L'IRCOCERVO - N.2 luglio 2019

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racconti erranti del nonno si muovevano al suono della melodia. Aveva negli occhi la brillantezza di altri anni: «Ha plateado la luna el riachuelo y hay un barco que vuelve del mar, como un dulce pedazo de cielo, con un viejo puñado de sal1». Cantava muovendo tutto il corpo, facendo risuonare le molle del letto. Imitava il rumore che là fuori il nespolo faceva con il vento. In un momento di lucidità ci chiese come stavamo. Parlò di Pablo, di Lara. Tirò fuori alcune storie sulla zia e su papà. Vidi che Ana aveva gli occhi gonfi di lacrime e che non avrebbe lasciato la mano del nonno per nulla al mondo. Anch’io avevo voglia di gridare, di chiedergli perché non poteva rimanere così, perché dopo un po’ dovevamo vederlo di nuovo sgonfio come un palloncino, affogato nel muco, rosso in viso e con quegli scossoni al petto che ci allontanavano da lui, senza spiegazioni. Volevo domandargli perché non cantava un’altra volta quella canzone che aveva intonato in complicità con papà e che io non avevo sentito in nessuna radio, come se fosse una loro invenzione. Domandargli cosa dovevamo fare per assicurargli il cammino fino al cielo. Come si faceva a entrare e poi, naturalmente, se sarebbe andato bene anche il mare. Così come prima era stato assalito da quell’impulso vitale, ora sopraggiunse il nulla. Si spense di colpo, come se l’aria che entrava a raffiche per la finestra lo avesse vinto. Chiuse gli occhi e lasciò cadere la testa. Mantenne la bocca aperta e decidemmo di andarcene per non sentire quel russare che sembrava quello di un animale. Uscimmo in strada e restammo in silenzio sotto l’albero. Pensai di dire ad Ana che avrei smesso di respirare, mi sarei tappato la bocca e il naso fino a morire. Così lei avrebbe visto cosa mi sarebbe successo e avrebbe potuto fare lo stesso con il nonno. Se tutto fosse andato bene, ci saremmo incontrati lassù e con il tempo sarebbero arrivati anche tutti gli altri. Però pensai anche che la mia era solo una fantasia, di quelle che si leggono nei libri e che sono impossibili da mettere in pratica. Così le presi la mano, come a lei piaceva fare con il nonno, e ci mettemmo a respirare profondamente, guardando il tetto della casa di Cacho, la sua ombra che andava e veniva. 1 “La luna ha argentato il ruscello e c’è una barca che torna dal mare, come un dolce frammento di cielo, con una vecchia manciata di sale” (La cantina, tango con musica di Aníbal Troilo e testo di Cátulo Castillo). 71


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