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che a guardar bene è «[…] una nozione sola, e non solo perché la vita deve svolgersi entro l’ambiente e ne è fortemente influenzata ma anche perché l’ambiente è costituito dalla somma e dall’interazione fra numerosissime e diversificate forme di vita» (p. 30). Si deve pertanto costruire una «utopia-progetto pienamente ragionata» (imbevuta di valori e di realismo, in una dinamica antinomica), proiettata verso un futuro possibile. Da ciò nasce un’etica della lontananza, un’etica del futuro, un’etica del bonum commune: qui sta la capacità del mondo di creare e salvare la bellezza in tutte le sue forme. E la letteratura ha la sua imprescindibile funzione: non a caso il libretto di Settis termina con la citazione di una poesia di Giorgio Caproni, Versicoli quasi ecologici (in Res Amissa, Milano, Garzanti, 1991). Buona lettura. Roberto Albarea