Io Come Autore

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Tra le pagine e il sipario: teatro e letteratura Il grande inquisitore

– Feodor Dostoevskij – tratto da “I fratelli Karamazov”

Lavorare sull’interpretazione di un testo letterario significa tenere presente una serie di filtri che modificano l’approccio al testo. Il primo filtro è dato dall’autore stesso, che se non parla in prima persona sta facendo esprimere un personag-

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gio, che magari non la pensa come l’autore. Se è quello il caso, l’attore dovrà attenersi il più possibile alla coerenza interna del personaggio e dimenticare il significato che gli è stato attribuito dall’autore. Se però il regista vorrà dare un tono diverso all’opera nel suo insieme allora l’attore dovrà straniarsi dal personaggio e lasciare intendere gli intenti dell’autore. In questo caso Feodor fa parlare uno dei fratelli, Ivan, o per meglio dire, lo fa scrivere. Il Grande Inquisitore è un racconto-nel-romanzo, che Ivan scrive e poi sottopone al fratello Alëšha. Le scatole cinesi si moltiplicano: l’autore inventa un personaggio che inventa un racconto con un altro personaggio che l’attore deve interpretare. Inutile perdersi in questo labirinto di identità, meglio attenersi a ciò che ci suggerisce il racconto-nelromanzo e perlomeno partire da lì. Il secondo inevitabile filtro è quello del regista, che deciderà, attraverso la sua poetica, come mettere in scena l’opera. Una volta chiariti i termini generali si comincerà quel proficuo e insostituibile percorso dove l’attore propone, il regista accoglie e/o modifica e dà un feedback, che l’attore a sua volta filtra e poi esegue all’interno della sua possibilità espressiva. Il terzo filtro è l’attore stesso, che si fa carico del mettersi in bocca e in corpo le parole, gli atteggiamenti, la fisicità, i toni, le urgenze del personaggio.

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