In piena libertà

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Margherita Hack

zione italiana, che sancisce l’indipendenza dello Stato, e quindi dell’educazione civile dei cittadini di cui deve occuparsi, dalla religione. Secondo la legislazione postunitaria, infatti, l’insegnamento della religione era sì previsto, ma solo alle scuole elementari, anche perché pochi proseguivano gli studi, ed era comunque facoltativo. Questo lento percorso democratico fu bruscamente interrotto nel 1923, quando il fascismo rese obbligatorio l’insegnamento della religione. Fu solo nel 1984, quasi quarant’anni dopo la nascita della Costituzione italiana, che si tornò ad avere la libertà di scegliere se avvalersi o meno dell’educazione religiosa a scuola. Purtroppo, come vedremo dopo, nella stesura della Costituzione si volle (o si dovette) ratificare alcuni atti dello Stato fascista che influenzano tuttora i rapporti fra educazione e religione cattolica. Dopo la caduta del fascismo, su questo argomento e su molti altri, si dovette ripartire da zero. Abbiamo perso sessant’anni e ora ci troviamo in ritardo e impreparati ad affrontare e gestire l’inevitabile integrazione multiculturale e multireligiosa che si sta realizzando nella nostra società. La pluralità confessionale ai miei tempi non era così diffusa. La comunità religiosa non cattolica più numerosa era quella degli ebrei, che comunque spesso avevano scuole proprie. E anche la situazione degli atei comunisti in realtà era più vicina al Peppone di Guareschi che allo Stalin della rivoluzione russa. 16


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