European companies? Better than American ones. Despite the crisis. Le aziende europee? Meglio di quelle americane. Nonostante la crisi Francesco Stucchi
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lberto Zamperla, 58 years of age, is one of the world’s five kings of amusement park rides. Starting in a small town in Veneto, Altavilla Vicentina, he has succeeded in creating an international empire based on funfairs, roller coasters, large and super-technological attractions for the most spectacular amusement parks. His grandfather opened one of the first cinemas in Italy, and then dedicated himself to constructing carnival floats. He runs a group with 270 employees, exporting 95% of production to 90 countries. Today, despite the crisis, he is facing his most demanding challenge. He wants to bring the legendary New York suburb Coney Island to life with a new amusement park: 22 large attractions; 15 million the initial investment, plus another 15 later; opening on May 29. Zamperla is a typical case of the so-called fourth capitalism: medium enterprises that become flexible multinationals, a global leader of a niche market, with important positions in their market segment because of the excellence achieved. One of the pillars of the global success of the Italian and European enterprise (we need only think of the German SME). This type of company also had to pay a heavy price because of the crisis. The figures for the Italian situation speak clearly. In 2009, the most negative period of the economy in recent history, the exports of the main manufacturing districts monitored by the Edison Foundation (101 in all) were 56.2 billion euros, with a loss of over 20% (in practice some fifteen billion) compared to 2008. According to data from the World Trade Organisation, Italy’s overall manufacturing exports in 2008 surpassed 103 billion euros, also in this case with a drop of over 20% in 2009. The speed of the slowdown varied, however: as far as the districts are concerned the drop was 28% in the first quarter, 23.8 in the second, and 19.7 in the third, and 15.6% in the period between October and December. The worst, then, is behind us. And there are some sectors that are already showing signs of a recovery. What is certain is that if the European economic system wants to grow it will have to invest in manufacturing. This is one of the important elements that have emerged
04 N.3 - 2010 MAY/maggio - international PAINT&COATING magazine
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lberto Zamperla, 58 anni, è uno dei cinque re mondiali delle giostre. Partendo da un piccolo paese veneto, Altavilla vicentina, è riuscito a creare un impero internazionale fondato su lunapark, montagne russe, grandi e super tecnologiche attrazioni per i più spettacolari parchi divertimenti. Suo nonno aprì uno dei primi cinema italiani, poi si dedicò alla costruzione di carri carnevaleschi. Lui guida un gruppo con 270 dipendenti che esporta in 90 paesi il 95% della produzione. Oggi, nonostante la crisi, è di fronte alla sfida più impegnativa. Vuole ridare vita al mito di Coney Island, il sobborgo di New York, con un nuovo parco divertimenti: 22 grandi attrazioni; 15 milioni l’investimento iniziale, più altri 15 successivi; apertura il 29 maggio. Quello della Zamperla è un caso tipico del cosiddetto quarto capitalismo: medie imprese diventate multinazionali flessibili, leader di nicchia a livello mondiale, con posizioni di rilievo nel loro segmento di mercato per l’eccellenza raggiunta. Uno dei pilastri del successo dell’impresa italiana ed europea (basti pensare alla tipica Mittelstand tedesca) nel mondo. Anche questo tipo di aziende ha dovuto pagare un prezzo salato alla crisi. I dati della situazione italiana parlano chiaro. Nel 2009, il periodo in assoluto più negativo della storia recente dell’economia, l’export dei principali distretti manifatturieri monitorati dalla Fondazione Edison (sono 101 in tutto) è stato di 56,2 miliardi di euro, con una perdita di oltre il 20% (in pratica una quindicina di miliardi) rispetto al 2008. Secondo i dati dell’Organizzazione per il Commercio internazionale (Wto) le esportazioni manifatturiere complessive dell’Italia avevano superato nel 2008 i 103 miliardi di euro per contrarsi, anche in questo caso per una percentuale che superava il 20% nel 2009. La velocità del rallentamento è stata però diversa: per quanto riguarda i distretti il calo è stato del 28% nel primo trimestre, del 23,8 nel secondo, e del 19,7% nel terzo, del 15,6% nel periodo tra ottobre e dicembre. Il peggio , insomma, è dietro le spalle. E qualche settore mostra già settori di ripresa. Quel che è certo è che se il sistema economico europeo vorrà crescere dovrà puntare sul manifatturiero. Ed è proprio questo uno dei portati maggiori emersi dalla crisi economica.