Io Come Autore

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numero

70 Giovanna Vannini

Per quella sera di conclusioni senza addii, Tomas aveva rotto l’ennesima regola del solito ristorante, stessa gente, medesimi dialoghi di circostanza, prenotando al “Sir Arcibald”, un locale più modesto alle porte della campagna londinese, dove la frequentazione da parte dell’aristocrazia britannica, si diceva fosse relegata a qualche clandestino rendez-vous. “Spero di non dovermi abituare a questo posto!” - disse contrariata Dorothy, disapprovando la scelta del luogo “No, non credo.” – fu la risposta secca di Tomas Il cameriere si avvicinò con la prima portata, Tomas spense la sigaretta appena accesa. In quel gesto usuale si soffermò a guardare la sua mano: mano affusolata, mano da pianista, la stessa che in coppia con l’altra, sfiorava i tasti del vecchio pianoforte a coda nella casa scalcinata del suo maestro, unico amico, unico uomo, con cui si sentisse davvero se stesso. Le note prodotte a mente da quel piano, presero il posto dei pensieri, si fecero melodia, dettero forma ad un’immagine. Un nome nuovo, un abito vecchio, una valigia presa in prestito, in tasca un contratto da orchestrale. S’imbarcò come pianista su una nave passeggeri. Entrambi ignari, di sfidare la sorte… Edward Alfred Cucuel (1875-1954), Farewell Olio su tela

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