopo un po’ che la surfi, però, cominci ad annoiarti e cominci a spingere di più sui rail, incrociandoti con gli altri e facendo altre stupidate. Ed ecco che perdi la spinta necessaria e perdi anche l’onda. Si riesce anche a surfare un po’ l’onda subito dietro a quella principale, ma poi devi per forza finire per scavalcarla per tornare su quella principale, andando a prendere l’incrocio verso uno dei due argini. Al centro, infatti, l’onda è molto più lenta rispetto ai lati (perchè è in acqua più profonda) e se remi verso gli argini quindi riesci ad accelerare per poi prendere l’onda principale e poi ritornare nuovamente verso il centro, continuando a surfare, ma adesso sull’onda davanti. È piuttosto faticoso ma abbastanza divertente, pensando che poi continuare a surfare senza pausa. Io ho fatto il pagliaccio ed ho perso l’onda per ben due volte... e quindi ho praticamente passato tutto il mio tempo a cercare di remare come un pazzo per

riuscire a riprendere l’onda principale! Nonostante ciò, è stata comunque un’esperienza eccezionale e sicuramente sia Kai che Kevin ne parleranno per un bel po’. Abbiamo surfato per 23 minuti consecutivi! Kevin ha surfato tutto il tempo senza uscire una sola volta, mentre Kai ed io abbiamo surfato un po’ meno. Siamo però riusciti a surfare tutti insieme per l’ultimo quarto di miglio, mentre l’onda stava cominciando ad affievolirsi. Ovviamente non è Pipeline, ma surfare per così tanto tempo è sicuramente un’esperienza che non capita tutti i giorni! Quella notte siamo ritornati verso Anchorage, dopo aver mangiato altro cibo messicano, ci siamo trovati una stanza in un albergo vicino all’aeroporto e la mattina ognuno è andato per la sua strada: Scott è tornato a bordo della sua Milo per fare un altro viaggio verso la costa del Kodiak, Johnny è tornato a LA, Kevin in Olanda, mentre Kai ed io siamo tornati a Maui. Siamo stati davvero fortunati in termini di tempo, e durante l’intero viaggio abbiamo goduto della natura più vasta, selvaggia e incontaminata che si possa immaginare. Sia il kite che il sup sono stati davvero di ottima qualità e tutti i local ci hanno accolto calorosamente. Se volessi fare un viaggio in un luogo eccezionalmente bello e selvaggio, con o senza i tuoi giocattoli preferiti... l’Alaska dovrebbe essere in cima alla tua lista! 61


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La spettacolare vista aerea di Dziani Dzaha, scenario di svariate leggende.

Mayotte ALLA

RICERCA DEL PARADISO

TESTO DI Marian Rey FOTO DI Denis Rey

La seconda laguna più grande sulla faccia della terra dopo la Nuova Caledonia è certamente un invito irrinunciabile per ogni amante del SUP. Spinti dalla continua fame di paesaggi selvaggi ed incontaminati, andiamo alla ricerca delle onde, incontrando nuove culture e scoprendo angoli sempre più remoti... e quale posto migliore può offrirci tutto questo se non l'Oceano Indiano? Appena fuori dal canale del Mozambico, tra l'Africa ed il Madagascar, a circa 8000 km dal mainland francese, c'è uno dei "Départements" più segregati... Mentre siamo ancora in volo, appena prima di atterrare all'aeroporto di Dzaoudzi, davanti a noi scorgiamo un enorme parco giochi che ci aspetta. Una laguna immensa, circondata da un reef corallino e punteggiata da una trentina di isolette. Appena mettiamo i piedi a terra, dopo circa 2 ore e mezza di volo, percepiamo immediatamente l'atmosfera e l'umidità tropicale. Sulla pista le famiglie accolgono i loro cari a braccia aperte con delle bellissime collane di fiori da mettere al collo. Philip, la nostra guida locale ed amico, ci aspetta impaziente. 63


In queste zone con clima tropicale ci sono solo due stagioni: estate australe, calda ed umida, da ottobre a marzo ed inverno australe da aprile a settembre, con un massimo calo delle temperature di 3-4 gradi. Dopo aver controllato gli appartamenti e sistemato il materiale, iniziamo a pianificare la nostra avventura. Nessuno di noi conosce una sola parola di Shimaoré, un misto tra Swahili e Shibushi (dal Madagascar), ma fortunatamente anche il francese è una

Denis e Marian Ray esplorano la zona di Mayotte.

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lingua molto diffusa. In poco tempo quindi facciamo nuove amicizie tra cui Amir, Sefou e Daniel ed il nostro quartier generale diventa il ristorante di Amir. Tutte le operazioni giornaliere sarebbero partite da lì. Grazie anche alla preparazione locale di Philip che conosce il posto come le sue tasche e che ha già percorso la laguna in lungo ed in largo, sia con la sua vecchia barca che con la sua tavola da SUP o da kite, riusciamo a sfruttare al meglio il potenziale del posto.

Un po’ di SUP in relax nella zona delle “Petite Terre”.


MOYA Il nostro viaggio comincia dalla “Petite Terre”. I burroni di Moya si trovano appena dietro l’angolo rispetto all’aeroporto e sono i resti di una parete vulcanica crollata in mare. È uno spot assolutamente perfetto per osservare le tartarughe di mare deporre le uova. L’acqua azzurra e cristallina crea un eccezionale effetto visivo in contrasto con il verde smeraldo delle mangrovie. Appena sotto alla chiglia della nostra barca, scorgiamo un’infinità di tartarughe e razze ed anche qualche piccola ondina entrare nella laguna… Surfare in un paesaggio del genere, tutto per noi, rimane sicuramente un ricordo stampato nelle nostre menti! Ci sono un’infinità di possibiltà da poter sfruttare con i nostri SUP ma per ora anche solo scivolare tranquillamente in laguna è un regalo quando si è soli tra amici. Continuiamo la nostra esplorazione lungo il reef corallino e, dopo aver mangiato un boccone veloce, ripartiamo verso la prossima avventura: non c’è un secondo da perdere anche perchè ad ogni angolo c’è un paesaggio nuovo da scoprire pieno d’emozioni... e poi bisogna tornare, giusto in tempo, al ristorante di Amir per godere della visione di un favoloso tramonto!!! Dopo aver remato per circa 20 km alla scoperta di nuovi paesaggi e spot da surf da onda, siamo esausti ma assolutamente stupefatti. Ci sentiamo proprio come dei bambini durante la mattina di Natale o sul set di un cinema di fantascienza... ed anche un po’ esploratori e pionieri essendo stati quasi sicuramente i primi rider a circumnavigare tutta l’isola. La sera al nostro “HQ” (Quartier Generale) facciamo un resoconto ai nostri amici della giornata trascorsa e pianifichiamo rapidamente i giorni seguenti per sfruttare al massimo la zona. Il giorno successivo ci imbarchiamo su un traghetto diretti alla Grande Terre. Lungo il tragitto, oltre ai villaggi ed alle capanne in riva al mare, scoviamo un sacco di posti perfetti per il SUP, fermandoci poi più tardi per surfare in tranquillità e massimo relax. La notte la trascorriamo negli accoglienti appartamenti di Boueni Bay dove, a circa 14-15 km di distanza,

si trovano un paio di “pass” e canali nel reef su cui si allineano perfettamente le onde dell’Oceano aperto. Sfortunatamente, il giorno seguente, il tempo non è per niente ideale e c’è troppo vento, quindi rinunciamo al SUP per andare ad arrampicarci sul Monte Tchougui. Questa montagna perfettamente a forma di cono è estremamente ripida ed alta 594 metri, per inerpicarci ci siamo aggrappati con forza alle radici ed alle fronde. Una volta in cima, la visione è incredibile. L’intera laguna si apre davanti a noi con il suo azzurro cristallino intenso punteggiato da atolli e spiagge bianche, con qualche piccola foresta di bamboo e perfino qualche villaggetto della “petite terre”. Di pomeriggio, andiamo a vedere i lemuri a Ngouja bay ed a giocare un po’ a backgammon. Ceniamo ad un piccolo ristorante locale gestito da una signora del Madagascar. A sorpresa, ci troviamo poi un sacco di tartarughe giganti che depongono le uova proprio davanti ai nostri bungalow. Povere, fanno davvero una fatica immane! Prima scavano delle buche gigantesche, assicurandosi di aver risalito abbastanza la spiaggia per far sì che il nido non si allaghi anche al cambio della maerea… spesso per deporre tornano nell’esatto punto in cui sono nate. Come ci riescano è tutt’ora uno dei misteri della scienza, ma resta comunque un’importante lezione su quanto sia speciale la natura e quanto sia importante salvaguardarla. La missione successiva per l’indomani è andare all’ “ilot Bandrélé”. Partiamo dalla spiaggia davanti a casa nostra, lasciandoci alle spalle dei Baobab giganteschi, alcuni avranno centinaia d’anni, facciamo un downwinder per qualche km, per poi entrare in una delle tantissime insenature con acqua cristallina e sabbia bianchissima. Torniamo a Petite Terre tramite il traghetto, spendendo 15¤ per macchina e driver, più 3¤ per passeggero. Arrivati all’ HQ ci raggruppiamo per preparare il giorno seguente. 65


LAC DZIANI Parcheggiamo la macchina e ci incamminiamo a piedi lungo un piccolo sentiero, dopo circa 20 minuti di camminata in salita con le nostre tavole da SUP, veniamo ancora una volta premiati da una visione eccezionale! Dziani Dzaha (che significa lago del Vulcano) è l’attrazione naturalistica più rinomata della zona di Mayotte. Il suo tipico colore verde giada contrasta con la base vulcanica del cratere che si è formato circa 500.000 anni fa. Occasionalmente, piccole eruzioni di gas fanno sussultare le isole della Petite Terre. Questo lago è anche scenario di svariate leggende. Alcuni dicono che sia popolato da serpenti sacri che possono aiutarti a superare le difficoltà con offerte e preghiere specifiche. Per quanto riguarda l’alta concentrazione di zolfo, la gente si reca nel lago per curare le dermatiti ed altre malattie della pelle. Anche qui siamo ragionevolmente i primissimi rider di SUP che si avventurano e scivolano in queste misteriose acque. Per poterci entrare, infatti, dobbiamo pagare il prezzo di arrampicarci lungo ripidi pendii, passando attraverso la fitta giungla.

SADA Le ultime previsioni di Philip ci portano sui pass di Sada per surfare un po’ di onde. E’ ora di preparare la piroga, facendo rifornimento e controllando che il motore e tutto il materiale siano in ordine. Alle 6 di mattina siamo diretti verso est, ma avremmo dovuto circumnavigare tutta l’isola verso sud. Alle 8 arriviamo ad una piccola spiaggia bianca dove disturbiamo migliaia di uccelli che si alzano in volo tutti insieme al nostro passaggio. Restiamo lì poco tempo, alle 9.30 siamo già a Sada e la fortuna sembra dalla nostra parte. C’è onda ed anche poco vento. Dopo esserci assicurati di essere ancorati per bene, saltiamo in acqua profonda massimo 1.5 metri con corallo ovunque. Si scorgono piccoli tubi e sezioni quà e là che però hanno la brutta abitudine di rompere sul corallo quasi asciutto ed affilato come un rasoio. Il tempo non è proprio il massimo, ma questo spot, difficilmente raggiungibile tanto da restare completamente isolato dal turismo di massa, ha sicuramente un potenziale in quanto ad onda e noi possiamo considerarci fortunati ad avere surfato per quasi tre ore quest’onda tutti soli nel bel mezzo dell’Oceano. Il ritorno però è davvero lungo e non mancano mai gli imprevisti... carburante esaurito! La soluzione fortunatamente è lì vicino e riusciamo a recuperarne un gallone un po’ più caro ed annacquato, ma sufficiente per tornare a destinazione. Il nostro tempo qui a Mayotte è quasi terminato. Durante la penultima notte in zona il nostro amico al ristorante ci prepara un ottimo pranzo. Subito dopo aver mangiato decidiamo di andare a salutare l’onda di Moya. Abbracciamo i nostri amici con l’augurio che ci rivedremo presto. Dall’aereo lanciamo un ultimo sguardo malinconico al bellissimo parco giochi che ci ha ospitato fino a poco prima. Questi momenti magici resteranno impressi a lungo nelle nostre menti. Mayotte, un vero paradiso terrestre ed un’avventura coi fiocchi.

INFORMAZIONI E PRENOTAZIONI: Starboard Reunion / Oceano Indiamo: Reydenis@wanadoo.fr Telefono: +262 692 869 502. Facebook: Starboard Reunion. Dipartimento del Turismo di Mayotte: Mayotte, L’isola Laguna. www.mayotte-tourisme.com Comité Départemental du Tourisme de Mayotte. Bp1169-97600 Mamoudzou. Telefono: +269 610 909 - Fax: +269 610 346. 66


SUP surfing al “Moya crater”.

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SUP RESCUE

ROLL TACK

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di Nicola Abatescianni

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La tavola da SUP può essere anche utilizzata come utile strumento di salvataggio. Vediamo come eseguire la corretta procedura di recupero di una persona in difficoltà seguendo i consgli di un esperto in materia.

di Nicola Abatescianni

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Con il SUP si può solo pagaiare? Non è vero! La tecnica che progredisce velocemente e la continua ricerca dei rider ad esplorare nuovi orizzonti, sta portando lo sport verso nuovi livelli, soprattutto tra le onde, ma anche in acqua piatta ci si può divertire con qualche variante.



SUP RESCUE Testo di Nicola Abatescianni

Il Surf Rescue è una tecnica di salvataggio in mare che integra le procedure base di salvamento con l’utilizzo di tavole da surf o sup omologate e appositamente studiate per garantire stabilità e sicurezza. Dal 1997 il “Surf Rescue” opera in tutto il mondo per soccorrere persone in difficoltà. Viene utilizzato sulle spiagge delle Hawaii, Malibu, Sydney o di Sylt e l’intero Mar Baltico.

L’attrezzatura è costituita da una tavola con determinati requisiti strutturali: cinghie di protezione su ambo i lati, maniglie multiple per consentire alla persona soccorsa di aggrapparsi, volume e caratteristiche di linee d’acqua che la rendono adatta per prestazioni professionali in tutte le acque e che le conferiscono un ottimo bilanciamento. Nella sequenza di esempio è stata utilizzata la Ocean Rescue di Starboard e esistono in commercio altre attrezzature simili di altri marchi. La procedura che andrete a visionare è una simulazione di salvataggio in acque ferme, ha lo scopo didattico-illustrativo, ma se non siete un rescue man evitate di soccorrere qualcuno mediante tecniche a voi sconosciute. Il rider in azione è Nicola Abatescianni, ed è un vigile del fuoco esperto con diversi brevetti di salvataggio ministeriali e civili. Quello che andremo a fare sarà esplicare alcune manovre che potranno esservi utili nel caso qualcuno si sia fatto male. Per vostra informazione, Nicola sta presentando un documento al ministero degli Interni sulla formazione e la sicurezza degli operatori di sicurezza balneari, integrando una tavola da sup di salvataggio. La tavola ha delle maniglie sulla coperta, ha uno scoop accentuato e una rocker line molto spinta ma è ben bilanciata al centro. È una tavola molto resistente e nel caso ci sia un peso sulla prua la tavola varia leggermente il proprio assetto cruising. Come possiamo vedere nelle prime immagini la tavola presenta delle maniglie laterali che agevolano l’ingresso in acqua dando così la possibilità di lanciarsi e quindi di avere già velocità. Una volta in prossimità della persona da salvare potete optare per un tuffo frenato o calarvi in acqua normalmente dalla tavola. Avvicinatevi alla persona nuotando con la pagaia tra le mani, afferratela come… devo trovare la tecnica di baywach! Una volta arrivati alla tavola prendete la maniglia opposta alla posizione in cui vi trovate e capovolgete la tavola, facendo attenzione alla vostra e all’incolumità della persona che state salvando. Prendete le mani della persona e portatele sul bordo opposto alla posizione in cui vi trovate, cercate di posizionare il mento sul bordo della tavola facendo attenzione che non si schiacci la lingua, e mantenendo le mani passate sopra la tavola senza lasciare le mani della persona in difficoltà. Una volta fatta distendere la persona con il viso poggiato sulla tavola, impugnate il bordo opposto della tavola dalla posizione in cui vi trovate, e spostando il peso del corpo alle vostre spalle, fate ribaltare la tavola. A questo punto salite sulla tavola e girate il corpo della persona salvata col volto in aria, portate le gambe sulla tavola e la testa che poggia sui ¾ anteriori della tavola per bilanciarla successivamente con il vostro peso. Posizionata la persona, preparatevi a iniziare la manovra di rientro, iniziate a pagaiare in ginocchio ed una volta raggiunta la velocità desiderata alzatevi per imprimere più forza nella pagaiata. Una volta arrivati a riva, dovrete coordinare i lavori di sollevamento del sup per poter portare la persona salvata dai soccorritori che nel mentre saranno arrivati. Due persone la solleveranno mediante le maniglie di dietro e altrettante utilizzando le maniglie davanti. 70

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ROLL TACK Testo di Nicola Abatescianni

La roll tack è una manovra freestyle che potrebbe essere fatta per allenarsi ad essere più veloci nei passaggi in boa, per ritornare sulla line up dopo aver finito di surfare un’onda, come esercizio propedeutico all’ apertura dell’helicopter (cfr. ultimo tutorial anno 2011) o semplicemente per attirare l’attenzione delle persone che vi stanno guardando. La manovra che vi proponiamo è solo una delle tante varianti di un’infinità di esercizi che ci possono aiutare a migliorare il nostro equilibrio e l’affinità con la nostra tavola. È una manovra idonea a coloro che hanno un po’ di pratica in più, ma anche a coloro che vogliono migliorare e pensano che con il sup non si possa fare altro che pagaiare.

FOTO 1:

FOTO 3:

FOTO 6: Manteniamo la pagaia lontano

L’apertura della manovra è uguale per qualsiasi cosa voi stiate facendo, dal surfare le onde al pagaiare in tutta tranquillità. Con un leggero passo posizionate il vostro piede perno sulla prua della tavola (piede che in posizione di surfata sarebbe quello posteriore, se siete goofy il sinistro, se invece siete regular come il nostro rider il destro).

I piedi devono allinearsi sulla stessa linea per far sì che la manovra sia eseguita correttamente, mentre il corpo deve essere perpendicolare alla tavola per una corretta apertura della manovra.

dalla tavola per aumentare il nostro equilibrio e diamo inizio ad una pagaiata lunga e lenta.

FOTO 2: Durante l’esecuzione portate il vostro piede anteriore (se siete goofy il destro se invece siete regular come il nostro rider il sinistro) al centro della tavola mantenendo l’equilibrio sulla parte più larga della tavola.

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FOTO 4: Una volta poggiato il piede la tavola varierà il proprio assetto, aiutatevi con la pagaia a mantenervi in equilibrio ed iniziamo a farla ruotare.

FOTO 5: Posizionando la pagaia in acqua, spostiamo leggermente il nostro peso sul piede perno in modo da far sollevare la poppa dall’acqua.

FOTO 7: La tavola inizierà a ruotare e il nostro equilibrio diventerà sempre più precario, pieghiamo leggermente le gambe in modo da avere il baricentro basso e continuiamo la nostra pagaiata.

FOTO 8: Come potete vedere nella foto le pinne fuoriescono dall’acqua facilitando così la rotazione della stessa, il piede anteriore è al centro della tavola, mentre il piede posteriore è ai tre quarti sulla parte anteriore della tavola.


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ERRORI FREQUENTI:

Ci avviciniamo al momento più delicato della manovra, cioè l’allineamento con la pala, in questo momento potremmo perdere l’equilibrio e l’unico modo per continuare senza cadere è mantenere la pala in acqua e continuare a pagaiare. Come potete notare il nostro rider mantiene l’equilibrio sempre al centro delle gambe.

Siamo in chiusura di manovra quindi restiamo calmi e distendiamo sempre di più la gamba posteriore per velocizzare il movimento rotatorio della tavola, poggiamo il peso sulla gamba anteriore e ricordiamoci che la pala deve restare in acqua.

Nell’apertura di manovra potreste mettere il piede troppo in prua sollevando di molto la poppa dall’acqua, in questo caso voi fareste un tuffo indietro però la tavola potrebbe andare a finire addosso ad un bagnante. Cercate di operare in completa sicurezza soprattutto all’inizio per evitare spiacevoli incidenti. Durante l’esecuzione potrebbe venirci in mente di staccare la pala dall’acqua e questo potrebbe farci perdere l’equilibrio facendoci cadere in acqua con i piedi sulla tavola. Attenzione a non toccare la prua durante l’allineamento, in quel momento il vostro equilibrio è precario. Cercate di non voler chiudere la roll tack velocemente soprattutto all’inizio, abbiamo bisogno di capire il movimento e lo spostamento dei pesi del corpo. Cercate sempre di eseguire questa manovra dopo il riscaldamento per non stirarvi qualche muscolo.

FOTO 14:

Se state perdendo l’equilibrio abbassatevi sulle gambe per non perdere la rotazione.

Continuando con la rotazione riportiamo la gamba di dietro al centro della tavola aiutandoci con la pagaiata, a questo punto la tavola accentuerà la rotazione.

FOTO 11:

FOTO 15:

Continuate la pagaiata facendo attenzione a non toccare la prua, il che potrebbe farci perdere l’equilibrio a causa dell’inerzia della manovra.

Una volta posizionato il piede posteriore al centro della tavola, riprendiamo la posizione di cruising per stabilizzare il nostro equilibrio e per riprendere fiato.

FOTO 10:

FOTO 12: Una volta passata la prua, distendiamo leggermente la gamba posteriore e manteniamoci sempre perpendicolari alla tavola, se state perdendo l’equilibrio poggiate leggermente il peso sulla gamba anteriore che poggia su una superficie di larghezza maggiore.

FOTO 16: A questo punto avviciniamo la pagaia al bordo della tavola e recuperiamo un po’ di fiato. Avete appena eseguito una simpatica manovra che potrebbe aumentare la vostra esperienza in acqua.

Ci vediamo al prossimo tutorial e ricordate sempre che qualsiasi cosa stiate facendo con il Sup è sempre SOPPER (espressione americana che identifica una cosa figa sul sup). 73


SPoT GuiDE

S U P

S U L L A

COSTA DELLA MORTE Testo di Francesco Orsi foto di Eugenia Mussa, Franz Orsi

Perché abbandonare la comoda e ripetitiva perfezione dell’estate portoghese, fatta di sole, belle spiagge, caipirinhas e frequenti piccoli swell perfetti per il Sup per partire alla volta di un luogo chiamato Costa da Morte? Che ne dite: rassicurante come nome, no? Un luogo la cui fama non è certo quella di un tranquillo luogo di vacanza ma piuttosto di un tratto di costa dove le tempeste sempre dietro l’angolo hanno concorso a creare una nomea di costa maledetta, spauracchio dei naviganti. Beh, semplicemente perché ci andava di surfare lontani dalle masse e il nome Costa da Morte ci pareva, se non altro, garanzia di poco affollamento.

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Eugenia alla scoperta di nuovi spot per il cruising con il suo inflatable.

Il tramonto cala sulle suggestive strade di Santiago.

L’imponente cattedrale di Santiago.


Incredibili scoperte in giro per l’entroterra gallego.

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Alcuni locals mentre si godono l’ultima session della giornata, in piena solitudine.

Conoscevo la Galizia: ricordo di esserci passato tanti anni fa durante un surftrip in Spagna-Portogallo-Francia con alcuni amici dell’università. Ci passammo pochi giorni all’epoca pressati come eravamo dalla necessità di fare ritorno a casa per l’imminente inizio degli esami, ma la bellezza del paesaggio, il ricordo di onde perfette, la cordialità dei locali mi avevano colpito al punto da giurare che vi sarei tornato il più presto possibile. Come spesso accade, le cose sono andate molto diversamente, e in Galizia non ci sono più tornato. Almeno sino a quest’anno, quando ho ricevuto una proposta dalla mia ragazza che diceva: “Perché non partiamo per la Galizia? Ho là alcuni amici che possono ospitarci e mostrarci un po’ gli spot della zona. E poi quest’estate senza fine qui in Portogallo mi sta stancando, andiamo a prendere un po’ di fresco”. Ok, l’argomento del clima mi andava bene, anche io ero un po’ stufo di almeno cinque mesi di caldo e sole senza soluzione di continuità a Lisbona, dove l’estate e l’inverno sembravano differire solo per la grandezza degli swell. Dove andare allora? Eugenia aveva alcuni amici che lavoravano in un surf camp a Praia de Razo, vicino a Carballo. Ci sembrava un buon luogo dove fare base e in più avremmo avuto un po’ di amici con cui passare qualche bella serata. Dopo un po’ di ricerca su Google Earth mi sono accorto che là vicino, o almeno così mi pareva in quel momento, c’era tutta una parte

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Estrella Galica, il perfetto integratore dopo un’uscita in Sup nelle fredde acque della Galizia.

di costa che non avevo mai visitato e di cui non avevo mai sentito parlare: non ne parlava molto né la Stormriders Guide, né Wannasurf in effetti. A me sembrava però che, a giudicare dalle foto satellitari e dalle finestre di swell che potenzialmente potevano colpire quella costa, che ci fosse dell’ottimo potenziale per surfare delle buone onde in Sup. Quindi decisi che quella sarebbe stata la meta del nostro trip: si trattava della Costa da Morte, come appresi qualche giorno più tardi. È così che, armati di un paio di tavole gonfiabili, una Starboard Pro 8’0”, un paio di tavole da surf, cucina da campo, sacchi a pelo e scorte di viveri per una settimana, abbiamo caricato il furgone e siamo partiti all’avventura. Destinazione? Costa da Morte. Ancora non sapevamo quanto allucinante si sarebbe rivelato il viaggio, quanta fatica ci sarebbe costata la ricerca di spot per lo più sconosciuti, che non comparivano sulla mappa e di cui spesso non c’era nemmeno traccia di una strada per arrivarci. Evidentemente bisogna essere disposti a viaggiare su strade impervie, a perdersi anche, e rinunciare alla comodità di uno spot testato e certificato da mille articoli e guide, all’accesso diretto allo spot o alle temperature gradevoli, a mettere da parte un po’ di azione anche a volte, la sicurezza di inanellare uscite su uscite in condizioni perfette a favore

La Praia de Razo, nei pressi di Carballo, alle porte della Costa da Morte.


Camping sulla spiaggia aspettando lo swell mattutino in un remoto spot della Costa da Morte con gli amici di Raz Surfcamp.

del piacere della scoperta. Lo sapevamo ma forse non l’avevamo mai capito fino in fondo, almeno fino a quando non siamo arrivati nella Costa da Morte. Giunti qui ci siamo immediatamente resi conto di quanto la logistica fosse a dir poco difficoltosa in questi luoghi dimenticati da Dio. La domanda fondamentale che ci siamo posti è stata quindi: quanto siamo disposti a viaggiare verso luoghi remoti, spesso inospitali, per praticare il surf, o il Sup, allo stato più puro, senza compromessi? Quanto siamo disposti a rinunciare in nome di questo? Il nostro trip per la Costa da Morte è servito anche a darci una risposta a tutte queste domande, a farci ricordare di quanto sia bello ma anche difficile andare verso l’ignoto. E di quanto però ne valga assolutamente la pena. La Galizia, negli anni, nonostante la sua rinomata fama di paradiso del surf, è rimasta una delle frontiere più inesplorate del surf europeo, uno di quei posti che per via della loro lontananza geografica dalle grandi città, dai grandi aeroporti, è rimasta fuori dalle grandi rotte del surf, riuscendo a preservare gran parte del suo fascino primitivo. La Costa da Morte ne costituisce l’estremità nord-occidentale che si protrae verso l’Atlantico catturando gran parte degli swell e delle perturbazioni passanti per il Golfo di Biscaglia: è probabilmente uno degli ultimi lembi di terra nell’Europa continentale dove sia possibile andare alla ricerca di spot inediti o dimenticati. Sulla carta appare come una piccola

L’Astro Whopper gonfiabile si è rivelato un perfetto compagno di viaggio per esplorare i tranquilli corsi d’acqua galleghi.

zona, relativamente facile da attraversare; quando si giunge in loco si capisce però che quello che sulla carta sembrava una distanza modesta, facile da coprire, nasconde in realtà un labirinto di stradine di campagna, lente e tortuose, da cui è difficile districarsi anche con l’aiuto del Gps. La Costa della Morte ricorda paesaggi celtici, simili a quelli che si possono incontrare in alcune zone dell’Irlanda. Il clima è spesso avverso. Non si incontra anima viva per chilometri a volte ma è uno dei luoghi più affascinanti dove mi sia capitato di trovarmi a surfare. È in questo contesto che ci siamo addentrati alla scoperta di nuovi spot, abbiamo camminato per foreste di conifere per giungere su spiagge deserte prive di strade d'accesso, abbiamo sceso il corso di alcuni fiumi stretti fra gole mozzafiato e surfato onde perfette, completamente soli, in un'esperienza a metà fra l'avventura outdoor e un Sup trip tradizionale. IL NOSTRO VIAGGIO Tralasciando le affollate spiagge di La Coruña, ci siamo diretti subito verso Carballo, a Praia da Razo, alle porte della Costa da Morte, per fare visita agli amici del Raz Surf Camp (www.razsurfcamp.com). Lo spot è un beach break che funziona tutto l’anno con tutte le maree: è frequentato da alcuni surfisti di La Coruña più i gruppi di principianti del surf camp ma presenta un numero tale di picchi che l’assenza di affollamento è

Franz stoked: immerso nella straordinaria natura gallega.

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Franz disegna le sue linee indisturbato nella perfetta solitudine di un pointbreak sperduto fra gli innumerevoli promontori rocciosi della Costa da Morte.

assolutamente garantita. A Razo abbiamo fatto base per alcuni giorni per esplorare gli spot della zona tra Razo e Malpica: una moltitudine di beach break stretti fra capi rocciosi che abbiamo raggiunto di volta in volta o via mare con il sup o via terra attraversando alte colline boscose. Come per la stragrande maggioranza degli spot galleghi, trattandosi per lo più di beach break, il funzionamento dei picchi è influenzato dai banchi di sabbia che tendono a spostarsi ogni anno in seguito alle mareggiate invernali: è importante quindi studiare il funzionamento delle maree, che in questo tratto di costa possono raggiungere i 4 metri di escursione.

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Lasciando la costa di Malpica, in direzione ovest, ci siamo poi spostati nella zona di Laxe: qui si incontrano alcuni spot perfetti per il Sup, quali Soesto e Traba, e anche tante zone di interesse storico e archeologico da non perdere. Seguendo la costa si giunge a Capo Villano: qui il paesaggio è stupendo e un paio di spot su roccia fanno desiderare di rimanerci ad oltranza. La rotazione dello swell, ci ha però indotto a spostarci più a sud per raggiungere finalmente Capo Finisterre, la romana Finis Terrae considerata la fine del mondo conosciuto. Qui, con tre spot, Nemiña, Praia de Rostro e Mar de Fora, che, a seconda della direzione dei venti, possono presentare condizioni perfette per il Sup, con lunghe onde dalla


Eugenia si gode l’incantevole vista durante una tranquilla session di river sup.

sezione non troppo aggressiva e brezze spesso off-shore, è difficile annoiarsi. Si tratta di tre beach break molto esposti che riescono a catturare gran parte degli swell dai quadranti occidentali anche quando in giro l’ondulazione è scarsa. Queste sono le coste dove nel 2002 è avvenuto il disastro della petroliera Prestige. La nave trasportava un carico di 77.000 tonnellate di petrolio che si riversò in mare quando lo scafo affondò di fronte alle coste di Finisterre il 19 novembre, provocando un'immensa marea nera che colpì una vasta zona compresa tra il nord del Portogallo fino alle Landes, in Francia, avendo un impatto disastroso sulla Costa della Morte, in particolare. Per fortuna il caso della Galizia costituì un esempio modello di bonifica e riabilitazione dele coste a seguito dell’incidente e oggi è praticamente impossibile scorgere tracce visibili di ciò che è accaduto nel 2002. Lasciando Finisterre e continuando verso sud, in direzione di Muros, si incontra Praia de Carnota (la più lunga dalla zona, con otto chilometri di spiaggia e vari picchi adatti al Sup), Lariño e Area Maior, nei pressi di Muros. Questi spot presentano onde più piccole rispetto alla zona di Finisterre ma di solito più pulite. Lungo tutta la costa inoltre si possono incontrare svariati spot per sessioni in acqua piatta: dalle numerose lagune formate dal moto delle maree, agli estuari di piccoli fiumi, alle famose Rias (una sorta di fiordi stretti e profondi che costellano l’articolata costa gallega), sino al corso di fiumi e torrenti che scorrono tra cascate e rapide immersi in paesaggi mozzafiato, che abbiamo esplorato con le nostre tavole gonfiabili provando per la prima il riversuping che, devo ammettere, è davvero divertente e selvaggio.

enorme shopping mall del surf, dove orde di beginner consumavano con alacre voracità l’esperienza surfistica sterilizzata e preconfezionata ad arte da decine di surf camp, da immortalare poi ovviamente in immancabili fotografie stile Endless Summer, con tavola sotto il braccio e onde sullo sfondo. Dello spirito d’avventura di un tempo, delle radici del surf era rimasta solo un’ombra sbiadita per recuperare la quale è necessario spingersi oggi sino ai confini delle rotte del surf commerciale, sino alla Costa della Morte appunto. Il fascino evocativo dell’architettura tradizionale gallega fatta di rudimentali costruzioni in pietra che ricordano un paesaggio celtico.

A malincuore quindi, dopo una decina di notti in furgone, un migliaio di chilometri sulle spalle a zonzo per la Costa da Morte, siamo dovuti quindi ritornare verso casa, a Lisbona. Sulla strada del ritorno, già in territorio portoghese, facendo sosta a Peniche per sfruttare l’arrivo di un piccolo swell, ci siamo resi conto di come tutto quello che ci stava intorno fosse distante anni luce dall’esperienza che avevamo appena vissuto in Galizia. Niente safari in cerca di onde dimenticate, niente camminate infinite per raggiungere lo spot sconosciuto: ciò che ci stava intorno ora ci appariva come un 79


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