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Discorsi e conferenze del Presidente 6

Gherardo Gnoli

Giornata dell’Africa in occasione del 47° anniversario di fondazione dell’Unione Africana IsIAO, 25 maggio 2010

Roma Istituto Italiano per l’Africa e l’Oriente 2010


Discorso tenuto il 25 maggio 2010 presso la sede dell’Istituto

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Signor Presidente della Repubblica del Congo, Eccellenza Denis Sassou N’Guesso, Signori Ambasciatori, Autorità, Signore e Signori, Quarantasette anni fa, il 25 maggio 1963, fu fondata a Addis Abeba la Organizzazione dell’Unità Africana, dal 2002 Unione Africana. Ogni anno il Corpo diplomatico africano accreditato presso lo Stato italiano e l’Istituto Italiano per l’Africa e l’Oriente si uniscono nella celebrazione di quell’evento memorabile, invitando personalità di altissimo profilo istituzionale e un pubblico interessato allo sviluppo del continente africano. Molti di loro ricorderanno che il 28 maggio 2009 questa stessa celebrazione fu ospitata dal Presidente della Repubblica Italiana Giorgio Napolitano al Palazzo del Quirinale, segno solenne dello straordinario rilievo che l’Italia tutta annette alla «Giornata dell’Africa». Tutti loro sapranno, inoltre, che anche quest’anno il Signor Presidente, cui rinnoviamo il nostro deferente e grato saluto, avrebbe voluto essere qui con noi oggi, ma che, per un inderogabile impegno internazionale, ha dovuto rinunciare non certo ad esprimerci la Sua solidarietà ma ad onorare con la Sua presenza la celebrazione che gli è particolarmente cara. Tutti loro conoscono l’opera ininterrotta – l’IsIAO raccoglie una eredità che vanta, nel campo africanistico, ben 104 anni – che questo Istituto ha compiuto e continua indefessamente a compiere per l’Africa, di cui è in Italia il più antico partner culturale. Esso svolge la sua attività avvalendosi della collaborazione di istituzioni e associazioni italiane, africane e internazionali, oltre che della competenza di centinaia di soci e collaboratori. Il nostro Paese, d’altra parte, non è certo sprovvisto di interlocutori più che validi nei più varî e differenziati campi dei suoi rapporti con l’Africa. Che si pensi, ad esempio, all’Università degli Studi di Napoli «L’Orientale», alla Società Geografia Italiana, alla Comunità di S. Egidio, a Slow Food e Terra Madre, per non citarne che alcuni. Una imponente rete di accordi e convenzioni, in Italia e in Africa, è 3


di efficace sostegno all’attività dell’Istituto. Il contributo, poi, generosamente assicurato dall’esperto e infaticabile impegno del suo Presidente Onorario, Sen. Tullia Carettoni Romagnoli, è una risorsa preziosa per il suo operare. Non intendo ora ricordare i molteplici progetti portati a compimento in questi ultimi anni, ma mi limito a citare alcune realizzazioni, anche editoriali, perseguite a partire dal nostro ultimo appuntamento, e cioè dalla Giornata dell’Africa dello scorso anno. Il Corso di perfezionamento in Studi Africani è giunto alla sua quinta edizione. Costituito da una parte generale volta a fornire un inquadramento storico-politico, geografico ed antropologico del continente africano e da tre moduli specialistici in Economia, Scienze Politiche e Sanità, il corso, di durata semestrale, è organizzato in collaborazione con le tre università statali romane e con l’ONG «Synergies Africaines», in accordo con la Direzione Generale dell’Africa Subsahariana e la Direzione Generale per la Cooperazione allo Sviluppo del Ministero degli Affari Esteri. Suo obiettivo è fornire a giovani laureati e operatori del settore un alto livello di conoscenza delle problematiche di ordine politico, economico, sociale e culturale del continente e una specifica preparazione atta ad affrontare professionalmente i problemi dello sviluppo economico e della società civile dei Paesi africani. Le edizioni del corso fino ad oggi realizzate hanno registrato la partecipazione di oltre 100 studenti e si sono avvalse della docenza di professori universitari, funzionari di organizzazioni internazionali e del Ministero degli Affari Esteri, esperti di area. Ai diplomati dei corsi è stata offerta l’opportunità di svolgere periodi di formazione presso il Ministero degli Affari Esteri, enti internazionali e organismi di volontariato. Alcuni dei diplomati sono stati impiegati, sotto la guida di esperti dell’IsIAO e in collaborazione con partner africani, in esperienze sul campo, nell’ambito di un contratto stipulato dall’Istituto con l’IFAD (International Fund for Agricultural Development) per lo svolgimento di sondaggi di opinione nelle comunità di tre Paesi dell’Africa centro-occidentale (Mali, Capo Verde e Guinea Conakry) destinatari di progetti di sviluppo rurale condotti dall’IFAD secondo l’approccio CDD (Community Driven Development). Per quanto riguarda l’attività editoriale, ricorderemo i due volumi della rivista Africa, diretta dal Prof. Gianluigi Rossi, LXIV 1-2 e LXIV 3-4, con contributi scientifici su varî aspetti della realtà 4


africana. E inoltre: la pubblicazione di Giornata dell’Africa in occasione del 46° anniversario di fondazione dell’Unione Africana, Palazzo del Quirinale, Salone dei Corazzieri, Roma 28 maggio 2009, nel quarto numero della collana «La Farnesina», Roma 2009, con interventi del Presidente Giorgio Napolitano, del Ministro degli Affari Esteri Franco Frattini, del Ministro dell’Economia e delle Finanze Giulio Tremonti, del Rappresentante Speciale del Segretario Generale dell’ONU e dell’Unione Africana per il Peace Keeping in Africa Romano Prodi e di altre autorevoli personalità; e ancora: la pubblicazione del volume Afriche. Scritti in onore di Bernardo Bernardi, a cura della Dott.ssa Paola Bacchetti e del Prof. Vanni Beltrami, con 27 contributi di 39 autori italiani e stranieri, concernenti gli studi storici, antropologici, religiosi, artistici e archeologici, dedicati alla memoria di un grande africanista, socio di questo Istituto, universalmente apprezzato per la sua opera magistrale e per il suo amore, sempre vivo e mai deluso, per l’Africa e la sua gente. E vorrei ora parlare di una decisione che impegna l’Istituto nell’immediato avvenire: la riapertura del Museo Africano. L’IsIAO ha la responsabilità della raccolta museale che nel 1923 diede vita ad un vero e proprio museo e che con una legge del 1953, in seguito alla soppressione del Ministero dell’Africa Italiana, venne devoluta all’allora Istituto Italiano per l’Africa. Tre anni dopo, con altro provvedimento legislativo, fu precisato che il materiale relativo veniva attribuito all’Istituto in amministrazione e deposito, con i vincoli inerenti al regime demaniale. Il Museo rimase aperto al pubblico fino al 1971, allorché ne fu decisa la chiusura per consentirne un generale riordinamento che non fu mai possibile realizzare, per varie ragioni, soprattutto di carattere logistico e finanziario. Attualmente la raccolta è depositata in Palazzo Brancaccio a Roma, in conformità di un accordo sottoscritto tra l’IsIAO e il Ministero per i Beni e le Attività Culturali, che si sta occupando di garantire le migliori condizioni possibili per la sua conservazione in locali più adatti. L’Istituto, per parte sua, intende ora adoperarsi affinché sia di nuovo possibile garantire la esposizione della raccolta museale, che ha un notevole valore storico e documentale, per dotare Roma e l’Italia di un museo interamente dedicato all’Africa, in una prospettiva aperta alle attuali esigenze culturali e storiche, ampliandone l’orizzonte originario proprio degli anni Venti del secolo scorso. Si tratta, appunto, di consentire al nostro Paese di dotarsi di una struttura museale che 5


interessi l’intero continente africano nella ricchissima e variegata realtà della nuova Africa libera e indipendente. La collezione, che costituirebbe il primo nucleo del museo riaperto al pubblico nella città di Roma, conta circa 11.000 pezzi inventariati relativi a: documenti della cultura materiale del Corno d’Africa (armi, costumi, ceramiche, strumenti musicali, modelli di imbarcazioni ecc.); documenti di antropologia fisica; documenti sulle risorse naturali (campioni di materie prime e manufatti quali prodotti agricoli, forestali, di allevamento, della pesca; raccolte di minerali e prodotti estrattivi; filati e tessuti di fibre animali e vegetali; animali imbalsamati; erbari); materiali archeologici originali (Adulis, Germa), calchi in gesso, plastici e ricostruzioni in scala di siti archeologici (Sabratha, Leptis Magna); dipinti di arte etiopica «tradizionale»; opere di artisti italiani che hanno lavorato in Africa; documenti e cimeli di esploratori italiani. Inoltre – circostanza di grande rilievo – la collezione è arricchita da un archivio storico consistente in alcune migliaia di documenti di esploratori, viaggiatori, amministratori attivi fra il 1870 e i primi decenni del XX secolo, che documentano in primo luogo la storia delle esplorazioni, cui l’Italia ha dato un grande contributo. La realizzazione del nuovo Museo Africano premierebbe la lunga e lungimirante opera dell’Istituto che ha destinato nel tempo una parte molto rilevante dei suoi mezzi finanziari per assicurare l’aspetto documentale di importanti settori dell’intera collezione. Alla fine degli anni Settanta si provvide, infatti, al riordino e alla schedatura dell’archivio storico, pubblicandone il relativo catalogo. Una seconda edizione fu pubblicata nel 2001, in seguito al ritrovamento di altri documenti. Nel 1989 venne pubblicato il catalogo della raccolta di pittura etiopica tradizionale e per l’occasione fu allestita una mostra di una parte delle pittura possedute dal Museo. Nel 1997, con il supporto scientifico del Museo Pigorini, si avviò la ricognizione inventariale di tutto il materiale. In collaborazione, poi, con la Galleria Nazionale d’Arte Moderna, si procedette ad una prima campagna di restauro per una parte dei materiali artistici selezionati per la mostra Viaggio in Africa realizzata nel 1999, e successivamente, nel 2005, venne 6


pubblicato un catalogo generale della collezione di dipinti, scultura e grafica. Il nuovo Museo Africano potrebbe inoltre giovarsi di due grandi patrimoni che l’Istituto gestisce dal 1956, precisamente dalla summenzionata soppressione del Ministero dell’Africa Italiana: una cartoteca che conta 3500 carte geografiche e topografiche dei paesi del Corno d’Africa consistenti in 14.000 fogli; una fototeca ricca di 100.000 stampe, 300 album e 20.000 negativi su lastre di vetro. È ben comprensibile, quindi, come nel nuovo Museo Africano finalmente riaperto, dopo un periodo fin troppo lungo, una risistemazione delle collezioni museali, insieme con quella della cartoteca e della fototeca delle quali si è detto, costituisca ormai un obiettivo prioritario per l’IsIAO, ente pubblico a servizio della nazione, profondamente legato all’Africa e all’esperienza italiana in Africa, sia nella sua prospettiva storica sia nella sua significativa e complessa attualità. Noi ci auguriamo che un siffatto progetto, per cui si è già tanto lavorato, possa trovare una attuazione ragionevolmente rapida, grazie alla sensibilità e al concorso delle amministrazioni interessate, dal Ministero per i Beni e le Attività Culturali ad istituzioni pubbliche e private, agli enti locali, in particolare al Comune di Roma, con il quale l’Istituto ha recentemente avviato un dialogo costruttivo, ricco d’interessanti prospettive per lo sviluppo di una collaborazione che arricchisca di contenuti culturali il rapporto della Capitale con il mondo africano, cui ci sentiamo legati da vincoli di solidarietà e fratellanza. Questo, Signore e Signori, è il nostro impegno, che abbiamo voluto manifestare in occasione della celebrazione del 47° anniversario dell’Unione Africana, cui l’Istituto partecipa, come ogni anno, avvalendosi dell’opera preziosa, per capacità e competenza, del suo personale, che mi sia consentito ringraziare, in particolare, nella persona della Dott.ssa Lucrezia Palieri, che per molti anni ha avuto la responsabilità dell’organizzazione della Giornata dell’Africa, fino alla sua 46 a edizione. Grazie per la loro cortese attenzione.

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