Girolamo Arnaldi, Pagine quotidiane - PRIMA PARTE

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GIROLAMO ARNALDI

positivo, è, per una consolidata tradizione storiografica, che si fonda su unanimi giudizi di cronisti coevi, addirittura una specie di gigante del male del Duecento se non altro italiano. E non importa che i detrattori, appartenenti tutti all’area guelfa, scrivessero dichiaratamente per partito preso. La delibera romanese è probabilmente da interpretarsi come un’iniziativa di evoluti e facoltosi patrioti locali, che vedevano in Ezzelino «un simbolo ante litteram dell’Italia liberale e progressista, finalmente liberata dal giogo dei preti». Giorgio Cracco non si è limitato a usare questo aneddoto come prezioso esordio retorico di Nato sul mezzogiorno. La storia di Ezzelino (Neri Pozza, 172 pagine, 28.000 lire). Non senza una certa civetteria, ha cercato di fare sì che questo suo libro dotto e informato, ma privo di note, raggiungesse non solo gli addetti ai lavori, bensì anche i suoi conterranei pedemontani. I quali ultimi, secondo recenti sondaggi d’opinione, insistono nel vantare il possesso del loro Ezzelino, non però nelle vesti insolite di un benpensante ottocentesco, ma in quelle tradizioni del personaggio grondante sangue della cronachistica guelfa, «crudele e disumano, perverso e diabolico, che fa sognare ancor oggi di cose tenebrose, e per il quale ancor oggi i genitori addormentano la sera i loro bambini». L’operazione che compie Cracco è esente dalle volgarità della moda revisionista. Del resto, non si è dovuto attendere lui per stabilire che gli undicimila padovani morti ammazzati, messi in conto a Ezzelino da un cronista contemporaneo, sono incompatibili con le approssimazioni di cui disponiamo circa la demografia di Padova duecentesca. Ma il bilancio delle uccisioni, delle mutilazioni, degli imprigionamenti promossi a Padova, Vicenza, Treviso, Verona ecc. dal tiranno della Marca Trevigiana, rimane lo stesso imponente. Questa macabra contabilità interessa però solo fino a un certo punto Cracco, che cerca piuttosto di capire perché Ezzelino sia arrivato a tanto.


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