Clement Greenberg. L'avventura del mondernismo

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Luigi Fassi (1977) è attualmente direttore artistico dell’ar/ge kunst Galerie Museum a Bolzano. Ha curato diverse mostre in Italia e all’estero e ha all’attivo numerosi interventi critici in cataloghi e monografie. Scrive per Mousse, Artforum, Site, Flash Art e Klat.

«Solo ora, più di quindici anni dopo la sua morte, possiamo iniziare a capire Greenberg servendoci dei suoi scritti per mappare la seconda metà del xx secolo, dal momento che questo critico è stato identificato più di ogni altro con il celebrato “trionfo della pittura americana”. […] Considerata la distanza storica di mezzo secolo di molti dei suoi scritti, possiamo oggi interpretare Greenberg come paradigma e al tempo stesso motore del modernismo del xx secolo nella sua tarda fase “americana”.» Dalla prefazione di Caroline A. Jones

Clement Greenberg. L’avventura del modernismo

Giuseppe Di Salvatore (1977), dottore in filosofia, attualmente collabora al Centro Studi del Fenomeno Religioso di Verona. Attivo nelle Università di Roma “Tor Vergata”, Parigi “Sorbonne” e Ginevra, ha tradotto tre volumi di filosofi del Novecento (Coseriu, Patocka, Héring) e pubblicato diversi saggi, per lo più su tematiche di fenomenologia e di filosofia del linguaggio.

Questo volume offre la più ampia raccolta italiana di scritti di Clement Greenberg (19091994), autore indispensabile per chiunque si interessi all’epoca carica di rivoluzioni formali che dalla fine dell’Ottocento in poi vede il rapido succedersi delle avanguardie artistiche. Figura fra le più influenti e controverse della critica d’arte americana del Novecento, Greenberg assiste al declino dell’illusionismo tridimensionale della pittura da cavalletto e testimonia il progressivo affermarsi

Clement Greenberg L’avventura del modernismo Antologia critica A cura di Giuseppe Di Salvatore e Luigi Fassi

Nella stessa collana: 1. Annie Cohen-Solal Americani per sempre. I pittori di un mondo nuovo: Parigi 1867 – New York 1948

dell’astrattismo, fino al traguardo della piattezza radicale che è per lui cifra del modernismo. Tra i primi a intuire il valore dirompente della pittura di Jackson Pollock e degli espressionisti astratti americani, egli sdogana successivamente gli esponenti della Post-painterly Abstraction, tra cui Morris Louis e Kenneth Noland. Con un corpus di oltre trecento scritti, il magistero critico militante di Greenberg attraversa più di quarant’anni di nuova arte americana, contribuendo in modo decisivo a spostare il baricentro dell’arte mondiale da Parigi a New York. La selezione dei testi qui proposti è volta a sottolineare l’impronta europea del pensiero critico di Greenberg. La matrice kantiana, quella trotskista, ma anche quella italiana proveniente da Benedetto Croce e Lionello Venturi, delineano il profilo di un critico che ha saputo scandagliare in modo esemplare le vicende del modernismo nelle arti visive rivendicandone i valori di oggettività. A un’acuta analisi socioculturale del fenomeno della massificazione della cultura e delle sue conseguenze sociali, Greenberg accosta questioni a lungo dibattute come quelle del bello e della qualità, dei valori oggettivi in arte, mosso dal bisogno impellente di opporre un fronte di resistenza al degrado del kitsch e dell’accademismo. Tuttora oggetto di diatribe e indiscusso promotore dell’arte americana, Greenberg rimane un interprete di primo piano del modernismo. A più di quindici anni dalla morte, il suo lascito è imprescindibile per orientarsi nel complesso panorama artistico della seconda metà del xx secolo.

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