Vol vii la vera vita sociologia del soprannaturale (1943)

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sante di vita, che sembra non dover mai finire, - pur sapendoci su questa terra mortali - deve ancora continuare verso novelle manifestazioni del pensiero creatore, verso ulteriori realizzazioni delle finalità impresse nella natura. Tutto ciò indica la finitezza dei singoli esistenti nella indeterminabile spazialità e temporalità cosmica, per cicli non conoscibili ma effettivi, come quelli che han preceduto nei secoli passati e che continueranno nell'avvenire. I1 passato è realizzato nell'oggi in quel che esiste e vive; la storia umana e naturale dice i l perchè del presente. Quel passato che non esiste più non sarebbe che il detrito che doveva perire, l'individuo che ha dato il posto ad altri, trasformando la sua materia in condizionamento di successiva esistenza. Nell'incessante rinnovazione, trasformazione o variazione degli esseri si perpetua la finalità cosmica, la sua ragione d'essere, unica e vera realtà che sopravvive sul transitorio, essendo essa il perenne valore del pensiero e dell'ordine divino. Ciò posto, che cosa può veramente essere il male (o meglio l'opposto del bene) se noh quel che è contrario alla natura-finalità, in cui si rivela il pensiero e l'ordine divino? I1 male realmènte tale non è che il male morale, l'unico che può intenzionalmente attentare all'esistenia del bene e far deviare uomini e cose dalla propria finalità creativa. Il male s'inserisce nella natura per un'azione libera dell'uomo, di ogni creatura intelligente. Fuori di essa non c'è e non ci può essere male. È nel suo atto, non in quanto attività ma in quanto intenzione, che risiede il male. Se un'azione giudicata come cattiva è compiuta senza l'intenzione del male (uccidere un uomo per accidente), essa male non è. Nessuno dei fini naturali: - solidarietà cosmica, condizionamento umano, ordinamento a Dio - può essere frustrato: i l solo tentare di frustrarli è male; anzi basta l'intenzione di frustrarli per costituire il male, che risiede nell'intelligenza e nella volontà. I teologi, per mettere in vista la natura obiettiva del male, distinguono quello materiale, che sarebbe l'azione cattiva presa in sè, dal male formale, che sarebbe l'intenzione conosciuta e voluta dell'azione cattiva. La distinzione ha carattere


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