Poggioli, figurino per sartoria Policardi, anni Venti, Archivio famiglia Conti (foto Costantino Ferlauto, IBC).
blicazione della ricerca,1 si propone un tema di estremo interesse emerso dalla raccolta e comparazione dei dati, quello del ruolo svolto dalle sartorie italiane nell’elaborazione e diffusione di una moda nazionale. È noto come, a partire dalla seconda metà del XIX secolo e, soprattutto, agli inizi del Novecento, le sartorie italiane ed europee che si occupavano di moda femminile copiassero i modelli elaborati dalle maisons parigine, acquistando il diritto di copia dei modelli presentati durante le sfilate. Mentre le sartorie maschili avevano continuato ad adottare metodi e tecniche sartoriali rimasti immutati dagli anni Venti fino ad oggi,2 le sartorie femminili erano quelle più soggette alla mutevolezza della moda. Le sarte e i sarti che si occupavano di moda femminile dovevano essere sempre aggiornati e avere una grande pazienza e spirito di inventiva per accontentare una clientela in genere molto esigente. Nel periodo in cui ci si preoccupava di sviluppare e incentivare una moda italiana in alternativa a quella francese, alcune sartorie italiane si sono sforzate di trovare un proprio stile, rielaborando i modelli provenienti d’Oltralpe. I primi tentativi in questo senso risalgono agli inizi del XX secolo con Rosa Genoni,3 per divenire sistematicamente organizzati in epoca fascista, quando il regi-
1 ELISA TOSI BRANDI, Artisti del quotidiano. Sarti e sartorie storiche in Emilia-Romagna, Bologna, Clueb, 2009 (ER Musei e Territorio - Dossier, 6). 2 Ciò ha riguardato soprattutto gli abiti classici, anche se qualche novità è stata introdotta a partire dagli anni Sessanta. 3 SOFIA GNOLI, La donna, l’eleganza, il fascismo. La moda Italiana dalle origini all’Ente nazionale della Moda, Catania, Edizioni del Prisma, 2000, pp. 23 ss.
Sartorie del Novecento in Emilia-Romagna: l’abito su misura nell’epoca del prêt-à-porter
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