Il polietico 34

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Giugno 2015, Anno 12 - N 34 Periodico di informazione

Riservato ai medici e agli operatori sanitari

NUOVA TAPPA PIEMONTESE PER IL POLICLINICO a nuova sfida del Gruppo Policlinico di Monza si chiama “Pinna Pintor”. Si tratta della prestigiosa Clinica torinese situata nel quartiere Crocetta della città che, nel 2012, ha celebrato i suoi 100 anni di attività. L’avventura è iniziata il 1° aprile, giorno in cui il Gruppo ha ufficialmente preso in gestione la Struttura ospedaliera cercando sin da subito di trasmetterne i propri principi etici e professionali che da sempre lo contraddistinguono affidandosi, per la Direzione Generale, al Dott. Salvatore Costantino Pietrocola. Qualche passo e ci spostiamo ad Ivrea per un focus sulla Radiologia che parlerà dei progressi in campo di diagnostica grazie alle nuove TAC e RM altamente performanti. Il Policlinico di Monza dà quindi il benvenuto al Prof. Francesco Biggi, nuovo Direttore Scientifico del Dipartimento di Ortopedia e Traumatologia, tocca poi all’Odontostomatologia con un primo piano sui vari impieghi del Laser a diodi, per concludere con il Centro per la cura dell’Ipertensione, guidato dal Prof. Mancia, che è stato di recente incluso tra i poli di eccellenza in questo campo dall’European Society of Hypertension. Buona lettura Il Presidente Dott. M. De Salvo

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In questo numero: La Clinica Pinna Pintor di Torino volta pagina con l’arrivo del Gruppo Policlinico di Monza

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A Ivrea la migliore tecnologia del mondo Screening dell’aorta all’Eporediese con 250 Spille d’oro esaminate

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Il Centro Ipertensione di Verano riconosciuto come polo di eccellenza 22 Il Prof. Schiffer riflette sulla memoria e l’oblio 24


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LA PRESTIGIOSA STRUTTURA È LA NUOVA SFIDA DEL GRUPPO

CLINICA PINNA PINTOR: TRADIZIONE, SVILUPPO, FUTURO na nuova avventura in Piemonte per il Gruppo Policlinico di Monza che dal 1° aprile ha preso in gestione la Clinica Pinna Pintor, prima casa di cura privata torinese nata nel 1904 nel prestigioso quartiere Crocetta del capoluogo piemontese. Attualmente la Clinica dispone di 5 reparti di degenza per un totale di 90 letti, 5 sale operatorie, sale parto con nido neonatale, un dipartimento di diagnostica per immagini composto da 4 sale radiologiche, sala angiografica, TAC, RM, laboratorio di biochimica, microbiologia ed istopatologia a disposizione dei ricoverati e di pazienti esterni.

U I L P ROF. P LINIO P INNA P INTOR, DIRETTORE SCIENTIFICO NONCHÈ FIGLIO DEL FONDATORE DELL’OMONIMA C LINICA TORINESE

“L’IMPATTO CON IL GRUPPO È STATO DEI MIGLIORI. SIAMO GRATI AL DOTT. COSTANTINO PIETROCOLA, NUOVO DIRETTORE GENERALE DELLA STRUTTURA, CHE CON PROFESSIONALITÀ E DISPONIBILITÀ HA INIZIATO A PRENDERE CONTATTO CON QUESTA NUOVA REALTÀ. POSSO DIRE CI SIANO TUTTE LE BASI PER FARE GRANDI COSE INSIEME”

“Siamo certi che la nostra storica Clinica non potrà che trarre beneficio dall’arrivo del Gruppo Policlinico di Monza che porterà nuova linfa, nel rispetto di tutto quello che fino ad oggi è stato fatto dalla nostra Famiglia e di ciò che la Clinica rappresenta per i torinesi”. Sono le parole del Prof. Plinio Pinna Pintor, Direttore Scientifico dell’omonima Clinica. “L’impatto con il Gruppo – continua il Prof. Pinna Pintor – è stato dei migliori. Siamo grati al Dott. Costantino Pietrocola, nuovo Direttore Generale della Struttura, che con professionalità e disponibilità ha iniziato a prendere contatto con questa nuova realtà. Posso dire ci siano tutte le basi per fare grandi cose insieme”. Ma veniamo ora ai dettagli più tecnici, per conoscere meglio una delle pietre miliari della sanità privata torinese. La Clinica Pinna Pintor, prima casa di cura privata in Torino, è stata fondata da Arturo Pinna Pintor nel 1904. Nata come Clinica Ginecologica, da oltre 75 anni è caratterizzata da attività multispecialistica. L’attuale sede, appositamente costruita nel 1912, è stata più volte ampliata, per consentire l’incremento e la diversificazione delle attività sino a raggiungere le dimensioni odierne. Il complesso sanitario vanta oggi circa 8.500 mq di area di attività. L’attività sanitaria si svolge in regime di solvenza in convenzione con tutte le compagnie di assicurazione e fondi integrativi sia in forma diretta che indiretta. Convenzioni con tutte le aziende ospedaliere dell’area metropolitana offrono ai medici della città una qualificata struttura per l’attività in libera professione. L’attività ambulatoriale di visita e diagnostica strumentale si svolge in 20 studi medici presenti nella sede principale e nel centro distaccato in via Cristoforo Colombo 51. La presenza al piano terreno ed al primo piano dei principali servizi ambulatoriali ad amministrativi consente al pubblico un più agevole accesso.


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Andiamo di seguito ad illustrare la struttura della Clinica Pinna Pintor in tutte le sue componenti segnatamente: LA DEGENZA

L’ESTERNO DELLA C LINICA P INNA P INTOR IERI E OGGI

Reparti Ai piani superiori 5 reparti di ricovero offrono massima qualità di assistenza, servizio alberghiero e comfort. Al primo piano, nella manica principale dell’edificio, si trovano le degenze per ortopedia e chirurgia oculistica. Al secondo piano invece sono dislocati i reparti di degenza prevalentemente riservati ad attività di cure intensive, per cardiologia e medicina per acuti e chirurgia toracica. Un

reparto poi è destinato principalmente ai ricoveri in day hospital. Al terzo piano ecco il cuore della Struttura ovvero il reparto ostetrico con area nido, un reparto di ginecologia e uno dedicato alla chirurgia generale. Infine al quarto piano si trovano, oltre al laboratorio analisi e al laboratorio cardiopolmonare, un ulteriore reparto di degenza, che verrà presto destinato alla riabilitazione. Blocchi operatori Al quinto piano dell’edificio trova spazio un primo blocco operatorio, con sala parto e sala angiografica per studi emodinamici e radiologia interventistica. Al sesto piano ecco invece il blocco operatorio principale, dotato di 5 sale operatorie e servizi chirurgici di supporto. Le Specialità Specialità chirurgiche Chirurgia Generale Chirurgia Maxillo Facciale Oculistica Ortopedia Otorinolaringoiatria Chirurgia Pediatrica Chirurgia Plastica Chirurgia Toracica Urologia Chirurgia Vascolare Neurochirurgia Ostetricia e ginecologia Specialità mediche Cardiologia Medicina interna Neurologia Oncologia Urologia Modalità di accesso Per oltre un secolo centro di riferimento Piemontese di eccellenza per la qualità dell’assistenza e dei propri medici referenti, la Clinica Pinna Pintor consente ai pazienti libera scelta dell’équipe medico-chirurgica, con ampia scelta di professionisti, specialisti qualificati, consulenti universitari ed ospedalieri per ricoveri e consulenze multidisciplinari in patologie complesse, chirurgiche o mediche. Possono accedere al ricovero in Clinica pazienti affetti da tutte le patologie di cui alle


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specialità mediche e chirurgiche sopra elencate. Il ricovero avviene, di norma, secondo le indicazioni dei medici curanti sebbene vengano sempre rispettate le necessità personali del paziente. L’accesso avviene generalmente su prenotazione, ma sono accettati anche pazienti urgenti con preavviso telefonico. Sono disponibili per la degenza 50 camere, quasi tutte dotate di secondo letto per l’accompagnatore, attrezzate e progettate per garantire massima assistenza, confort e privacy. L’assistenza infermieristica è garantita da personale di massima qualità, a disposizione 24 ore su 24. Il ricovero può essere ordinario o in Day-Hospital, medico o chirurgico. In caso di ricovero per parto, il servizio ostetrico accoglie le partorienti 24 ore su 24: lo staff medico chirurgico ed ostetrico è predisposto all’intervento per garantire l’assistenza al parto in qualsiasi momento.

I SERVIZI DI DIAGNOSI E CURA Diagnostica per Immagini - Radiologia tradizionale - Ecografia - Tac - Risonanza magnetica - Angiografia - Esami TC Volumetrici con tecnica Cone Beam - Cad-Colon

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CAMERE DI DEGENZA DEL REPARTO DI OSTETRICIA DELLA C LINICA P INNA P INTOR IERI E OGGI

R EPARTO

DI

OSTETRICIA

Unità di gastroenterologia e colonproctologia È attivo da oltre 20 anni un servizio di gastroenterologia ed endoscopia digestiva in cui un gruppo di specialisti nella patologia dell’apparato digerente opera in modo integrato. Il centro, strutturato in 4 studi, offre servizi ambulatoriali ed a pazienti ricoverati con dotazioni strumentali per la completa esecuzione dell’endoscopia diagnostica operativa del tubo digerente, e degli studi della motilità esofago-gastrica mediante manometria e PH-metria ai pazienti affetti da patologia anorettocolica (tumori colorettali, malattie infiammatorie e disturbi funzionali dell’intestino, proctologia). A tale centro collaborano, oltre ai chirurghi, anche gastroenterologi, dietologi, urologi, ginecologi, terapisti della riabilitazione e stomatoterapisti.


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LE APPARECCHIATURE DI DIAGNOSTICA PER IMMAGINI DELLA C LINICA P INNA P INTOR IERI E OGGI

All’interno dell’Unità di gastroenterologia e colonproctologia vengono svolte le seguenti principali attività: - Chirurgia colorettale - Chirurgia digestiva - Dietologia - Gastroenterologia - Endoscopia digestiva - Tac colonscopia virtuale - Colonproctologia - Manometria ed elettromiografia anorettale (PNTML) - Ecografia anorettale - Riabilitazione Urofecale - Riabilitazione astomizzati - Idrocolonterapia

Laboratorio analisi - Chimica Clinica e Tossicologia - Marcatori cardiaci per la diagnosi precoce dell’infarto miocardico acuto (CK-MB massa, -Troponina-T ultrasensibile) - Ormoni - Marcatori tumorali - Ematologia e Coagulazione - Microbiologia, Parassitologia e Sieroimmunologia - Test Genetici - Istopatologia e Citologia Radiologia interventistica - Diagnostica invasiva - Angioplastica - Coronarografia - Osteosintesi Vertebrale Riabilitazione funzionale in piscina termalizzata Il reparto di riabilitazione, operativo da anni, dispone di una piscina termalizzata di ampie dimensioni - 11m x 4m - con acqua a 34° e locali attrezzati per ginnastica correttiva e terapia fisica strumentale per i seguenti principali trattamenti: - Elettroterapia analgesica e stimolante - Ultrasuoni - Radarterapia - Diadinamica - Ionoforesi - Riabilitazione posturale globale - Elettrostimolazioni - Chinesiterapia segmentarla - Drenaggio linfatico manuale - Riabilitazione funzionale con idrokinesiterapia per adulti e per l’età evolutiva - Trazioni vertebrali - Massaggi terapeutici - Valutazione e riabilitazione neuromotoria e funzionale con terapia manuale - Riabilitazione posturale globale per dolore cervicale e lombare - Riabilitazione neuromotoria e psicomotoria dell’età evolutiva - Psicomotricità e avviamento al nuoto bambini (1-6) anni - Acquaticità gestanti, post-parto e neonati - Fisioterapia respiratoria


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LE ATTIVITÀ AMBULATORIALI L’attività è svolta da un pool di medici tra i più qualificati e il servizio di prenotazione centralizzato garantisce minimi tempi d’attesa.

P ISCINA

RIABILITATIVA

AMBULATORIO AMBULATORO

DI

OCULISTICA

MEDICO

Visite specialistiche Allergologia Andrologia Angiologia Cardiologia Chirurgia plastica Chirurgia vascolare Chirurgia generale Dermatologia Diabetologia Ematologia Endocrinologia Fisiatria Gastroeneterologia Ginecologia Infettivologia medicina interna Nefrologia Neurochirurgia Neurologia Oculistica Odotnostomatologia Oncologia Otorinolaringoiatria Ortopedia Pediatria Pneumologia Proctologia Reumatologia Senologia Sessuologia Psicologia Urologia Esami diagnostici strumentali I servizi diagnostici della Clinica offrono ai pazienti ricoverati ed ambulatoriali la più completa dotazione strumentale per l’esecuzione di oltre 100 esami diagnostici nelle seguenti specialità: Cardiologia • Elettrocardiografia • Ecocardiografia • Prove da sforzo • Holter • Monitoraggio pressorio


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Bronco-Pneumologia • Diagnostica funzionale respiratoria • Endoscopia • Riabilitazione funzionale respiratoria Gastroenterologia Colonproctologia • Endoscopia • Manometria ed elettromiografia anorettale • Studio dei potenziali evocati • Ecografia anorettale Neurologia • Elettroencefalografia • Elettromiografia • Studio dei Potenziali Evocati • Mielografia

ECOGRAFIA

Otorinolaringoiatria • Audiometria • Elettronistagmografia • Impedenziometria • Studio dei potenziali evocati TIROIDEA

Ostetricia e Ginecologia • Cardiotocografia ante e intra-partum • Rilevazione doppler BCF • Amnioscopia • Colposcopia citologica cervicovaginale • Isteroscopia • Laparoscopia • Ecografia transvaginale • Ecografia in gravidanza

HALL

DI I NGRESSO

Urologia • Ureterocistoscopia • Ureteroscopia radiologica, strumentale • Urodinamica e valutazione neurourologica • Ecografia specialistica diagnostica L’ATTIVITÀ DIDATTICA E DI RICERCA Aula Fondazione Al settimo e ultimo piano della Clinica si trova l’aula convegni e didattica della Fondazione Arturo Pinna Pintor. Sede di attività della Fondazione dal 1974, dispone di 70 posti e un completo sistema di videoconferenza collegato anche con le sale operatorie per attività di chirurgia live. L’aula ospita convegni e simposi scientifico-didattici a livello nazionale ed internazionale con la partecipazione ed il patrocinio di numerose istituzioni universitarie, istituti di ricerca, enti pubblici ed ospedalieri nazionali ed esteri.


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ORTOPEDIA E TRAUMATOLOGIA

I L DOTT. FABRIZIO R IVERA, SPECIALISTA IN ORTOPEDIA E TRAUMATOLOGIA

UROLOGIA

I L DOTT. MASSIMO P IGATO, SPECIALISTA IN U ROLOGIA

PNEUMOLOGIA

I L P ROF. R ICCARDO P ELLEGRINO, SPECIALISTA IN FISIOPATOLOGIA E FISIOCHINESITERAPIA RESPIRATORIA

Negli anni sono tanti i noti specialisti che hanno collaborato con la Clinica Pinna Pintor di Torino, come ad esempio il Dott. Fabrizio Rivera, specialista in Ortopedia e Traumatologia, esperto nelle patologie artrosiche di anca e ginocchio. “Una delle terapie che eseguo alla Clinica Pinna Pintor – spiega il Dott. Rivera – è la cosiddetta viscosupplementazione ovvero l’infiltrazione con acido ialuronico per il trattamento dell’osteoartrosi dell’anca”. Normalmente il liquido sinoviale (presente in tutte le articolazioni) contiene una quantità di acido ialuronico. Nelle articolazioni affette da osteoartrosi il liquido sinoviale è più diluito e meno viscoso di quello contenuto nelle articolazioni sane, in quanto l’acido ialuronico è presente in basse concentra-

zioni. Di conseguenza la cartilagine risulta maggiormente esposta ad usura. La viscosupplementazione ristabilisce e supera i normali livelli di acido ialuronico nel liquido sinoviale, sfruttando il potenziale lubrificante, protettivo nei confronti della cartilagine ed antiinfiammatorio della molecola. Una ulteriore funzione della molecola introdotta nell’articolazione è quella di riattivare la sintesi di acido ialuronico endogeno (cioè prodotto dalla capsula articolare del paziente) da parte dell’articolazione artrosica infiltrata. “La viscosupplementazione delle articolazioni come ginocchio e spalla è un’efficace terapia che eseguo fin dagli anni ‘80 – prosegue ancora il dott. Rivera - L’infiltrazione dell’anca è una terapia più recente grazie agli acidi ialuronici di ultima generazione, più

È la volta del Dott. Massimo Pigato, specialista in urologia che alla Clinica Pinna Pintor affronta la patologia dell’adenoma prostatico o iperplasia prostatica benigna, tramite l’ausilio del Laser ad Holmio (HoLEP - Holmium laser enucleation of prostate). “L’adenoma prostatico – spiega il Dott. Pigato - è una patologia comune nei maschi sopra i 50 anni, ed è responsabile, in un’alta percentuale di casi, di disturbi quali la difficoltà ad urinare e/o la necessità di mingere frequentemente sia durante il giorno che durante la notte. Ciò è dovuto alla compressione dell’adenoma sul canale uretrale ed al sollevamento del collo vescicale con effetti ostruttivi ed irritativi”.

Il primo approccio terapeutico è di solito farmacologico, ma quando l’ostruzione è importante con rischio del blocco (ritenzione urinaria) oppure quando si associano altre complicanze tipo la calcolosi vescicale e le infezioni urinarie la soluzione unica è l’intervento chirurgico disostruttivo cioè la rimozione dell’adenoma. Già da anni si sono testate delle tecniche chirurgiche che sfruttano la tecnologia LASER con intenti disostruttivi mediante vaporizzazione dei tessuti ma con risultati incerti o poco soddisfacenti per la minima quantità di adenoma asportato in relazione alla bassa potenza di esercizio e al tipo di lunghezza d’onda del Laser. La tecnica con

Attivo ora alla Clinica Pintor è anche il Centro Medico Pneumologico Torino (CMPT) diretto dal prof. Riccardo Pellegrino, esperto di fama nazionale e internazionale per i suoi studi sulle malattie respiratorie e per la sua partecipazione alla preparazione delle linee guida dell’American Thoracic Society e European Respiratory Society nel 2006 sui test di funzionalità respiratoria. Il CMPT è dotato della più completa, avanzata e sofisticata gamma tecnologica per la diagnosi e la cura delle malattie respiratorie che comprende tecniche spirometriche ed espiratorie, pletismografia corporea, misura della diffusione alveolo-capillare del monossido di carbonio con analizzatori rapidi, emo-

gasanalisi arteriosa, moderni software per i test di broncodilatazione e alla metacolina, test di forza dei muscoli respiratori e della massima ventilazione ed infine, come elemento caratterizzante, la tecnica dell’oscillazione forzata (FOT) con software withinbreath. “Quest’ultima – spiega il Prof. Riccardo Pellegrino - è stata sviluppata solo di recente per uso clinico ed ha un’elevatissima capacità di identificare in modo non-invasivo alterazioni polmonari inesplorabili nemmeno con la spirometria classica. Si tratta inoltre di un esame atto allo studio della funzione polmonare nei bambini e in tutti coloro che non riescono ad eseguire correttamente le


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concentrati e contenenti molecole di dimensioni più grosse, che permettono di raggiungere l’obbiettivo del miglioramento della sintomatologia con una singola somministrazione”. Dal momento che la tecnica infiltrativa dell’anca è più complessa di quella delle altre articolazioni come il ginocchio, i farmaci di ultima generazione hanno facilitato l’utilizzo dell’acido ialuronico anche in questi casi, grazie alla possibilità di sottoporre il paziente ad un’unica infiltrazione. “Mi preme infine sottolineare - conclude il Dott. Rivera - che questo tipo di terapia non è adatta a tutti i pazienti e a tutti i casi. Le indicazioni comprendono infatti l’artrosi dolorosa, l’artrosi non grave (almeno parziale conservazione della cartilagine articolare

alla radiografia), una buona articolarità. Poiché la struttura anatomica dell’articolazione dell’anca rende difficile l’infiltrazione endoarticolare senza l’utilizzo di una guida radiologica non è consigliato eseguire l’infiltrazione dell’anca “alla cieca”. Le guide radiologiche proposte come ausilio sono: l’ecografia, la fluoroscopia, La TC. Il controllo diretto della posizione intra-articolare dell’ago e del farmaco garantisce la sicurezza del trattamento”. Lo scopo della viscosupplementazione è quello di sfruttare le proprietà dell’acido ialuronico alleviando la sintomatologia dolorosa e ritardando il processo di degenerazione artrosica, allontanando quindi il momento dell’intervento chirurgico di protesi d’anca.

il Laser ad Holmio (HoLEP - Holmium laser enucleation of prostate) rappresenta invece, ad oggi, il trattamento endoscopico più innovativo e di comprovata efficacia per la cura dell’ipertrofia prostatica benigna. “L’utilizzo del laser ad Holmio di ultima generazione – continua il Dott. Pigato - associato ad una tecnica che prevede l’enucleazione laser della prostata e la demolizione meccanica dei grossi frammenti è ritenuta oggi un’alternativa efficace al trattamento endoscopico, ma soprattutto offre la possibilità di trattare le voluminose prostate che oggi richiedono ancora l’intervento a cielo aperto (con taglio) nonché la calcolosi vescicale a volte associata”.

La tecnica offre alcuni significativi vantaggi per il paziente: • intervento chirurgico meno invasivo • scarsa penetrazione tissutale dell’energia calorica (2-3 mm) • scarso o nullo sanguinamento (l’emissione di energia pulsata permette un’incisione precisa ed esangue) con eliminazione dei trattamenti trasfusionali • degenza ospedaliera post-operatoria ridotta a 48 ore • minori rischi in pazienti cardiopatici e/o con problemi di coagulazione

manovre spirometriche. Tutto ciò, insieme alla visita pneumologica, offre al paziente un’assistenza medica pneumologica completa e tempestiva per la diagnosi e la cura delle malattie respiratorie”. Inoltre la rete di collegamenti del CMPT con i più conosciuti centri specialistici in Italia ed all’estero, la possibilità di utilizzare il servizio di laboratorio analisi, di radiologia e della degenza della Clinica Pinna Pintor, ne amplifica ulteriormente l’operatività, permettendo diagnosi precise e cure intensive ai pazienti che necessitano di ricovero. Tra le principali malattie o disturbi respiratori oggetti di esame e cura presso il CMPT si ricordano l’asma bronchiale nell’adulto e

bambino, la bronchite cronica, l’enfisema polmonare, le bronchiectasie, le fibrosi polmonari, le malattie della pleura e del torace, la difficoltà a respirare di qualunque natura ed origine, lo studio delle cause della tosse, la valutazione e la cura dell’insufficienza respiratoria, il monitoraggio della funzione dei muscoli respiratori nelle malattie neurologiche invalidanti, la valutazione del rischio operatorio in particolare per la chirurgia toracica e molte altre. In più con il nuovo pletismografo corporeo a doppia porta, ora anche i pazienti con handicap fisico in carrozzella possono essere finalmente sottoposti a spirometria completa.


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NUOVI SVILUPPI PER LA RADIOLOGIA DELLA CLINICA EPOREDIESE

A IVREA LA MIGLIORE TECNOLOGIA DEL MONDO o sviluppo di nuove tecnologie applicate alla medicina con l’obiettivo principale di mettere a disposizione della classe medica sempre migliori strumenti diagnostici ed operativi, ha in questi ultimi anni riguardato soprattutto la Diagnostica per Immagini portando alla realizzazione di macchine sempre più performanti e sempre più efficaci nella diagnosi delle patologie del corpo umano. È in quest’ottica che si inseriscono le due macchine “pesanti” TAC GE OPTIMA 660 64 SLICE - ASIR e RM GE OPTIMA 360 DA 1,5 TESLA acquistate recentemente dal Gruppo Policlinico di Monza ed installate nel nuovo Dipartimento di Diagnostica per immagini della Clinica Eporediese di Ivrea. I principali campi di applicazione in cui si registrano i più significativi vantaggi nell’utilizzo di queste macchine sono i cosiddetti studi “body”, riguardanti cioè le patologie del torace e dell’addome, gli studi dell’apparato vascolare ed in particolare le indagini neuroradiologiche. Nell’ambito del settore “body” la nuova TAC, con 64 banchi di detettori, ha aumentato in modo significativo la velocità di acquisizione delle immagini e questo si traduce in richieste di apnea della durata di pochi secondi da parte del paziente che deve sottoporsi allo studio del torace o di tutto l’addome. Tale capacità permette di ridurre drasticamente la presenza di “artefatti da respirazione” in quei pazienti che hanno difficoltà a mantenere l’apnea, sia per l’età spesso avanzata sia per le patologie per le quali vengono eseguiti gli studi. “L’estrema velocità di acquisizione dei dati e la presenza di software dedicati alla ricostru-

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DOTT. LUCA M ISTRETTA, R ESPONSABILE DEL SERVIZIO DI DIAGNOSTICA PER I MMAGINI DELLA C LINICA E POREDIESE DI IVREA

DOTT. EGIDIO G ENOVESE, NEURORADIOLOGO DELLA C LINICA E POREDIESE DI IVREA

LA VELOCITÀ DI ACQUISIZIONE DELLE IMMAGINI SI TRADUCE IN RICHIESTE DI APNEA DELLA DURATA DI POCHI SECONDI DA PARTE DEL PAZIENTE CHE DEVE SOTTOPORSI ALLO STUDIO DEL TORACE O DI TUTTO L’ADDOME

zione multiplanare e tridimensionale delle immagini ottenute – spiega il Dott. Luca Mistretta, Responsabile del Servizio di Diagnostica per Immagini della Clinica Eporediese - rende inoltre possibile eseguire specifici studi dell’apparato vascolare (angio-TAC dell’aorta toraco-addominale, degli arti inferiori, del circolo polmonare e dei vasi arteriosi degli organi addominali) che, per nitidezza delle immagini e per precisione nella definizione dei quadri patologici, risultano migliori di quelli ottenibili con l’angiografia digitale, una metodica molto più invasiva. Un altro vantaggio di questa nuova TAC è prevedere l’utilizzo di quantità sempre minori di liquido di contrasto a tutto vantaggio del paziente”. Un’ulteriore applicazione molto importante della TAC di nuova generazione è quella che riguarda la colonscopia virtuale. “Un semplice esame TAC a basso dosaggio di raggi X – continua il Dott. Mistretta - i cui dati anatomici, acquisiti in pochi secondi, vengono successivamente elaborati da un software in grado di ricostruire sullo schermo l’intestino, consentendo quindi la navigazione virtuale al suo interno con la straordinaria possibilità di visionare anche le pareti del colon e gli organi limitrofi”. È importante sottolineare inoltre come la nuova macchina TAC, grazie al software ASIR, sia in grado di ottenere tutti questi risultati esponendo il paziente a dosi molto basse di radiazioni (sino al 50% in meno rispetto agli apparecchi della generazione precedente). Un ancor più netto avanzamento tecnologico, sempre per quanto riguarda il campo “body”, è rappresentato dalla nuova Risonanza Magnetica il cui primo grande vantaggio rispetto al precedente modello è il campo magnetico da 1.5 Tesla. Anche in questo caso il campo magnetico più elevato si traduce in minori tempi di acquisizione delle sequenze di immagini, quindi una minore permanenza del paziente all’interno della macchina.


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ANGIO -TAC DEGLI ARTI INFERIORI

COLON TC TRIDIMENSIONALE: DIAGNOSI DIVERTICOLITE (A SINISTRA) DIAGNOSI DI POLIPO AL COLON (A DESTRA)

“Le apnee richieste negli esami RM body sono generalmente più lunghe rispetto agli esami TAC – spiega ancora il Dott. Mistretta ma con la nuova apparecchiatura siamo in grado di studiare gli organi addominali con apnee di 12-15 secondi al massimo, assolutamente alla portata della maggior parte dei pazienti. A ciò si aggiunge un software nettamente più evoluto che consente di utilizzare sequenze non implementate e non implementabili sulle macchine di precedente generazione. Un esempio è rappresentato dalle sequenze pesate in diffusione, ovvero sequenze di immagini ricavate tramite microscopici movimenti delle molecole di acqua del nostro or-

LA NUOVA MACCHINA TAC, GRAZIE AL SOFTWARE ASIR, È IN GRADO DI OTTENERE TUTTI QUESTI RISULTATI ESPONENDO IL PAZIENTE A DOSI MOLTO BASSE DI RADIAZIONI (SINO AL 50% IN MENO RISPETTO AGLI APPARECCHI DELLA GENERAZIONE PRECEDENTE)

ganismo, che inizialmente venivano impiegate esclusivamente in ambito neurologico, ma da alcuni anni sono di utilizzo corrente anche per le indagini che riguardano il resto del corpo”. Accanto a tutto questo, la nuova Risonanza Magnetica offre la possibilità di utilizzare mezzi di contrasto specifici per il fegato che consentono di ottenere informazioni di alto valore diagnostico per lo studio di lesioni focali epatiche e nei casi di sospetta patologia tumorale, maligna o benigna che sia. “Desidero sottolineare – conclude il Dott. Mistretta - che proprio nell’ambito delle patologie epatiche benigne, questo tipo di contrasto trova un suo elettivo impiego nella tipizzazione delle lesioni focali riscontrate casualmente in occasione di esami ecografici in soggetti di giovane età, evitando l’impiego di radiazioni ionizzanti”. La nuova apparecchiatura RM della Clinica Eporediese permette inoltre un importante passo avanti nel campo neuroradiologico in quanto, oltre agli studi morfologici cerebrali e midollari con una più alta risoluzione spaziale, consente quelle tecniche cosiddette “avanzate” che riguardano gli studi cerebrali funzionali. “Dal punto di vista morfologico per esempio - spiega il Dott. Egidio Genovese, neuroradiologo della Clinica Eporediese - sono possibili sequenze volumetriche 3D con spessore di strato ultrasottile (al di sotto del millimetro) come la 3D CUBE, una sequenza FLAIR con 0.6 mm di spessore che permette una più accurata valutazione anche di piccolissime lesioni della sostanza bianca, fondamentale per esempio nella valutazione del carico lesionale nei pazienti affetti da sclerosi multipla”. Il più grosso passo avanti è rappresentato comunque dalle tecniche funzionali quali: la spettroscopia, la perfusione, il calcolo del tensore di diffusione associato al “Fiber Tracking” (una tecnica che consente di studiare le fibre nervose della sostanza bianca, con lo scopo di ottenere informazioni sulla funzionalità delle aree superiori complesse dell’encefalo) e la tecnica BOLD (Blood Oxygenation Level Dependent) dove per segnale Bold si intende quello generato dal complessivo afflusso sanguigno cerebrale da parte delle grandi arterie e vene, piccole arteriole e venule e da parte dei capillari.


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TOMOGRAFIA ASSIALE (TAC) GE OPTIMA 660 64 SLICE - ASIR

LA SPETTROSCOPIA RM La spettroscopia è una tecnica finalizzata ad ottenere il profilo metabolico di un volume di tessuto normale, o patologico, in maniera non invasiva. Dopo aver scelto la regione di interesse, lo studio spettro-RM ne riporta l’informazione chimica sottoforma di un grafico detto curva dello spettro protonico. Le informazioni metaboliche in associazione alle immagini morfologiche possono orientare il radiologo e il clinico verso la diagnosi di un’alterazione cerebrale. LA PERFUSIONE RM La Perfusion Weighted Imaging (PWI) è una tecnica di Risonanza Magnetica che analizza il flusso di sangue arteriolo-capillare verso un determinato organo o parenchima (tessuto specifico di un organo con struttura compattante es. fegato, polmone, rene, etc) basandosi sulle variazioni di segnale indotte

LA NUOVA RISONANZA MAGNETICA OFFRE LA POSSIBILITÀ DI UTILIZZARE MEZZI DI CONTRASTO SPECIFICI PER IL FEGATO CHE CONSENTONO DI OTTENERE INFORMAZIONI DI ALTO VALORE DIAGNOSTICO PER LO STUDIO DI LESIONI FOCALI EPATICHE E NEI CASI DI SOSPETTA PATOLOGIA TUMORALE, MALIGNA O BENIGNA CHE SIA

da un tracciante introdotto nel tessuto oggetto di studio. La tecnica maggiormente utilizzata prevede come tracciante l’utilizzo di mezzo di contrasto paramagnetico il cui passaggio negli arteriolo-capillari provoca una variazione del segnale quantificabile mediante curve intensità-tempo, convertite poi in curve concentrazione-tempo. È così possibile ottenere delle stime relative della concentrazione di mezzo di contrasto, quindi del flusso sanguigno, nel tempo. Questa tecnica permette inoltre lo studio del flusso ematico cerebrale relativo (rCBF), ovvero la quantità di sangue che attraversa una data quantità di tessuto cerebrale nell’unità di tempo rispetto ad un’altra area di riferimento (per esempio la stessa struttura sana controlaterale); il volume ematico cerebrale relativo (rCBV) ovvero la quantità di sangue presente in una data quantità di tessuto in un dato momento; il tempo di transito (MTT) e il tempo di picco (TTP), definito come il tempo di massima concentrazione di un tracciante nel passaggio del microcircolo cerebrale. Utilizzando queste stime è possibile ricostruire le mappe a colori che rappresentano ciascuno dei suddetti valori. La tecnica perfusionale è impiegata principalmente nella patologia cerebro-vascolare ischemica iperacuta, in ambito oncologico e nella patologia infiammatoria del sistema nervoso centrale.


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LA PRINCIPALE APPLICAZIONE CONSISTE NELLA PIANIFICAZIONE DELLA CHIRURGIA DELLE NEOPLASIE CEREBRALI PERCHÉ PERMETTE DI STUDIARE I RAPPORTI DEL TUMORE CON I FASCI DI FIBRE ADIACENTI E QUINDI DI CERCARE DI MINIMIZZARE GLI EVENTUALI DANNI DELLA RESEZIONE CHIRURGICA

R ISONANZA MAGNETICA 1,5 TESLA GE OPTIMA 360

DIFFUSION TENSOR IMAGING (DTI) E TRATTOGRAFIA Si tratta di una tecnica che, tramite una sequenza di diffusione (EPI = echo-planare), permette di valutare il moto casuale delle molecole d’acqua, che in assenza di ostacoli avviene in tutte le direzioni (diffusione isotropica), ma per contro a livello encefalico avviene lungo direzioni preferenziali determinate dai fasci di fibre nervose (diffusione anisotropica). Il valore di anisotropia può essere quantificato mediante un oggetto matematico chiamato tensore, da cui deriva il nome della metodica. A partire dai dati acquisiti (diffusività media ed anisotropia frazionale) è possibile calcolare delle mappe che ne mostrano il rispettivo valore nello spazio, ottenendo immagini che possono essere sovrapposte a quelle anatomiche, con possibilità anche di fornire mappe colorimetriche in due dimensioni. È possibile

infine ricostruire l’andamento delle fibre di sostanza bianca nei tre piani dello spazio (fiber tracking o trattografia). Gli utilizzi clinici della DTI sono molti e in continuo progresso, ma attualmente la principale applicazione consiste nella pianificazione della chirurgia delle neoplasie cerebrali perché permette di studiare i rapporti del tumore con i fasci di fibre adiacenti e quindi di cercare di minimizzare gli eventuali danni della resezione chirurgica. RM FUNZIONALE (RM-F) La RM-f ottenuta con la tecnica BOLD (Blood Oxygen Level Dependent) sfrutta il meccanismo fisiologico per il quale quando un’area cerebrale è attivata da uno stimolo, aumenta il flusso ematico loco-regionale modificando il segnale RM che a sua volta consente al software di riconoscere le aree attivate rispetto alle aree silenti circostanti. La RM-f è diventata la modalità di studio più usata nella ricerca neurofisiologica con straordinario progresso nelle conoscenze del funzionamento del cervello. “Alla Clinica Eporediese – conclude il Dott. Genovese - vengono privilegiati gli studi funzionali per individuare l’area sensitivo-motoria, le aree del linguaggio, i centri visivi e della memoria, generalmente in pazienti che devono sottoporsi a resezione di tumori adiacenti ad aree eloquenti”.


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DAL SAN MARTINO DI BELLUNO ARRIVA IL PROF. BIGGI

UN NUOVO PEZZO DA NOVANTA PER LO STAFF DEL POLICLINICO DI MONZA ono giunto ad un punto della mia carriera, all’interno della sanità pubblica, in cui avevo bisogno di nuovi stimoli. Faccio questo mestiere da trentacinque anni e da venti rivesto la carica di Primario, ora sono pronto per questa nuova sfida professionale con uno dei Gruppi sanitari più importanti del Nord Italia”. Queste le prime parole del Prof. Francesco Biggi che dal 1° giugno riveste il ruolo di Direttore Scientifico del Dipartimento di Ortopedia e Traumatologia del Policlinico di Monza. Un ruolo doppiamente importante per il nuovo Direttore in quanto rico-

“S

I L P ROF. FRANCESCO B IGGI, NUOVO DIRETTORE SCIENTIFICO DEL DIPARTIMENTO DI ORTOPEDIA E TRAUMATOLOGIA DEL P OLICLINICO DI MONZA N EL 2009

IL P ROF. B IGGI APPLICA IL PRIMO “NATURAL NAIL”, CHIODO INTRAMIDOLLARE DI ULTIMA GENERAZIONE

“È STATO PER ME UN GRANDE MAESTRO NEGLI ANNI TRASCORSI A GENOVA – COMMENTA IL PROF. BIGGI – QUESTO NUOVO INCARICO RAPPRESENTA QUINDI, OLTRE CHE UN GRANDE ONORE, ANCHE UN’IMPORTANTE SCOMMESSA CON ME STESSO NEL PORTARE AVANTI CIÒ CHE PER ANNI È STATO FATTO AD ALTISSIMO LIVELLO DAL PROF. PIPINO”

perto per anni da uno dei suoi mentori, il Prof. Francesco Pipino, scomparso dopo una breve malattia lo scorso anno. “È stato per me un grande maestro negli anni trascorsi a Genova – commenta il Prof. Biggi – questo nuovo incarico rappresenta quindi, oltre che un grande onore, anche un’importante scommessa con me stesso nel portare avanti ciò che per anni è stato fatto ad altissimo livello dal Prof. Pipino”. Negli ultimi anni il Prof. Biggi aveva già fatto visita al Policlinico di Monza anche grazie alla sua conoscenza con il Prof. Elio Guido Rondanelli, Direttore Scientifico della Struttura. “Sono iniziati così i primi contatti con il Policlinico – prosegue Biggi – fino all’incontro con la Presidenza con cui abbiamo da subito condiviso le idee sul tipo di impegno che il mondo della sanità, oggi, richiede”. Il Prof. Biggi è consapevole di inserirsi in una realtà consolidata dove già operano grandi specialisti ed è per questo che la sua motivazione è massima. “Negli ultimi 15 anni mi sono principalmente occupato di chirurgia protesica ricostruttiva di ginocchio, anca e spalla, sia di primo impianto che di revisione – spiega il Prof. Biggi - dedicandomi in particolar modo allo sviluppo di tecniche mininvasive che permettono l’accesso al sito chirurgico con approcci che danneggiano il meno possibile le strutture che circondano l’osso. Questo al fine di favorire impianti sempre più funzionali per il paziente”. Il Prof. Francesco Biggi vanta anche un ampio background per quel che riguarda la traumatologia, basti pensare che negli ultimi 12 anni ha rivestito la carica di Primario di Ortopedia e Traumatologia all’Ospedale di Belluno dove ogni giorno conferiscono, tramite il soccorso alpino, la gran parte dei feriti da sport d’alta montagna, più o meno estremi, del vicino arco dolomitico. Il Prof. Biggi è anche specialista in Medicina dello Sport e per quasi 8 anni ha fatto parte della Commissione medica della FISI (Federazione Italiana Sport Invernali).


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IL CONCENTRATO LEUCO-PIASTRINICO VIENE UTILIZZATO PER LA RICOSTRUZIONE DELLE LESIONI CARTILAGINEE (ROTTURA DELLA CUFFIA DEI ROTATORI), TENDINEE (ROTTURA DEL TENDINE D’ACHILLE, EPICONDILITI, ETC) E DEL TESSUTO OSSEO, SPECIALMENTE NEI CASI IN CUI CI SIA UN TRAUMA ESTESO C’è anche la medicina rigenerativa nel curriculum del neo Direttore di Dipartimento del Policlinico di Monza. “Non parliamo di cellule staminali – ci tiene a precisare il Prof. Biggi – qui si parte dal sangue del paziente da cui si isola un particolare tipo di globuli bianchi, i monociti, che incubati e moltiplicati producono questa popolazione cellulare molto simile alle staminali che, unite alle piastrine, danno vita al cosiddetto concen-

trato leuco-piastrinico. Il vantaggio è che si tratta di un prodotto derivante dal sangue del paziente stesso e che può presentarsi sia in forma liquida e sia sottoforma di gel”. Il concentrato leuco-piastrinico viene utilizzato per la ricostruzione delle lesioni cartilaginee (rottura della cuffia dei rotatori), tendinee (rottura del tendine d’Achille, epicondiliti…etc) e del tessuto osseo, specialmente nei casi in cui ci sia un trauma esteso. Al San Martino di Belluno, negli ultimi anni, il Prof. Biggi e la sua équipe hanno trattato circa 800 pazienti. “Se riuscirò a portare un qualche significativo miglioramento a questa realtà che già contempla esperti professionisti – conclude il Prof. Biggi – vorrà dire che scegliermi sarà stata una buona intuizione. Il mio obiettivo è cercare di dare ancora più risalto a ciò che viene fatto all’interno di questa Struttura perché portare a conoscenza di altri il nostro operato, significa continuare a crescere”.

CURRICULUM VITAE DEL PROF. FRANCESCO BIGGI Titolo di studio Laurea in Medicina e Chirurgia presso l’Università degli Studi di Pisa il 27/7/1978 con punti 110/110 Altri titoli di studio e professionali • Specializzazione in Ortopedia e Traumatologia presso l’Università degli Studi di Milano il 4/11/1981 con punti 70/70 • Specializzazione in Medicina dello Sport presso l’Università degli Studi di Roma il 17/11/1984 con punti 70/70 • Idoneità Nazionale a Primario conseguita con concorso pubblico presso il Ministero della sanità nel 1989, I° classififcato con punti 100/100 Esperienze professionali • Assistente presso l’Istituto Ortopedico Traumatologico “G.Pini” di Milano dal 24/9/1980 1980 nella IV° Divisione e successivamente nella Divisione di Ortopedia e Traumatologia Pediatrico/Infantile • Aiuto presso l’Istituto Ortopedico Traumatologico “G.Pini” di Milano dal 1° Ottobre 1987 nel Centro di Chirurgia dell’Anca e successivamente nel Dipartimento di Traumatologia d’Urgenza • Docente incaricato di Anatomia presso la Scuola di Specializzazione in Reumatologia dell’Istituto Ortopedico “G.Pini” di Milano nell’Anno Accademico 1991/1992 • Docente incaricato presso la I° Clinica Ortopedica dell’Università di Padova (Direttore Prof. Vigliani) negli Anni Accademici 1993/1994 , 1994/1995 e 1995/1996

• Aiuto Corresponsabile Ospedaliero presso il Centro Regionale Specializzato dell’Anca di Cittadella dal 16/6/1993 al 20/10/1996 • Primario di Ortopedia e Traumatologia presso l’USSL 3 dal 21Ottobre 1996 al 27 Aprile 2003 • Direttore UOC di Ortopedia e Traumatologia presso l’USSL 1 dal 28 Aprile 2003 a tutt’oggi, con una gamma di interventi che abbraccia tutto il campo della Ortopedia e Traumatologia ad esclusione del rachide cervicale • Docente di Traumatologia come Professore a Contratto presso la Scuola di Specializzazione in Ortopedia e Traumatologia dell’Università degli Studi di Genova (Direttore Prof.Francesco Franchin) dall’anno Accademico 1999/2000 • Docente e Titolare di Corso di Insegnamento (in seguito a pubblico concorso) presso la Scuola di Specializzazione in Ortopedia e Traumatologia dell’Università degli Studi di Pavia (Direttore Prof.Francesco Benazzo) dall’Anno Accademico 2005/2006 • Docente Master II° livello Università del Molise per gli Anni Accademici 2008/2009 e 2009/2010 • Tutor di Traumatologia(Convenzione ULSS 1-Università di Cagliari) per la Scuola di Specializzazione in Ortopedia e Traumatologia dell’Università di Cagliari (Direttore Prof. Massimiliano Salvi) dall’Anno Accademico 2010/2011 • Medico Federale e Consulente Traumatologo FISI (Federazione Italiana Sport Invernali) dal 1978 • Consulente Traumatologo FIR (Federazione Italiana Rugby) dal 2003


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CAMPAGNA DI PREVENZIONE CONTRO L’ANEURISMA

250 SPILLE D’ORO ALL’EPOREDIESE PER LO SCREENING DELL’ANEURISMA neurisma e ictus. Patologie che fanno ancora molta paura, ma che oggi grazie ad una diagnosi precoce è possibile scoprire per

I L DOTT. MASSIMO MAIONE, R ESPONSABILE DELL’U NITÀ FUNZIONALE DI C HIRURGIA VASCOLARE DELLA C LINICA E POREDIESE DI IVREA FIG. 1 ANEURISMA ADDOMINALE:

AORTA

IMMAGINE INTRAOPERATORIA (ANEURISMECTOMIA E SOSTITUZIONE PROTESICA AORTO -AORTICA)

A

tempo. Ed è così che a febbraio il Dipartimento di Chirurgia Vascolare della Clinica Eporediese ha dato il via ad una campagna di screening dell’aneurisma dell’aorta addominale e della stenosi carotidea rivolto a tutti i membri dell’Associazione Spille d’Oro Olivetti di Ivrea. Il progetto si è quindi concluso la prima settimana di maggio con più di 250 persone monitorate.

“SI TRATTA SOSTANZIALMENTE DI UN’ECOGRAFIA – CONTINUA IL DOTT. MAIONE – CHE DURA AL MASSIMO UNA QUINDICINA DI MINUTI. UNA TECNICA DI DIAGNOSTICA PER IMMAGINI PRECISA ED EFFICACE IN GRADO DI VALUTARE CON ACCURATEZZA IL DIAMETRO DELL’AORTA E LO STATO DI SALUTE DELLE CAROTIDI, EVIDENZIANDO EVENTUALI ISPESSIMENTI E OSTRUZIONI”

“Non è la prima campagna di screening a cui aderiamo – spiega il Dott. Massimo Maione, Responsabile dell’Unità funzionale di Chirurgia Vascolare della Clinica Eporediese – nel 2010 per esempio abbiamo partecipato, unico centro in Piemonte insieme alla Chirurgia Vascolare dell’ospedale di Cuneo, al progetto di screening Un minuto per la vita organizzato dalla Società Italiana di Chirurgia Vascolare. Anche in quel caso si trattava di una campagna di prevenzione dell’aneurisma dell’aorta addominale rivolta a tutti i cittadini di sesso maschile residenti nel Comune di Ivrea, di età compresa tra i 65 e gli 80 anni. Nel 2012, in accordo con la Fondazione Banca di Credito Cooperativo del Canavese, abbiamo ripetuto l’iniziativa coinvolgendo i Soci della Fondazione ed infine, nel 2014, in occasione del decennale della nostra attività nella comunità canavesana, abbiamo pensato ad un nuovo progetto che coinvolgesse il territorio ed è nata questa campagna rivolta ai membri di una delle associazioni più rappresentative della città di Ivrea. La nostra proposta è stata accolta con entusiasmo dal Direttivo dell’Associazione Spille d’oro Olivetti ed è stata presentata ufficialmente lo scorso 28 novembre insieme al Presidente dell’Associazione, il Dott. David Olivetti”. La diagnosi precoce delle patologie vascolari che possono colpire l’aorta addominale o le arterie carotidi si effettua grazie all’ecocolordoppler, un esame semplice, non invasivo ed altamente affidabile. “Si tratta di un esame diagnostico – continua il Dott. Maione – che utilizza gli ultrasuoni per studiare la morfologia dei vasi ed il flusso sanguigno al loro interno e che ci permette di riconoscere eventuali lesioni aterosclerotiche (placche) responsabili di restringimenti o stenosi che nel caso delle arterie carotidee sono la prima causa di ictus ischemico. Nel caso dell’aorta addominale ci fornisce informazioni sul diametro dell’arteria permettendoci di evidenziare una eventuale dilatazione aneurismatica. L’esame dura al


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massimo una quindicina di minuti e ci consente di valutare con accuratezza lo stato di salute di queste arterie. La nostra Clinica può inoltre contare su professionisti esperti e su apparecchiature diagnostiche all’avanguardia che garantiscono una diagnosi puntuale; naturalmente siamo poi in grado di offrire al paziente tutta l’assistenza medica e chirurgica necessaria, sia attraverso la chirurgia vascolare tradizionale sia, laddove indicato, attraverso le più moderne ed avanzate tecniche endovascolari”.

FIG. 2 E NDOPROTESI AORTICA

PIÙ A RISCHIO È IL SESSO MASCHILE CHE, SOPRATTUTTO SE SUSSISTONO UNO O PIÙ DI UNO DEI PRINCIPALI FATTORI DI RISCHIO, INTORNO AI 60 ANNI DI ETÀ DOVREBBE SOTTOPORSI AD UNA VISITA SPECIALISTICA ED EFFETTUARE UN ECOCOLODOPPLER PER EVIDENZIARE PRECOCEMENTE EVENTUALI PATOLOGIE

È risaputo ormai che i fattori di rischio che incidono maggiormente sull’eventuale sviluppo delle malattie cardio e cerebrovascolari (e tra queste l’aneurisma aortico e la stenosi carotidea) sono il fumo di sigaretta, l’ipertensione, l’ipercolesterolemia e il diabete associati ad uno stile di vita sedentario e alla predisposizione famigliare. Il sesso maschile appare il più colpito per cui oltre i 60 anni, soprattutto se sussistono uno o più fattori di rischio, tutti dovrebbero sottoporsi ad una visita specialistica ed effettuare, appunto, un ecocolodoppler per evidenziare precocemente eventuali patologie. “In questa campagna di screening rivolta ai membri dell’Associazione Spille d’Oro – spiega ancora il Dott. Maione - sono stati diversi i pazienti in cui abbiamo riscontrato alcune lesioni significative e che quindi sono stati o indirizzati ad un programma di

L’ECOCOLORDOPPLER CHE COS’È L’ECOCOLORDOPPLER? Si tratta di una tecnica non invasiva di diagnostica per immagini che sfruttando gli ultrasuoni permette la visualizzazione ecografica dei vasi sanguigni (e quindi la loro morfologia, la pervietà ed il calibro) e fornisce informazioni sul flusso ematico presente al loro interno. In particolare, tramite l’ecocolordoppler è possibile vedere ispessimenti o placche responsabili di restringimenti (stenosi) che possono portare all’occlusione completa dell’arteria, quantificare attraverso criteri morfologici ed emodinamici la gravità di tali restringimenti valutando la quantità di sangue che arriva ad un organo o ad un distretto del nostro corpo. Questa metodica si rivela molto utile non solo nella diagnosi delle patologie vascolari, arteriose o venose (stenosi e aneurismi arteriosi, trombosi o insufficienze venose) ma permette anche di monitorare nel tempo tali lesioni arrivando spesso a prevenirne le complicanze cliniche.

COME SI SVOLGE? L’ecocolordoppler è un esame che non reca alcun dolore o fastidio. Il medico fa distendere il paziente, denudato nella parte da esaminare, su di un lettino e lo spalma con un gel denso per eliminare l’interferenza dell’aria. Dopodichè, tramite la sonda appoggiata sulla regione da esaminare, procederà con la visualizzazione delle immagini. A seconda della zona da esaminare, al paziente verrà richiesto di non muoversi o di trattenere il respiro per qualche istante, in modo da ottenere delle immagini ferme e nitide.

COSA FARE DOPO L’ESAME? Terminato l’esame, non è necessaria nessuna particolare precauzione e il paziente può lasciare la clinica e riprendere le sue consuete abitudini.


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monitoraggio specifico oppure sottoposti ad ulteriori accertamenti in vista di un successivo trattamento. Purtroppo quando parliamo di aneurismi aortici o di stenosi carotidee, sappiamo di avere a che fare con lesioni che molto spesso sono asintomatiche e decorrono in maniera subdola per anni senza dare segno di sé, ma che in molti casi si possono manifestare improvvisamente con vere e proprie emergenze”.

FIG. 3 TRATTAMENTO ENDOVASCOLARE O EVAR

ANEURISMA AORTICO L’aneurisma è una dilatazione patologica (rigonfiamento) permanente di una arteria e l’aorta addominale sottorenale rappresenta la sede più frequente di aneurisma arterioso con una incidenza che aumenta con l’età arrivando ad una prevalenza del 2-5% oltre i 60 anni e del 9% oltre i 75 anni d’età. L’invecchiamento progressivo della popolazione e la larga diffusione ed utilizzo delle tecniche diagnostiche ed ecografiche in particolare contribuiscono all’individuazione di un numero sempre maggiore di aneurismi.

SINTOMI La maggior parte dei soggetti con aneurisma aortico addominale non presenta sintomi; anche se le potenziali complicanze dell’aneurima aortico comprendono l’embolizzazione distale (cioè il distacco di trombi dalla parete aortica con occlusione delle arterie degli arti) o la trombosi (cioè la competa occlusione del vaso) è la rottura a dominare la prognosi di questa patologia, rottura che si manifesta con una grave emorragia e che spesso rappresenta la prima manifestazione clinica di un aneurisma aortico. Spesso, gli aneurismi crescono lentamente e passano inosservati per anni ed in molti casi non si arriva al punto di rottura; in altri pazienti si può arrivare ad una progressiva espansione in tempi brevi sino ad arrivare a diametri critici che comportano un elevato rischio di rottura. Quando un aneurisma addominale si espande, il paziente, o il medico, potrebbe notare una pulsazione nella parte media o inferiore dello stomaco o avvertire dolore lombare o toracico. La maggior parte degli aneurismi addominali viene diagnosticata in maniera occasionale durante esami di routine.

TRATTAMENTO Il tasso di mortalità nel trattamento in elezione dell’aneurisma aortico è progressivamente sceso negli anni ed attualmente, grazie al continuo miglioramento delle tecniche anestesiologiche e chirurgiche, arriva al 2%; la mortalità invece in caso di rottura si avvicina o supera il 50% anche se tale percentuale probabilmente sottovaluta la mortalità globale considerando anche i decessi che avvengono prima dell’intervento. Questa drammatica differenza giustifica il trattamento degli aneurismi prima che arrivino a un diametro critico. Indipendentemente dalla tempestività del trattamento infatti la mortalità degli aneurismi rotti resta elevata e solamente una diagnosi precoce ed un tempestivo trattamento in elezione è in grado di modificare questi risultati: uno screening sulla popolazione a rischio rappresenta sicuramente il migliore mezzo per prevenire le drammatiche conseguenze di questa patologia.

QUALE TRATTAMENTO? L’indicazione al trattamento di un aneurisma dell’aorta addominale dipende oltre che dalle dimensioni o dalla sua velocità di accrescimento anche dalle condizioni cliniche del paziente e dal suo rischio operatorio. Accanto alla chirurgia tradizionale (Fig.1) che garantisce oggi ottimi risultati grazie al progresso delle tecniche anestesiologiche ed all’utilizzo di tecniche chirurgiche a ridotta invasività (chirurgica minilaparotomica - Fig. 1), il trattamento dell’aneurisma aortico può avvenire con tecniche endovascolari mininvasive che comportano l’utilizzo di una endoprotesi (protesi costituita da una componente metallica o stent rivestita da materiale sintetico - Fig. 2) che viene posizionata all’interno dell’aneurisma escludendolo dal flusso sanguigno attraverso le arterie femorali dopo una piccola incisione cutanea inguinale (trattamento endovascolare o EVAR - Fig. 3).


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SI TORNA SUI BANCHI CON I TIROCINANTI DELL’UNIVERSITÀ

L’EPOREDIESE APRE LE PORTE AGLI INFERMIERI DI DOMANI

DONATELLA CAROLA, R ESPONSABILE DEI SERVIZI SANITARI DELLA C LINICA E POREDIESE DI IVREA

U N MOMENTO DI TUTORAGGIO IN

R EPARTO

a gennaio 2015 la Clinica Eporediese di Ivrea è entrata a far parte delle sedi per lo svolgimento delle attività di tirocinio rivolte agli studenti del Corso di Laurea in Infermieristica dell’Università degli Studi di Torino, sede di Ivrea. Dopo attenti confronti con i coordinatori del corso di Laurea ovvero il Dott. Diego Targhetta Dur e la Dott.ssa Elvira Signaroldi, la Clinica Eporediese è diventa parte del progetto formativo rivolto agli infermieri di domani. “L’insegnamento clinico risulta essere un aspetto peculiare della formazione infermieristica attraverso il quale gli studenti crescono professionalmente – afferma Donatella Carola, Responsabile dei Servizi Sanitari della Clinica Eporediese – durante lo stage infatti si sviluppa in loro la consapevolezza di fare parte di un gruppo che deve imparare ad interagire sia con i pazienti e sia con il resto del personale”. In questi importanti mesi formativi gli studenti apprendono a pianificare, fornire, valutare l’assistenza infermieristica globale richiesta, sulla base delle conoscenze e capacità acquisite, imparando così non solo a essere membri di un team, ma anche a guidare lo stesso . “Già durante le fasi di programmazione ed organizzazione del progetto - continua Donatella Carola - all’interno dello Staff della

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nostra Clinica, ho riscontrato grande entusiasmo ed impegno che ha coinvolto un po’ tutte le figure in gioco come medici, infermieri e ausiliari. Un ottimo clima insomma per accogliere i colleghi di domani e far si che inizino questa avventura nel migliore dei modi”. La Clinica Eporediese si pone dunque come punto formativo importante per gli studenti che un giorno saranno professionisti e lo fa anche grazie al lavoro dei tre Tutor: Massimiliano Strippoli, Valentina Talentino e Alexia Digitali che, insieme all’équipe multidisciplinare, guidano e contribuiscono al progetto formativo concorrendo al raggiungimento, durante l’arco dell’anno, degli obiettivi prefissati. “I tirocinanti destinati alla nostra struttura - spiega la Responsabile dei Servizi Sanitari - esercitano il loro tirocinio nelle Unità Funzionali di Chirurgia Vascolare, Neurochirurgia ed Ortopedia, partecipando attivamente a tutte le attività infermieristiche proprie del reparto, nel limite delle loro competenze”. Al fine di un apprendimento il più possibile esaustivo, i Tutor clinici e la Responsabile dei Servizi Sanitari di Ivrea, previo confronto con la sede universitaria, hanno ritenuto opportuno che lo studente infermiere debba osservare ed imparare a gestire il paziente già a partire dall’accettazione del prericovero e sino alla dimissione. La giornata dello studente si svolge quindi per turni, ognuno di loro è affidato ad un infermiere guida e viene contestualmente supervisionato dal proprio Tutor di riferimento che a cadenze prestabilite organizza degli incontri utili ad analizzare i progressi fatti dallo stagista, sulla base del progetto formativo. Gli obiettivi di apprendimento dello studente nello svolgimento del Tirocinio sono organizzati secondo i seguenti macro obiettivi: • Assistenza • Organizzazione e lavoro di équipe • Formazione e autoformazione


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AL POLICLINICO L’ODONTOSTOMATOLOGIA DEL FUTURO È REALTÀ

IL LASER A DIODI COME MIGLIORE AMICO DEI NOSTRI DENTI

LA DOTT.SSA RAFFAELLA DESIATI, CHE DI RECENTE HA CONSEGUITO IL MASTER P OST G RADUATE DI LASER IN ODONTOIATRIA ALL’U NIVERSITÀ VITA-SALUTE SAN RAFFAELE DI M ILANO

I L DOTT. ANTONIO ARBISI, DIRETTORE DEL DIPARTIMENTO DI ODONTOSTOMATOLOGIA DEL P OLICLINICO DI MONZA

odontoiatria moderna ha fatto e sta facendo negli ultimi anni passi da gigante, difatti, problemi che fino a poco tempo fa sembravano insormontabili oggi non lo sono più. La tecnologia laser applicata alla medicina è ormai una realtà nota e consolidata e negli ultimi anni anche l’odontoiatria ha iniziato a beneficiare della stessa introducendo delle terapie più rapide, meno dolorose e sempre più apprezzate e richieste dal paziente. I benefici del laser a diodi in odontoiatria sono innumerevoli, non solo per il paziente, ma anche per l’operatore. Si parla infatti di riduzione dei tempi di lavoro, minor dolore durante l’intervento, maggior velocità di guarigione e ridotto uso di anestetico (importante per i pazienti poco collaboranti e per i bambini). Il termine laser è l’acronimo di “Light Amplification by Stimulated Emission Radiation” ossia amplificazione della luce per emissione stimolata da radiazione. Pertanto la condizione primaria per cui il laser interagisce con i tessuti è data dall’energia che esso produce e dal calore che emana. La sua azione principale è quella di decontaminare rapidamente i tessuti dai batteri, accelerare la guarigione degli stessi rispetto alle tecniche tradizionali riducendo in tal modo le sedute operatorie nel massimo comfort per il paziente e l’operatore. A seconda del suo utilizzo, il laser

L’

può dare diversi effetti sui tessuti: taglio, vaporizzazione, biostimolazione, decontaminazione e fotocoagulazione. Come conseguenza, il suo utilizzo in odontoiatria è molteplice: • Gengivite e parodontite • Piccola chirurgia • Asportazione di neoformazioni, cisti, lesioni ulcerative del cavo orale (afte, herpes, cheilite angolare) • Sbiancamento • Devitalizzazioni e ritrattamenti canalari • Desensibilizzazione dentale PARODONTITE È l’infiammazione del parodonto, ossia dei tessuti che sostengono il dente. Si tratta di una patologia molto frequente che, se non curata, può portare alla perdita dei denti. In seguito alle tradizionali sedute di ablazione del tartaro e levigature radicolari, il laser permette di decontaminare dai batteri la zona trattata senza ricorrere alla chirurgia tradizionale. A seconda della gravità dei casi viene stabilito un percorso terapeutico personalizzato di attacco e mantenimento, mirato alla rigenerazione del parodonto malato. Potranno quindi essere necessarie più sedute operative al fine di ottenere il risultato desiderato che verrà comparato clinicamente con l’esame obiettivo e con uno status radiografico pre e post trattamento che ne mostrerà i benefici e i risultati. In genere già dopo la prima seduta i pazienti ne traggono benefici. PICCOLA CHIRURGIA E ASPORTAZIONE DI NEOFORMAZIONI Il laser trova diverse applicazioni anche in questo campo dando al paziente la possibilità di accelerare la guarigione di lesioni fastidiose come afte, cheiliti angolari, herpes, epulidi, fibromi e fistole con numerosi vantaggi rispetto alle tecniche tradizionali. Per quanto riguarda le afte il laser ha il vantaggio che in un’unica seduta è possibile trattare le lesioni in maniera indolore ottenendo-


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ovviamente una guarigione accelerata. Importantissimo il suo utilizzo nelle frenulectomie linguali e labiali dei piccoli pazienti in cui si riduce quasi a nulla la quantità di anestetico, fattore determinante per l’ansia nei bambini; inoltre offre altri vantaggi: assenza di sanguinamento, assenza di punti di sutura, assenza di dolore e rapidità di guarigione. PEDODONZIA CONSERVATIVA Offre stupefacenti risultati per la desensibilizzazione del dente. Diversi fattori quali l’errato spazzolamento o l’alimentazione ricca di sostanze acide provocano l’erosione del dente il quale perde il suo rivestimento protettivo (smalto) e diventa ipersensibile. Mediante l’utilizzo del laser abbiamo la possibilità di desensibilizzare queste zone in pochi minuti. Al contempo possiamo desensibilizzare cavità, colletti e monconi. TRATTAMENTO ODONTOIATRICO CON LASER A DIODI

ne l’immediata scomparsa e riducendone anche le recidive. Nel caso del fastidiosissimo herpes labiale e cheilite angolare il laser dà una riduzione evidente della sintomatologia e accelera la guarigione della lesione (da due a quattro giorni) riducendo anche in questo caso le recidive. Nella piccola chirurgia il laser funge da bisturi con dei vantaggi ineguagliabili rispetto alle tecniche convenzionali. Infatti a differenza del bisturi il laser a diodi taglia, ma al tempo stesso ha proprietà battericida, coagulante, antisettica, biostimolante e analgesica. Questo significa che l’operatore potrà lavorare in un campo operatorio più pulito e con minor sanguinamento. Importante quindi il suo utilizzo in pazienti che hanno un deficit di coagulazione. Al paziente questo comporterà una maggiore tranquillità emotiva, minor dolore post-operatorio, minor edema, minor uso di farmaci dopo l’intervento e

NELLA PICCOLA CHIRURGIA IL LASER FUNGE DA BISTURI CON DEI VANTAGGI INEGUAGLIABILI RISPETTO ALLE TECNICHE CONVENZIONALI. INFATTI A DIFFERENZA DEL BISTURI IL LASER A DIODI TAGLIA, MA AL TEMPO STESSO HA PROPRIETÀ BATTERICIDA, COAGULANTE, ANTISETTICA, BIOSTIMOLANTE E ANALGESICA

ENDODONZIA (DEVITALIZZAZIONI E RITRATTAMENTI CANALARI) È un coadiuvante per decontaminare i canali radicolari potenziando efficacemente l’effetto dei disinfettanti canalari come l’ipoclorito di sodio, utilizzato abitualmente per la detersione degli stessi. il successo infatti di una buona devitalizzazione è dato soprattutto da una scrupolosa detersione del lume canalare. Importante il suo utilizzo in caso di ritrattamenti con granulomi apicali in quanto decontaminando il lume canalare aumenta la percentuale di successo terapeutico. SBIANCAMENTO DENTALE Il sorriso è diventato negli ultimi anni sinonimo di benessere e status sociale. I denti “grigi” costituiscono un problema estetico poichè associati a malattia e a trascuratezza, per questo sono sempre più richiesti i trattamenti di “Dental Bleaching” (sbiancamento dentale). Si tratta di un procedimento che lavora sulle discromie smalto dentinali rimuovendo i pigmenti presenti sulle superfici dentali ed è stato testato come il laser sia il mezzo più rapido ed efficace per ottenere un sorriso smagliante in un’unica seduta. Il suo vantaggio è dato dal fatto che accelera le tempistiche convenzionali della procedura senza aggredire lo smalto del dente e riducendo quasi a zero la sensibilità post trattamento.


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PATROCINIO PER IL 25° CONGRESSO SULL’IPERTENSIONE

IL POLICLINICO E IL PROF. MANCIA: CONNUBIO VINCENTE ANCHE IN EUROPA al 12 al 15 giugno 2015 si è tenuto a Milano il 25° Meeting Europeo sull’ipertensione e la protezione cardiovascolare (European Meeting on Hypertension and Cardiovascular Protection) organizzato dalla Società Europea dell’Ipertensione (ESH European Society of Hypertension). Oltre 6.000 partecipanti da tutto il mondo per un appuntamento ricco di lecture sullo stato dell’arte, presentazioni di abstract e poster, workshop su temi specifici, oltre alle sessioni “How-to” e “Meet-the-Expert”, così come la presentazione di casi clinici volti a discutere con un esperto i metodi da utilizzare per la diagnosi e la valutazione dell’efficacia del trattamento per l’ipertensione e le malattie cardiovascolari correlate.

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I L P ROF. G IUSEPPE MANCIA, DIRETTORE DEL C ENTRO STUDI I PERTENSIONE E MALATTIE VASCOLARI DELL’ISTITUTO C LINICO U NIVERSITARIO DI VERANO B RIANZA

SI TRATTA INSOMMA DEL PIÙ GRANDE CONGRESSO MONDIALE ANNUALE SULL’IPERTENSIONE ARTERIOSA CHE, QUEST’ANNO, È STATO PATROCINATO ANCHE DAL POLICLINICO DI MONZA GRAZIE ALLA STRETTA COLLABORAZIONE CHE LA STRUTTURA SANITARIA MONZESE HA IN ESSERE CON L’ORGANIZZATORE DELL’EVENTO OVVERO IL PROF. GIUSEPPE MANCIA

Si è trattato insomma del più grande congresso mondiale annuale sull’ipertensione arteriosa che, quest’anno, è stato patrocinato anche dal Policlinico di Monza grazie alla stretta collaborazione che la struttura sanitaria monzese ha in essere con l’organizzatore dell’evento ovvero il Prof. Giuseppe Mancia. Specialista in cardiologia nonché massimo esponente europeo nel settore della cura e della ricerca dell’ipertensione arteriosa e delle patologie ad essa collegate, il Prof. Mancia dall’estate scorsa è anche Direttore del Centro Studi Ipertensione e Malattie vascolari dell’Istituto Clinico Universitario di Verano Brianza. “Questo convegno nasce nel giugno del 1983 – spiega il Prof. Mancia – e, per tradizione, negli anni pari viene ospitato da una capitale europea, mentre negli anni dispari si svolge sempre a Milano Congressi, uno dei più grandi centri convention d’Europa e del mondo, capace di accogliere fino a 18.000 persone. Anche quest’anno la partecipazione è stata massiccia, sono arrivati esperti da ogni parte del mondo per discutere dei molteplici aspetti legati a questa importante patologia che, oltre ad essere largamente diffusa tra la popolazione, si annovera per essere ad oggi la prima causa di morte al mondo”. Un congresso di risonanza mondiale insomma quello organizzato per il sedicesimo anno consecutivo dal Prof. Mancia, dove non sono mancati anche ospiti dal Giappone e dall’Australia e collegamenti via web con la Cina e alcuni dei suoi maggiori ospedali. Inoltre, nei giorni precedenti e successivi a questo gigantesco evento hanno ruotato ben 10 meeting satelliti che si sono svolti non solo a Milano, ma anche in altre parti d’Europa tra cui Croazia e Polonia. E anche sulla scia di Expo 2015, tra i principali temi trattati nella tre giorni di Congresso c’è stato anche quello relativo al rapporto tra alimentazione e pressione arteriosa. “Recenti studi hanno evidenziato che se è vero che un elevato consumo di sale comporta un aumento della pressione arteriosa


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UN CONGRESSO DI RISONANZA MONDIALE INSOMMA QUELLO ORGANIZZATO PER IL SEDICESIMO ANNO CONSECUTIVO DAL PROF. MANCIA, DOVE NON SONO MANCATI ANCHE OSPITI DAL GIAPPONE E DALL’AUSTRALIA E COLLEGAMENTI VIA WEB CON LA CINA E ALCUNI DEI SUOI MAGGIORI OSPEDALI

I L C ENTRO CONGRESSI DI M ILANO, SEDE DEL 25° CONGRESSO EUROPEO SULL’I PERTENSIONE

– continua il Prof. Giuseppe Mancia – risulta altrettanto acclarato che lo stesso effetto è riscontrabile in persone che, per contro, ne assumono troppo poco”. È toccato poi alla “polipillola” ad essere al centro di varie discussioni tra esperti. L’idea per migliorare l’aderenza dei pazienti alla terapia ha fatto si che si iniziasse a pensare di riunire cinque diversi farmaci, capaci di tenere sotto controllo anche ipertensione e colesterolemia, in un’unica pillola. “Questa polipillola oltre ad essere in fase avanzata di studio – spiega il Prof. Mancia - è anche già in commercio in alcuni paesi europei. Sono ancora molte le riflessioni da fare come l’impossibilità di andare a modificare il dosaggio di un singolo farmaco di cui è composta per andare incontro alle esigenze del singolo paziente. Il Congresso è servito proprio a questo, aprire un confronto attivo e costruttivo sui temi più attuali in materia di ipertensione arteriosa e protezione cardiovascolare, come ad esempio lo studio di nuove applicazioni per smartphone in grado di aiutare il paziente a non dimenticarsi di assumere la terapia prescritta”.

Intanto prosegue l’attività del Centro Studi Ipertensione e Malattia vascolari dell’Istituti Clinico Universitario di Verano Brianza che, proprio in questi giorni, compie il suo primo anno di vita. “Ovviamente – conclude il Prof. Mancia - al Congresso di giugno hanno partecipato anche gli specialisti che oggi operano nel nostro Centro di Verano”. Con questo Centro specialistico il Policlinico di Monza ha voluto venire incontro alla necessità di compiere concreti passi avanti nel controllo dell’ipertensione arteriosa che purtroppo, ancora oggi, risulta il più delle volte inadeguato. Un recente studio del 2013 infatti mette in luce che solamente il 30% dei pazienti ipertesi riceve cure conformi alla propria situazione clinica. Si deduce quindi come il miglioramento in questo campo rappresenti un obiettivo di enorme rilevanza per la salute della popolazione ed è proprio per venire incontro a questa necessità che è nato il Centro Studi Ipertensione e Malattie Vascolari dell’Istituto Clinico Universitario di Verano Brianza il cui scopo è quello di affrontare la patologia sotto tutti gli aspetti e garantire ai pazienti, più difficili da trattare o con gravi ipertensioni secondarie, un percorso di diagnosi e cura completo e personalizzato sul singolo caso. Proprio di recente il centro di Verano è stato incluso tra i centri di eccellenza per la diagnosi dell’ipertensione riconosciuti dall’European Society of Hypertension. Dopo una fase iniziale in cui il paziente, in base alla sua storia clinica, viene valutato con diversi esami (ecocardiografia, profilo glicemico e lipidico, ecocolordoppler delle carotidi, ecografia renale, esame urine e monitoraggio della pressione ed eventuale visita oculistica), gli specialisti del Centro impostano la terapia del paziente che torna quindi ad essere seguito dal proprio medico con base per poi sottoporsi a controlli biennali, o comunque in base al decorso della patologia, al Centro di Verano. Ad affiancare il Prof. Mancia nelle attività del Centro Studi Ipertensione e Malattie Vascolari ci sono anche il Dott. Filippo Scalise, specialista in cardiologia nonchè Responsabile del Servizio di Cardiologia Interventistica e Vascolare del Policlinico di Monza e il Dottor Giuseppe Scardina, specialista in cardiologia, attualmente Responsabile della Cardiologia Riabilitativa del Policlinico di Monza.


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IL PROF. SCHIFFER: “SHOAH COME EMBLEMA DEL MALE”

LA MEMORIA E L’OBLIO PER UN INVITO A NON DIMENTICARE, DAVVERO da quale mese trascorso il Giorno della Memoria, che ancora per pochi rappresenta l’occasione di tristi ricordi, ma non per tutti. È passato molto tempo da allora e l’aforisma, spesso ripetuto in quei giorni, “per non dimenticare” riferito alla Shoah e ai suoi correlati, sta correndo il rischio di diventare banalmente l’icona di un qualcosa che non si conosce più e di essere strumentalizzato. In chi voglia mantenere un atteggiamento critico di fronte ai continui neo-ideologismi del tempo attuale i quesiti che questo aforisma suscita sono: chi lancia questo messaggio e a chi è rivolto? Che cosa non bisogna dimenticare? Ho scritto un libro su questo argomento, senza la pretesa di fare la storia degli anni bui del secolo breve, ma per affrontare il tema della memoria di quel periodo con un approccio fenomenologico (1). Il tempo scorre e la memoria degli accadimenti con esso si affievolisce e scompare nell’oblio, fatta salva la conservazione delle sue punte più alte nella storiografia che, però, ha il difetto, comune a tutte le scienze, di essere storica e cioè di fornire verità relative all’epoca in cui viene scritta. Già Benedetto Croce aveva detto che “ogni storia passata è una storia contemporanea”. Vorrei affrontare il problema della memoria nell’uomo dal punto di vista neuro scientifico, ma so che l’approccio biologico, in confronto agli animali da esperimento, compresa la lumachina di mare Aplysia californica su cui si erano concentrati gli studi di Kandel (2), è ancora

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I L P ROF. DAVIDE SCHIFFER R ESPONSABILE DEL C ENTRO DI R ICERCA N EUROBIONCOLOGIA

IL TEMPO SCORRE E LA MEMORIA DEGLI ACCADIMENTI CON ESSO SI AFFIEVOLISCE E SCOMPARE NELL’OBLIO, FATTA SALVA LA CONSERVAZIONE DELLE SUE PUNTE PIÙ ALTE NELLA STORIOGRAFIA CHE, PERÒ, HA IL DIFETTO, COMUNE A TUTTE LE SCIENZE, DI ESSERE STORICA E CIOÈ DI FORNIRE VERITÀ RELATIVE ALL’EPOCA IN CUI VIENE SCRITTA

agli albori; quello neuro-cognitivo e di neuroimaging comincia a produrre risultati, ma per lo più limitati alle sedi cerebrali coinvolte (3, 4). Per la comprensione degli altrimenti impenetrabili meccanismi della memoria e delle sue categorizzazioni non rimane che l’approccio fenomenologico (5, 6) con la distinzione della memoria in tre classi, individuale, collettiva e storico-culturale. La memoria individuale contiene le esperienze associate alla loro componente emotiva, i famosi qualia di Edelman (7), la cui integrazione nel vissuto avviene secondo un “pregiudizio” (8) in senso ermeneutico che condiziona l’esistenza di un polimorfismo di vissuti pari alle individualità umane esistenti. Le memorie individuali pertanto potranno essere “dilacerate” e cioè non concordanti su singoli accadimenti, perché costruite con diversi “pregiudizi.” La dilacerazione può continuare nella memoria collettiva e poi si ricuce nella memoria culturale-storica con l’eccezione dei revisionismi o negazionismi. La costruzione di un vissuto avviene con l’integrazione in esso di quanto entra nella nostra mente, percezioni, pensieri, etc, dopo il suo confronto con le nostre immagini mentali o patterns, che non sono altro che un sistema di segnalazione interno, frutto di un previo scambio semiologico segnale/recettore, sulla cui base operiamo i riconoscimenti e l’interpretazione del mondo esterno (9). Il sistema è validato dall’intersoggettività così come il dato scientifico è validato dall’intersoggettività scientifica. Al polimorfismo dei vissuti concorrono anche errori nella loro costruzione, legati alla malafede (nel senso di Sartre), al difetto di critica o comunque all’attività di meccanismi iponoici e ipobulici (termini presi da Kretschmer per indicare ciò che sta sotto il livello di coscienza e della volontà) per cui nascono convinzioni devianti o “errate” e cioè non validate dall’intersoggettività. Il delirio in senso psichiatrico e cioè “la convinzione errata che non si lascia correggere né dalla scienza né dall’esperienza” e gli ideologismi (esempio, quello nazi-fascista) si sviluppano su questa base (10).


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LA COMPRENSIONE DEGLI ALTRIMENTI IMPENETRABILI MECCANISMI DELLA MEMORIA E DELLE SUE CATEGORIZZAZIONI NON RIMANE CHE L’APPROCCIO FENOMENOLOGICO

L’oblio si sviluppa di pari passo con la formazione della memoria storica e culturale che salverà le punte emergenti nel ricordo del passato, di altezza varia a seconda dell’approfondimento. Questa memoria implica comunque che qualcuno se ne appropri attraverso la lettura e lo studio e cioè la cultura. Con queste premesse la Shoah e la Resistenza, accomunate dalla stessa genesi e cioè le dittature nazi-fasciste, sono analizzate alla luce dell’aforisma sopra menzionato. Anzitutto bisogna chiarire a chi questo è rivolto. Secondo Kandel agli ebrei perché il ricordo della Shoah rientra nei precetti della religione ebraica, così come è entrato il “ricordati cosa ti ha fatto Amalek” (11). La Shoah è stata

L’OBLIO SI SVILUPPA DI PARI PASSO CON LA FORMAZIONE DELLA MEMORIA STORICA E CULTURALE CHE SALVERÀ LE PUNTE EMERGENTI NEL RICORDO DEL PASSATO, DI ALTEZZA VARIA A SECONDA DELL’APPROFONDIMENTO. QUESTA MEMORIA IMPLICA COMUNQUE CHE QUALCUNO SE NE APPROPRI ATTRAVERSO LA LETTURA E LO STUDIO E CIOÈ LA CULTURA

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l’emblema del male che si è prodotto negli anni bui del secolo scorso, ma nel tempo si va associando sempre di più con lo sterminio di milioni di persone di religioni diverse con cui condivide la genesi. L’invito pertanto sembra avere un riferimento universale. A chi è rivolto l’invito? Non certo ai superstiti o ai testimoni diretti dell’epoca del male, segnati da un’esperienza che non potrà essere dimenticata per l’enorme contenuto emotivo. Le generazioni successive che, tranne la prima fatta dai postmemory (12) e cioè i figli delle vittime o dei superstiti che possono avere albergato qualità assimilabili a quelli delle vittime, non hanno esperienza diretta e quindi sono tendenzialmente neutre dal punto di vista emotivo. Come possono queste ricordare o dimenticare qualcosa che non hanno esperito? Per loro si tratterà dapprima di memoria collettiva e poi soprattutto di memoria storica che praticamente corrisponde all’oblio, a meno che non venga ricercata. Un altro punto importante è il significato del “non dimenticare.” La dilacerazione delle memorie individuali si ripete, anche se in minor grado, nelle memorie collettive e tende a scomparire in quella storica. L’invito a non dimenticare come viene recepito da chi non ha condiviso le stesse esperienze delle vittime o

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LA MEMORIA INDIVIDUALE CONTIENE LE ESPERIENZE ASSOCIATE ALLA LORO COMPONENTE EMOTIVA, LA CUI INTEGRAZIONE NEL VISSUTO AVVIENE SECONDO UN “PREGIUDIZIO” IN SENSO ERMENEUTICO CHE CONDIZIONA L’ESISTENZA DI UN POLIMORFISMO DI VISSUTI PARI ALLE INDIVIDUALITÀ UMANE ESISTENTI

L’AFORISMA “PER NON DIMENTICARE” RIFERITO ALLA SHOAH STA CORRENDO IL RISCHIO DI DIVENTARE L’ICONA DI QUALCOSA CHE NON SI CONOSCE PIÙ

ne ha avute di opposte su uguali accadimenti? Chi ha condiviso consciamente o inconsciamente la concezione nazi-fascista o l’ha sostenuta anche per sola convenienza e ha vissuto quelle esperienze con un altro “pregiudizio”, come si dice, non ha fatto “i conti con la storia” avrà una visione dell’epoca del male contrapposta. Alludo ai carnefici, agli autori delle deportazioni e dei massacri, a chi si è adeguato all’organizzazione di morte e ha contribuito, magari indirettamente a tutto ciò, agli attuali anti-semiti, ai loro discendenti che hanno conservato l’atteggiamento di famiglia. In buona o in malafede possono trovarsi d’accordo nel ricordare, ma non si riferiscono a quel contenuto che l’invito a non dimenticare intenderebbe alludere. Una larga fascia di popolazione poi vuole, per i motivi suddetti, dimenticare quello che è accaduto e addirittura molti usano inconsapevolmente nomi e insegne dell’epoca del male come strumento di rivolta sociale, generazionale o semplice delinquenza solamente per ferire l’establishment colpendo ricchi, potenti, barboni, comunisti, ebrei, immigrati, gay, i muri delle case etc.

LA SHOAH È STATA L’EMBLEMA DEL MALE CHE SI È PRODOTTO NEGLI ANNI BUI DEL SECOLO SCORSO, MA NEL TEMPO SI VA ASSOCIANDO SEMPRE DI PIÙ CON LO STERMINIO DI MILIONI DI PERSONE DI RELIGIONI DIVERSE CON CUI CONDIVIDE LA GENESI

Il relativismo non è oggi soltanto scientifico, ma anche storico e culturale e sappiamo che scrivere di storia bisogna emettere giudizi morali (13). Questi dipendono dall’ethos dell’epoca in cui si svolgono gli accadimenti o si scrive di essi. Per noi oggi valgono, a parte i credo religiosi, due principi antropologici fondamentali che sono l’empatia e la solidarietà, da cui derivano due corollari rappresentati da libertà e giustizia. Chi contravviene fa il male. La sofferenza altrui è sofferenza per noi. I nostri sentimenti e giudizi sono validati dall’intersoggettività e sono cioè una norma. Chi si sottrae ad essi si sottrae anche alla dialettica con il tempo, si ipostatizza o si dedialettizza nello stesso modo come è stato dello per il delirio e gli ideologismi. Oggi i negazionismi, i revisionismi ideologici, l’oblio per incultura che si aggiunge a quello fisiologico legato alle capacità limitate, per quanto enormi, del nostro cervello, ci suggeriscono cautele e precisazioni quando si rivolge l’invito a non dimenticare. Non serve tanto il mirare con l’invito e i suoi supporti visivi a suscitare semplicemente emozioni, il che può essere utile, ma anche sterile o strumentale ad altro, quanto soprattutto a favorire con esse l’acculturazione critica di quanto è successo, centrata sull’apprendimento della sua genesi. Questo è il solo meccanismo che può salvarci dal ripetere gli stessi errori del scolo scorso, anche se la historia magistra vitae si è dimostrata avere una portata più che limitata.


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O DIMENTICARE QUALCOSA CHE NON HANNO ESPERITO? PER LORO SI TRATTERÀ DAPPRIMA DI MEMORIA COLLETTIVA E POI SOPRATTUTTO DI MEMORIA STORICA CHE PRATICAMENTE CORRISPONDE ALL’OBLIO, A MENO CHE NON VENGA RICERCATA Citazioni bibliografiche (1) Schiffer D. Memoria e oblio: un’analisi fenomenologica degli anni bui del secolo breve. Golem Edizioni, Torino, 2015 (2) Kandel E. Alla ricerca della memoria, Codice, Torino, 2005; (3) Seung

L’AFORISMA “PER NON DIMENTICARE” RIFERITO ALLA SHOAH STA CORRENDO IL RISCHIO DI DIVENTARE L’ICONA DI QUALCOSA CHE NON SI CONOSCE PIÙ

(3) Seung S. Connettona. La nuova geografia della mente. Codice, Torino, 2013

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COME POSSONO QUESTE RICORDARE

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(5) Husserl E. Idee per una fenomenologia pura e per una filosofia fenomenologica.Vol II, libro III, Einaudi, Torino, 2002. (6) Feyles M. Studi per la fenomenologia della memoria. Franco Angeli, Milano, 2012 (7) Edelman G. Darwinismo mentale. La teoria della selezione dei gruppi neuronali. Einaudi, Torino, 1995. (8) Gadamer H-G.Verità e metodo, tr. it. Di G. Vattimo, Bompiani, Milano, 1983 (9) Prodi G. Le basi materiali della significazione. Bompiani, Milano, 1977 (10) Schiffer D. Attraverso il microscopio. Neuroscienze e basi del ragionamento clinico. Springer, Milano, 2011 (11) Deuteronomio, 25, 17-19

(4) Dahaene S. Coscienza e cervello.Come i neuroni codificano il pensiero. Raffaello Cortina Editore, Milano, 2014.

(12) Hirsch M. The generation of postmemory. Poetics Today 29: 1, 2008

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Direttore Scientifico: Prof. Elio Guido Rondanelli Policlinico di Monza

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Anno XII numero 34 - Giugno 2015 Autorizzazione del Tribunale di Monza n. 1724 del 5 marzo 2004 Direttore responsabile: Francesca Giusti - Stampa: Novarello Servizi, Vercelli Progetto grafico: Marco Micci - Immagini: Policlinico di Monza


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