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La capacità simbolica costituirebbe il fondamento stesso della creatività
/IL SAPERE CHE "FA LA DIFFERENZA"
precederebbe l’acquisizione di una facoltà intellettiva razionale pienamente sviluppata, e sarebbe anzi indispensabile per l’originaria attribuzione di significati all’esperienza, in quanto il linguaggio simbolico si collocherebbe a metà strada tra la creatività primaria e la creazione oggettiva basata sulla prova di realtà, in quella zona di commistione, e direi quasi di partecipazione, tra soggetto ed oggetto che Winnicott chiama l’‘area intermedia’ o ‘transizionale’. «L’acquisizione degli strumenti necessari per creare significati, per creare cultura, cominciano dal nostro primo giorno di vita […] scrive Winnicott a questo proposito: l’area intermedia è l’area che è consentita al bambino tra la creatività primaria e la creazione oggettiva basata sulla prova di realtà […] e per tutta la vita viene mantenuta nell’intensa esperienza che appartiene alle arti, alla religione, al vivere immaginativo e al lavoro creativo scientifico»10. Lo spazio cognitivo del ‘come se’, teorizzato da Winnicott, non sarebbe dunque soltanto il dominio caratteristico del gioco e dell’immaginazione ma molto di più: la capacità simbolica costituirebbe il fondamento stesso della creatività del pensiero umano e della capacità di astrazione. Solo distanziandosi dall’immediatezza del contesto percettivo l’uomo può infatti lavorare sulla rappresentazione cognitiva dell’evento, riflettere sulle implicazioni e sulle conseguenze di un eventuale uso innovativo e inedito dell’oggetto e porre, al posto di un’interpretazione univoca dei dati sensoriali, altri possibili scenari. È questo spazio mentale, in cui l’oggetto è presente nel suo o nei suoi significati abituali ma è contemporaneamente inserito in nuove reti associative, che segna la differenza tra una comprensione segnica e una comprensione simbolica. Aprendosi a dimensioni che lo trascendono, il significato del simbolo differisce da quello che il pensiero razionale attribuisce all’oggetto anzitutto per il fatto di non poter essere considerato come un intero più o meno esteso; vale a dire che il processo di elaborazione del significato del simbolo non può essere concluso, la sua comprensione 10 Carotenuto, La strategia di Peter Pan, cit., p. 41.