Io Come Autore

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numero

Giorgio Ginelli

C. Andersen), per finire con Pinocchio (Carlo Collodi). In tutti i casi si tratta di adattamenti che mostrano profonde differenze con le opere letterarie; differenze che in alcuni casi rasentano veramente l’inverosimile. Tipo che nella Biancaneve originale non è il bacio del Principe a risvegliarla, ma l'urto della bara di cristallo che le fa uscire di gola il boccone avvelenato. O la miriade di differenze della principessa addormentata nel bosco, dalla rana sparita, al nome stesso della principessa, al numero delle fate e ai loro poteri. Aiuto! Non da meno si sono comportati i diversi registi che hanno deciso di portare in pellicola le fiabe più famose. La povera Cenerentola, ad esempio, che dal 1911 a tutt'oggi è passata allo schermo almeno una quindicina di volte, con storie quasi fedeli all'originale, ma che spesso sono servite come pura ispirazione. È che le favole, a quest'operazione, si prestano benissimo. Sono state inventate attorno ai fuochi della caverna proprio per questo. Per essere adattate e rivestite attorno alla società che ne ha più bisogno.

... e vissero felici e contenti!

Louis Auguste Gustave Doré, Incisione per la raccolta "Les contes de Perrault", 1862.

"Les Contes de ma mère": Barbablu Cappuccetto Rosso Cenerentola Enrichetto (Richetto) dal ciuffo Griselda I desideri inutili Il gatto con gli stivali La bella addormentata nel bosco Le fate Pelle d'Asino Puccettino


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