La "terza via"

Page 11

La 'terza via ' azioni' che, all'interno degli enti di appartenenza, e diversamente da essi, agiscono in regime privatistico con la conseguente elasticità sul piano operativo. La formula fu concepita nel rispetto dei princìpi dell'economia mista tenendo presenti due obiettivi prioritari: quello di attirare il capitale privato per convogliarlo verso settori produttivi, promettendo la massimizzazione del profìtto (o per lo meno un profitto analogo a quello. del settore privato), e quello di realizzare interventi con specifiché motivazioni sociali (localizzazioni in aree di insufficiente industrializzazione, attività in settori 'strategici' ma poco remunerativi). Il modello avrebbe retto solo se il perseguimento dei due obiettivi fosse stato equilibrato e l'un fine non avesse sopravanzato l'altro. Del resto pareva agli ideatori del modello che gli ambiti dell'econom_ia mista fossero così vasti che al suo interno potessero ben ipotizzarsi tante realtà industriali capaci di conservare un sostanziale equilibrio delle proprie finalità senza pericolo di sbilanciamenti eccessivi verso la nazionalizzazione, da un lato, o la privatizzazione, dal1' altro lato. Oggi l'indice è puntato su questo modello, non tanto perché se ne metta in dubbio la validità (circa la sua attualità c'è da dire che ogni cosa è soggetta al logorio del tempo e quindi va necessariamente aggiornata) quanto perché la realtà odierna dell'impresa pubblica pare discostarsi di molto dalla formula primigenia. Secondo quanto rilevano parecchi studiosi e managers, oggi il capitale privato tende a scomparire dai pacchetti azionari e il sistema fa fatica a raccogliere autonomamente il risparmio privato. La tensione a perseguire il profìtto si è attenuata sia per le crisi, patologiche di alcuni settori di attività, che causano perdite notevoli, sia per il graduale sbilanciamento verso le finalità sociali tanto che c'è chi afferma che «le partecipazioni si avvicinano di più alle imprese nazionalizzate dove il problema principale non è ottenere risultati economici positivi ma il perseguimento di finalità sociali e distributive>>·. Alla luce del superveniente sbilanciamento a favore di uno dei due obiettivi del modello originario si comprende bene l'idiosincrasia di molti alla sola parola di 'onere sociale'. Eppure il vero nodo dell'industria di Stato sta tutto qui, come rilevava tempo fa uno che di Partecipazioni statali se ne intende, anche per essere stato presidente di tutti e tre gli enti di gestione, l'avvocato Sette. Per Sette il 'nodo' principale dell'industria di Stato è proprio: quello della chiarezza di direttive politiche, inevitabilmente condizionate da motivazioni sociali e necessità di ordine strettamente gestionale. L'impresa a partecipazione statale è una realtà sulla quale il potere viene esercitato autonomamente da due autorità: il politico e il manager, quest'ultimo quale portavoce dei vincoli di mercato. Occorre responsabilizzare queste due forze e l'ente di gestione è il luogo dove ciò deve verifìcarsi componendo quello che è un vero e proprio contrasto di interessi.

27


Issuu converts static files into: digital portfolios, online yearbooks, online catalogs, digital photo albums and more. Sign up and create your flipbook.