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Carlo Sini Milano
from LETTER TO MILAN
by Jaca Book
Frontale di sarcofago, Milano, particolare della Natività, i Magi osservano la stella, Traditio Legis, le Marie al sepolcro, incredulità di san Tommaso, Santa Maria dei Miracoli presso San Celso, iv secolo.
zano fuori dai lati principali. Su un lato minore, lo spiovente triangolare del coperchio ospita una scena tenera e semplice: Gesù Bambino nella culla, stretto nelle fasce, tra il bue e l’asinello: questo è probabilmente il più antico presepe della nostra città. Possiamo partire da qui per qualche suggerimento. L’editto emanato nell’anno 313 dall’imperatore Costantino nella nostra città ha consentito libertà di culto a tutte le religioni: a beneficiarne sono stati soprattutto i cristiani: nel giro di alcuni decenni, al tempo dell’imperatore Teodosio, il cristianesimo sarà addirittura proclamato religione ufficiale del declinante Impero. Un altro sarcofago del iv secolo è esposto in una bella chiesa milanese, il santuario di Santa Maria dei Miracoli, o “Santa Maria presso San Celso”. Il sarcofago si trova in corrispondenza del transetto sinistro, in una cappella dove spicca la bella pala dell’Assunta di Camillo Procaccini. Il sarcofago è utilizzato quasi in funzione di altare, addossato alla parete di fondo: è un’opera insigne, e la raffigurazione sulla fonte è di eccezionale interesse iconografico, che anticipa successivi sviluppi dell’arte paleocristiana a Ravenna. Al centro si svolge la scena della Traditio Legis: Cristo affida il Vangelo ai santi Pietro e Paolo. Tutti i personaggi indossano le toghe dell’abbigliamento classico. Sulla destra sono raffigurati due episodi che ricordano la morte e la Resurrezione del Signore: le Marie che si recano al sepolcro vuoto e Tommaso che allunga il dito per saggiare la ferita sul costato di Cristo risorto. A sinistra, invece, ecco le scene natalizie: Gesù Bambino avvolto nelle fasce mentre riposa nella capanna, e i tre Magi, raffigurati non come re ma come saggi orientali con il cappello frigio, che scrutano il cielo per seguire il percorso della stella cometa.

Gli stessi berretti sono indossati da tre personaggi, molto probabilmente i Magi, che compaiono su una delle facce della “capsella degli Apostoli”, la scatola-reliquiario in argento dorato sbalzato, capolavoro dell’oreficeria imperiale della fine del iv secolo, voluta da sant’Ambrogio e in origine destinata alla basilica di San Nazaro, oggi gemma del Museo Diocesano. Un oggetto di meravigliosa bellezza, con diverse scene di intenso naturalismo classico, e sul fondo una scritta graffita, pare, da sant’Ambrogio in persona.
Inevitabile a questo punto attraversare corso Italia e dirigersi verso Porta Ticinese, verso l’insigne basilica di Sant’Eustorgio che è legata al culto dei Re Magi, e ogni anno, il giorno dell’Epifania, è la meta di una popolare processione. Per particolare privilegio e come omaggio ai Magi, sulla punta del campanile non è collocata la tradizionale croce, ma una stella a più punte. Inoltre, al momento dell’insediamento, il primo atto ufficiale dell’insediamento di ogni nuovo arcivescovo di Milano è la celebrazio-

Adorazione dei Magi, particolare del dittico eburneo detto “delle cinque parti”, Museo del Duomo, vi secolo.
Manifattura milanese, Capsella degli Apostoli (o “Capsela di San Nazaro”), iv secolo, Museo Diocesano.
ne di una Messa in Sant’Eustorgio, per recarsi solo successivamente in Duomo. Protagonisti del suggestivo episodio all’inizio del Vangelo, con il viaggio seguendo l’indicazione di una stella cometa per raggiungere Betlemme e rendere omaggio e portare doni a Gesù appena nato, all’inizio del Vangelo, i Magi erano sapienti orientali, esperti in astronomia. Nelle Sacre Scritture non si indica il numero, il nome o la regalità, ma la tradizione popolare ha via via arricchito la loro identità: Gaspare, Melchiorre e Baldassarre, elevati al rango di sovrani, sono diventati indispensabili presenze esotiche nei presepi.
Le reliquie, provenienti dal Medio Oriente, sono state per secoli conservate nel massiccio sarcofago di granito, con la scritta sepulcrum trium magorum (tomba dei tre Magi), che si trova in fondo alla Cappella dei Magi, corrispondente al transetto destro della basilica eustorgiana.
Il sepolcro, però, è vuoto. Nel 1162, dopo l’assedio e la conquista di Milano da parte dell’imperatore Federico Barbarossa, le spoglie dei Magi vennero trasferite dall’indifendibile basilica di Sant’Eustorgio all’interno delle mura, nella chiesa di San Giorgio a Palazzo: ma la caduta della città sotto l’esercito imperiale non ne impedì il saccheggio. Le reliquie dei Magi furono considerate un prezioso bottino di guerra, e portate via. Secondo una devota tradizione, qualche resto osseo sarebbe stato conservato dai milanesi sfollati a Brugherio: ne resta una traccia nei busti-reliquiari barocchi in argento conservati nella locale chiesa parrocchiale, chiamati “i tre ometti”. Con un lungo viaggio processionale ricco di soste e di tappe attraverso i passi alpini, la Francia e il fiume Reno, gli scheletri dei Magi furono portati nella cattedrale di Colonia, dove venne presto avviata la realizzazione di un sontuoso reliquiario, capolavoro

Il cosiddetto “sarcofago dei Magi”, basilica di Sant’Eustorgio.
assoluto dell’oreficeria medievale, opera del grande artefice mosano Nicolas de Verdun. I milanesi hanno invano chiesto la restituzione: solo dopo secoli e grazie alle insistenze del cardinal Ferrari qualche piccolo frammento osseo (ma, pare, prelevato da ciascuno dei tre scheletri) è stato restituito a sant’Eustorgio nel 1903, ed è oggi conservato nell’urna di bronzo della cappella.
D’altra parte, il destino dei Magi è quello di viaggiare. Il loro itinerario al tempo della nascita di Gesù, ma anche l’avventuroso trasferimento a Milano del loro pesante sarcofago sono illustrati più volte nella basilica di Sant’Eustorgio. Nella lunetta sulla facciata è raffigurata la Madonna con il Bambino e i Re Magi, mentre all’interno della chiesa il capitello romanico del terzo pilastro a destra mostra, in modo ingenuo ed efficace, un angelo che aiuta il vescovo Eustorgio a trasportare il pesantissimo sarcofago dei Re Magi. Secondo la leggenda, i buoi che trainavano

Nicolas de Verdun, Reliquiario dei Magi, fine del xii secolo, Duomo di Colonia, Germania.

Arca di San Pietro Martire, basilica di Sant’Eustorgio. il carro si arrestarono improvvisamente appena fuori Milano, nelle vicinanze della popolare Porta Ticinese, nell’area dove sarebbe sorta la basilica.
Una delle testimonianze più significative è il Trittico marmoreo del 1350, collocato proprio sull’altare accanto al sepolcro dei Magi. Si tratta di un ottimo lavoro dei Maestri Campionesi, il gruppo di artisti che di fatto monopolizza l’attività della scultura trecentesca in Lombardia, fino ad avere un ruolo di primo piano nell’avvio e nella conduzione del cantiere architettonico e decorativo del Duomo.
Sant’Eustorgio è un vero tempio della cultura trecentesca e presenta una completa rassegna di opere dei maestri venuti a Milano dai laghi dell’Alta Lombardia: una ventina d’anni prima dell’esecuzione del trittico, i Campionesi avevano affiancato il pisano Giovanni di Balduccio nell’esecuzione della straordinaria Arca di San Pietro Martire (collocata